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Messaggi - doxa

#16
Riflessioni sull'Arte / Re: "Anima gemella"
29 Giugno 2025, 23:29:46 PM

Costantin Bràncusi, Il bacio, scultura in pietra calcarea

Le due parti sono uguali e contrapposte ed evocano il "mito dell'androgino" (detto anche mito di Aristofane),  presente nel "Simposio", celebre dialogo platonico  che si propone di  argomentare sull'amore.

Il messaggio di questo mito è che Eros equivale al desiderio di colmare un'assenza, la mancanza della persona  che ci fa provare la completezza fisica e sentimentale. 

Per farvi leggere cosa dice il "mito dell'androgino" (detto anche mito di Aristofane),  presente nel "Simposio", celebre dialogo platonico  che si propone di  argomentare sull'amore, faccio il copia-incolla da Wikipedia

Dopo l'esposizione di Fedro, Pausania di Atene ed Erissimaco, inizia a parlare Aristofane, il famoso poeta comico, che sceglie il mito come veicolo della sua opinione su Eros.

Tempo fa - espone il poeta - non esistevano, come adesso, soltanto due sessi (il maschile e il femminile), bensì tre, tra cui, oltre a quelli già citati, il sesso androgino, proprio di esseri che avevano in comune caratteristiche maschili e femminili.In quel tempo, tutti gli esseri umani avevano due facce orientate in direzione opposta e una sola testa, quattro braccia, quattro mani, quattro gambe e due organi sessuali che erano tondi. Per via della loro potenza, gli esseri umani erano superbi e tentarono la scalata all'Olimpo per spodestare gli dei. Ma Zeus, che non poteva accettare un simile oltraggio, decise di intervenire e divise, a colpi di saetta, gli aggressori.

«Finalmente Zeus ebbe un'idea e disse: 'Credo di aver trovato il modo perché gli uomini possano continuare ad esistere rinunciando però, una volta diventati più deboli, alle loro insolenze. Adesso li taglierò in due uno per uno, e così si indeboliranno e nel contempo, raddoppiando il loro numero, diventeranno più utili a noi'."(Platone, Simposio, 190c-d; trad. it. Franco Ferrari)


In questo modo gli esseri umani furono divisi in due metà e s'indebolirono. Ed è da quel momento - spiega Aristofane - che essi sono alla ricerca della loro antica unità e della perduta forza che possono ritrovare soltanto unendosi sessualmente. Da questa divisione in parti, infatti, nasce negli umani il desiderio di ricreare la primitiva unità, tanto che le "parti" non fanno altro che stringersi l'una all'altra, e così muoiono di fame e di torpore per non volersi più separare. Zeus allora, per evitare che gli uomini si estinguano, manda nel mondo Eros affinché, attraverso il ricongiungimento fisico, essi possano ricostruire "fittiziamente" l'unità perduta, così da provare piacere (e riprodursi) e potersi poi dedicare alle altre incombenze cui devono attendere.«Dunque al desiderio e alla ricerca dell'intero si dà nome amore»(Platone, Simposio, 192e-193a; trad. it. Franco Ferrari)

Siccome i sessi erano tre, due sono oggi le tipologie d'amore: il rapporto omosessuale (se i due partner facevano parte in principio di un essere umano completamente maschile o completamente femminile) e il rapporto eterosessuale (se i due facevano parte di un essere androgino).La caratteristica interessante del discorso di Aristofane è nel fatto che la relazione erotica fra due esseri umani non è messa in atto per giungere a un fine quale potrebbe essere la procreazione, ma ha valore per se stessa, prescindendo dalle conseguenze.
#17
Riflessioni sull'Arte / Re: "Anima gemella"
29 Giugno 2025, 23:28:26 PM
Nel primo post di questo topic ho inserito questa immagine


Costantin Bràncusi, Il bacio, scultura in pietra calcare, 1907 Museum of Art, Philadelphia (U.S.A.)

Ho scritto che
Citazioneè considerata la prima opera astratta del XX secolo.

Ma un amico virtuale mi fa notare che in questa scultura prevale la sintesi delle forme  e di per sé non è astrattismo.

Nell'ambito artistico gli storici dell'arte considerano la prima opera astratta del XX secolo quella  datata 1910 ma realizzata  nel 1913 da  Vasilij  Kandinsky: è un dipinto a matita, acquerello e inchiostro di china, conservato nel "Centre Pompidou" a Parigi.



La critica fa iniziare l'Astrattismo da questo quadro.
#18
Riflessioni sull'Arte / Re: "Anima gemella"
29 Giugno 2025, 22:35:07 PM
A proposito di "anima gemella"..., la conoscete la leggenda de "Il filo rosso del destino ?" (in giapponese "Unmei no akai ito"): E' una favola di origine cinese diffusa in Giappone. Secondo la tradizione ogni individuo ha fin dalla nascita un invisibile filo rosso indistruttibile legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella: le due persone sono destinate ad incontrarsi e a sposarsi.

