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Messaggi - paul11

#151
Tematiche Filosofiche / Democrazia e Nichilismo
19 Marzo 2021, 13:43:01 PM
 Ciao Baylham
L'ignorante è più manipolabile da una persona che padroneggia una conoscenza maggiore, questo è il punto a cui volevo arrivare. Tanto più l'ignorante, e ho specificato in termini "civici", rimane nella sua "beata ignoranza" e tanto più l'astuto, il furbetto, utilizza la sua conoscenza per raggirarlo. Ci sono un sacco di dottor Azzeccagarbugli nel nostro tempo.


Veniamo al punto importante sulla maieutica relazionato a come oggi si intende Stato moderno.
Il mainstream culturale e secolare  moderno nega volutamente che lo Stato debba essere morale, spacciandola per libertà. Ritengono che lo Stato morale sia dittatoriale , per cui esaltandone la libertà hanno sdoganato la morale
La maieutica non è assolutamente nozionismo, intanto perché usa il dialogo, utilizza la dialettica, quindi chi insegna non si  impone all' allievo, ma lascia che l'allievo sollevi domande e punti di vista diversi, ma soprattutto è permeata da principi morali, quegli stessi che lo Stato moderno nega volutamente. L'antidemocrazia è l'abuso di chi è più libero rispetto a chi non lo è o lo è meno, nonostante nei tribunali sia scritto "la legge è uguale per tutti" e questo abuso che si pratica nella manipolazione del popolo "che ignora troppo soprattutto di civica" ha come suo  fondamento l'IMMORALITA'. Socrate /Platone, infatti se la prende con i "governanti " non certo con il popolo, perché sa che il "buon governo" o il fine della polis felice aristotelica, passa per un governante morale che forma il popolo con lo scopo  di una felicità comune, della comunità, della comunanza. Senza morale la polis e la stessa politica, diventa il piatto freddo del cinismo personale ai danni della comunità.
Quindi non è tanto colpevole il popolo che nasce nell'ignoranza,, ma lo sono coloro che nella piramide sociale sono ai piani alti e abusano ai fini personali di quell'ignoranza immoralmente.
Senza un ruolo maieutico dello Stato non è possibile emancipare il popolo e alzare il livello della democrazia, e così decade nel nichilismo. Perchè la libertà  diventa invidia del povero verso il ricco , e per il ricco la sopraffazione del povero.
Così come non è vero che il ruolo morale di uno Stato, che dovrebbe anche con il "buon esempio" dei comportamenti etici (che dipendono dai principi morali), sia l'abiurare la libertà: questo è un falso ideologico e pure un'apologia ideologica. Il  "buon padre di famiglia", così è denominato nel nostro Codice Civile (contraddicendo l'ideologia dello Stato moderno) deve essere "sano" moralmente  e impartire la morale, ma questo non significa togliere libertà ai figli, così come nello Stato la morale  non deve essere affatto contrapposta alla libertà .  Il risultato è che i valori coniugati nelle costituzioni degli Stati: libertà, uguaglianza fratellanza, sono vuoti principi retorici .La libertà senza morale sconfina nel populismo , nella caciara, nell'urlare, nella ragionare di "pancia", e l'immoralità  diventa  impunità tanto più si colloca nei  piani alti della piramide sociale. Oggi ci hanno abituato alla corruzione, alla concussione, alla malversazione, così tanto da essere appunto .....abitudine e quindi normalità, ordinarietà .
La classe dirigente, e non solo politica, dovrebbe essere formata su principi morali, perché assumendosi responsabilità sul governo dell'economia, della politica, della società , se non lo trasmettono al popolo.....non esiste nessuna fiducia, termine chiave nel rapporto del buon governo.
L'essere ignoranti ,che non utilizzo in termini dispregiativi ma semplicemente come una condizione di stato, non significa essere  immorali. Il popolano ha ben più morali oggi di coloro che governano ,
non fosse appunto per il fatto che loro non manipolano nessuno, soprattutto se con genitori morigerati che ci tengono all'unione della famiglia ,che vi sia una buona fratellanza fra figli .Senza questa, decade anche la famiglia e poi decade la società e poi decade la politica.....come una fila di carte in piedi  appoggiate fra loro.
Insomma l'ignorante è vittima del cinico ,che lo manipola, lo truffa, lo "incanta".


Ciao Iano
non posso che essere d'accordo. Quanto meno nell'antichità i rapporti erano chiari e trasparenti fra vincitore e sconfitto, ma il vincitore pur depradando lo sconfitto, sapeva anche prendere dallo sconfitto le sue virtù migliori, solo così possiamo capire come i barbari acquisirono l'amministrazione dello Stato proprio dai romani ,fino a poi diventare Imperi europei.
Oggi siamo in una società dove valgono solo le età produttive; per cui il bambino e l'anziano sono problemi, sono "pacchi". Nell'antichità i giovani erano formati alla polis , anche attraverso il "ginnasio", l'arte della guerra insieme all'arte del sapere , i "vecchi" erano i saggi,  i depositari della tradizione e dell'esperienza della vita ........tutto è cambiato.
Oggi si allevano le nuove generazioni come "polli di allevamento", affinché arrivino all'età produttiva del lavoro, chi non lavora essendo "improduttivo" è un "costo sociale". Come può sentirsi un "vecchio" oggi in un mondo che gli fa capire "che non serve a niente" e si sente di peso ai famigliari e alla società?  Eppure ogni età umana ha  delle sue facoltà che andrebbero valorizzate.
#152
Tematiche Filosofiche / Democrazia e Nichilismo
18 Marzo 2021, 00:28:22 AM
Citazione di: baylham il 17 Marzo 2021, 10:28:59 AM
Citazione di: paul11 il 14 Marzo 2021, 23:34:59 PM

La democrazia ha un enorme problema originario : i governi democratici non vogliono togliere l'ignoranza al popolo ,per cui non agiscono pedagogicamente, perché il consenso politico attribuito attraverso il voto e nel suffragio universale è la media infima fra il genio e il cretino e prevale necessariamente per numero il cretinismo e adatto che anche i "saggi" devono campare e devono scrivere "best sellers", la qualità politica, culturale, artistica tende a decadere con il trascorrere del tempo democratico .


Il problema originario della democrazia è la non democrazia, l'antidemocrazia. Da dove nasce, che cosa mantiene la democrazia? Ovviamente dall'antidemocrazia, l'esistenza stessa della democrazia comporta l'esistenza dell'antidemocrazia.
Che cos'è la democrazia?

Per eliminare l'ignoranza bisogna essere tutti sapienti. Se tutti sono sapienti tutti sono mediocri. Ma il sapiente è un ignorante (Socrate).
Che cosa è la sapienza?

La maggioranza non è né geniale, né stupida, ma normale. Il genio dipende dalla normalità, se non c'è la normalità non c'è il genio. In statistica esiste una fondamentale distribuzione di probabilità che si chiama appunto normale, la cui forma viene attribuita al caso ("legge empirica del caso", De Finetti). Quindi Darwin, Einstein, Freud sono geni per caso, perché ci sono io, un mediocre, a scriverlo. Ma io sono "sulle loro spalle" (Merton, "Sulle spalle dei giganti").
Che cosa è la genialità?

Lo stesso dicasi del leader o dell'influencer che dipende dalla massa, quindi il leader è un follower e l'influencer un influenzato. Chi dipende da chi.
Che cosa è il potere?

Per capire la democrazia e le sue forme bisogna anche capire l'economia. Mi riferisco soprattutto a Adam Smith, che ha trattato dell'interesse e dei vantaggi (e svantaggi aggiungo io) dell'organizzazione tecnica e specializzata.


Il suffragio universale, ritenuta una conquista sociale, forse è vero se collocata in determinati ambiti storici, è in realtà il tendere della democrazia verso l'ignoranza. Se la normalità è la media ponderata della distribuzione, allora la normalità  nella popolazione  è ignoranza civica.
Ribadisco che la metafora del bifolco e del genio, significa che se ognuno vale 1, e vince la maggioranza , la maggioranza non può che tendere all'ignoranza. Il circuito vizioso viene concluso con l'eletto che non deve presentarsi come "genio", ma come populista per acquisire voti, assecondando l'ignoranza "della media normale" popolare. In democrazia l'ignorante si merita altri ignoranti.
Questo ritengo sia il più grosso ostacolo all'emancipazione popolare, intesa anche come "coscienza civica".


