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Messaggi - pepe98

#16

Se esiste un solo oggetto, ed io esisto, logicamente io coincido con quell'oggetto, cioè esisto solo io. Esiste un solo oggetto, e tutti i singoli oggetti sono astrazioni, manifestazioni dell'uno necessarie per la sua concretezza, cioè per la sua esistenza. Tuttavia, in quanto concretamente esiste solo l'uno, esse sono tutte percepite in un unico ed eterno istante.
#17
"Quando dici "se i molti fossero" vuoi dire "se esistesse più di un oggetto"?
Cosa intendi per "il non essere di una cosa"?"
Con i "molti" intendo singole unità ontologicamente definite dal non essere delle altre, ossia ciascuna con tutte le caratteristiche concrete che le altre altre cose non hanno. Il non essere di qualcosa è o il nulla o almeno un'altra cosa.
#18
Se i molti fossero, il non essere di una cosa sarebbe qualcosa, sarebbe "altro". I molti sarebbero quindi definiti dal non essere degli altri. Ma in base a quale criterio(qual è il principio) i molti sono definiti cosí e non in un altro modo? Come possono le cose essere così DEFINITE per principio? La questione si risolve solo negando l'esistenza del molteplice: il non essere di una cosa non è, quindi la cosa è una sola. Poiché è una sola, non è definita dal non essere di qualcosa, ma solo ed ESCLUSIVAMENTE dal non essere del nulla, che è una verità evidente(nulla=non essere, per definizione). Questa cosa, che coincide con l'essere parmenideo, non ha quindi forma, e non è definita né spazialmente, né nel tempo: al di fuori di essa c'è il nulla, quindi né spazio né tempo. Tale cosa è dunque eterna ed immutabile.
Ora, poiché io esisto(se siete coscienti potete capirmi), ed esiste una sola cosa, esisto solo io. Le persone(noi) sono in realtà un unico IO. Noi siamo il tutto, che è la semplice non esistenza del nulla, e non è un ente astratto e definito, ma il totale concreto. Io sono tutto, eterno ed immutabile. Il molteplice è astrazione: concreto percepire separatamente. Ma tutto il percepire, che è la non esistenza del nulla, avviene tutta in un "eterno istante".
#19
@green demetr:
Certo che sei tormentato da questi dubbi: presupponi come concreto tutto un sistema fisico che è in realtà astratto!
#20
Citazione di: paul11 il 05 Giugno 2017, 00:40:48 AM
Citazione di: pepe98 il 04 Giugno 2017, 18:05:45 PMIl tempo fisico è una coordinata astratta. Poiché il tempo concreto non esiste, ogni istante è simultaneo, indipendentemente da come lo ordiniamo nella coordinata astratta del tempo.
non penso sia così.

Se Albert tornasse indietro nel tempo, o torna nella sua interezza,come corpo fisico e memoria, oppure se la memoria divenisse immemore, anche il corpo ringiovanirebbe, fino a diventare neonato, per poi non più essere in attesa di nascere.
Non penso quindi che tornare indietro nel tempo, tolga la memoria fisica al cervello se non allora togliendo tempo anche al corpo fisico.
Penso che viaggiare nel tempo significa essere sbalzati ma per quello che siamo oggi nella nostra interezza fisica e mentale.

