Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Kobayashi

#151
In sintesi nell'aforisma [1] viene detto:
- nella storia della filosofia si è posto il problema degli opposti, di come possa nascere qualcosa dal suo opposto. Come può emergere il razionale dall'irrazionale? La contemplazione disinteressata dal volere bramoso?
- la metafisica risponde che ciò non può avvenire, che i poli superiori di questi opposti hanno un'altra origine, un'origine miracolosa;
- secondo N. la "filosofia storica" insieme alle scienze naturali (presumo qui si debba intendere un approccio positivistico o illuministico in generale) ha accertato che quelle cose non sono opposte. Per spiegare quindi i poli superiori che di primo acchito sembrerebbero così lontani dalle cose umane ci basta una chimica delle idee, ovvero è possibile mostrare (come poi farà programmaticamente in "Genealogia della morale") che questi poli nobili potrebbero venire dagli ingredienti più bassi.
Ma se così fosse, si chiede N., quanti avranno voglia di perseverare in queste indagini?

Venendo ai tuoi commenti.
Sul primo direi che esprimi una posizione inconciliabile con la filosofia di N., ma non è un'obiezione al testo.
Sul secondo e terzo: mi sembra chiaro che N. non sta dicendo che la vita si possa dedurre dalle azioni e reazioni della chimica. Non sta facendo un discorso sull'origine della materia vivente. Lui parla di chimica delle idee e dei sentimenti morali, religiosi ed estetici per porre l'ipotesi che alla base delle cose più nobili, elevate, spirituali, ci potrebbero essere gli stessi ingredienti di tutto il materiale umano più rozzo, come il desiderio di dominio, l'istinto di sopravvivenza etc.
Per esempio: il cammino della santità e dell'ascetismo come una strategia quasi inconscia per ribaltare la propria debolezza fisica e di casta in dominio spirituale sui potenti e sui popoli.
#152
Come introduzione alla lettura del testo alcune osservazioni tratte da "Ecce homo" e dalla prefazione a "Umano troppo umano" scritta dieci anni dopo la prima edizione.

"Umano troppo umano" è un libro per spiriti liberi, spiriti cioè che sono riusciti a liberarsi da ciò che non apparteneva alla propria natura, e nel caso di N. l'ideale, i buoni sentimenti, i "sublimi imbrogli" della metafisica e della religione. "Il titolo dice: dove voi vedete cose ideali, io vedo – cose umane, ahi troppo umane!".
L'attacco all'ideale avviene però senza pathos, al di fuori dell'invettiva: "Un errore dopo l'altro viene tranquillamente messo sul ghiaccio, l'ideale non viene confutato – congela...".
L'evento decisivo della formazione dello spirito libero è una grande separazione. Da che cosa? Da tutto ciò che prima era ritenuto venerabile.
Segno della buona riuscita di questa liberazione è il manifestarsi della grande salute: "quell'eccesso che dà allo spirito libero la pericolosa prerogativa di poter vivere d'ora innanzi per esperimento e di potersi offrire all'avventura".
Un lungo percorso di apprendistato solitario in cui alla fine si comprende "la necessaria ingiustizia di ogni pro e contro, l'ingiustizia come inseparabile dalla vita, la vita stessa come condizionata dalla prospettiva e dalla sua ingiustizia".
Ma accanto a questa ingiustizia alta, ineludibile, che i viventi devono accettare, c'è un'ingiustizia più grave, un'ingiustizia infetta: "là cioè dove la vita è sviluppata nel modo più piccolo, più ristretto, più meschino e tuttavia non può fare a meno di prendere se stessa come scopo e misura delle cose".   
Il pericolo non è tanto l'inganno, ma l'inconsapevolezza di esso e la violenza che ne deriva nel soffocare tutte le altre forme. Il nascere stesso di altre prospettive è combattuto dall'arroganza di uno spirito rudimentale che non vuole prendere coscienza della propria arbitrarietà.

