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Messaggi - Garbino

#16
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

  Vento di Garbino.

  Tu ed io
  persi nell' estasi
  di un vibrante respiro,
  io e te.
  Tu: calda
  pioggia d' estate;
  ed io: sabbia alzata
  dal Vento di Garbino.
  Le tue grandi e 
  copiose gocce
  cadono su di me
  e bagnano la sabbia,
  che il Garbino lesto asciuga
  così che io abbia sempre e
  comunque sete di te.
  

Questo breve scritto è un regalo per una persona a cui farà molto piacere riceverlo e non solo perché mi rappresenta, e se non fosse così: amen. Ma è uno scritto che dedico anche a tutti coloro che si amano e che soprattutto amano profondamente sé stessi. Soltanto un grande amore per sé stessi può traboccare e illuminare, come un sole, ciò e chi lo circonda. E' un amore che non chiede niente in ritorno e l' unico interesse che motiva la persona è quello di liberarsene perché ne ha in eccesso.

X Sari

Mio caro Sari, questo breve preambolo e soprattutto la dedica, ci introduce nell' argomento da te affrontato dal momento che, a mio avviso, questo è Nietzsche. Imperdibile il suo Canto Notturno ( anche l' anima mia è il canto di un amante ) che troviamo nel terzo libro dello Zarathustra. L' oltreuomo è in tutti i sensi l' uomo ben riuscito, è colui che ha un surplus di forza e che è necessario che manifesti in ogni suo agire. Secondo Nietzsche, l' uomo moderno lo definirebbe " terribile ". 
A completamento della critica di Apeiron, che continua a farmi pensare che ha inquadrato Nietzsche in un modo molto simile al mio, vorrei aggiungere che di solito riscontro che i credenti in Cristo o affermano che Nietzsche è cristiano o che è nichilista. In ogni caso sbagliando. Ma è anche logico che lo facciano perché Nietzsche afferma che è proprio il Cristianesimo che ha aperto la strada al nichilismo e che il Cristianesimo è la religione nichilista per eccellenza.

La Russo infatti afferma grandemente la sua fede nell' effetto salvifico del Cristo, anche se non capisco quale possa essere se non è collegato al peccato originale e alla riapertura del Paradiso in cui non posso proprio ritrovarmi. Un Dio che punisce non è nobile, e neanche chi sacrifica il proprio figlio. Un atteggiamento nobile è quello dei Dei Greci che prendono su di sé la colpa.... L' uomo libero creato da Dio a sua somiglianza di quale libertà può disporre, se Dio sa già quel che accadrà? Non conosco bene Dostojevsky, ma già questa affermazione me lo configura come un credente che tenta di fare filosofia. Ed è ovvio che un credente non possa che trovarlo profondo. Sul resto, come sempre, non conoscendolo sospendo il giudizio, e non escludo che possa aver qualcosa di interessante su cui riflettere. Ma preferisco dedicare il mio tempo ad altre letture.

Beati monocoli in terra caecorum. Dove i monocoli sono i credenti e i cechi coloro che si affidano alla capacità critica, anche e soprattutto in campo religioso.

La morte di Dio non significa che ci siamo liberati del bisogno metafisico. E' questo il vero problema. La morte di Dio per Nietzsche è solo un fatto. Un fatto evidente, inevitabile. Ma l' uomo sarà veramente libero, o almeno sulla strada per esserlo, soltanto quando riuscirà a liberarsi del bisogno metafisico.

Ringrazio tutti per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
#17
Tematiche Filosofiche / Re:Sari il barbiere
15 Novembre 2017, 17:09:55 PM
Sari il barbiere.

Mio caro Sari, come previsto le cose stavano come avevano detto coloro che ti ho indicato. E cioè Socrate78, loreT815, Apeiron etc....
Ripeto che trattandosi di un' antinomia non ha soluzione. 
La risposta di Phil, pur essendo logica e in grado di toglierci dal problema dell' antinomia, non è però valida anche per risolvere l' indovinello, e cioè chi raderà il barbiere Sari.
Infatti la risposta dovrebbe apparire certa dal contesto dei dati che vengono forniti per risolverlo. Mentre pur se è plausibile che un barbiere si radi da solo, se astraiamo il barbiere dal contesto dell' indovinello non abbiamo alcuna certezza. Cosa invece che, ripeto, dovrebbe scaturire inequivocabile dal contesto dei dati. La domanda finale infatti è: Sari si fa la barba da solo? Ma noi appunto, nell' interpretazione di Phil, non siamo in grado di determinarlo con certezza. Non abbiamo cioè la soluzione dell' indovinello.

Garbino Vento di Tempesta.
#18
Tematiche Filosofiche / Re:Sari il barbiere
08 Novembre 2017, 20:29:19 PM
Ciao Sari,

naturalmente a livello logico-matematico la risposta è stata già inquadrata perfettamente da loreT815, Apeiron, Socrate78, e altri. Si tratta di un' antinomia e perciò l' unico modo per aggirare l' ostacolo è quello di far sparire gli insiemi. Ergo Sari è l' unico uomo del paesello. Ergo la risposta è un giorno sì ed uno no. Infatti un giorno si farà radere e il secondo si raderà da sé stesso perché il giorno prima non si è raso da solo.

Ah, ah, ah!!! Che ne dici!?? Sarà o non sarà la ragazza del Clan??  Ciaoooo!!!

Garbino Vento di Tempesta.
#19
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

X Apeiron

Devo chiedere ancora una volta scusa sia a te che agli altri utenti perché sono andato a correggermi proprio la volta in cui non mi ero confuso tra Eraclito ed Epicuro. ( Il fatto che mi confonda ed anche spesso, a mio avviso, è che Eraclito viene soprannominato l' oscuro e da qui Epicuro.)

Ed allora conviene ricapitolare: Nietzsche ha avuto diversi autori, specialmente francesi come ad esempio La Rochefoucauld, ma senza dimenticare Goethe, Shakespeare e alcuni autori tragici e commediografi greci, che hanno suscitato la sua attenzione e le sue simpatie. Erano soprattutto libri ed autori che leggeva tra una sua opera ed un' altra. Leggere cose altrui nei periodi di gestazione lo riteneva assolutamente negativo. Ma tre sono gli 'amori intellettuali' a cui si sentiva veramente legato spiritualmente e cioè: Wagner, Schopenhauer ed Eraclito.