Non so se ho capito: pensi che se Albert tornasse indietro nel tempo continui comunque ad accumulare informazioni nella memoria? Ció darebbe luogo a fenomeni incoerenti: mentre Albert cammina all'indietro(è come invertire i fotogrammi di un film) si accorge comunque di stare andando all'indietro, e tuttavia non può fare niente per impedirlo? E quando parla alla rovescia si accorge di star parlando, senza volerlo, alla rovescia? Non puoi scollegare la coscienza dai fenomeni: se Albert torna indietro, anche la sua coscienza torna indietro: metaforicamente, se giri una pellicola alla rovescia, i personaggi del film agiscono e PENSANO alla rovescia.
Chi ti dice che anche noi non siamo andando alla rovescia nel tempo rispetto alla direzione di accumulo di informazioni nella memoria? Ha ancora senso parlare di un presunto "flusso" nel tempo?
#21
Citazione di: paul11 il 05 Giugno 2017, 00:40:48 AM
Citazione di: pepe98 il 04 Giugno 2017, 18:05:45 PMIl tempo fisico è una coordinata astratta. Poiché il tempo concreto non esiste, ogni istante è simultaneo, indipendentemente da come lo ordiniamo nella coordinata astratta del tempo.
non penso sia così.

La luce, l'onda elettromagnetica ha una velocità vicina ai trecentomila chilometri al secondo.
la luce del sole ci arriva circa otto minuti dopo, pari alla distanza della Terra  dal sole.
Ed è questo ,a me che incuriosisce del tempo.Noi vediamo in ritardo ciò che in un tempo universale è accaduto otto mnuti prima.
Quando il Sole morirà, noi vedremo la sua luce ancora per otto minuti.
Chi osserva allora la luce di pianeti, ma soprattutto stelle lontanissime, in realtà sta osservando la luce che ha emanato quella stella che nel tempo universale ,magari è morta, è diventata una nana rossa, o bianca, o comunque ha mutato il suo ciclo di vita.
Se noi fossimo su un pianeta lontano mille anni luce dalla terra e potessimo avere un telescopio potentissimo ,noi vedremmo l'umanità e il pianeta Terra di mille anni fa.


Noi non vediamo in ritardo ció che in un tempo "universale" accade 8 minuti prima: sono tutte astrazioni, ció che facciamo è semplicemente associare fenomeni concreti(che sono SENSAZIONI) ad un sistema razionale, in cui tutto risulti logicamente coerente, ma è un sistema astratto, quello che chiamiamo realtà. Sarebbe impossibile percepire incoerenze logiche! Io esisto ora nel presente come esisto ORA anche nel passato e nel futuro, perché il presente è un punto di una coordinata astratta e relativa: se spazio e tempo fossero concreti come spiegheresti la relatività dei fenomeni che hai descritto?
#22
Citazione di: paul11 il 05 Giugno 2017, 00:40:48 AM
Citazione di: pepe98 il 04 Giugno 2017, 18:05:45 PMIl tempo fisico è una coordinata astratta. Poiché il tempo concreto non esiste, ogni istante è simultaneo, indipendentemente da come lo ordiniamo nella coordinata astratta del tempo.
non penso sia così.
Una parola se non avesse un inizio e una fine ma fosse letta o scritta in un istante non sarebbe leggibile e comprensibile.;
così il tempo è la scansione che ci permette di leggere e scrivere del mondo e di ricostruire il fenomeno.

