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Messaggi - Bruno P

#16
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
16 Ottobre 2024, 17:17:32 PM
Citazione di: iano il 16 Ottobre 2024, 11:54:07 AMse la maggior complessità comportando maggior coscienza
Sicuramente mi sono espresso male e me ne scuso.
A mio avviso la maggior complessità non implica una maggior coscienza bensì una maggior conoscenza, intesa questa come capacità di miglior adattamento all'ambiente. Una forma di vita unicellulare ha indubbiamente una capacità di adattamento inferiore rispetto ad una forma di vita pluricellulare.
Grazie poi alle Tue parole mi sono reso conto che forse al termine "diversità" attribuisco un significato limitato, riduttivo, quasi meccanicistico se paragonato al tuo. Per come la vedo io la diversità origina nel momento in cui una forma di vita unicellulare, la più "semplice", inizia a riprodursi. La cellula "figlia", per i processi di mitosi/meiosi così come li conosciamo oggi, sarà necessariamente diversa in quanto c'è stato un rimescolamento del DNA. E questo senza che l'ambiente circostante sia intervenuto. A maggior ragione in un organismo pluricellulare dove sussiste una diversificazione tra le cellule a seconda del compito che sono chiamate a svolgere per garantire un miglior adattamento all'ambiente dell'organismo stesso. C'è poi l'autopoiesi che è in grado di correggere, limitatamente, non tutti, gli errori che si verificano nell'organismo a seguito delle reazioni chimiche che si succedono al suo interno o conseguentemente ai fattori mutageni che provengono dall'ambiente circostante. L'errore residuo farà si che l'organismo continui a svolgere una determinata funzione ma magari in maniera diversa (ad es. una diversa pigmentazione delle piume di un uccello in una determinata parte del corpo), oppure sarà comunque devastante per l'intero organismo. Solo la tecnica CRISPR consentirà, mi auguro a breve termine, di correggere la singola base azotata del DNA anziché una porzione dello stesso grazie all'autopoiesi. Ma il primo caso, la diversa funzionalità dell'organismo, ingenera la diversità. E' un'ingegneria genetica endemica.
Citazione di: iano il 16 Ottobre 2024, 11:54:07 AMMa alla fine a cosa porta di fatto la coscienza?
A un libero arbitrio che comporta scelte imprevedibili allo stesso individuo che le fà
A mio modestissimo avviso la maggior coscienza di se stesso e dell'ambiente da cui lo stesso non può mai prescindere, dovrebbe portare l'organismo complesso ad una maggior capacità di scegliere le azioni da intraprendere o meno in senso adattivo, quindi meglio ponderate anche se le cronache quotidiane sembrano dirci che accade il contrario.
Citazione di: iano il 16 Ottobre 2024, 11:54:07 AMIl dado obbedisce a determinate cause che noi vogliamo ignorare, o che ci siamo messi nella condizione di non poter determinare volutamente, per simulare il caso, il quale anche quando non volutamente simulato, non esiste comunque in forma pura.
O quantomeno non credo sia saggio basare una teoria su qualcosa la cui esistenza è indimostrabile, se comunque possediamo in subordine qualcosa che avendo lo stesso effetto possa dimostrarsi, ciò che ho chiamato simulazione del caso.
Sono assolutamente d'accordo. Come ho provato a dire sopra, è di fatto impossibile individuare e isolare tutte le variabili indipendenti che intervengono nel lancio di un dado (imperfezione dello stesso, temperatura e umidità dell'ambiente, presenza dell'osservatore, ecc.). Non per questo ci si esime dal generalizzare la previsione (teoria) ricavata dalle osservazioni eseguite (ma se non lo facessimo saremmo ancora "al palo"). Come giustamente asseriva Severino la situazione di laboratorio non potrà mai replicare quella esistente in natura. Quindi esisterà sempre un certo grado di imperfezione: da capire se accettabile o meno. Peraltro una qualsiasi branca della Scienza pone le sue basi su assiomi e postulati che, per definizione, non sono dimostrabili ma immanentemente considerati veri a priori.
#17
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
16 Ottobre 2024, 11:31:56 AM
Citazione di: iano il 16 Ottobre 2024, 10:50:31 AMDovremo quindi raggruppare gli individui in sottoinsiemi, di modo che la descrizione che vogliamo attuare sia possibile.
