"Ma non esiste alcuna Verità del Nulla"
Il Nulla (ex Nihilo)
Non è sicuramente facile definire o stabilire cosa effettivamente sia quella particolare 'condizione' (termine improprio) che noi definiamo il Nulla. Non è neanche facile immaginare se realmente il Nulla esista. Anche i termini che si è costretti ad utilizzare per provare a mettere insieme una sua definizione, appaiono immediatamente dei controsensi, risultando, infatti, immediatamente del tutto inadeguati. È impensabile ipotizzare di arrivare a 'guardare' il Nulla. In effetti, se dovesse esistere non sarebbe più tale. Come si potrebbe definire o spiegare il Nulla? Non credo sia corretto immaginare di farlo coincidere con uno stato o condizione della realtà ... ci troveremmo immediatamente al cospetto di un paradosso insanabile ed irrisolvibile. Non credo neppure che il raziocinio possa venirci in aiuto; non è la speculazione intellettuale che potrà mai avvicinarci a comprenderne l'essenza, attraverso un'indagine 'diretta' circa le sue caratteristiche peculiari- quali caratteristiche poi? -. Non può essere una ricerca delle sue qualità (inesistenti, poiché stiamo parlando di un 'non qualcosa' che racchiude in sé l'insieme di 'tutto quel che non è').
Qualcuno, non ricordo chi, una volta disse: <<Un vero "nulla" non esiste, e non può assolutamente esistere. Se si dice che il "nulla" "esiste", deve necessariamente essere "qualcosa", altrimenti non esisterebbe! Soltanto quello che è qualcosa, può esistere...>>
Credo che sia corretto.
Sto inseguendo questa irrealtà, ho la sensazione che ogni qualvolta arrivo a percepirne o intravederne la coda e mi accingo a coglierne l'essenza, questo (il Nulla) mi sfugga, si mascheri, si trasformi in qualcosa d'altro, riproiettandomi in qualcosa di diverso, di profondamente diverso. E' probabile si tratti solo di una limitazione umana: l'impossibilità d'immaginare il Nulla: ciò che immagino 'è', quindi non è 'il Nulla'.
Non è certamente l'indagine diretta, che pretenda di guardare "faccia a faccia" questa ir-realtà, ad aver ragione della sua ineffabile presenza. Dobbiamo ricorrere a quella che in altre materie speculative è denominata indagine induttiva. Si deve partire necessariamente da un diverso punto di visuale, da un'altra prospettiva. Se non possiamo inferire il Nulla approcciandolo con un'analisi che osservi il 'fuori', forse si può lambire la sua cogente vuota consistenza attraverso un'osservazione dell'intimo nostro, della nostra sfera emozionale.
Provo a partire da un altro punto. Ad analizzare me stesso, per vedere se nell'intimo recepisco un qualcosa che non c'è (altro paradosso).
Spesso succede che si avverta una strana sensazione di vuoto, di essere circondati dal non senso, di far parte del non senso. Un dolore profondo pervade l'essere. Non vi sono cause apparenti. Non si riesce a risalire a problemi scatenanti questa particolare e dolorosa condizione. Eppure, anche in assenza di motivazioni apparenti, di cause scatenanti, noi subiamo, anche in maniera molto intensa, questa particolarissima situazione, spesso passeggera: una meteora che annichilisce e fiacca le energie e la nostra voglia di fare. Cosa può essere questa sensazione? Chimica del cervello? Che tristezza, no, non credo sia solo questo. Forse, nel nostro intimo, inconsapevolmente, percepiamo ed entriamo in contatto con la vacuità, con 'il Nulla'. Non siamo in condizione di descriverlo. Il Nulla sarebbe impercettibile ed inesistente, ma produrrebbe delle alterazioni della nostra sfera percettiva ed emozionale, per cui non sarebbe corretto immaginare che noi avvertiamo il Nulla in maniera 'diretta', ma che, viceversa, percepiamo, anche chiaramente, le manifestazioni cogenti che lo stesso produce sui nostri sensi.. Le percepiamo e le subiamo ... per cui avvertiamo, appunto, l'esistenza di un 'non qualcosa'. Succede, nessuno lo può negare.
Parlo di microcosmo, di un 'Nulla' a livello umano.
