Citazione di: Koba II il 17 Gennaio 2025, 16:59:27 PMNo. L'ingiunzione del sacro è un fatto tutt'altro che metaforico.Parto dall'esempio che hai usato, perché è meno ingenuo di quanto pensi: «liturgia», «devoti», «vita nuova», «idolo», etc. sono usati in senso metaforico parlando di Apple. Per verificarlo, prova a pensare a un contesto in cui non sono usati in modo metaforico: quello religioso. Ad esempio, la liturgia che parla dell'idolo ai devoti, nel caso religioso (pagano), rispetta letteralmente i significati di «liturgia», «idolo» e «devoti»; mentre parlando di Apple, il discorso è come una liturgia che parla del prodotto come se fosse un idolo, presentato a coloro che si comportano come devoti. Nel caso religioso c'è identità, nel secondo caso paragone («come») o, appunto, metafora.
È una forza che spinge all'adorazione. E quando ciò accade al di fuori della mediazione di una religione/spiritualità attenta al valore della vita umana si frammenta in eccessi più o meno pericolosi, più o meno stupidi.
Ciò che è sacro non è deciso nel senso di una deliberazione, ma è scoperto, sentito, intuito. Si viene trascinati da esso.
La consapevolezza dell'uso delle metafore è secondo me cruciale, perché spesso si finisce vittima delle metafore (che sono sempre più onnipresenti nella retorica contemporanea, dai mass media ai social), dimenticandosi che sono tali.
Se ogni (s)oggetto che suscita involontaria fascinazione decidiamo assieme di chiamarlo «sacro», allora (anch'io banalizzo molto, ma per intenderci meglio) ci innamoriamo di una persona sacra, un quadro o una canzone che ci affabulano sono sacri, se siamo dipendenti dalle slot machine è perché sono sacre, etc. Chiaramente, questa "inflazione" della sacralità, ridotta a denotazione di qualunque fonte attrattiva, individuale o sociale, a prescindere da religione e spiritualità (così includiamo anche popoli amazzonici e boscimani vari), è una strada legittimamente percorribile. L'importante, per me, è riconoscere che, questa "sacralità multidisciplinare", sotto sotto, contiene nel suo repertorio anche una sacralità originaria, una sacralità storicamente possente, una sacralità che, a differenza delle altre, si presenta deliberatamente ed esplicitamente come sacra, senza metafore (ad esempio, cosa c'è di più sacro di una divinità che si rivela e si proclama tale con la sua propria voce? Fra Dio e "il dio denaro" non noti una certa discriminante di sacralità, una "gradazione" molto diversa di sacro, una certa metaforicità tutta da una parte? Davvero "il dio denaro" è solo un'altra divinità, proprio come quelle religiose, senza bisogno di virgolette, asterischi o note a fondo pagina?).