Con Wagner, come sappiamo, i rapporti andarono sempre peggiorando nel tempo finché crollarono quando Wagner 'divenne pio'. Mentre il ripudio di Schopenhauer dipese da un maggiore approfondimento delle sue opere in cui, a suo dire, constatò che Schopenhauer diceva no alla vita. E, a mio avviso, è ovvio che queste due figure rappresentarono nella sua giovinezza ( non dimentichiamo che la sua vulcanicità filosofica fu piuttosto precoce) quella necessità di trovare nel suo tempo qualcuno con cui si potesse sentire a suo agio. Naturalmente illudendosi, tanto che maltratterà sempre entrambe nei suoi scritti successivi. E giunse anche ad affermare che nell' Inattuale dedicata a Schopenhauer come educatore, ogni volta che aveva nominato Schopenhauer si poteva tranquillamente sostituirlo con Nietzsche.

Eraclito rappresentò per lungo tempo il filosofo a cui si sentiva più legato. E le motivazioni che tu hai portato sono sicuramente le più appropriate. Anche se taluni  indicano come motivo anche l' atteggiamento aristocratico di Eraclito, che si ripercuoteva anche nell' individuazione e scelta dei suoi discepoli; pochi e sempre appartenenti alle famiglie più facoltose. 
Il far torto ai sensi e che tu indichi come critica di Nietzsche ad Eraclito, a mio avviso, va visto in questo modo. Secondo Nietzsche infatti non sono i sensi a sbagliare ma l' uomo con le sue valutazioni razionali su ciò di cui ha esperienza. E' il riscontrare, anche attraverso la matematica e la logica, una similarità tra fenomeni, cose ed essere viventi, che secondo Nietzsche non esiste. Non sono i sensi a sbagliare e perciò Eraclito, affermando che ne rifiutava la testimonianza perché essi presentano le cose come se avessero durata ed unità, faceva torto ai sensi. Un aspetto che per Nietzsche può ritenersi fondamentale. Questo per il momento.

X Green Demetr.

Scusami ma non afferro il concetto della scissione della Volontà di Potenza. A mio avviso, secondo Nietzsche essa è una e indifferenziata. I suoi effetti però variano da organismo ad organismo in rapporto a ciò che ogni essere vivente è. E ciò dipende da tanti fattori, visto e considerato che oltre alle diversità di specie e la loro diversa complessità organica, secondo Nietzsche, c' è una differenza sostanziale tra ogni essere vivente anche appartenente alla stessa specie. Quindi, a mio avviso, non può essere considerata né positiva né negativa.

E' indubbio che nell' uomo la volontà di potenza acquisisce anche un aspetto psicologico, ma il sentire un appagamento della volontà di potenza è qualcosa che investe tutto il corpo. La menzogna in molte valutazioni umane dipende anche dalla volontà di potenza? Certo! Ma gli effetti saranno negativi per una vita in decadenza e positivi per una vita in ascesa. Questo sempre tendenzialmente. Ci sono stati errori infatti, secondo Nietzsche, che hanno giovato moltissimo all' uomo per poter vivere senza pesi che lo schiacciassero. Altre menzogne invece gli hanno reso la vita un inferno. 

Per quanto riguarda il meccanicismo, mi sembra che fossimo d' accordo che bene o male ipotizziamo la presenza di un meccanicismo che dipende dalle sinergie stesse che si instaurano grazie alla diversità degli elementi e dalle condizioni in cui gli elementi vengono a trovarsi. Tanto che da parte mia lo definirei un meccanicismo sinergico. Senza regole, senza ripetizioni di fatti, di fenomeni uguali. Il Caos. E così la vede anche Nietzsche. Soltanto che lui nega anche il meccanicismo. E su questo riporterò qualcosa se dovessi avere qualche dubbio.

La Natura. Anche qui penso che ci sia un fraintendimento, di cui forse sono io il responsabile. Io non credo che la natura abbia nel suo complesso delle affezioni. Ogni essere vivente ne fa parte ma del tutto autonomamente. La natura cioè per me è solo un nome, niente di più. Ma ciò non toglie che sono le sinergie che si sviluppano al suo interno a permettere la vita. E il fatto che le foreste siano il polmone della Terra è uno dei tanti esempi che sembrano confermarlo. Ma è tutto circostanziale. Le cose accadono e basta. Non so se sono riuscito a spiegarmi, ma spero di sì. 
E cerca di non urtarti se qualcosa non ti va a genio, ma esponi chiaramente quali siano i dubbi e le problematiche negative che ne risulterebbero.

Grazie per la cortese attenzione e mi scuso ancora per la doppia correzione riguardante Eraclito.

Garbino Vento di Tempesta.
#20
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

X Green Demetr

Capisco la tua perplessità sulla volontà di potenza estesa anche all' inorganico, anche perché anch' io ero convinto che Nietzsche si riferisse soltanto all' organico. Ma nel capitolo: La volontà di potenza nella natura, per criticare e negare una concezione meccanicistica del mondo, ho trovato questo aforisma, e precisamente il n. 637, in cui Nietzsche scrive:
Anche nel regno inorganico a un atomo di forza importa solo ciò che gli è vicino: le forze a distanza si compensano. Questo è il nocciolo della 'prospettiva' e la ragione per cui un essere vivente è "egoista".

A mio avviso, quello che Nietzsche qui intende è che anche nell' inorganico qualunque cosa 'aspira' alla potenza e gli 'importa' ciò che gli è vicino.
Dove appunto il verbo 'aspirare e importare' sono soltanto il modo di descrivere l' accadere nel mondo inorganico, che naturalmente a nulla può aspirare e a cui niente può importare. Ma questo modo di comportarsi, secondo Nietzsche, sarebbe ciò che proverebbe: l' assenza di leggi nei fenomeni e di qualsiasi meccanicismo, l' Universo come regno del caos e l' egoismo di ogni essere vivente.

