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Messaggi - Vito J. Ceravolo

#16
ho sbagliato la risposta a Viator... non so perché scrivevo una cosa pensando a un'altra...
Datemi qualche ora per correggerla... scusate. Oggi giornata confusa.
#17
Ciao Ipazia,

dici bene che l'a priori è un vecchio problema metafisico, vecchio e superato, come d'altronde i restanti, se immagini il rapporto  fenomeno-noumeno come il rapporto spazio-tempo. L'a priori della ragione in sé è solo dal punto di vista fenomenico, il qual problema si ritroverebbe invertito se per assurdo tu ti trovasti nella regione opposta: quale aspetto sensibile è la causa di questa ragione sovrasensibile?
Stiamo entrando in un concetto causale, e noi abbiamo bisogno di un concetto causale, ma ricordiamoci che fra i calcoli fisici, se non sbaglio di Einstein, sono previsti mondi in cui invece è l'effetto che precede la causa, nei quali, appunto, quegli abitanti si troverebbero a postulare il tuo stesso problema ma all'inverso.
Ciò non cancella il concetto causale, ci è necessario, anche solo per afferrare il bicchier d'acqua che abbiamo davanti, ma dobbiamo essere consapevoli che lo stesso rapporto causa-effetto deve armonizzarsi anche all'inverso. Ciò non toglie altresì che si tratti comunque di piani diversi, fenomeno e noumeno, spazio e tempo, inscindibili, distinguibili e... già, in alcuni casi anche invertibili.
Tu però insisti a voler entrare nel fondamento, di cui ti anticipo che le tue considerazioni nichiliste sono infondate è spezzate all'origine, come quelle parmenidee incapaci di giustificare formalmente un principio unico assieme finito-infinito, cioè senza fondamento lui. Ma non mi va questo gioco. C'è comunque un libro se ti può interessare, non posso fare di più qui e ora.
Sul restante... credo di condividere molto, considerando però che alcune cose potrebbero slittare visto il cambio del presupposto iniziale. P.S. leggo un leggerissimo astio pitagorico (maschile-femminile)  

Ciao Viator,
affermare la psiche in tutte le creature con sistema nervoso centrale, sì. Questo però è l'apparato intellettivo per eccellenza (l'unico a nostra conoscenza), che in alcuni resta ad uno stato puramente inconscio, intuitivo, a razionalità zero; mentre in altri sfocia in uno stadio cosciente, concettuale, a razionalità accesa.
Affermare come dici tu (e non solo) che la psiche sia la sede istintuale, ad esempio priverebbe il mondo floreale (in cui risultano esserci apparati neurali solo nelle piante superiori) delle proprie attività istintive che di fatto invece mostrano coi propri atti di sopravvivenza della specie, oltre a creare una confusione e sovrapposizione fra istinto e intuito che invece sono diversi. Senza offesa: leggendoti denoto una sorta di confusione fra istinto e intuito, noto il declassamento vegetativo a luoghi lontani dagli aspetti biologici istintuali  propri di sopravvivenza della specie.
Dalle mie parti, per impedire tali incongruenze con mondo che ci capita davanti, l'istinto ha sede nel campo biologico mentre l'intuito nel campo psichico, cioè intellettivo, nelle forme espresse.

Nella nota tre dell'articolo apro al problema della rilevazione intuitiva: l'intuizione comune avviene in lampi; la capacità di prolungare questi lampi permette l'individuazione non solo dei processi di "prolungazione" ma anche delle aree cerebrali interessate all'attività intuitiva. Ma tutto questo è implicitamente dedotto dal capitolo 6, esattamente dove si parla di intelligenza mistica. Non riesco però a capire, forse non hai letto l'articolo, perché qui c'è poco da credere o meno, ci sono delle misure neurali che hanno riscontrato alcune aree cerebrali collegate anche ad attività razionali (es. intelligenza linguistica), di conseguenza la possibilità di spegnere o accedere alcune facoltà razionali (come avviene nella meditazione). E c'è poco da essere increduli davanti ai fatti: accade così. Al più possiamo discorrere sull'interpretazione di questi dati, ma no negare i dati.
#18
Ciao Viator,
nell'articolo Guida mistica al noumeno mi riferisco alla tua questione, alla sfera psichica a cui viene comunemente associato l'intuito.
Ti copio e incollo dall'articolo questo punto su cui di seguito mi spiego:

  •  L'intuito e il concetto non sono facoltà di tutti gli esseri meccanici o biologici o di tutti gli spiriti. Ne rimane che sono a facoltà degli esseri razionali, i quali tutti hanno facoltà di intuito e concetto;
Subito dopo tale punto, differenzio l'intuito conferendogli una funzione razionale spenta "0" dal il concetto conferendogli una funzione razionale accesa "1". Ciò significa, a conferma delle tue parole, che nel momento in cui sorge l'intelletto (psiche) in un essere, esso sorge necessariamente non nella sua massima espressione, ma in uno stato primordiale in cui la razionalità ancora è spenta, in una funzione archetipa di stampo intuitivo che può o meno svilupparsi successivamente nelle capacità di concettualizzare. Tale che, continuo a confermarti, potrebbero esserci esseri psichici in cui l'intelletto ha solo capacità intuitive ma non concettuali, ma non può essere il contrario.
Se tu potessi collegarti all'articolo Guida mistica al noumeno e leggere il capitolo 6 con le collegate note 3 e 4, vedresti che per quanto lontana sia la mia impostazione, il risultato mantiene viva le tue rilevazioni. Ciò che affermo di differente è invece questo: la psiche è propria solo degli esseri con intelletto; l'intelletto ha una funzione astratta preposta alle ragioni in sé e una funzione fisica preposta al coordinamento corporeo; la funzione preposta alla ragione in sé la chiamo razionalità; la razionalità ha una funzione inconscia (spenta 0, l'intuito) e una funzione conscia (accesa 1, il concetto).
Tale impostazione – ripeto – per quanto "particolare" mantiene comunque vive le implicazioni a te care, permettendo però di giustificare i risultati neuroscentifici di rilevazione delle attività mistiche e permettendo altresì di intendere l'intuito come una vera e propria forma di intelligenza (intelletto) per quanto primordiale.
L'articolo a cui ti chiedo di poterti collegare per entrare nello specifico della questione e così sviluppare meglio il nostro discorso, sta a questo link https://filosofiaenuovisentieri.com/2019/12/08/guida-mistica-al-noumeno-8-brevi-passi-per-accedere-allinvisibile/ dove mi pare giusto anticiparti che tale impostazione è sicuramente la parte più temeraria dell'articolo.
 