La sapienza ha degli stadi : il primo è pensare che l'acquisizione di conoscenza porti a maggiore coscienza: il secondo è la consapevolezza che non necessariamente la conoscenza matura la coscienza , per cui il "vero" sapiente si rende conto in fondo di essere come un ignorante in quanto non vi è rimedio o cura sul destino umano che pascola nell'insipienza. Solo ingenui e illusi scambiano l'erudizione nozionistica per maturazione delle coscienza e questo lo avevo espresso precedentemente in un post scrivendo che non è vero che l'innalzamento della scolarità, la sconfitta dell'analfabetismo , equivalga automaticamente ad una maggiore "coscienza civica", per cui risulterebbe una migliore democrazia.
Tant'è che Socrate ("io so di non sapere") utilizza la maieutica, la "levatrice", che significa ciò che avevo già scritto: educare, formare, concetti persi nelle famiglie e nelle scuole di massa.


Si è visto nel festival canoro di Sanremo come una massa di imbesuiti voti assecondando una influenzatrice........L'ignoranza è a strettissimo contatto con la manipolazione ( i manipolatori fanno soldi sull'ignoranza  di turno perché il numero di follower determina la richiesta di  pubblicità) laddove i social sono l'esempio del livello qualitativo delle persone che lo frequentano(tantissime) , e il marketing politico utilizza gli stessi temi della pubblicità di consumo , l'elettore è trattato proprio come un consumatore da "influenzare" nelle scelte di "pancia", nella sua irrazionalità.
Il leader per il popolo deve aver certi requisiti da "pastore", da "timoniere", da sempre nella storia, non solo  nel qui ed ora. Parla poco, con convinzione e deve muovere le leve emotive del popolo, non hanno importanza concetti razionali, ma toccare la "pancia": Le Bon e la folla, psicologia di massa e del fascismo di W. Reich, docet. La psicologia è più servita a plagiare  le masse che a formarle ed educarle.


Il potere è quell'istituto che condiziona un popolo intero , poiché le legislazioni definiscono i termini e i limiti del diritto privato e amministrativo dello Stato. Definendo già nel diritto le priorità costruisce la piramide sociale. Se la proprietà è più importante del diritto al lavoro, contraddicendo il primo articolo costituzionale italiano , poiché il codice civile dice proprio così, significa che il datore di lavoro/proprietario può legittimamente, come consentito dalla legislazione, prendere la sua fabbrica, spostarla per il mondo, licenziare i lavoratori e mandare sul mercato italiano i beni prodotti fuori dall'Italia.  Se questa è demos crazia? I sindacati e lo Stato possono solo patteggiare come infatti fanno da sempre, spedendo in cassa integrazione i dipendenti. Dipendenti, infatti dipendono dal proprietario del capitale.


E' chiaro che l'economia è importante, direi fondamentale ,ma è proprio dall'intreccio fra politica ed economia che si esplica nel diritto privato e pubblico che si evincono contraddizioni colossali , come quello del potere bancario-finanziario dove lo Stato volutamente si è consegnato nell'intero Occidente alle banche, seppur mantenendo il "signoraggio" della moneta. Dove vige la democrazia vige la presa per i fondelli già nei codici che la istituiscono....... Ma il popolano mica si prende la briga di capirci o comprendere qualcosa...e se si tenta di spiegarlo , non avendo neanche le basi per capire.....prende lo smartphone e come un cretino- dipendente va a chattare cazzate.


L'ignorante è quindi all'altezza di capire davvero tecnicamente, moralmente, i problemi della cives e della polis? Ecco allora che il sapiente dice: io so di non sapere ....e beve la cicuta o viene crocefisso per plebiscito popolare. L'ignoranza al potere. Chi ha tentato di aprire gli occhi alla "folla" è finito quasi sempre male soprattutto se si espone con onestà e competenza.
#153
Tematiche Filosofiche / Democrazia e Nichilismo
17 Marzo 2021, 01:36:36 AM
 ciao Bobmax
Trovo che il naufragio sia rivelatore quando si mettono in discussione i paradigmi, se non è così è altra sofferenza che si aggiunge a sofferenza. Un' utopia poggia su ingenuità e illusione. Se è vero che anche le rivoluzioni necessitano di buone dosi di ingenuità e illusioni , è altrettanto e   più vero che il pallone una volta sgonfiato  lascia  un senso di vuoto che  non trova  rimedio: il disincanto è peggio di un'utopia. Il nichilismo si accompagna con il disincanto , nessuno crede ad un sistema e quel sistema va vanti da sé, o così sembra. E' l'inerzia esistenziale. Ma di questo poco si addentra e velocemente si ritrae il popolo , poiché  il popolo è quantità numerica, non qualità rarefatta.
Cosa vale davvero per il popolo, perché di democrazia e nichilismo si sta trattando,: una sicurezza, molta matericità e quindi economia, ben poca politica, quasi niente di educazione civica , tanto social da bifolchi e mass media che propinano cretinismo a getto continuo.
Uno dei paradigmi da mettere in discussione è proprio la sicurezza o meglio sapere che la sicurezza è limitata nella precarietà, perché la vita stessa è precaria e il destino si fa beffe dei progetti , basta poco , un cambiamento di vento per far cadere castelli di carte. Su questa fantomatica sicurezza tutti ci hanno manovrato: la banca è sicura per metterci il denaro, l'assicurazione copre il rischio e lo dice la parola as-sicur-are . Il naufragio è quindi all'ordine del giorno  e bisogna saper nuotare, essere pre-parati a cadere per poter rialzarsi  e io vedo invece sempre maggiore fragilità caratteriale, personalità ,di chi non è abituato a riflettere certi argomenti e si lascia stordire dal luna park con il gatto e la volpe. E' "normale" drogarsi in un mondo drogato per sentirsi "normale".


Ciao Ipazia,
la democrazia non nasce a caso nella sola tradizione occidentale, dovresti chiederti il perché?
Se le Città Stato come Atene hanno potuto sperimentarla per prima è perché non è affatto vero che gli dei dell'Olimpo fossero così "sacralizzati", era necessario vi fosse una prima forma di laicismo che impedisse che il monarca, o tiranno si imponesse come un "mandato" da Zeus. Su questa interpretazione hanno fallito parecchi  grandi nomi filosofici e uomini di cultura. La democrazia presuppone che gli uomini possano fare-da sé, indipendentemente dalle volontà divine. Gli dei nel sistema culturale dell'antica Grecia non erano così "divini" come si pensa ad esempio nei monoteismi . Un Socrate non avrebbe mai potuto dire ciò che esprime, contro il potere costituito in Atene, tanto da essere condannato . Il governante di Atene era visto come uomo, non come "dio" o "illuminato divino". Questo è un focus fondamentale per capire la stessa metafisica . Si poteva già allora pensare agli dei dell'Olimpo , ma nello stesso tempo credere nella metempsicosi della cultura orfeo-pitagorica e pensare al Bene, e allo stesso tempo criticare i governanti nell'Agorà.
Noi veniamo da lì, da quella tradizione che passerà poi per il diritto romano , dalle invasioni barbariche che via via invadendo Roma e l'Italia, impareranno anche le regole e ordini, e i romani  nei loro imperi lasceranno in vari periodi libertà di iniziative ai popoli sottomessi, cosa che nemmeno oggi gli USA fanno perché impongono la loro cultura e i loro prodotti sull'altrui cultura. I sincretismi fra barbari-Roma-Atene, hanno portato imperi europei latini e anglosassoni con varie vicissitudini storiche, ma nella Grecia antica non è così pregnante una Chiesa sacerdotale, non vi era invadenza di campo, ognuno stava al suo posto ed è proprio questo che permise il fermento culturale e la nascita della filosofia "staccata" dalla divinità e che quindi si interroga sulla natura, ma non come oggi intendiamo natura. E' questo clima culturale-sociale e certamente  anche il fatto che fossero potenze guerriere che hanno permesso il fiorire di un altissimo livello di pensiero .


La democrazia moderna è l'esportazione imposta di un "prodotto" per seminare il capitalismo . Il Giappone non l'ha scelta è stata imposta come servitù di guerra dagli USA, così come in Italia e in Germania, usciti perdenti dall'ultima guerra. Non funziona nel mondo dei clan e tribù arabe, devono prima passare per un laicismo  e i modi di "fare" occidentali , da invasori e conquistatori, li hanno rintanati nel fanatismo religioso speculativo nel politico , una forma di difesa. Gli antichi greci e   gli antichi romani forse ci sarebbero riusciti ,così come un Ciro persiano, perché erano meno stupidi, o più intelligenti, del cretinismo statunitense che ha il germe decadente del pensare prima  di tutto al business, agli affari soprattutto privati. Se gli inglesi sono tedeschi andati a male , gli statunitensi sono.........è  ovvio che una civiltà USA che ha segnato il  Novecento , nel suo decadere lento, ma continuo, porta con sé la decadenza dei suoi termini: la libertà e la democrazia moderna.