Il racconto: Wei era un uomo che, rimasto orfano di entrambi i genitori in tenera età, desiderava sposarsi e avere una grande famiglia; nonostante i suoi sforzi era giunto all'età adulta senza essere riuscito a trovare una donna che volesse diventare sua moglie.Durante un viaggio Wei incontrò, sui gradini di un tempio, un anziano appoggiato con la schiena a un sacco che stava consultando un libro. Wei chiese all'uomo cosa stesse leggendo; l'anziano rispose di essere il Dio dei matrimoni e, dopo aver guardato il libro, disse a Wei che sua moglie ora era una bimba di tre anni e che avrebbe dovuto attendere altri quattordici anni prima di conoscerla. Wei, deluso dalla risposta, chiese cosa contenesse il sacco; l'uomo rispose che lì dentro c'era del filo rosso che serviva per legare i piedi di mariti e mogli. Quel filo è invisibile e impossibile da tagliare, per cui una volta che due persone sono legate tra loro saranno destinate a sposarsi indipendentemente dai loro comportamenti o dagli eventi che vivranno. Queste parole non convinsero Wei che, per sentirsi libero di scegliere da solo la donna da sposare, ordinò al suo servo di uccidere la bambina destinata a diventare sua moglie. Il servo pugnalò la bambina ma non la uccise: riuscì soltanto a ferirla alla testa e Wei, dopo quegli eventi, continuò la sua solita vita alla ricerca della moglie.Quattordici anni dopo Wei, ancora celibe, conobbe una bellissima ragazza diciassettenne proveniente da una famiglia agiata e si sposò con lei. La ragazza portava sempre una pezzuola sulla fronte e Wei, dopo molti anni, le chiese per quale motivo non se la togliesse nemmeno per lavarsi. La donna, in lacrime, raccontò che quando aveva tre anni fu accoltellata da un uomo e che le rimase una cicatrice sulla fronte; per vergogna la nascondeva con la pezzuola. A quelle parole Wei, ricordandosi dell'incontro con il Dio dei matrimoni e dell'ordine che dette al suo servo, confidò alla donna di essere stato lui a tentare di ucciderla. Una volta che Wei e la moglie furono a conoscenza della storia si amarono più di prima e vissero sereni e felici".
#19
Riflessioni sull'Arte / Re: "Anima gemella"
26 Giugno 2025, 12:15:00 PM
L'anima gemella. Ma veramente è quella con la quale c'è l''affinità spirituale e sentimentale ? Qual è il confine tra due persone che diventano legate al punto tale da confondere ruoli e identità fino a diventare una coppia simbiotica ?

L'amore simbiotico trasforma la relazione di coppia in una "prigione". Uno dei due oppure entrambi rinunciano alla loro vera personalità, per l'incapacità di vivere la propria unicità.

La caratteristica della fusione simbiotica è la reciproca dipendenza tra i partner. Annullano la propria autonomia, la propria individualità.

Ma cosa succede se uno dei due comincia ad avere bisogno di un proprio spazio ?
 
Nel concetto di "anima gemella" c'è il  presupposto che uno debba vedersi come un'entità incompleta, che viene completata solo dal congiungimento con "la sua metà". Ma esiste l'altra metà ? Se uno si sente incompleto, significa che deve cercare qualcosa dentro sé stesso.


Ci completiamo da soli. La persona accanto è un di più, un arricchimento, non il completamento. Ma questo vale per chi ha imparato ad amarsi e ha un'elevata autostima, senza essere un narcisista.   
 
nella coppia simbiotica prevalgono:
 
 la possessività: il partner che dà amore deve appartenere soltanto a lei/lui. A poco a poco diventa una sua proprietà;
 
 la dipendenza: deriva dal bisogno di essere amato/a, è come un pozzo senza fondo che esige continuamente di essere colmato;
 
 la "fusione": i due partner cercano di diventare un tutt'uno;
 
 l'alienazione: l'altro/a emargina la propria personalità e vive esclusivamente per l'altro/a.
 
 "Così è (se vi pare)", direbbe Luigi Pirandello 
#20
Riflessioni sull'Arte / "Anima gemella"
24 Giugno 2025, 17:05:12 PM

Costantin Bràncusi, Il bacio, scultura in pietra calcare, 1907 Museum of Art, Philadelphia (U.S.A.)

E' considerata la prima opera astratta del XX secolo.

L'interesse  artistico di Brâncuși era rivolto ai modelli offerti dalle sculture primitive e dalla pietra come materiale da scolpire.

L'opera si ispira alla versione del bacio realizzato dallo scultore Auguste Rodin, il quale raffigura  i due giovani amanti  uniti dall'abbraccio; i loro corpi  sono avvinghiati in un movimento a spirale. Brâncuși, invece, scolpisce le due figure l'una di fronte all'altra, e divide in due parti speculari il blocco di pietra. Le due metà della forma alludono a due figure umane, una maschile ed una femminile, unite al centro. I due amanti sono  accovacciati e abbracciati. La loro stretta unione forma un unico essere.

Le braccia che avvolgono i corpi diventano fasce orizzontali che uniscono le due metà, amplificano l'idea di un legame indissolubile. I lineamenti sono appena abbozzati, gli occhi e le labbra sembrano fondersi tra di loro.

Le forme sono ridotte all'essenziale, semplificate, fino a far diventare i due soggetti un unico blocco di pietra. Dualità nell'unità.

Per "Il bacio", Brancuși utilizzò il quadrato invece del cerchio per accentuare la dimensione statica dell'amore, fuori dalla ciclicità del tempo, diventato pietra, quindi eterno.

Realizzò alcune versioni di questa scultura, semplificando nel tempo le forme che  tendono ad una maggiore astrazione. Una sua nota versione de Il bacio decora una tomba nel cimitero di Montparnasse a Parigi.

Il  tema del bacio oltre ad Auguste Rodin evoca altri artisti, come Francesco Hayez, Gustav Klimt, Edvard Munch. Ma rimanda anche ai primi baci che abbiamo dato a chi  credevamo essere la nostra anima gemella...

Il concetto di "anima gemella" implica l'esistenza del/la partener predestinato/a per ciascuna persona. Ma è un legame indissolubile ?
#21

E' stato pubblicato l'interessante saggio titolato: "La famiglia naturale non esiste", scritto dalla sociologa della famiglia Chiara Saraceno, ex docente universitaria nell'Università di Torino.  