Questo mi sembra un punto importante: vedere il pericolo non nella scelta dell'inganno, cioè del tipo di visione (religiosa o metafisica o artistica etc.) che si decide di abbracciare, ma nella rimozione del fatto che c'è stata scelta, quindi arbitrarietà, quindi alla radice quell'ingiustizia che non può essere separata dal vivere e che va accettata.
#153
Non sono d'accordo sul giudizio di Paul secondo cui N. sarebbe più uno scrittore brillante e un po' contraddittorio che un filosofo.
Prendiamo per esempio la critica alla metafisica nella parte prima di UTU.
Fin dal primo aforisma si capisce che tale critica non sarà impostata sullo stesso livello della metafisica, non verrà fatto cioè il lavoro di entrare in un sistema filosofico per mostrarne logicamente l'arbitrarietà dei fondamenti assunti, perché questo lavoro per N. è già stato compiuto (dallo scetticismo, dall'Illuminismo, da Montaigne etc.). La sua critica invece si basa sul mostrare che le origini di queste concezioni sono le stesse di tutte le forme che la vita assume: bisogni, sentimenti, inganni etc.

[1] "... non esiste, a rigor di termine, né un agire altruistico né un contemplare pienamente disinteressato, entrambe le cose sono soltanto sublimazioni, in cui l'elemento base appare quasi volatilizzato e solo alla più sottile osservazione si rivela ancora esistente".

E ancora, in conclusione del primo aforisma:

[1] "L'umanità ama scacciare dalla mente i dubbi sull'origine e i principi: non si deve forse essere quasi disumanizzati per sentire in sé l'inclinazione opposta?"

Da una parte gli inganni delle visioni sublimi di metafisica e religione, risultato di uno sforzo per abitare il mondo affinché sia sopportabile la vita, dall'altra lo spirito veritiero che ha sviluppato nella propria solitudine una certa sensibilità per lo smascheramento di questi inganni necessari, tolti i quali però sembra che rimanga solo qualcosa di disumano. Da qui anche quel riferimento nella prefazione alle sue illusioni giovanili (per Wagner e Schopenhauer): ma di quanti altri inganni, si chiede, lui stesso si dovrà nutrire per poter essere ancora così veritiero? Per sopportare cioè il paesaggio umano desolante che rimane.

In [2] afferma che non ci sono fatti eterni come non ci sono verità assolute, e questo appare chiaro secondo N. se si prende coscienza che il filosofo è abituato a riflettere su periodi storici brevissimi, con la conseguenze tendenza ad assolutizzare forme culturali che in verità hanno dietro di sé altre forme e trasformazioni.
Avere senso storico significa vedere l'uomo emergere da epoche arcaiche completamente diverse, relativizzare la nostra antichità prediletta.

[2] "Non vogliamo capire che l'uomo è divenuto e che anche la facoltà di conoscere è divenuto".

[2] "...tutto è divenuto; non ci sono fatti eterni: così come non ci sono verità assolute".

E ancora sulla riduzione delle idee ai bisogni dell'evoluzione:

[16] "...ciò che noi ora chiamiamo il mondo, è il risultato di una quantità di errori e di fantasie che sono sorti a poco a poco nell'evoluzione complessiva degli essere organici, e che sono cresciuti intrecciandosi gli uni alle altre e ci vengono ora trasmessi in eredità come tesoro accumulato in tutto il passato".

Mi sembra insomma abbastanza chiaro ciò che intende fare in queste prime pagine: un lavoro che poi chiamerà genealogia, che per ora definisce chimica delle idee, che consiste appunto nella ricostruzione o riduzione psicologica (o in generale attinente i bisogni antropologici) delle idee metafisiche, religiose e morali, tradizionalmente assunte come separate dalla materia umana quasi fossero cadute dal cielo e invece provenienti, secondo N., dalle battaglie del livello più basso dei bisogni umani.
In questo progetto filosofico insomma non mi sembra ci sia nulla di contraddittorio o confuso. Anzi, vedo molto rigore.
#154
Secondo Bossuet l'anima, nel momento della morte, viene eternata così com'è, per cui inferno e paradiso indicano lo stato senza tempo, nell'ipotesi dell'immortalità, dell'interiorità di ciascuno.
Bossuet a sua volta riprendeva l'idea di Agostino secondo cui l'uomo diventa ciò che ama. Diventa, ovvero la propria essenza si trasforma, il proprio essere si fa tutt'uno con ciò che si è amato per tutta la vita. La passione dominante non è cioè qualcosa che si sovrappone all'anima, ma diventa la sostanza stessa dell'anima.

