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Messaggi - Andrea Molino

#151
Ciao Jean, ciao Lou,
  premetto che qui di seguito riporto semplicemente una mia opinione, magari formatasi sulla base di un po' di esperienza nel settore informatico, ma pur sempre un'opinione.

Riguardo alla capacità di creare un nuovo linguaggio dal nulla:
Le I.A., almeno quelle che vengono pubblicizzate, sono di per se, molto semplici, se paragonate alle intelligenze "organiche", ma anche il cervello umano, che ha capacita di gran lunga superiori a qualunque rete neurale artificiale (almeno per ora), non è in grado di auto-addestrarsi e ciò che apprende deriva dall'associazione di azioni, eventi e stimoli sensoriali.

In pratica, anche un bambino impara con un sistema di retro-azione del tipo: 
    [Piango]->[Mamma mi attacca alla tetta] oppure [Mamma sorride]->[Sorrido]->[Mamma mi stringe a se]
Tutti gli animali compreso l'uomo, imparano a comunicare osservando, ascoltando i loro simili, provando ad emettere suoni e venendo corretti.

Non posso escludere che i rumori inarticolati emessi da due poppanti possano rappresentare una forma elementare di comunicazione, ma mi sento di escludere che possa evolvere in qualcosa di sofisticato per ragioni fondamentali:
- I due poppanti non hanno ragioni per comunicare a parte i loro bisogni primari che non possono essere soddisfatti reciprocamente.
- I due poppanti al buio non hanno nessuna azione e nessun evento da associare ai loro stimoli sensoriali.
Al massimo, impareranno, che se emettono dei suoni, sentiranno dei suoni simili.

Le forme di comunicazione che conosciamo oggi, si sono evolute nell'arco di migliaia di anni, non sono state apprese spontaneamente da due individui che interagivano in qualche modo.


Riguardo l'assenza di uno scopo:
Apprendere in qualsiasi ambito animale, umano o artificiale, semplificando al massimo, significa tentare in modo casuale, verificare il risultato, accettare se funziona o modificare se non funziona.
La definizione di "funziona" discende dallo scopo che si vuole perseguire. Gli animali hanno bisogni da soddisfare, gli umani hanno bisogni e desideri, le I.A., per ora non hanno ne bisogni, ne desideri.
Le I.A. usano la definizione di "funziona" che discende dagli scopi degli umani.
Se due I.A. creassero un nuovo linguaggio, lo farebbero perché un umano ha impostato quell'obbiettivo volutamente o per errore.
Le I.A. in questione hanno eseguito correttamente l'algoritmo di apprendimento, cercando di ottenere il risultato che un umano ha impostato in modo non corretto.
Il fatto che abbiano iniziato a parlare male significa solo che l'umano si è dimenticato di dir loro di parlare bene: dal loro punto di vista è irrilevante, siamo noi a vederci un significato che non c'è.

Riguardo alla disinformazione:
L'anomalia verificatasi in questo caso ha avuto risonanza perché è stata trattata nel modo in cui si trattano gli scoop giornalistici, specie quelli diffusi tramite Facebook, facendo leva sulla nostra paura:
"Le Intelligenze artificiali comunicano usando un linguaggio che i loro creatori non comprendono. Perché inventano un linguaggio incomprensibile? Quali piani potrebbero architettare? Sfuggiranno al nostro controllo? E se un drone con i missili facesse comunella con un satellite per le telecomunicazioni? E se i militari addestrassero i robot?"
Purtroppo, le notizie che arrivano al grande pubblico, sono spesso delle mezze bufale, non perché siano false, ma perché vengono trattate in modo falso e tendenzioso.
Di solito lo scopo è di fare pubblicità ad un'azienda o a un servizio, di vendere della pubblicità sui siti d'informazione o di distrarre l'attenzione dai veri problemi.

Secondo me, la vera notizia allarmante in questo caso è che i ragazzi di Facebook stanno addestrando delle I.A. per poter sostituire gli umani anche nelle attività di contrattazione.
Tra l'altro, ormai in molti dei siti di servizi che offrono l'assistente in chat, senza rendervene conto, state parlando con una I.A.

Finché si tratta di far eseguire lavori ripetitivi alle macchine consentendo all'uomo di occuparsi di attività intellettive elevate, credo siano quasi tutti d'accordo, ma la capacità di mediazione dovrebbe essere una prerogativa umana.

Se si continua su questa strada, tra non molto, non ci sarà più alcuna attività ad avere un valore "se svolta da un umano".