Una parola esistente in un unico istante sarebbe illeggibile, ma una presente in più istanti, seppur simultanei, è leggibilissima. Non nego che la parola abbia una "lunghezza" nella dimensione temporale, nego solo che gli istanti in questa dimensioni si susseguano uno dopo l'altro: io affermo che questi istanti in cui è definita la parola sono simultanei(ed eterni): riduco il tempo ad una coordinata astratta, che non definisce alcun susseguirsi di esistenza concreta. È il fatto che io nell'istante t2 conosca anche t1, è la "memoria" che mi dà l'illusione di un flusso continuo verso un accumulo di informazioni. E questa percezione non può essere modificata, poiché gli istanti di tempo fanno parte di un UNO statico che è l'esistenza.
#23
Il tempo fisico è una coordinata astratta. Poiché il tempo concreto non esiste, ogni istante è simultaneo, indipendentemente da come lo ordiniamo nella coordinata astratta del tempo.
#24
Ecco quello che succede, in vari istanti, in un mondo in cui un certo Albert ha inventato la macchina del tempo: azionandola il tempo inizia a scorrere all'indietro. Riporto qui i pensieri di Albert, in vari istanti(o intervalli di tempo molto piccoli, se preferite) prima e dopo l'azionamento della macchina:
t1: "ho capito come costruire la macchina per invertire il flusso tempo."
t2: "ho quasi completato la costruzione, finalmente potrò azionarla PER LA PRIMA VOLTA."
t3: "ho completato la costruzione, ora non mi rimane che azionarla".
t4:  la macchina viene azionata.
t5: "ho completato la costruzione, ora non mi rimane che azionarla".
t6: "ho quasi completato la costruzione, finalmente potrò azionarla PER LA PRIMA VOLTA."
t7: "ho capito come costruire la macchina per invertire il flusso tempo."
Povero Albert. Continuerà a vivere il passato senza sapere di averlo già vissuto. Non aveva pensato ad una cosa: se tutto torna indietro, anche il suo pensiero, parte del tutto, torna indietro. Lui sta perdendo informazioni dalla memoria, eppure è convinto di starle accumulando.
Immagina ora di trovarti nella stessa situazione di Albert.
Ha senso ordinare gli eventi da t1 a t7 quando non sappiamo quale viene prima? Non è forse una nostra abitudine, caratteristica, disporre eventi in memoria secondo un ordine logico preciso, funzionale alla percezione del mondo(e quindi, forse, alla sua stessa esistenza)? Ha senso distinguere tra le coppie t1 e t7, t2 e t6, t3 e t5, quando il loro contenuto è il medesimo? -"Certo che ha senso, perché si ripetono in due momenti diversi, t1 e t7, t2 e t6, t3 e t5."-Beh, noi che abbiamo immaginato di vedere la scena dall'esterno, su un tempo già preimpostato, non abbiamo motivo di dubitarne. Ma immaginiamo che ciò avvenga nel mondo reale: c'è forse qualcuno, in un tempo esterno dal nostro(come il nostro è esterno rispetto a quello di Albert, subordinato al nostro), che si diverte a modificare il nostro tempo come se fosse una coordinata per lui percepibile per intero? E se anche il suo fosse tempo illusorio, e così via? O, piú semplicemente, il tempo non esiste al di fuori della nostra coscienza, cioè ogni momento dell'esistenza è simultaneo agli altri, ed eterno? In questo caso Albert vive tutti gli istanti di tempo contemporaneamente, ed in ognuno di questi istanti è convinto di stare accumulando informazioni in modo continuo: è percepibile solo ció che appare come nuovo, e non è percepibile ció che viene perso.
#25
Tematiche Filosofiche / Re:l'uno inteso letteralmente.
24 Febbraio 2017, 20:10:21 PM
Non distingui il piano ontologico da quello dell'esperienza: io inteso ontologicamente (cioè l'essenza concreta, le sensazioni concrete e tutto ció che è percezione) sono l'uno, ossia l'unica identità ontologica(concreta) esistente. Io inteso invece come "l'io dell'esperienza", ossia un'autoidentificazione(separazione astratta, cioè scissione astratta dell'uno in un soggetto e oggetto, intendendo per soggetto ció con cui identifico la mia attività, e con oggetto ció che identifico come non mio), è per forza di cose molteplice, in quanto astrazione. La molteplicità non è principio, è astrazione!
#26
Tematiche Filosofiche / Re:l'uno inteso letteralmente.
31 Gennaio 2017, 19:36:02 PM
(ho scritto una lunga risposta, ma il sistema non me la ha fatta inviare).
#27
Perché il nulla è per definizione ció che non è. Sarebbe contraddittorio dire "(c') è il nulla".
#28
Tematiche Filosofiche / Re:l'uno inteso letteralmente.
29 Gennaio 2017, 20:24:25 PM
Citazione di: sgiombo il 29 Gennaio 2017, 19:20:28 PM
Citazione di: pepe98 il 29 Gennaio 2017, 10:36:44 AM
Sgiombo: la memoria non ci testimonia il passato(fenomeni non piú esistenti associati ad un'identità sempre esistente(l'essere)): essa ci presenta un insieme di fenomeni ordinati secondo una sistemazione a priori(non a posteriori, poiché si tratta di una sistemazione già data e necessaria per percepire il fenomeno) sulla coordinata temporale. Ma l'intuizione di questa coordinata temporale è un a priori, ossia fa parte della natura stessa del fenomeno presentarsi cosí, e come hai detto possiamo interpretarla fallacemente(si cade effettivamente nello scetticismo).
Citazione(I contenuti de-) La memoria (i ricordi) la sentiamo interiormente e ne possiamo predicare l' esistenza (= la conosciamo; se la predichiamo veracemente) "a posteriori", come tutto ciò che è empiricamente sentito, coscientemente percepito; e non a priori come tutto ciò che è analiticamente dedotto da assiomi, definizioni e postulati per via logica e non empirica.

