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Messaggi - Jean Jacques

#16
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 25 Marzo 2025, 14:43:21 PMIn realtà, a causa di una paralisi cerebrale all'età di un anno (oggi ne ho 66) il mio corpo mi è sempre parso una carriola arrugginita con la ruota perennemente sgonfia. Hai voglia a fare fisioterapia e movimento di vario genere, quando alla disabilità fisica iniziale si aggiungono gli acciacchi dell'età. Il mio corpo attualmente è una massa dolorosa, che mi provoca sofferenza e mi fa desiderare di uscirne quanto prima.
È ciò che intendevo.
Io paragono il corpo a un piccolo mezzo di trasporto: ce ne viene regalato uno solo alla nascita. 
Dobbiamo imparare ad usarlo (perché nessuno ci ha fornito il libretto delle istruzioni), lo sfruttiamo al massimo e altre volte lo parcheggiamo lì senza considerarlo più di tanto. Spesso si rompe e lo ripariamo (o tentiamo di farlo), a volte vorremmo un mezzo diverso ma non possiamo cambiarlo. Con l'età si arrugginisce, cammina male, si inceppa, e càpita di fare degli incidenti. Arriva un giorno in cui preferiamo gettarlo via e andare a piedi.
È un mezzo, e come tale, utile a trasportarci sulle strade della vita ma noi non siamo il mezzo, non siamo una creatura mitologica fusa con lei: un giorno ce ne disferemo e, forse, capiremo che l'esperienza serviva a farci imparare a camminare a piedi per il resto dell'eternità.
#17
Citazione di: aurea il 25 Marzo 2025, 15:17:38 PMio penso che, se l'uomo potesse vivere in piccoli gruppi i problemi sarebbero minori. Non intendo piccoli gruppi chiusi come le famiglie tradizionali,ma gruppi in cui ruoli,parti e responsabilità suano in parte intercambiabili e comunque  basati sulla competenza e non sul potere.
In pratica,è quello che l'uomo ha fatto per duecentomila anni come cacciatore raccoglitore.
Forse, in futuro, sarà possibile fare questo su un altro pianeta sotto forma di una colonia funzionante come insieme di piccoli gruppi interconnessi. Ho scritto forse perchè le interferenze attuali di tipo politico,militare,finanziario ed economico farebbero di tutto per impedirlo.



La penso alla stessa maniera.
In piccoli gruppi ognuno ha il suo ruolo, le risorse sono distribuibili, il rapporto tra persone c'è e si vede, mentre in una grande società si è tanti, anche in un quartiere ci sono persone che abitano da decenni ma non si sono mai visti, e la lotta per i beni primari causa sempre discussioni.

Alla fine, ogni individuo ricerca il benessere e la tranquillità, dunque, se l'avessimo, e con poco, perché non potremmo vivere nella Pace?
#18
Citazione di: Adalberto il 25 Marzo 2025, 11:02:12 AMCiao JJ scusami se non ti ho risposto ieri sera quando ho scoperto che questo post non era finito nel dimenticatoio come pensavo. Peraltro non passo sempre da queste parti.
Liberazione? Dai, non sarai così pessimista?
Personalmente preferisco considerarla naturale, necessaria conclusione.
 L'importante è destreggiarsi nella vita per non accumulare  particolari rimpianti nè rimorsi.
Alla prossima.

Buon poveriggio Adalberto

Beh, diciamo che ci si libera del peso fisico e ci si sente più leggeri  :D
Quando una persona muore, sento sempre persone dire "Povero/a" ma io rispondo "poveri noi!" :D
Tra dolori fisici e mentali, solo l'essere umano in vita soffre in questo modo, per questo la morte non è negativa perché ci spoglia di tutti questi "vestiti" che dobbiamo portare in questa vita.

Un caro saluto a te
#19
Citazione di: aurea il 22 Marzo 2025, 19:24:45 PMQuando uso il sale mi viene in mente la moglie di Lot che si voltò a guardare la fine di Sodoma e Gomorra....Non voltatevi mai indietro e non sbirciate di lato quando state procedendo davvero sulla VOSTRA STRADA....MAI!


