In sintesi nell'aforisma [1] viene detto:
- nella storia della filosofia si è posto il problema degli opposti, di come possa nascere qualcosa dal suo opposto. Come può emergere il razionale dall'irrazionale? La contemplazione disinteressata dal volere bramoso?
- la metafisica risponde che ciò non può avvenire, che i poli superiori di questi opposti hanno un'altra origine, un'origine miracolosa;
- secondo N. la "filosofia storica" insieme alle scienze naturali (presumo qui si debba intendere un approccio positivistico o illuministico in generale) ha accertato che quelle cose non sono opposte. Per spiegare quindi i poli superiori che di primo acchito sembrerebbero così lontani dalle cose umane ci basta una chimica delle idee, ovvero è possibile mostrare (come poi farà programmaticamente in "Genealogia della morale") che questi poli nobili potrebbero venire dagli ingredienti più bassi.
Ma se così fosse, si chiede N., quanti avranno voglia di perseverare in queste indagini?
Venendo ai tuoi commenti.
Sul primo direi che esprimi una posizione inconciliabile con la filosofia di N., ma non è un'obiezione al testo.
Sul secondo e terzo: mi sembra chiaro che N. non sta dicendo che la vita si possa dedurre dalle azioni e reazioni della chimica. Non sta facendo un discorso sull'origine della materia vivente. Lui parla di chimica delle idee e dei sentimenti morali, religiosi ed estetici per porre l'ipotesi che alla base delle cose più nobili, elevate, spirituali, ci potrebbero essere gli stessi ingredienti di tutto il materiale umano più rozzo, come il desiderio di dominio, l'istinto di sopravvivenza etc.
Per esempio: il cammino della santità e dell'ascetismo come una strategia quasi inconscia per ribaltare la propria debolezza fisica e di casta in dominio spirituale sui potenti e sui popoli.
- nella storia della filosofia si è posto il problema degli opposti, di come possa nascere qualcosa dal suo opposto. Come può emergere il razionale dall'irrazionale? La contemplazione disinteressata dal volere bramoso?
- la metafisica risponde che ciò non può avvenire, che i poli superiori di questi opposti hanno un'altra origine, un'origine miracolosa;
- secondo N. la "filosofia storica" insieme alle scienze naturali (presumo qui si debba intendere un approccio positivistico o illuministico in generale) ha accertato che quelle cose non sono opposte. Per spiegare quindi i poli superiori che di primo acchito sembrerebbero così lontani dalle cose umane ci basta una chimica delle idee, ovvero è possibile mostrare (come poi farà programmaticamente in "Genealogia della morale") che questi poli nobili potrebbero venire dagli ingredienti più bassi.
Ma se così fosse, si chiede N., quanti avranno voglia di perseverare in queste indagini?
Venendo ai tuoi commenti.
Sul primo direi che esprimi una posizione inconciliabile con la filosofia di N., ma non è un'obiezione al testo.
Sul secondo e terzo: mi sembra chiaro che N. non sta dicendo che la vita si possa dedurre dalle azioni e reazioni della chimica. Non sta facendo un discorso sull'origine della materia vivente. Lui parla di chimica delle idee e dei sentimenti morali, religiosi ed estetici per porre l'ipotesi che alla base delle cose più nobili, elevate, spirituali, ci potrebbero essere gli stessi ingredienti di tutto il materiale umano più rozzo, come il desiderio di dominio, l'istinto di sopravvivenza etc.
Per esempio: il cammino della santità e dell'ascetismo come una strategia quasi inconscia per ribaltare la propria debolezza fisica e di casta in dominio spirituale sui potenti e sui popoli.