Nelle scienze psicologiche applicate la categorizzazione è un processo che deriva dalle nostre limitate capacità cognitive. Tale processo ha dei pro e dei contro. Tra i pro si può senz'altro annoverare il fatto che è decisamente più semplice studiare una categoria piuttosto che un semplice individuo e garantisce al tempo stesso il processo di deduzione che porta ad inferire determinate proprietà alla categoria ma non necessariamente agli individui che la compongono. Per contro si perde la specificità del singolo individuo il quale, una volta inserito in una data categoria, acquisisce di fatto le proprietà generiche di quella categoria e perde quelle sue peculiari, uniche. Peraltro lo studio del singolo, ma dipende dal campo di applicazione, risulta fine a se stesso, è autoreferenziale. Siamo quindi pienamente d'accordo anche perché, in questa chiave, attribuire le proprietà generiche della categoria all'individuo (che di per se non necessariamente le possiede) crea i prodromi per il pregiudizio.
Citazione di: iano il 16 Ottobre 2024, 10:50:31 AMla finalità della vita non può essere la complessità
Sono assolutamente d'accordo. La crescente complessità è, mi sia consentito, un arricchimento della "cassetta degli attrezzi" che una forma di vita porta con se per meglio adattarsi all'ambiente di riferimento.
Citazione di: iano il 16 Ottobre 2024, 10:50:31 AMperseguendo essa piuttosto la diversità, e questa diversità comporterà necessariamente individui diversi sotto ogni possibile aspetto, compresa la complessità, a cui quindi non bisogna dare un valore diverso dagli altri, nella misura in cui ognuno è portatore di diversità
Pensare al fatto che siamo forme di vita uniche, tralasciando alcune riflessioni quantistiche che prevedono un doppione di tutto ubicato chissà dove, che mai sono esistite, esistono o esisteranno è qualcosa che desta una meraviglia incredibile!!
C'è chi dice che ad un certo punto bisogna superare l'età dei perché ma personalmente non posso non pormi dei quesiti: perché siamo unici?
#18
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
16 Ottobre 2024, 10:03:12 AM
Citazione di: niko il 15 Ottobre 2024, 21:24:22 PMLa nostra vita e' una cosa prodotta dallo sfondo, sta li', e' una conseguenza certa di cause certe, ma anche, senza nessuna metafisica, anzi in negazione di ogni possibile metafisica, una conseguenza eterna di cause eterne.
Gentile niko, aiutami per favore a capire meglio il tuo pensiero.
Se non esiste alcuna metafisica, nessuna episteme, è ragionevole affidarsi esclusivamente al divenire.
Se però lo sfondo da cui proveniamo è una causa eterna che costituisce il prodromo da cui origina la nostra esistenza devo necessariamente prendere in considerazione "un qualcosa" che si situi al di fuori del Divenire.
Grazie
#19
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
16 Ottobre 2024, 09:56:13 AM
Citazione di: iano il 15 Ottobre 2024, 18:28:37 PMSe il caos è un altro nome del caso, noi non ne siamo figli, perchè il caos non esiste come non esiste il caso, anche quando ci appaiono.
Le cose non esistono in quanto ci appaiono, perchè non siamo noi gli addetti alla verifica dell'essere, anche se possiamo presumerne l'esistenza a seguito della sua apparenza.
Su questa presunzione però non ci fonderei sopra la realtà, o almeno non lo farei senza prevedere ristrutturazioni continue a relativa breve scadenza, cioè, non sò se posso dire, una specie di autopoiesi della conoscenza , usando un concetto appreso testè. :)
La conoscenza rinnovandosi rimane conoscenza, se non ha un fine, come io credo non abbia, ma semmai una funzione.
Per la conoscenza io credo possa valere il detto ''chi si ferma è perduto'' o forse è solo che questo concetto, nuovo per me dell'autopoiesi, ha stimolato oltremodo i miei neuroni, e qui mi fermo quindi per non andare fuori giri.
Qui entriamo in un campo davvero insidioso.