 
Ciao Iano,
ben rivisto. Non puoi figurarti cosa sia la ragione in sé poiché qualsiasi immagine ti fai di essa è necessariamente una sua rappresentazione fenomenica. Quindi su questo non sentirti in difetto, anzi, significa che ti stai mettendo sul piano giusto per rapportarti ad essa.
Quando chiedi se «soggetto e oggetto sono legati da un filo di ragione con carattere di continuità?» Sì.
La separazione fra soggetto e oggetto nasce invece nel fatto che il primo tende al particolare mentre il secondo al generale. Quando affermi che il loro confine è labile, hai completamente ragione, poiché possono essere invertiti: io ora sono il tuo oggetto di discussione e tu sei il soggetto, ma aspetta un attimo, tu ora sei il mio oggetto di discussione e io il tuo soggetto. Il tuo intuito sta scavando bene la questione, se stai cadendo nella sfumatura, giacché, attenzione all'intuito, fra le sue funzioni può tendere all'infinito e all'infinito l'oggetto è soggetto solo a se stesso e il soggetto è tutto l'oggetto esistente.
Qualcosa di questo rapporto oggetto-soggetto ho provato ad affrontarlo in Dieci argomenti di filosofia, mentre la questione che avanzi sullo "sposalizio" io non la conosco e credo sia una tua originalità, a buon sviluppo.
Tu pensa, hai appena chiamato "inopportune" domande cruciali per la questione.
#19
Ciao Ipazia,
ben rivista e grazie della fatica.
Il libro in link 6 è la base di partenza. Lì c'è il piano ontologico e teoria della conoscenza da cui parte  il discorso, oltre alcune posizioni sul principio unico. È un marasma di forme e nozioni che sostengono alla base quello di cui stiamo discorrendo. Non è la fine della rivoluzione di pensiero, è l'inizio.
 
Però voglio chiarire: l'intuito non è un sesto senso né un terzo occhio. Da Eistein a Gödel alle scienze, dai presocratici, Platone, Nietzsche a tutta la storia filosofica occidentale sin al senso comune, l'intuizione non è considerata come sesto senso o terzo occhio, ma propria delle quotidiane attività umane. Se per di più si considera il suo incastrarsi all'interno delle possibilità razionali (in forma completamente inaspettata in confronto al terzo occhio orientale) e quindi misurabile e mappabile dalle neuroscienze come una qualsiasi altra forma di intelligenza... ... allora esso è al pari di altre quotidiane attività intellettive (una forma di intelligenza).
 
Da me il dualismo è sepolto nel momento stesso che ciò che appare è conforme alla ragione per cui appare e viceversa. Il dualismo non esiste quando si parla della stessa unità. Le scienze stesse parlano di misurazione dell'invisibile, non in quanto tale, ma delle conseguenze sensibili che tali invisibili (es. bosoni) rilasciano nelle misurazioni sensibili. Questo è un procedimento ormai consolidato, che trova il suo perché in questo paradigma.
 
Il dualismo cartesiano fra estensione-pensiero parla esclusivamente dell'aspetto sensibile (l'estensione è sensibile, il pensiero, essendo una concatenazione linguistica, è sensibile: altrimenti come faresti a percepire ed esprimere il pensiero se non fosse sensibile?). La mia ragione in sé è ciò che anzi cancella tale dualismo cartersiano, collegando estensione-pensiero in un'unica unità. Quindi io non creo dualismo, lo cancello e da me l'ontologia non muore, si riforma in un nuovo consolidamento. Poi certo, il fatto di far parte di un'unità (formalmente inequivocabile) significa che noi non siamo Dio, significa l'esistenza di leggi universali e personali, significa determinazione e libertà.
 
In fondo Kant, la critica di Kant, l'illuminismo etc, mica avevano mai inteso l'oggetto in sé, per questo Nietzsche lo uccise definitivamente: non sapevano proprio cosa fosse, non riuscivano a immaginarlo né a ipotizzarlo in alcun maniera. Al più bisogna andare ancor più indietro nel tempo... da Platone, Aristotele... loro sì che provarono a definire l'in sé, sebbene in forme che non riuscirono poi a dimostrarsi attendibili. Quindi certo che il mio è un riformismo, ma non solo kantiano, a suo modo anche platonico, aristotelico, hegelliano, severiniano, positivista, materialista etc. E un riformismo dell'intera filosofia, incapace prima di giungere a giustificare (in coerenza formale-materiale) le proprie tesi: da nessuna parte.
 
Già... poi tutto si esaurisce nel fondamento (che non è il paradigma qui in esame), ma questa è un'altra storia. Andatelo a dire alle scienze: a loro mica interessa il perché (fondamento), a loro interessa il come (paradigma). A loro interessa che le cose funzioni... e questo paradigma funziona fin quando è in grado di giustificare le proprie asserzioni in coerenza formale a sé e materiale alle cose che descrive.
Qui, in questo gioco (terza rivoluzione), siamo nel campo del mondo (fenomeno-noumeno), o se volete chiamarla brutale scienza...  invece lì, nel fondamento, è un altro gioco.

Divertente leggerti Ipazia.
#20
Ciao Sariputra,
«avversione verso l'essere?» Sì.
Grazie a te, ho colto delle piccole piacevoli sfumature.
 
Ciao Ipazia,
in "linguaggio e noumeno" scrissi che la ragione in sé è il senso delle cose (in contrapposizione al non-senso) da distinguersi dal significato che è invece ciò che viene attribuito dal soggetto.
Se la ragione è l'in sé delle cose essa si ricerca nelle cose.
C'è uno sdoppiamento fra me e te in questo momento mentre io ricerco in te un discorso o tu in me una risposta? Se ora sostituisci me col lavello lo sdoppiamento rimane: tu sei il soggetto, io o il lavello l'oggetto. La tanto vituperata odissea metafisica esiste dal momento che esiste anche una sola cosa fuori di te. Eh sì, Ipazia, nei 10 hai visto bene: l'odissea metafisica finisce quando porti dentro di te il luccichio del sole fuori di te.
Hai visto anche la forma logica vero?
          Sole={Ipazia}  --> S(I)
          Se il Sole è l'insieme a cui appartiene Ipazia, allora il Sole è una proprietà di Ipazia.
 
Guarda, per Nietzsche proprio non saprei. Forse gli mancavano solo quegli strumenti formali e linguistici che seguirono alla sua scomparsa.
 