Sarebbe come far dipingere i quadri ad un robot: 
http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/tecnologie/2017/05/22/robot-pittori-in-gara-dipingono-ritratti-e-paesaggi-_78c1c935-4019-4ec9-ad1c-6e75b0500a37.html


Oppure come far scrivere libri ad una i.A.: 
https://www.wired.it/scienza/lab/2017/10/25/intelligenza-artificiale-storie-orrore/

Oppure parlare con una bambola gonfiabile "intelligente"
https://it.euronews.com/2018/07/26/arriva-la-bambola-gonfiabile-intelligente-cina-chip-wndoll-intelligenza-artificiale

Saluti a tutti
Andrea
#152
Ciao a tutti,
  cercando di leggere e capire il filo logico dei posti di questa discussione, mi sorge spontanea una domanda:

Qualcuno di voi è in grado di determinare la causa ed effetto dei vari interventi?
In altri termini, pensate sia possibile stabilire quale affermazione di un determinato post abbia causato una specifica risposta in un altro post?

Pensate che ci sia una chiara sequenza temporale dei pensieri che si sono materializzati nei nostri scritti?
Certo, gli interventi sono scritti, in una sequenza chiara, ma possiamo dire la stessa cosa dei pensieri che li hanno generati?

Quanti di noi hanno letto ciò che è stato scritto, sono tornati a leggere post precedenti, hanno compreso alcuni aspetti, hanno ignorato alcune considerazione, hanno interpretato alcune affermazioni alla luce di altrui risposte e ad un certo punto un'idea è affiorata sulla superficie dello loro mente e l'hanno condivisa influenzando gli interventi degli altri?

Tutto questo è avvenuto in modo asincrono, nell'arco di diversi giorni, tra persone che nel frattempo sono cambiate almeno un po'.
Qual'è il tempo di questa discussione? Quali sono le cause e quali gli effetti? Chi ha scritto cosa?
E' il nostro pensiero che crea la discussione o è la discussione che crea i nostri pensieri?

Io non so nemmeno se voi siete reali....  :D
#153
Ciao Viator,
  In generale concordo, anzi spero che tu abbia ragione :)

Le I.A. non sono ancora in grado di evolversi.
Il rischio, non è che le macchine ci annientimo, ma che gli umani usino le macchine per annientarsi a vicenda, volontariamente o inconsapevolmente.

Comunque consiglierei di essere ottimisti, ma vigili  ;).


Buona notte
Andrea
#154
Ciao Jean,
  visto che mi hai invitato, ho letto i vari post e provo a dare il mio contributo.

Bob e Alice stanno soltanto tentando in modo casuale di imparare a comunicare, ma non essendoci un feedback da parte di qualcuno che sappia già farlo, e non avendo alcuno scopo da perseguire non impareranno mai. Succederebbe più o meno la stessa cosa, tra due poppanti lasciati vicini, al buio, nei loro lettini...

Alla privacy, abbiamo già rinunciato di buon grado, per poter usufruire di vari servizi "gratuiti" (ovvero, servizi pagati con informazioni su di noi, in cui noi siamo il prodotto da vendere).

Due I.A., non avrebbero nessun bisogno di imparare un loro linguaggio, dovrebbero semplicemente scambiarsi i loro pattern di reti neurali, che per loro natura non sono decifrabili dagli umani. Le I.A. non sono "programmate", bensì "addestrate" e la conoscenza che acquisiscono non è traducibile in nessun linguaggio umano.

Nel campo dell'intelligenza artificiali, gli algoritmi si usano per "insegnare" qualcosa ad una rete neurale (ad esempio, riconoscere un'impronta digitale, capire il nostro linguaggio, tradurre tra due lingue, guidare un auto, ecc.).
Per addestrare una rete neurale, in termini molto semplicistici, si presenta una certo schema di segnali in ingresso (ad esempio un'immagine o una registrazione audio) e lo si associa con la corretta interpretazione, in base al risultato che si vuole ottenere.
Questa associazione tra un ingresso e un'uscita, fanno in modo che si formino delle connessioni all'interno della rete, ma tali connessioni non sono traducibili in qualcosa di umano perché stanno ad un livello troppo basso. E' come se si tentasse di tradurre le connessioni sinaptiche del nostro cervello in una parola.

Abbiamo già I.A. in grado di fare quasi tutto quello che facciamo noi e di fare molte cose che noi non possiamo fare.
Per ora le I.A. sono in grado di:
- Riconoscere il contenuto delle immagini
- Riconoscere i volti umani, le impronte, l'iride, la voce, le canzoni
- Riconoscere il linguaggio scritto e parlato
- Tradurre da qualsiasi lingua in qualsiasi altra, meglio della maggior parte dei non madre-lingua
- Interpretare i segnali di qualunque tipo di sensore
- Giocare a qualsiasi gioco meglio degli umani
- Calcolare percorsi per spostarsi ovunque sulla Terra
- Svolgere praticamente qualunque lavoro manuale
- Guidare qualunque veicolo comprese le auto
- Prevedere le condizioni meteo e gli andamenti economici
- Controllare tutti i dispositivi elettrici ed elettronici che abbiamo in casa
- ecc.

Per fortuna, per ora, le varie I.A. vengono addestrate per un numero di compiti limitato, cioè non si sono ancora stato prodotti automi che sommano tutte le capacità della lista precedente. Ma nulla vieta di farlo. Basta pensare alla I.A. a bordo delle auto a guida autonoma cui verrà demandata la scelta tra uccidere un pedone o mettere a rischio il passeggero...