Alla luce di queste considerazioni rispondo al quesito del topic: il cristiano non fa il bene per riuscire a passare l'esame finale, ma lottando per liberarsi dal peccato cerca di diventare il bene (diventare come Dio, o, detto in altri termini, ricostruire la somiglianza con l'immagine divina che c'è in ciascuno di noi). Essere capaci di giustizia (e in generale ogni buona azione) è solo conseguenza di questo lavoro spirituale.
Così l'inferno non è sentito come la minaccia di un giudizio per ciò che si è fatto in vita, ma la rappresentazione della condizione che ci toccherà vivere per sempre per non aver fatto nulla per liberarci dalle nostre ossessioni. Da qui l'inutilità di azioni esteriori buone, quando interiormente si rimane tormentati dal peccato, perché quel tormento ce lo trascineremo con noi in eterno.

Queste idee sono poi legate a un tema che ha attraversato tutta la cultura occidentale, dall'antichità al periodo patristico al medioevo fino al Rinascimento: l'uomo come creatura il cui luogo naturale è tra Dio e il mondo animale, con la possibilità di innalzarsi fino al divino o di scadere al livello della bestia.
A noi queste idee appaiono nient'altro che immagini artistiche o retoriche dell'umanesimo perché l'uomo contemporaneo ha mutato la propria posizione: non più fra Dio e gli animali, ma tra gli animali e i minerali.
Sintomi rivelatori di questa nuova ontologia spirituale:
- la valutazione positiva della presenza di qualsiasi passione in quanto segno di vitalità (addirittura ci si spinge a dipingere romanticamente colui che è sempre afflitto da ossessioni e vizi: lo si vede come persona creativa e geniale);
- l'idealizzazione del mondo vegetale in quanto regno di viventi che mostrano una straordinaria capacità di resistenza al destino del minerale inanimato;
Tutto questo perché la minaccia odierna non è l'abbruttimento in bestia, ma la metamorfosi in pietra.
#155
Concordo sul fatto che con la razionalità se si arriva a Dio, si arriva a un Dio completamente inutile dal punto di vista del senso della vita.
Sul punto B le cose mi sembrano più complesse.
Bisogna innanzitutto dire che l'ateismo ai tempi di Feuerbach e Strauss pensava che la negazione scientifica di Dio avrebbe condotto l'uomo a riappropriarsi del senso, della pienezza umana, che si riteneva avesse proiettato nell'idea stessa di Dio.
Un progetto nobile ma fallimentare (nel senso che all'ateismo non è seguito un nuovo umanesimo, ma anzi la dissoluzione di ciò che rimaneva di esso).
Per questo motivo, l'asserzione di Viator che il senso umano deve essere ricercato al di fuori dell'umanità è interessante soprattutto come sintomo della malattia della nostra civiltà che, essendosi imposta il divieto alla trascendenza, non sa da dove ripartire non dico nel trovare il senso della vita ma anche solo su come stabilire la dignità della persona.