No, il pensare non è sovrasensibile ragione in sé, per questo ti turba, esso, in quanto si compie tramite linguaggio, è invece sensibile razionalità.  Ma ti d0 una mano a focalizzare meglio dove pongo la questione problematica del concetto e del cogito, però devi andare poi a vedere nel dettaglio perché sarò di manica larga qui di seguito:
 
Da Guida mistica al noumeno
1. La ragione è l'in sé (noumeno);
2. La razionalità (parlante il linguaggio della ragione) è lo strumento di accesso all'in sé;
3. La razionalità ha due strumenti:

  • L'intuizione (priva di schemi personali a razionalità spenta), il guardar dentro con la mente;
  • Il concetto (con schemi personali a razionalità accesa), il concepir fuori con la mente.
4. L'accesso immediato alla ragione in sé è possibile tramite intuizione (poiché senza schemi personali, senza interferenza dell'osservatore sull'osservato);
5. La descrizione mediata della ragione in sé è possibile tramite il concetto;
 
Da qui Linguaggio e noumeno
6. Ponendo la stessa ragione sullo stesso ordine del discorso (the house in beautiful; la casa è bella) posso esprimerla ugualmente, senza alterarla, attraverso qualsiasi linguaggio; benché ogni linguaggio diverso dia effetti fenomenici differenti.
#21
Ciao Ipazia,
lo sai che non ho scritto che la ragione ha l'in sé delle cose, bensì che la ragione è l'n sé delle cose, come sai anche la differenza fra essere e avere. Quando Hegel afferma che tutto è razionale, mette il soggetto nelle cose, annullando le cose sulla scia kantiana. Quando dico che la ragione è l'in sé delle cose (distinguendo la ragione dallo strumento razionale conoscitivo) tutelo l'oggetto permettendo l'accesso razionale ad esso. Che poi Hegel abbia raggiunto delle verità... forse da qualche parte, come tutti da qualche parte dicono alcune verità, ma il suo pensiero fondante, in generale, quello di passaggio nel nulla assoluto, è formalmente e naturalmente (scienze naturali) senza senso. Da tale non-senso (formale-naturale) ne segue la sua insistenza all'annullamento della cosa in sé (se nulla può essere, allora nulla è), cioè la sua insistenza post-kantiana a riconoscere nelle cose solo "il per noi". Chiamare tale conseguimento veritàè un presupposto assai pretenzioso: più che un "tesoro" (che tu sei libera di trovar luccichii dove ti pare) io lo chiamo inconsistenza (solo perché "inconsistente" si dice qualunque affermazione contraddittoria con sé o con le cose che descrive). Sai come si dice dalle mie parti? Se l'oggetto non fosse il soggetto oggettivamente non sarebbe. Eppur io di Hegel conservo comunque bei ricordi, qualcuno, come la forma tesi-antitesi-sintesi ben utile nello svolgimento dei discorsi almeno fenomenologici. Di tutti questi Grandi conservo sempre qualche bel ricordo.
 
Ciao boomax,
Per quanto riguarda la mia ontologia, A può essere tanto presente, quanto ogni tempo assieme o separatamente passato-presente-futuro. Nella mia filosofia, ogni cosa è essere, compreso il divenire e a esclusione del nulla assoluto. Quello che scrivi non ha alcun riscontro presso la mia ontologia, è uno strascico malforme del luogo da cui parli.  
 
Di nuovo ciao Ipazia,
parlare di autorità come di manualistica ha un certo limite per lo sviluppo del pensiero: è chiaro che il tuo affermare «del concetto hanno il difetto di non accedere al noumeno» sia una posizione corretta, però, ripetere tale posizione, denota due difetti: o non hai letto le possibilità presentate in "Guida mistica al noumeno" e "Linguaggio e noumeno"  dove si supera tale problematica concettuale; oppure le hai lette ma non hai posto alcuna critica su di esse (io non le ho lette tali critiche) così ripetendo inutilmente tale problematica già superata.
Voglio dire, se non ti piacciono le soluzioni proposte, sarai sicuramente in grado di indicarle e spiegarmi il perché.
 
Per me invece fu ingenuo Nietzsche, perché pur avendo l'ingegno di rilevare i difetti metafisici per i quali tale metafisica era difettosa, non cerco di sistemarla, ma scelse consapevolmente ("la mia filosofia è nata già morta") la via di negare tutto, pur avendo – ripeto – rilevato i punti tramite cui poter affermare tutto. Ma in fondo... per me è ingenuo tanto il realismo quanto il nichilismo, quindi non facciamocene un callo.
 
Per quanto riguarda la mia filosofia, non posso far altro che affermare quello che dici tu: l'ontologia è una questione più fattuale che astratta, cioè più scientifica che filosofica: un mero marasma di valori e dati da interpretare. Come filosofi non ci rimane altro che la buona interpretazione dei dati e l'indirizzamento entro le forme ontologiche in cui la scienza può muoversi. Tali forme, per necessità, nella mia filosofia hanno superato i paradossi e le difficoltà sia logiche di Gödel-Frege-Russell (da "Teoremi di coerenza e completezza" a "Unificazione generale della logica") sia linguistiche di Wittgestain (Linguaggio e noumeno - prima e seconda parte).
Però devo dirti una cosa: qui, con l'idea della sovrasensibile ragione in sé di principio non misurabile fisicamente se non tramite le sue conseguenze fisiche etc... In questa filosofia la scienza è rinchiusa in un ambito puramente fattuale, senza possibilità di accesso diretto a tale mondo.
 
 
A voi:
Ho un po' seguito il vostro discorso sulla finzione... oh certo, la fiction è un tarlo forte e irrisolto fra le attuali problematiche concettuali. Se vi può interessare, per quanto riguarda tale concetto di finzione, a livello prettamente formale, ben considerando che troverete forme che esulano dalla comune conoscenza... e che di ciò che troverete la finzione non è esplicitamente espressa ma detraibile in una commistione fra immaginazione/realtà o altro...
Capitolo 9 https://filosofiaenuovisentieri.com/2019/04/14/unificazione-generale-della-logica-classica-e-non-classica/
Questo però esula dal post di apertura. Quindi per ora mi limito a leggervi.

Poi sinceramente, se mi è sfuggito qualcosa a cui rispondere, è perché non ho visto il mio nome quindi penso che vi stiate un po' confrontandovi fra di voi.
#22
Ciao Iano,
il rapporto fra oggetto e soggetto e loro inscindibilità è riportata in Dieci argomenti di filosofia, capitolo 1, dieci minuti di lettura, dove se ne definisce il confine che non è sfuggente ma linguisticamente definibile per quanto permeabile come fra A e non-A
Qui: https://filosofiaenuovisentieri.com/2017/07/16/dieci-argomenti-di-filosofia/

Tutto il discorso ne deriva. Se ti puoi prendere dieci minuti, solo per quel capitolo, poi possiamo avanzare il discorso.