A priori sono le coordinate in cui si presenta il fenomeno, a posteriori il fenomeno separato mentalmente dalle coordinate. In ogni caso la memoria ci testimonia solo del presente: quello che si pensa come passato è presente ora mentre lo penso.


E la sistemazione mnemonica degli eventi ricordati va dal passato al presente e non dal futuro al presente: posso sbagliarmi, ma ciò che ricordo è ciò che ho fatto o è accaduto in passato (se non mi sbaglio) e non ciò che farò o accadrà nel futuro (sia pure eventualmente in maniera erronea o falsa).

"Ció che ricordo è accaduto in passato": affermazione dogmatica, che presuppone l'esistenza di un passato pur avendo a che fare con fenomeni del presente(i ricordi); intuizione sensibile.

Dunque la memoria (veracemente o falsamente che sia) ci testimonia empiricamente a posteriori il (presunto; fallibilmente) passato e non il (presunto; fallibilmente) futuro, un insieme di fenomeni ordinati secondo una sistemazione a priori.

La percezione (dei contenuti de-) la memoria non è una conoscenza deducibile a priori (per via logica), bensì acquisibile a posteriori (empiricamente), come tutte le percezioni (interiori "cogitantes" ed esteriori "extensae").




Però il punto è che si puó ammettere che esistano altri presenti suggeriti dalla memoria(anch'io mi limito ad ammetterlo), ma poiché il passato è un'intuizione del presente, non c'è nessun tempo esterno che realmente connetta questi presenti, che quindi esisterebbero contemporaneamente.
CitazioneContemporaneamente (presentemente) esistono il presente e (ivi compresa) la (presente) memoria, pensiero, ricordo, eventualmente la conoscenza (vera) del passato, e non il passato (se realmente accaduto) eventualmente ricordato, pensato, conosciuto.                                                   

È sempre un'affermazione dogmatica: come puoi dire che il passato non esiste piú? Non è contraddittorio pensare di poter percepire separatamente due cose nello stesso momento. Se ben ci pensi è solo contro -intuitivo, ma nessun principio logico lo vieta.


Qualunque sia il verso della freccia del tempo esterno(ammesso che esista il tempo esterno, affermazione che mi sembra erronea poiché quello che percepiamo è sempre in un singolo presente)
CitazioneAffermazione casomai dubbia: il passato (e dunque il divenire) potrebbe tanto essere reale quanto non esserlo; dunque non è affatto detto con certezza che si tratti di un' affermazione erronea o falsa.




