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Messaggi - 0xdeadbeef

#16
A Paul
Von Hayek parte da una considerazione "tecnica": il valore di un bene economico è il valore che ad
esso attribuscono gli attori dello scambio (che poi è la tesi fondante di tutto il Marginalismo).
La genialità di Von Hayek consiste nell'aver coniugato questo tecnicismo con la tradizionale visione
filosofica anglosassone, che è contrattualista, utilitarista ed evoluzionista (tra le altre cose...).
Da quel tecnicismo, Von Hayek ripropone l'utilitarismo classico sotto una nuova e "potenziata" veste:
il "valore" consiste nell'utile, nel desiderato individuale ed immediato.
Al medesimo modo ripropone il contrattualismo classico: "valore" è ciò che viene contrattato al
momento da due parti contraenti (private, naturalmente, visto che l'utile è inteso solo come quello
individuale).
E, a scorrere, l'evoluzionismo: le conseguenze inintenzionali di atti individuali intenzionali (e
intenzione dell'individuo è solo il perseguire il proprio utile) conducono necessariamente al
migliore dei mondi possibili.
Su quest'ultimo punto è macroscopica la "metafisicità" del sistema hayekiano (Von Hayek definisce
infatti "giusto" l'ordine spontaneo); una metafisicità fra l'altro indagata da J.Stiglitz in
un ciclo di lezioni sul "Trickle and Down" (lo "sgocciolare" che, secondo la teoria economica
dominante, rappresenta il necessario passaggio della ricchezza dai ceti più alti ai più bassi -
da noi prosaicamente nota come : "non tassate i ricchi perchè loro reinvestono i soldi portando
ricchezza a tutti").
Ora, a fondamento di qualsiasi evoluzionismo c'è sempre l'idea di "progresso", dunque l'idea
che ogni cambiamento è per il meglio (e se è per il peggio questa è solo una contingenza
negativa e momentanea, che comunque sarà superata). Ma questo è perchè alla base vi è l'idea
dell'uomo come di un essere naturalmente buono; un'idea che al sistema hayekiano viene, ancor
prima che dalla teoria morale di A.Smith, dall'"homo homini deus" di Spinoza e dalla stessa
Riforma Protestante.
Ora, se proprio volessimo andare alle origini è infatti proprio nella Riforma (e forse prima
ancora, nel francescanesimo e nell'agostinismo) che dovremmo cercare le cause di questa attuale
mancanza di ogni finalità e progettualità. In fondo a che serve darsi un fine o un progetto quando
ogni cosa è predestinata?
Nel sistema hayekiano la mancanza di qualsiasi fine o progetto è vista come condizione necessaria
del progresso. Abbiamo infatti visto, seppur per sommi capi, come il "valore" (che dal significato
meramente economico diventa più esteso e generalizzante) consista nell'utile, nel desiderato
individuale ed immediato, così come il "contratto" fra parti private non può avere una estensione
temporale ampia, perchè una estensione temporale ampia tradisce il principio-base dell'utile
immediato, e si risolve nell'aborrito - da Von Hayek - "costruttivismo", che proprio nel carattere
di "progetto futuro" ha la sua peculiarità (non vorrei esagerare, ma io vi vedo chiaramente la
legittimazione filosofica del precariato...).
saluti
#17
A Ipazia
La domanda: "cosa me ne faccio del profitto capitalistico?" sottintende la domanda circa il fine del
profitto capitalistico; ma tutto lo "sguardo" moderno non si pone quella domanda, perchè non si pone
proprio alcun fine (chi vive, come noi viviamo, solo nel presente non si pone fine alcuno).
In realtà non sanno/sappiamo nemmeno loro/noi cosa farne di questo fine/mezzo. E' noto che ormai la
massa monetaria circolante ammonta a decine di volte il PIL mondiale, per cui la moneta non ha più
nessun aggancio con un eguale valore in merce. I soldi servono ormai, assurdamente, a fare altri soldi,
come acutamente osservava Weber.