Sì, forse ho un po' esagerato nell' accomunare il mondo organico ed inorganico come attraversato irrazionalmente dalla volontà di potenza. E chiedo venia, anche se rimane indiscutibile che, secondo Nietzsche, attraversa irrazionalmente almeno tutto il mondo organico.

X Apeiron

Devo chiedere scusa anche a te, perché come al solito ho confuso Eraclito ed Epicuro. Fermo restando che ammirasse molto Eraclito, che ne sia stato influenzato e fonte di ispirazione, devo però correggermi ed affermare che l' ultimo 'amore intellettuale' abbandonato da Nietzsche, come lui stesso afferma in un brano che non riesco ancora ritrovare, è sicuramente Epicuro. Non so perché ma spesso mi capita di confonderli. Come appunto dicevi: nessuno è perfetto.

Inoltre sto sempre costruendo la mia risposta sull' etica e su Eraclito, tanto che sto rileggendo La filosofia nell' età tragica dei Greci. Un' opera giovanile in cui è ancora grande l' influsso di Schopenhauer, ma che ritengo molto interessante.

Però nel frattempo volevo anche darti uno spunto di riflessione su ciò che hai affermato nell' ultimo intervento. Non ti sembra che prendere il meglio da tutte le grandi civiltà sia un po' come il voler portare la Democrazia dove non è possibile? E cioè che quel meglio, chiunque sia chi lo decida e i motivi per cui lo fa, è stato generato in quelle civiltà ed è appartenuto a quelle civiltà e non è esportabile? 

Grazie per la cortese attenzione

Garbino Vento di Tempesta.
#21
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

X Apeiron.

Intanto ti ringrazio per il tuo intervento che ho trovato molto interessante. Però a questo punto è necessario che chiarisca alcune cose. Cose che del resto ho già affermato in altri interventi e che probabilmente ti sono sfuggiti. Il mio impegno è stato sempre rivolto a difendere ciò che Nietzsche ha scritto da interpretazioni impossibili, e cioè che tendono a mistificare il suo contenuto. Ma ciò non vuole assolutamente dire che non ho anch' io dei dubbi su diversi aspetti della sua filosofia. Come ad esempio appunto la volontà di potenza, l' eterno ritorno e la possibilità stessa dell' oltreuomo.

Una volta chiarito questo, provo a rispondere a ciò che tu hai argomentato. Quando ad esempio ti ho detto che per Nietzsche la tua domanda non aveva senso perché comunque tu sei comunque l' espressione della tua volontà di potenza, non dicevo affatto che io la pensassi così, ma che era il modo in cui Nietzsche, a mio avviso, si sarebbe espresso. E che per Nietzsche è così per tutti coloro che tu hai nominato, e per tutto l' universo, sia organico che inorganico. Ogni fenomeno, secondo Nietzsche, è interpretabile come una manifestazione della volontà di potenza che attraversa irrazionalmente tutta la materia. A mio avviso, invece per il momento considero anche la volontà di potenza come un effetto non come una causa ( e soprattutto non come l' unico aspetto riguardante i fenomeni) come ho accennato nell' ultimo intervento. 

Per quanto riguarda il brano di Wittegenstein ( che ammetto di non conoscere ) non ho trovato nulla di nuovo di quello che avevo già letto nelle opere di Nietzsche e su cui sono, questa volta sì, profondamente d' accordo. L' errore che compie l' uomo moderno (mi riferisco soprattutto al mondo occidentale) è quello di considerarsi il risultato evolutivo di tutte le epoche, dannando e polemizzando su qualsiasi modo etico o morale differente dal suo nella valutazione di ciò che accade. Ma, come afferma giustamente Nietzsche, se un uomo moderno venisse proiettato in altre epoche o in ambienti anche contemporanei dove regna la violenza, rimarrebbe traumatizzato dall' esperienza, e non solo si troverebbe in grave difficoltà ma difficilmente riuscirebbe a sopportare quel tipo di vita e a sopravvivere.

Mal sopportiamo che ci si parli di epoche dove l' uccidere era una festa, dove si riteneva un disonore chiedere pietà per la propria sorte di sconfitto, dove si effettuavano sacrifici umani ( ad esempio quello del primogenito ), e non in tribù disperse chissà dove sulla terra ma in grandi civiltà. Come mal sopportiamo che ancora oggi ci siano ambienti dove il delitto d' onore è sacrosanto e ambienti malavitosi dove l' omicidio è di routine. E le persone che li commettono provano forse rimorso o giudicano negativamente le azioni che compiono? Assolutamente no. Per loro e l' etica che vige in quegli ambienti è giusto così. Il giudizio comunque è sempre a posteriori e è in diretta relazione con ciò che siamo. La scienza può soltanto stabilire gli stati che inducono benessere su una campionatura che riguarda specificatamente un certo tipo di uomo e non l' uomo in generale.

Ciò che accomuna l' uomo non è la sua psiche ma i suoi bisogni fisici. Ed è per questo che ritengo l' uguaglianza una mera follia. Come ad esempio quando si afferma di voler portare la democrazia dove non è assolutamente possibile. Una democrazia o qualsiasi altra forma sociale può scaturire soltanto dalle sinergie naturali dei popoli e non essere imposta dall' alto perché altrove si pensa che funzioni. Senza contare che spesso dietro queste valutazioni si sia in presenza soltanto di una spropositata sete di potere.

Per quanto riguarda Eraclito non c' è dubbio che si sia trattato di un filosofo con cui Nietzsche si sia sentito a lungo a suo agio e di cui abbia subito un notevole influsso ed anche l' ultimo 'amore intellettuale' ad aver abbandonato. E non perché me lo sogni ma perché lo afferma lui stesso in diversi brani delle sue opere. La loro ricerca però comporterà il passare di un po' di tempo, mentre invece ritenevo necessario cercare di risponderti almeno a taluni argomenti presenti nel tuo intervento.

X Sari

Scusami ma un ampliamento degli argomenti aperti nel tuo ultimo intervento li affronterò nel prossimo, ricollegandoli anche ali problemi sull' etica e la morale presenti nell' intervento di Apeiron.

P.s. Naturalmente avevo molte altre cose da dire ma, come sapete se mi seguite, cerco sempre di non appesantire gli interventi.