(La prova che la dignità umana attualmente, al di là della retorica umanistica di facciata, è determinata dalla potenza del soggetto, dalla sua capacità di produrre etc., la si è avuta la primavera scorsa in pieno lockdown quando iniziava a emergere esplicitamente la domanda se fosse lecito sacrificare l'economia per salvare un po' di anziani. Poi i contagi sono diminuiti e ci si è affrettati a dimenticare la cosa).
#156
Citazione di: InVerno il 20 Novembre 2021, 19:20:11 PM
Una delle cose che mi lascia sempre basito e perplesso, è il fatto che coloro i quali che tendono ad avvocare l'idea del valore salvifico della religione, sfruttano sovente la lettura storica positivista, che in teoria dovrebbe andargli indigesta, e contrappongono il medioevo "ora et labora" alla "modernità materialistica" etc.. sono avvenuti più progressi tecnologici in cinquant'anni di medioevo "ora et labora" di quanti ne siano avvenuti in cinquecento di impero romano, ma l'idea che questi poveracci dell'età oscura fossero così assorti in preghiera e consolati dal senso della storia da non curarsi delle vicende "materiali" è dura a morire, peccato sia un invenzione di quelli che la religione l'avrebbero cancellata con la gomma se avessero potuto. Serve parecchio "senso dell'autonomia" e "materialismo" per massacrarsi incessantemente per anni e anni e anni per qualche spicciolo o qualche acro di terra, come facevano gli uomini quando erano tutti, almeno sulla carta, cristiani, e osservati costantamente dal dittatore celeste, limitati nella loro hybris, tanto da sterminare continenti, devastare terre, stuprare in corsa e giocare in borsa..Sono certo che per loro, il male non fosse un problema, così come per una persona deformata non è un problema l'assenza di specchi.

Vediamo se ho capito: rispondi ad una critica della secolarizzazione con il luogo comune del credente ingenuo che idealizza un medioevo di preghiere e ascesi mai esistito. Ma io non ho mai nemmeno pensato di contrapporre alla modernità un medioevo spirituale.
Poi fai notare che siccome nel medioevo si massacravano allora il tema della non autonomia della morale rispetto alla ricerca di Dio è confutato dalla realtà... Tema che io avevo proposto invece per il credente disorientato di oggi descritto da Alexander. Infine concludi con una battuta che determina confusione nella questione della differenza nell'approccio al male, ovvero come problema o come mistero.
Che dire... Meglio chiuderla qua.
#157
La religione cristiana non ha il compito di risolvere il problema del male, quindi i suoi autentici vignaioli non hanno mai fallito.
Semmai è la fede opposta, la religione secolare dell'ateismo, ad arrogarsi la capacità di spiegare definitivamente l'uomo e il suo destino doloroso, cosa che ha cercato di fare prima con le illusioni di illuminismo e marxismo, poi, cedendo all'evidenza del presente, con l'accettazione del nichilismo, e quindi nell'ammissione di un'antropologia basata sulla volontà di potenza e sulla trasformazione tecnica (al servizio del delirio di onnipotenza).

La religione cristiana si basa sull'idea della Caduta e della realtà del peccato nella storia.
Il credente, per potersi orientare nel proprio tempo, deve resistere alle forme contemporanee dell'eresia di Pelagio: non tanto nel senso di dare importanza alla grazia, ma nel senso di escludere autonomia alla condotta umana. Autonomia che implicherebbe un giudizio indipendente sulle trasformazioni della civiltà rispetto alla ricerca di Dio, un giudizio quindi autonomo, concentrato solo sull'effetto, prevedibilmente all'inizio esaltato dalla retorica del progresso poi, preso atto dell'inumanità della maggior parte delle suddette trasformazioni, soprattutto spaventato e, colmo dei colmi, dopo il secolare sbeffeggiamento delle tradizioni religiose, alla disperata ricerca di una spiritualità che possa salvare...
#158
Tematiche Filosofiche / Sentire e capire
19 Novembre 2021, 11:28:19 AM
Citazione di: iano il 18 Novembre 2021, 11:59:43 AM
@ Kobaiashy.
Se interpreto bene, diciamo che la tecnologia vince la partita se conosce bene il campo emotivo nel quale gioca.
Ottima la tua analisi anche se non l'ho acchiappata tutta.
Meriterebbe approfondimento.
Un esempio.
Nel passaggio dal trapano manuale a quello elettrico si è guadagnato in precisione, velocità e minor fatica.
Nel passaggio dal trapano elettrico ad un eventuale trapano smart che cosa cambierebbe?
Il trapano smart, tramite sensori, sarebbe in grado di analizzare il modo di usarlo, di suggerire correttivi nella postura e consigliare magari l'acquisto di guanti da lavoro che, a suo dire, garantirebbero un miglioramento del lavoro.
Il cambiamento reale cioè sarebbe solo ed esclusivamente la conoscenza da parte del trapano dei nostri gesti. Conoscenza poi trasferita tramite internet (appunto, l'internet degli oggetti) ai soliti colossi della rete.
Ma tale conoscenza a noi non servirebbe a nulla. Nell'uso di un nuovo strumento noi siamo infatti perfettamente in grado di interpretare le nostre sensazioni in modo da correggere i movimenti. L'apprendimento avviene appunto attraverso tentativi, assestamenti, riflessioni. Alla fine chiunque saprà usare correttamente un trapano, anche senza raggiungere la maestria di un carpentiere.
Quindi anche se il trapano smart viene pubblicizzato per la sua capacità di assistere l'utente inesperto, la sua vera ragione d'essere è la conoscenza del suo utilizzatore che sarà sfruttata in tempo reale per altre opportunità di profitto. 