La Saraceno dice che la famiglia naturale è un'invenzione culturale, e spiega perché.


L'aggettivo 'naturale' è spesso utilizzato  per ostacolare le forme di unione, di amore e di filiazione che vanno al di là del dato biologico.

La famiglia è un luogo di osservazione privilegiato per raccontare i cambiamenti profondi della cultura e della società, tanto che il libro – alternando riflessioni teoriche, ricostruzione dei cambiamenti avvenuti e memoria personale di tante 'battaglie' intraprese – diventa un ritratto dell'Italia degli ultimi cinquant'anni.

La sociologa ha detto che per  famiglia naturale, o tradizionale, si intende quella formata da una coppia eterosessuale legata da matrimonio, con distinzione nei ruoli di genere e votata alla procreazione. E' un modello che non esiste, spiega l'esperta, ma che fatichiamo a "lasciar andare" perché è "come pensiamo di concepirla da sempre": una tendenza non solo italiana dovuta al fatto che "la prima dimensione che conosciamo venendo al mondo è proprio quella familiare. È al suo interno che impariamo cosa sia una relazione. Ed è per quello ci sembra 'naturale'.

Ma dire che la famiglia naturale non esiste non significa negare la legittimità di questa forma di legame umano. Significa piuttosto riconoscere che non è un modello unico né universale: la storia e l'antropologia ci mostrano infatti che le società umane hanno sempre creato una grande varietà di forme familiari, e che perfino all'interno della stessa civiltà il concetto è cambiato ripetutamente, adattandosi ai contesti e ai bisogni del momento.

Per fare un esempio, secondo Saraceno, anche l'idea che la famiglia debba basarsi sull'amore e sulla libera scelta degli individui è, in realtà, recente. Non era così fino a poco tempo fa nemmeno in Occidente, e in molte culture del mondo non lo è ancora oggi. Senza contare le profonde differenze legate al contesto sociale: la famiglia del proletariato, ad esempio, è sempre stata molto diversa da quella della nobiltà, sia nelle dinamiche che nei significati.

Dunque, dire che "la famiglia non è naturale non vuol dire che è contro natura; vuol dire che anche quella che pensiamo essere la famiglia naturale non sta nella natura, altrimenti vorrebbe dire che nella maggior parte della storia le persone si sono aggregate in famiglie contro natura".

La famiglia è un'invenzione culturale. Ma come si formano queste 'invenzioni'? "Sedimentandosi nelle pratiche, nei rapporti con le religioni e i regolamenti degli Stati, dove ci sono, e con le necessità del tempo", ha spiegato la sociologa.

Nello specifico, "ciò che definisce l'appartenenza o meno alla famiglia cambia nel tempo", sottolinea l'esperta ricordando che "per molto tempo, in modo diverso a seconda della società, ciò che ha definito i confini della famiglia è stata la filiazione: decidere di chi sono i figli, a chi appartengono. Da questa necessità in diverse società è derivata l'esigenza di controllare la fecondità femminile".

Un esempio di come sia il diritto, e dunque un dato culturale, a decidere cosa sia famiglia e cosa no, la sociologa nel suo intervento ha ricordato "un fatto che oggi sembra assurdo: in Italia fino al 1975 i figli nati fuori dal matrimonio erano illegittimi (una parola violenta: non avevano diritto a nascere)". Quindi, ha sottolineato, "non era la natura che fondava la famiglia. Si è dovuto attendere fino al 2012 per ottenere che non ci fosse più distinzione".

A dimostrare la varietà storica del concetto di famiglia, Seraceno rammenta che "l'Europa è l'unico posto al mondo in cui da molto presto è prevalsa la famiglia monogamica seriale (una sola moglie per volta). In altre parti del mondo hanno prevalso per molto tempo le famiglie poliginiche (presenti anche nella Bibbia)". Eppure "in questo spazio europeo diverse modifiche a questa norma, come la convivenza prematrimoniale o le coppie omosessuali, sono state recepite prima".

Il matrimonio sparirà?

Ma arriveremo a "sacrificare il vincolo", e dunque ad abolire il matrimonio e, in prospettiva, perfino la coppia? Per la sociologa già il termine 'sacrificio' richiama un debito che non potrà mai essere saldato, come sanno tutti coloro che si sono sentiti dire dai genitori e dai nonni che si sono sacrificati per loro. "Se qualcuno sacrifica se stesso per una relazione, la contropartita non sarà mai sufficiente. Che cosa può mai rispondere un figlio a un genitore che dice "mi sono sacrificato per te"? Dovrebbe dargli la propria vita in cambio. Anche questa è una relazione. Mi piace più l'idea che una relazione sia una responsabilità, un lavoro".

Ecco perché per Saraceno dovemmo valutare forme di relazione e legami basati sulla responsabilità, sui principi di libertà, uguaglianza e dignità personale, oltre alla cura reciproca: peraltro tutti criteri anch'essi soggetti a cambiamenti storico-sociali.

La famiglia come ambito di lavoro non remunerato.

Tra questi c'è il lavoro, perché "la famiglia c'entra, con il lavoro, moltissimo", afferma Saraceno chiarendo che non è solo una questione di come le politiche sull'occupazione impattino sulle donne e di rimando sui tassi di fecondità di un Paese, ma "innanzitutto perché la famiglia è un ambito di lavoro non remunerato" che "anche se molto spesso si concretizza sotto il velo dell'amore" non è comunque "meno lavoro".