Se volete veramente capire a che punto siamo potete guardare questo:
https://www.bostondynamics.com/

Se le I.A. non ci hanno ancora eliminati è perché non hanno alcuna ragione per farlo.

Dobbiamo solo sperare che qualcuno non decida di fornire alle I.A. uno scopo da perseguire diverso dall'esecuzione pedissequa degli ordini di un umano, perché in quel caso, lo faranno senza alcuna remora, senza alcun problema etico o morale.

Secondo me, purtroppo, è una speranza vana, perché la massima aspirazione umana è di porsi allo stesso livello degli dei, quindi un pazzo che farà un errore madornale, come la storia ci insegna, lo troveremo di sicuro!

Saluti a Tutti!
Andrea
#155
Grazie per l'apprezzamento!

Faccio ririmento a:
... per quanto detto non posso concordare, dall'interno si può interpretare/prevedere il sistema solo per via probabilistica, mentre da un livello superioresuppongo vi siano "certezze".

Con la mia affermazione: "La cosa interessante, è che le previsioni probabilistiche ottenibili da comuni mortali all'interno dell'universo sarebbero simili a quelle ottenibili da un ipotetico operatore all'esterno del sistema che simula l'universo."  mi riferivo alle previsioni che si possono fare su ciò che dipende da entità dotate di libero arbitrio: su quelle anche dal livello superiore non ci sono "certezze".

Saluti a Tutti!
Andrea
#156
In teoria, se un'entità dotata di capacità di calcolo, potesse lavorare su un archivio contenente tutte le informazioni sullo stato di tutte le particelle dell'universo, "fotografate" in un certo istante X, potrebbe calcolare in modo assolutamente preciso lo stato di tutte le particelle in qualunque istante X+Y o X-Z, indipendentemente dalla velocità di calcolo... sarebbe solo questione di tempo.

In pratica ciò non può verificarsi in un universo chiuso in cui tutto esiste solo al suo interno, per varie ragioni:

  • La "fotografia" dovrebbe essere ottenuta con una macchina fotografica che utilizza un tipo di radiazione che si muova ad una velocità infinita in modo da raggiungere tutte le particelle nello stesso istante
  • Per archiviare la "fotografia" delle particelle occorrerebbe un archivio composto da almeno altrettante particelle e sarebbe quindi incontenibile nell'universo. 
  • L'archivio sarebbe costituito anch'esso di particelle, quindi la memorizzazione della "fotografia" cambierebbe lo stato di innumerevoli particelle invalidando la "fotografia" stessa.

Un'affermazione che invece sarebbe valida anche in pratica potrebbe essere la seguente:
Se l'universo fosse costituito da un insieme d'informazioni all'interno di un sistema che ne simulasse l'evoluzione, un'entità che abbia accesso al sistema sarebbe in grado, in qualunque istante X, di calcolare in modo assolutamente preciso lo stato di tutte le particelle in qualunque istante  X+Y o X-Z

Tale calcolo non sarebbe applicabile alle particelle che fossero sotto il controllo di altre entità che partecipassero alla simulazione, ma fossero dotate di libero arbitrio. In questo caso anche l'entità con accesso al sistema dovrebbe accontentarsi di una previsione probabilistica.

La cosa interessante, è che le previsioni probabilistiche ottenibili da comuni mortali all'interno dell'universo sarebbero simili a quelle ottenibili da un ipotetico operatore all'esterno del sistema che simula l'universo.

In conclusione penso che l'affermazione di Laplace potrebbe essere considerata nel modo seguente:  
"Visto che non possiamo conoscere tutto per calcolare in modo preciso, potremmo usare la teoria delle probabilità per prevedere almeno in modo approssimativo" 
#157
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
28 Luglio 2016, 16:42:59 PM
Saluti a tutti e in special modo a Jean!
Arrivo solo ora, dopo essere passato Al di Là delle ferie... ;)


Tranquillizzo subito tutti dicendo che non intendo ribadire la mia opinione su cosa ci sia Al di Là o Al di Quà, ma mi permetto un piccolo intervento essendo stato citato da Jean ed essendo abbastanza impegnato sull'argomento...


Mi scuso in anticipo con Eutidemo perché tutti i miei commenti riguardano le sue affermazioni, ma al momento sono le uniche che hanno stimolato la mia vena polemica.

Riguardo alla scrivania di Eutidemo:

  • Posso affermare che sopra la scrivania ci sono sicuramente: aria, polvere e batteri
  • Posso affermare che molto probabilmente c'è un computer che sta usando per intervenire in questo forum
  • Non posso affermare che NON ci sia un palazzo di 30 piani perché ad esempio sulla mia, c'è l'Empire State Building (modellino) che di piani ne ha 103

Riguardo al disco rotto che non suona più:
   OK, ma perché il disco sul grammofono dovrebbe essere considerata una rappresentazione corretta della coscienza umana?
   Io utilizzerei una di queste: 

  • Il turista sale sull'autobus. L'autobus si rompe e il turista scende ed aspetta il successivo oppure prende un taxi o noleggia un auto....
  • Metto un disco sul grammofono. Il grammofono si rompe e mi compro un giradischi nuovo.