Ciao Phil,
come già detto la forma logica dell'idealismo è la stessa del nichilismo, essendo quest'ultimo una conseguenza diretta del primo, una sua implicazione resa visibile da Nietzsche. In entrambi i casi, da Kant sino ad oggi, tutta la filosofia occidentale si è mossa sull'inesistenza della realtà in sé, cioè sulla forma A=non-A.
Per quanto riguarda il realismo, invece, quindi da Platone sino a Kant, tutta la filosofia dominante si è mossa sulla forma parmenidea A=A e non può esser non-A, senza però essere in grado di giustificare tale forma (cfr. problemi parmenidei) e quindi con la conseguente caduta del sistema ingenuo realista.

Si, hai capito benissimo, né Kant né Husserl sono stati in grado di giustificare le loro tesi, essendo le loro tesi inconsistenti, cioè contraddittorie o nel loro rapporto formale o nel loro rapporto materiale. La giustificazione di una tesi è valida solo se essa è consistente, e ciò che è consistente ha coerenza formale e materiale. Chiarisco: giustificare una tesi non significa dire "è così", come hanno tentato costoro, ma significa che tale "è così" è consistente, cosa che loro non sono riusciti a fare. Anche perché se ci fossero riusciti... non ci sarebbe mica più il problema. Quindi sì: segnalami i testi in cui costoro o altri hanno giustificato consistentemente le loro tesi in merito al rapporto soggetto-oggetto.  Ma ti posso assicurare che non esistono questi testi, fra coloro.

Bene, ho letto il tuo concetto di fondazione, ma come già detto, finzione o realtà o immaginazione o altro che sia, nella mia filosofia non c'è solo un aspetto psicologico derivante dal soggetto, ma anche un aspetto logico derivante dall'oggetto. In questo caso la finzione non è tale rispetto a un nulla fondante (formalmente e fisicamente impossibile) ma in confronto a un concetto veritativo.

Allora facciamo così come dici tu, quando hai 30 minuti di tempo, in merito al concetto di male e di bene, troverai nell'articolo Linguaggio e noumeno (nella seconda parte) un riferimento alla bellezza in senso universale. Tale procedimento di universalizzazione della bellezza, che non cancella il concetto di bellezza relativo, può essere applicato ugualmente al bene e al male.

Grazie a te.

Grazie a tutti voi.
#23
Ciao Phil,
se  ho frainteso scusa, comunque lì si vede come la necessaria interazione soggetto-oggetto non nega l'accesso ne a uno ne all'altro. Comunque, dir si voglia, la manualistica è assai spannometrica e per quanto possa introdurre a un discorso non è mai completa. La cosa si evidenzia davanti a grandi pensatori che mettono in evidenza aspetti prima tralasciati. Severino, che citi, ne è un esempio, benché egli metta in evidenza la forma contraddittoria del nichilismo solo sotto l'aspetto della possibilità. Nietzsche stesso non vedeva l'incoerenza del suo sistema in maniera così esemplare: 

  • Linguisticamnte,nientità dell'essere = l'essere è niente = essere è non essere = essere non è
Non per questo da Hegel in poi, la logica formale è stata un po' messa in disparte o addirittura derisa dalla filosofia occidentale... appunto perché, altro che perplessità, è il segno evidente dell'incoerenza formale del "sistema" nichilista. Infatti il sopra gioco linguistico (1) formalmente è inequivocabile: A=non-A. 
Ma se tu su questo non sei d'accordo, saprai sicuramente trovare un meccanismo linguistico/formale che dimostri il contrario... oppure continuerai a parlare di "perplessità" in merito all'uso formale dei concetti. Magari come lo Hegel no?

Lo ripeto: la novità filosofica non si esaurisce nel dire una cosa prima mai detta, ma nell'essere in grado di dimostrarla, giustificarla. Anche il mio panettiere dice che non c'è alcuna novità nel dire che esiste il soggetto e l'oggetto, ma non è in grado di giustificarlo come non lo sono né Kant, Husserl e qualunque altro nome tu venga a citare. Tutti costoro, dal panettiere a Kant, sono lontani da me a pari modo. E questo è semplice e non capisco perché lo devo ripetere: dire "per me oggetto e soggetto non si contraddicono" è ben diverso dal dimostrarlo. E nella capacità di dimostrare ciò sta la mia novità filosofica, la svolta rivoluzionaria che tale rimane fin quando qualcuno non è in grado di mostrare il contrario. Questa differenza (fra dire e giustificare) è fondamentale, è ciò che differenzia una scienza da una opinione. Quindi se tutti possono pensare un'idea ma nessuno era mai riuscito a giustificarla... allora giustificarla si chiama, a ben diritto, svolta, novità, rivoluzione. 

Eppure a me sembra proprio che tu abbia detto "negazione della finzione". Infatti quando dici che la finzione si basa sul nulla (nullità del fondamento) stai implicando un nulla creatore; il che non è solo formalmente impossibile, ma lo è anche dal punto di vista delle scienze fisiche le quali negano il vuoto pneumatico e affermano oltremodo la possibilità di creazione da almeno un quanto. E se tale è, se nulla si crea dal nulla, allora la tua affermazione di finzione creatasi dal nulla fondante comporta necessariamente la negazione della finzione. Sì, certo che c'è differenza fra nulla e negazione, ma io ho non nego ciò, dico invece che affermando un nulla fondante (nichilismo) di riflesso si nega la validità formale e fisica delle proprie affermazioni.

Il male e il bene? Il bello? Tu... tu non hai letto "linguaggio e noumeno". Ti sembra corretto scrivere più di quanto leggi anche quando ti si chiede di leggere prima di continuare? Forse invece di usare 20 minuti del tuo tempo per pormi un problema, avresti potuto usare quel tempo per andare a vedere dove ti ho detto di cercare la soluzione. Ora sono stanco... magari la prossima volta ti faccio un copia e incolla.

Ben sia chiaro però che io non uso dogmi. I dogmi sono propri delle religioni come il nichilismo e il cristianesimo. Io uso concetti formalmente e materialmente coerenti, criticabili e verificabili per via formale o materiale. Dove la scala è il fondamento, la soluzione positiva del fondamento; ma ti ho già detto anche qui come reperirla se ne sei così interessato.
 