 Ringrazio per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
#22
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

X Sari

Mio caro Sari volevo solo puntualizzare che è Nietzsche che afferma che il Nichilismo è derivato dal Cristianesimo che a sua volta è stato ispirato da Platone. Le mie opinioni in merito sono tutt' altro che definite e definitive. Per altro mi sembra che sia Nashtani che abbia ripreso la teoria di Nietzsche e la abbia interpretata a suo modo. 
Inoltre bisogna considerare che se la crudeltà poteva, e può, essere considerata come una delle caratteristiche peculiari dell' uomo è ovvio che non può sparire come per incanto soltanto perché l' uomo è stato addomesticato. Ma, come afferma giustamente Nietzsche, è molto più probabile che si ripercuota all' interno dell' individuo contribuendo ad un deterioramento del tipo uomo.

Comprendo benissimo la tua posizione, ma non bisogna dimenticare che una delle caratteristiche umane, come ho già detto per lo scienziato o gli scienziati che pensano di poter determinare verità assai dubbie, è quella di traslare i propri criteri di apprezzamento su tutto senza accorgersene, o peggio, accorgendosene ma per motivi diversi, di interesse o ludici o malevoli ( spesso causati dall' invidia ) o perché ritenuti inaccettabili dal proprio ego smisurato, continuando ad usarli piuttosto che metterli in dubbio.

E' ovvio che ciascuno può interpretare l' attuale momento storico come gli pare, ma sinceramente vedo ben poco di tutto quell' altruismo di cui tu parli nel mondo in cui viviamo. Vedo invece molta cattiveria, interesse, demagogia, menzogna, desiderio di potere. E molto di tutto questo purtroppo mascherato da altruismo e 'buone' intenzioni. Sia a destra sia a sinistra sia al centro tanto per capirsi. 

Poi ripeto ci si può illudere che tutto vada bene e che il mondo rispecchi un uomo che ha fatto dell' altruismo il suo regno sia a destra sia a sinistra sia al centro. Ma, a mio avviso, è mera illusione.

Inoltre sono andato a dare uno sguardo ad una trattazione sulla filosofia di Nashtani, e sostanzialmente mi sembra che, pur avventurandosi nell' arduo compito di cercare un punto di unione tra la filosofia occidentale e orientale, alla fine commetta lo stesso errore di Severino; e cioè quello di cercare una strada nel 'nulla', che, sempre a mio avviso, è molto meglio non intraprendere in campo filosofico perché non c' è la possibilità di dimostrare cosa alcuna di quel che si teorizza o che si afferma.

Ed adesso riporto un altro brano di Nietzsche sempre inerente all' argomento, a mio avviso, molto esplicativo. Il brano è tratto dall' aforisma 514 della Volontà di Potenza.

Una morale, un modo di vita provato da una lunga esperienza e un lungo esame ( a volte purtroppo anche molto corta, mia puntualizzazione ), finisce per presentarsi alla coscienza come una legge, come dominante.... E con essa entra nella coscienza tutto l' insieme dei valori e degli stati psicologici affini: diventa venerabile, inattaccabile, sacra, veritiera; è proprio del suo sviluppo il fatto che la sua origine venga dimenticata.... E' segno che è diventata padrona...

Un brano in cui si evidenzia l' impegno che Nietzsche riversa nei suoi scritti nel tentativo di riuscire a liberare l' uomo dalle proprie catene.  Siano esse di destra, di sinistra, di centro, morali, religiose, anarchiche, comuniste, democratiche, fasciste, semite ed antisemiti, naziste, o determinate da qualsiasi altra variabile di ciò che si presenta all' uomo come una legge.

E' mia opinione che il modo più appropriato di porsi per sciogliere le catene dell' uomo ed avviare un processo di liberazione potrebbe essere la trasversalità in uno stato di continua critica, proprio perché nulla o poco più diventi legge ed offuschi o peggio ottenebri la nostra capacità razionale. E' tutto ciò possibile? Bella domanda...........

Ringrazio per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
#23
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

X Sari.

Sinceramente ritengo che il niente in cui Dio genera il Creato nella Genesi Biblica abbia poco o niente a che fare con il vuoto di senso che l' uomo percepisce nella sua vita non appena incomincia a farsi strada l' ateismo e conseguentemente che Dio e tutti i valori legati alla religione attraverso la morale siano falsi. Ripeto: Nietzsche non è Nichilista e il Nichilismo ha le sue radici nel Cristianesimo che a sua volta fu ispirato da Platone. 
Ma non solo, secondo Nietzsche anche credere in Dio, soprattutto il Dio Cristiano, è nichilistico. Perché appunto l' uomo preferisce sempre credere nel nulla ( cioè un Dio buono e misericordioso ) piuttosto che ad un carro di incertezze. 

Ma l' uomo che crede in un Dio buono e misericordioso è l' uomo in decadenza. E' l' uomo che fa della sua condizione di incapacità a sfogare la sua crudeltà all' esterno una scelta di vita buona e misericordiosa decisa da lui stesso. L' addomesticamento dell' uomo effettuato dal tipo prete è completo. L' uomo è migliorato in funzione della società, dipendente interamente all' autorità religiosa e asservito allo stato. Un miglioramento che Nietzsche interpreta come una castrazione del tipo uomo.

P.s. Non mi sembra che il tuo ultimo intervento mi ponga nella condizione di aggiungere qualcosa. In ogni caso se in caso riprenderò l' argomento nel prossimo.

Altra cosa è il fatto che la scienza ravveda e tenti di spiegare la virtuosità nelle caratteristiche che contraddistinguono l' uomo moderno. E a mio avviso è ovvio che accada. La scienza in fondo è peculiarità umana. Uomini sono gli scienziati che affermano ciò. Uomini moderni. Ma chiediamoci se il Greco o Il Romano o il Rinascimentale provasse la virtuosità nelle stesse caratteristiche. L' uomo d' azione trovava e trova, anche se ormai raramente, proprio nell' agire e negli effetti che procura l' azione la sua virtù. Lo stato d' animo che lo fa sentire in pace con sé stesso. La buona coscienza nell' agire è sempre stato molto soggettivo ed inerente a ciò che si è. E attinente anche al periodo storico, ma anche al di là di esso.