noi continueremo a percepire ció che ci suggerisce il tempo interno: se all'istante A lascio cadere un bicchiere senza ricordare l'istante B(che al massimo potrei immaginare, ma sempre in base ad esperienza del passato contenuto nel presente A), e nell'istante B il bicchiere si rompe e qui mi ricordo l'istante A, il mio flusso di esperienze appare del tutto regolare. Ammettiamo che il tempo scorra da B ad A, ossia si verifichi prima B, poi A. Nell'istante B io ricordo A(che continua ad essere passato dal punto di vista del tempo interno a B, pur non essendolo nel supposto tempo esterno), poi accade l'istante A, in cui io non ricordo B(per definizione della sistemazione dei fenomeni nel tempo interno ad A), quindi è effettivamente come se nella mia coscienza B non sia "ancora accaduto"(posso perfino, in quell'istante immaginare che accadrà, non sapendo che è giá accaduto). Dovremmo essere scettici anche sullo scorrere del tempo esterno. Perché dovrebbe esistere qualcosa che non influisce sulla mia esperienza cosciente, e per tanto è indimostrabile? Il tempo esterno influirebbe sull'esistenza e scomparsa dell'esistenza degli istanti(o presenti), senza potersi però manifestare alla coscienza. Ecco perché io trovo ora piú ragionevole(e piú elegante esteticamente) negare l'esistenza del tempo esterno: ció significa però accettare qualcosa di sconvolgente: tutti gli istanti(cioè i presenti, come A e B) esistono contemporaneamente, sono "sempre"(parola che ormai non ha piú significato) esistiti, ed esisteranno sempre!
CitazioneIn questo guazzabuglio di "tempi A" e "tempi B", di "passati e futuri ricordati o dimenticati", di "tempi interni" (?) e "tempi esterni" (?) non si capisce nulla.

L' unico tempo di cui possa sensatamente parlarsi è quello esperito coscientemente ("interno"?); e ripeto che, poiché certezza indubitabile può darsi solo del presente in atto, la memoria potendo (e non: dovendo) essere fallace (potrebbe -e non: dovrebbe- confondere fatti immaginari con fatti reali), il passato e dunque il divenire è dubitabile, cioè né affermabile, né negabile con certezza (in linea teorica, di principio, come è giusto considerare da parte nostra di filosofi che "cercano anche il pelo teorico, di principio nell' uovo pratico").


Il tempo interno non è altro che una sistemazione dei fenomeni in un istante del supposto tempo esterno. Quello che si suppone scorrere è il tempo esterno. L'errore è individuare il supposto tempo esterno nel tempo interno(che penso ORA, in un solo istante del tempo esterno).



Una volta eliminato il tempo viene naturale eliminare la persona:anch'essa sarebbe qualcosa che influirebbe sull'esistenza separandola in blocchi di coscienza sconnessi, senza tuttavia influire sui contenuti della coscienza stessa: se io sono contemporaneamente piú istanti di "me", ma questi istanti non hanno connessione esterna, perché non potrei essere anche i "tuoi" istanti o quelli di qualcun "altro"? Abbiamo visto che l'essere piú istanti contemporaneamente non influisce sui contenuti di coscienza. L'essere piú persone contemporaneamente significa:non cambiare nulla dal punto di vista dei contenuti di coscienza; eliminare separazioni di identità in favore di un unico io; io sono tutti.

Si puó poi eliminare il mondo esterno, anch'esso separazione inutile, e ammettere che io sono l'insieme dei fenomeni: io sono tutto.




CitazioneAnche questo mi é incomprensibile.

Non vedo che cosa di strano o di indebito ci sarebbe mai nel considerare separatamente parti arbitrariamente stabilite di esperienza cosciente.


Non è strano(almeno dal punto di vista della sensibilità umana), ma è superfluo.


Come faccio a essere <<contemporaneamente piú istanti di "me">> (contraddizione)?
E per di più come potrebbe accadere (sensatamente) che << ma questi istanti non hanno connessione esterna, perché non potrei essere anche i "tuoi" istanti o quelli di qualcun "altro"?>>.

Perché appunto l'identità non esiste, o meglio, verrebbe a coincidere con l'esistenza: basta che questi istanti esistano, anche separatamente, per esserli tutti.