#154
Tematiche Filosofiche / Democrazia e Nichilismo
14 Marzo 2021, 23:34:59 PM
Citazione di: bobmax il 10 Marzo 2021, 14:50:17 PM
La democrazia è probabilmente la miglior forma di governo possibile. In quanto più di ogni altra permette di soddisfare i bisogni dei cittadini. Tuttavia pare essere pure l'humus ottimale per lo sviluppo del nichilismo.

Ritengo che ciò dipenda dalla stessa libertà di espressione, che è imprescindibile in ogni autentica democrazia.

È proprio questo valore, che qualifica la democrazia, a favorirne però lo stesso abuso.

E con l'abuso avviene un liberi tutti, dove tutto è lecito. Si può affermare qualsiasi cosa e il suo contrario. Con la medesima sicumera, tanto è lo stesso...

Ma è davvero questa la libertà?
Poter fare e dire ciò che più ci pare?

E se dico qualcosa di sbagliato che male c'è? Siamo in democrazia, che diamine!

L'abuso non può essere impedito efficacemente in democrazia, perché limitare la libertà di espressione è cosa delicata, si rischia di perdere noi stessi rinnegando ciò che ci fonda.

Di modo che la democrazia, oltre ai tanti meriti, ha pure la debolezza di essere esposta, più che altri regimi, al vuoto intellettuale e valoriale.

Vuoto che non può essere sanzionato per legge. Pena il non essere più in democrazia.
Ma che deve ogni volta essere respinto e stigmatizzato dagli stessi cittadini. Chiamati in prima persona a respingere questi tentativi nichilistici.

Questa azione civile di contrasto al nichilismo può avvenire solo
se nella società è ancora presente una fede nella Verità.
È a questa che occorre fare appello in noi stessi per denunciare le assurdità nichiliste.

Si può infatti solo rintuzzare, respingere il vuoto valoriale in cui il nichilismo vorrebbe far precipitare la società.

Perché con il nichilista non c'è ragionamento che tenga. Non è possibile alcun autentico confronto.
Questi sono possibili solo quando ci accomuna la fede nella Verità.


La democrazia è una forma di governo della polis, quindi politica e come tutte le strutture politiche ha dei limiti.  E' normale che se il potere di scelta degli eletti è del popolo emergano pregi e limiti del popolo. E' statistico se 1 voto= 1 testa che la media dell'intelligenza fra rarissimi geni e moltissimi bifolchi , penda verso i bifolchi. La democrazia è più "pancia" che "testa".


La dimostrazione è storica: se il popolo rappresenta di più gli strati "bassi" piuttosto che "alti", com'è che alla fine non riesce mai a portare avanti le reali esigenze popolari, ma vincono gli interessi utilitaristici dei "pochi", ricchi e potenti?
Una risposta è nella forma della rappresentanza degli eletti attraverso il suffragio universale, poiché questo è l'unico momento in cui il popolo ha il "potere". E' nelle maglie delle forme istituzionali ,nei codici, che vi sono alcune grandi contraddizioni. E qui il discorso sarebbe lungo, sulla storia dei partiti politici, delle associazioni, delle forme neo corporative.
La democrazia  ha una caratteristica rispetto alle altre forme, la non trasparenza dei poteri forti che si "nascondono" al popolo .


Il motivo che sta alla base è  semplice: la massa è ignorante e la democrazia è la libertà all'ignoranza.
La massa è manipolabile psicologicamente in tutto ciò che attiene alle scelte: dal consumo al voto politico . Per cui è facile capire che i manipolatori, come la pubblicità che spaccia bisogni-beni come format del buon borghese, sono i più importanti soggetti che stanno fra la massa  e il mondo reale, disegnandolo come "virtuale" nel senso di sogni speranze. I manipolatori quindi sono gli agenti spacciatori di sogni, dalla finanza, al politico, dal marketing pubblicitario ,ai mass media opinionisti. Il politico decade verso il populismo, quando ai veri e reali problemi del popolo, coglie l'emotività del popolo, la "pancia", e non certo la razionalità del governo , e allora "urla" da popolano , si scaglia contro i poteri costituiti come un popolano,  e dopo il populismo si ritende alla tirannia.


Se tutti hanno ragione tanto più gli argomenti sono general generici , tanto  meno il popolano tende da solo ad approfondire gli argomenti , a sudare nello studio che costa fatica e tempo, così che tutto si appiattisce tendenzialmente nel più basso livello standard dove pascolano  il gatto e la volpe .


La democrazia ha un enorme problema originario : i governi democratici non vogliono togliere l'ignoranza al popolo ,per cui non agiscono pedagogicamente, perché il consenso politico attribuito attraverso il voto e nel suffragio universale è la media infima fra il genio e il cretino e prevale necessariamente per numero il cretinismo e adatto che anche i "saggi" devono campare e devono scrivere "best sellers", la qualità politica, culturale, artistica tende a decadere con il trascorrere del tempo democratico .


Non sono anti-democratico, ma bisogna sapere i limiti della democrazia per capire come guarirla e la cultura anglosassone ha peggiorato la forma democratica sposando il privato piuttosto che il pubblico ,in quel moto :" ognuno per sé e "dio" per tutti". Le democrazie moderne sono praticamente peggiori di quelle antiche, quelle antiche come in Atene era forte già nelle famiglie oltre che nello Stato il concetto di formazione educativa "padeia" anche collettiva, in Sparta era addirittura spostata completamente sullo Stato . La scuola "pubblica" è non una invenzione storica acquisita , se è vero che ha innalzato lo standard di acquisizione nozionistica, poco forma ed educa .
I "ricchi"di oggi , quelli che hanno i denari, portano altrove i loro rampolli, li formano al comando non certo in scuole massificate dove vige naturalmente una selezione, anche se sono tutti promossi politicamente, perché è impossible seguire ad uno a uno gli alunni, gli studenti , seguire significa capire mancanze psicologiche prima ancora che culturali  e venti professori di materie diverse che pensano al loro stipendio innanzitutto e alla carriera, difficilmente sono "maestri" .....se non privatamente pagando lezioni. Il soffermarmi sulla formazione pedagogica nel tempo delle democrazie contemporanee è decisivo per capire la qualità di una educazione civica , di una formazione almeno sufficiente del dover essere dei cittadini e non una massa uscita dall'analfabetismo per conseguire il "pezzo di carta".
Il portare l'alunno allo studente dei master universitari , oggi più che mai, significa solo essere specializzati per la selezione del mercato del lavoro ,non certo a costruire il "cittadino".
Il risultato è: ignoranti eruditi. Se allora vige la mediocrità , il "genio" tende a rintanarsi a stare lontano dalla massa, dove ogni opinione vale un'altra e dove  chi urla di più "ha ragione".


La massa popolare, per sua natura, tende al conformismo della sicurezza, a qualche sogno e speranza da nutrire e ......al buon pastore che apre e chiude le stalle e le porta al pascolo.
Per la massa la libertà è l'apertura materica non per soddisfare bisogni, ma per emulare il "buon borhese" e appiattirsi nella sua im-moralità di uomo infelice(Hegel) e mediocre (Nietzsche).
La pubblicità ha talmente ben capito che il massificato vuole essere per sé o per la propria prole quel borghese da famiglia alla colazione con sempre 1 maschietto e 1 femminuccia, appartamento di lusso, sole dappertutto, sorrisi ebeti all'infinito, privi di problemi, privi di malattie, privi.....di cervello. E il politico è il pusher esso stesso dello "spirito di massa". Fin quando arriva ciclicamente l'uomo forte, il  pastore,  il timoniere, ecc. quello che rimette ordini e regole...... e che a sua volta decadrà per involuzione personalistica.


Qualunque analisi che non tragga origine dal chi è davvero e cosa consiste il "popolo" la demos-crazia, diventa elegia utopistica di un sogno che non si avvererà mai , cioè quando il popolo è romanticisticamente influenzato dai sogni avanguardistici culturali , questi ultimi falliscono inevitabilmente: come la storia insegna.
#155
 Non so se, come scrive Alexander, manchi la volontà di cambiare, penso che forse la frustrazione sia tale e accompagnata da mancanza di visoni, per cui la volontà se non cade nella rassegnazione, poco ci manca. E' come se ci trascinassimo, ci lasciassimo andare alla corrente senza più voglia di combattere.
E' vero che vista la situazione, si tende a rintanarsi nella propria nicchia di sicurezza confortevole.
Altrettanto vero che c'è poco o nulla di originale filosoficamente, e quel poco è particolare ed interessante, nulla a che fare con le "grandi visoni", le uniche che possono mutare il vento culturale odierno.