Ciao davintro,
certo, è come scrivi tu. E questo è risaputo da quanti si definiscono pensatori: nichilismo come esito necessario della caduta dell'in sé, avvenuta ufficialmente da Kant e compiutasi in conclusione con Nietzsche. Ma questo non è proprio contestabile, a meno che non si vogliano avanzare teorie insospettate finora nel mondo filosofico. [nota 1, scalata critica al nichilismo]

Io... Davintro, trovo ineccepibile quanto hai scritto. Divergo solo nel termine conclusivo: non voglio chiamarlo "realismo critico", perché a ben vedere, scavando nelle sue implicazioni, questo è proprio un mondo lontano dal realismo ingenuo quanto dal nichilismo ingenuo, tanto che chiamarlo "realismo critico" darebbe pari diritto di chiamarlo "nichilismo critico", così assopendo l'immensa differenza che intercorre fra questo nuovo paradigma e quanto prima esistito prima di esso.
È stato un piacere leggerti.
#24
Ciao Boomax,
è dove hai colto che io separo l'essere dal divenire se ho invece scritto che sono inscindibili?
Mi sono fermato a questa tua dichiarazione, il resto non l'ho letto. Sai perché? Le cose sono tre: o non sai cosa significa inscindibile; o ti stai rifacendo a una ontologia primitiva e arcaica (nichilista o realista) piena di contraddizioni che ti impedisce di vedere quello che ho scritto anche se l'ho scritto 2 volte ; o hai letto talmente di fretta da aver dato primario sfogo alla chiusura della tua conoscenza piuttosto che all'apertura di un nuovo modo di pensare.

"Inscindibile" vuol dire che non possono essere separati. L'essere non è scindibile dal divenire, a nessun livello.

Io spero che non debba essere questo il livello di discussione. Ti chiedo pertanto di fermarti è riflettere prima di parlare, che già è faticoso rispondere a 5 persone alla volta, se poi ci ritroviamo a questo livello la cosa mi perde di interesse.
#25
Per chi vorrà testare questo pensiero. Un'introduzione:
 
1. Qui troverete lo scioglimento della dicotomia oggetto-soggetto, quindi noumeno-fenomeno, non come annullamento di uno o l'altro, ma come riconoscimento delle loro verità distinte ma dipendenti, senza contraddizione (derivante dallo scioglimento del conflitto fondamentale)
 
2. Qui troverete una nuova metafisica, in breve:
«Mi riferisco a Nietzsche che a ben vedere criticò la metafisica del tempo, ma che troppo ingenuamente la cancellò invece di riformarla in questi termini: senza duplicazione di realtà, ma con un'unica realtà di un ordine al contempo sensibile e intelligibile; senza separazione fra corpo e anima, ma con un unico medio, ragione in sé, che si combina dalla meccanica sino alla biologia fin anche la cultura; con una realtà in sé che ben conta nelle definizioni della realtà apparente, ragione universale capace di giustificare sia il razionale che l'irrazionale, il prevedibile e le possibilità, il particolare e l'individualità, [la determinazione e la libertà].» (cfr. Guida mistica al noumeno, nota 2)
 
3. Qui troverete una nuova ontologia (una sintesi velocissima tratto dal libro "Mondo. Strutture portanti. Dio, conoscenza ed essere", ed. Il prato, pp. 91-170):

  • Identità: Quando diciamo "Socrate è Socrate" (A=A) stiamo parlando di un unico Socrate (A) uguale a se stesso (=A), possibile in quanto identico a sé e non diverso da sé. Nell'identità quindi non si parla di essere uguali ad altro (es. A=B), ma di un'uguaglianza continua che si serve di uno stesso termine A come se fossero due A=A benché il termine sia sempre uno. Cosicché in A=A il termine A ritorna a sé all'infinito: se A=A allora A; se A=A=A=A=A... etc allora A.
  • Composizione dell'identità: L'identità A=A è composta dal contenuto "A" è dalla relazione "=" che lo uguaglia a se stesso.  Il contenuto "A" è la materia dell'essere mentre la relazione "=" è la forma dell'essere. Cosicché dire "A=A" significa dire "essere (A) è (=) essere (A)" in cui si ha un unico essere che si rapporta a sé tramite se stesso; una materia che si rapporta a sé tramite la propria forma.
  • Esclusione dell'identità: Dire A=A significa escludere da A ciò che esso non è: A è diverso da non-A. In tal senso A porta in sé la mancanza di ciò che non è. E portare in sé la mancanza di qualcosa è ben diverso dal portare in sé quella cosa: "portare in sé la fame è diverso da portare in sé la sazietà" benché la sazietà sia un nostro possibile momento. Cioè:  "essere" (potenza) e "dover essere" (potenziale) non sono uguali laddove uno necessariamente esclude l'altro fintantoché si affermi la possibilità di distinguere un oggetto da un altro.
  • Confini dell'identità: Per essere se stesso, A deve avere dei precisi confini che lo distinguono dal restante permettendoci di concepirlo distintamente senza pensare a ciò che non è (come possiamo pensare alla pera senza dover necessariamente pensare alla mela); anche se dal restante non può essere realmente separato poiché A è ciò che è in quanto non è ciò che non è. In questo senso A, per essere se stesso, è indissolubilmente legato a ciò che esso non è (non-A). Quindi diciamo A e non-A inscindibili ma discernibili, inseparabili ma distinguibili. Ossia: A è isolato in sé per essere l'unità che è, ma oltre la propria unità si lega a ciò che esso non è, quindi non è isolato oltre sé.
  • Divenire dell'identità: Nel divenire, A e non-A devono essere necessariamente diversi, altrimenti il trasformarsi di uno nell'altro non sarebbe un divenire ma un restare. In questo senso A si trasforma in non-A. Ne segue che A non può essere mai altro da sé benché possa divenire altro da sé modificandosi da ciò che è, e in questo nuovo sé essere uguale a se stesso (non-A=non-A) benché diverso da ciò che era prima.

Spero che questa breve introduzione possa facilitare la comprensione del complesso filosofico di questo nuovo paradigma, dove in termini spiccioli potete distinguere fra ontologia, come studio dell'essere tramite la ragione, e metafisica, come studio della ragione con la ragione. Sempre ben intendendoli non come corpi separati, bensì come uno l'espressione sensibile di quel sovrasensibile e viceversa.

Non mancherò a collegarmi successivamente per vedere eventuali evoluzione del discorso.
Grazie per adesso
#26
Ciao Iano,
«Io posso tutto perché niente è».
Io non ho detto che tu sia questo, ho detto che questa è la possibilità entro cui ti puoi muovere assumendo la filosofia nichilista: quando creiamo isole di plastica, quando bruciamo bambini nell'acido o intere foreste australiane, quando bombardiamo la Siria o qualunque altro atto di tale portata... noi facciamo questo perché ci arroghiamo la superbia sul valore delle cose altro da sé, in quella convinzione propria a deciderne noi il valore.
Èevidente che il tuo "cuore" pone dei limiti a ciò che puoi, ma è una tua scelta personale non sostenuta da una pensiero nichilista di fondo che, come detto, lascia la possibilità di fare quello che si vuole poiché, appunto, che niente è.
Noi spesso assumiamo un concetto senza essere consapevoli delle sue implicazioni più profonde, e il nichilismo formalmente e moralmente ha tale implicazioni maligne e informi. Per chiarirci immaginiamo una linea siffatta, dove "-1"  è il male estremo, "1" è il bene estremo, "0" è il confine fra due mondi:
 
-1 ...... 0 ...... 1
 
Il mondo che va da 0 a -1 è quello proprio del nichilismo e di alcune declinazione della filosofia orientale e realista. Mentre il mondo che va da 0 a 1 è il mondo di cui vi sto parlando.
Ora, come detto, alcuni nichilisti potrebbero anche innalzare valori di bene, quindi spingersi da "-1"  verso quello "0", ma non sconfineranno mai dall'odio che li è insito nel dare del niente alle cose (nientità dell'essere).
 