Come vi avevo promesso riporto un brano della Volontà di Potenza che sto leggendo approfonditamente ed è l' inizio dell' aforisma 707:
Il "mondo cosciente" non può servire da punto di partenza del valore: è necessaria una valutazione "oggettiva".
A fronte dell' enormità e della molteplicità delle operazioni sinergiche e conflittuali che costituiscono la vita complessiva di ogni organismo, il suo mondo cosciente fatto di sentimenti, intenzioni, valutazioni è una minuscola frazione. Il fare di questo frammento che è la coscienza lo scopo, il perché di ogni fenomeno complessivo della vita è assolutamente illecito: è evidente che prendere coscienza è solo un mezzo in più nel dispiegamento e nell' ampliamento della potenza della vita. Perciò è un' ingenuità porre come valori supremi il piacere, o la spiritualità, o la moralità, o qualsiasi altro singolo elemento della sfera cosciente, magari per giustificare "il mondo". E' questa la mia obiezione fondamentale contro tutte la cosmodicee e le teodicee filosofico-morali, contro tutti i perché e i valori supremi della filosofia e della filosofia religiosa sinora esistiti. Un genere di mezzi fu frainteso come uno scopo; la vita e il suo aumento di potenza furono abbassati al livello di mezzi.

X Apeiron

Attendendo la tua risposta volevo aggiungere qualcosa di fondamentale a ciò che ho argomentato. Ad un certo punto ti chiedevi se era lecito adeguarsi alla volontà di potenza, e cioè seguirla, invece che ad altro. Secondo Nietzsche questa è una domanda che non ha significato. Tu sei già volontà di potenza, la volontà di potenza che il tuo organismo nella sua complessità esprime. 

Tutto quello che esprimo comunque è la mia interpretazione di Nietzsche. Ho già scritto che per il momento, a mio avviso, anche la volontà di potenza non sarebbe che un effetto delle sinergie tra mondo organico ed inorganico. Che la vita tende a bruciare come un cerino proprio perché non può essere diverso da così. E' un meccanicismo che va al di là di quello di cui Nietzsche parla e di cui nega la possibilità. 
E cioè se è vero che l' alimentazione nello pseudopodo è soltanto un effetto della volontà di potenza, anche la volontà di potenza è un effetto ( ed uno degli aspetti ) delle condizioni necessarie alla vita.

Ringrazio per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
#24
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

Le tematiche aperte da Sari con il suo intervento ci riportano in pieno sui temi più ardui della filosofia di Nietzsche: l' eterno ritorno e la volontà di potenza. Una volta archiviato l' argomento Severino e rimandando l' argomento Sofisti- Protagora-Sini-Democrazia ad altro luogo in comune accordo con Maral, devo confessare che mi è piaciuto stare alla finestra ad osservare gli approfondimenti di Green e di Apeiron, e in ultimo di Sgiombo, e ringrazio tutti per il vostro contributo. 

X Sari.

La critica è fondamentale per approfondire un autore ( o filosofo che sia ) e perciò non posso che essere d' accordo con te quando decidi di riportare visioni diverse sulla filosofia di Nietzsche. 

Il brano da te riportato di Antonio Gargano e la critica di Green sullo stesso mi ha consigliato di leggere qualcosa di Gargano e concordo pienamente con Green. Sembra quasi che sia stato sollecitato a svolgere una critica nei confronti di Nietzsche per rimuovere i dubbi su una diversa interpretazione che la lettura degli altri suoi testi poteva far nascere. 
Ma sorvolando su questo, posso tranquillamente affermare che sia l' intervento di Green che di Apeiron sono abbastanza condivisibili. 
A questo punto non mi resta che aggiungere la mia valutazione che si può ritenere anche una risposta al successivo intervento di Apeiron, la cui critica si avvicina molto alle problematiche espresse da Gargano. 

Gargano ad un certo punto afferma che l' errore di Nietzsche è stato quello di criticare la poesia del Leopardi, nonostante il grande valore estetico, etico e morale che in essa esprime. E che ritiene essere ancora significativi per l' uomo contemporaneo. Non entro nel merito sulla valutazione della grandezza tra Leopardi e Nietzsche aperta da Green, ma volevo solo soffermarmi sul fatto che è mia opinione che il valore estetico non può essere confuso, come Gargano fa, con ciò che una poesia, o qualsiasi scritto, esprime. E non è un errore in cui Nietzsche, a mio avviso, incorre.

Poi Gargano continua a confondere estetica e morale con Shakespeare, Omero ed infine con i valori della civiltà Greco-Cristiana affermando che vanno affrontati e valutati razionalmente e non in rapporto alla loro genealogia. Sorvolando sull' appiattimento della cultura e dei valori estetici e morali e soprattutto della Storia veramente sconcertante, quello che volevo mettere in risalto è un' altra cosa. Una cosa fondamentale e su cui Green mi sembra che non abbia focalizzato l' attenzione.

Per Nietzsche l' aspetto fondamentale di un valore etico, non estetico che è tutta un' altra cosa, è ciò che esso esprime. E cioè se in esso è riscontrabile un' ascesa della vita o una sua decadenza. E quello che lui afferma è che mentre in Omero e Shakespeare si ha una vita in ascesa, nei valori espressi dalla tradizione Greco-Cristiana si ci trova di fronte a una vita in decadenza. Rivolta al nulla e da qui il Nichilismo.
E la stessa cosa accade nella valutazione razionale, come afferma Gargano, e cioè che secondo Nietzsche bisogna sempre valutare se rappresenti una vita in ascesa o in decadenza. E per questo Nietzsche è molto critico sull' uomo moderno, che non si accorge di rappresentare una vita in declino.

Un' altro argomento che volevo evidenziare è che Nietzsche è solo chi pone in evidenza l' ascesa del Nichilismo e non colui che lo provoca. Per altro lui afferma che il Nichilismo ha il suo inizio con la filosofia di Platone che porrà le basi per il Cristianesimo.

X Apeiron

Come dice Green, è giusto che tu ti interroghi sul valore dell' amore del prossimo e sugli orizzonti aperti dalla volontà di potenza. Comunque non ti nascondo, come ho già detto in precedenza, che sia sull' Eterno Ritorno che sulla Volontà di Potenza sono anch' io molto critico, ma in un certo senso ho sospeso il giudizio finché non approfondirò meglio quello che Nietzsche afferma. Ma su questo tornerò nel prossimo intervento.

