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Messaggi - paul11

#16
 Ho seguito un po' a ruota libera cronologica i diversi interventi.


Interpretare è un termine "ambiguo" ,come dire, come parlare, come pensare. Ambiguo nel senso che ha necessità di essere definito, chiarito maggiormente.


I fatti oggettivi non esistono. Un serpente, un ragno, un umano "vedono" percepiscono i fatti ,già a livello sensoriale, in modalità diversa, figuriamoci quando i nervi sensoriali portano al cervello che elabora le informazioni ricevute: noi interpretiamo è corretto, ma ribadisco bisogna definire meglio cosa si intende per interpretare.


Il fatto oggettivo, è la governabilità del sistema del metodo scientifico sperimentale e delle sue dimostrazioni empiriche. Prendendo ciò che scrisse Wittgenstein quando asserisce che si può parlare solo dei fatti e di altro tacere, è riferibile  proprio al fatto scientifico. Lo scienziato è colui che dovrebbe attenersi ai fatti, visto che è questo il suo credo fideistico . Allora le vestali del pensiero scientifico non dovrebbero interpretare, ma attenersi ad asserti logico dimostrativi e ....basta!
Tutto ciò che è stato oltre nella modernità e nei tempi attuali dei covid, è o scientismo in buona fede, o manipolazione in mala fede del pensiero scientifico e dei fatti soprattutto. Dietro il paravento di scienza , si è squarciata la solita logica di affari e potere. Ma già negli analitici aristotelici si parlava di sillogismo dimostrativo. La scienza moderna dal punto di vista logico ,fino alla nuova logica proposizionale del Novecento, non ha inventato nulla se escludiamo la logica dialettica di Hegel.
La scienza deve parlare per logica e per asserti, assiomi, postulati.
Ed è la differenza fra un colto letterato ed esteta come Nietzsche, perspicace e profondo quanto si vuole , ma non è la filosofia. Il contrario è Hegel che batte il chiodo  contro l'antinomia razionale di Kant che sceglie l'esperienza empirica piuttosto che la logica razionale: da qui nasce il pensiero di Hegel e della logica dialettica. Ma in Hegel, e siamo ai primi dell' Ottocento , sono già chiare le contraddizione umanistico-illuministe e quelle della scienza sperimentale, quanto l'empirismo criticistico kantiano.


Il cortocircuito del pensiero scientifico ......è che pensa. Non esiste il fatto sperimentale, esiste l'interazione fra agente conoscitivo e un preteso oggetto fisico naturale da indagare. Non esiste nessuna scienza senza prima premesse di categorie, tassonomie, classificazioni . Come si potrebbe mai costruire un teorema, una legge fisica scientificia se non viene prima "inquadrata" come isolato sistema dal sistema universale? Vale a  dire che la scienza osserva i particolari ,ma nulla capisce ontologicamente dell'essere metafisico intesa come indagine.
Che cosa è la vita per la scienza sperimentale? Come fanno elementi chimico fisici a combinarsi fra loro in molecole e improvvisamente....sorge la vita. Non esiste nessuna dimostrazione e non si capisce come un'ameba un essere unicellulare privo di un cervello, abbia strategie di caccia elementarissime se si vuole, ma le ha. Una cellula si produsse nella notte dei tempi casualmente? Questa favola è peggio del fideismo religioso. Come fa una cellula una volta "emersa" a sapersi replicare, a sapere di cosa e come cibarsi, di espellere i rifiuti, insomma tutta la fisiologia del metabolismo? Nessuno lo sa, ma la scienza pensa che attraverso i fossili , cioè fotografie prese qua e là, sia possibile ricostruire dinamiche. Come dire che con quattro fotografie ho capito il gran premio di automobilismo di Monza. Insulto alla ragione. Se ancora oggi non si capisce dove sta nel cervello fra neuroni e sinapsi il primo teorema di Euclide, o lo vedono nelle risonanze magnetiche?
L'attività mentale non equivale a capire dove vanno finire i nostri pensieri "fisicamente".


La scienza sperimentale empirica è UNO  dei modi per conoscere, non l'unico. Ed è un fatto fisico naturale, comunque interpretato in quanto descritto con linguaggi formali matematici, geometrici ,logici. Nietzsche è tutt'altro di queste forme linguistiche.


L'archè, il motore primo, sono il principio ordinativo e regolativo da cui nascono gli universali.
Che si chiami Dio, che si chiami archè, o motore primo, l'origine è l'unica verità assoluta incontrovertibile. Perchè è proprio di questa ignoranza che l'uomo vive non sapendo. Non sa da dove viene prima di nascere , non sa dove sarà dopo la morte, quindi il senso e il significato dell'essere, in quanto spirito e in quanto esistenza. Solo una cultura bislacca può fingere di eludere (che non è superare) la tematica, in quanto problematizza l'esistenza e ci si accorge quando la vestale fideistica scientifica travestendosi di dominio democratico si scontra contro  il fideismo fanatico religioso: vale a dire due modi complementari di interpretare l'esistenza.
Il paradosso quale è? Se si segue l'argomentazione esposta in UTU di Nietzsche e della modernità dove non esistendo verità tutto è ridotto al relativismo delle opinioni e interpretazioni, allora chi ha ragione? Tutti hanno ragione e vince il più forte e potente, non il più ragionevole, tanto meno l'onesto ,il probo, il saggio,.......anzi, vince il cinismo, l'opportunismo, lo spietato.
Questa è l'educazione culturale fuoriuscita dalla modernità . La libertà fu ed è, fra i tanti fraintesi,  scambiata e spacciata come cacofonia del roumor generale di massa che ha prodotto un decadente appiattimento verso il basso , ma  ha poca importanza visto che il focus è quanto denaro è sul conto corrente. Non c'è stato progresso umano, c'è stato progresso tecnico.


Il modo in cui si pensa l'universo e la sua origine, compresa la nostra vita, costituisce una base fondamentale di una filosofia.


E' chiaro che Nietzsche critica la cultura, ma a sua volta o non ha capito o comunque ha interpretato, parola sua, , la natura a immagine sua.
E' altrettanto ovvio che il soggetto morale non è naturale, ma è Nietzsche che crea il problema e
questo problema non c'era nell'antichità.
Nietzsche è critico contro la morale di  Platone, perchè Nietzsche è filosoficamente e ancor di più politicamente un polemista ,più che un filosofo. Il Platone/ Socrate si focalizzano sulla morale, loro che più di chiunque altri nella storia dell'umanità hanno analizzato la struttura della polis. Perchè non esiste una identità di popolo, di Patria moderna, senza una morale originaria che fa lievitare le legislazioni delle polis e costruisce il collante delle strutture economiche e sociali dei mestieri e dei ruoli sociali.
Per chi o cosa dovrebbe mai sparare un soldato in prima linea? Oggi se ci fosse una guerra..........