Jacopus, almeno per me ciò che dice Cacciari è ormai risaputo, ed è sintesi ,non certo analisi.
Come ho scritto nel post precedente, bisogna far capire cosa sia la tecnica dal punto di vista filosofico culturale, del perché avviene solo in Occidente , in determinate civiltà, quali sono gli strumenti teoretici che hanno promosso questo esponenziale sviluppo dalla modernità e quale cultura filosofica ha a sua volta voluto la tecnoscienza, che è anch'essa un'utopia al tramonto da tempo. Cacciari non poteva che fare sintesi , gli approfondimenti sono nei suoi scritti e di altri che seguono il canone "della potenza tecnoscientifica".
Platone non è utopista e nemmeno la filosofia greca in toto, ribadisco.
A meno che si voglia dire che la morale non c'entra più nulla anche nella politica, che il bene comune è un'utopia, che la comunità pacifica è un sogno, che la possibilità di convivenze di diversità sia irrealizzabile.
Il punto chiave della definizione di utopia è infatti credere, perché è una fede anch'essa, che sia possibile mettere in gioco la propria esistenza e il proprio essere nell'orizzonte della propria vita .
Questa è la "vera" utopia, in senso positivo, cioè pensare ad una società ad una cultura che permetta di vivere meglio . Le "false" utopie sono solo progetti che non mutano il senso della vita, il miglioramento umano della vita , sono progetti che toccano il mondo esterno umano, il sistema ambiente , inteso come meccanismi socio economici, leggi politiche.
La caduta della cultura positivistica del progresso intesa anche come "liberazione" negativa, cioè liberarsi dalla fatica, liberarsi dai condizionamenti , se da una parte ha promosso  e permesso che il sistema ambientale, inteso come cultura tecnoscientifica, abbia dato certamente strumenti, "doni", per "sopravvivere" meglio, dall'altra ha invece perso proprio sul fronte del miglioramento umano dell'uomo, perché ha prodotto l'uomo macchina, l'uomo stressato, l'uomo ansioso, l'uomo alienato ancor di più. La dicotomia, la discrepanza fra miglioramento dell'ambiente tecnoscientifico e peggioramento dell'uomo umano come orizzonte di senso umano compiuto, ha messo in luce proprio la fine dell'utopia positivista di un totale progresso .
Le utopie ,quelle vere, non è vero che debbano essere necessariamente "razionali", per essere rivoluzionari c'è ne cessità di una carica irrazionale costruita persino sull'ingenuità e illusione. Per questo i giovani sono più rivoluzionari dei vecchi rassegnati, e da sempre. Intendo dire che l'utopia si nutre della carica emotiva passionale accompagnata dall'idea di cambiamento che deve essere "forte", sentita come realizzabile, per quanto quasi impossibile.
Tutte le utopie moderne sono tecnoscientifiche e volontà di potenza, dal capitalismo al nazismo, dal fascismo al comunismo , questo ben pochi lo hanno capito . Quando Marx attribuisce alla sua teoria
"scientifica" ,anche lui crede al progresso tecnoscientifico , non crede alla divisone delle classi sociali . Le ideologie anti positivistiche sono le due facce dell'identica medaglia, perché cercavano nello stesso progresso positivistico tecnoscientifico ,solo strutturato politicamente e governato in maniera diversa. L'errore è credere che un sistema culturale che ha radicato l'idea di tecnica come potenza ,sia governabile altrimenti dal capitalismo o comunque da una certa idea di progresso .
E' la tecnoscienza che produce l'uomo macchina, che sia a New York, Mosca, o Pechino :questo dobbiamo mettercelo in testa.
Per governare la tecnoscienza, non bisogna più affidarsi a lei come incarnatrice del progresso, ma solo come strumento  al servizio, ribadisco al servizio dell'uomo.


Ha ragione Cacciari quando dice del "superumanesimo" quando pensiamo che l'uomo distrugge il pianeta Terra. Ho già scritto sul rapporto con la natura. La modernità ha esaltato lo scontro natura cultura, seppur ambiguamente abbia sostenuto l'uomo naturale costruendone stereotipi culturali falsi. L'uomo ha paura della natura e cerca in tutti i modi di controllare il suo potere , l'uomo può estinguersi cos' come l'intero bios sul pianeta Terra, ma come Marte che si suppone non abbia più bios, è lì nella sua interezza a fare rivoluzioni e rotazione attorno al Sole.


Niko,  notevole post. Infatti molti pensano ormai che il prodotto della cultura, che è umana, funzioni come la natura....che è indifferente al nostro destino, al modo in cui la rappresentiamo .
In questo errore di tecnica come destino sono caduti in parecchi ,come se la tecnica non fosse  stata una scelta ,una volontà di una cultura che ha promosso la sua espansione. In quanto tale, e non come la natura, ma come cultura, così come fu promossa, è possibile quanto meno gestirla, riprenderla in mano. Lo scontro è interpretativo, perché molti filosofi, fra cui Cacciari, avendo vissuto le utopie, ed essendo stati " sconfitti " hanno battezzato come ineluttabile, come un destino naturale la tecnica, ed è un errore.
Direi quindi questo sulla falsariga da quanto da te scritto. In politica non esiste mai un terreno neutrale, nel senso che c'è sempre e da sempre qualcuno vince e qualcun altro perde, a prescindere dall'esitenza o meno di utopie, c'è chi avanza e chi arranca . La fine dell' utopia, la distopia, il disincanto ,se creano aridità per molta della popolazione che poco o niente spera, per altri è invece terreno fertile per sopravanzare. Su questo sono perfettamente d'accordo. L'errore è pensare che le sconfitte divengano  disfatte, Le sconfitte spesso insegnano più delle vittorie , e non è retorica. Se si sa analizzare teoretica e prassi. Infatti a mio parere, ribadisco, i filosofi hanno smesso di pensare in grande e scrivono piccole cose spesso cadendo involontariamente nella retorica "fatalistica", quando non trovano analiticamente la profondità del perché sono accaduti detrminati avvenimenti storici , quando non conoscono il perché sia sia strutturato un mod di pensare, un modo di vivere, un modo di sperare e fare utopie.
Detto stringatamente, poco mi importa che Nietzsche abbia scritto nella seconda metà dell'Ottocento che "Dio è morto"...non l'avevano avvertito che i funerali c'erano già stati da tempo,  o che Heidegger quasi un secolo dopo  a sua volta dica "ci vorrebbe un Dio....." perché la SUA filosofia si era avvitata su se stessa...
Pur credendo in Dio, ritengo che il destino umano su questo pianeta sia di propria mano degli umani ,che giustizia e iniquità sia il prodotto dell'ignoranza o sapienza umana, dell'indole umana, della natura umana, del genio o stoltezza umana. Sono gli umani che hanno voluto promuovere la tecnica prima come strumento da gestire e governare ai propri fini , ma mantenendo le eterne contraddizioni della storia intera umana. Il vero problema culturale è sovvertire quindi gli opposti , la futura utopia è costruire la società giusta a prescindere dal livello tecnico e solo dopo sarà allora possibile gestire la tecnoscienza . Se l'uomo prima non toglie la propria decadenza, la propria alienazione dal mondo , non promuove se stesso e ne accetta i limiti fisici e naturali come destino e i limiti di conoscenza, smettendo questa volontà di potenza finalizzata al potere, allora può ricostruire luna vera utopia come possibilità in cui immetterci la propria carica passionale emotiva, quella volontà di cambiamento come possibilità . Ma allora bisogna mutare le prassi, e personalmente lo si fa a partire dal sistema giuridico economico che ha costruito privilegi per alcuni e sottomissione per molti , ma non come spirito di rivalsa, ma come spirito di giustizia, per vivere tutti meglio, umanamente meglio e quindi creare le condizioni di pace, sicurezza, tranquillità. In questo mi sento l'ultimo utopista ancora esistente , credo nonostante tutto ancora possible l'emancipazione umana, ma è una questione morale.........e quindi politica.
#156
Tematiche Filosofiche / La sicurezza
26 Febbraio 2021, 11:07:19 AM
 Bisogna fare un discorso originario.
Una moneta , una banconota, un titolo, sono fisicamente dei pezzi di carta che trasformano un bene fisico/naturale in "pezzi di carta" che a loro volta ritrasformano in beni fisici .Uno è natura .l'altro è "convenzione "culturale.
Qual è  il paradigma di un'invenzione di una moneta e poi della banconota bancaria e infine della moneta elettronica? La convertibilità  del corso legale di una moneta deciso da una sovranità.
C'è l'obbligo di accettare una moneta di corso legale, ma nel codice civile è anche scritto che il deposito bancario è PROPRIETA' della banca, non più del depositante, dietro una "promessa di debito" della banca di restituire il denaro. Bisogna capire bene le strade della costruzione del debito/credito per capire il meccanismo economico finanziario.
Fin quando le banconote, che sono emesse dalla banca centrale e non direttamente dallo Stato (lo stato conia la moneta ed è prettamente per ragioni fiscali) che infatti hanno apposta la firma del presidente della banca centrale, erano convertibile in un bene fisico, l'oro  e storicamente metalli preziosi fino al ...nickel di cui erano costituite le monete sovrane, significava che portando una banconota in banca ,quest'ultima doveva dare il corrispettivo in oro in cambio della moneta.
Cominciamo allora a focalizzare alcuni concetti: la moneta metallica storica, poi la banconota bancaria, trasformano, cambiano un bene fisico in una quantità di oro contenuta nella moneta, in una quantità di oro che ra la riserva bancaria fino agli anni Settanta del secolo scorso e infine in una "promessa di pagamento".
Per essere chiari quando vi è una convertibilità, come c'è stata in oro, la quantità di banconote messe dalla banche centrali non poteva superare (teoricamente) la quantità convertibile di oro depositati appunto come riserve nei forzieri delle banche.
E' questa "riserva obbligatoria bancaria" che è saltata, ed è saltato il paradigma della convertibilità della banconota. Significa che le banconote vengono prodotte dalle banche centrali dal "nulla". Qualcuno potrebbe dire che non è proprio così, perché le banche centrali, ma anche quelle commerciali, acquistano titoli e azioni, ma attenzione.....tutto ,ma proprio tutto è costruito sulla "promessa di pagamento", non c'è nulla di paradigma fisico in questo.
Se prima c'era il limite fisico dell'oro a cui doveva corrispondere le quantità in valore cambiario, era appunto la quantità d'oro a limitare l'emissione di banconote.