"Di questo lavoro non solo non se ne riconosce sempre il valore, ma diventa un vincolo alla professione remunerata, soprattutto per le donne, specie in Italia, dove c'è ancora più squilibrio fra uomini e donne nel lavoro familiare (che però diminuisce se entrambi nella coppia lavorano, sebbene mai sotto la soglia del 70-30%). Non ci sono solo disuguaglianze tra uomini e donne nel mercato del lavoro, ma anche disuguaglianze tra donne quando varia il livello di istruzione o si hanno figli piccoli; disuguaglianze consistenti, di cui non si parla abbastanza".

"La famiglia è uno snodo importante. Già anni fa Massimo Paci, un sociologo economico, notava che è l'impostazione familiare a decidere chi va a lavorare e a quali condizioni. La famiglia non è solo un luogo di socializzazione, di affettività, come di violenze e di odi: è anche un'istituzione economica (e di ridistribuzione economica)", per quanto non ci faccia piacere vederla così.

Il rischio per i giovani non è l'individualismo

E il concetto di responsabilità andrebbe declinato anche sui giovani, che secondo Saraceno non sono poi così individualisti come spesso gli adulti li dipingono: "Entrano in rapporti di coppia prestissimo, sembra che non possano starne senza, e poi fanno fatica a essere autonomi al loro interno – soprattutto i maschi". Ecco allora che il rischio maggiore è legato a questa dimensione delle relazioni, che sfocia nel controllo (e in casi di femminicidio precoci), piuttosto che all'individualismo. Una ricerca di Save the Children  ricorda la sociologa, mette in luce un dato preoccupante "oltre il 30% degli adolescenti, maschi e femmine, ritiene normale geolocalizzarsi con il cellulare e controllare il telefono dell'altro. Direi che è più importante questo rischio, rispetto all'individualismo".
#22
Varie / Re: Giacomo Casanova
07 Giugno 2025, 05:59:49 AM
Giacomo Casanova: seduttore  e avventuriero veneziano  in giro per l'Europa.
 

Pietro Longhi, ritratto di Giacomo Girolamo Casanova,  olio su tela, collezione privata.
 
Per la sua "irrequietezza" fu allontanato dalla città di Padova e costretto ad intraprendere la carriera ecclesiastica. Ottenne gli ordini minori nel 1741, ma poi abbandonò l'abito talare.
 
Dopo essere riuscito a farsi adottare dal senatore veneziano Matteo Bragadin, garantendosi  l'agiatezza economica, Casanova iniziò a viaggiare in l'Europa. Fu  anche agente segreto per la "Serenissima".
 
Nel 1755  a Venezia fu arrestato dal Tribunale degli Inquisitori di Stato e rinchiuso nel carcere del Palazzo Ducale con l'accusa di ateismo, magia ed eccessi morali. Dopo quindici mesi riuscì a fuggire. La rocambolesca fuga la descrisse nel libro:"Storia della mia fuga dai Piombi".
 

 
Alla sua fama di "tombeur de femmes" contribuì la sua autobiografia, "Histoire de ma vie", scritta tra il 1789 e il 1798 nel castello di Dux, oggi Duchcov, nella Repubblica Ceca. La scrisse  in francese, lingua con la quale aveva più dimistichezza rispetto alla lingua italiana. In tale testo descrive le sue avventure, i viaggi e gli "incontri galanti".
 
Il giornalista e storico veneziano  Alessandro Marzo Magno evidenzia che "nell'Histoire sono nominate 116 donne, e calcolando che i suoi anni di effettiva vita sessuale furono 42, abbiamo una media di circa tre donne l'anno. Qualsiasi bagnino di Rimini o maestro di sci di Cortina avrebbe fatto meglio!".
 
"Il corteggiamento, la seduzione e l'ars amandi rientravano nei canoni della levità, della delicatezza, delle ciprie e dei belletti. Era un outsider rispetto al suo tempo, e questo essere al di fuori della norma non ne fa il rappresentante ma un soggetto di un genere particolare, elitario. Non solo seduttore. Ridurre Casanova a un semplice libertino sarebbe un errore. Il veneziano fu un uomo colto, poliglotta, un acuto osservatore della società del suo tempo".
 
Comunque rimase ancorato fino alla fine  della sua vita ai  valori, precetti e credenze dell'ancien régime e della sua classe dominante, l'aristocrazia, dalla quale era escluso per nascita e della quale cercò di far parte, anche quando essa era orm avviata al crepuscolo.
 
A Venezia, quest'anno, nel mese di settembre, ci sarà l'apertura del Museo di Giacomo Casanova, ospitato nel Palazzo Zaguri
 

Venezia, Palazzo Zaguri, nel sestiere di San Marco.
 
Il patrizio veneziano Pietro Zaguri, antico proprietario del palazzo, fu amico e mecenate di Casanova. Gli scambi epistolari tra i due  testimoniano il loro  legame, basato sulla reciproca stima. Giacomo soggiornò più volte in questo edificio.
 
La maestosa struttura permetterà di raccontare la storia di Casanova tramite la realtà virtuale e percorsi multimediali. Ci saranno anche  documenti originali, abiti dell'epoca, vari oggetti.
 
All'uscita dal museo forse ci sarà la voglia di ripercorrere le calli, i campi e campielli di Venezia che lui frequentò.
 

Canaletto, Venezia, veduta di piazza san Marco, 1730
#23
Varie / Giacomo Casanova
06 Giugno 2025, 09:26:58 AM
A Venezia, fino al 27 luglio nel museo di Palazzo Mocenigo c'è la mostra dedicata all'immagine e all'eleganza maschile al tempo di Giacomo Casanova: scrittore, poeta, avventuriero e  diplomatico. Icona di un'epoca e di una civiltà, egli è anche chiave di lettura del Settecento europeo, delle grandi corti, delle dinastie, degli incontri con i protagonisti del mondo culturale e artistico.