Non esiste il Nembo Kid nietzscheano, è una farsa illusionistica, noi oggi stiamo decadendo, non sollevandoci. Ma non vedi che manca nel suo pensiero l'analitica sociale, politica, filosofica, persino naturalistica? Non è a colpi di boutade che si fa filosofia.
Al superuomo futuro togliamo la morale, diciamoci tutti innocenti e liberi e irresponsabili .......e siamo ritornati ad Adamo ,non siamo andati avanti, ma indietro. Ma c'è un "dio" che ci comanda, o chi comanda nella società dei superuomini? Ancora la menzogna?


Quando accomuni due personaggi famosi come Nietzsche e Leopardi, portandoli ad essere filosofi poiché altri pseudo filosofi li hanno spacciati per tale, (da quando la filosofia è morta, perché tolto Hegel e forse Heidegger, nessun altro in quattro secoli ha creato filosofia).
Quando esteti ,artisti, vengono indicati come filosofi, siamo al qualunquismo culturale dell'indifferenza .Allora anche Ariosto, Cervantes, Shakespeare, Goethe , Dante, Dostoevskij sono filosofi? E magari Van Gogh, Raffaello....... Siamo tutti filosofi .....evviva la morte della filosofia.
Leopardi è uno straordinario poeta e letterato.
Chissà come mai Omero non fu ritenuto un filosofo, Euripide, Eschilo non furono ritenuti filosofi.
Mancano oggi ( ma è ovvio almeno per me) i fondamentali filosofici, per cui pseudofilosofi senza criterio fanno  qualunquismo filosofico.


Il destino umano è metafisica perché si rifiuta culturalmente di entrarvi come problema.
Si accetta come ineluttabile venire dal nulla e sparire nel nulla, prima e dopo la vita.
Quindi è la morte il problema dei "senza dio". Togli Kant dal novero dei metafisici, infatti è caro a Nietzsche.
Recidere la ragione metafisica significa aumentare le possibilità umane nell'esistenza, quindi apre ad una volontà di potenza: a me pare logico qui Nietzsche. L'uomo non deve rispondere più a "nessuno" moralmente dei suoi pensieri , quindi accetta quella finestra  di spazio/tempo chiamata esistenza come da vivere intensamente e autenticamente ( e qui si aprirebbe un altro problema :cosa significa vivere autenticamente?). Lo trovo il contrario semmai dell'inclinazione leopardiana. Ma sono solo interpretazioni.


Nietsche ritiene la morale un artificio cultuale di potere ed è qui il suo errore.
Un filologo come lui doveva sapere la relazione fra cosmos-nomos- sovranità-legislazione.
Non c'è cultura piccola o grande apparsa sulla storia del pianeta Terra, che fossero cinesi delle antiche dinastie o pellerosse americani,  che interpretarono i movimenti del cosmos come forme di costruzione sociale, persino di sacrificio umano per tenere l'ordine del cosmos nel nomos sociale, poiché la sovranità veniva dagli ordini universali del cosmos.Non fu invenzione religiosa particolare dei monoteismi o dei vari olimpi deistici  a determinare la morale, c'erano già, semmai furono riconfigurate. Basta leggersi i Veda indiani , la trimurti  induista.


Non sono contro Nietzsche, lo ribadisco, rispetto la tua stima verso di lui, ma io penso altro di lui.
Rimangono la sua perspicacia e profondità in alcune analisi sottili.


Citaz. Green D.
L'uomo Socratico è un uomo ordinato (al bene), il super-uomo è l'uomo che convive con il caos (Leopardi).
Ossia non esiste alcun bene (Leopardi).
Possiamo ben dire che Leopardi e Nietzche sono le gigantomachie che guardano negli occhi la morte e decidono che la morte sia il male.



Su quanto da te scritto sono d'accordo.


Citaz. Green D.
La razionalità a cui invece tu ti riferisci è una semplice modalità dell'intelletto, ma l'intelletto non è ancora anima, e l'anima non è ancora Dio.
Dunque perchè pensare che la razionalità sia il cuore pulsante della filosofia?
Non lo è affatto.
La razionalità è solo un mezzo per arrivare alla metafisica, ma ve ne sono altri.



Ne parleremo con Hegel e la sua "Fenomenologia"...questa è filosofia non chiacchere.
Stai dimenticando una evidenza: che la cultura occidentale se detiene il potere economico militare, è perché al sua tecnica nasce da una cultura potente che è proprio grazie alla ragione razionale, vale a dire alla capacità tecnica di gestire logica, matematica geometria e saperle applicarle alle prassi fisiche naturali che è potente più delle altre culture.
Non è con l'estetica "filosofica"  fatto di psicoromanticismi che si mutano i cardini culturali di un sistema.


Platone e Aristotele non hanno finito la filosofia, per questo sono da riprendere perché hanno "buchi",soprattutto Platone per il suo esoterismo non scritto e quindi non documentato.




Nietzsche intanto scrive o non scrive in Umano troppo umano che segue il positivismo, il darwinismo, le scienze?  Se lo asserisce e precedenti e post scritti dicono il contrario, daccapo, chiedete conto a Nietzsche delle sua ambiguità e contraddittorietà.  Io mi limito a constatare.
Se poi ad ogni testo vi è un precedente o successivo che smentisce e ognuno pretestuosamente segue quello che a lui piace, secondo voi questo è fare seriamente filosofia?
Se gli studiosi di Nietzsche indicano due o tre suoi periodi , da una parte posso capire che una persona cambia e può mutare prospettive su diversi  e svariati argomenti cambiando opinione, avendo appunto maturato riflessioni diverse. Questo ci sta, è umano appunto.  Ma a me paiono "forzate" alcune interpretazioni su di lui. Quì ci stà psico sentimentalismo più che razionale ragionamento concettuale. Ma andiamo verso la letteratura estetica più che alla logica filosofica.


Il problema non è la logica o la matematica , il problema è fra empirismo e metafisica.


Il male è ontologico, ed è la condizione esistenziale umana, su questo sono d'accordo, ma l'uomo non ha colpe originarie, su questo sono d'accordo con Nietzsche.


Se esiste il male non è da imputare all'uomo, è una regola interna metafisica all'universo.
E' la metafisica che arriva vicino alla verità. Quando asserisce che il divenire necessita della contraddizione per poter sussistere, come dire che l'uomo e le stesse cose si "corrompono" e si trasformano necessariamente per dare continuità al divenire dei movimenti (è simile al movimento logico dialettico di Hegel). Il male è quindi necessario al perpetuarsi dei movimenti , in quanto la verità è ferma, immobile, eterna.
Non c'è espiazione, c'è una misteriosa condizione universale, ma in cui l'uomo è innocente, in quanto subisce il destino universale, non lo ha creato, lo ha subito. Ma già  la filosofia greca ,dei contrari ,degli opposti, aveva intuito che le sostanze mescolandosi generano trasformazioni, "corrompendosi" trasmutano.