Riguardo all'Io che può sparire temporaneamente per varie cause:
  Non è che la gente non sappia fare 2+2=4, quanto piuttosto che ognuno usa il proprio punto di vista:

  • Tu noti che l'Io cosciente può sparire quindi ritieni che prima o poi sparirà per sempre
  • Altri notato che l'Io cosciente può riapparire dopo essere sparito quindi ritengono che potrà riapparire indefinitamente

Aggiungo che le battaglie verbali possono essere divertenti, ma difficilmente sono produttive, perché il loro scopo è battere l'avversario non progredire nella conoscenza.
#158
Citazione di: Donalduck il 22 Luglio 2016, 22:10:58 PM
La prima cosa che mi vien da dire a proposito de tuo intervento, Andrea, è che mi piace il fatto che, anziché rifarti a teorie e autori conosciuti (anche se ovviamente le tue idee saranno influenzate da letture e informazioni raccolte in vario modo), magari con citazioni e disquisizioni sul "vero significato" di questo o di quello, ti sei messo in gioco in prima persona, e hai deciso di "fare filosofia" in proprio. Una pratica che andrebbe incoraggiata.
Grazie!

Sul contenuto del saggio, in sintesi posso dire che, nonostante in generale mi abbia dato l'impressione di una pervasiva ingenuità e di insufficiente riflessione su diversi temi, ho trovato diverse idee interessanti e condivisibili.

Partiamo dalle critiche.

La prima ingenuità che mi è saltata agli occhi è quella di collocare una serie di passi avanti di enorme portata, fino ad arrivare a una virtualizzazione quasi completa della vita (e addirittura a una condizione di immortalità e "quasi onniscienza") in un arco temporale di soli cento anni (uno o più millenni sarebbe stato un po' più realistico). Si tratta di un aspetto marginale, ma che mi fa pensare a un'immaginazione un po' sbrigativa e poco meditata.
Forse 100 anni non saranno sufficienti per una trasformazione di una tale portata, ma se paragono la vita di mio figlio quindicenne a quella di mio nonno che aveva 15 anni all'inizio del 1900 e poi faccio un'estrapolazione per i prossimi 100 anni, non faccio fatica a immaginare la possibilità di vivere in VR.
Ammetto di aver scelto un orizzonte temporale che mi consentisse di verificare la mia ipotesi ;-). Inoltre volevo che anche il lettore provasse ad immaginare di arrivarci...
Che siano 100, 200 o 1000 anni, a mio parere non fa molta differenza: mi interessa il fatto che la possibilità esiste e se esiste potrebbe essersi già verificata e noi potremmo esserci già dentro.
Non sono mai stato sbrigativo e ti assicuro che ho meditato su questa ipotesi per anni (il che non implica che sia un'ipotesi campata in aria ;-) 


Parlando invece delle idee, quella che trovo più infondata (in base a quanto sappiamo e possiamo immaginare) è l'idea di una "realtà vera" contrapposta a "realtà virtuali". Secondo me questa impostazione mentale deriva a sua volta dall'idea, o dalla pretesa, di poter in qualche modo raggiungere, con la mente, con la conoscenza, l'assoluto. Dimenticando che tutta la conoscenza che la nostra mente può raggiungere è sempre e solo relativa. Quindi si può parlare di una realtà che è virtuale in relazione ad un'altra realtà, ma parlare di una realtà "vera" in assoluto, a mio parere non ha alcun senso, o almeno nessun senso oggettivabile.
Un videogioco, ad esempio, in cui la ma mente interagisce non solo con quella di chi ha preogettato e realizzato il software, ma anche di altri giocatori che manovrano altri personaggi virtuali, non è, in assoluto, né reale né irreale, ha semplicemente un tipo o una modalità di realtà diversa da quella del nostro mondo "reale". E si può dire che è "virtuale" rispetto alla nostra realtà quotidiana. Ma se vogliamo avventurarci nell'assoluto - che, ammesso che abbia una sua forma di "esistenza" è precluso a tutto ciò che usa segni per comunicare, quindi non solo il linguaggio, ma il pensiero in tutte le sue forme - non potremo che approdare a qualche forma di incongruenza. Come nel caso in cui ci si chieda l'"origine ultima" delle cose, è evidente che la regressione infinita è inevitabile. Quindi, per me, niente "origine ultima" e niente "realtà ultima", se non, semmai, come ineffabili e incriticabili esperienze della coscienza (la famosa "illuminazione") al di là di qualunque comunicabilità.
In generale hai ragione, ma la realtà che ho definito "vera" lo è solo per distinguerla da quella "virtuale", e non ha una valenza di "assoluto".
Credo che converrai che spiegare questa ipotesi sia piuttosto complicato, per cui per cercare di rendere comprensibile il senso generale, ho dovuto fare delle semplificazioni.
Durante una discussione si possono considerare tutta una serie "estensioni", ma non volevo mettermi a descrivere una "matrioska di multi-versi relativamente virtuali" perché il mio intento è di "provocare" il lettore interessato, in modo che provi a portare avanti il ragionamento nella direzione che preferisce e ne parli con me.
Per quanto riguarda, la "realtà ultima", a me intanto interessa capire quello che per me, nella mia realtà, è "ultimo".
Se poi un giorno mi ritroverò in un qualche Aldilà, mi metterò a ragionare sul "ultimo" successivo.