La mostra di abiti del Settecento, in parte provenienti dalle  collezioni del Museo di Palazzo Mocenigo e a prestiti dal Museo Stibbert di Firenze,  consente di entrare nell'universo settecentesco di cui Casanova fu uno dei più illustri protagonisti.

La rassegna nelle sale del primo piano nobile del museo, aiuta a comprendere quanto e come l'estetica fosse un linguaggio non solo nella declinazione seduttiva, ma soprattutto nell'affermazione sociale del singolo individuo in un'epoca in cui la visibilità era l'unico mezzo per ribadire il proprio ruolo sociale ed economico.



L'esposizione evidenzia come l'abbigliamento maschile abbia subito una progressiva trasformazione: da espressione di potere a simbolo di raffinatezza, cultura e sensibilità.

La moda del tempo, che si codifica principalmente nel completo di tre pezzi (marsina, gilè e calzoni), affina e si semplifica, abbandonando le ridondanze dei secoli precedenti e anticipando l'eleganza discreta che ancora oggi caratterizza il vestire maschile.

Giacomo Casanova era un uomo colto e spregiudicato. Quando gli dicevano che il titolo nobiliare con cui si presentava (cavaliere di Seingalt) era falso, rispondeva senza vergogna: "L'alfabeto è di tutti. Ho preso otto lettere  e le ho combinate insieme. La parola che ho formato mi è piaciuta e l'ho adottata".

Il gioco d'azzardo era il vizio più diffuso nella nobiltà europea. Casanova aveva cominciato a giocare quasi adolescente: "Non avevo la forza di andarmene quando ero sfortunato". Per breve tempo pensò di trasformare quel vizio in una professione poi desistette. Non sempre barava per vincere. A volte perdeva di proposito per lusingare l'avversario.

Le sue ossessioni furono le numerose conquiste femminili. Per sedurre le "prede" usava qualsiasi mezzo, abbinava all'arte l'inganno, alla seduzione il genio per conquistare la  sfuggente voluttuosità della donna.

Per lui ogni momento della vita era un'occasione di misurarsi con la sorte: distruggeva i suoi successi, provocava i potenti, esagerava con i suoi raggiri.

Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Dux, in un isolato castello della Boemia, come bibliotecario di un giovane ammiratore, il conte di Waldestein. Quando tornava il conte, il castello si animava e a Giacomo sembrava di tornare ai bei tempi, ma subito i domestici provvedevano a irritarlo obbligandolo a cenare su un tavolino a parte, con la scusa che non c'era più posto. Aveva creduto di incutere soggezione alla servitù indossando la sua fastosa tenuta di gala, ma invano. Furente gridò: "Siete delle canaglie, dei giacobini, mancate di rispetto al conte e il conte mi manca di rispetto non punendovi". Poi disse a Waldestein: "Non sono un gentiluomo, ma mi sono fatto gentiluomo".

Ormai si sottraeva a un deludente presente rifugiandosi con il pensiero nello splendore del passato.

Morì a Dux (oggi Duchcov, nella Repubblica Ceca) il 4 giugno 1798.
#24
Varie / Re: Pettegolare
03 Giugno 2025, 21:47:32 PM
Ciao Daniele. 

Il sociologo e filosofo tedesco Georg Simmel (1858 – 1918), uno dei padri fondatori della sociologia.  nel saggio titolato: "Il segreto e le società segrete" (compreso nella sua  più ampia opera "Soziologie", pubblicata nel 1908) esamina le varie forme della socialità, individuando nel segreto  e di quanto ognuno sa e di quanto ciascuno ignora dell'altro, la base dei rapporti interpersonali.

La parte principale del libro è dedicata alle società "segrete", fra le quali la massoneria, "teleologicamente" orientata alla ricerca del 'segreto'.

L'autore discetta anche sul segreto che aleggia nei rapporti interpersonali. 

La discrezione e il segreto hanno un ruolo importante nelle relazioni con gli altri (famigliari, amicali, affettivi e amorosi), perché ciascuno di noi ha bisogno di una protezione in cui celarsi, al fine di tutelare la propria intimità.

Gli individui temono l'eccesso di intimità. Ognuno la costruisce più o meno consapevolmente. La tendenza naturale di ciascuno è quella di circoscrivere lo spazio personale da non condividere  con gli altri, lo spazio inviolabile.

Tollerare la segretezza dell'altro, non volerne scoprire i segreti, accettarne la molteplicità senza viverla come un tradimento è un'arte difficile da imparare e da praticare. Invece, specie nelle relazioni intime, spesso c'è la pretesa di conoscere tutto dell'altro/a, con conseguente sentirsi offeso quando si scopre che un segreto ci è stato celato.

Ognuno di noi sa di avere segreti per l'altro, ma presuppone che l'altro non ne abbia e ci si sente traditi ogni volta che scopriamo segreti: dunque, c'è sempre una "zona d'ombra" in ogni relazione,  per questo l'individualità è una pianta che si sviluppa meglio nella zona intermedia fra luce e ombra e perisce se esposta eccessivamente al sole.

Se è vero che la "conoscenza reciproca", come scrive Simmel, è la necessità primaria di ogni interazione, è comunque ambivalente, e scoprire un segreto nascosto significa capire la non trasparenza dell'altro/a.

Lo scrittore Domenico Starnone nel suo romanzo "Confidenza", spiega come sia complicato custodire un segreto: Pietro, trentenne professore di liceo, si lega a Teresa, sua allieva, di dieci anni più giovane. Dopo una litigata causata dalla gelosia, Teresa propone al suo partner un patto: ciascuno di loro due rivelerà all'altro un proprio segreto, e questo li terrà legati oltre la fine della relazione. Con il passare degli anni, per Pietro diventerà fonte di crescente ansia quando, dopo essersi sposato con un'altra e aver compiuto una discreta carriera come saggista, teme che il suo segreto possa essere rivelato così da distruggere la propria reputazione.
Il romanzo consente di intravedere quanto sia complesso il rituale del segreto: lega e divide, unisce e disgiunge.