Queste promesse di debito sono antiche e già allora esisteva l'usura, in quanto un prestito era determinato da un saggio d'interesse sul capitale e fin dall'antichità ciclicamente avveniva che i sovrani azzeravano  i debiti poiché l'economia era "drogata" dalle promesse di pagamenti  e adatto che la generazione dell'interesse economico è sempre superiore al capitale inziale, la quantità di denaro non era più sufficiente a coprire tutte le promesse di pagamento .........i saggi d'interesse allora salgono , i prezzi di mercato salgono, l'inflazione sale, e infine può avvenire una svalutazione della moneta o il collasso monetario .
Quindi ricordiamoci che è storico che l'economia tenda prima o poi ciclicamente a creare crisi economica.


Il termine banconota nasce dalla "nota di banco" che un finanziere ,le prime banche emettevano ad esempio verso un commerciante. Era il primo titolo di "pagherò". Nel medioevo portare con sé nei viaggi commerciali la moneta fisica era rischioso per via dei furti, svaligiamenti, assalti a carrozze.
Questo titolo ovviava anche questo problema, e permetteva al commerciante di presentare all'arrivo del viaggio il titolo di nota di banco presso le già allora esistenti "filiali" bancarie, per riscuotere il denaro e fare commercio. Così nacque la cambiale il Toscana, così nascerà l'assegno...ormai obsoleti.
La famiglia Medici , con Cosimo , nasce dal commercio e dalla finanzia, non nasce da origini di nobiltà. Divenne così potente da prestare denaro ad esempio a Napoli nella sua ricostruzione del tempo. La famiglia Rotchschild finanziava persino le guerre agli imperatori.
Il peso della finanza non è una scoperta moderna, è semmai moderno il sistema giuridico economico che di fatto legittima i privati a creare titoli di debito dietro una promessa di debito di un "pagherò".


Ritornando alle banche attuali, la banca centrale, banca d'Italia, o BCE in Europa, decide la quantità di riserve in banconote che deve detenere obbligatoriamente qualunque banca commerciale.
Dovrebbe essere l'1% sui depositi, il 35% sui mutui ipotecari su immobili, ecc.
Significa che il rapporto fra riserve obbligatorie detenute dalle banche non copre assolutamente la quantità di debito di tutte le transazioni economiche, significa che se tutti vanno a riscuotere banconote in banca chiudendo i conti correnti, non c'è banconota sufficiente.
Significa che questa economia tende ovviamente a gonfiarsi a creare bolle economiche che si concluderanno con insolvenze, anche per quella generazione di interesse economico che ulteriormente aumenta giorno dopo giorno i montanti finali rispetto ai capitali iniziali .
La banca, l'economia vive sul debito e sulla diluizione temporale dei debiti/crediti, delle attività e passività, dei conti patrimoniali e del conto economico .


Lo Stato sovrano cosa fa? Nulla......e questo è il vero punto fra rapporto pubblico e privato, fra costruzione di privilegi giuridico economici , fra legalità e legittimità.
Una banca centrale per quanto sancita e voluta da un ordinamento sovrano, quale può essere uno Stato o una federazione di Stati ,come gli USA o come chissà la futura Europa, è di fatto svincolata giuridicamente dallo Stato sovrano, anzi è la banca centrale che finanzia il debito pubblico dello Stato acquistando insieme alle banche commerciali nelle aste dei tioli il debito.....ed è ovvio il ricatto economico dell'intero sistema bancario verso lo Stato.
Ulteriormente bisogna dire, riferito a dati di due ,tre anni fa, che la quantità di moneta fisica era meno dell1%, che la quantità di banconote era meno del 7% e che più del 90% complessivo era "moneta elettronica". Se teniamo conto che le banconote non sono emesse dallo Stato ,ma dalle banche centrali, .....cosa diavolo controllo lo Stato, quale è il ruolo dello Stato all'interno del complesso sistema economico e giuridico?
Spero di aver non dico chiarito, ma posto in risalto alcune perplessità.
La conclusione è che quella "sicurezza" che il tranquillo e onesto e laborioso cittadino compie ogni giorno per costruirsela, in realtà è anche questa un'utopia in questo sistema distorto.
Come in un ossimoro: questa sicurezza è insicura.
#157
Tematiche Filosofiche / La sicurezza
25 Febbraio 2021, 15:06:01 PM
 L'archeologia storica aiuta ad approfondire tematiche fondamentali per avere un migliore esercizio critico sul presente.


La sicurezza sociale significa che ognuno tende alla propria tranquillità economica prima di tutto e poi ai comfort, proprie passioni, tempo libero, ecc.
Sono convinto che chi eserciti il potere queste cose le sa e l'analitica pragmatista ha affinato gli strumenti socio economici. Il punto è che chi sta meglio vuole stare sempre più meglio e quindi necessariamente confligge con chi vorrebbe solo tranquillità e non mira chissà cos'altro. E questo non solo è ingiusto, ma controproducente al fine di una comunità di qualunque estensione e luogo geografico. Quindi la sicurezza sociale di chi ha le redini del potere non corrisponde alla sicurezza sociale dei singoli componenti del popolo, perché i primi rompono le scatole ai secondi.


Bisogna fare altri tipi di analisi che né socialismi ,nè comunismi  o quant'altro hanno saputo  o voluto fare.  Il popolo DEVE sapere che l'economia non è sommatoria neutra, c'è sempre qualcuno che guadagnando di più immiserisce altri e questo ribadisco, va contro l'esigenza della sicurezza.
Quello che guadagna di più è il primo a urlare di essere "più libero", non vuole che gli si facciano i conti in tasca, non vuole essere controllato , vuole continuare a speculare economicamente nel sotterfugio . La trasparenza politica si scontra  da sempre contro l'oscurantismo privato.
Questa privacy che serve a niente al popolano, se non a cliccare in continuazione sui siti in internet peri cookies  e firmare pacchi di carte per fare operazioni elementari e comuni, sono il retrobosco dove si nascondono i prestanome, i prestaborse, e i loro capi bastone, perchè il sistema economico è  simile ad un sistema mafioso.
Bisogna allora scoperchiare i privilegi giuridici sedimentati nella storia, personalità giuridica divisa dalla personalità fisica,  bisogna far capire come il sistema bancario genera denaro dal nulla , come sia una farsa e una illusione pensarci che tutti diventeremmo più ricchi , questa corsa di illusi alla mobilità sociale, di credere che i propri figli diventeranno chissà cosa.........
Se vogliamo riprenderci noi stessi, è ora di smascherare i miti della modernità che sono ben più oscuri , ben sedimentati e inculcati nella mente popolare
#158
ciao Green,


contribuirei,  a mio modo, alla discussione riferendomi al video di Cacciari.


