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Messaggi - Carlo Pierini

#151
Citazione di: Ipazia il 22 Maggio 2019, 13:03:30 PM
Non esiste Uomo-Donna-Amore. Siamo al solito nell'astratto iperuranico il cui pesante spirito di gravità simbolico schiaccia il vivente fatto di uomini e donne reali. E i loro amori reali inclusivi di uomo-uomo e donna-donna. Più varie ed eventuali, speciste e interspeciste.
CARLO
Infatti la mia riflessione è perfettamente trasferibile alle relazioni uomo-uomo e donna-donna; anzi  vale per qualunque relazione io-tu (mutatis mutandis).
#152
Citazione di: Ipazia il 22 Maggio 2019, 11:42:17 AM
Citazione di: Carlo Pierini il 22 Maggio 2019, 11:30:06 AM
...Quindi non mi puoi linkare 10 pagine di marxismo senza indicare a cosa esattamente ti riferisci...
IPAZIA
Basta leggere il primo paragrafo per capire di cosa si tratta, e il prosieguo, anche di pochi paragrafi, per imparare a non cascarci dentro. Se si arriva alla fine della paginetta è anche possibile vaccinarsi del tutto contro le robinsonate.
.
CARLO
No, Ipazia, non è così che si dialoga. Io sto parlando con te, non con il mio omonimo Karl. Egli parla di materialismo dialettico, ma il materialismo è già in sé un assolutismo, cioè, una negazione della dialettica, poiché sopprime l'ALTRO polo del mondo: lo spirito.

P.S.
Perché "robinsonate"? Quale Robinson?
#153
Citazione di: Ipazia il 22 Maggio 2019, 10:20:16 AM
Citazione di: Carlo Pierini il 21 Maggio 2019, 19:30:55 PM
Citazione di: Ipazia il 21 Maggio 2019, 16:32:03 PM
Purtroppo i tuoi barattoli contengono solo fiori immaginari come lo sono tutte le robinsonate che prendendo troppo sul serio la propria immaterialità finiscono nell'astrazione retorica dei paroloni:
CARLO
Queste sono maldicenze astratte, malumori tuoi personali di cui non posso tenere conto, se non ti prendi la briga di citare le "robinsonate" a cui ti riferisci.
IPAZIA
Te l'ho mostrato esemplificando quanto può essere farlocca (robinsonata) una triade dialettica astratta dal contesto storico materiale che solo può riempirla di significato. Come insegna il materialismo storico che la tua biografia politica, che hai avuto la malaugurata idea di esporre, evidentemente, come avrebbe potuto, non ha nemmeno scalfito. E l'esito finale, sia politico che teoretico, dimostrerebbe pure questa affermazione.
CARLO
Marx lo conosco abbastanza bene anch'io, sebbene non lo frequenti più da una trentina d'anni. Quindi non mi puoi linkare 10 pagine di marxismo senza indicare a cosa esattamente ti riferisci. Se vuoi dialogare, prendi per benino un mio brano, lo copi-incolli sul post e lo commenti come si deve, altrimenti il nostro non può essere un confronto di idee, ma un inutile battibecco sul nulla.
#154
ALTAMAREA
Conoscere le "regole del gioco" è importante. L'iter amoroso si basa sui segnali sensoriali, i meccanismi ormonali, l'attività psichica che si combina con la neurofisiologia e la biochimica.
Certamente la  dissezione scientifica  toglie all'amore  il velo di romanticismo passionale,  poetico, però è un modo per  comprenderlo, per capire che l'iter amoroso si svolge come un percorso ciclistico a tappe, per ognuna delle quali oggi la scienza dà la spiegazione.