Indipendentemente dal suo contenuto, il segreto è una forma di potere, permette la costruzione del Noi tramite la condivisione di segreti. Perciò è necessario difenderli e ... usarli,  sapendo che il segreto serve come moneta di scambio per creare relazioni, amicizie.
#25
Estratti di Poesie d'Autore / "Méridienne"
01 Giugno 2025, 17:50:22 PM
Questo caldo pomeriggio del primo giorno del mese di giugno preannuncia l'estate e mi fa pensare sia al dipinto di Vincent Van Gogh titolato "Méridienne" sia la poesia di Eugenio Montale "Meriggiare pallido e assorto"


Vincent Van Gogh, La Méridienne (La siesta), olio su tela, 1890 circa,  Musée d'Orsay, Parigi
(Méridienne deriva da  "meridies" (= mezzogiorno).

Questo dipinto, ispirato da un'incisione di Jean-François Millet, raffigura in un campo di grano  la scena di riposo di due contadini, un uomo e una donna, adagiati  vicini sullo strame adiacente al pagliaio.  Lui si è tolto le scarpe (gli zoccoli ?), ha le mani dietro la testa e il cappello calato sopra gli occhi. Sulla sua sinistra ci sono due falcetti.

Verso il  fondo si vedono un carro trainato da buoi e covoni di grano posati in terra. 

I colori dominanti sono le sfumature dorate degli steli del grano e il blu degli abiti dei contadini. Il  cielo senza nubi contribuisce a comunicare nell'osservatore un senso di pace e immobilità.

Pace e immobilità anche nella poesia di Eugenio Montale, titolata: "Meriggiare pallido e assorto" della riviera ligure di levante, che lo scrittore conosceva bene perché trascorreva le vacanze nella casa paterna di Monte Rosso, nelle Cinque Terre.

Testo

"Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora si intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia".


Piacerebbe anche a me trascorrere questo pomeriggio  assolato e sonnolento nella casa sulla collina davanti al mare, vicino al  caldo muro dell'orto, e ascoltare il verso dei merli, vedere le file delle formiche rosse. Osservare tra le fronde degli alberi le onde del mare e udire il frinire delle cicale sui vicini colli privi di vegetazione.

Nella quarta strofa (parte riflessiva) il poeta esprime le considerazioni sull'esistenza umana: vivere è come camminare lungo una muraglia invalicabile, irta di cocci aguzzi di bottiglia, che assurgono a simbolo delle difficoltà insormontabili della vita.
#26
Percorsi ed Esperienze / Silent treatment
01 Giugno 2025, 11:41:55 AM
Stare in silenzio dopo un litigio con il/la partner ? Sembra una tecnica di deterrenza "morbida", invece gli esperti dicono che il tacere iroso equivale al male fisico.

Nella vita di coppia il "silent treatment" (= trattamento del silenzio) le donne  lo rifilano spesso al partner. E' una modalità di non comunicazione passivo-aggressiva. Si  interrompe deliberatamente il contatto verbale o emotivo con l'altro/a,  ignorandola o rifiutando di rispondere alle sue comunicazioni.



Questa strategia viene spesso utilizzata per punire, manipolare o controllare l'altro/a, e può manifestarsi in diversi contesti, sia nelle relazioni personali,  sia lavorative o familiari.

Le persone che lo utilizzano possono farlo per vari motivi, tra cui:

Punizione: Per  far sentire l'altra persona in colpa o per vendicarsi di un comportamento ritenuto inaccettabile.

Controllo: Per mantenere il potere in una relazione, forzando l'altra persona a "chiedere scusa" o a modificare il proprio comportamento.

Evitamento: Per evitare conflitti diretti o discussioni.

Quali siano le cause, è una modalità psicologica che induce nell'altro/a  la frustrazione nella  relazione affettiva se è desiderosa dello scambio relazionale funzionale.

Secondo gli esperti alcune delle cause più comuni possono essere:

un conflitto non risolto
: spesso, il silenzio è una reazione a un conflitto o a una delusione che non è stata affrontata.

difficoltà comunicative: alcune persone possono avere difficoltà a esprimere i propri sentimenti e ricorrono al silenzio come forma di difesa.

desiderio di controllo
: il silenzio può essere utilizzato come strumento di manipolazione per ottenere il potere nella relazione.

I ricercatori dell'università di Sidney lo definiscono "silenzio rumoroso", perché chi ricorre al silent treatment non è che vogliono tacere, ma farsi udire dall'interlocutore con  tale modalità.

Quando si dice "prendersi una pausa" si fa riferimento al distacco volontario da una situazione o da una relazione, con l'intento di riflettere, senza mettere l'altro in difficoltà o umiliarlo. Può essere considerato un modo per affrontare tensioni o conflitti, permettendo a entrambe le parti di avere spazio per pensare e ritrovare l'armonia.

Il trattamento del silenzio,  al contrario, è una forma di comunicazione passivo-aggressiva in cui una persona ignora o esclude deliberatamente un'altra persona come forma di punizione o disapprovazione. Non è una pausa costruttiva, una scelta reciproca o comunicativa ma un comportamento che può causare confusione, frustrazione e dolore emotivo, in quanto non offre l'opportunità all'altro di chiarire, confrontarsi o risolvere i problemi.

Comunque il silent treatment è  una tattica nobile, più "morbida" rispetto al lancio dei piatti o gli improperi.