Al contrario di ciò che dici (le quali assunzioni si poggiano su una corretta critica del realismo ingenuo che ripeto è tanto ingenuo e fallace quanto lo è a suo modo il nichilismo) qui la conoscenza della cosa in sé, così come si dispiega nella mia filosofia, non è affatto un ripetersi eterno delle cose, ma anzi garantisce tanto la determinazione quanto la libertà degli eventi (cfr. Libertà, ed. IfPress, 2018). Neppure afferma la separazione fra soggetto e oggetto, ma anzi ne garantisce la coesistenza benché su piani diversi... ossia oggetto-soggetto inscindibili ma distinguibili (cfr. nota 2 di questo testo).
In ultimo, nel momento che decidi che A=non-A, per quanto ti richiami alla tua libertà, tu non puoi più decidere nulla perché nulla può essere deciso in A=non-A. Ed è inutile continuare su tale discorso né a livello formale né a livello materiale (cfr. nota 2 di questo testo): puoi dire tutto quello che vuoi, come da buon nichilista, perché tanto tutto ciò che dici non ha alcun valore in A=non-A. E questa è la base di qualunque discorso di logica formale.

Ciao Pauli11,
L'originalità non sta nell'aver tentato, ma nell'essere riusciti. È come dire: "non c'è nulla di originale nel primo uomo che ha messo piede su Marte, perché sono 1000 anni che la gente ci pensa o ci prova senza essere mai riusciti". Allora tu dovresti verificare l'effettiva realizzazione di tale accesso, il che chiaramente non lo hai fatto, perché quando parli di "interazione necessaria fra soggetto-oggetto" come impedimento alla buona riuscita di tale impresa, allora sicuramente non hai letto né la nota 5 (linguaggio e noumeno), né la nota 4 (Guida mistica al noumeno) né la nota 2 (dieci argomenti di filosofia)... dove invece si mostra come tale rapporto soggetto-oggetto non impedisce la buona riuscita dell'impresa. (le note che ti ho segnalato, le ho messe in sequenza di importanza relativamente alle parole che hai usato tu: "mi sembra chiaro che non avrai problemi a spostare il concetto linguistico della nota 5 in concetti fisici"). Ti inviterei pertanto a conoscere e poi tornare con le giuste critiche, le quali per ora mi risultano già superate dai testi in questione. Esempio:
La realtà in sé è la ragione in sé. La ragione in sé è l'oggetto, la verità di ragione uguale indipendentemente dall'osservatore; è il terzo di paragone per il quale si dà il vero e il non-vero. Il fenomeno che ci risulta della realtà è solo un aspetto della realtà in sé, adeguandosi ad essa come verità relativa (parziale), così come una mappa si adegua al territorio: raccontandone solo alcune verità, ma comunque verità.  
Per quanto riguarda il fondamento... come potrai capire, questo "testo" parla di un nuovo paradigma di lettura del mondo, non parla del fondamento. Ugualmente non lo faccio io qui, ma se proprio ne sei interessato, come un finale spumeggiante, allora ti invito a leggere la mia mathematica ad infinitum, dove in nota c'è un mio libro che risolve il primo problema del fondamento: «come fa il principio unico a essere nel contempo finito-infinito senza contraddirsi?» Ma ripeto, qui non sono venuto a parlare del fondamento e non lo farò; tanto più se anzitutto non verifichi prima la possibilità di tale paradigma.  

Ciao Phil,
coi manuali non cambi nulla, senza offesa agli studi approssimati. Non ti piace la classificazione? Chiamala come vuoi... chi perde l'oggetto, chi perde il soggetto, chi annulla tutto e poi ci sono io che affermo sia l'oggetto che il soggetto e che rinchiudo il nulla a nessun valore, quindi togliendoli anche la possibilità di negazione dei valori, come la negazione della finzione (di cui parli tu) o del verde etc.
Se ben guarderai la mia filosofia, noterai affinità con tutte le filosofie passate, avendo tratto, dalle più importanti, le tecniche e i moventi, per poterle modificare secondo questo nuovo modo di pensare. Ma se noterai con più attenzione, vedrai che di ogni filosofia passata ho dovuto archiviare il pensiero generale (per Kant, vedi la mia distanza da esso nel primo capitolo della nota 1; per Husselr prendo le distanze in un articolo in uscita fra qualche settimana etc) per poter permettere questo cambio radicale. Un cambio radicale che non può passare inosservato se è vera la sua realizzazione e se è vero che mai nessuna filosofia passata è riuscita a rendere verità dell'oggetto e del soggetto senza negare uno o l'altro o entrambi. 
#27
Ciao Iano,
certamente con una tale premessa (la pretesa di conoscere l'in se' è priva di senso) non puoi essere altro che nichilista, poiché è proprio l'impossibilità di conoscere l'in sé a portare al non-senso, alla caduta dei valori al di fuori di sé.
Sì può viaggiare senza meta, certo, ma la coerenza che credi di poter trovare per strada, sotto i presupposti nichilisti, ti è preclusa di principio, giacché la nientità dell'essere ("essere è niente" ovvero "A=nonA") è una filosofia che esclude la possibilità di coerentizzazione. Cioè: potresti trovare apparenti coerenze all'interno di un discorso limitato (es. la minestra è buona) le quali però cadrebbero appena provi ad ampliarlo.  Questo è il destino del nichilismo: "ovunque si copra la contraddizione essa riapparirà sempre" poiché è la forma propria del nichilismo a impedire la possibilità di coerenza del proprio sistema di pensiero. Se tu avessi mezzora di tempo (non di più) potresti leggere il secondo capitolo dell'articolo in "nota [1]"... lì si mettono in luce i difetti formali del nichilismo è la sua natura moralmente distorta e maligna.
Che la sostanza sia il percorso è invece una parziale verità che si completa nel modo in cui lo si cammina: "se per una strada picchio tutti quelli che incontro perché tanto ciò che vale è solo il percorso..."  Esiste il percorso ed esiste come decido di viverlo. In questo gioco illustro un diverso modo di vivere il percorso che di conseguenza getta nuova luce sul percorso stesso.
 