Non trovo molta complessità nell'ebraismo, è una cultura più materialista di quanto si pensi e meno spirituale di quanto sembri. E' una cultura che "temo", poiché vicino al fanatismo (ma quante vaccinazioni si sono fatti di anti covid? Sono dei militari .). La loro matrice è sumerica da una parte (Abramo) ed egizia dall' altra (Mosè).....e Maometto capì che per riunire le tribù arabe si poteva inventare.......
#17
ciao Kobayashi


Ho specificato che i testi sono tratti da Nietzsche "Umano troppo umano", parte riguardante la morale che è la seconda.
Prendendo da altri testi dell'autore, si conferma quanto sia contraddittorio il suo stesso pensiero e quanto è contorto.Tutto ciò non fa altro che dare innumerevoli interpretazioni.


Citaz. Kobayashi
....se non sia il caso di smetterla di farsi domande sull'Origine visto che non possono avere risposta ....


a) è la differenza che separa la filosofia dal pensiero qualunque.
b) tipica risposta del conformismo moderno e postmoderno. Si attende che la risposta sia nell'esperienza: sarebbero occhi e udito a dover dare risposte sull'origine? E la cosmologia scientifica allora da dove nascerebbe, da quale speculazione?


Adatto che in UTU non si parla di eterno ritorno, non ne discuto.


La cultura non è solo convenzioni, niente affatto la morale come origine. Non confondiamo il "bonton" con morale e la morale con l'etica.
Nemmeno l'esperienza scientifica spiega il passaggio da natura a cultura umana, tanto meno Nietzsche che in questo testo (UTU) vi si appiattisce.
Se la ragione non è extra naturale dovete spiegarne l'origine, tu e Nietzsche......
io i ragionamenti non li trovo come i fiori e animali, nei prati .E' questa debolezza logica che fa di Nietzsche un non-filosofo ( che ribadisco, non è per i suoi apologeti, un affronto).


Tutti hanno vita nei regni vegetale e animale, non si capisce all'ameba o ad un protozoo o al covid-19 dove si trovi la ragione.  O c'è o non c'è e se c'è allora significa che la natura è teleologica, cioè ha uno scopo interno, in quanto la conoscenza è togliere ignoranza.


Il fatto che Nietzsche in altri testi o su questo stesso testo confuti se stesso, è una sua abitudine.


E' un paradosso che colui che ritiene di non avere morale giudichi la storia umana.
Quale mai sarebbe il parametro di giudizio giudicante di Nietzsche? Altra contraddizione logica.


Mi attengo   al testo, non a ciò che passa per la mente di chi lo interpreta e i testi sono chiari.
#18


Nietzsche  scrive:
Noi non accusiamo di immoralità la natura quando ci manda un temporale e ci bagna; perché mai chiamiamo immorale l'uomo che fa del danno? Perchè supponiamo qui una libera volontà che agisce di proposito, e là una  necessità. Ma questa distinzione è un errore [......] qualunque cosa l'uomo faccia fa sempre il bene, ossia ciò che gli sembra buono(utile),secondo il grado della sua intelligenza, lo stato attuale della sua ragionevolezza.


La cattiveria non ha in sé come scopo la sofferenza ,ma il nostro godimento,[.....] il sapere che un altro soffre per causa nostra, deve dunque rendere qui immorale la cosa stessa di cui altrove ci sentiamo irresponsabili?[......]  la nostra superiorità può soltanto farsi conoscere nella sofferenza degli altri. Donde proverrebbe la nozione che non si deve suscitare il disoiacere di altri per far piacere a se stessi? Unicamente dall'utilità. Ossia dalla considerazione delle conseguenze, di un eventuale dispiacere, se il danneggiato o lo  Stato che lo rappresenta lascia temere punizione o vendetta: solo ciò può in origine aver dato motivo di vietare simili azioni.
Chi ha pienamente compresa la dottrina della completa irresponsabilità non può più ricondurre
alla nozione di giustizia premiante o castigante..... e in quanto castigo e ricompensa, biasimo e lode agiscono sulla vanità nel modo più sensibile, la stessa utilità esige anche la conservazione della vanità.
Colui stesso che agisce si illude di possedere il libero arbitrio.
Tra azioni buone  cattive non c'è differenza di specie; ma tutt'al più di grado. Le azioni buone sono azioni cattive sublimate: le azioni cattive sono azioni buone rese grossolane e sciocche. Unica l'aspirazione dell'individuo verso il godimento di se stesso ( insieme con la paura di esserne privato)[....] il più alto grado dell'intelligenza umana che ora si possa raggiungere sarà certamente più tardi superato [....] se l'umanità da morale può trasformarsi in saggia [....] Tutto è necessità,-così dice la nuova conoscenza ; e questa stessa conoscenza è necessità. Tutto è innocenza: e la conoscenza è la via per vedere in questa innocenza. Piacere, egoismo, vanità sono necessari alla produzione dei fenomeni morali e del loro più alto fiorire, il senso della verità e l'esattezza della conoscenza; se l'errore e il traviamento della fantasia furono l'unico mezzo in grazia del quale l'umanità potè a poco a poco elevarsi a questo grado d'illuminazione e di liberazione di se stessa, chi potrebbe spregiare quel mezzo? [....] una nuova abitudine, quella del comprendere, del non amare, del non odiare, del guardare dall'alto.... e forse tra migliaia di anni  sarà abbastanza potente per dare all'umanità  la forza di produrre l'uomo saggio, innocente (consapevole dell'innocenza)....come ora produrre l'uomo non saggio-ossia il gradino necessariamente precedente, non l'opposto di quell'altro uomo.


Il mio commento a questi scritti di Nietzsche riguardante la parte morale in "Umano troppo umano" è il seguente.
1) Nietzsche non si pone il problema di come l'universo si sia costituito, lo prende come dato di fatto ,da non considerare l'origine dell'universo.
2) E' la ragione, la facoltà intellettiva il discrimine che origina la morale. L'uomo "ragionevole" per Nietzsche non è morale: e questo è un enorme errore. Si dice infatti che la natura ,gli animali privi di ragione ,non siano morali, l'uomo non è identico alla natura e Nietzsche daccapo non capisce la differenza fra natura e cultura.Non la supera affatto ,non avendola compresa.
3) l'irresponsabilità nasce dalla considerazione che non essendovi morale l'uomo non è responsabile degli effetti delle azioni, ma non solo l'uomo non ha una libera volontà.
Apre al concetto utilitaristico moderno che surroga la morale. Nietzsche è un conformista, altro che profeta rivoluzionario.
4) l'uomo saggio di Nietzsche è un vaneggiamento privo di fondamenta ragionevoli. Cosa significa saggio? Socrate e Platone lo definiscono al contrario di Nietzsche, in quanto uomo di conoscenza, di morale e di responsabilità.
5) Nietzsche è convinto di una evoluzione progressista, daccapo questo è conformismo positivista, in cui sono caduti tutti gli pseudo rivoluzionari moderni (che infatti non sono riusciti a cambiare di un niente il sistema cultur tecnico moderno), compreso lui stesso.
6) sono d'accordo sull'innocente se Nietzsche lo interpretasse come originaria condizione umana.
L'uomo non soffre sulla Terra per un peccato  originario di disobbedienza, è privo di senso, è illogico il racconto di un Adamo che espierà con tutto il genere umano futuro, la condizione di disobbedienza.
L'uomo è innocente, poichè non ha creato le sue condizioni esistenziali: su questo sono d'accordo se Nietzsche intendesse questo.
L'uomo sula Terra non deve espiare nulla, l'uomo non ha colpe.
#19
 Un inciso.