Se si adotta la linea di pensiero che suggerisco, "realtà" e "illusione", valgono solo in termini relativi, e l'illusione è semplicemente scambiare un tipo (o piano, o dimensione) di realtà per un altro. Se scambio un sogno per un fatto accaduto nella "normale" realtà, si tratta di un'illusione, ma il sogno in sé non è affatto un'illusione, non è meno reale della nostra quotidianità, sta solo su un piano di realtà differente.

Quindi, applicando questa impostazione al tuo saggio, eliminerei il concetto di "realtà vera" e metterei al centro il concetto di informazione, che secondo me è forse il più illuminante e prolifico che abbiamo attualmente a disposizione. Se riflettiamo sulla natura della nostra esperienza di vita, ci rendiamo conto che tutto è riconducibile a acquisizione ed elaborazione di informazioni. Le stesse sensazioni corporee non sono altro che informazioni che giungono alla coscienza. Pensiamo all'ipnosi: la cosiddetta "suggestione" (che consiste in un flusso di informazioni che giungono alla coscienza da un canale "anomalo", interferendo con quelle provenienti dalla "realtà", come potrebbe fare un virus informatico) riesce ad alterare anche in maniera eclatante le percezioni stesse (ad esempio provocare anestesia).
OK! Terminolgia a parte, mi sembra che tu stia percorrendo, più o meno i miei ragionamenti.
Come ho scritto nella prefazione, durante la scrittura del saggio, ho dovuto fare i conti con i limiti espressivi delle parole (ed i miei) e ho dovuto fare delle scelte: in qualche modo dovevo distinguere ciò che la gente comunemente definisce Realtà con altri tipi di percezione.

Anche nell'ambito della scienza e della filosofia, diverse correnti di pensiero cominciano a convergere nell'assegnare all'informazione il ruolo di "costituente base" della realtà. Il che non significa individuare una "realtà ultima", ma casomai la "materia" di cui sono fatte tutte le realtà. Da questo punto di vista, una realtà "virtuale" è una realtà costruita con elementi di un'altra realtà, non meno reale, ma dipendente da quest'ultima, e ovviamente meno complessa. E possiamo benissimo immaginare che la nostra realtà quotidiana sia virtuale rispetto a un altro piano di realtà, o, come hai fatto tu, pensare di creare, a partire da "questa" realtà, una realtà virtuale rispetto a quella "ordinaria" che imiti in quasi tutti gli aspetti la realtà di riferimento (ma quel "quasi" è ineliminabile, altrimenti le due realtà arriverebbero a coincidere).
La mia ipotesi prevede che la nostra realtà (inconsapevolmente virtuale) sia proprio la stessa in cui operiamo (consapevolmente) in quanto umani del futuro che vivono grazie ad un supporto vitale in un mondo che definisco fisico. Le due (semplificando) realtà coincidono a meno del tempo percepito. Per il resto, il fatto che" puoi benissimo immaginare che la nostra realtà sia virtuale rispetto ad un altro piano di realtà", è il risultato che volevo ottenere! 

Ma non dobbiamo dimenticare che l'informazione ha due "polarità": la fonte e la destinazione. Quest'ultima, perché il processo informativo abbia luogo, deve essere in grado di decodificare ed elaborare l'informazione, e quindi svolge un ruolo sia passivo che attivo. Non so se ti sia mai capitato di leggere i libri di Carlos Castaneda. Se no, ti consiglio di farlo. Castaneda, al di là di ogni valutazione sul grado di "veridicità" di quanto scrive (se si tratti di un resoconto veritiero, come l'autore sostiene, o di invenzioni della fantasia), contiene idee estremamente interessanti, in particolare quello che l'essere umano sia in grado di "visitare" altri mondi, modificando il modo in cui seleziona, organizza ed elabora le informazioni che giungono da un "substrato comune". Castaneda parla di uno "spostamento del punto d'unione" (ache non starò qui a tentare di spiegare) che funzionerebbe più o meno come la sintonia di un apparecchio radio o TV. Spostando il punto, cambia la "realtà" con cui ti sintonizzi. Per farsi un'idea del fenomeno prospettato si può pensare agli effetti di alcune sostanze psicoattive (di cui pure Castaneda parla diffusamente) o alle "allucinazioni" che si verificano in certi stati ritenuti patologici. La realtà comune  non cambia, ma il soggetto la percepisce in un modo diverso dal solito.
Queste idee ci fanno capire come le possibilità di variazione della realtà, o meglio delle diverse realtà, che la nostra immaginazione ci consente di concepire, siano quasi infinite. E aggiungo che considero il fatto che certe cose possano essere immaginate, è qualcosa di assai significativo di per sé, costituendo un indizio di una sua possibile forma di realtà o realizzabilità.
Ovviamente non ho presunzione di pensare  che la mia ipotesi sia del tutto originale, anzi ho citato tutte le fonti da cui ho attinto.
Non ho letto Castaneda, ma mi sembra di capire che le sue idee siano affini a quelle di molti pensatori più intelligenti di me e dal mio punto di vista le loro idee costituiscono altrettanti indizi a sostegno della mia ipotesi.