Il caso davvero non esiste? Prendiamo in considerazione il classico lancio del dado: a fronte di un possibile esito desiderato ci sono complessivi sei esiti osservabili (tralasciando quello in cui il dado rimane in equilibrio su uno spigolo, improbabile ma non impossibile) tutti equiprobabili. Acquisisco una conoscenza nel momento in cui affermo che la probabilità che abbia luogo l'evento desiderato è pari a un sesto. Ma il fatto che sia uscito l'uno piuttosto che il quattro è dettato dal caso nel momento in cui ho piena certezza che il dado è perfetto, privo cioè di qualsivoglia microscopico difetto che lo faccia ribaltare su un lato piuttosto che su un altro. Nel lancio del dado ci sono sufficienti i primi rudimenti del calcolo delle probabilità per acquisire una certa conoscenza sul fenomeno osservato.
Se andiamo però su un evento più complesso necessitano, ammesso che li possediamo, strumenti significativamente più importanti. Affidandomi alla matematica, che è il linguaggio principe della scienza, devo individuare tutte le variabili dipendenti e indipendenti che possono influire anche in misura la più infinitesimale nell'evento osservato, dando loro un nome (x, y, z, ecc.). Da buon sperimentatore di laboratorio identifico e isolo quelle indipendenti indesiderate, rimuovendole così dall'evento ed evitando così possano influire su quelle dipendenti. Ammesso riesca in questo compito, cosa che non accade mai, a seguito di n osservazioni individuo un'equazione capace di descrivere perfettamente il fenomeno studiato. A quel punto, grazie a questa equazione sarò sempre e ovunque capace di prevedere questo evento.
Soffermandomi con la veste di ricercatore sul risultato ottenuto ho descritto un mondo che funziona in maniera deterministica: a causa segue quell'effetto. Nulla, come si suol dire, è stato lasciato al caso.
Come dici tu, gentile iano, possiamo fondarci sopra la realtà? Semplicemente no. Basti pensare al principio di indeterminazione. Certo, ne sappiamo più di prima ma non possediamo la Verità ultima e incontrovertibile. Le "ristrutturazioni" della conoscenza, come tu le definisci, sono il succedersi dei paradigmi che meglio descrivono quel fenomeno (Einstein chiese scusa sulla tomba di Newton per aver proposto un nuovo paradigma che sostituisse il suo).
La conoscenza dell'Uomo ha un suo fine: quello di ridurre l'angoscia derivante dal divenire. E come funzione quella di consentire un miglior adattamento dell'Uomo all'ambiente in cui è immerso.
La Scienza ha la pretesa di sostituirsi, a torto o a ragione, alla Filosofia in questo infinito cammino.
#20
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
16 Ottobre 2024, 09:23:55 AM
Citazione di: iano il 15 Ottobre 2024, 18:19:07 PMMizzica, pure Santiago mi devo andare studiare ora? :))
Essere non significa conoscere, ma non si può divenire senza conoscere, laddove per conoscenza non intendo necessariamente un processo cosciente, per quanto in seguito possa diventarlo, ma intendo che se l'essere è vivente la vita gli lascia dei segni, anche quando non si tratta ancora dei simboli con cui l'essere cosciente descrive la realtà che vive.
La Teoria di Santiago ha avuto la pretesa, secondo la mia modestissima opinione davvero mal riuscita, di risolvere l'eterno dilemma anima-corpo, dove finisce l'uno e dove inizia l'altro. In pratica asserisce che non c'è un dilemma dato che l'uno coincide con l'altro. Piuttosto che il silenzio ha avuto il pregio di essere una proposta piuttosto che una Teoria degna di tal nome. Ma l'ho citata in quanto sul dualismo anima-corpo nessuno si era più pronunciato dai tempi di Cartesio che sosteneva che l'ipofisi ne è il punto di congiunzione dato che è una struttura unica rispetto alle altre strutture encefaliche che sono discernibili tra destra e sinistra.
Per coscienza, gentile iano, intendo la capacità di una forma vivente di percepire se stesso e l'ambiente circostante. E' il primissimo passo verso l'intelligenza (che non è semplicemente misurabile con il QI come quasi tutti credono oggi dì) bensì la capacità di misurarsi ed interagire con l'ambiente circostante al fine di ottenere un miglior adattamento. Se i virus non fossero formalmente catalogabili come una forma vivente sarebbero gli esseri più intelligenti.