Quanto al fatto che la mia sarebbe una "caricatura del marxismo ingenuamente buonista" su cui tu non
intendi nemmeno discutere, ti faccio notare che parlavo non a caso di "epigoni non all'altezza del
maestro", quindi semmai prenditela con loro per aver fatto una caricatura del pensiero originario
di Marx - ma poi una caricatura non "buonista", ma che presuppone un essere umano naturalmente buono,
e non è affatto la stessa cosa (ed in ogni caso, onde evitare di perdere e far perdere del tempo,
se non si intende discutere di un certo argomento è bene dirlo subito e chiaramente).
saluti
#18
Citazione di: 0xdeadbeef il 16 Giugno 2019, 08:43:36 AM

L'errore concettuale è stato enorme, e drammatico. Si è verificata una "saldatura" fra la predicata
necessità che l'evoluzione storica portasse al "comunismo" e l'idea dell'essere umano come sola
"struttura" materiale. Ciò che ne è risultato è stata l'idea di un essere umano "buono per natura".

Scusami se mi auto-cito ma questo punto merita qualche parola in più...
Dunque un essere umano "buono per natura", che solo i "lacci e lacciuoli" del potere politico (dal punto
di vista liberal/mercatista) o l'ideologia sovrastrutturale frutto di certi rapporti di produzione (dal punto
di vista pseudo-marxiano) rendono "cattivo".
Per entrambe le ideologie (uso questo termine in senso largo, visto che per me tutto è ideologia) basta
quindi "liberare" questo "buon selvaggio" dalle "incrostazioni sovrastrutturali" che vi si sono depositate
nei millenni, e questo è il compito precipuo della politica (una politica che dunque, da entrambi i punti di
vista, va nel tempo esaurendo il suo compito).
saluti
#19
A Ipazia
Come certo sai, Althusser non è precisamente un "signor nessuno" nell'ambito degli studi su Marx (del
resto non è nemmeno la verità incarnata, come ovvio). Quindi va perlomeno preso sul serio; anche perchè,
ripeto, comiugare un materialismo evoluzionista "duro", come è nel "Capitale", con il ruolo del "soggetto
storico" non è per nulla agevole, come le infinite discussioni in materia dimostrano.
A parer mio, non si può "far luce" su questo fondamentale aspetto del pensiero di Marx senza far luce su
quel, per certi versi enigmatico, "in ultima istanza".
Sai meglio di me come per troppi degli epigoni successivi la struttura determinasse la sovrastruttura...
e basta.
Ritengo il punto assolutamente dirimente, perchè esso è per me la radice più profonda della crisi
culturale in cui versa la sinistra mondiale.
L'errore concettuale è stato enorme, e drammatico. Si è verificata una "saldatura" fra la predicata
necessità che l'evoluzione storica portasse al "comunismo" e l'idea dell'essere umano come sola
"struttura" materiale. Ciò che ne è risultato è stata l'idea di un essere umano "buono per natura".
Si è ovvero "andati a giocare a casa" della filosofia anglosassone e del suo "braccio" politico: il
Liberalismo. E le conseguenze sono state catastrofiche (anche perchè il Liberalismo, mutato in
Mercatismo, aveva fior di campioni da far scendere in campo - se mi è permessa questa metafora sportiva).
Le cose da dire e da specificare sarebbero tantissime, e più di qualche accenno non è possibile fare.
Per tornare un attimo "in topic", la mia intenzione era quella di descrivere non l'oblio del "finalismo",
ma l'oblio del fine come di qualsiasi progettualità (e il vivere, della società moderna, in un "eterno
presente").
Ora, ciò che io volevo e voglio dire non è che si è obliato il fine "assolutamente"; ma che il fine va
sempre più a coincidere con il mezzo (i soldi che servono a fare altri soldi, come diceva Weber, sono
un esempio perfetto di ciò che intendo dire).