CARLO
Stai sopravvalutando la scienza. I segnali sensoriali sono solo UNA delle DUE polarità dell'amore, e la scienza ha gli strumenti per cogliere solo la polarità bio-chimica (questo è un altro aspetto ancora della dialettica dell'amore). Infatti, con gli strumenti scientifici noi possiamo rilevare una corrispondenza tra stati mentali (che sono puramente soggettivi e quindi non misurabili) e stati fisiologici, ma nessuno ci dice se questi siano LA CAUSA oppure LA CONSEGUENZA dell'esperienza amorosa. E' il paradigma materialista che impone di credere che essi siano la causa, cioè che in definitiva l'amore "non sia altro che" il risultato di processi biochimici; ma il materialismo è filosofia, non scienza; da un punto di vista scientifico, cioè, non esiste alcuna ragione per pensare che l'amore sia l'epifenomeno dell'attività neuronale, piuttosto che il contrario, cioè che sia l'attività neuronale l'epifenomeno di un sentimento amoroso. Il neurobiologo Eccles, infatti, ritiene che tra mente e cervello/corpo ci sia, appunto, una relazione dialettica tra DUE entità di pari dignità ontologica in entrambe le direzioni: la biologia può influenzare l'esperienza soggettiva non meno di quanto questa può influenzare quella (si veda il mio thread: "La mente immateriale può agire causalmente sulla materia?").
Per me, infatti, è estremamente significativo il punto di vista di C.G. Jung:

"L'erotismo è per sua natura ambivalente e lo sarà sempre. [...] Esso appartiene da un lato all'originaria natura animale dell'uomo, la quale sopravvivrà fin quando l'uomo avrà un corpo animale; dall'altro lato l'erotismo è apparentato con le forme più alte dello spirito: ma fiorisce soltanto quando spirito e istinto trovano il giusto accordo. Se l'uno o l'altro aspetto manca ne deriva uno squilibrio o una unilateralità che degenera facilmente nel morboso. Un eccesso di animalità svisa l'uomo civilizzato, troppa civiltà crea animali ammalati".   [JUNG: Psicologia dell'inconscio - pg.67]
#155
La Complementarità degli opposti tratta di *enti* opposti di pari dignità ontologica che convergono complementarmente verso una unità *ontologica* superiore. Questo significa che l'ontologia in generale è sempre un concetto *uni-trinitario*, il quale non presenta alcuna autocontraddizione, poiché la complementarità di due ontologie conduce ad una unità superiore, cioè ad una unità che non giace sullo stesso piano della dualità e quindi non fagocita la dualità; solo se giacessero sullo stesso piano, unità e dualità costituirebbero una contraddizione, poiché DUE cose non possono essere, insieme, anche UNA cosa.

L'esempio più significativo è la triade: "Uomo-Donna-Amore. L'uomo e la donna sono DUE ontologie opposte (non una dualità solo gnoseologica), ma al termine di un ideale processo di integrazione profonda, essi tendono a quell'unità superiore (archetipica) che si chiama Amore (Amore è una divinità: Eros, Venere, Cupido, ecc., o un attributo di Dio). Ma si tratta di una unità che, appunto, NON cancella la dualità, bensì la esalta, cioè porta al suo massimo compimento sia la virilità di lui, sia la femminilità di lei. La massima dualità nella massima unità!
Per questo il rito matrimoniale si celebra in tutte le culture in un luogo sacro, e per questo gli sposi cristiani non sono semplicemente uniti, ma sono uniti in Cristo, (che è trinitario).

Tutto ciò ci suggerisce che l'amore non è SOLO una relazione tra DUE persone, ma è, insieme, una partecipazione ad un Tertium superiore, al senso dell'eternità, all'unità col Tutto, un salire in Paradiso. Chiunque sia stato innamorato o che abbia vissuto sia pure per un breve istante nella vita la magia più alta dell'amore sa a cosa mi riferisco. Ma se non siamo consapevoli di questo "tertium" che è racchiuso nella pienezza dell'unità amorosa e che la alimenta, rischiamo seriamente di attribuire alla nostra "lei" o al nostro "lui" (anzi, al vostro lui) quelle qualità celesti che tanto ci hanno deliziato e affascinato e travolto, facendone una dèa o un dio, ...ma preparando, così, il terreno a future cocenti delusioni, quando, prima o poi, ci renderemo conto della sua "ordinaria" umanità, del suo non esser affatto dea o dio. Allora potremmo sentirci addirittura degli stupidi o degli illusi per aver provato sentimenti tanto elevati e sublimi, e cominceremo persino a nutrire seri dubbi sull'esistenza stessa dell'amore, fino a diffidare del nostro cuore "ingannatore". E così un'esperienza "divina" può finire col renderci paradossalmente più duri, più guardinghi, più freddi, e magari giungiamo persino a pensare di aver recitato entrambi una parte, di esserci ingannati a vicenda... e così via, fino a toccare il fondo. Dalle stelle alle stalle! ...E tutto questo, per colpa di una "piccola" svista: per non aver riconosciuto quel miracoloso zampino del dio Amore all'interno della nostra unione!