Avevo in mente di riportare un brano della Volontà di potenza, a mio avviso molto interessante sull' argomento, ma non volendo appesantire l' intervento mi fermo qui, sperando di aver risposto esaurientemente all' argomento. Sull' intervento di Sgiombo, che è apparso mentre stavo completando questo, mi sembra che possa essere incluso nelle tematiche già affrontate.

Ringrazio cortesemente per l' attenzione.

  Garbino Vento di Tempesta.
#25
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo assoluto
13 Ottobre 2017, 16:58:18 PM
Relativismo assoluto

Intanto ti do il benvenuto a questo sito e ti faccio i complimenti per questo post che ho trovato molto interessante.
La ballerina secondo la mia percezione ruota in senso orario ma sono riuscito a percepire anche il moto inverso. In fondo ha ragione A. Cannata: è una figura che ruota in senso orario avendo come perno il piede sinistro o è una figura che ruota in senso antiorario avendo come perno il piede destro? Ed è solo una questione di capacità percettiva o di un inganno ottico? In qualche modo mi ricorda un caso analogo che riguardava la percezione dei colori, ma non dobbiamo dimenticare che il test era un' introduzione ad un argomento molto più importante e che riguarda il relativismo. 

Non ti nascondo che condivido ampiamente quello che argomenti e che il nocciolo sia che l' uomo riesca a liberarsi del bisogno metafisico. Condivido anche i tuoi dubbi sugli scenari possibili ma lo ritengo anche un argomento che, per quanto possa ritenersi ed essere importante, allo stato delle cose può essere fuorviante.

P.s. Anch' io sono dell' opinione che la non esistenza di una verità assoluta possa essere considerata l' unica verità assoluta e che non rappresenti una contraddizione. Sto ancora ragionando sulla tua argomentazione in merito che non mi riesce molto chiara, ma è lo stesso, ci sarà tempo per approfondire. 

Garbino Vento di Tempesta
#26
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

X Maral e Green Demetr.

Finalmente posso riprendere il discorso e mi scuso per il ritardo. Fondamentalmente ritengo che abbiate ragione entrambe. Infatti, a mio avviso, Severino si riferisce a tutta la filosofia dei Greci. Rea appunto di aver confinato l' essere a venire dal nulla e a tornare nel nulla. Questa è naturalmente una sua interpretazione ed adesso andremo a verificare su quali basi egli riesca a giungere ad una tale affermazione.

La Filosofia Futura

Come abbiamo visto Severino afferma che i filosofi greci hanno tradito l' episteme. L' epistemologia è lo studio, la critica del metodo o dei metodi per raggiungere la conoscenza e l' episteme, secondo sempre i Greci ma anche per la filosofia attuale, è la conoscenza raggiunta grazie ad un metodo che ne garantisca la validità. Ed allora per quale motivo Severino accusa i filosofi Greci? La risposta sta nel suo differente modo di intendere, come aveva giustamente affermato Maral, l' episteme e non solo quello.
Per Severino esistono un episteme falso, un destino falso ed una filosofia falsa e sono tutte e tre di origine greca. E un episteme, un destino ed una filosofia ( appunto futura) vere, le sue. 
Tutto ciò lo troviamo nel primo capitolo dell' opera e a cui mi riferirò dal momento che nel frattempo ho dovuto riconsegnare il libro e che comunque ritengo sufficiente per criticare l' impostazione di Severino.
L' episteme, secondo Severino, è ciò che sta, è la verità incontrovertibile che non può essere negata. In pratica qui assistiamo ad un' entificazione dell' episteme senza alcuna possibilità di critica dal momento che si stabilisce che è la verità. Ed è proprio grazie a questa entificazione che l' episteme a sua volta entifica il niente da cui l' essere verrebbe e lo trasforma in un ente immortale che dimora in un mondo immortale. E' la nascita della Filosofia Futura figlia del pensiero sincero che è riuscito a liberarsi della sua dipendenza dal divenire.
Al di là del fatto se i Greci abbiano fondato la loro filosofia sulla fede erronea legata al divenire, ciò non toglie che Severino ci chiede una fede ancora più profonda che le cose stiano come dice lui. 

Carrera critica Severino chiedendo perché si dovrebbe accettare che scaturirebbe il mondo della Gioia e della Gloria, personalmente io chiedo perché si dovrebbe accettare questo mondo fin dall' inizio. In riferimento al niente, di cui avevo detto che il suo uso fosse improprio, aggiungo che sulle stesse basi si sarebbe potuto creare qualsiasi mondo, anche un mondo di folletti che ora perseguono il male ed ora il bene.

Lo zero o il niente, come avevo affermato altrove, è interpretabile come un buco nero dove noi non possiamo scrutare e che sarebbe meglio lasciare lì dov' è, in un limbo inarrivabile. Questa fondamentalmente la mia opinione.

X Maral 

E' ovvio che c' è stato un fraintendimento. Io mi riferivo principalmente al Cristianesimo, che come Nietzsche rilevo di derivazione platonica e al sillogismo e al principio di non contraddizione che sono le basi del nostro pensiero.  Non ricordo cosa dicesse Protagora sulla politica ma se non erro anche Aristotele aveva elaborato una democrazia in difesa delle minoranze. Il fatto è che per altro attualmente vedo un mondo politico alla mercé del potere economico, con molta demagogia e menzogna volte soltanto a non perdere i privilegi acquisiti.  

Ringrazio per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
#27
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

X Carlo Pierini

Non è la prima volta che qualcuno cita frasi di Nietzsche pensando che ciò possa inficiare il suo notevole contributo alla conoscenza. E non è la prima volta che mi trovo sul banco degli accusati nel cercare di portare alla conoscenza dei più la sua filosofia. Perciò ti invito a leggere la risposta n. 97 in pag 7, in cui rispondo ad Eutidemo sulla donna, e la risposta n. 169 in pag. 12, in cui rispondo a Sariputra che aveva riportato più o meno le stesse frasi da te riportate. Ti auguro buona lettura.