"L' essere piú istanti contemporaneamente" non può "influire sui contenuti di coscienza" semplicemente perché si tratta di una contraddizione senza senso, che non può essere e dunque a maggior ragione non può influire in alcun modo su alcunché.

Non è contraddittorio dire "sono A e B in C"(dove C è una posizione su una coordinata, ad esempio temporale), a meno che: B sia "non A"; C possa ospitare o solo A, o (aut) solo B.

L'esser [-ci] piú persone contemporaneamente non cambia nulla dal punto di vista dei contenuti della coscienza  di ciascuna (rispetto all' esistere singolarmente, unicamente di una qualsiasi di esse), ma cambia moltissimo nella realtà complessiva (oggetto dell' ontologia), cosciente e non cosciente che sia, di questa o di quella coscienza che sia.

Che tu sia "tutti" e "tutto" (tutto ciò che esiste realmente: solipsismo) lo puoi ipotizzare ma non certo dimostrare.
N.B.: non sto pretendendo che sia dimostrabile il contrario, ma che sia confutabile, dimostrabile essere falsa (oltre che dimostrabile essere vera) la tua affermazione.
#29
Tematiche Filosofiche / Re:l'uno inteso letteralmente.
29 Gennaio 2017, 19:52:33 PM
Citazione di: Phil il 29 Gennaio 2017, 17:22:12 PM
Citazione di: pepe98 il 29 Gennaio 2017, 16:14:26 PMSolito problema di confusione tra realtá e intuizione sensibile: le immagini sono tante, essendo separazioni mentali di fenomeni(anche questi separazioni mentali dell'uno).
Ma questa mente che separa, non è ontologicamente altro da ciò che separa? Nel separare non necessita tempo?

No, i fenomeni si presentano già necessariamente separati (non c'è alcuna mente o meccanismo che li separi), istantaneamente.

Citazione di: pepe98 il 29 Gennaio 2017, 16:14:26 PMIl tempo che percepiamo altro non è che un'intuizione legata ad immagini (fenomeni separati a priori dalla sensibilità), il suono pure.
Il suono non mi sembra sia legato ad immagini... prova a suonare una nota lunga (con un qualche strumento non elettrico) con gli occhi chiusi; a un certo momento la sentirai sfumare in silenzio... tu sei quella nota che sfuma o percepisci quella nota che svanisce? Non c'è un prima-suono ed un dopo-silenzio?

La sfumatura la percepisci perché in ogni istante percepisci piú "fotogrammi" disposti in un certo ordine temporale.

Citazione di: pepe98 il 29 Gennaio 2017, 16:14:26 PMCondizione necessaria dell'esistenza delle cose(in quanto parte stessa delle cose(n.b. possiamo parlare di "parti" poiché tale suddivisione è astrazione necessaria alla comunicazione)) è la percezione intuitiva.
"Comunicazione" come "monologo", dato che c'è solo l'uno?  ;) E tale comunicazione non ha tempo?

Se vuoi puoi chiamarlo monologo, nel senso che è una relazione tra piú parti dello stesso io. Esistono tante "comunicazioni" eterne e coesistenti.

Citazione di: pepe98 il 29 Gennaio 2017, 16:14:26 PMSeparazioni ontologiche non sono necessarie. L'esistenza dell'uno non cambia nulla a livello fenomenologico, cambia solo il livello ontologico, che risulta contro-intuitivo per la sensibilità, ma razionalmente "elegante" e non contraddittorio.
Più che "elegante", razionalmente (an)estetizzato ;D : se la sensibilità viene ritenuta totalmente inaffidabile, se la logica viene sterilizzata in puro formalismo (come non dovrebbe essere), se si parte già da ciò che si vuole trovare (e che non può risultare contraddittorio proprio perché abbiamo appunto escluso sia la logica che la sensibilità), otteniamo allora uno scenario estetico (ma non mistico, da quello che ho capito), in cui l'etica, l'epistemologia e tutta la ricerca filosofica diventano "sogni" o "abbagli" dell'Uno nella sua atemporale ubiqua autoreferenzialità... praticamente siamo ad un passo dalla poesia metafisica!

