A Paul
Von Hayek parte da una considerazione "tecnica": il valore di un bene economico è il valore che ad
esso attribuscono gli attori dello scambio (che poi è la tesi fondante di tutto il Marginalismo).
La genialità di Von Hayek consiste nell'aver coniugato questo tecnicismo con la tradizionale visione
filosofica anglosassone, che è contrattualista, utilitarista ed evoluzionista (tra le altre cose...).
Da quel tecnicismo, Von Hayek ripropone l'utilitarismo classico sotto una nuova e "potenziata" veste:
il "valore" consiste nell'utile, nel desiderato individuale ed immediato.
Al medesimo modo ripropone il contrattualismo classico: "valore" è ciò che viene contrattato al
momento da due parti contraenti (private, naturalmente, visto che l'utile è inteso solo come quello
individuale).
E, a scorrere, l'evoluzionismo: le conseguenze inintenzionali di atti individuali intenzionali (e
intenzione dell'individuo è solo il perseguire il proprio utile) conducono necessariamente al
migliore dei mondi possibili.
Su quest'ultimo punto è macroscopica la "metafisicità" del sistema hayekiano (Von Hayek definisce
infatti "giusto" l'ordine spontaneo); una metafisicità fra l'altro indagata da J.Stiglitz in
un ciclo di lezioni sul "Trickle and Down" (lo "sgocciolare" che, secondo la teoria economica
dominante, rappresenta il necessario passaggio della ricchezza dai ceti più alti ai più bassi -
da noi prosaicamente nota come : "non tassate i ricchi perchè loro reinvestono i soldi portando
ricchezza a tutti").
Ora, a fondamento di qualsiasi evoluzionismo c'è sempre l'idea di "progresso", dunque l'idea
che ogni cambiamento è per il meglio (e se è per il peggio questa è solo una contingenza
negativa e momentanea, che comunque sarà superata). Ma questo è perchè alla base vi è l'idea
dell'uomo come di un essere naturalmente buono; un'idea che al sistema hayekiano viene, ancor
prima che dalla teoria morale di A.Smith, dall'"homo homini deus" di Spinoza e dalla stessa
Riforma Protestante.
Ora, se proprio volessimo andare alle origini è infatti proprio nella Riforma (e forse prima
ancora, nel francescanesimo e nell'agostinismo) che dovremmo cercare le cause di questa attuale
mancanza di ogni finalità e progettualità. In fondo a che serve darsi un fine o un progetto quando
ogni cosa è predestinata?
Nel sistema hayekiano la mancanza di qualsiasi fine o progetto è vista come condizione necessaria
del progresso. Abbiamo infatti visto, seppur per sommi capi, come il "valore" (che dal significato
meramente economico diventa più esteso e generalizzante) consista nell'utile, nel desiderato
individuale ed immediato, così come il "contratto" fra parti private non può avere una estensione
temporale ampia, perchè una estensione temporale ampia tradisce il principio-base dell'utile
immediato, e si risolve nell'aborrito - da Von Hayek - "costruttivismo", che proprio nel carattere
di "progetto futuro" ha la sua peculiarità (non vorrei esagerare, ma io vi vedo chiaramente la
legittimazione filosofica del precariato...).
saluti
Von Hayek parte da una considerazione "tecnica": il valore di un bene economico è il valore che ad
esso attribuscono gli attori dello scambio (che poi è la tesi fondante di tutto il Marginalismo).
La genialità di Von Hayek consiste nell'aver coniugato questo tecnicismo con la tradizionale visione
filosofica anglosassone, che è contrattualista, utilitarista ed evoluzionista (tra le altre cose...).
Da quel tecnicismo, Von Hayek ripropone l'utilitarismo classico sotto una nuova e "potenziata" veste:
il "valore" consiste nell'utile, nel desiderato individuale ed immediato.
Al medesimo modo ripropone il contrattualismo classico: "valore" è ciò che viene contrattato al
momento da due parti contraenti (private, naturalmente, visto che l'utile è inteso solo come quello
individuale).
E, a scorrere, l'evoluzionismo: le conseguenze inintenzionali di atti individuali intenzionali (e
intenzione dell'individuo è solo il perseguire il proprio utile) conducono necessariamente al
migliore dei mondi possibili.
Su quest'ultimo punto è macroscopica la "metafisicità" del sistema hayekiano (Von Hayek definisce
infatti "giusto" l'ordine spontaneo); una metafisicità fra l'altro indagata da J.Stiglitz in
un ciclo di lezioni sul "Trickle and Down" (lo "sgocciolare" che, secondo la teoria economica
dominante, rappresenta il necessario passaggio della ricchezza dai ceti più alti ai più bassi -
da noi prosaicamente nota come : "non tassate i ricchi perchè loro reinvestono i soldi portando
ricchezza a tutti").
Ora, a fondamento di qualsiasi evoluzionismo c'è sempre l'idea di "progresso", dunque l'idea
che ogni cambiamento è per il meglio (e se è per il peggio questa è solo una contingenza
negativa e momentanea, che comunque sarà superata). Ma questo è perchè alla base vi è l'idea
dell'uomo come di un essere naturalmente buono; un'idea che al sistema hayekiano viene, ancor
prima che dalla teoria morale di A.Smith, dall'"homo homini deus" di Spinoza e dalla stessa
Riforma Protestante.
Ora, se proprio volessimo andare alle origini è infatti proprio nella Riforma (e forse prima
ancora, nel francescanesimo e nell'agostinismo) che dovremmo cercare le cause di questa attuale
mancanza di ogni finalità e progettualità. In fondo a che serve darsi un fine o un progetto quando
ogni cosa è predestinata?
Nel sistema hayekiano la mancanza di qualsiasi fine o progetto è vista come condizione necessaria
del progresso. Abbiamo infatti visto, seppur per sommi capi, come il "valore" (che dal significato
meramente economico diventa più esteso e generalizzante) consista nell'utile, nel desiderato
individuale ed immediato, così come il "contratto" fra parti private non può avere una estensione
temporale ampia, perchè una estensione temporale ampia tradisce il principio-base dell'utile
immediato, e si risolve nell'aborrito - da Von Hayek - "costruttivismo", che proprio nel carattere
di "progetto futuro" ha la sua peculiarità (non vorrei esagerare, ma io vi vedo chiaramente la
legittimazione filosofica del precariato...).
saluti