Per capire la filosofia, la vera filosofia bisogna entrare nei fondamenti del problema umano:
1) che ci facciamo qui? Perché esistiamo?
2) perché la nostra condizione è di essere ignoranti, ma con una facoltà che è la ragione che ha come fine togliere l'ignoranza e quindi acquisire conoscenza.
3) l'universo, il mondo la realtà, rispecchia la contraddizione fra condizione di ignoranza da una parte e dall'altra possibilità di conoscere e togliere ignoranza.


Questi punti sono essenziali per capire qualunque filosofia " seria".
Se noi con la facoltà intellettiva togliamo il velo dell'ignoranza, significa che il senso, o almeno un senso ,dell'esistenza è acquisire conoscenza, elevandosi di livello.


Il procedimento dialettico è togliere il negativo dell'ignoranza per acquisire il positivo della conoscenza e adatto che questo è il moto universale, poiché tutto si muove per opposti, per contrari, per contraddizioni, in quanto la verità è immobile e il divenire è la contraddizione appunto, diventa quanto meno più chiaro che il soggetto umano, inteso come coscienza ,per elevarsi deve sapere relazionare la ragione con la realtà per togliere ignoranza contraddittoria negativa.
Elevarsi al punto di saper corrispondere il concetto con lo Spirito che permea l'universo.
E' un movimento emancipativo.
E' uno scontro dialettico tra forze che determinano una realtà possibili fra tante, come lo è la storia.


Il problema di qualunque forma di conoscenza e filosofia  è che non c'è il giudizio assoluto per cui dovremmo sapere se il nostro evolversi dall'ignoranza ad una presunta conoscenza sia davvero un moto emancipatovi. Se le religioni dichiarano un Dio ,se Aristotele dichiara di un motore immobile, al di là di una origine assoluta come verità, cioè la relazione che se esisto da qualche parte qualcosa o qualcuno ha voluto questa esistenza o comunque l'ha permessa e quindi riporta ad una formulazione di senso dell'esistenza, tutto il resto è un ragionamento speculativo come lo è anche quello di Hegel: questo è il punto debole. Nessuna storia porta necessariamente ad uno Spirito, perché le strade della storia sono innumerevoli possibilità e quindi se vi è un successo vi è anche un fallimento. La strada del ragionamento concettuale può comprendere, ma comprendere non è ancora vivere significativamente .Semmai si sa che dialetticamente  ci si muove fra verità e menzogna fra contraddizioni e conoscenze, ma dire che la strada è giusta o sbagliata significherebbe avere il giudizio universale "in tasca". Quindi anche Hegel scommette speculativamente sulla verità.


La contraddizione fondamentale umana è credere che la verità sia interna all'uomo, questo errore lo compie una certa spiritualità, lo compie in parte la modernità culturale e filosofica quando si pone come soggettivista e solo dopo riconosce che la relazione fra uomo e mondo, fra io e Dio, fra soggetto ed oggetto, fra umanità e realtà, è  il punto di vista dell'essere umano rispetto all'universo, non essendovi un giudizio "oggettivo" reale, universale, assolutamente vero e certo.
Noi "scommettiamo" su noi stessi e sulla storia e l'intera narrazione, fra nefandezze e saggezze.
#20
 Ci sono due coscienze ,quella naturale e quella filosofica. La coscienza naturale diviene Spirito che sa se stesso. Quindi la coscienza filosofica che è l'Io narrante, rispetto alla coscienza naturale pura che è l'IO narrato,  conduce l'esposizione della Fenomenologia dello Spirito, che non è altro che la coscienza naturale giunta al sapere assoluto, attraverso due itinerari, quello storico fenomenico della coscienza naturale e quello concettuale fenomenologico della coscienza filosofica.
Nella religione lo Spirito che sa se stesso  è immediatamente la sua autocoscienza pura. Nel loro insieme le figure spirituali-lo spirito vero, lo spirito estraniato da sé e lo spirito certo di se stesso- costituiscono invece lo Spirito nella sua coscienza, che si contrappone al suo mondo e non vi si riconosce. Quando però assoggetta a sé tanto il suo mondo oggettivo in generale, quanto la sua rappresentazione e i suoi concetti determinati, allora lo Spirito è autocoscienza essente presso sé.
Lo spirito è coscienza in generale, è ciò che abbraccia al suo interno certezza sensibile, percezioni e intelletto, nella misura in cui esso si considera come realtà oggettiva essente e astrae dal fatto che questa realtà è il suo essere per sé, allora lo spirito è autocoscienza. In quanto coscienza immediata dell'essere in sé e dell'essere per sé, in quanto unità della coscienza e dell'autocoscienza, lo spirito è la coscienza che ha la ragione.
Quando lo spirito che ha la ragione si intuisce finalmente come coscienza che è ragione, quando la ragione è nello spirito stesso come realtà e costituisce il suo mondo , allora esso è  nella sua verità. A questo punto lo spirito è lo spirito, l'essenza etica reale. Nella misura in cui  è la verità immediata , lo spirito è la vita etica di un popolo: l'individuo che costituisce un mondo. Lo spirito deve raggiungere  mediante una serie di figure il sapere di se stesso.
Il tema di "Fenomenologia dello Spirito" è il movimento dialettico dell'automanifestazione dello Spirito assoluto nell'esistenza concreta.
#21
 Per Husserl  l'oggetto della scienza fenomenologica è considerato esclusivamente sul piano eidetico trascendentale. Hegel invece intende il fenomeno  come il manifestare di ciò che è in sé come il lato concreto dell'esistenza dell'essenza. Per Kant il fenomeno è semplicemente, dal lato oggettivo, l'oggetto indeterminato di una intuizione empirica, mentre dal lato soggettivo, è rappresentazione sensibile; l'esperienza costituisce la connessione sintetica delle intuizioni, la conoscenza dei fenomeni in generale. Per Hegel è lo spirito  che si relaziona al fenomeno e all'esperienza,ciò che per Kant è confinato nel noumenico.
Il fenomeno, l'apparire,  il movimento del nascere  e del morire che non perisce e neppure nasce esso stesso, ma che costituisce il movimento della vita e della verità.
La fenomenologia per Hegel è l'insieme delle manifestazioni  dello Spirito nella sfera dell'esistenza concreta , della coscienza e della storia universale. LA "Fenomenologia dello Spirito" è quindi l'automanifestazione dello Spirito esistente a se stesso. Questa automanifestazione dà luogo  all'esperienza che è il movimento dialettico che la coscienza esercita in se stessa. Fino a l punto in cui lo Spirito giunge a sapersi  come Spirito.
Lo Spirito ,essendo Dio, è trino, per cui nella dialettica hegeliana sia ha: In sè=Padre; Per sè=Figlio;
In sé e per sè= Spirito Santo.
Il motore che regge è il negativo. La differenza assoluta.Lo Spirito deve guardare il negativo e soggiornarvi; è questo soggiorno che  converte il negativo nell'essere, quindi viene rivelata la radice  speculativa della sua dialettica, vale a dire il il Dio Padre che si incarna come Figlio che muore e risorge e che ridiscende nella sua comunità come Spirito Santo.
La morte di Cristo come autonegazione assoluta di Dio, mostra l'immane potenza del negativo  che è l'energia del pensiero.
Il tema di fondo, l'automanifestazione storico concettuale dello Spirito assoluto, viene tradotto su due piani: a) il piano della coscienza naturale nel progressivo movimento dialettico verso il sapere assoluto; b) il piano della coscienza filosofica che Hegel dice "in sé o per noi", in cui si situa l'esposizione vera della coscienza  naturale (lo Spirito come soggetto della fenomenologia).
#22
 