Vero. Che sia Orfeo o la moglie di Lot, meglio non voltarsi mai.
#20
Citazione di: Adalberto il 24 Marzo 2025, 22:51:40 PMTranslator
 
 

Ciao JJ , non interverrei se non per questa tua frase sulle leggi e sulle obbedienze forzate che ritieni "inutili", malgrado tu non mi sembri il ragazzino che ero io e che da adolescente si professava anarchico e affermava cose simili, avendo letto qualcosa di questo o di quel promotore della causa libertaria. Poi entrando nella vita reale  senza rinunciare a realizzare quel tanto di autonomia  e libertà che ero in grado di ottenere con le mie forze, mi sono fortunatamente reso conto che lo stato e le leggi – a partire dalla vituperata legge biblica del taglione fino agli altrettanti vituperati sistemi democratici –  non esprimono certamente né il Bene né la Giustizia (con le maiuscole), ciononostante in qualche decina di secoli  hanno costruito ombrelli protettivi per chi ha meno potere di altri. Non è poco. Si tratta di proseguire, magari più sveltamente, però la parola inutile direi che andrebbe modulata un po' meglio.
 Intendo dire che l'idea di autoregolazione degli agnelli è fantastica, ma si basa sul presupposto che l'essere umano sia stabile (non dico non violento o violento,  buono o cattivo ecc. tutte categorie che non saprei definire con assolutezza) . Intendo dire semplicemnete equilibrato: mentalmente, emotivamente, socialmente, sessualmente ecc.  Anche in questo caso l'esperienza mi suggerisce che intorno agli agnelli ci siano anche dei lupi, anche che tutti noi siamo un po' uno e un po' l'altro o possiamo diventarlo. Forse avrai visto il signore delle mosche, ma il film è vecchio vecchio e mi auguro tu sia giovane.

Quanto alla libertà direi che è importante  la vecchia suddivisione fra libertà da (negativa) e libertà di (positiva). Persnalmente propendo per la prima, come esprimevi  pure tu nell'introduzione al post.
 
 Ne approfitto per chiederti un tuo parere sulla vecchia questione del  Rousseau razzista. Non si tratta di domanda polemica vista la tua passione, ma di reale  curiosità visto che hai studiato a lungo il personaggio. Personalmente non ho  giudizi a rigurado: ognuno appartiene sempre all'epoca in cui vive..


Buongiorno Adalberto.

E grazie per la tua interessante risposta.
Sì, hai ragione, forse "inutile" è un aggettivo troppo... pesante. Il discorso che fai non è affatto sbagliato, ed è logico.
Amo leggere e non mi sono fermato a Rousseau. Ho letto il pensiero politico/sociale di diversi storici, da Montesquieu a Locke, arrivando anche ai teorici (e pratici) anarchici come Bakunin, Kropotkin e gli italiani Malatesta e Cafiero.

Sono arrivato ad accettare, mio malgrado, che, purtroppo o per fortuna, un ideale di condivisione e di comunità non potrà esistere su grande scala, e questo semplicemente perché... siamo diversi. Se fossimo tutti di questa idea comunitaria, forse vivremmo meglio (?) ma sarebbe come se tutti i sessanta milioni di italiani votassero per lo stesso partito. Qualcuno penserebbe siano manipolati mentalmente  :D

Sin da giovanissimo mi appassionavo agli scrittori che facevano trasparire la loro indignazione, e non vedevo, la società, come luogo di giustizia. Se io ho del pane sulla tavola, perché devo fregarmene di chi non lo ha o augurargli persino di morire perché non merita di mangiare?
Quella parola "inutile", come hai ben compreso, nasce dalla mia rabbia verso una parte del genere umano, quella parte che ha atteggiamenti e pensieri che, istintivamente parlando, non dovrebbero esistere ma che esistono perché siamo tutti diversi.