Ciao Ipazia,
ammetto l'effetto boomerang sul realismo di tale generalizzazione, ma d'altronde neanche il realismo ha motivo di continuare: che crolli pure. A questo livello di analisi, tale generalizzazione è sufficiente a giustificare la critica nell'articolo in "nota 1". Se poi se ne volesse parlare si potrebbero mettere in evidenza le differenze fra l'idealismo e l'idea del soggetto nichilista (che del primo è l'estremizzazione),  ciò in ogni caso non toglierebbe nulla alla critica in oggetto, in grado di coprire entrambi gli aspetti di interesse della critica stessa.
 
Ciao boomax,
da che mondo se ne parli, da che corso se ne studi, l'oggetto nel nichilismo non è mai riuscito ad andare oltre l'intersoggettività, mai oggettuale, in nessun caso mai nel mondo filosofico conosciuto.  
Il nulla valoriale, cioè il verde è nulla, il giusto è nulla etc... oltre a dire che il nulla è fin troppe cose... ehm, come dici tu, esso è il risultato di quel pensiero razionale ingenuo e incapace che realizzava solo le verità dell'oggetto senza esserne effettivamente in grado. Ma non è questo il caso: qui verità universali e verità personali convivono senza contraddizione fra loro. Qui esiste la verità dell'oggetto ed esiste la verità del soggetto, giustificati fin al fondamento. Ovvero:
Considerare l'assoluto solo nell'annullamento di entrambi i poli oggetto-soggetto, ben ci insegna una filosofia ingenua e incapace di apportare previsioni e astrazioni di un qualche valore, solo non-senso, mere incoerenze a sé e al mondo. In una parola: una filosofia inutile sennonché dannosa.
Quello che si fa qui è il ribaltamento di tale discorso nichilista: l'assoluto e il relativo sono possibili solo come affermazione di entrambi i poli oggetto-soggetto. Il risultato di ciò è una filosofia con un grado di previsione e astrazione mai esistito prima.

A TUTTI VOI
Chiaramente voisiete venuti a commentare in via preliminare e conoscitiva. Se vogliamo evolvere il discorso, la cosa migliore non è dire quello che già sapete e che già è stato da me trattato negli articoli, ma prendere almeno uno dei temi trattati negli articoli (quello che sta più a cuore alle vostre "corde") e da lì partire il confronto.
 
Dovrebbe esservi chiaro che io conoscono la vostra filosofia, mentre voi non conoscete la mia. Quindi la giusta procedura, dopo questo incontro preliminare, e che voi anzitutto conosciate. Solo così abbiamo un confronto possibile: scegliete il vostro tema, di grazia, e se potete distruggetelo. 
#28
«Ridersela della filosofia 
significa filosofare per davvero» 
Pascal



Questo è un gioco che invita a confrontarsi con possibilità che esulano dai normali standard filosofici, logici e linguistici. Possibilità che mettono a prova le abilità di pensiero. La sfida è questa: la costruzione di un nuovo paradigma filosofico o lo stralcio delle sue possibilità.

Quello che qui propongo sono dunque i tratti generali di un diverso modo di condurre il pensiero. Tali tratti possono essere approfonditi e verificati negli articoli (gratuiti) a cui viene associato ogni passaggio di questa sintesi. Ma partiamo dall'inizio:

Dalla nascita del primo filosofo, comunemente riconosciuto in Talete (640/625 a.C. circa), nel mondo occidentale si sono combattute due opposte fazioni di pensiero, che generalmente riassumo nel realismo, filosofia che riconosce l'oggetto ma perde il soggetto, e nel nichilismo, filosofia che riconosce il soggetto ma perde l'oggetto.[1] 

A quietare tale conflitto, questo terzo paradigma si pone di riconoscere la verità sia dell'oggetto che del soggetto. Dove l'oggetto è il noumeno o realtà in sé sovrasensibile, mentre il soggetto è il fenomeno o realtà apparente sensibile:

  • Definiamo il noumeno come ragione in sé, esattamente come ordine sovrasensibile da cui consegue l'ordine sensibile. Cosicché il noumeno sia epistemologicamente riscontrabile dalle sue conseguenze sensibili, quindi dimostrabile analiticamente attraverso la mediazione del mondo sensibile;[2] 

  • Definiamo il fenomeno come realtà apparente, esattamente come manifestazione sensibile di un dato ordine sovrasensibile. Cosicché a ogni fenomeno si possa attribuire verità, poiché poggiante su forme universali (ragioni in sé) che ne consolidano il valore.[3]

L'accesso alla ragione in sé è possibile tramite lo strumento astratto della razionalità; poiché entrambi (noumeno e razionalità) parlano il linguaggio della ragione. Esattamente si accede al noumeno, immediatamente attraverso l'intuito (senza schemi personali) il guardar dentro colla mente e mediatamente attraverso il concetto  (schematizzante) il concepir fuori colla mente. Cosicché la ragione in sé di ogni oggetto sia intuibile e concettualizzabile.[4] 

Essendo l'in sé universale, cioè costante universale indipendente da chi la emette e riceve, allora la ragione di un oggetto resta la medesima indipendentemente dal linguaggio che la esprime; così come "casa" e "home" esprimono la medesima ragione in sé, si riferiscono allo stesso oggetto, pur davanti ai diversi effetti fenomenici che i diversi linguaggi possono produrre. Cosicché le interferenze dei linguaggi non alterino le verità di ragione.[5] 

Definita la possibilità di accesso alla realtà in sé e la possibilità di comunicarla senza alterarne il valore in sé ma solo quello sensibile, ne segue il superamento del realismo e nichilismo. Ossia ripeto un terzo paradigma filosofico in grado di riconoscere la verità sia dell'in sé che del fenomeno, portando nuovo ordine intorno alla teoria della conoscenza e all'ontologia dell'essere.[6]




[1] Cfr. V.J. Ceravolo, Scalata critica al nichilismo, 2017. https://www.azioniparallele.it/archivi/30-eventi/atti,-contributi/202-scalata-critica-al-nichilismo.html
[2] ID. Dieci argomenti di filosofia, 2017. https://filosofiaenuovisentieri.com/2017/07/16/dieci-argomenti-di-filosofia/
[3] ID. Teoremi di coerenza e completezza, 2017.  https://filosofiaenuovisentieri.com/2017/05/14/teoremi-di-coerenza-e-completezza-epimenide-godel-hofstadter/
[4] ID. Guida mistica al noumeno, 2019. https://filosofiaenuovisentieri.com/2019/12/08/guida-mistica-al-noumeno-8-brevi-passi-per-accedere-allinvisibile/
[5] ID. Linguaggio e noumeno, 2019. https://filosofiaenuovisentieri.com/2019/10/27/linguaggio-e-noumeno-prima-parte/
[6] ID. Mondo. Strutture portanti. Dio, conoscenza ed essere, 2016.
#29
Ciao, anzitutto le mie scuse per la lunga assenza. In tutta sincerità ho avuto un grave lutto ed è stato un lungo momento difficile; è ancora. 