La filosofia è attività umana, non è certo una proprietà dell'io. Anche gli umani sono pure astrazioni, cosí come le loro interazioni. La natura, che è astrazione, continua il suo "corso".

A parte gli scherzi, a ben vedere, le domande che ti ho posto perdono di significato: partendo da assiomi troppo differenti arrivano ad un traguardo differente...

P.s. Grazie per le spiegazioni, credo di aver inquadrato la tua prospettiva  :)
Grazie per le domande, stimolano sempre nuove riflessioni.
#30
Tematiche Filosofiche / Re:l'uno inteso letteralmente.
29 Gennaio 2017, 16:14:26 PM
Citazione di: Phil il 29 Gennaio 2017, 12:40:30 PM
Citazione di: pepe98 il 29 Gennaio 2017, 11:23:00 AM
Nelle percezioni c'è temporalità, ma essa è solo parte della percezione: in mezzo a due percezioni, come il prima e il dopo aver scritto un messaggio non ci sta nulla,
Come possiamo saperlo? Come verificare la presenza del "nulla"? Il prima e il dopo sono certamente arbitrari e convenzionali, ma proprio per questo è possibile anche pensare che ci sia un divenire costante che la nostra razionalità può percepire solo dividendola in "fotogrammi"...

Verificare la presenza del nulla tra due percezioni consiste per me nel negare la presenza di ció si cui si possa supporre l'esistenza, cioè in questo caso negando la presenza di un tempo esterno, mostrando come l'idea del tempo esterno è in realtà tutta interna ad un singolo "istante di percezioni". Supponendo vari istanti di percezioni, la visione di (chiamiamoli pure) fotogrammi è tutta interna ad un singolo istante: in un unico istante sono presenti tanti fenomeni raggruppati a priori in tanti fotogrammi, e la sensazione del divenire dei fotogrammi è sempre una relazione tra la disposizione dei FOTOGRAMMI NELL'ISTANTE, e NON di ISTANTI NELL'ESISTENZA. La disposizione dei fotogrammi fa parte della natura stessa dell'istante, e NON è invece natura dell'esistenza una supposta disposizione degli istanti. Ricapitolando: che chiamiamo flusso temporale di istanti, non è altro che una sequenza istantanea di fotogrammi all'interno di un istante.

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
Esatto, la persona(l'unico io), è ingenerato, in quanto coincide con l'esistenza stessa. Niente è generato, il concetto di generazione è al massimo qualcosa che fa parte degli astratti nessi di causa-effetto, che sono solo nessi astratti, costruzioni mentali.
Eppure anche i concetti di "eternità", "essere", "io", sono astrazioni mentali, no?  ;)

Sí, ma rappresentano l'unità, che è posto come principio (intuitivo per la ragione, contro-intuitivo per la sensibilità): hanno un correlato ontologico con l'uno. Invece i nessi causa-effetto hanno come correlato il tempo, che rimane però intuizione sensibile, non ente ontologico. In pratica questa filosofia parte dal presupposto che l'unico ente ontologico sia l'uno. Si tratta sempre di fede sia riconoscere l'uno che riconoscere l'intuizione sensibile. Ma poiché la filosofia è un superamento dell'intuizione sensibile in favore della ricerca di un'unità razionale col tutto, la mia proposta è di partire dal traguardo, ossia supporre l'esistenza dell'uno, e mostrare che non è contraddittoria, anzi contraddittoria può essere l'intuizione sensibile.