X Green Demetr.

Sinceramente la penso un po' diversamente. Per molti versi posso ritenermi molto vicino a Carrera. Per altro ti consiglio la lettura del pdf di Carrera indicato da Maral perché lo ritengo veramente interessante.  Specialmente per te che insegui l' Eterno Ritorno come descrivi nella risposta n. 5 della tua riflessione " La situazione della filosofia ", a cui purtroppo ancora non ho potuto dedicare il tempo necessario per un intervento che possa fornirti ulteriori spunti. E te ne consiglio la lettura perché appunto contiene una articolata riflessione sul tempo ( oltre a molto altro, tutto veramente interessante ).

X Maral

Sono d' accordo su quanto da te esposto nel tuo post e mi conforta riscontrare che sono giunto suppergiù alle stesse conclusioni, naturalmente su La filosofia futura di Severino. Ma è necessario che affronti la lettura in questo modo perché sono totalmente in disaccordo sui preconcetti che appaiono di frase in frase nei primi capitoli dell' opera. Come ad esempio che è l' attuale corso della filosofia occidentale ( sempre causata dai filosofi Greci, identificazione poco chiara sempre a mio avviso ) che ne determina l' angoscia o la follia.  In altre parole non mi interessa confutare i cardini del suo pensiero come fa Carrera,, anche se naturalmente la penso in un modo totalmente diverso. Ciò che a me interessa è porre in discussione le basi da cui parte, su cui ho molti dubbi e mi hanno lasciato molto perplesso. E' ovvio che mi auspico che tu sia sempre pronto ad intervenire quando lo riterrai opportuno. Per quanto riguarda i sofisti forse ho esagerato un po', ma se ci guardiamo attorno, sempre a mio avviso, noi dipendiamo quasi interamente da Socrate, Platone ed Aristotele. Ciò non toglie che sia Protagora che Gorgia abbiano una certa rilevanza nel campo filosofico.

La Filosofia futura

Premetto che l' argomento che riguarda il diverso modo di intendere l' episteme da parte di Severino lo affronteremo in seguito.
Ma qual è secondo Severino la colpa dei filosofi Greci e che ha determinato il corso della filosofia occidentale? E' l' aver affidato l' essere al divenire. L' averlo inglobato nel venire dal niente e destinato a tornare nel niente. 
Ed ancora una volta mi soggiunge immediatamente la domanda: chi è il filosofo Greco o i filosofi che avrebbero affermato ciò? Di certo né Platone, né Socrate né Aristotele; forse Eraclito ma chi altro? 

Per il momento mi fermo qui. Aggiungo che ritengo meglio non trattare l' argomento dell' uso del termine niente in questo contesto perché troppo problematico, e che per altro ci porterebbe veramente lontano. Comunque lo riprenderò più avanti per una precisazione.

Ringrazio per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
#28
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

X Green Demetr.

Un saluto e un ben tornato. Mi sembra che la vacanza presso Aquila, se ho capito bene, ti ha rimesso veramente in forma. Nulla di più auspicabile.
Scusa il ritardo ma il compito che mi sono prefisso ( quello di parlare de La filosofia futura ) non è dei più facili dal punto di vista dell' impostazione, ma penso di aver raggiunto una scaletta che mi tornerà molto utile.
Per quanto riguarda la frase di Carrera, mi riferivo proprio all' uso indistinto del termine essere sia come infinito del verbo che come significato simbolico di carattere metafisico. Ma anche appunto alla determinazione scontata che dietro il pensare ci sia un essere. Per altro Aristotele lo usa come tutto a metà strada tra fisica e metafisica e inoltre lo si usa comunemente come predicato come ad esempio nella frase: Io sono un essere umano. E non credo che in Greco "essere" possa essere ritrovato in ogni caso con lo stesso termine. La confusione, a mio avviso, è profonda e è necessario fare molta attenzione al suo uso.

Per la sua lunghezza e complessità ritengo meglio a questo punto sorvolare sul contesto del saggio di Carrera. Ciò non toglie che potremo riprenderlo in seguito. Una cosa è certa: che la nostra conoscenza si è arricchita e non si può che ringraziare ancora una volta Maral, sempre molto attento a ciò che avviene in casa nostra. Per altro invidiando chi come lui potrà partecipare, anche attivamente penso, al seminario del gruppo che ruota intorno a Sini.

La filosofia futura ( Severino ).

La lettura dei primi capitoli mi ha lasciato molto perplesso. E a questo riguardo inquadrerò i vari argomenti prima separatamente e in seguito, se ci sarà bisogno, globalmente.
Il primo argomento riguarda la causa del Nichilismo moderno che secondo Severino è tutta sulle spalle della filosofia dei Greci. E la loro colpa sarebbe stata il tradimento dell' episteme in favore del fato ( in rapporto al divenire, ma lo affronteremo in seguito ). 
A tal proposito val la pena qui ricordare che secondo Nietzsche è il Cristianesimo la causa del Nichilismo e che proviene da Socrate e da Platone. Inoltre, fino a prova contraria, la filosofia Greca è nata proprio per il motivo opposto. E cioè per soppiantare il mito ( quello sì fatalistico ) con un episteme. E cioè con uno stare garantito da prove razionali basate sull' osservazione. Non credo di essere blasfemo nell' affermare che i filosofi che hanno avuto più influenza sul pensiero occidentale siano proprio Socrate, Platone ed Aristotele. E nessuno dei tre, sempre a mio avviso, avrebbe mai tradito l' episteme. Anzi possiamo affermare con Nietzsche, che in essi vi è il principio della razionalità ad ogni costo.

Ma allora, da dove avrebbe tratto Severino questa affermazione? A tal riguardo, ad esempio mi torna in mente la riflessione sul Gorgia di Maral "Nulla è". Riflessione che pone in evidenza che probabilmente Severino si rivolga più ai sofisti che ai tre grandi. Cosa questa che, come dicevo mi ha destato una notevole perplessità. Socrate non avrebbe mai tradito l' episteme, e Platone basa il Mondo delle Idee, come sappiamo, su prove di una certa attendibilità. Per non parlare poi di Aristotele per il quale il valore del sillogismo è alla base di qualsiasi conoscenza.
Per altro, proprio Aristotele ha affermato che " niente viene dal nulla e nulla vi torna ".