Il Nulla (ex Nihilo)
Non è sicuramente facile definire o stabilire cosa effettivamente sia quella particolare 'condizione' (termine improprio) che noi definiamo il Nulla. Non è neanche facile immaginare se realmente il Nulla esista. Anche i termini che si è costretti ad utilizzare per provare a mettere insieme una sua definizione, appaiono immediatamente dei controsensi, risultando, infatti, immediatamente del tutto inadeguati. È impensabile ipotizzare di arrivare a 'guardare' il Nulla. In effetti, se dovesse esistere non sarebbe più tale. Come si potrebbe definire o spiegare il Nulla? Non credo sia corretto immaginare di farlo coincidere con uno stato o condizione della realtà ... ci troveremmo immediatamente al cospetto di un paradosso insanabile ed irrisolvibile. Non credo neppure che il raziocinio possa venirci in aiuto; non è la speculazione intellettuale che potrà mai avvicinarci a comprenderne l'essenza, attraverso un'indagine 'diretta' circa le sue caratteristiche peculiari- quali caratteristiche poi? -. Non può essere una ricerca delle sue qualità (inesistenti, poiché stiamo parlando di un 'non qualcosa' che racchiude in sé l'insieme di 'tutto quel che non è').
Qualcuno, non ricordo chi, una volta disse: <<Un vero "nulla" non esiste, e non può assolutamente esistere. Se si dice che il "nulla" "esiste", deve necessariamente essere "qualcosa", altrimenti non esisterebbe! Soltanto quello che è qualcosa, può esistere...>>
Credo che sia corretto.
Sto inseguendo questa irrealtà, ho la sensazione che ogni qualvolta arrivo a percepirne o intravederne la coda e mi accingo a coglierne l'essenza, questo (il Nulla) mi sfugga, si mascheri, si trasformi in qualcosa d'altro, riproiettandomi in qualcosa di diverso, di profondamente diverso. E' probabile si tratti solo di una limitazione umana: l'impossibilità d'immaginare il Nulla: ciò che immagino 'è', quindi non è 'il Nulla'.
Non è certamente l'indagine diretta, che pretenda di guardare "faccia a faccia" questa ir-realtà, ad aver ragione della sua ineffabile presenza. Dobbiamo ricorrere a quella che in altre materie speculative è denominata indagine induttiva. Si deve partire necessariamente da un diverso punto di visuale, da un'altra prospettiva. Se non possiamo inferire il Nulla approcciandolo con un'analisi che osservi il 'fuori', forse si può lambire la sua cogente vuota consistenza attraverso un'osservazione dell'intimo nostro, della nostra sfera emozionale.
Provo a partire da un altro punto. Ad analizzare me stesso, per vedere se nell'intimo recepisco un qualcosa che non c'è (altro paradosso).
Spesso succede che si avverta una strana sensazione di vuoto, di essere circondati dal non senso, di far parte del non senso. Un dolore profondo pervade l'essere. Non vi sono cause apparenti. Non si riesce a risalire a problemi scatenanti questa particolare e dolorosa condizione. Eppure, anche in assenza di motivazioni apparenti, di cause scatenanti, noi subiamo, anche in maniera molto intensa, questa particolarissima situazione, spesso passeggera: una meteora che annichilisce e fiacca le energie e la nostra voglia di fare. Cosa può essere questa sensazione? Chimica del cervello? Che tristezza, no, non credo sia solo questo. Forse, nel nostro intimo, inconsapevolmente, percepiamo ed entriamo in contatto con la vacuità, con 'il Nulla'. Non siamo in condizione di descriverlo. Il Nulla sarebbe impercettibile ed inesistente, ma produrrebbe delle alterazioni della nostra sfera percettiva ed emozionale, per cui non sarebbe corretto immaginare che noi avvertiamo il Nulla in maniera 'diretta', ma che, viceversa, percepiamo, anche chiaramente, le manifestazioni cogenti che lo stesso produce sui nostri sensi.. Le percepiamo e le subiamo ... per cui avvertiamo, appunto, l'esistenza di un 'non qualcosa'. Succede, nessuno lo può negare.
Parlo di microcosmo, di un 'Nulla' a livello umano.