E dunque sì, certamente, nella formazione sociale contemporanea il profitto capitalistico è senz'altro
"fine universale", ma la domanda: "cosa me ne faccio del profitto capitalistico?", la releghiamo nella
metafisica e non ce ne curiamo?
saluti
#20
Citazione di: Ipazia il 14 Giugno 2019, 18:12:55 PMNon vi è un Marx1 della soggettività e un Marx2 dell'oggettività farlocca. Vi è un Marx che tiene ben distinto l'andamento storicistico oggettivo delle classi e della loro lotta e l'elemento soggettivo della rivoluzione che non ha nulla di deterministico ma richiede intelligenza umana e forza collettiva che nell'epoca di Marx si configurava storicamente nell'organizzazione sociale "partito"

A Ipazia
Naturalmente mi riferisco alla celebre "frattura epistemologica", che L.Althusser individua appunto
ne: "L'Ideologia Tedesca".
Credo tu non voglia negare che certo "oggettivismo" (che la tradizione filosofico/politica
attribuisce al "socialismo"), non si coniughi proprio alla perfezione con l'accento posto sul "soggetto
storico" (più di pertinenza del "comunismo").
Naturalmente non c'è bisogno che io ti spieghi come nel periodo successivo a Marx questi aspetti siano
stati al centro di infinite discussioni (culminate nella celebre e "concreta" diatriba fra la "classe"
trotzkista ed il "partito" stalinista).
saluti
#21
A Paul e InVerno
Giuste le osservazioni che fa l'amico InVerno sulla realtà economica, ma è da tener a mio parere
presente che lo "spontaneismo" non coincide tanto con il "mercato" così come inteso dal
Liberalismo classico (contrasto alla formazione di "trusts"; uguali condizioni di partenza etc.),
ma è piuttosto molto vicino alla mera volontà di potenza.
Ed in effetti a me sembra che tutto il discorso di Von Hayek sia volto all'esaltazione di ciò che
rappresenta il perseguimento dell'utile immediato, e non del rispetto per "regole" che per loro
stessa natura non possono che costituire delle premesse "costruttiviste" (un mercato regolato,
come viene, anzi veniva, predicato dal Liberalismo classico e come viene proposto dalle sinistre
"fukuyamiste" e/o "renziane" non credo abbia molto a che vedere con lo spontaneismo).
Sulla "finzione" (si predica più mercato mentre si razzola con il potere statuale) sarebbe
oltremodo interessante andare a vedere cosa dice l'ideologia "neocon" (sulla scia del pensiero
di L.Strauss), ma ci farebbe forse troppo divagare.
Il comunismo e il liberalismo (tranne quello dei "neocon", che non saprei se poter definire ancora
"liberalismo") condividono, di fondo, la convinzione che l'essere umano sia naturalmente buono.
Come Adam Smith, e con lui tutto il Liberalismo successivo, sosteneva che bastasse lasciar liberi
gli esseri umani di perseguire il proprio utile affinchè il mondo fosse il migliore fra quelli
possibili (concetto ancora presente in Von Hayek), così in Marx lo svilupparsi delle società avrebbe
portato "necessariamente" all'affermazione del "comunismo", cioè di una società anarchica nella quale
il potere sanzionatorio dell'autorità politica sarebbe stato inutile (in quanto nulla vi sarebbe stato
da sanzionare).
Questo, perlomeno, per il "secondo Marx", in quanto per il "primo" (cioè per quello precedente
l'"Ideologia Tedesca") fondamentale sembra essere il ruolo del "soggetto storico" (che tipicamente è
il "partito", cioè un elemento sovrastrutturale).
Sarebbe invero interessante tracciare un parallelo fra "primo" e "secondo" Liberalismo e "primo" e
"secondo" Marx: a parer mio vi sono, nei processi e nelle dinamiche, delle similitudini da non
sottovalutare...
saluti
#22
A Ipazia
Forse la mitizzazione non è tanto di Marx (il quale afferma perlomeno un "in ultima istanza" che è
a parere mio tutto da chiarire), ma lo è sicuramente dei pensatori che hanno creduto di, per così
dire, prenderne il testimone.
Non solo, ma che hanno spesso creduto o ad un rigido necessitarismo (i "socialisti") che, sulla
scia proprio dell'evoluzionismo, portasse verso il sol dell'avvenire; o ad un ruolo del "soggetto
storico" che, negando radicalmente la prima ipotesi, portasse verso il medesimo sol dell'avvenire,
ma per mezzo della "rivoluzione".