#21
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
16 Ottobre 2024, 09:07:58 AM
Citazione di: iano il 15 Ottobre 2024, 18:02:29 PMPosto che io non ho nulla da insegnarti sull'autopiesi, perchè sei il primo da cui ne sento dire....:).....
.....anche io credo che nulla accada per caso, ma in effetti secondo me se pure l'ipotesi del caso funziona nella teoria di Darwin, essa è ridondante, in quanto è sufficiente una ''simulazione'' del caso.
Questa eventuale mancanza del ''puro'' caso, bastando una sua simulazione, non equivale quindi alla necessità dell'azione di una coscienza , seppure il caso possa essere pure coscientemente simulato, lanciando ad esempio dei dadi.
Semplicemente gli esseri viventi hanno diversi possibili modi di rapportarsi con la realtà, e uno di questi è il modo cosciente.
Inoltre diversi modi possono essere usati insieme non essendovi incompatibilità fra di loro.

Per come la penso io, con tutti i miei limiti, la teoria darwiniana ci insegna che le specie viventi si sono evolute da forme "semplici" in forme sempre più complesse e maggiormente capaci di adattarsi all'ambiente circostante. E' stata più di una rivoluzione copernicana in quanto prima di essere formulata vigeva il fissismo, risalente ad Aristotele, secondo il quale le specie viventi così come osservabili erano sempre esistite sia pur con evoluzioni ontologiche davvero minime. Lamarck poi asseriva che le mutazioni delle specie erano per lo più dettate dall'ambiente (mi viene in mente ad esempio la pinna di una balena la cui struttura ossea ricorda una mano) piuttosto che un procedere dell'evoluzione per tentativi ed errori; ed infatti, anche nel dominio della flora, non si è mai assistito alla nascita di forme "mostruose" derivanti da un "assemblaggio" mal riuscito e soprattutto incapace di adattarsi all'ambiente di riferimento.
Ciò che non accetto nella teoria darwiniana, ma sono un ignorante, è l'attribuzione al Caso di questo lungo processo ontologico di adattamento all'ambiente. Ed evidentemente non sono l'unico se è vero che in Biologia si parla del demone di Lamarck che insidia, o secondo me compendia, la teoria darwiniana, come le più recenti scoperte nel campo dell'eugenetica ci insegnano.
Il fatto poi che tra tutte le specie viventi sussista un diverso grado di "coscienza" è un dato di fatto. Ad iniziare proprio dalla cellula che è il mattone fondamentale di un organismo vivente. Infatti, mi chiedo, le primissime forme di vita che erano unicellulari perché ad un certo punto hanno "sentito l'esigenza" di duplicarsi creando cellule figlie? Avrebbero potuto benissimo vivere serenamente il loro ciclo di vita e amen. Basti conoscere i processi di mitosi e meiosi per riflettere un attimo sulla loro complessità per poterle ascrivere al Caso. La si può denominare "coscienza"? Secondo me, nella mia ingenuità, si. Il come, dove e quando ciò è successo spetta alla Scienza scoprirlo, il perché alla Filosofia.
#22
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
15 Ottobre 2024, 17:15:56 PM
Le teorie illustrate da niko sono tutte interessanti ed aventi pari dignità in quanto supportate dai relativi modelli matematici.
Provo però a proporre, solo come elemento di riflessione, una "terza via" che rispecchia parte del mio pensiero di fronte agli enigmi che attanagliano l'umanità da sempre.
Vorrete perdonarmi se può apparire una posizione ingenua.
Mi riferisco all'autopoiesi ed a quella branca della Filosofia che è il finalismo.