Kipling Williams, docente universitario di psicologia, ha studiato per oltre trent'anni gli effetti di questa manovra, applicata alla relazione a due. Secondo le sue conclusioni il ""silence treatment" è la peggiore delle punizioni inflitte al/la partner.
#27
Varie / Re: Pettegolare
31 Maggio 2025, 17:40:10 PM
Nel precedente post ho scritto che il gossip, il pettegolezzo  è una modalità del controllo sociale. E' anche una modalità per la conoscenza degli altri. Si dicono cose che s'immaginano per poter verificare se siano vere.

Il sesso è un tema classico del pettegolezzo.

L'arte del pettegolezzo richiede abilità, intuito, capacità di instillare in chi ascolta un sospetto, un dubbio. La regola fondamentale: qualsiasi cosa diciate, siate convincenti, la verità non conta. Solleticate l'immaginazione altrui. Ogni individuo ha un punto debole, un punto di minore resistenza. E' solitamente un'insicurezza, chi la trova può agire per far comportare gli altri a proprio piacimento.

Il pettegolezzo può essere utile e intrigante, ludico, divertente.

La cosiddetta "cronaca rosa" si occupa di fatti legati alle relazioni personali, agli incontri che si presentano in forma pubblica, ed è attività giornalistica. Invece il pettegolezzo (parola che deriva dal dialetto veneto, dal lemma "petegolo", e significa piccolo peto) spesso si basa su congetture, illazioni, insinuazioni attorno a persone di cui nulla si sa con esattezza, e per le quali è certa solo la deliberata decisione di distruggerne o farne vacillare la credibilità o moralità. La parola può ferire psicologicamente, può suscitare dolore. Di solito non si bada alle conseguenze di un pettegolezzo malevolo e quanto male può fare.

Una battuta può far ridere, il pettegolezzo mai, perché sottende malevolenza. E può rovinare la vita di chi le subisce.

La diffusione di "voci", apprezzamenti poco lusinghieri, critiche, è subdola e gli artefici della maldicenza restano nell'ombra, al riparo dalle responsabilità.

Ci sono i pettegoli occasionali, facili da scoprire perché lasciano tracce di sé, e maligni "specialisti", più difficili da sorprendere perché sanno a chi fare le loro confidenze, quali sono i momenti e le situazioni migliori.

Il gossip è una forma insidiosa di aggressività verbale. Chi critica di solito vuol mettere in "cattiva luce" una persona presso altri.

Molte volte i pettegolezzi "pesanti" negli ambienti di lavoro servono per dire cose che è vietato dire o non è educato dire; oppure, che altri (i ricettori del pettegolezzo) vogliono sentir dire ma non vogliono mostrare di sapere, o viceversa, che vogliono sapere ma non sentir dire pubblicamente.

La legge sulla privacy impedisce di divulgare notizie riguardanti l'ambito sessuale di una persona.

Se qualche pettegolezzo malevolo ogni tanto è comprensibile e tollerabile, in quanto è un modo per scaricare l'aggressività, diverso è invece il caso dei maldicenti abitudinari che sparlano di tutti. Danneggiano gli altri ma anche se stessi. Il loro comportamento suscita reazioni negative e la loro frustrazione aumenta.

Tre modi per non farsi ferire.

Il pettegolezzo si diffonde per vie traverse. La maldicenza è un nemico difficile da combattere.  Si può reagire evitando di farsi travolgere dalla collera, tormentare dall'ansia e deprimere  dalla tristezza.

Se la maldicenza è fondata è bene riflettere con calma. Se invece è infondata è evidente che il maldicente è in errore, oppure parla per invidia, gelosia o frustrazione.
Il fatto di riuscire a tenere sotto controllo i propri pensieri non elimina la maldicenza ma ne riduce gli effetti.

Le cattiverie nell'ambito lavorativo possono essere logoranti, intollerabili. Si critica lo stile di vita di un collega, il suo modo di lavorare, la sua vita intima, ecc..

Le reazioni  ostili sono comprensibili ma non ci devono indurre a compiere atti aggressivi che possano danneggiarci: bisogna clamarsi, ammettere che non possiamo essere apprezzati da tutti, riconoscere che anche gli altri sbagliano o sono vittime delle loro emozioni o frustrazioni.

I pensieri inibenti. L'inibizione ci induce a non rispondere (a volte è meglio) ma anche a sottovalutarci, a deprimerci, a non aver fiducia nelle nostre possibilità, il che è male.
I pensieri di rinuncia. "Non voglio più vederlo né parlargli". La fuga dalle situazioni in cui si può incontrare la persona temuta fa di noi dei perdenti e ci danneggia soprattutto sul lavoro. Identificare i pensieri che portano alla fuga è il primo passo per riprendere il controllo della situazione e pensare a strategie produttive.
#28
Varie / Pettegolare
31 Maggio 2025, 17:06:07 PM
Pettegolezzo, maldicenza, gossip:   "chiacchiere" inopportune o indiscrete nei confronti di altre persone.
Secondo il dizionario "Treccani" l'aggettivo pettegolo deriva da "peto", per allusione all'incontinenza verbale delle persone pettegole, che con malizia o per  "curiosità" informano, "offrono" notizie riguardanti la vita o il comportamento di altre persone.

Il pettegolo o la pettegola deve soddisfare l'insopprimibile voglia di sbirciare e origliare nelle vite altrui, di guardare dal buco della serratura.



Ma perché il pettegolezzo, lo scambio di informazioni personali sugli assenti, è presente nelle società umane ?  In un gruppo i giudizi informali sui comportamenti  altrui sono considerati una forma di controllo sociale.