Eppure proprio la geniale visione di Marx circa il ruolo della struttura economica avrebbe meritato
epigoni migliori (che ci sono anche stati, ma che sono stati ridotti al silenzio dalla "realpolitik").
Sarebbe stato da sviluppare adeguatamente quel concetto di "frattura epistemologica" che L. Althusser
teorizzò, ma che rimase lettera morta. E molte altre cose...
Il "problema" della sinistra, se così vogliamo chiamarlo, è che essa non ha trovato, dopo Marx,
nessun altro grande interprete. E mentre la destra trovava Von Hayek la sinistra si gingillava
con l'"eurocomunismo", il "sessantotto" e la sicurezza di una "superiorità culturale".
Non c'è proprio stata partita...
saluti
#23
Citazione di: paul11 il 12 Giugno 2019, 18:51:37 PME Vob Hayek ha vinto,come megafono dei poteri forti, rispetto ai concetti comunisti.,
O è sbagliata l'analisi sull'uomo (natura e cultura),  e/o è sbagliata l'analisi dei pensatori comunisti.

Essendo il sottoscritto di sinistra, mi interessa eccome capire come, dove, chi ha interpretato "male" e costruito un pensiero "forte", perchè ha avuto il comunismo apici di forza sociale . Ma alla lunga invece di finre il capitalismo in socialismo è finito il comunismo, dimostrando il capitalismo capacità adattive superiori al pensiero comunista.
Si tratta seriamente di capire gli errori e se possibile recuperare qualcosa del pensiero socialcomunista. o almeno del pensiero sociale.


A Paul e Ipazia
Dicevo che l'ordine spontaneo di Von Hayek è, in ultima analisi, la legge del più forte (perchè
questo è se depuriamo il concetto dalle implicazioni metafisiche - delle quali Von Hayek non sembra,
o non vuole, accorgersi).
E del resto questa è l'unica legge che vige fra gli animali, i quali infatti (tanto per ricondurmi
al titolo della discussione) vivono nel presente senza porsi alcuno scopo che non sia l'utile
immediato.
Ora, Ipazia dice giustamente che la coscienza di classe è concetto "del tutto ignoto a Mamma natura".
Ma, mi chiedo, quei pensatori che hanno solo e sempre ricondotto il marxismo a "struttura che determina
la sovrastruttura" (dimenticando allegramente il fondamentale "in ultima istanza), e che lo hanno solo
e sempre qualificato come scienza "dura", che coscienza hanno avuto che vi sono fondamentali parti
del pensiero di Marx che sono "del tutto ignote a Mamma natura"?
In parole povere, l'analisi dei pensatori comunisti è a parer mio sbagliata proprio sul fondamentale
punto del rapporto che lega fra loro struttura economica e sovrastruttura ideologica.
E naturalmente chi sbaglia il primo passo poi necessariamente sbaglia anche tutti gli altri...
Si è sbagliato sull'origine perchè si è accettata (chiaramente "rovesciata") la sintesi idealista,
e si è erroneamente creduto che struttura economica e sovrastruttura ideologica andassero verso una
"reductio ad unum".
L'errore è dunque in radice, e consiste nel non opporre al "naturalismo" (lo chiamo così solo per
comodità, visto che molto ci sarebbe da specificare) di Von Hayek, che si esplicita nello "spontaneo"
prevalere del forte sul debole, un "umanesimo" che, pur considerando l'importanza della struttura
economica, non tralascia quella della sovrastruttura ideologica. Una sovrastruttura, dunque, "umana",
quindi espressione di un uomo che, pur necessariamente vivendo il presente, conosce il passato e si
prefigge scopi futuri; che non può e non deve limitarsi al perseguimento di un utile immediato che,
nella mancanza assoluta di un'etica regolatrice, si risolve necessariamente nell'ordine stabilito
dalla catena alimentare.
saluti
#24
A Paul
Le cose da dire sarebbero così tante che non so da dove cominciare...