E ciò ci introduce nel secondo argomento che però rimando al prossimo post. Ritengo infatti doveroso riuscire ad affrontare questi argomenti ad uno ad uno per evitare qualsiasi tipo di confusione in merito. 

Ricapitolando: io ritengo che l' affermazione di Severino sia alquanto discutibile e poco sostenibile. E il motivo appunto è che non si può dare la colpa di qualcosa a filosofi che non hanno avuto una profonda influenza sul pensiero occidentale. Spero che ci sia qualcuno che possa illuminarci su questo argomento. E cioè se Severino in altra opera ne parli e fornisca le prove di quel che afferma. E sinceramente non mi scandalizzerei se non vi sia, proprio perché ho già affermato che è un genio sofista. A Severino non interessa, sempre a mio avviso, dimostrare ma convincere.

Ringrazio tutti per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta
#29
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

Una delle argomentazioni del precedente post aveva riguardato la attendibilità di Carrera e che avevo superato adducendo che fosse stato Maral ad introdurlo, cosa che mi sembra sufficientemente valida considerate le ben note caratteristiche che lo riguardano. Ma a questo punto possiamo fornire anche una nostra valutazione dopo una attenta lettura del saggio: La consistenza del passato, che Maral ci ha fornito. 

L' argomento tempo, che poi gli servirà per confutare l' entificazione dell' evento la bomba di Hiroshima di Severino, passa attraverso il pensiero di Heidegger che in seguito ad Essere e tempo aveva modificato alquanto la sua posizione e soprattutto aveva raggiunto la conclusione che comunque qualsiasi affermazione sul tempo non poteva essere dimostrata perché si varcavano i confini definiti dal linguaggio. Cosa questa che mi sembra poco nota a molti e mi sembrava giusto evidenziare.

Prima di procedere, come promesso, riporto uno stralcio dell' aforisma 545 de La volontà di potenza per evidenziare il pensiero dell' ultimo Nietzsche sul tempo: Io credo allo spazio assoluto come sostrato della forza: questa limita e dà forma. Il tempo è eterno, ma in sé non esistono né spazio né tempo: i "mutamenti" sono soltanto fenomeni. ( E in questa affermazione mi trovo completamente, da tempo, d' accordo con Nietzsche, come talvolta ho già accennato. Siamo noi cioè a pensare al fenomeno scandito dal tempo, come ad esempio il nostro evolverci e divenire, ma è una prospettiva falsa, ma su questo torneremo ).

Per quanto riguarda Carrera, mi sembra che la sua posizione si avvicini a questa, ma partendo da presupposti diversi: sia sull' oblio che sulla memoria. Infatti egli afferma che l' uomo ha bisogno della memoria, trascurando tutto il discorso di Nietzsche sulla memoria e l' oblio del secondo saggio di Genealogia della morale. Ricordiamo che Nietzsche aveva definito indispensabile l' oblio per l' uomo per poter vivere e la memoria come il prodotto di millenni di atrocità atte a formarla perché "l' uomo potesse promettere e tener fede alla proprie promesse".

Inoltre a sostegno dell' importanza dell' essere a pag 38 troviamo questa frase: Se il pensare è lo stesso che essere ( verissimo ) e se l' essere (identificazione dell' atto del pensare con la sua entificazione, a mio avviso errata) scompare all' orizzonte del pensiero etc.....
In altre parole si è pensando ma non è affatto detto che l' atto del pensare sia attribuibile ad una entificazione dell' essere. 
L' ultima critica la rivolgo al suo pensiero che la Filosofia senza l' essere e la Metafisica potrebbe essere affrontata anche da altri specialisti di settore che ritengo discutibile e per varie ragioni. Ma in ogni caso la Filosofia, sempre a mio avviso, ha il suo futuro proprio nel superamento della Metafisica, proprio perché ogni affermazione non può essere dimostrata, e come afferma giustamente Nietzsche si tratta sempre di un tener per vero.

Carrera inoltre ci presenta Severino come anti-nietzschiano e anti-hidegerriano, e nei confronti di Nietzsche non posso essere che d' accordo. Basta citare questo stralcio tratto dall' aforisma 530 sempre de La volontà di potenza, per rendersene conto: I principi fondamentali della logica, il principio di identità e di (non) contraddizione, sono conoscenze pure, perché precedono ogni esperienza. Ma queste non sono affatto conoscenze! Sono, invece, ARTICOLI DI FEDE REGOLATIVI.

Il prossimo argomento, come annunciato, riguarderà LA FILOSOFIA FUTURA di Severino.

Grazie per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta
#30
Un filosofo che predica il relativismo...

Sono completamente d' accordo sull' assunto iniziale. Un filosofo che predica,,,, Un filosofo che predica infatti tutto è tranne che un filosofo. Forse si tratta di uno stregone, di un prete, di un teologo che predica soltanto per fare proseliti. Ma quello che più conta è che un filosofo che predica è convinto e crede fermamente di possedere la verità. La verità, una parola che ormai, da Nietzsche in poi, non può che lasciare un gusto d' amaro in bocca, la verità che è stata inseguita da quasi tutti i filosofi del passato e ne sono rimasti sconvolti dalla sua potenza.

Il futuro della filosofia non può che essere il relativismo. Ma un filosofo non predica il relativismo, un filosofo si erge sulla pochezza dei suoi contemporanei e segue la sua strada densa di pericoli e solitudine. E se ogni tanto getta uno sguardo sui suoi tempi, a volte per amore dell' umanità, ne rimane sconcertato e deluso, e continua per la sua strada, nel cercare di raggiungere i limiti del linguaggio e a determinarne un elevamento. E tutto questo, anche se ripeto ama l' umanità, non per questo amore, ma perché è quello che vuole e a cui soprattutto non può sottrarsi.

Lui ama quello che fa e continuerà a farlo, oltre il tempo, oltre lo spazio, librandosi verso orizzonti che ai suoi contemporanei sono preclusi: per ignoranza, per incapacità, per cecità e purtroppo a volte perché non li si vuole vedere.

Garbino Vento di Tempesta.