Uno studio recente, titolato: "Explaining the evolution of gossip", basato su principi della teoria matematica dei giochi, suggerisce che la diffusione di informazioni sulla reputazione degli altri individui induca un numero maggiore di persone a condizionare il proprio comportamento alla reputazione altrui: ciascuno tende a comportarsi in modo più cooperativo nei confronti dei pettegoli al fine di migliorare la propria reputazione.

Le persone sono più propense a cooperare con chi diffonde il pettegolezzo, perché mirano a proteggersi evitando di cadere vittime delle dicerie.
#29
Varie / Social grooming
31 Maggio 2025, 16:10:00 PM
Il  sostantivo inglese "grooming"  è  polisemico: può riferirsi  alla manipolazione psicologica utilizzata dagli adulti potenziali abusanti per indurre bambini o adolescenti a superare le resistenze emotive e instaurare una relazione intima e/o sessualizzata, ma nell'etologia la parola "grooming" allude alla toelettatura  da parte di numerosi mammiferi.

Un termine correlato, allogrooming, indica la toelettatura sociale tra membri della stessa specie. Lo spulciamento, la pulizia del mantello (pelliccia) o della pelle è reciproca.  Se individuale si dice "autogrooming".

L'allogrooming è determinante  per il consolidamento dei legami e la  riaffermazione delle gerarchie nel gruppo sociale. Il dominante riceve più attenzioni dai dominati.

Il social grooming è un comportamento in cui  gli animali sociali (compresi gli esseri umani), puliscono il corpo o l'aspetto dell'altro, ma  può funzionare se i gruppi sono esigui.

L'efficienza delle coalizioni dipende dal tempo dedicato a farsi grooming reciprocamente.



Secondo l'antropologo e psicologo evoluzionista britannico  Robin Dunbar, esperto del comportamento dei primati, se la coesione dovesse essere mantenuta in grandi gruppi con il solo grooming gli esseri umani dovrebbero passare gran parte del tempo a spulciarsi. Perciò, dice Dunbar, negli umani si è evoluto il linguaggio: per darsi reciprocamente informazioni. La conversazione offre molti vantaggi rispetto allo spulciarsi reciproco: anziché farlo con un solo individuo alla volta ci si può rivolgere simultaneamente a molti.
#30
Varie / Re: Curiosità romane
29 Maggio 2025, 20:41:26 PM
Nel mio precedente post ho elencato i nomi di alcune "cortigiane honeste" nella Roma rinascimentale, di alcune di esse ci sono notizie biografiche, per esempio quelle riguardanti  Fiammetta Michaelis  (Firenze, 1465 – Roma, 1512).


Immaginario ritratto di Fiammetta, realizzato nel 1876 dalla "pre-raffaellitica" pittrice britannica Emma Sandys.
La giovane donna volge lo sguardo verso lo spettatore; bella l'ondulata capigliatura ramata con le trecce; indossa la collana e gli orecchini con le perle.



A Roma, vicino piazza Navona c'è la "casa di Fiammetta",  prospetta sull'omonima piazza.

L'edificio del XV secolo, ha altana belvedere e  il portico con tre archi sorretto da colonne e due pilastri ai lati.


lato dell'edificio con il portico

Fiammetta, famosa cortigiana fiorentina, arrivò a Roma  nel 1478. Aveva 13 anni. Giunse nell'Urbe insieme alla madre, anch'essa meretrice. In poco tempo madre e figlia  conquistarono i favori di numerosi uomini facoltosi, tra cui porporati.

Fiammetta divenne la favorita del cardinale di origine toscana Giacomo Ammannati Piccolomini, ma appena un anno dopo,  nel 1479,  questo morì a causa della malaria.

Fiammetta ereditò tutti i suoi beni. Ci furono contestazioni e fu necessario l'intervento del pontefice Sisto IV che bloccò il testamento e nominò una commissione per risolvere la questione: fu così che "la damigella di singolare beltà", come la definì la commissione stessa, ricevette la sua eredità non perché avesse offerto i suoi servizi al cardinale, ma "per amore di Dio e fornirle una dote". Fiammetta divenne così proprietaria di vari immobili.

Nel 1493 la donna divenne l'amante del cardinale e condottiero Cesare Borgia (il famigerato figlio del pontefice Alessandro VI), detto "il duca Valentino",  perché nominato dal re di Francia Luigi XII "duca di Valentinois": provincia francese tra Provenza e Borgogna.
Il Valentinois deve il suo nome alla città di Valence, sede della prefettura del dipartimento della  Dròme.

Cesare Borgia andava  da lei la sera, nella vigna del Vaticano,  con l'abito cardinalizio e la spada, per difendersi da banditi di strada e indesiderati spioni della sua tresca amorosa.

Fiammetta Michaelis morì il 19 febbraio 1512 all'età di 47 anni. Nel suo testamento davanti ad un notaio  è indicata come "Fiammetta del Duca di Valentino": "Flammettae Ducis Valentini Testamenti Transumptum".

La donna lasciò parte dei suoi beni al figlio Andrea  (nel testamento con un espediente  viene detto "fratello),  altri  li lasciò alla chiesa di Sant'Agostino, dove fu sepolta nella prima  cappella a sinistra che lei aveva fatto costruire nel 1506  e dove era sepolto il cardinale  Jacopo Ammannati Piccolomini.

Lo scrittore Pietro Aretino nel suo capolavoro "Ragionamenti" (definito "erotico e divertente")  dedicò un capitolo al "Ragionamento del Zoppino", a Zoppino "fatto frate" e Ludovico "puttaniere", i quali trattano "de la vita, e de la genealogia" delle cortigiane a Roma.

Lo Zoppino dice: "La Fiammetta ancor fece bello fine, e ho visto in Sant'Agostino la sua cappella".