Il vero progetto imprenditoriale dei colossi hi tech è la conoscenza di ogni nostro gesto, movimento, e, a breve, stato d'animo, così da poter trarre profitto da ogni aspetto della nostra esistenza.

Quali conseguenze può avere una scuola basata su piattaforme, sistemi virtuali etc., realizzati da questi colossi hi tech? Sia Microsoft che Google che Apple hanno già da anni delle divisioni education... Immagino per esempio quante possano essere le informazioni sulle capacità degli alunni raccolte da questi sistemi nel corso delle normali interazioni.
Una formazione priva di dialoghi, di confutazioni e contro-confutazioni, di letture attente e approfondite di testi classici...
Insomma la fine del modello umanistico.
#159
Tematiche Filosofiche / Sentire e capire
18 Novembre 2021, 10:02:36 AM
Alla domanda se sia più saggio far prevalere il comprendere o il sentire, io rispondo che è saggio avere, conquistare o difendere la propria autonomia di giudizio. E tale autonomia non è affatto garantita dalla sottomissione della sfera emotiva a quella razionale. Infatti l'intelligenza può anche essere dirottata verso la pura distrazione, il divertimento intellettuale, o anche la produzione ingegnosa. Ma se Pascal poteva ancora credere che il divertissement a un certo punto doveva cessare e l'uomo, tornando in se stesso, aprirsi al suo mistero di creatura fatta contemporaneamente di miseria e grandezza, oggi gli uomini sono spinti verso un'immersione continua, totale, negli stimoli del mondo digitale che impedisce in buona parte l'esercizio della propria autonomia di giudizio.

È in corso una battaglia contro la realtà. Perché la realtà non si piega alla totale mercificazione, resiste alla trasformazione di ogni suo aspetto in profitto. Ma se l'ambiente di lavoro, di studio, dell'intrattenimento mentre viaggio su mezzi a guida autonoma o a casa, è virtuale, allora ogni gesto diventa un'occasione di profitto.

L'evoluzione degli assistenti vocali porterà, nel giro di pochi anni, a sistemi sofisticati capaci sia di comprendere sempre di più la personalità dell'utente (e quindi di accumulare dati attraverso cui orientare i suoi comportamenti di acquisto), sia di interagire in modo da essere percepiti come naturali, amichevoli. Data la solitudine che affligge la maggior parte delle persone non è difficile immaginare come molti preferiranno alla problematicità (inevitabile) dell'interazione con persone reali, la più rassicurante compagnia di una macchina.

Tornando al tema del topic, non possiamo più soltanto porci il problema di Platone del rapporto  ragione-passione. Siamo in presenza di un nuovo modello antropologico al cui centro non c'è la lotta alla violenza e all'ingiustizia (come in Platone), ma alla noia, al vuoto di stimolazione. Ciò che va innanzitutto combattuto è la noia.
Interessante che tra le passioni che il religioso si trovava a dover combattere non c'era la noia ma l'accidia, che non è riducibile a noia ma è qualcosa di più simile alla melanconia, quindi ad un crollo del senso di ciò che si sta facendo, alla percezione dell'insensatezza della preghiera, delle rinunce, quindi un vuoto esistenziale.
Il nuovo soggetto non giunge nemmeno alle questioni poste dall'esistenzialismo. Molto prima che ne faccia esperienza viene intercettato e ricondotto sulla strada delle potenzialità infinite della tecnologia.
#160
Tematiche Filosofiche / Metafisica del coronavirus
15 Novembre 2021, 10:41:24 AM
Citazione di: Alexander il 15 Novembre 2021, 09:16:02 AM
Il problema fondamentale è la mancanza di fiducia nelle istituzioni.