Sul razzismo di Rousseau. Ti riferisci a qualche episodio in particolare che hai letto sulla sua vita?
Nei suoi testi e nelle sue lettere private indirizzate ai più svariati personaggi del tempo (non pubblicate nei suoi libri, ma divulgate secoli dopo la sua morte), non si scorgono pensieri discriminatori evidenti.
Nelle Confessioni, però, quando ad esempio descrive degli individui di pelle scura, li descrive in modi spesso poco educati: di uno scrisse "nero come una talpa e cattivo come una civetta".
Forse era solo per descrivere bene il loro aspetto ma, prendendo i suoi testi e la sua intera vita nel complesso, forse anche per i canoni di bellezza del tempo, non giudicava di buon modo certe categorie di individui. Si nota come descriva la bellezza di dame dalla pelle bianchissima. Si comprende anche che la maggior parte delle volte parla in modo fortemente emotivo, da persona repressa che si sente sempre ferito ed attacca perché non sa attaccare né difendersi, e per questo aggredisce (solo verbamente) certi individui. 
C'è un episodio riportato proprio nelle Confessioni. Quando era appena adolescente, prima che fosse accolto da Madame de Warens, un servo moro (lo specifica) ebbe un approccio sessuale nei suoi confronti (subì approcci sessuali anche da un prete e anche da uno sconosciuto quando vagava da solo per la Svizzera prima di giungere in Francia): sedutosi vicino a lui nella stanza, tirò fuori il suo organo genitale ed ebbe un orgasmo (Rousseau descrive il dettaglio dell'episodio). Lui provò disgusto e vergogna, e fu tra le esperienze che probabilmente fissarono certe sue idee.
E pensare che nel Discorso sulla disuguaglianza e anche nell'Emilio, mostra compassione e tira fuori il suo sentimento di ingiustizia nei confronti delle popolazioni americane (quindi, non bianchi) che subirono violenze e indottrinamenti obbligati dai sacerdoti cattolici.

Dal mio personale giudizio (così come alla fin fine fanno gli storici che giustamente giudicano i personaggi dei secoli passati solo sulla base dei testi visto che, purtroppo, non possono intervistarli più di persona) penso che Rousseau non fosse razzista ma ha scritto frasi razziste. Era una persona debole e in certe situazioni influenzabile.
Da mio punto di vista però non è una giustificazione perché ci sono stati personaggi storici che, a dispetto del periodo storico in cui vivevano, la pensavano diversamente (venendo anche condannati a morte).
Leggendo però i suoi scritti, a partire dall'Emilio che ritengo sia il più bel libro che abbia scritto, i suoi pensieri erano avanti di due secoli rispetto al tempo e, se fosse stato di carattere più aggressivo, se avesse avuto un'indole più forte, avrebbe potuto apportare già dei cambiamenti importanti nella società.

Mi piacerebbe aprire una discussione e riportare le frasi dei suoi libri e discuterne insieme.
#21
Citazione di: anthonyi il 23 Marzo 2025, 07:32:22 AMCiao Jean Jacques, nel tuo post riporti il pensiero di Rousseau, che chiaramente tu condividi e conosci bene.
IO ti ho già detto che non lo condivido, già dalle sue fondamenta, cioé dall'idea di uomo
L'uomo non é un essere naturalmente buono e corrotto dalla società.
L'uomo ha naturalmente un potenziale di violenza che ha pochi equivalenti nel regno animali. Co me tutte le specie comunitarie l'uomo ha meccanismi di regolazione di questa violenza nei confronti della comunità, della sua specie, dei soggetti identificati come cuccioli.
L'uomo ha poi la caratteristica di legarsi a costruzioni astratte o ideali, tutta la nostra società é fatta di queste costruzioni ideali che condizionano in maniera forte il comportamento umano.
Non si può scappare dalla società perché la società é dentro di noi. Le sue componenti possono anche essere imperfette, ma se esistono vuol dire che sono state costruite dagli uomini perché utili a qualcosa.
L'educazione é indubbiamente utile, anche quando in essa c'é qualcosa di sbagliato, perché quello che é sbagliato é comunque insieme a tante cose che sbagliate non sono.
Poi definire cosa é sbagliato é complicato, tu hai un'opinione e le tue certezze (che possono essere sbagliate anch'esse) ma dimmi, se tu  non avessi avuto un'educazione non avresti avuto nessun criterio per separare il giusto dallo sbagliato.
Chi critica la società nel suo complesso purtroppo entra sempre in questo inviluppo logico, perché é proprio a quella società che deve la capacità di esprimere un pensiero critico.

Buongiorno anthonyi

Sì, l'uomo è sostanzialmente diverso dagli altri animali infatti, come ben scrive aurea qui sopra,questi non si uccidono gratuitamente. I leoni ruggiscono a distanza e lo fanno per delineare il loro territorio. Se non c'è pericolo e viene riconosciuta la propria superiorità, anzi, il proprio territorio, un leone non attacca e non ferisce gratuitamente, e soprattutto non uccide. Se ruba del cibo lo fa per fame e se ha cibo non ruba del cibo agli altri.
Seguo diversi canali YouTube dove mostrano gli animali nei parchi protetti in Africa: è bellissimo vedere elefanti, giraffe e anche rinoceronti quando bevono allo stesso lago senza attaccarsi. In un documentario vidi anche dei leoni (con i cuccioli) e delle zebre che stavano bevendo quel poì d'acqua, ed erano i leoni (anzi, le leonesse) a stare in guardia da qualche attacco, e questo perché, davanti a certe condizioni che determinano la sopravvivenza, la violenza viene messa da parte.