Questo commento è basato sui primi quindici minuti del video.


Cerchiamo di capirci cosa si intende per "tecnica" dal punto di vista filosofico interpretativo come suole dire Cacciari, Galimberti e ancora prima Severino , loro maestro.
La mia personale interpretazione non combacia totalmente con la loro, ed è importantissimo, perché ritengo che solo una minuziosa archeologia della storia, una filologia direi, può far capire come  dove storicamente il sistema culturale occidentale è diventato quel che è.
Innanzitutto in Repubblica Platone non presenta una città "ideale"; il dialogo tende a finalizzare il come si costituisce una città, una comunità. Il Bene, il Buono, Platone lo indica nella capacità di chi detiene le redini del governo che deve essere saggio e misurato a equilibrare le esigenze pubbliche e private e presenta anche le forme delle decadenze dei governi  monarchici, democratici, populisti.
Parrà strano, ma la storia di Atene e di Roma antica, conoscono molte forme di governo e quindi conobbero anche i motivi delle decadenze di queste forme. Questo è un buon motivo di approfondire gli scritti dei saggi, greci e romani, che analizzarono quei periodi storici.


La tecnica non è il passaggio dallo speculativo antico alla pratica nella modernità, o meglio, bisogna chiarire come avviene questo passaggio e solo in Occidente.
Da sempre la conoscenza tecnologica è accompagnata con i "salti" delle civiltà: età del ferro, del bronzo, ecc. Significa che la metallurgia forgiava strumenti e  soprattutto armi da combattimento . Allora significa che se per tecnica intendiamo il solo aspetto pratico delle ricadute delle conoscenze, da sempre ha prevalso la tecnica sul pensiero, intendo che le armi hanno più potere della parola e questo da sempre. Il punto è invece dato dal "salto" della Grecia antica soprattutto in Aristotele, da quanto è documentato dagli scritti. Non è un caso che la scuola artistotelica arriva fino alle porte della modernità. Gli strumenti che hanno accompagnato la potenza moderna della tecnica, sono le teorie degli enunciati, dei postulati, dei teoremi matematici e geometrici pre aristotelici , in aggiunta alle analisi della logica con il sillogisma, con la logica predicativa.
Alle porte della modernità avviene un movimento a cui si dà poca importanza, il Naturalismo.
La conoscenza naturalistica che avviene nel periodo rinascimentale italiano è decisivo, perché persino gli artisti, i pittori, dipingono il mondo così come è, paesaggi naturali non più iconici .
Accade che l'indagine sulla natura non è più quella dei presocratici greci , dove natura e simbolo sono coniugati intimamente nel procedimento del pensiero filosofico. Nel periodo inziale della modernità si indaga il fenomeno fisico in sé e per sé, nel senso di descrizione matematica, geometrica, senza la "magia" antica. Ed è ovvio, una conseguenza culturale,  che dovesse nascere un Galileo  e poi un Newton, cioè personalità che sapessero strutturare il nuovo pensiero scientifico del fenomeno fisico e naturale depurato da qualsiasi speculazione filosofica. Lo sperimento è un metodo, un protocollo costruito sull'analisi matematica . Questo "salto" è avvenuto solo in Occidente, poiché i postulati, enunciati vengono accompagnati dalla descrizione logica e dalle formule matematiche. La ricaduta è altrettanto ovvia, l'indagine dei fenomeni aiuta a carpire a "rubare" i segreti della natura e a proiettarli nell'artificio culturale, l'alchimia era destinata dal passaggio magico-trasformativo- filosofico a diventare chimica sperimentale, e così per le svariate scienze. Il metodo d'indagine amplifica le forme delle scienze su scala quantitativa e proietta le scoperte negli artefatti che entrano nella quotidianità civile delle comunità umane occidentali .
Il moderno occidentale, spogliando del magico il fenomeno, si sbarazza delle divinità, delle paure che bloccavano lo "spirito" incorporato al fenomeno , per cui è facile arrivare ai tavoli anatomici dove si procede ad indagare i cadaveri umani per capirne la fisiologia, non essendo più il cadavere umano un "tabù" magico.
Questo passaggio è fondamentale per capire cosa davvero ha costruito la tecnica che si muoverà nelle dinamiche esponenziali fino ad oggi e del perché è avvenuto solo in Occidente, non chiarirlo significa costruire un altro "mito" sulla tecnica, oltre a quello prometeico greco.


Quindi: per Platone e Socrate sono decisivi la morale di Bene, Significa allora che l'uomo soprattutto politicamente inteso è fondamentale nella costruzione della Città, della comunità, della nazione o Stato, Socrate  dovrà bere la cicuta mortale , perchè aveva criticato fortemente i vari detentori del potere della città di Atene, per mancanza di morale, di competenza, che incide sul livello del governo . Platone e Socrate non se la prendono con il popolo ,ma con il potere , poiché le forme di governo e le decadenze dei cicli di benessere e malessere socio economico sono di fatto gestiti dal potere politico, sulla "polis" e a loro dire, solo chi è un virtuoso e competente  al governo , quindi un saggio, proietta la sua virtuosità nella forma del governo e sul popolo creando benessere.
La tecnica è quella forma che sta da sempre fra la speculazione del pensiero e le pratiche umane, ovunque nel mondo. Ma solo in Occidente accade che la strutturazione del pensiero logico matematico diventa propedeutico all'indagine fisica e naturale depurando il fenomeno dal magico, dal divino, poiché a monte avviene che la natura non fa più paura, timore .
Allora significa che l'indagine archeologica della cultura filosofica dovrebbe capire come e quando avvengono le desacralizzazioni sulla natura e infatti la risposta religiosa fu ovviamente persecutiva . A me pare che sia del tutto sottovalutato dai filosofi, il passaggio storico del feudalesimo al commercio borghese , soprattutto lontano da Roma, nella cultura anglosassone, dei commercianti fiamminghi, dei borghesi tedeschi, del primo colonialismo inglese, e di come il protestantesimo e il calvinismo hanno mutato lo scenario di indagine speculativo-pratico. Saranno i filosofi anglosassoni soprattutto a dettare le regole moderne, dove la rappresentazione del "sacro" antico o è lieve o del tutto atea . La rivoluzione tecnica moderna, nasce dalla struttura economica-sociale, dallo scontro fra Papa romano e imperi centro europei, dal commercio europeo  che sposta i confini geografici in America, il passaggio dalle civiltà mediterranee a quelle atlantiche e del pacifico.
La sacralità perde forza all'aumentare della forza propulsiva dei "doni" pratici e immanentistici della tecnica che compie alla civiltà creando euforie anche speculative del pensiero filosofico culturale.
Come ogni "rivoluzione" vi sono un concorso di motivazioni che tutte agiscono vettorialmente come un forza verso un determinato fine.
(Per inciso, non capire che la divisone nata allora fra cultura cattolica e protestante anglicana, con tutto ciò che concerne come impostazione e ricaduta pratico culturale, significa non capire oggi i motivi per cui l'Europa è ancora divisa in Nord e Sud)
#159
Tematiche Filosofiche / I paradossi del linguaggio.
24 Febbraio 2021, 20:54:31 PM
 I linguaggi, non solo la parola, nascono nel mentale e non necessariamente comunicano, informano.
Se non fosse così un bambino umano non avrebbe nessuna differenza rispetto a qualunque cucciolo animale. E' questa prerogativa che sembra non essere nemmeno istinto, persino il primo Freud che parlava di istinti, passerà dopo poco alle pulsioni. Persino il cognitivismo di Piaget, sull'evoluzione del bambino dice che inizialmente non sanno distinguere lo spazio e il tempo e non sanno quindi articolare i tempi dei verbi , perché come gli animali, pensano che tutto sia immediato che accada ora. Il linguaggio umano della parola nel bambino inizia il ciclo di amplificazione delle qualità umane ed è dipendente dalla cultura in cui il bambino opera: è il sistema ambiente che decide "come" il cucciolo umano pensa ancora prima dei gesti e della parola. Se è vero che le prime parole sono semplici e spesso onomatopeiche e denotano oggetti, quindi siamo alla comunicazione "fattuale" fra nome e oggetto fisico naturale, è altrettanto vero che il salto è immediato e contemporaneo verso l'astrazione del pensiero: anche un bambino "fantastica", anzi più di un adulto  prima che sia "strutturato" nella cultura che gli viene fornita dagli adulti.
La cultura struttura le sintassi, le regole: le regole di denotazione matematica, grammaticale.
E per quello che conosco, l'uomo nasce con requisiti, diciamo "innati", ma è una tabula rasa quindi il "come" e "cosa" debba strutturare. Non necessariamente è comunicativo e quindi informativo  e si sa ormai che le capacità cerebrali di una bambino sono notevoli, tant'è che si usa ormai insegnare pianoforte o lingue straniere già in tenerissima età . Vale  a dire il potenziale linguistico-mentale viene indirizzato formativamente ed educativamente verso "scopi".
Il linguaggio è accompagnato a sua volta dalla formazione emotiva, anzi la parola e direi persino la fonetica contraddistinguono addirittura dei fonemi.
In filosofia si sa che i termini del greco antico "aspirati" sono spesso indici di angoscia.
L'etimologia più antica e remota della parola, quando era ancora orale, era accompagnata dall'espressione gestuale ed espressiva dei volti. Lo scritto ,che non avendo più interlocutori fisicamente nel "qui ed ora", amplifica l'aspetto emotivo . La parola scritta ora deve comunicare anche l'emozione essendo mancante la presenza fisica. Ed ecco amplificarsi i linguaggi in quantità e qualità nel segno, simbolo. Prima c'è un immagine mentale affinché la parola indichi un oggetto e non viceversa. Poi avviene che la denotazione del segno-oggetto, rivenga riflessa nel pensiero che pensa come simbolo e il simbolo ha sempre qualcosa di emotivo che lo incorpora.