Sfiducia nelle istituzioni ma anche esperienza concreta del controllo sempre più pressante delle condotte dei cittadini.
Se uniamo il processo politico di transizione dalla democrazia a forme miste (plutocrazie, oligarchie etc.) a quello tecnologico dei colossi hi tech che si basa sulla conoscenza del singolo utente (per ora "solo" dei gusti, delle preferenze, delle visioni di vita, dedotti dalle interazioni con internet, ma fra poco, con gli oggetti che ci circondano sempre connessi alla rete, anche degli aspetti più minuti della nostra vita quotidiana – esempio, un frigo che ci avverte di acquistare il latte che sta finendo, o, ancora più futuribile, che fa direttamente lui l'acquisto online scavalcando lo stesso proprietario; e poi naturalmente messaggi di consigli su cambi di alimentazione, ristoranti vegani etc.: ovvero, la trasformazione in profitto di ogni singolo aspetto della nostra vita), ecco se uniamo queste due tendenze ci ritroviamo in uno stato di controllo e accompagnamento docile alle condotte consumistiche o meno che sarà il futuro dei prossimi decenni.
La ribellione no vax può essere vista così come un sintomo grossolano di una minaccia assolutamente reale, il cui presupposto filosofico è l'inadeguatezza generale dell'essere umano e dunque il suo affidamento a sistemi intelligenti capaci di prevenire l'errore umano. Errore umano da cui il mondo dei flussi delle informazioni e delle merci sarà finalmente liberato quando si potrà sostituire definitivamente la persona con delle macchine intelligenti.

Insomma questa è la battaglia reale che sottende i gesti libertari dei no vax, anche se in loro agisce a livello inconscio. Il che li porta a fraintendere completamente questa presenza perturbante e a semplificarla con le argomentazioni infantili, regressive, che tutti quanti noi abbiamo dovuto sorbire in questo anno e mezzo.
#161
Citazione di: InVerno il 10 Novembre 2021, 12:38:38 PM
Niko, gli effetti della co2 sul clima sono noti dalla fine dell'ottocento, e già alla fine della WWII il quadro scientifico riguardo alle questioni che stiamo trattando era consolidato e avrebbe dovuto portare ad un cambio di rotta, negli ultimi settanta anni dal punto di vista scientifico non sono arrivate altro che conferme. Gli scienziati che studiavano la questione, se non ignorati, sono stati accolti da pernacchie, e gli ecologisti passavano per "bislacchi abbracciatori di alberi", ora che nel 2021 non si è ancora fatto niente dal punto di vista sistemico, il problema sarebbe l'emergenza? E' un pò come arrivare all'ospedale con il cancro in metastasi e lamentarsi che i dottori vogliono fare terapie invasive..

In realtà se si parla del problema del surriscaldamento globale negli anni sessanta la comunità scientifica, constatando che dal 1940 le temperature avevano continuato a diminuire, iniziava a chiedersi se non fosse imminente una nuova glaciazione.