Come mi insegnate, l'autopoiesi è la capacità di un sistema di "riparare" se stesso. E' un termine ben noto in biologia quando ad esempio si prende come oggetto di studio una cellula. Le cellule del nostro organismo sono costantemente soggette ad autopoiesi, ad iniziare dalla costante riparazione che ha luogo nel DNA. Lo stesso accade in ogni parte della cellula nel corso della sua esistenza (ci sono cellule che hanno una vita di pochi giorni come quelle delle papille gustative, altre che esistono finché siamo in vita come ad es. i motoneuroni). Certo, ovunque abbia luogo la riparazione essa non è completa, altrimenti saremmo immortali. Ma mi chiedo: perché un sistema così complesso prevede l'autopoiesi? Anzi vado ancor più a monte: se prima, nel corso dell'evoluzione filologica, c'era una cellula che non prevedeva l'autopoiesi e dopo, magari quella figlia nata per mitosi o meiosi, ha iniziato ad esistere una cellula che la prevede, come è stato trasmesso il "messaggio" che è meglio possederla? Credo fino ad un certo punto alla teoria darwiniana secondo la quale, a fronte dell'esistenza di entrambe, è sopravvissuta solo quella "dotata": il passaggio dalla non riparazione a quello dell'autopoiesi richiede, oltre ad essere estremamente complesso, un grado di "coscienza" che una singola cellula non possiede. Nulla accade per caso come Darwin vorrebbe farci credere e la sua teoria rimane preda del demone di Lamarck. Ed in tal senso non mi soddisfa neppure la teoria di Santiago secondo la quale "essere significa conoscere".
Se osservo un sistema di qualsivoglia complessità, a fronte di un evento distruttivo e anche di fortissimo impatto, tale sistema ritroverà prima o poi una condizione di equilibrio, non necessariamente, anzi di norma mai, la medesima. Penso a grandi eventi catastrofici: il meteorite che ha colpito la Terra e ne ha distaccato una parte facendola diventare un suo satellite, un altro meteorite che ha eliminato gran parte delle forme di vita esistenti, ecc. A fronte di ciò, se davvero regnasse il Caos ben difficilmente (basta solo accennare al calcolo delle probabilità senza neanche a mettersi a fare dei calcoli) saremmo qui ad esporre i nostri pensieri.
Eppure siamo qui, anche a far danni come il riscaldamento globale. Eppure siamo qui anche ad ammirare una scultura come la Pietà di Michelangelo in cui un uomo, con doti tutt'altro che comuni, ha fissato nella pietra sul volto più bello che si possa concepire, una Donna, la Vergine Maria, il dolore più grave che una madre possa sperimentare come la perdita del Figlio. Siamo davvero solo figli del Caos?
Siamo davvero, e con noi tutto l'Universo, solo un accumulo di atomi diversi (nulla più, e neanche tutti, di quelli illustrati dalla tavola di Mendeleev) opportunamente dosati e disposti?
E se davvero non siamo frutto di pura casualità esiste una Volontà che preveda dunque un certo fine?
Certamente una risposta me la sono data. E certamente questa Volontà non credo abbia la pretesa di guidarci ad ogni piè sospinto altrimenti il libero arbitrio sarebbe sempre e comunque un argomento fuori luogo. Ma ci fornisce la possibilità....come un padre e una madre forniscono ai figli (si spera) una possibilità di vivere serenamente la propria vita. Ben inteso, non ho alcuna intenzione di dimostrare l'esistenza di Dio o di una Volontà suprema dato che non ne ho alcun titolo, anche perché se intendessi spiegare la Fede con la Ragione avrei perso in partenza.

Se dunque l'Universo è destinato al vuoto, a scomparire, mi chiedo: perché? E' una domanda da filosofo che non sono.

Mi scuso per la lunghezza del mio scritto e ringrazio chi avrà la pazienza di leggerlo.
#23
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
15 Ottobre 2024, 09:03:03 AM
Citazione di: Il_Dubbio il 14 Ottobre 2024, 17:59:12 PMPresumo che tu intenda l'individuazione (misurazione) delle onde gravitazionali.
Esatto, intendevo proprio quello.
Le ho genericamente definite minime in quanto sono variazioni dello spazio-tempo la cui misurazione richiede strumenti sofisticatissimi e, al momento, ce ne sono due (LIGO e Virgo) per avere la conferma che si è trattato di un'onda gravitazionale e non un semplice "disturbo". Sono poi importanti in quanto hanno confermato, una volta misurate, quanto prima solo si teorizzava.