L'essere umano, invece, come abbiamo visto da decenni e stiamo ancora vedendo a Gaza, uccide per il gusto di uccidere. Distruggere ospedali, uccidere bambini, bloccare persino acqua e cibo a una popolazione, i palestinesi, è qualcosa di normale in un mondo normale? Come fa, l'uomo, a perdere tutta la sua umanità?
Ecco perché sono tendenzialmente pessimista nei confronti degli umani e penso di esserlo anche un po' più di Rousseau il quale solo nell'ultimo decennio decise di scegliere la vita solitaria, venendo giudicato persino pericoloso nonostante evitasse contatti umani.

Sì, sono d'accordo, forse è il troppo pensare dell'uomo, la troppa immaginazione ad aumentare in lui i sentimenti di possesso, vendetta, violenza, conducendo a comportarsi in modo orribile.
"...dimmi, se tu  non avessi avuto un'educazione non avresti avuto nessun criterio per separare il giusto dallo sbagliato "
(ho messo la tua frase tra virgolette perché non so come si quota).
Su questo sono d'accordo sul pensiero di Rousseau nel senso che, utilizzando la nostra empatia e compassione, se qualcosa fa star male una persona, significa che è sbagliato.
Ma anche qui, come ben pensate anche voi, ragionando in modo oggettivo, forse a volte è difficile stabilire cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Se, nel caso di uccisioni o azioni che danneggiano la salute delle persone è facile dire che siano sbagliate, su atteggiamenti apparentemente non sbagliati? Se a una persona dico che sbaglia a giudicare gli altri senza conoscerli e non dovrebbe farlo, e questi si arrabbia, si offende e non mi parla più, pare io abbia detto una cosa sbagliata. Ma è davvero così?
#22
Citazione di: Adalberto il 24 Marzo 2025, 22:00:41 PMTranslator


Presumo si tratti di un normale  stato ipnagogico tipico delle fasi che precedono il sonno
https://it.wikipedia.org/wiki/Illusione_ipnagogica

Sin dall'antichità queste e altre tipologie  di visioni hanno trovato integrazione nelle diverse culture, a partire da quelle sciamaniche.
Altri fenomeni interessanti di questo tipo sono
le immmagini eidetiche: https://www.treccani.it/enciclopedia/immagini-eidetiche_(Enciclopedia-Italiana)/
 e la pareidolia : https://it.wikipedia.org/wiki/Pareidolia.


Anche io avrei risposto così parecchi decenni fa, ma ora ho la certezza che le spiegazioni razionali e scientifiche sono totalmente errate. 
Ripensando alle mie vecchie idee e a quelle esposte da altre persone razionali con le quali discorrevo, so che si tenta sempre una spiegazione che esuli dal "paranormale" perché si ha paura di ciò che non si può spiegare né toccare con mano.
Se si vede qualcosa di notte mentre si è a letto, si ricorre a espedienti di quel tipo, ovvero a "illusioni tra sonno e veglia" ma se accade ciò che è accaduto a me, se le spiegazioni normali non reggono, si ha persino il coraggio di presumere problemi psichici che conducono a vedere ciò che gli altri non vedono.

Ho parlato con persone che vedevano i loro defunti, altri che sono stati toccati fisicamente, o respiri o voci, oppure hanno visto oggetti muoversi da soli e tutto mentre erano svegli e vigili.
#23
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 24 Marzo 2025, 15:51:09 PMInteressante.  Dopo l'uscita dal corpo, di mio papà, mi capitò una notte, mentre mi stavo riaddormentando, di vedere contro il guardaroba una sagoma col viso di mio papà, però molto più piccola della statura corporea: come se fosse uno spirito, un fantasma o comunque qualcosa o qualcuno privo di corpo fisico. Rimasi imbambolato a guardare e poi mi addormentai. Ancora oggi, a volte mi chiedo cosa sia stato.

Ho approfondito l'argomento parecchi anni dopo, decidendo di capire come "funzionavano" le cose. Ho scoperto che sono tantissimi ad averle vissute e, seppur diverse, avevano similitudini. 

Situazioni di quel tipo accadono quando un 'individuo ha lasciato qualcosa in sospeso durante la vita, si tratti di una eredità o qualcosa da lasciare ai figli o nipoti, o qualcosa da dire, oppure aveva ancora progetti da realizzare...