"Alcuni studiosi sostennero che il raffreddamento globale era sostanzialmente causato dall'uomo. [...] Si riteneva che il raffreddamento fosse causato da un "effetto filtro", che avrebbe ridotto l'esposizione della superficie terrestre ai raggi solari: il Global Dimming. Secondo tale ipotesi, le emissioni di anidride carbonica, dovute all'azione dell'uomo, erano compensate e anzi superate dalla torbidità dell'aria. [...] A causa della maggiore torbidità dell'aria , dovuta all'aumento di nebbia, nubi e smog, ci sarebbe stata una minore insolazione, cha a sua volta avrebbe provocato un raffreddamento".
Nel 1974 "si giunse alla conclusione che oggi suona piuttosto stupefacente e cioè che il clima naturale tendeva a raffreddarsi di 0,15 °C ogni anno [...]".
Da qui alcune interessanti e ingegnose proposte: "[...] Al centro del dibattito c'era, ad esempio, la proposta di ricoprire le calotte polari di pellicola nera, in modo da diminuire l'effetto albedo, oppure l'idea – davvero originale dal nostro punto di vista – di aumentare le emissioni di CO2, in modo da rafforzare l'effetto serra. Tra l'altro si discusse la possibilità di proiettare polvere di metallo nell'atmosfera, di costruire una diga di cemento tra Groenlandia e Norvegia [...]. Anche i militari erano particolarmente ispirati. Ecco alcune delle loro proposte: far esplodere delle bombe atomiche per distruggere le montagne sottomarine a sud est delle Faer Oer, così da prolungare gli effetti delle correnti marine  calde del Mare Artico; riscaldare la Groenlandia con l'aiuto di appositi reattori nucleari o, in alternativa, sciogliere il ghiaccio dei Poli con bombe all'idrogeno."
[W. Behringer, "Storia culturale del clima", Bollati Boringhieri]
#162
Percorsi ed Esperienze / La Grotta
07 Novembre 2021, 10:27:31 AM
Su Squid Game, concordando con buona parte delle critiche di InVerno, aggiungo solo un paio di cose.
Il limite ideologico del racconto (e la ragione del suo successo planetario) sta nell'aver scelto, per il ruolo di giocatori, coloro che hanno fatto bancarotta. Cioè, coloro che il sistema, per varie ragioni, ha stritolato e ha come riportato ad una specie di stato di natura in cui si lotta per la sopravvivenza.
È l'anticapitalismo che quindi non vuole la fine del capitalismo, ma un po' di risorse anche per i più poveri. Quindi un'adorazione del denaro che si mantiene intatta, anche se espressa con invidia o spirito depresso.
Ben più interessante sarebbe stato un reclutamento dei giocatori fra persone che hanno già tutto l'essenziale (una casa decente, un lavoro, il denaro necessario per vivere dignitosamente etc.).

E tuttavia c'è una scena interessante, quella del gioco con le biglie nella ricostruzione di un villaggio tradizionale, illuminato da un tramonto o forse da un'alba, cioè da una luce fuori dal tempo di certi sogni melanconici e terribilmente realistici, che rimanda al fatto che fuori dall'illusione del benessere prodotto dal liberismo, a cui la Corea del Sud si è votata in pochi decenni in modo traumatico, non c'è più niente, rimane solo il ricordo di qualcosa di perduto per sempre.
#163
Il sacrificio, da un punto di vista genericamente spirituale, implica la rinuncia a qualcosa che si ha o che si è per un fine superiore, per un valore superiore che trascende il singolo.
Un sacrificio giustificato dalla sola paura di un'eventuale apocalisse purtroppo non regge.
Ma prima di tutto, che cosa dovremmo sacrificare?
Praticamente un'allucinazione, uno stato alterato della mente, la cui essenza è il desiderio del superfluo. Siamo talmente sprofondati in questo sogno demente di un lusso di massa che facciamo addirittura fatica a distinguere l'essenziale dal superfluo.

La nostra civiltà, che è in realtà la civiltà degli anglosassoni, si basa su questo. Tutto il resto, per esempio l'azione di governi e banche centrali per far crescere il capitale fittizio, serve ad alimentare questo miraggio. Immettere immense quantità di denaro prestati a tasso zero la cui unica garanzia sono i bilanci degli Stati (quindi i debiti pubblici...), denaro che viene così preso e investito sui mercati finanziari che hanno perciò perso ogni significato e indicano una ricchezza che in realtà non esiste.

La Cina serve agli Usa esattamente come alla Cina servono i consumatori occidentali. La storiella dello scontro tra Cina e Usa sul modello della guerra fredda è una finzione (che nasce negli Usa) il cui obiettivo mi è ancora sconosciuto. Forse serve soltanto a mantenere l'intellighenzia anglosassone nella giusta tensione che dai tempi dei pirati hanno saputo mantenere nelle più diverse situazioni.