Insomma, la realizzazione dell'ideale amoroso rappresenta la sfida più difficile a cui un essere umano possa essere chiamato a cimentarsi: perché l'amore (come ogni altro archetipo) è una complessa complementarità di opposti e noi non abbiamo alcuna guida né teorica né pratica che ci indichi il corretto cammino per realizzarla.
Un altro degli aspetti di questa dualità-dialettica da realizzare in amore riguarda la coppia di ideali "libertà-fedeltà". Il rispetto della libertà di chi si ama è un ideale etico, spirituale. Ma è altrettanto spirituale il sogno - e anche l'aspettativa - di una dedizione esclusiva e prioritaria (fedeltà) che l'amore ci ispira; e sta proprio in questa dualità di tendenze il destino fallimentare che ci attende se non sapremo tenere in equilibrio ENTRAMBE le polarità di cui essa è fatta, o sopprimendo l'impulso alla fedeltà in nome della libertà (scivolando così nel libertinaggio), oppure sopprimendo l'impulso alla libertà in nome della fedeltà (scivolando così nella dipendenza reciproca).  Nel primo caso l'amore morirà nella trascuratezza e nell'indifferenza; nel secondo morirà soffocato nelle sabbie della schiavitù reciproca

Ma se riusciamo a mantenere vivo l'amore (impresa ai limiti del sovrumano per una umanità come la nostra, ancora spiritualmente rozza e primitiva) i vincoli che esso impone non ci schiavizzano, ma ci realizzano. Quando riusciamo a conquistare la nostra libertà interiore (ed è un cammino "sovrumano" anche questo), ci accorgiamo che essa non è fine a se stessa, non è più un "essere liberi da-", ma diventa un "essere liberi di-", cioè scopriamo che essa, paradossalmente, trova il proprio compimento ultimo nel "sacrificarsi" (rendersi sacra) ad un ideale e nell'obbedire alle regole che esso esige (obbedienza è l'opposto di libertà). In altri termini, dobbiamo conquistare la nostra libertà *per sacrificarla*; e non potremmo mai sacrificarla se prima non saremo riusciti a conquistarla. Se l'avremo conquistata allora saremo in grado di regalarla alle persone amate, di immolarla ad un ideale di fedeltà o di genitorialità. Altrimenti la fedeltà sarà solo una catena, una dipendenza psichica che strangolerà gradualmente ma inesorabilmente l'amore.



MOZART - Per pietà, bell' idol mio KV 78
https://youtu.be/42F6Q6AKFuE
#156
Citazione di: odradek il 21 Maggio 2019, 23:15:19 PM
Ma sai che è una cosa che mi sento dire spesso ?
Dopo qualche post, un qualche discorso, e poi finisce sempre così.
"Tu mi disprezzi".
E sempre da una certa tipologia di persone (conosci i tipi psicologici e quindi sai di che parlo).
Dopo un poco mi trovano insolente o irrispettoso, o sprezzante.
Evidentemente pare che non si riesca a sopportare il fatto che un altra persona consideri enormi stupidaggini quello che uno pensi.
Non ti sembra antidemocratico ?
CARLO
No, quello che non sopporto è una cosa ben diversa: che tu giudichi stupidaggini delle idee senza fornire alcuna argomentazione o giustificazione. E allora la tua non è filosofia, ma maldicenza e intolleranza allo stato puro.
#157
Citazione di: Jacopus il 22 Maggio 2019, 00:28:36 AM
Per Carlo. Ci muoviamo su due universi molto distanti, da dove risulta difficile comunicare. Sulla teoria falsata potrei dire la stessa cosa su Jung, le cui ricerche ormai datate, non tengono conto di quanto è stato scoperto successivamente.