Ricordando le abitudini di tuo padre, puoi capire anche perché tu l'abbia visto proprio lì.
Ho letto anche che, se accade di vederli appena dopo la morte, ad esempio in situazioni quotidiane (come nel caso di tuo padre che mi fa venire in mente una persona che sta prendendo gli abiti per uscire), è perché è come se avessero ancora residui della vita terrena che, con il tempo, si dissipano.
#24
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 20 Marzo 2025, 15:53:45 PMCiao, a me piacerebbe leggere la tua esperienza, capire perché questa questione ti tocchi da vicino. Se vuoi raccontare... leggerò volentieri. Grazie

Per un periodo ho vissuto, per lavoro, in un'altra città, in un appartamento in affitto. Non ho idea se qualcuno fosse morto lì dentro o negli altri appartamenti, fatto sta che accadevano cose che una mente razionale (come era la mia) giudicherebbe come psicosi o allucinazioni.
Iniziò tutto con rumori tipo tocchi secchi e forti sulle porte (come quando batti la punta di una penna su un tavolo per un paio di volte consecutive), poi iniziai a trovare la televisione accesa al ritorno a casa nonostante l'avessi spenta. Controllai che non ci fosse l'accensione automatica, ma ogni tanto accadeva e io cercavo sempre la spiegazione razionale, sinché accadde quando ero in casa a leggere, sul divano. Decisi così di togliere le batterie dal telecomando e, non essendo accaduto più, rimasi nella mia tranquilla quiete razionalista.
Un giorno cadde dal porta frutta un limone per terra: lo vidi con la coda dell'occhio mentre stavo cucinando. Ero convinto l'avessi messo male. Non me ne importò più di tanto.
Ma un giorno vidi distintamente qualcosa, anzi, qualcuno. Era una notte fonda di inizio estate, le finestre sulla strada aperte tanto che entrava la luce dai lampioni. Sentii i soliti "tocchi" sulla porta e mi tirai su. Vidi un'ombra nera camminare e passare davanti la porta. Procedeva a passo sostenuto, né lento, né correva. D'istinto scesi dal letto scalzo di corsa convinto ci fossero i ladri ma non c'era nessuno, anche perché ero al quarto piano e la porta di casa era blindata.
Ammetto di esser rimasto seduto sul divano con la luce accesa sino alle 5:30 del mattino, essermi poi fatto la doccia, e uscito per andare a lavoro tornando a casa solo la sera, ripensando a ciò che avevo visto.
Ogni tanto sentivo i soliti rumori, ma non vidi altro. Ero più fuori casa che in casa.
Per fortuna stetti solo due anni e quando me ne andai, d'istinto lanciai l'ultimo sguardo come se volessi salutare qualcuno, anche se non so chi.
#25
Citazione di: iano il 20 Marzo 2025, 15:54:27 PMIn effetti è più interessante considerare quelle cose intersoggetive che nessuno ci ha inculcato, la cui origine quindi è più difficile da smascherare di una fake news, o di un lavaggio del cervello.
Potremmo pensare, come in effetti ci viene naturale pensare, che la realtà sia proprio come ci appare, se è vero che a tutti appare allo stesso modo, se non fosse che allo stesso modo condividiamo illusioni che sappiamo non corrispondere alla realtà.
Si può ben sospettare allora come queste illusioni, quando non smascherate, stiano per delle verità, se è vero che anche quando le smascheriamo stentiamo a credere alla loro falsità, tanto ci appaiono ''vere''.
Sembra difficile in ogni caso fare a meno di queste verità, a meno che  non vi troviamo dei  sostituti che svolgano le stesse funzioni, e a mio parere questi potrebbero essere propriamente le nostre illusioni intersoggetive, la cui funzione andrebbe però rivalutata  emendandola dal nostro pregiudizio.

La nostra percezione potrebbe dunque essere un sogno ad occhi aperti , ma da non disprezzare in quanto tale, perchè senza quel sogno saremmo ciechi.


Infatti è così, nel senso che crediamo/vogliamo che queste verità (uguali per tutti) siano vere e, nel caso nascesse un dubbio, cerchiamo un'altra verità alla quale aggrapparci, come se saltassimo da uno scoglio all'altro.