Trovo sarebbe sbagliato attribuire a Von Hayek, così, una patente da ideologo senza cercare di capire
come egli svolga il suo discorso con estremo rigore, "marxianamente" direi, partendo appunto dal valore
di un bene economico come valore di scambio (che è teoria di tutto il Marginalismo).
Ma di questo ho già parlato, seppur per sommi capi, naturalmente. Semmai una critica che potremmo fargli
è quella di estendere un concetto economico (in definitiva si tratta della teoria dei prezzi) a quella
che è la sfera della politica; ma questo è un pò il vizio di tutta la modernità, se ben ci pensi (e io
infatti dicevo che Von Hayek descrive la modernità, ne è interprete, la spiega; ne è ovvero "condotto",
non "condottiero").
Il momento dell'"innesto" della teoria di Darwin nello "sguardo" della filosofia anglosassone classica
(operato soprattutto da H.Spencer) è un momento cruciale, ma non trovo sia il momento "in cui tutto nasce".
E' evidente che da quel momento nasce il cosidetto "evoluzionismo" (sociale e non solo), cioè la falsa
teoria per cui il cambiamento è "evoluzione" (cioè è sostanzialmente "progresso"), ma forse più
importanti "momenti" lo avevano preceduto (penso ad Adam Smith come a Hume, se non addirittura ad Ockham).
In parole povere tutto ciò che fece Spencer è di accorgersi che la teoria di Darwin "ci azzeccava" alla
perfezione con la "mano invisibile"...
E questo è un'altro e fondamentale rilievo che potremmo fare a Von Hayek, ovvero che l'"ordine spontaneo"
di cui egli parla non è un ordine "giusto" come lui pretenderebbe che sia, perchè la giustizia con cui
lo ammanta è un "refuso" metafisico che gli viene direttamente dal Reverendo Smith...
Quindi per quel che mi riguarda, ecco, credo sia importante scorgere nel pensiero di Von Hayek, quindi
nel pensiero di tutta la modernità (che, ripeto, pensa esattamente come lui), una radice sofista
che appare evidentissima a chi sappia, almeno in pò, ripercorrere all'indietro la catena segnica che
porta agli attuali significati: l'ordine spontaneo null'altro è se non la legge del più forte.
saluti
#25
Citazione di: InVerno il 10 Giugno 2019, 13:26:40 PMSecondo me confondi la vacuità della sinistra "fukuyamista", quella che non concepisce un alternativa al vigente ordine economico e sociale, con l'effettivo attechimento di queste teorie economiche perlomeno in Europa.
A Inverno
Chiariamo che mia intenzione non è certo fare l'apologia del pensiero di Von Hayek o del "mercatismo"
attuale (di cui Von Hayek è a parer mio padre indiscutibile).
Mia intenzione è quella di fare una "descrizione" del pensiero di questo geniale filosofo/economista
(e magari di coglierne aspetti che lo possano connettere con gli argomenti che mi ero proposto di
trattare in questa discussione - mi sembra evidente che nello "spontaneismo" il porsi uno scopo, o
la progettualità in genere, viene visto in maniera negativa, mentre viene esaltato l'attimo presente).
Premesso questo, il pensiero di Von Hayek presenta diversi e fondamentali aspetti che sono criticabili
(ne accennavo giusto uno, il sofismo, in risposta all'amico Paul). Però, e trovo sia indispensabile
rendersene conto, il "sistema hayekiano" ha una logica ed una coerenza da far paura, perchè nei fatti
risulta essere il punto di arrivo di processi e dinamiche secolari.
Ora, non ho capito cosa intendi quando dici che confondo la "sinistra fukuyamista" (bell'aggettivazione,
probabilmente sinomimo di "renziana"...) con l'effettivo attecchimento di queste teorie...
Che queste teorie abbiano attecchito mi pare lapalissiano. Mi sembra che sia sorta una certa resistenza
ad esse nel "sovranismo", che però non ha la benchè più pallida idea del "mostro" che sta sfidando (certo
che pensare a Salvini, alla Le Pen o ad Orban che culturalmente cercano una strada alternativa a Von Hayek...)