Qui di seguito vi allego l'ultimo mio articolo. 
academia edu: https://www.academia.edu/33908679/DIECI_ARGOMENTI_DI_FILOSOFIA
Rivista filosofica: https://filosofiaenuovisentieri.it/2017/07/16/dieci-argomenti-di-filosofia/#more-6387

Questo articolo risponde a molte delle obiezioni da voi avanzate, e spero vi faccia piacere ritrovarci dentro qualcosa anche di questa discussione.

In quest'ultimo articolo toccate con mano (anche se non avete libro)  la rivoluzione paradigmatica della mia filosofia. E io con questo articolo ho concluso la serie dei tre articoli di presentazione del mio libro: Mondo. Strutture portanti. Dio, conoscenza ed essere, editore il Prato, 2016 (arrivato secondo la Premio Nazionale di Filosofia 2017, Certaldo)

Un piccolo sunto: esattamente i tre articoli sono: 
- https://www.academia.edu/33908679/DIECI_ARGOMENTI_DI_FILOSOFIA
(mostra la rivoluzione paradigmatica del libro)
- https://www.academia.edu/33025670/TEOREMI_DI_COERENZA_E_COMPLETEZZA._Epimenide_Gödel_Hofstadter
(sulla coerenza: superamento dei teoremi di incompletezza di K.G.)
- https://www.academia.edu/31272058/VERITÀ._UNIONE_FRA_REALISMO_E_COSTRUTTIVISMO
(concetto di verità possibile dalla filosofia del libro)

Questi tre articoli vi permettono di entrare in maniera viva nell'idea di questa nuova filosofia. 

Veniamo a noi: 

--- @Cannata: 
(1) «chi è che ha stabilito le definizioni? Certamente non sono nate da sole, siamo stati noi esseri umani ad averle create, quindi rispondono ad un criterio di convenzionalismo. Se è convenzionale, allora è opinabile.»
(2) «la logica formale risponde a criteri indipendenti dall'uomo, 
A ciò si può obiettare che un computer che si blocchi perché ha ricevuto comandi contraddittori non è un computer che non funziona, ma un computer che funziona diversamente.»

Mi spiace non risponderti direttamente, ma trovi le soluzioni complete, per entrambi i due sopra citati quesiti, presso il ultimo mio articolo: https://filosofiaenuovisentieri.it/2017/07/16/dieci-argomenti-di-filosofia/
Sarebbe inutile risponderti immediatamente quando poi seguirebbero giustamente altre domande. Meglio darti tutte le risposte tramite un solo testo.


--- @Garbino : 
Allora a presto


--- @Phil : «insomma, il "non esistere" è un concetto definibile formalmente (tautologicamente), proprio come l'esistere... oppure no?»

Più o meno Phil: io posso predicare l'impredicabilità di una cosa, e in tale "predicare" ne definisco l'impossibilità predicativa in senso formale tautologico. Ma è l'unica cosa che si può predicare del nulla: la sua inesistenza. Mentre qualunque altra predicazione (come quelle che Sgiombo fa sul nulla) hanno una forma sintattica contraddittoria; appunto perché l'impredicabilità del nulla è l'unica cosa che si può predicare. 
Credo che tutte le risposte su questo tema le possiate leggere su questo articolo https://filosofiaenuovisentieri.it/2017/05/14/teoremi-di-coerenza-e-completezza-epimenide-godel-hofstadter/


--- @Sciombo
Se ti ho fatto arrabbiare non era mia intenzione.


--- @Apeiron
Anche sul tuo concetto di fede devo rimandarti a questo nuovo articolo: https://filosofiaenuovisentieri.it/2017/07/16/dieci-argomenti-di-filosofia/
Ripeto: sarebbe inutile risponderti immediatamente quando poi seguirebbero giustamente altre domande. Meglio darti tutte le risposte tramite un solo testo.


--- @Epicurus.
Mi piacciono tutte le tue prime domande in neretto. Credo sia una specificazione e approfondimento. Non farei però la distinzione concreto formale che fai tu. Io distinguo diversamente: https://filosofiaenuovisentieri.it/2017/07/16/dieci-argomenti-di-filosofia/


Da qui in poi i vostri commenti si muovono su risposte frutto di evoluzioni non idonee a rappresentare il tipo di soluzione da me definite. 


Io vi ringrazio tanto della piacevole discussione e della pazienza con cui abbiamo portato avanti il discorso.
Il mio compito di presentazione del libro è finito. Adesso devo recuperare un po' di energie.

Per ora
A presto a tutti
Vito J. Ceravolo
#30
Volevo comunque concludere le risposte ringraziando sia Green denetr e Phill per l'esamina dell'articolo sulla Verità. Certamente la maggior parte delle problematiche da loro sollevate esulano dal mero concetto di verità in esame sul quel articolo (problematiche di tipo conoscitivo ed altro); e non nego che io, rispondendoli, possa aver involontariamente non risposto a qualcosa che mi è sfuggito. Mentre volontariamente non ho risposto a due cose:
- il discorso su Kant, i quale trova risposte complete nel libro
- il discorso sulla cardinalità e gerarchie, ove le gerarchie invece esulano dalla mia filosofia che le abbatte fra gli esseri.
 
Concludo ricordando che
- Il libro da cui la citazione di apertura (Mondo. Strutture portanti. Dio, conoscenza ed essere), è arrivato secondo al premio nazionale di filosofia 2017 (Certaldo)
 
Per approssimarsi al nuovo paradigma contenuto nel libro, potete leggere questi articoli (gratuiti)
- Verità https://www.azioniparallele.it/30-eventi/atti,-contributi/174-verita-realismo-costruttivismo.html
- Coerenza https://filosofiaenuovisentieri.it/2017/05/14/teoremi-di-coerenza-e-completezza-epimenide-godel-hofstadter/
 
Se poi qualcuno vuole "osare" una disamina dell'articolo sulla Coerenza, vedrà da sé che la presunzione è il superamento logico-filosofico-linguistico e matematico dei teoremi di incompletezza di  K.G.
 
A presto
Vito

https://independent.academia.edu/VitoCeravolo