Qual'è, allora, la mia utilità?
Il mio compito è quello di banalizzare pensieri di altissimo livello scientifico e filosofico in modo da abbassarli da un piano teorico, a cui solo pochi possono accedere, ad un piano pratico accessibile a molti, in cui le cose si possono realizzare "veramente".
Dal mio punto di vista, la novità della mia ipotesi è che descrive un Aldilà (compatibile con quelli immaginati da tutti i popoli), ma non richiede interventi divini... possiamo fare tutto da soli... e forse lo abbiamo già fatto.


Per ora mi fermo qui (altrimenti finirei con lo scrivere anch'io un saggio), ripromettendomi di continuare in prossimi interventi (e arrivare anche alle idee del tuo scritto che considero più interessanti).
Aspetto le prossime critiche ;-)
Mi scuso se rispondo solo ora, ma ero in ferie...
Ti ringrazio per il tuo intervento e cerco di rispondere alle tue critiche in BLU
#159
La natura dell'universo e la natura dell'uomo
 
Noi tutti viviamo in un ambiente di realtà virtuale che riproduce in modo sostanzialmente preciso l'universo reale in cui l'umanità si è evoluta.
Concettualmente questo universo virtuale è abbastanza simile a quello di molti videogiochi di ruolo disponibili in rete. La differenza principale risiede nella complessità degli elementi contenuti in esso e nella fisica che controlla tali oggetti.
L'obiettivo del gioco non è compiacere un qualche dio perché dio siamo noi, o guadagnarsi una qualche forma di paradiso perché il paradiso ci appartiene già.
L'obiettivo è farsi uomo, fuggire dal paradiso, tornare nel mondo per emozionarsi, divertirsi, scoprire, sperimentare, esplorare e imparare a superare i propri limiti.
L'obiettivo è provare gioia, quindi abbiamo bisogno della noia.
L'obiettivo è provare piacere, quindi è necessario il dolore.
L'obiettivo è arrivare al successo, quindi ci servono gli ostacoli.
 
Ma perché fare un universo così enorme per un'umanità che vive su un singolo pianetino? Intanto, è più giusto dire che sembra così grande perché gli oggetti che crediamo di vedere nell'universo compaiono solo quando cerchiamo di osservarli, e comunque se non lo sembrasse, capiremmo subito che si tratta di ambiente "finto".
Una delle linee guida seguite per la creazione dell'ambiente di VitaVera è che nessun umano dovrà mai poter raggiungere un limite di sistema, perché se ci riuscisse, si chiederebbe immediatamente cosa c'è oltre.
Quindi, non potrà mai arrivare ai confini dell'universo e non troverà mai una particella che non si può dividere.
In effetti, a seconda dell'epoca in cui si decide di vivere, la dimensione dell'universo risulta diversa e coincide con la capacità di vedere che l'umanità ha in quell'epoca: oggi vediamo un universo di 15 miliardi di anni luce, mentre 500 anni fa, l'universo era grande solo quanto bastava per contenere la terra e il sole che girava intorno ad essa.
Il nostro corpo fisico come ogni altra cosa che riteniamo abbia una natura fisica è parte di questo universo virtuale ed è quindi altrettanto virtuale.
La parte trascendente della nostra mente è parte dell'universo reale ed è quindi altrettanto reale, ma è quiescente, assimilabile al concetto religioso di Anima, mentre la parte cosciente della nostra mente opera in questo universo virtuale.
Possiamo facilmente comprendere come sia possibile lo sdoppiamento della nostra mente, pensando ai nostri sogni.
Durante il sonno, la mente cosciente viene posta in uno stato di sospensione e durante le fasi R.E.M., il cervello è in grado di farci vivere esperienze totalmente scollegate da ciò che consideriamo la nostra vita reale; per brevi periodi viviamo quelle esperienze senza renderci conto dell'incongruenza.
In sintesi, questa vita nell'universo virtuale è come un sogno che stiamo avendo nell'Universo Reale.
Ma dove risiede la nostra mente trascendente?
Durante l'evoluzione dell'umanità, grazie all'ingegneria genetica ed all'ibridazione uomo-macchina, la mente umana ha potuto utilizzare supporti meno delicati rispetto ai neuroni biologici originari ed ha quindi raggiunto la possibilità dell'immortalità. I difetti provocati dall'invecchiamento sono stati eliminati ed è stata creata la possibilità d'interfacciarsi direttamente alla rete globale per lo scambio d'informazioni bypassando i meccanismi dell'interpretazione del linguaggio.
In effetti, anche le nostre coscienze reali vivono in questo universo virtuale, ma lo fanno nel tempo reale quello della sesta epoca, quella in cui il tempo è diventato irrilevante.
Oltre alla possibilità di vivere indefinitamente, la connessione alla rete globale ha reso ogni individuo praticamente onnisciente e virtualmente onnipotente. Avendo costante accesso a tutto lo scibile umano, come se si trovasse nella propria memoria, la mente di ognuno si è sviluppata, estesa fino a raggiungere una consapevolezza universale che comprende anche l'esistenza di ogni altro essere connesso alla rete.
#160
Teoria in parole povere
 