CARLO
Jung tiene in massima considerazione l'aspetto biologico-istintivo; mentre i biologi, al contrario, rimuovono in modo assoluto l'elemento psichico, proprio perché partono da premesse(non-scientifiche)moniste-materialiste che non concedono valenza ontologica alla mente.

"Il conflitto tra ethos e sessualità, oggi non è una pura e semplice collisione tra pulsionalità e morale, ma una lotta per il diritto all'esistenza di una forza che in questa pulsione si manifesta, forza che, a quanto pare, non ha voglia di scherzare e non vuole neppure rassegnarsi alle nostre leggi morali da benpensanti. [...] Potremmo definire la sessualità il portavoce delle pulsioni biologiche, ed è per questo che il punto di vista spirituale scorge in essa il suo avversario principale. Ma non perché la dissolutezza sessuale sia in sé e per sé più immorale dell'avidità, della tirannia o della prodigalità, ma perché lo spirito fiuta nella sessualità un suo pari, anzi, un che di affine. [...] Che cosa sarebbe mai dopotutto lo spirito, se non gli si opponessero pulsioni a lui pari?". [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.66/67]

JACOPUS
La differenza sostanziale fra Freud e Jung sta proprio in questo. Freud non ha mai pensato di aver raggiunto una verità definitiva e sperava che la psicoanalisi potesse progredire anche dopo la sua morte a seguito di successive esperienze e scoperte. In questo è rimasto fedele al paradigma scientifico,

CARLO
In realtà Freud è fedele al paradigma materialista, non al paradigma scientifico. La scienza non ha niente a che vedere col materialismo e Jung non contraddice in nulla le conoscenze scientifiche.

JACOPUS
Come puoi parlare di funzione della mente se la tua concezione della mente è rimasta ancorata a quella di Jung, ovvero ad una concezione mistica e pietrificata in una sorta di sterile ipse-dixit novecentesco?

CARLO
Il mio non è un ipse dixit, ma un experientia dixit, proprio come insegna la scienza. Le esperienze estatiche che ho vissuto sono seriamente spiegabili SOLO nel quadro del paradigma junghiano e in nessun'altro. Inoltre, ti ricordo che se Jung è del novecento, Freud ha trent'anni più di lui.

JACOPUS
Non solo, la tua concezione della mente sembra rifarsi, nonostante le tue affermazioni contrarie, ad una visione dualistica pura.

CARLO
La mia è una visione dialettica, non dualistica; il dualismo è la negazione della dialettica.

JACOPUS
La mente è un fatto di interazioni sociali, il cui paradigma è la relazione di cura, non una qualità che si erge pura al centro di ogni individuo.

CARLO
Non so cosa vuoi dire. Per me la mente è un'ente che interagisce dialetticamente sia con la realtà bio-materiale, sia con la realtà spirituale. E questa concezione è - rispetto alla scienza - legittima almeno quanto la concezione monista-riduzionista.

Sarebbe ora di piantarla di contrabbandare per scienza le idee materialiste e per anti-scienza tutte le altre. Leggi il mio thread "La scienza è materialista?", poi ne riparliamo.
#158
Citazione di: InVerno il 22 Maggio 2019, 00:05:08 AM
Citazione di: Carlo Pierini il 21 Maggio 2019, 18:21:09 PM
Il mito di Caino e Abele non è un (inesistente) archetipo del "fratricidio originario" [...], ma è proprio l'esatto contrario: è il simbolo dell'inevitabile archetipica opposizione che esiste tra "Spirito" (Abele) e "Natura" (Caino) e della tragedia che si consuma quando chi si identifica con la Natura vede lo Spirito come una contraddizione, come un nemico da sopprimere, invece  che come una realtà opposta-complementare da integrare armonicamente con la propria.

INVERNO
Tu dici che cosi "è", e non dubito che qualche speculatore successivo possa aver usato questo mito per trarne questa narrativa, e quindi "sia" (per lo speculatore) così, ma di questo non si ha traccia nel testo.


CARLO
I miti sono come i sogni: nei loro contenuti non è compresa l'interpretazione.