Quanto alla "sinistra", essa non esiste più per il semplice fatto che, accettando i presupposti di quelle
teorie, se ne accettano anche le conseguenze (il "mercato", hayekianamente inteso, rimuove qualunque
ostacolo al suo dipanarsi "spontaneo").
saluti
#26
A Paul
Francamente non ho capito dove avrei sbabliato i paragoni giustificativi e argomentativi...
Ho detto innanzitutto che a parer mio Von Hayek interpreta e "spiega" come gli uomini del suo
tempo, quindi del nostro, pensano.
E gli uomini del suo e del nostro tempo pensano essenzialmente come dei Sofisti: se non c'è la
"radice soprannaturale", la natura dice che è giusto che il lupo mangi la pecora...
Lo "spontaneismo" appartiene a questo dominio, cioè ad un dominio nel quale oggi si è rinunciato
a dire un giusto diverso dal giusto animale.
Se un giorno, parafrasando Severino, la "radice soprannaturale" dovesse ri-prendere il sopravvento,
allora è di un altro spontaneismo che dovremmo parlare (lo spontaneismo in definitiva non appartiene
a nessun dominio, ma è "ciò che è").
Non ho affermato che è lo spontaneismo "in sé" a derivare dal "cogito" cartesiano, ma che lo è il
concetto per cui l'entità collettiva non possiede una vera e propria esistenza, ma che "esiste"
solo come idea degli individui che la pensano, e che secondo Von Hayek sono i soli a possedere
"realtà".
E'dall'interscambio fra individui liberi "da" (come giustamente noti), cioè liberi di perseguire
il proprio utile immediato senza i "lacci e lacciuoli" costituiti da una progettualità che crede
erronenamente di "costruire", cioè di darsi uno scopo futuro, che nascono le entità collettive.
Quindi lo spontaneismo non come a-priori, ma come postulato che Von Hayek re-inserisce nel discorso
a seguito della teoria economica per cui il valore di un bene è il valore che a quel bene attribuiscono
gli attori dello scambio economico.
Dicevo, come Marx costruisce il suo "sistema" proprio a partire dalla considerazione del valore come
valore-lavoro, così Von Hayek arriva alla teorizzazione dello "spontaneismo" a seguito di una tesi
meramente economica. Se, infatti, il valore di un bene è il valore che a quel bene attribuiscono
gli attori dello scambio economico, allora il valore di un bene non solo non è in alcun modo
prevedibile (prima dello scambio, ovviamente), ma non è nemmeno bene lo sia, perchè la situazione
ottimale di scambio la si ottiene soltanto al momento dello scambio (qui c'è la radice di fondamentali
teorie economiche moderne, quali l'"equilibrio perfetto" o la teoria dei prezzi).
Ora, ciò che io credo è che si possa negare alla radice tutta l'impalcatura hayekiana (e naturalmente
non lo si può fare senza negarne alla radice il sofismo), ma misconoscerne la grandezza no, questo
non lo trovo onesto.
saluti
#27
Attualità / Re:I minibot
09 Giugno 2019, 21:03:04 PM
Ad Anthony
Su quel "prontamente esigibile in banca" avrei molti dubbi, se è vero che la "massa monetaria" (?)
mondiale ammonta a svariate decine di volte il PIL (sempre mondiale ovviamente).
Ora, non voglio avventurarmi in "tecnicismi" che non so francamente nemmeno padroneggiare più
di tanto, ma mi sembra che prontamente esigibile (e nemmeno tanto...) sia semmai la "base
monetaria", mentre la "massa monetaria" rappresenta un aggregato che comprende anche quelle
diavolerie finanziarie che tutto sono fuorchè "prontamente esigibili".
saluti
#28
Tematiche Filosofiche / Re:Materia e sostanza
09 Giugno 2019, 20:48:08 PM
Citazione di: sgiombo il 07 Giugno 2019, 19:31:01 PM
Dunque per voi (con Kant, come da voi "interpretato") se io (che fino a prova contraria esisto realmente) o qualcun altro altrettanto reale di me realmente pensa a un' ippogrifo (e vi garantisco che in questo momento sto realmente pensando a un bell' ippogrifo bianco di tre anni -l' età "d' oro" dei cavalli da corsa- dalle grandi ali), allora idea di "ippogrifo" é irreale; ovvero che se accade realmente il fatto del pensiero di un ippogrifo (per esempio da parte mia), allora non accade realmente il fatto del pensiero di un ippogrifo (per esempio da parte mia): complimenti alla logica stringente!