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
Quando penso di percepire qualcosa fuori di me, in realtà io sono quella stessa cosa, un insieme di fenomeni. Se vedo una mela io sono in realtà sensazione visiva della mela, sensazione tattile, ecc... il concetto di mela è astrazione, in quanto separazione mentale(non ontologica) di fenomeni.
La separazione mentale non esclude quella ontologica (v. fenomenologia di Husserl): chiaramente la mela sarà sempre percepita dal mio sistema percettivo (che va dai sensi fino alla mente), quindi percepita "personalmente"... tuttavia ciò non esclude con certezza che esista qualcosa (che io chiamo "mela") fuori di me che inneschi il processo percettivo (altrimenti non si spiega come mai la mia consapevolezza esistenziale della mela sia discontinua, mentre la consapevolezza esistenziale del mio corpo non lo sia...)

No, non lo esclude. Però credo si possa superare questa separazione di me dalla mela, senza alcuna contraddizione. Il corpo è ambiente esattamente come la mela. Ambiente se li intendiamo con concetti astratti, Io se li consideriamo come insieme di fenomeni ontologici.

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
Il principio è uno, ma è equivalente a porre quei tre per comodità.
L'assioma andrebbe distinto dai corollari, la gerarchia logica non è mai aggiustabile "per comodità"  :)

Allora errore mio.

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
Certo, l'intuitivitá dell'esperienza è data a priori, e non ha scopo di conoscere l'uno, che appare quindi contro-intuitivo per la sensibilità, ma è tuttavia ció a cui tende la ragione una volta che si stacchi dalla sensibilità.
Elaborando la sensibilità la ragione abbraccia il molteplice (persino il concetto di infinito!); unificare tutto in un'unità pone problemi logici (v. la suddetta mela, l'autocoscienza, la differenza ontologica soggetto-oggetto, etc.).

Non li vedo questi problemi logici...

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
Esistono tanti principi per ogni ambito di conoscenza: i principi logici sono quelli che permettono di ragionare deduttivamente senza cadere in contraddizione. Il principio "io sono tutto" è affermazione ontologica, punto di partenza per una filosofia che, attraverso principi logici e intuitivi può analizzare le proprie conseguenze.
Certamente si può scegliere arbitrariamente un assioma da cui partire per fondare una propria visione del mondo... ma se "io sono tutto", allora viene meno la distinzione fra "io" e "tutto", fra parte e intero, fra A e B, per cui la logica non ha più elementi con cui operare...

La logica opera su categorie astratte, non su enti ontologici. La logica permette di creare proposizioni non contraddittorie, e le proposizioni sono costruzioni mentali.

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
Non ha senso parlare di perfezione assoluta, ma dal mio punto di vista è perfetta. Non si tratta di mutamento perché sia il prima che il dopo la nascita di una filosofia esistono contemporaneamente ed eternamente ;)
Questa contemporaneità eterna, se non ho frainteso, è una (pre)supposizione che forse inibisce la filosofia, più che alimentarla: se "io sono il tutto eterno ed immutabile", allora non c'è etica, non c'è gnoseologia e non c'è nemmeno ontologia (solo un perenne "fermo-immagine" silenzioso... poiché anche il suono presuppone mutamento e molteplicità di enti...).

Solito problema di confusione tra realtá e intuizione sensibile: le immagini sono tante, essendo separazioni mentali di fenomeni(anche questi separazioni mentali dell'uno). Il tempo che percepiamo altro non è che un'intuizione legata ad immagini (fenomeni separati a priori dalla sensibilità), il suono pure. Condizione necessaria dell'esistenza delle cose(in quanto parte stessa delle cose(n.b. possiamo parlare di "parti" poiché tale suddivisione è astrazione necessaria alla comunicazione)) è la percezione intuitiva. Separazioni ontologiche non sono necessarie. L'esistenza dell'uno non cambia nulla a livello fenomenologico, cambia solo il livello ontologico, che risulta contro-intuitivo per la sensibilità, ma razionalmente "elegante" e non contraddittorio.