La differenza fra il dominio umano e quello di un automa mi pare ovvio, è la formidabile presenza della psiche che anima il linguaggio umano e per questo fallisce qualunque stereotipo di ricondurre alla asettica parola la denotazione di un oggetto , di "matematizzare" la comunicazione.
L'automa sarà sempre più bravo di noi a far di calcolo, ma non riuscirà mai a coniugare parola-emozione che è tipico del linguaggio umano e ne articola la grande ampiezza delle definizioni ed espressioni. Un termine, una parola, nel corso del tempo tende ad arricchirsi di più definizioni o di amplificarle. Se poi inserissimo anche le espressioni dialettali .....non
finiremmo mai.  La parola vive storicamente, può trasformarsi, svanire e far nascere neologismi adatti ad una cultura di un tempo.
#160
Percorsi ed Esperienze / Indifferenza
17 Febbraio 2021, 20:42:58 PM
 Ciao Mariano,
sono d'accordo, trovo che l'odio sia uno sconfinamento dell'amore, è ancora sentimento anche se ovviamente con caratteristiche diverse dall'amore, ma l'indifferenza è assenza di sentimenti, è provare o meglio non provare nessuna empatia verso l'esistenza altrui , "non fa né caldo ,nè freddo" si potrebbe dire, cioè non si prova nulla della presenza altrui. La vea indifferenza è cessare di provare qualcosa verso qualcosa d'altro da sé.
L'indifferenza non è affatto un sentimento è oltre l'odio è di più dell'odio.


Sono inutili qualunque giustificazione o auto giustificazione, non è mai una "vera" difesa è una forma squilibrata di cercare equilibrio nello squilibrio , negando qualcosa fuori di sé che fa morire qualcosa dentro  di sé.


Avrei da ridire sulle scuole di pensiero che negano qualcosa del mondo per la propria "contemplazione ombelicale", questa è una forma di egocentrismo contraddittoria a qualunque pensiero sociale.
#161
Tematiche Filosofiche / Perché amare la Natura?
17 Febbraio 2021, 00:36:23 AM
Jacopus
Ed è proprio in questo che tu pensi che sta la differenza fra il tuo pensiero e il mio: e lo sai bene.
La scienza non mi insegna nulla, se non nozioni e devo correre dallo specialista per trovare soluzioni dei miei problemi ;  il mito insegnava a comportarsi trovandosi nella medesime situazioni dei protagonisti dei miti. Il mito era formativo, la scienza moderna istruisce, ma non forma.
La scienza è un insieme di tessere particolari incapaci di dare l'insieme, ragiona per quantità, quasi mai per qualità .  Non mi dirà mai "come saper vivere", gli antichi lo facevano, magari sbagliando, ma lo facevano e si imparava a "stare al mondo".
Se poi mi parla di ricerca.....quanti scienziati ricercatori al mondo sono sconfitti da un misero esseruncolo che si sta prendendo gioco mutando più veloce dei tempi scientifici dei ricercatori ?
Nessuno è in grado di prevenirne le mutazioni . Il virus è natura, non dimentichiamocelo, noi che pretendiamo di andare su Marte.....e ne vedremo di altri virus. La scienza quindi non ha niente affatto preso il posto del mito, questa è l'illusione moderna di pensare di aver rubato dalla natura i suoi segreti e poterli gestire addirittura contro di lei; il mito del vaso di Pandora avrebbe dovuto insegnarci qualcosa.......ora c'è chi  non solo gioca con gli embrioni umani ,contravvenendo alla bioetica, ma c'è chi gioca ad assemblare i virus naturali con catene proteiche artefatte.
Noi oggi giochiamo a fare "dio", e la natura dal più semplice esseruncolo naturale si prende gioco di noi tutti . Questa pandemia dovrebbe insegnarci almeno qualcosa, i limiti delle scienze naturali, i limiti della politica, i limiti dell'economia....e imperterriti continuiamo a pensare allo stesso modo di prima della pandemia?
Se la natura è neutrale, la scienza non lo è mai stata, è sempre stata al servizio del potere  umano che la paga profumatamente .


Oggi non c'è bisogno di tagliarsi la gola fra scienziati, semplicemente la comunità scientifica non vuole contraddittori interni , i mass media sono in mano al potere economico, quindi chi non "segue il branco", gli tagliano i viveri.
#162
Tematiche Filosofiche / Perché amare la Natura?
16 Febbraio 2021, 23:36:55 PM
citaz. Ipazia
A Paul11 vorrei dire che l'amore per la natura, quello più passionale, non è l'estasi dell'artista che si bea della sua bellezza e cerca di catturarla nella sua opera ma quella dello scienziato che la spoglia dei suoi misteri e la possiede.


La mia risposta nasceva da questa tua considerazione che ritengo fasulla, noi e tanto meno uno scienziato non possediamo assolutamente nulla. La natura è quello che è da sempre, noi e lo scienziato nasciamo da ignoranti e cerchiamo di comprendere, rappresentare.
La razionalità scientifica si illude di dominare la natura e da qui nasce la stortura moderna e ancora contemporanea di poterla vincere , l'artista la compenetra meglio dello scienziato se sa relazionarla empaticamente.


Se il Bene è accettare la natura per quello che è, quel bene ha già in sé la morale che dettò il "nomos": allora la regola della natura diventa morale umana da perseguire.
L'amore è un termine ambiguo, forse il più ambiguo: anche Hitler amava, anche un serial killer ama.
Il cosa, il come si ama può portare o alla felicità o alla disperazione.
#163
Tematiche Filosofiche / Perché amare la Natura?
16 Febbraio 2021, 01:42:03 AM
 Considerazione molto importante  quella di Bobmax in filosofia, fin dalle sue origini greche in Occidente.
Infatti il "buco" filosofico, nel senso che Platone non mi sembra esplicare da quanto ci è arrivato dai suoi scritti, l'essoterica,  forse lo ha espresso ai suoi discepoli nell'Accademia, esoterico.
Il Bene per Platone è l'archè filosofico, quindi giudica l'universo, compresa la natura Bene. Bisogna anzi tutto dire che la cultura filosofica greca è precristiana e la interpretano in maniera antica, simile alle culture antiche. Innanzitutto il tempo è circolare, ciclico, non lineare come lo intendiamo noi , e il "governo" della natura sul mondo sovrasta l'uomo. Quell'uomo greco non ha affatto intendimento , intenzionalità di scontrarsi con la natura, l'accetta direi pedissequamente. Certamente la indaga e la filosofia è "mischiata" con la scienza, non è separata come oggi  e non è solo una questione di "specializzazione", era normale che il filosofo dovesse sapere di matematica ,geometria, e direi della prima logica: questi sono i veri strumenti che hanno permesso il salto culturale tecnico occidentale applicato all'indagine sempre più sulla natura che diverrà scienza moderna.
Quindi il Bene è il paradigma fondamentale in Platone a cui sottostà persino il Demiurgo.
Non c'è Bene= Demiurgo (Dio), questo comporta dei punti di vista fondamentalmente diversi.
Probabilmente è l'uomo , nel pensiero di Platone, che determina il bene e il male con i suoi pensieri e atti , in quanto la natura e l'universo essendo Bene ,l'uomo deve "solo" viverne in equilibrio nella relazione uomo-natura e uomo-uomo nel sociale. Questo deriva dall'antico "nomos" di Pindaro all'epoca di Omero , almeno un paio se non di più secoli prima di Platone . Quì non voglio discutere del nomos, di cui a suo tempo ne scrissi.