INVERNO
Sapresti per esempio documentare che gli ebrei possedessero un concetto di "natura" o equivalente  da apporre a questo archetipo come tu lo intendi? Sono d'accordo che si tratta di una opposizione inevitabile, infatti molto banalmente si tratta dei primi esseri umani generati non creati successivi al peccato originale, perciò la loro opposizione è narrativamente funzionale all'argomento della corruzione umana. La narrazione tralaltro descrive solamente le loro mansioni e il loro ordine di nascita, oltre che il comportamento davanti al sacrificio, spiegando equilibri sociali rituali e introducendo temi come quello dell'obbedienza e del male.

CARLO
Si tratta di una favola, non di un trattato di sociologia. Caino è associato all'elemento "terra" (agricoltore) e agli istinti  («il peccato è alla tua porta, verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo»); mentre Abele è associato alle greggi, che sono simbolo di dolcezza, innocenza e purezza.
#159
Citazione di: Jacopus il 21 Maggio 2019, 22:56:56 PM
Per Carlo. Il funzionamento, rispetto alle emozioni, è identico sia nell'uomo che negli animali, anche in quelli molto semplici compresa la famosa lumaca Aplisya californica. Possiamo credere di essere superiori e diversi, un pò come per l'arianesimo, ma la scienza, dai tempi, di Copernico, continua a dimostrarci che dovremmo essere più umili.
Un esempio fra gli innumerevoli. La serotonina è un neurotrasmettitore, uno dei più comuni e serve per modulare l'aggressività e la tranquillità. Vi è un gene che è incaricato di modulare questo neurotrasmettitore, ovviamente sulla base di imput ambientali. Questo gene è stato chiamato MAOA (Monoamminossidasi - A) e ve ne sono due tipi, uno più capace di smistare la serotonina e quindi detenuto da persone più tranquille ed uno meno capace di distribuire la serotonina che provocherà caratteri più aggressivi, per la precisione MAO-AH MAO-AL. Lo stesso processo è stato osservato nei topi usati nei laboratori.
Questo corredo genetico ovviamente interagisce con l'ambiente e anche in questo caso esistono studi che hanno dimostrato che bambini maltrattati con MAO-AL saranno più predisposti a diventare soggetti delinquenziali di bambini maltrattati con MAO-AH. Non solo ma i detentori di questi due geni, a loro volta, sviluppano in modo diverso, diverse regioni cerebrali che sono collegate con il circuito dell'empatia (amigdala e cingolato anteriore).
Ovviamente resta da farsi la domanda del perchè certi soggetti sviluppano il gene MAO-AH e altri MAO-AL. Visto che si tratta di geni trasmessi generazionalmente è possibile che lo stesso ambiente abbia selezionato uno dei due tipi proprio in relazione all'ambiente più o meno ostile.
La circolarità ambiente-genetica è sempre attivo, sulla base del famoso binomio, caso/necessità.

CARLO
Le conclusioni di queste ricerche sono falsate da una grave omissione: la funzione della mente. Gli imput ambientali non entrano nell'organismo direttamente, ma attraverso la percezione-interpretazione soggettiva di essi. Quindi un'indagine che occulta uno dei tre fattori in gioco (ambiente, geni, e mente), non può che dare risultati-fuffa, cioè, non solo inutili, ma addirittura fuorvianti, dannosi per la conoscenza. Sono i classici casi in cui sono le premesse ideologiche che determinano i risultati molto più delle osservazioni sperimentali.

JACOPUS
Ma in ogni caso non è neppure vero che Jung e la psicoanalisi sfuggano a questo scenario. La terapia delle parole, la capacità di ascolto attento ed empatico che si sviluppa nella relazione psicoterapica, a sua volta modifica la struttura cerebrale esattamente come se si trattasse di un farmaco, ed infatti le pratiche più adottate attualmente, in caso di patologia mentale, sono quella dell'associazione ad una terapia farmacologica anche una psicoterapia. In sintesi psicoterapie, farmaci, ambiente e corredo genetico, sono tutti interagenti e modificano continuamente la struttura del SNC di ognuno di noi e di ogni animale (ai quali, per il momento la psicoterapia è risparmiata).