In realtà, noi non sappiamo nulla. Vivremmo meglio considerando ricordando che la verità non esiste: nasciamo ignoranti e moriamo ignoranti. La certezza assoluta non esiste.
Potrebbe anche essere, come si legge in certe sezioni del Sanatana Dharma (erroneamente chiamato Induismo), che l'esistenza umana sia una specie di... Stato di Sogno.
#26
Citazione di: aurea il 20 Marzo 2025, 18:00:01 PMInfatti, i bambini crescono dentro sistemi chiusi familiari e dentro un sistema sociale che è aperto come un.... CANCELLO :))
Il sociale è governato da algoritmi  che prescrivono tempi,ritmi,comportamenti tentacolandosi dentro il tempo libero e le case della gente con i mass media e la info comunicazione.Discutevo ieri con un giornalista piuttosto noto il quale mi diceva che le tecniche di influenzamento attuale non sono basate sul vero o il falso,ma sulla sovrabbondanza di stimoli. Ogni cervello ha un filtro e una soglia di resilienza,oltre i quali o si chiude o va in inflazione . Il sistema migliore per spegnere o inflazionare il cervello umano è quello di aggredire il suo SISTEMA IMMUNITARIO MENTALE dopo di che ....patapumfete!
Chi si preoccupa del virus HIV si preoccupi piuttosto  del virus  dell'Immuno Deficienza Cerebrale che sta stendendo miliardi di cerebri  mettendone alcuni a capo delle superpotenze e nei posti più significativi del sociale.


È così come scrivi. Ricordo un articolo dove intervistarono i creatori di Facebook e uno di questi (che era nel gruppo con Zuckenberg) disse "Abbiamo creato un mostro" (riferendosi al social).
La velocità con la quale gli stimoli passano sullo schermo di uno smartphone è così elevata che il cervello dell'individuo va in stress. Ritornando a Rousseau, l'uomo selvaggio, di natura, non è abituato a gestire una quantità di stimoli così elevata in una piccola unità di tempo: nel giro di 10 secondi, un utente di Facebook può provare rabbia, indignazione, felicità, ilarità, disgusto, di nuovo rabbia, e di nuovo felicità. È realmente qualcosa di mostruoso.

E una delle cose più assurde alle quali in pochi riflettono è che, nonostante la quantità di informazioni alle quali è possibile accedere oggi con il web, in pochi si informano e verificano quando apprendono una notizia. Tralasciando poi la manipolazine dell'informazione, fatto sta che nessuno, letta una notizia, riflette e cerca, oppure evita di scrivere la sua.
Sono tutti senza libertà, comandati da algoritmi tecnologici, guidati a pensare, eppure credono di essere liberi e di scegliere loro stessi cosa scrivere e cosa pesare.
#27
Citazione di: anthonyi il 20 Marzo 2025, 17:56:32 PMCiao Jean Jacques, ciascuno di noi, dal momento della nascita in poi, viene indottrinato sul suo ruolo sociale, sul sistema di relazioni che ci sono nella società. Si chiama educazione.
L'educazione insegna a ciascuno i suoi ruoli, le sue potenzialità, con una coercizione limitata, come dici tu.
Se però poi questa non funziona con qualcuno come si può fare? Se uno é violento bisognerà pure poterlo fermare perché può fare del male ad altri. Se uno non rispetta la proprietà altrui danneggia l'economia di tutti, sarà bene fermarlo anche in questo caso.
Mi pare comunque tu abbia un 'opinione abbastanza bassa degli uomini, li consideri bambini o "disposti ad arraffare", e mi domando come si fa con un' opinione del genere a sostenere una visione libertaria come quella di Rousseau.
Rousseau parlava del "buon selvaggio", di un uomo antico che poteva essere liberato dalla corruzione della società.
Io invece credo che sia l'esatto contrario, l'uomo selvaggio non é per niente buono, ed é l'effetto dell'educazione sociale a renderlo tale, oltre a renderlo più efficiente nel produrre benessere nella società.