L'uomo non è solo natura, Nietzsche deve farsene una "ragione", essendo appunto l'uomo anche cultura, ragione. La morale non è una invenzione intellettuale e neppure naturale. È entrambe.
Non essendovi una natura morale, animali morali, gli umani essendo istinto e ragione hanno costruito relazioni particolari. La morale è necessaria nell'uomo ,non nei vegetali e negli animali, poiché è la relazione dell'armonia ed equilibrio che decide fra la volontà di potenza umana e il rapporto con la natura e gli altri umani come società. Essendo l'uomo potente, poiché con la ragione costrusce armi, tattiche e strategie superiori ai viventi,  o quell'istinto edonista viene in qualche modo temperato, armonizzato modualto, limitato, oppure non poterebbe esistere l'uomo sociale.
Il "guerriero" nitzscheano deve sapere quando essere spietato e quando misericordioso.
Non regge uno "spontaneismo" individuale dentro un sistema organizzato sociale umano, la relazione fra individuo e sociale ha una zona di rispetto e di libertà,in cui l'individuo può vivere in sicurezza.
Quindi sì, la morale è un principio generale, ma non è individuale. Oggi è molto individuale e sta collassando la relazione sociale. La ricerca può essere individuale e soggettiva, ma la narrazione non può essere individuale. La Bibbia e il Corano sono racconti di tribù nomadi che una unica narrazione ha unificato come nazione di popolo e poi come Stato. Per questo la religione è potente, è  direttamente morale, poiché la scrittura rivelata  ha all'interno la morale. Per certi versi anche il marxismo quando storicizza lo sfruttamento compie una morale.
Lo Stato non impone una morale, perché esso stesso come Stato è nato da una morale, di tragedie storiche, di territorio. Lo Stato impone la Legge che non è la morale.


I totem e tabù sono morali quanto Dio.




Citaz Green
Mi stupisce solo che non vedi questa lotta interna allo stesso Nietzche.


Io le ho chiamate contraddizioni, dicendo che non è questa una "brutta" parola ,perchè in fondo la vita e noi stessi siamo un contraddittorio. Nietzsche è quindi da un certo punto di vista l"uomo".
#23
 @Green,
Nietzsche o è venerato o odiato, vie di mezzo sono difficili e ognuno ha una sua lettura, perché Nietzsche non scrive filosofia in maniera organica e strutturata. Confrontarsi sul testo è l'unico modo per dirimere interpretazioni differenti , o comunque per chiarirsi,anche se poi ognuno rimanesse del proprio parere.


Nietzsche è un esteta perché ama l'arte e questa è costruita sulle intuizioni non sui concetti.
Per questo Nietzsche segue istinti-impulsi-intuizioni e si scontra con ragione-concetto-logica.


Cosa intendi che Nietzsche sia un moralista? Se si scaglia contro la morale religiosa e metafisica , quale morale allora dichiarerebbe e fondata su cosa?


Se tu stesso infatti ammetti che Socrate/Platone e Aristotele direi molto meno  e Gesù nei Vangeli  sa legare i sentimenti e i concetti dentro la morale, tant'è che uno costituisce una maieutica costruita sul pensiero dialettico, l'altro costruisce le parabole che sono narrazioni di esempi morali. Adatto che Nietzsche si scaglia proprio contro entrambi? O è in contraddizione o non si capisce, o non ha capito lui niente.
Nietzsche  sposa la dottrina del sensibile intesa come natura fisica scientifica, non gli va la metafisica, l'oltre il sensibile.


Nietzsche accetta Kant poiché quest'ultimo inventandosi il noumeno non andò oltre il trascendentale del pensiero che significa attenersi all'empirico , Hegel è completamente diverso e quindi inviso da Nietzsche, è la presenza dello Spirito nel mondo  in Hegel che aleggia.
L'imperativo categorico kantiano è una motilità intestinale dove la morale è fondata sul nulla. Senza metafisica non si è mai riusciti a costruire una morale "alternativa": questo è un punto determinante nella costruzione dell'identità individuale e collettiva dei popoli e del decadimento attuale .
La morale è la narrazione storica di un popolo nella tragedia e nell'amore, senza questo ricordo nella tradizione un popolo unito si frantuma in individui che non sanno condividere.


Nietzsche è soggettivista, come tutti i moderni.
I moralisti francesi non hanno una morale....trovo ridicolo secondo cui Montaigne sarebbe un moralista quando è un precursore di Nietzsche. Allora i mistici cosa sarebbero ?