CARLO
E' proprio per questo che l'elemento psiche non dev'essere MAI omesso da questo tipo di ricerche. Proprio perché nella psicoterapia non è l'energia acustica delle parole (gli imput ambientali) quella che modifica il SNC, ma il loro significato. Ma soprattutto ciò che cura  non sono le chiacchiere dell'analista, ma è la comprensione profonda di sé, la quale è ben lungi dal poter essere assimilata agli "imput ambientali".
#160
Citazione di: odradek il 21 Maggio 2019, 22:38:56 PM
Vedo che alle domande cui si può rispondere citando Badedas e Chante-claire vengono giù facili facili come appunto da un distributore automatico di bagnoschiuma.
Per le altre, basta ignorarle tanto l'ammorbidente e già sciacquato via,  quello conta.  
Una sciacquatina di shampo Veda che tutto va.
CARLO
Io sono solito rispondere prima con le mie idee e poi ci aggiungo qualche goccia di Badedas affinché scivolino meglio trai tuoi rigidi e grezzi dogmi "cesellati" con l'accetta e privi di un minimo di argomentazione di supporto. Nei tuoi interventi io non vedo idee sincere, ma solo disprezzo per le idee altrui.
#161
Citazione di: 0xdeadbeef il 21 Maggio 2019, 19:47:35 PM
Ciao Carlo
Interessante (vedo che ultimamente cominciamo a trovare qualcosa su cui concordare...).
Mi richiama alla mente un saggio del giurista Guido Rossi ("Il ratto delle Sabine"), che
tra gli altri argomenti tratta del rapporto fra Romolo e Remo quasi negli stessi termini in cui
tu descrivi quello fra Caino e Abele.
Nel saggio di Rossi, Romolo è "potenza pura" (mentre Remo rappresenta anche la ragione),
ed uccide solo in virtù di questa: solo perchè Remo non obbedisce al suo comando imperioso.
Dal mio punto di vista (notoriamente kantiano...), tutto questo si può "leggere" anche come
confutazione della "sintesi" idealistica di tesi e antitesi (che sempre, nel reale, si
riduce ad uno solo dei termini - da qui la necessità di non sintetizzare, o almeno di lasciare
"aperta" la sintesi).
CARLO
Sarò breve. Scrive Cusano:

"Ho trovato un luogo in cui Tu sarai scoperto in maniera rivelata, luogo cinto dalla coincidenza degli opposti. Ed è questo il muro del paradiso nel quale tu abiti, la cui porta è custodita dallo spirito più alto della ragione, che bisogna vincere se si vuole che l'ingresso si apra. Ti si potrà vedere al di là della coincidenza degli opposti, ma mai al di qua".  [N. CUSANO: De visione Dei]

Ricordi quando dicevo che Kant ha eretto un muro invalicabile tra il Trascendente divino e l'esperienza umana (trascendent-ale)? Ecco, metaforicamente parlando, quel muro è il muro degli opposti non risolti, non sintetizzati, non complementarizzati. E' il muro della sua "dialettica" che si arresta di fronte all'apparente insanabilità di quelle che egli (come Caino) considera erroneamente delle contraddizioni non passibili di sintesi. E questa incapacità di sintesi lo blocca al di qua del muro, impedendogli la "visione Dèi" che invece è consentita alla "coincidenza degli opposti" di Cusano. Nell'impossibilità di conciliare Dio e Natura, Caino e Kant sopprimono entrambi la relazione uomo-Dio.
#162
Cit. CARLO
Nel nostro esempio, infatti, se sopprimiamo la libertà in nome della legge si cade nella dittatura o nella tirannia; se invece sopprimiamo la legge in nome della libertà cadiamo nell'estremismo opposto chiamato "anarchia".

ODRADEK
Libertà-Dittatura.  Legge-Anarchia
Questi sarebbero gli opposti. E questi opposti andrebbero "composti".


CARLO
Non esattamente. Questi sono opposti contraddittori, non dialettici, quindi non sono componibili. Per conquistare la libertà si deve abbattere la dittatura; per avere giuste leggi si deve superare l'anarchia.