A Sgiombo
Come già ho avuto modo di dirti, a mio parere la fai troppo semplice (poi, certamente, esiste
la possibilità che sia io a farla troppo complicata).
Ora, non è che io sia diventato pazzo (e chi lo sa, poi...) e non riesca più a pensarti mentre
stai pensando un ippogrifo (ti assicuro che sono arciconvinto che mentre stavi scrivendo quelle
righe lo stavi pensando "realmente"). Ma il problema risiede altrove del dove tu lo pensi, o
almeno questo è quel che io credo...
Perchè il problema è essenzialmente il dirimere cosa è reale e cosa non lo è.
Da questo punto di vista, io sono convinto che non esista una distinzione netta, ma che esista
un "quantum" di realtà.
Ad esempio, un cavallo è senz'altro reale in quanto possiede una estensione spaziale, mentre
l'idea di un cavallo "possiede" un certo "quantum" di realtà. Allo stesso modo, l'ippogrifo
non è reale in quanto non possiede né estensione spaziale né energia, mentre l'idea dell'
ippogrifo possiederà un "quantum" relativo al fatto che il suo oggetto non è reale.
Ciò che voglio dire con questo discorso (che sono il primo a riconoscere contorto) è che
dovrà pur esserci una differenza fra l'idea di un cavallo e l'idea di un ippogrifo; una
differenza di cui il tuo concetto non dà conto (io vedo il tuo discorso come equivalente
a quello di Hegel, per il quale il "razionale è reale", e viceversa).
saluti
PS
In ogni caso non credo sia il caso di ossessionarsi tanto (perchè questa è la mia impressione,
ma magari è sbagliata) per questo concetto. Se non riusciamo a capirci non è la fine del
mondo...
#29
A Baylam
Anche se fossi parzialmente d'accordo, non mi pare proprio che la società se ne sia accorta...
E del resto già P.Sraffa mi pare avesse più o meno "demolito" la teoria dell'equilibrio perfetto
dei mercati senza che nessuno (tranne, per assurdo che possa sembrare, P.Samuelson) se ne sia
accorto.
E allora diciamo, riprendendo anche ciò che diceva l'amico Paul, che la teoria di Von Hayek,
come del resto quella di Samuelson, è "funzionale" al potere costituito, il quale non fa altro
che..."attendere che passi la moda". E nel frattempo, complice il "sistema", gettare cenere
sul fuoco (o annacquare il vino, se si preferisce); i modi non gli mancano di certo...
Insomma, dalla "spontaneità" hayekiana (che, oltre l'aspetto meramente economico, è il concetto
che in questa discussione mi interessa) emerge necessariamente il più forte.
E questo, a chi è più forte, non può che stare bene, non trovi?
saluti
#30
Attualità / Re:I minibot
09 Giugno 2019, 15:37:14 PM
Personalmente guardo con simpatia al "sovranismo", e dopo una vita passata a votare per i partiti
di sinistra ho ultimamente votato per la Lega. Premesso questo, dico che l'idea dei minibot è
una "cagata pazzesca", come ovvio.
Però, dico che una cagata pazzesca è anche l'affermazione di Draghi, che seppur "tecnicamente
corretta", come altre risposte hanno evidenziato, è di una ipocrisia da far paura. Perchè come
anche i sassi sanno, c'è già e da tempo immemore una grandissima differenza fra "conio" e "massa
monetaria" (per cui i minibot non farebbero altro che aumentare di un "tot" questa già enorme
differenza).
Quindi Draghi non dice una falsità, ma una mezza verità (ma diciamo che ne dice molto meno di
mezza...).
saluti