La morale non va cercata solo nell'uomo, questo è l'errrore dei moderni che non lo hanno trovata nemmeno nello psicologismo.
Questi antropologhi e psicologi da due soldi non sanno capire la morale di un cannibale o tagliatore di teste, da un sacerdote caldeo o dall'ermetismo egizio. La morale non è il costume di un popolo, semmai i costumi che vediamo per il mondo indicano il loro modo di vivere ,di essere e stare nel mondo che implica la morale. L'etica è ciò che vediamo, i comportamenti, mentre la morale è ciò che sottende all'etica e persino alle legislazioni ed è generalmente raccontata nelle tradizioni dei popoli, è un vero e proprio arche-tipo. La morale non è la tavola delle leggi di Mosè, è il "patto", la relazione fra Dio e uomo che costruisce l'universale-naturale-umano. Il nomos di Pindaro da cui deriva la sovranità nasce dalla morale.La morale quindi precede la formazione di un popolo, di una polis è la sua narrazione, la sua tradizione storica, la sua identità. Questo Nietzsche o non lo ha capito, e per questo politicamente capisce "na mazza", o non afferra le relazioni fra uomo naturale e uomo culturale e la sua storia. Se ogni popolo della terra ha una morale, ha una religione, significa che non è l'intellettualismo filosofico il problema, non era questa l'analisi da fare per arrivare a distruggere la morale.
La morale è il pensiero costruito su relazioni fondamentali , su come pensiamo che funziona il mondo nella sua essenza, mentre l'etica è la pratica, il comportamento che prendiamo  come consono all'idea di mondo che ci siamo costruiti. Ecco perché c'è differenza fra giustizia come idea morale e la legge come concetto politico e il motivo per cui la morale dichiara le virtù e i vizi, il bene e il male. La legge politica condizionando i comportamenti quindi l'etica ,può entrare in collisione con la morale che a sua volta può essere una costruzione individuale, di popolo, religiosa o spirituale.




Il Bene per Platone non è affatto Dio, il demiurgo, anzi il Bene precede il demiurgo, quindi anche su queste relazioni si fanno confusioni. Il Bene è quello che è per  Platone; è l'universo, la vita, la natura-Platone è stato molto travisato .
#24
@ Kobayashi
Adesso ti sei spiegato decisamente meglio, e infatti mi ci trovo.


Veniamo al focus  su Nietzsche.
Crede in un mondo anti-morale e adatto che la morale è costituita dalla metafisica filosofica e soprattutto dalle religioni, ritiene che la contrapposizione fra anima (idea) e corpo(fisica) sia l'origine della morale.
Prima di tutto in filosofia metafisica greca non c'è la contrapposizione fra anima e corpo seppur venga accettata la differenza soprattutto in Socrate-Platone, meno in Aristotele.
Il dualismo non è una necessaria, semmai è possibile, contrapposizione, l'anima è immortale poiché è l'anima che anima(gioco di parole) il corpo. Quindi è miracoloso che Nietzsche sia nato se lui non sa spiegare ( e nessuno scientificamente lo sa spiegare) cosa sia la vita. Questo fa della vita il "miracolo" creazionista.
La trasmigrazione delle anime che viene da Pitagora ed è a sua volta originata dall'ermetismo egizio è precedente alla nascita della filosofia greca , tant'è che in un dialogo socratico di Platone se ne parla, ma senza quel dualismo estremistico imputato da Nietzsche. E' vero che  l'immortalità dell'anima pone una proprietà fondamentale, ma non significa affatto per i metafisici di allora che il corpo fosse "non nobile": tutt'altro.  La demolizione della morale per Nietzsche presuppone la demolizione dell'anima e del "mondo delle idee" tipico della metafisica intesa come oltre la fisica (Nietzsche cade in contraddizione allora se pensa ad un Oltre-uomo ),
quindi ritiene che il pensiero deduttivo seppur logico che vada oltre l'evidenza sensibile sia "miracoloso".  Io direi a Nietzsche che allora è "miracoloso" il fatto che lui stesso  pensi e non sappia dire da dove venga esercitato ,l'atto del pensare. Pensare oltre la morale, oltre la religione e oltre l'uomo è ancora pensarli e questo è contraddittorio poiché il suo pensiero poggia sulla negazione non sulla positività , come molto del pensiero attuale e moderno: è privo di ontologia.


Il trascendente, il trascendentale e l'immanentistico sono dentro il "mito della caverna" di Platone, se abbiamo davvero capito quel mito, cioè la relazione del vedere farsi un'idea sul veduto decidere se è vero-verosimile-falso. Il trascendente è un termine più teologico che metafisico, il trascendentale è l'uso modernista di Kant per spiegare il pensiero e la conoscenza  dichiarando il noumeno, l'immanentismo è spiegato nella metafisica con il divenire. Ma sono tre termini molto più usati ,se non solo usati, dalla modernità a noi, o al massimo nel pensiero latino tardo medievale.
Platone che ritiene il mondo delle idee superiore a quello delle apparenze, non ha una contrapposizione così forte  come ad esempio in alcuni patristi cristiani; nella cultura greca ,le polarità ,le dualità e contrari e contrasti erano accettati e la morale poggia sulla natura non su una rivelazione divina, in questo è deviante o comunque molto poco chiaro Nietzsche.
C'è una Bibbia, di cui fa parte il Vangelo cristiano, c'è un pensiero filosofico soprattutto metafisico greco, c'è una ellenizzazione del pensiero sotto Alessandro Magno e il ponte con il mondo latino romano, ma non si fa di tutto il pensiero un fascio ,vi sono diversità interne e anche profonde che purtroppo essendo invise ai Nietzsche e ai moderni, sono ancora in attesa di essere svelati, approfonditi, ripresi.
Senza morale, piaccia o non piaccia, non esiste una narrazione collettiva storica di nessun popolo poiché dentro i miti, sono dentro le morali . Togliere la morale significa collassare l'identità individuale e collettiva di popolo , senza morale non esiste idea e non esiste partito politico. Per questo in Platone/Socrate è forte la relazione fra sovrano-popolo-morale- polis.


E' chiaro che scrivere succintamente in un forum si rischia la superficialità, ma Nietzsche crede tutto sommato nelle scienze moderne, nel kantismo, nel darwinismo: ma è ovvio. O si crede nella metafisica o si cade nello scientismo e Nietzsche ha compiuto la sua scelta.


E da dove deduci che 18-"Problemi fondamentali della metafisica" , abbia a che fare con il dialogo socratico di Platone il Sofista? In questo aforisma continua ad attaccare la metafisica, ma non è solo la metafisica è il pensiero soprattutto logico che non gli va, in quanto per Nietzsche, stimoli organici, sensazioni non sono riconducibili a spiegazioni  e narrazioni tali da relazionarli a qualcosa ,come appunto fa il pensiero ( ma Anche Nietzsche contraddicendosi lo fa....).
Ma è importante quello che scrive nella parte finale di questo aforisma Nietzsche che rafforzerà poi in altri aforismi dicendo che l'uomo è totalmente deresponsabilizzato e quindi ingiudicabile.
Scrive nel brano 18 ....." Noi abbiamo fame, ma in origine non pensiamo che l'organismo deve essere conservato: a noi sembra che quella  sensazione ci si manifesti senza causa e senza scopo, essa si isola e si considera come arbitraria. Dunque, la credenza nella libertà della volontà è un errore primordiale di tutto ciò che è organico, così antico come il tempo da cui esistono in lui le emozioni logiche, la credenza in sostanze incondizionate ed in cose eguali è pure un errore originario, ed altrettanto antico, di tutto ciò che è organico. Ma in quanto ogni metafisica si occupò di preferenza della sostanza e  della libertà del volere, la si può definire come la scienza che tratta degli errori fondamentali degli uomini,- ma li tratta come se fossero fondamentali virtù.