Citazione di: Il_Dubbio il 14 Ottobre 2024, 18:25:20 PMPoi per rispondere alla domanda sulla velocità di espansione quella mi sa che non c'entra con la produzione di onde gravitazionali,
Direi che c'entra e non c'entra. Premetto, è una mia ignoranza dato che non sono un esperto. Se è vero che lo spazio-tempo è assimilabile a un solido che si espande e contrae impercettibilmente di fronte ad un'onda gravitazionale generata da un elevatissimo rilascio di energia (il computer su cui scrivo, il mio corpo, la Terra e la distanza con il Sole, ecc. si sono impercettibilmente contratti ed espansi e contemporaneamente il tempo ha rallentato e accelerato), mi chiedo quale sia la fonte e la quantità di energia che necessitano per far espandere l'Universo (il panettone) ad una velocità così elevata. Il Big Bang? Certo, sono due eventi relativi a scale completamente diverse. Il primo in un luogo ben preciso, il secondo in tutto l'Universo.
E' solo una riflessione.
Citazione di: Il_Dubbio il 14 Ottobre 2024, 22:32:35 PML'elastico alla fine si spezza, o meglio si lacera fino a che non rimarrà piu nulla, o forse rimarrà solo il "Nulla".
In questo caso il principio di conservazione dell'energia, che Einstein assimila alla materia, va a farsi benedire?
#24
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
14 Ottobre 2024, 15:38:35 PM
Aiutatemi a capire, per favore.
A quale velocità lo spazio-tempo dell'Universo si estende elasticamente?
Pongo questa domanda perché rammento che le misurazioni effettuate presso LIGO e Virgo riguardo l'estensione/contrazione a seguito delle onde gravitazionali susseguenti ad una fusione di due buchi neri erano tanto minime quanto importanti a dimostrare ciò che Einstein aveva predetto.
Di fatto lo spazio-tempo è un solido tutt'altro che elastico e per alterarne le proprietà necessita una quantità di energia incredibile ottenibile solo con lo scontro tra due fonti di energia altrettanto incredibile quali i buchi neri.
Grazie

PS: credo però che siamo fuori tema rispetto al post iniziale
#25
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
14 Ottobre 2024, 15:23:01 PM
Citazione di: iano il 14 Ottobre 2024, 11:32:04 AMMi permetto di sottolineare quella che forse è una imprecisione in un discorso comunque corretto.
Non sapevo di Pico della Mirandola.
So che lo zero Fibonacci nel duecento, figlio di un diplomatico Pisano , lo acquisisce dagli arabi che lo avevano a loro volta acquisito dagli indiani, insieme ai simboli delle cifre che ancora usiamo e alla comoda notazione posizionale, che non è possibile attuare in mancanza dello zero, per cui l'uso dello zero è giustificato in quanto ''soluzione tecnica'' di rappresentazione dei numeri, che consente di produrree facili algoritmi per operare con essi. Per quanto riguarda invece il significato da dare allo zero, la vicenda, dopo quasi un millennio, non sembra ancora conclusa, per tacere del nulla e del vuoto, di affine significato.
Hai ragione iano!!
Ho sbagliato (grossolanamente) confondendo Pico della Mirandola con Fibonacci.
Errore mio
Chiedo scusa
#26
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
14 Ottobre 2024, 11:09:03 AM
Citazione di: iano il 13 Ottobre 2024, 23:21:33 PMSarebbe come rimproverare ad un logico di parlare dell'insieme vuoto, infatti se un insieme è fatto di elementi, che senso ha parlare di un insieme  che non ne possiede ?
Se mi è concesso rimango un attimo perplesso di fronte a tale osservazione. Ad un logico direi che l'insieme vuoto è un caso particolare di insieme ma non per questo inesistente.
Per definizione qualsiasi insieme contiene l'insieme vuoto. L'insieme vuoto contiene se stesso e coincide con se stesso. Ma la teoria degli insiemi è postuma e più recente rispetto ad altre branche della matematica.
Rispetto alla cultura occidentale mi insegnate che lo zero, che serve a contare nulla, è rimasto un emerito sconosciuto fino alla venuta di Pico della Mirandola il quale, per curare l'azienda di famiglia, venne in contatto con la cultura araba dove lo zero era ben noto. Fu proprio la definizione filosofica di Nulla ad escludere lo zero, con cui veniva erroneamente associato, dalla rudimentale matematica al tempo utilizzata nel mondo occidentale. I maggiori fautori di tale "dimenticanza" furono i Romani, che lo dominarono per secoli, i quali non acquisirono mai il concetto dello zero.