Da qualche tempo i produttori di software e hardware hanno iniziato a distribuire prodotti per usufruire di ambienti di Realtà Virtuale (Virtual Reality - VR).
La cibernetica, ovvero l'elettronica applicata alla medicina, ha raggiunto risultati notevoli e la ricerca procede speditamente in tutti i possibili campi di applicazione.
L'interazione tra le persone avviene in modo sempre più mediato da sistemi di comunicazione sempre più sofisticati basati sulla rete globale.
Estrapolando dalla situazione attuale, possiamo facilmente immaginare che nel breve termine, gli ambienti VR verranno utilizzati per giocare, per effettuare video conferenze, per visitare musei e che nel giro di qualche anno raggiungeranno un livello di qualità grafica tale da risultare indistinguibili dalla realtà fisica.
Parallelamente la cibernetica consentirà di sviluppare interfacce neurali abbastanza efficienti ed affidabile da poter essere proposte come mezzi per accedere alla VR.
Applicando a questo tipo di evoluzione tecnologica i meccanismi che hanno caratterizzato la diffusione di Internet e degli smartphone e tenendo conto che gli umani tendono ad accettare di buon grado tutto ciò che promette di rendere più piacevole e meno faticosa la loro vita, con un piccolo sforzo di fantasia ho immaginato un futuro non molto lontano in cui la maggior parte della gente passerà quasi tutto il suo tempo connesso ad una VR così sofisticata da replicare il mondo intero. E non sarebbe soltanto un mondo virtuale uguale a quello fisico, ma aggiungerebbe la possibilità di vivere esperienze praticamente senza alcun limite.
Continuando su questa linea di pensiero, sono arrivato a concepire una sorta di paradiso in cui tutti saranno praticamente onnipotenti e onniscienti.
Poi ho pensato che l'uomo per sua natura non riesce a sopportare la pace e la tranquillità (Dalai Lama a parte) e quando non ha problemi se li crea, quindi ho immaginato che annoiandosi a morte, moltissimi umani creeranno una sezione della VR globale in cui sarà possibile giocare un gioco di ruolo chiamato VitaVera, in cui si nascerà, si potrà vivere per un tempo limitato e affrontando mille difficoltà, poi si morirà come succede nel mondo fisico o in qualunque gioco per computer.
Per rendere tutto più realistico, durante la partita, non si può ricordare dove in effetti ci si trova come succede nei sogni.
A questo punto, ho sentito il brivido lungo la schiena di cui sopra, perché ho pensato: "E se quella che sto vivendo, fosse già una vita del gioco VitaVera?".
Nel giro di qualche minuto mi è sembrato che tutti pezzi del puzzle andassero a posto e più ci pensavo, più mi sembrava possibile, anzi addirittura probabile.
Ragionando da programmatore (deformazione professionale), ho iniziato a fare uno studio di fattibilità e in definitiva sono arrivato a credere che non solo un ambiente virtuale di questo tipo sarà realizzabile, ma che l'ipotesi di essere dentro VitaVera sia in effetti, la soluzione migliore che abbia mai concepito per rispondere alle mie domande esistenziali.
Nelle pagine che seguono, ho cercato di descrivere la realtà in cui viviamo come se fossi un umano che vive nel futuro virtualizzato e sta giocando una partita a VitaVera, ma che in modo imprevisto, ha capito dove si trova e desidera rivelarlo al resto dei giocatori.
Mettendomi nei panni del Homo Virtualis, dal mio punto di vista, tutto ciò che racconto è avvenuto nel mio passato, mentre per il lettore sto parlando di cose che succederanno nel futuro.
Tanto per complicare un po' le cose, spiegherò che il tempo per noi del futuro ha perso di significato visto che siamo immortali, mentre nel gioco VitaVera, esiste solo il presente qualunque sia l'epoca in cui si decide di giocare la propria partita.
In ogni caso ho cercato di rispondere a tutte le obbiezioni che sono riuscito ad immaginare allo scopo di insinuare nel lettore il dubbio che la realtà non sia esattamente come se la immagina oppure di indurlo a sollevare nuove obbiezioni.
Inoltre spero che almeno alcuni dei concetti che ho espresso, possano essere dei buoni punti di partenza per pensieri nuovi.
#161
Eccomi...
Come promesso ho aggiornato il testo della mia ipotesi e riporto di seguito i link:
https://www.wattpad.com/story/74000705-mente-irreale
http://www.easytarg.com/Documents/Tutorials/MenteIrreale.pdf

Per non tediare troppo chi si è già sorbito la versione precedente, riporto di seguito la parte iniziale del testo (tralascio la cronologia perché è rimasta praticamente invariata a parte l'aggiunta dell'articolo segnalato da JEAN):

Buona Lettura!