Tornando al sacrificio, è da questo incubo che dobbiamo liberarci. Non solo quindi per il timore dell'apocalisse ecologica ma perché un sogno, per quanto regressivamente piacevole, deve finire. Bisogna tornare ad un economia sensata. Ad una visione del lavoro come strumento di miglioramento della società, delle relazioni umane.
Alla mitologia capitalista del turismo spaziale e all'idiozia dell'intelligenza artificiale dobbiamo rispondere con una visione dell'avventura, dell'epica come ritorno materiale e culturale ad una vita dimensionata su ciò che l'umanità ha sempre considerato cosa buona: l'operosità, l'intelligenza, la perseveranza, il dono, l'equilibrio, l'amicizia, il dialogo.
#164
Tematiche Filosofiche / Metafisica del coronavirus
03 Novembre 2021, 11:47:15 AM
Citazione di: baylham il 03 Novembre 2021, 09:46:04 AM
Per me non c'è alcuna rottamazione della Costituzione e delle sue regole democratiche.

L'ostinazione della minoranza no-vax si spiega con l'amplificazione della sfiducia (legittima) nei confronti delle istituzioni democratiche.
In effetti non si può più dire da decenni che nei Paesi occidentali ci sia vera democrazia.
Per gli Usa si è utilizzato il termine "plutocrazia", ovvero governo dei ricchi: un paese in cui si può fare politica solo se si dispone di almeno un paio di milioni di dollari (per una campagna elettorale al Congresso) non può essere considerato concretamente democratico, anche se mantiene le stesse istituzioni di una repubblica democratica.
E tutte queste istituzioni in 30-40 anni hanno ampiamente mostrato di non svolgere più il proprio ruolo.
Caso esemplare, quasi banale, per i media, il confronto tra il watergate e il dossier Cia sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Da una parte un giornalismo che indaga e costringe un presidente americano a dimettersi, dall'altra la semplice accettazione di una menzogna senza indagini approfondite.
Il disprezzo per i media mainstream ha insomma il suo bel perché.
Ma si potrebbe continuare con tante altre istituzioni o autorità di garanzia etc.: il loro complessivo mal funzionamento riduce di molto la reale democraticità degli Stati.
Però il legittimo sospetto, la sana critica, è qualcosa di diverso rispetto al delirio dei no-vax.
Con loro si assiste invece ad un processo di trasformazione del sospetto e dell'attenzione in qualcosa di assoluto, di radicale. Per cui i dati dell'epidemia sono falsi (le istituzioni sanitarie mentono), i medici mentono, i giornalisti sono pappagalli ammaestrati a ripetere il verbo costruito dalle case farmaceutiche in collisione con le autorità governative di tutto il mondo, e via dicendo.
#165
Alexander ha sottolineato la necessità di distinguere il racconto della propria vicenda privata dalla storia collettiva. Ciò che manca non sono le favole con cui intrattenersi nello spazio privato o attraverso cui decifrare i fatti della propria vita. Ciò che manca è un senso da assegnare all'avventura collettiva, che pretende verità, oggettività, universalità.
La valorizzazione (parziale) del racconto che incide solo sul privato può essere fatta solo dopo l'ammissione della perdita del senso di ciò che è comune. Cioè la fine non solo della religione ma anche della politica, con tutto ciò che ne consegue in materia di asservimento alle forze dominanti.
Il segreto dell'occidentale che non solo riesce a fare un po' di filosofia senza concludere nel suicidio, ma che sembra a tutti gli effetti sereno, allegro, appassionato, è l'attaccamento alle sue proprietà, al suo benessere, alle sue abitudini che 100 anni fa sarebbero state definite con disprezzo "borghesi".
Non si tratta affatto di un oltre-uomo, di un soggetto che è stato capace di trovare un senso al di là della debolezza del riferimento alla trascendenza, ma di un individuo il cui senso immanente è veramente poca cosa. Una creatura identica all'essere umano disegnato dal liberalismo classico: esclusivamente mosso dal desiderio di migliorare le proprie condizioni di vita e di ottenere un minimo riconoscimento sociale. Questo è il giocatore.
E il gioco non sarebbe vano?