#27
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
14 Ottobre 2024, 10:51:16 AM
Gentile iano
credo siamo tutti pronti ad accettare il fatto che esistiamo in uno spazio non euclideo di cui quello euclideo è un caso particolare. Di fatto, una retta non è nient'altro che una circonferenza di raggio infinito. Che lo spazio sia curvo e non isotropico è oramai un fatto comunemente accettato grazie alla teoria della relatività.
Peraltro dobbiamo essere altrettanto pronti ad accettare situazioni in cui gli attuali paradigmi possono non trovare riscontro. Storicamente sono stati numerosi i casi in cui è stato necessario, ad esempio, "inventare" una nuova matematica, che personalmente considero un linguaggio, per descrivere il fenomeno studiato: mi viene in mente il calcolo infinitesimale.
Rimanere ostinatamente ancorati ad un modello mentale è segno di immaturità. Un tanto lo si spiega anche nelle scienze psicologiche riguardo la crescita dell'individuo che deve ad un certo punto dimostrarsi pronto ad abbandonare le proprie colonne portanti per abbracciare una nuova visione di se stesso e del mondo. Come asseriva Freud, si cresce per perdita.
Nello studio del cosmo, campo non mio, è dato sapere che l'Universo ha un confine che va espandendosi dal momento del Big Bang. E oltre cosa c'è? Ci è sufficiente il linguaggio che conosciamo per descriverlo oppure abbiamo bisogno di un nuovo linguaggio? Mi permetto solo di dire che, con il linguaggio della Filosofia classica, non si espande nel Nulla.
Ti ringrazio per le Tue osservazioni che mi portano a riflettere.
#28
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
12 Ottobre 2024, 18:59:26 PM
Citazione di: Il_Dubbio il 12 Ottobre 2024, 17:27:23 PMPer il resto mi pare tu dica le cose che ho detto io, anche se forse ti sei fatto sfuggire, nel mio discorso, il passaggio "ipotetico". Cioè se fosse cosi allora ne consegue che... ovvero se il nulla che io sto indicando ora come nulla, potesse essere riempito (per esempio dall'espansione dell'universo) allora non sarebbe piu il nulla. Il fatto che ipoteticamente non potrebbe essere raggiunta dal nostro universo in espansione vuol dire che l'espansione è interna all'universo. Se invece ci fosse una espansione reale, verso l'esterno...come ho detto, l'universo potrebbe addirittura scontrarsi con un altro universo che sta espandendo il proprio verso il nostro. 
Sono tutte cose ipotetiche, ma ognuna ha una conseguenza che non può essere sorvolata dalla semantica.
Al limite chiamerei il nulla con nome differente se avesse caratteristiche differenti da quelle comuni, cioè l'assenza di ogni proprietà.
Sono d'accordo con te.
Grazie
#29
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
12 Ottobre 2024, 17:23:59 PM
Concordo con niko quando distingue tra vuoto e nulla.
E concordo ancora con niko quando ci richiama alla distorsione data al termine "nulla", ed ovviamente al concetto che sottende,  così come inteso dal nichilismo che ci ha portato oramai ad utilizzare come sinonimi i termini nulla e vuoto.
Rimangono, a mio modestissimo parere, entità completamente diverse.
E concordo infine con Alberto Knox quando afferma che "dovremo alla fine ammettere che può espandersi solo in un vuoto".
#30
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
12 Ottobre 2024, 11:14:30 AM
Consentimi, gentile Il_Dubbio se ritorno sulla questione semantica, perché se non è chiara e condivisa quella si ricade nell'equivoco.
Il vuoto non è un costrutto. E' misurabile al pari di una lunghezza, di un peso, ecc. E' una grandezza (scientifica).
Il Nulla invece è un costrutto, al pari dell'intelligenza (che qualcuno pretende di misurare con un valore, il QI) e del tempo (che è un'invenzione della mente umana per dare un senso logico ad una successione di eventi).
Il Nulla inoltre non è una zona completamente vuota e mai raggiungibile: è qualcosa che va oltre. Se per assurdo fosse raggiungibile, ma per sua definizione non sta ubicato in un tempo o in uno spazio, lo si potrebbe riempire? Certo che no.  :)