Buonasera Anthonyi
Come premessa, ho letto tutti i libri di Rousseau, approfondito tematiche che i libri tradotti in italiano non hanno mai affrontato e ho fatto parte di un'associazione francese che da anni valorizza il patrimonio culturale creato da Rousseau e ne discute ogni tematica in modo oggettivo (che è fondamentale per comprendere il suo pensiero nel periodo storico in cui ha vissuto).
Detto questo, inizio con la questione dell'educazione.
Ci viene insegnato di tutto, ma non tutto ciò che ci viene insegnato è buono. A scuola viene premiato chi studia e penalizzato chi non studia. Il problema è che, chi viene premiato, è solo perché "segue la linea" stabilita dai docenti, impara a memoria, e soprattutto non sottolinea gli errori e le mancanze degli insegnanti.
Anche nel rapporto tra genitori e figli c'è da sempre l'obbedienza dovuta anche se il genitore manca di rispetto al proprio figlio. Anche per Rousseau non è necessaria una legge o un insegnamento per educare al rispetto e all'altruismo, basta ascoltare le emozioni provate dall'uomo già come individuo che vive fuori la società e infatti, nell' Emilio (o dell' Educazione)  ‒ 1761, scrive

«Per diventare sensibile, il bambino deve sapere che esistono dei suoi simili i quali soffrono come ha sofferto lui, e sentono gli stessi dolori che ha sentito lui, e altri dolori di cui deve avere un'idea in quanto può sentirli anche lui. In effetti, come facciamo a essere mossi a pietà se non trasportandoci fuori da noi, identificandoci con l'essere che soffre? ».

Per Rousseau, l'uomo, in natura, non è violento. Ha solo di preoccuparsi dei bisogni fondamentali mentre, quando "entra" nella società civile, ecco nascere "vezzosità", desideri e lavori inutili, beni accessori che accendono il desiderio di possesso causando la nascita dell'uomo violento.
Sul concetto di proprietà penso tu sappia bene che Rousseau non ha mai posseduto proprietà ed egli stesso, nei suoi scritti, condannava la proprietà privata la cui nascita, scriveva, causò la formazione della moderna società civile (nel senso dispregiativo del termine):

«Il primo che, avendo cinto un terreno, pensò di affermare: "questo è mio" e trovò persone abbastanza semplici per crederlo, fu il vero fondatore della società civile. Quanti delitti, guerre, omicidi, quante miserie ed orrori non avrebbe risparmiato al genere umano colui che, strappando i piuoli e colmando il fossato, avesse gridato ai suoi simili: «Guardatevi dall' ascoltare questo impostore: siete perduti se dimenticate che i frutti sono di tutti, e che la terra non è di nessuno! »
[Discorso sull'origine e i fondamenti della disuguaglianza tra gli uomini ‒ 1754]

Sul lusso
« Il lusso è un rimedio molto peggiore del male che pretende di guarire o piuttosto è esso stesso il peggiore di tutti i mali, in qualsiasi Stato, grande o piccola che possa essere: per nutrire una quantità di servi e di miserabili che ha creati, opprime e rovina l'agricoltore e il cittadino. »

Sull'uomo selvaggio, sempre nel Discorso sulla disuguaglianza, scrive
« L'uomo selvaggio e l'uomo incivilito differiscono talmente nel fondo del cuore e delle inclinazioni, che ciò che forma la felicità suprema dell'uno, ridurrebbe l'altro alla disperazione. Il primo non respira che quiete e libertà; non vuol che vivere e restare ozioso [...].
Al contrario, il cittadino, sempre attivo, suda, s'agita, si tormenta senza posa per cercare occupazioni ancor più laboriose; fatica fino alla morte, vi corre anzi per mettersi in grado di vivere, o rinuncia alla vita per acquistar l'immortalità; fa la corte ai grandi che odia e ai ricchi che disprezza; nulla risparmia per ottenere l'onore di servirli, si vanta con orgoglio della sua bassezza e della loro protezione; e, fiero della sua schiavitù, parla con sdegno di coloro che non hanno l'onore di dividerla. Che spettacolo, per un Caraibo, i lavori penosi e invidiati di un ministro europeo. Quante morti crudeli non preferirebbe questo selvaggio indolente all'orrore di simile vita, che spesso non è neppure addolcita dal piacere di far bene! [...]
Il selvaggio vive in se stesso; l'uomo socievole, sempre fuori di sé, non sa vivere che nella opinione altrui; e per così dire solo dal loro giudizio trae il sentimento dell'esistenza propria »

Altre parti interessanti dell'Emilio:

« Sapete qual è il mezzo più sicuro per far di vostro figlio un infelice? Abituarlo a ottenere tutto. I suoi desideri crescerebbero in continuazione con la facilità di soddisfarli. All' inizio vorrà il bastone che tenete voi, poi il vostro orologio, alla fine, l' uccello che vola, la stella che vede brillare e tutto ciò che vede. A meno che non siate Dio, come farete ad accontentarlo? »

« Il bambino al quale basta volere per ottenere si crede per questo padrone dell' universo. Considera gli uomini come suoi schiavi, e se alla fine si è costretti a negargli qualcosa, lui che quando comanda crede tutto possibile prende quel diniego come un atto di ribellione. »

« Vostro figlio non deve ottenere nulla perché lo chiede, ma perché ne ha bisogno; non deve fare nulla per obbedienza, ma solo per necessità. Così, obbedire e comandare saranno parole messe al bando dal suo vocabolario e ancor di pià lo saranno dovere e obbligo, mentre forza, necessità, impossibilità e costrizione vi avranno ampio spazio.»