ODRADEK
Componendo gli "opposti" torniamo al paradiso terrestre, siamo tutti felici.
Componi gli "opposti" ed è felice l'individuo, quindi sarà felice la società.


CARLO
Certo. Ma solo quando avremo armonizzato TUTTI gli opposti. Cioè, tra qualche migliaio di anni, visto che non sappiamo ancora distinguere un estremismo squilibrato e venefico  da un sano equilibrio di virtù e di qualità opposte.

ODRADEK
Non ti sembra un poco semplicistica come visione?

CARLO
<<Semplicistico>> sembra a te perché non sai di cosa stiamo parlando. Comporre gli opposti è l'impresa più ardua che l'uomo sia chiamato a compiere. E' un cammino che richiede una grande saggezza, equilibrio e sapienza, in qualunque aspetto della vita lo si intraprenda.

"Il termine sanscrito per coppia di opposti in senso psicologico è dvandva. Esso significa anche coppia (uomo-donna), conflitto, litigio, duello, dubbio. [Secondo la filosofia induista] le coppie degli opposti sono state generate dal creatore del mondo. [...] «Il mondo ha sempre da soffrire a causa delle coppie di opposti», dice il Ramayana (II, 84, 20). È quindi un dovere etico di essenziale importanza non lasciarsi influenzare dagli opposti (nirvandva = libero dagli opposti), ma elevarsi al di sopra di essi, giacché la liberazione dagli opposti conduce alla redenzione.
Dal libro di Manu: «Chi si è affrancato progressivamente da tutti i legami e da tutte le coppie di opposti riposa in Brahman» (Manava-Dhar-masastra VI, 80 sg.). Nel Yogasutra del Patanjali è detto: « Dalla più profonda concentrazione (samadhi) consegue la non ostruzione da parte dei contrari»".    [JUNG: Tipi psicologici - pg.212]
#163
Citazione di: Ipazia il 21 Maggio 2019, 16:32:03 PM
Purtroppo i tuoi barattoli contengono solo fiori immaginari come lo sono tutte le robinsonate che prendendo troppo sul serio la propria immaterialità finiscono nell'astrazione retorica dei paroloni: 
CARLO
Queste sono maldicenze astratte, malumori tuoi personali di cui non posso tenere conto, se non ti prendi la briga di citare le "robinsonate" a cui ti riferisci. 

IPAZIA
che patadialettica può esserci nella "giustizia", patasintesi della "libertà" di un kapò nazista di violentare e uccidere ebrei nel rispetto della "legge" del suo tempo ?

CARLO
Brava. Vedo che allora hai un'idea abbastanza precisa su cosa ci sia dentro al barattolo della vera giustizia, visto che la falsa giustizia ti ripugna.
#164
Citazione di: viator il 21 Maggio 2019, 16:49:23 PM
CARLO
Infatti l'idea che le favole siano ...solo favole è una di queste illazioni. Ma è tutta da verificare.


Le favole sono racconti emblematici (miti popolari del tutto semplificati). Rappresentano la versione bonaria ed innocua di quelle che oggi sono le bufale, le leggende metropolitane e le fake news.
CARLO
...Quindi guardiamoci bene dal corrompere i nostri bambini raccontando loro delle favole!
#165
Citazione di: sgiombo il 21 Maggio 2019, 16:19:28 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 21 Maggio 2019, 10:55:06 AM
Certo, ma se io sto studiando CON IL FINE di dimostrare la validità della complementarità nel campo della Fisica, qualcuno deve spiegarmi le ragioni per le quali il mio NON sarebbe un fine, ma una necessità del mio snc. Tu me le puoi spiegare?

CitazioneSGIOMBO
Sono due cose (enti ed eventi) in necessaria reciproca corrispondenza ma diverse.
CARLO
Questa è una non-risposta. Ergo ...le cause della mia attività di ricerca non sono (o non sono soltanto) nel presente e nel passato, ma soprattutto nel futuro. Studio in vista di uno scopo, con l'intenzione di raggiungere un traguardo. Solo gli ebeti agiscono senza intenzione.