Bisogna capire, e oggi sembrerebbe "strano" pensarlo per una cultura diversa,  se il dolore e la sofferenza prima di tutto venissero dalla natura e non invece dall'uomo , perché se la natura era Bene e oggi diciamo indifferente, come può generare lei il dolore e la sofferenza essendo "neutra"?


Essendo l'origine del dolore e della sofferenza un'alterazione di equilibri interni ed esterni umani , sappiamo che la scienza stessa dice che sono sintomi di problematiche fisiche, psichiche nostre, diremmo un disequilibrio che il corpo fisico-naturale, che la mente psichica, che la società umana stessa, esterna appunto con sintomi ma che si originano a loro volta da malesseri , malattie interiori
E' oltremodo vero, che "bisogna morire "alla fine  ci dice la natura , in quale modo ha poca importanza "per lei".


Ipazia


Anni fa ci fu uno studio, dei test ,sulle motivazioni delle matricole nella facoltà di medicina, emergeva l'aspetto sentimentale del tipo "fare del bene"; lo stesso test fatto agli specializzandi che quindi avevano scelto l'indirizzo medico, pensavano "alla carriera e ai quattrini".


Sottovaluti l'etica, che ribadisco per me è il comportamento che è diverso dai principi morali.
Non è detto che una persona morale compia etica coerente, spesso si parla da moralisti e si compiono atti contrari alla propria morale, per convenienza, opportunismo, ipocrisia, ecc.
Sono d'accordo con la tua parte finale, siamo noi umani che dovremmo costruire una società che tenda alla felicità di tutti, in armonia con la natura.
#164
Tematiche Filosofiche / Perché amare la Natura?
15 Febbraio 2021, 13:57:08 PM
 

L'uomo ha, verso la natura, storicamente e culturalmente diverse visioni, anche contrastanti.
Il rapporto determinante in Occidente è stato fra tecnica e natura.
Anticamente, ma non solo, la natura è temuta e quindi rispettata. La dipendenza umana rispetto alla natura diminuisce in Occidente con l'avanzare della tecnica che dà l'artefatto tecnologico , ma sempre dopo aver carpito dalla natura stessa i suoi segreti e meccanismi.
L'antico accettava la regola naturale e lo concepisce con riti propiziatori .
La tecnica rovescia il concetto , prima copia dalla natura i suoi meccanismi e poi con l'artefatto che incorpora conoscenza addirittura si scontra contro la natura.
Direi che il sentimento più confacente ne l rapporto fra uomo e natura è stato culturalmente il "timore", che se prima anticamente confluiva nel rispetto, nell'accettazione della regola naturale, poi con il crescere della tecnica diventa un "tentare di liberarsi dal vincolo naturale...." pur sapendo  che comunque siamo naturali.
L'"amore" per la natura è di genere estetico: bellezza e mistero . Si può amare per un fascino misterico che la natura ha implicitamente, ma in realtà detta da sempre la regola di nascere ,crescere, riprodursi e infine morire individualmente, per continuamente costruire quell' eterno ritorno . La natura salvaguarda se stessa non gli individui singolari che appaiono e scompaiono, ricompaiono non per singolarità, ma per generi, famiglie ordini, per tassonomie zoologiche, botaniche e aggiungiamo gli inorganici minerali.


Il rapporto natura/cultura si sposta nella cultura ,come detto, all'aumentare delle conoscenze tecniche umane.  Il problema si pone quando l'uomo supera la soglia di rispetto verso la natura ed è il problema creato dalla modernità ed esaltato nei nostri giorni dalla bioetica. Quando la nostra conoscenza tecnica può alterare la natura ci si accorge che la natura si ritorce contro noi stessi. Per questo ai nostri giorni rinasce la zona di rispetto , ma non è affatto amore, è ancora timore, timore per noi non per la natura, timore poiché la natura iscrive già dalla nascita un "devi morire", un destino individuale affinché la natura continui i cicli di generazione, morte e rigenerazione........
La vera battaglia culturale dell'uomo è vincere la morte, nella cultura occidentale, questo significa costruire del tutto artificialmente un'altra natura che ne ricrei lo stato naturale ma non le condizioni regolative del destino implicito nella regola naturale. Un umano naturalmente muore su Marte, ma se ricostruisco lo stato naturale, dai gas respirati , alle serre artificiali, alla rigenerazione degli scarti in risorse di nuove materie prime, costituisco un ambiente biologico . Se alteriamo i geni del DNA, se possiamo clonare,  fecondare artificialmente se possiamo agire su embrioni umani.......è chiara l'alterazione e rientra allora nella bioetica: quale è il confine il limite fra stato e condizioni naturali  rispetto alle alterazioni  degli artefici tecnici utilizzati dalle scienze sul bios umano?


Quindi l'amore per la natura è un aspetto estetico, anche interessante come arte, ma il problema vero è culturale, la relazione natura/uomo da accettazione in occidente è divenuta conflittuale di fatto , non accettiamo catastrofi naturali seppure fanno parte della stessa caotica rigenerazione e modellazione della stessa natura, non accettiamo che potrebbero esserci siccità, alluvioni, eruzioni vulcaniche ,terremoti , perché ci viviamo e il nostro vivere vuole essere "sicuro", lungo, felice....pianificabile, mentre la natura può scompigliare le carte e romper il nostro ordine mentale con le sue regole naturali.
#165
 La prova ontologica di "dio", a mio parere è piuttosto banale per mancanza di premesse dichiarative fondamentali. Seppure siano corrette dal punto di visto logico le due prove, mancano di valide argomentazioni designatorie. Visto che sono state indicate nella discussione argomenti geometrici, lo stesso dovrebbe accadere con "dio".
Se in geometria si inizia dal punto che presuppone un piano, dalla linea, che presuppone una continuità di punti , ecc. solo dopo avvengono le costruzioni delle figure geometriche con le relative proprietà : ad esempio in tutti i triangoli la somma degli angoli interni è (sempre) 180 gradi, un angolo piatto, e il teorema di Pitagora è applicabile solo ad un triangolo con un angolo retto, di 90 gradi, ecc.


Ciò che intendo dire è che "dio" nella prova ontologica ha già gli attributi divini nella definizione, ma non ha la verifica del perché dio debba avere necessariamente quegli attributi e proprietà .
Infatti  né Platone e neppure Aristotele , iniziano filosoficamente argomentando di "dio" ma collegano l'universo , la natura , chi al Bene e chi ad una Causa prima (incausata).
Prima bisogna dimostrare che cosa è il Bene e la Causa prima e poi una volta verificato che dalle definizioni e premesse necessarie è possible arrivare ad una conclusione vera, si può passare ad una eventuale identità divina con i fondamenti filosofici di Platone e Aristotele.


Aristotele quando discute sul sillogismo,  ne fa un'amplissimo esercizio di innumerevoli tipologie.
Una premessa "forte" induce anche attraverso medi ad arrivare ad una conclusione vera.
Ma il problema è il sillogismo dimostrativo che già per Aristotele doveva essere "naturale" per essere scienza ( e in questo precorre di parecchi secoli la modernità, e questo dovrebbe far riflettere i filosofi e del perché il tomismo  in qualche modo dà le premesse alla modernità), nel senso che deve dare conoscenza, oppure non la dà.
Le prove ontologiche di "dio" a me pare non diano conoscenza, ma la presumono.


Senza queste argomentazioni le due prove ontologiche, presumono già che chi le ha scritte le abbiano implicitamente accettate e altrettanto  che atei la disconoscano, semplicemente perché non identificano ,nell'esempio dei due filosofi, "dio" come causa prima o come Bene.


Nell'esempio di Phil sulla "sorella", nelle premesse è necessario definire che cosa è una sorella, ponendo in luce genitori e fratello e sorelle già esistenti , perché per essere sorella è necessario che vi siano genitori e almeno un fratello o sorella, e solo poi si può attribuire all'eventuale sorella proprietà e attributi .


Per questo motivo le due prove ontologiche , prese in sé e per sé, cioè prive di argomentazioni a priori, le trovo un puro esercizio di logica ,  ma di ben poca consistenza filosofica.