In "Rousseau giudice di Jean Jacques" (1772-1776) scrive

« Una volta che i popoli si sono abituati a dei padroni, non possono più farne a meno. Se essi tentano di scuotere il giogo, tanto più si allontanano dalla libertà in quanto, scambiando per libertà una sfrenata licenza che ne è l'opposto, le loro rivoluzioni li mettono quasi sempre in balìa di demagoghi che, con l'esca della libertà, non fanno altro che appesantire le loro catene» [3° Discorso, - Lettera dedicatoria del Discorso sulla disuguaglianza].


Personalmente ritengo che le leggi, le obbedienze forzate, siano inutili. Hanno dimostrato spesso, nelle scuole e sui luoghi di lavoro, che quando si "slacciano" i lacci che tengono gli individui legati al potere, questi sono più felici e, sul lavoro, più produttivi. Ricordo diverse aziende che avevano abolito gli orari di lavoro e i dipendenti si sentivano liberi, erano anche più puntuali e più produttivi.
La violenza esiste perché vi è il sentimento di possesso e si sta perdendo il senso di condivisione. Ci sono molte comunità che vivono invece in questo modo, ce ne sono diverse in europa. Se ci accontentassimo del minimo indispensabile per vivere, se ricordassimo ogni giorno che i possedimenti materiali li lasceremo qui, se pensassimo che c'è chi non possiede nulla e ha difficoltà anche a reperire del cibo, e se pensassimo che potremmo esser noi, un giorno, a perdere tutto, allora recupereremmo il nostro altruismo, la nostra bontà genuina e il nostro senso di condivisione.

#28
Citazione di: aurea il 20 Marzo 2025, 16:30:05 PMQuello che dici è vero,con l'eccezione di non guardare indietro quando si esce da qualcosa da cui sarebbe stato meglio uscire prima  O:-)
Eh, già, sarebbe auspicabile.  :)
#29


Nell'Induismo e nel Buddhismo (ogni scuola che si è creata ha modificato i concetti originati e ognuno, sia Theravada  o Mahayana, ha una visione diversa) l'anima esiste e, alla morte del corpo fisico, trasmette la sua essenza o su un'altro piano dell'esistenza, o è un'entità quasi cosciente tale da comprendere il suo stato di anima (come nell'Hare Krishna) oppure entra in un nuovo corpo, umano o animale che sia.

Il concetto generale orientale è che, come uomini, siamo soggetti - come ha spiegato niko - a passioni, desideri, sentimenti, brame, e questo proprio perché fatti di carne, fisici. Alla nostra morte, l'anima non avrà bisogno di alcuno di questi elementi e quindi vivrà in modo diverso:
- potrà vagare nel modo terrestre sinché non troverà pace: questo andare quasi eterno è dovuto o a una morte violenta, o a questioni lasciate in sospeso in vita;
- si unirà a Dio, o all'Essere Creatore Universale (che non è necessariamente antropomorfo ma anche solo pura energia non visualizzabile né percepibile dall'uomo fatto di carne);
- si dissolverà divenendo energia pura, quella stessa energia che guida l'universo visibile e non visibile, l'energia e la materia oscura, le leggi della vita e della non-vita.

Questa questione mi tocca da molto vicino avendo appurato, con esperienza diretta, l'esistenza delle anime. Ma non lo racconto mai perché è normale non crederci, bisogna provarlo e vederlo con i propri occhi. Anche io ero scettico da giovane.

Un caro saluto a voi.
#30
Citazione di: aurea il 19 Marzo 2025, 18:39:22 PMI momenti più belli della vita uno li vorrebbe eterni,quindi l'idea di eternità sta nella vita e nella mente umana.

In effetti è così come scrivi, e questo perché ci leghiamo con una catena invisibile a certi momenti vissuti, un attaccamento che ci fa vivere camminando in avanti ma con lo sguardo rivolto indietro.