Quì Nietzsche scende ad un basso livello intellettuale, per lui la volontà libera è quindi la sua mente è un suppellettile inutile. Poi si contraddice, cosa mai sarebbe allora il Super-uomo se non utilizzasse la libera volontà? Sempre per motivi anti-morale Nietzsche tenta di destrutturare il pensiero metafisico. Ma poi se il pensiero metafisico fosse in errore, quale sarebbe mai il parametro di giudizio ? Quale è il "giusto"?
#25
 

Non mi risulta che la metafisica si sia posto il problema di una nascita fra opposti e per giunta dove una parte appartenete a "poli superiori": ma di cosa e di chi parla Nietzsche? Socrate e quindi Platone l'ho studiato tutto e di  Arisitotele sto riprendendo proprio "Metafisica".
Gli opposti, o contrati, o antagonisti, o mancanza e assenza, o pieno o vuoto, ecc. sono evidenze che tutti i filosofi greci, non solo metafisici discussero. Direi che era filosofia della natura e fisica di quel tempo. Ma non c'è un concetto di "miracoloso" in un "polo superiore".


Certo che l'approccio di Nietzsche è positivistico. Che cosa mai avrebbe accertato la scienza moderna in fisica: che non esistono opposti? E tutti i legami polari chimico-fisici, l'elettrolisi, il catodo e l'anodo delle batterie? Tutto l'elettromagnetismo è fondato su polarità.
E cosa c'entra l'elettromagnetismo con la razionalità e irrazionalità, con i sentimenti?


La posizione di Nietzsche è di psicologismo empirico appoggiato all'evoluzione darwinista, appunto tipicamente positivista.
La filosofia poggiata sullo psicologismo è foriera di forti sbandamenti e ambiguità, poiché si può dire di tutto e il contrario di tutto,  essendo fondata su niente .Che cosa è la psiche ontologicamente, se non un luogo inventato a sua volta per togliere all'antica psichè( L'anima) la condizione di esistenza? Tant'è che semmai la filosofia si è spostata sulla cognizione come ha cercato a sua volta di fare Husserl nella fenomenologia. La filosofia si interrogò sul processo conoscitivo, la gnoseologia.
Nietzsche è contraddittorio e irrazionalista, ma non sono da prendere come "brutte parole" contro Nietzsche, è la sua posizione estetica (contraddittoria poiché è imbevuta di positivismo del mainstream culturale di allora e ambigua poiché in fondo si schiera contro la cultura di allora, si direbbe un pensatore(non un filosofo) critico con due piedi in due scarpe diverse. Ma forse è proprio questo che lo caratterizza. Desidererei che si capisse che la mia non è una posizione "contro" Nietzsche ( sarebbe da parte mia stupido aver perso tempo a studiarlo).
#26
A mia volta non sono ovviamente d'accordo con te Kobayashi. Ma adatto che ogni volta che critico Nietzsche accade un incidente diplomatico con Green, mi limiterò....non ho intenzione di creare polemiche.

Nietzsche
Aforisma 1- Chimica delle idee e dei sentimenti.
I problemi filosofici riprendono oggi in quasi tutti i loro elementi la stessa forma di domanda che duemila anni fa: come una cosa può nascere dal suo contrario, per esempio ciò che è ragionevole da ciò che è privo di ragione.......... La filosofia metafisica si aggiustò finora per superare queste difficoltà  negando che l'una cosa nascesse dall'altra e ammettendo per le cose più altamente apprezzate un'origine miracolosa, proveniente immediatamente dal nocciolo e dall'essenza della "cosa in sé"...........Tutto ciò di cui noi abbiamo bisogno e che solo con l'altezza presente delle singole scienze ci può venir dato, è una chimica delle rappresentazioni e dei sentimenti morali, religiosi, estetici.............



Mio commento.
In metafisica i contrari generano il divenire della moltitudine delle apparenze, non l'essere che è eterno  e che è proprio della metafisica.


L'origine miracolosa....Nietzsche sa forse spiegare il miracolo della vita? Nessuno sa spiegare come i "chimismi" di elementi materiali determinano l' "anima" della vita, il soffio vitale.


Nietzsche crede nel darwinismo evolutivo, nelle moderne scienze e quindi ritiene che il "chimismo" materico darà risposte........siamo in ancora in attesa e intanto un coronavirus sta mettendo sotto scacco l'intera scienza.
#27
 Continuo a scrivere degli aforismi a mio parere più interessanti in Umano troppo umano.


"Prima c'era l'impersonalità come il vero segno dell'azione morale (....) oggi si vede meglio che nelle considerazioni personali  è massima l'utilità per la generalità degli uomini: così che l'agire strettamente  personale risponde all'idea odierna di moralità ,intesa come utilità generale (....) meglio della precedente compassionevole emozioni  ed azioni a favore di altri  (...)Solo importa sapere che cosa s'intenda per proprio vantaggio; l'individuo immaturo, rozzo, lo intenderà nel modo più rozzo".


Tipico esempio di ambiguità in Nietzsche mista a brillante intelligenza. E' vero che la morale è impersonale, è altrettanto vero che Nietzsche è contro la morale e quindi ciò che storicamente è avvenuto è proprio ciò che Nietzsche si proponeva. Era ovvio che finita la morale che fondamentalmente è impersonale se vuole essere universale, ne fuoiuscisse nella modernità fra soggettivismi e oggettivismi , fra scienza e conoscenza , una a-moralità in cui l'etica fosse fondata sull'utilità e quindi suffragasse poi il principio edonistico di Adam Smith e intanto la psicologia empirista picconasse l'anima facendo della psiche freudiana un luogo di IO- Super-io, di pulsioni soprattutto sessuali.
Ciò che oggi siamo, amorali edonistici e individualisti con crisi di identità sicuramente collettiva e anche individuale e che rispondono al concetto di fare cose utilitaristiche comportasse comunque ad un umano che decade nella rozzezza. Nietzsche sei sprovveduto se pensavi che il futuro fosse migliore.
Ma c' è di più e quasi nessuno di questo tempo vi arriva. Una collettività, una nazione uno Stato esistono solo se la sovranità è fondata su una morale premessa della legislazione del sovrano. Questa fu la regola fondativa degli Stati e dei sovrani. Senza la morale collettiva, manca il parametro sulla giustizia che inchioda alle responsabilità e alle coerenti azioni etiche dal sovrano all'ultimo dei popolani, senza il parametro di giudizio sulla giustizia, premessa alle legislazioni e che pone il giudizio se a sua volta una legge è giusta o ingiusta. Le impunità dei potenti, il togliersi, lo smarcarsi dal giudizio è tipico della modernità decadente dove tutti ormai cercano di non essere asserviti alle leggi degli Stati, di aggirarle legalmente o illegalmente. Perché non vi è più il parametro morale del giudizio collettivo che identificava il popolo-nazione- Stato.
#28
 Fenomenologia dello spirito di Hegel è forse il testo più difficile di filosofia che abbia studiato.
Un anno di studio, 17 pagine di fronte e retro di appunti sul testo.
Per capire bene il testo bisognerebbe studiarsi quanto meno la logica dialettica di Hegel ,che è una sua "invenzione", una sua caratteristica ( senza la quale è poi impossible capire in profondità Severino che utilizza anch'esso la logica dialettica anche se con caratteristiche ancora diverse).
E' stato edito alle stampe nel 1807. E' scritto male, e questo lo rende infatti traduttivamente dal tedesco all'italiano ancora più difficoltoso, poiché Hegel quando lo scrisse era in ristrettezze economiche e doveva sbrigarsi per avere denaro dall'editore.
Originariamente il titolo sarebbe dovuto essere "Scienza dell'esperienza e della coscienza".


La via che conduce alla meta è il ricordo degli spiriti così come essi sono in se stessi  e compiono l'organizzazione del loro regno. La loro conservazione, secondo il lato della loro esistenza libera che si manifesta nella forma dell'accidentalità, è la storia ; secondo il lato della loro organizzazione concettuale ,invece, tale conservazione è la scienza del sapere fenomenico, tutt'e due insieme,cioè la storia compresa concettualmente, formano il Calvario dello Spirito assoluto, formano, la realtà, la verità, al certezza del suo trono,senza il quale vige la solitudine priva di vita.


Pur non essendo  il sistema scientifico della verità la fenomenologia dello Spirito è la scienza  dell'esperienza della coscienza, è il sistema dell'esperienza dello Spirito.
La coscienza , l'essere consapevole, non è altro che l'esistenza immediata dello Spirito e dunque essa è sempre  coscienza dello Spirito secondo le due direzioni – oggettiva e soggettiva-  dal genitivo.
#29
Tematiche Filosofiche / Sostanza dell'essere
03 Dicembre 2021, 23:13:13 PM
 @ Viator,
il problema non è definire la coscienza, ma dimostrarla secondo la scienza moderna. Di definizioni su dizionari e quant'altro, ve ne sono.
Il problema è della scienza moderna che crede solo in ciò che vede e percepisce sensorialmente e che viene giudicato come  dimostrato sperimentalmente ( anche se la scienza attuale si sta allontanando ormai dal metodo classico).
Quindi la coscienza è, esiste; è la scienza che non riesce a dimostrarlo.


La materia è un termine moderno, la sostanza più antico.
La materia è ciò che emerge e appare di un fenomeno, è concettualmente più scientifico che filosfico; mentre la sostanza era ritenuta come insieme di forma e di cosa (non necessariamente solo materiale).
La forma è proprio ciò che "leggiamo" della materia, che linguisticamente rappresentiamo in segni (scrittura, numeri).
Il paradosso delle scienze moderne è usare strumenti di cui la scienza non sa dimostrare, ma appunto usa: matematica, logica, geometria, segni, simboli,insomma linguaggi che non appartengono al regni del minerale. vegetale e animale.


@Iano


Ribadisco: o scienza moderna o filosofia, in mezzo c'è solo "casino".
La scienza moderna finché non dimostra, non fa scienza, fa opinionismo.
Filosoficamente invece la sostanza dell'essere, anche in termini spirituali come l'ipostasi, sono ampiamente dibattuti.
Il meccanicismo causa-effetto è la vecchia e classica scienza, che sussiste, ma con con altre concezioni come quelle organicistiche, come quelle probabilistiche delle indeterminazioni quantistiche, ecc. La scienza insomma si è storicamente........incasinata.


Si spiega che la modernità fa epistemologia (che è la gnoseologia filosofica applicata alle scienze), quindi ha esaltato i processi della conoscenza, il cognitivo, ma ha perso totalmente l'ontologia che è il fondamento della metafisica . L'ontologia è la disciplina dell'essere e se la coscienza è, allora esiste e ha consistenza quanto il bene e il male esistono e hanno consistenza.


Il tuo discorso, è un paradosso.
E' come dire: mi guardo allo specchio , ho coscienza di me stesso ( e nessun animale ha coscienza come l'uomo di se stesso davanti ad uno specchio). Posso dire tutto e il contrario di tutto, posso dire che ho o che non ho coscienza, posso quindi accettarla o negarla e intanto continuo a guardarmi allo specchio. Ma già l'accettare o il negare la coscienza, già il discuterne dimostra che si ha coscienza.


Accettiamo di capire una mela, una sedia, un computer e di non capire una coscienza?
E' o non è EVIDENTE che si ha una coscienza nel momento in cui si discute o si riflette di essa o di altro, diversamente cosa decide cosa? Intendo dire, cosa è lo strumento che sta ragionando, riflettendo e poi scrivendo di coscienza , se non la stessa coscienza?


Dire che non occorre sapere che si ha coscienza per parlare di coscienza ad esempio, è come dire che si vive senza sapere di vivere. E allora sorge un'altra domanda più importante, perché abbiamo una coscienza così d'aver coscienza, di essere presenti a tutti i problemi che l'esistenza pone?
Questa è vera filosofia, perché porta al senso e significato dell'esistenza e quindi ontologicamente dell'Essere.
Che ci facciamo al mondo e perché devo avere coscienza della domanda?


Come fa il caso a determinare ordine: quale è la dimostrazione matematica ? Se tutto avesse una teleologia, significa che ogni cosa si muove seguendo un fine, uno scopo : m da chi o cosa sarebbe determinato questo scopo. Tolto il "chi", rimane un principio indeterminato che è impossibilitato a dimostrare il perché esista un ordine. Quindi o si ritorna al "chi", oppure si rimane nel "limbo" ignorante scientificamente, di constatare evidenze che non sono dimostrabili.
#30
Tematiche Filosofiche / Sostanza dell'essere
03 Dicembre 2021, 01:23:50 AM
 Ciao Mariano,


é assolutamente inspiegabile come la sostanza generi coscienza: questo è il punto essenziale.
Come può emergere da catene di protidi nucleici, di acidi carbossilici, di  molecole organiche, una coscienza, una riflessione un pensiero ? Nessuno lo sa dire, tanto meno la scienza attuale con la sua vanagloria. Come fa idrogeno, ossigeno, azoto, carbonio, costituirsi in composizioni organiche di molecole semplici e complesse e da queste generare qualcosa che trascende la materia stessa?
L'idrogeno pensa, l'ossigeno pensa, .......la natura pensa, l' universo pensa?


La scienza mappa il virus, il genoma umano, domani i dati dell'intero pianeta Terra........
E intanto non capisce il meccanismo della vita, dell'identità, della coscienza, neppure di un virus che muta e si modifica nonostante abbia mappato il genoma. Conosciamo le apparenze, non comprendiamo affatto l' Essere.