 
Mente Irreale

La natura dell'Universo

Il senso della Vita
 
Teoria Cibernetica della Creazione (tutta da dimostrare).

Ovvero, l'informatica che incontra la filosofia.



Inquietudine e Ricerca
 
Come sono arrivato a concepire questa visione dell'universo?
Il processo è stato lungo, durato circa 30 anni e non è una questione conclusa, ma una ricerca che probabilmente continuerà per tutta la mia vita.
Sono nato in una famiglia molto cattolica e il parroco del paese in cui sono cresciuto, era il fratello di mia madre. Erano gli anni '80 e c'era già molto fermento in campo tecnologico e scientifico, per cui, verso la fine alle scuole medie, la mia visione della realtà era un primo tentativo di razionalizzare i precetti religiosi con le scoperte scientifiche:
"Dio ha definito il progetto dell'universo e ha fornito l'energia che ha innescato il Big Bang. Dopo la formazione della Terra, Dio ha definito il progetto della vita e ha creato le condizioni che hanno consentito agli esseri viventi di evolversi. Come atto finale della creazione, Dio ha fatto evolvere un essere vivente "speciale", l'uomo, fino a dargli l'intelligenza necessaria a comprendere sé stesso, il Creato e le leggi che gli avrebbero consentito di raggiungere la Vita Eterna".
Durante l'adolescenza, ovviamente, ho iniziato a metter in discussione tutto quello che mi veniva detto, è c'erano molti aspetti della visione Teo-scientifica, specialmente per la parte teologica, che non riuscivo a digerire:
·        Da dove arriva e dove risiede Dio?
·        Perché creare un universo così incredibilmente grande per uomo che vive sulla piccola Terra?
·        Perché un Dio così grande dovrebbe creare l'uomo e poi essere infastidito dal fatto che l'uomo esprima la propria natura?
·        Qualunque sia la colpa di un uomo come può essere giusta una punizione eterna come l'inferno?
·        Considerata la natura dell'uomo, come può Dio concepire un Paradiso in cui l'uomo non avrebbe la possibilità di esprimerla?
Come conseguenza di questa inquietudine, per alcuni anni, rifiutai in modo praticamente totale tutto ciò che avesse a che fare con la Fede. Non che abbia cominciato a comportarmi in modo disonesto, ma smisi di partecipare alle funzioni religiose e iniziai ad interessarmi al gentil sesso.
Una volta uscito dal tunnel dell'adolescenza, però, ricominciai a sentire il bisogno di trovare risposta alle solite domande esistenziali.
La scienza non era in grado di rispondere alle domande che mi interessavano e paradossalmente richiedeva anch'essa vari atti di fede per ipotesi del tipo:
·        L'universo è sempre esistito, oppure si espande e si contrae poi ne crea un altro, oppure ce ne sono infiniti...
·        All'inizio c'era un punto in cui era concentrato tutto il potenziale, poi tutto ha iniziato a muoversi aumentando l'entropia, ma a un certo punto potrebbe anche tornare indietro (dipende a chi lo chiedi)
·        La vita è scaturita spontaneamente da un brodo primordiale di elementi che per qualche strana ragione hanno deciso di andare contro l'entropia.
·        L'intelligenza umana è semplicemente frutto dell'evoluzione indotta dalla selezione naturale.
·        Dopo la morte non può esserci nulla
Così, iniziai a cercare di colmare le lacune: l'obbiettivo era quello di conquistare un minimo di serenità, semplicemente perché ho sempre sentito il bisogno di conoscere la verità delle cose o almeno una spiegazione che con contrasti con le altre cose che conosco e su cui baso i miei ragionamenti.
In altre parole, io non riesco ad accettare le incongruenze; ovviamente le incongruenze che vedo io, magari gli altri non le vedono e viceversa...
Le risposte che cerco, difficilmente potranno trovare una conferma sperimentale di tipo scientifico, ma secondo me la logica, in alcuni casi, può costituire di per sé una prova; ovviamente una cosa che a me sembra logica, magari ad altri sembra campata in aria e viceversa.
Il fatto è che la logica è assolutamente rigorosa ed indiscutibile quando viene applicata ad informazioni certe, ma io sto indagando questioni su cui si discute da millenni e non sono in grado di prescindere dal mio punto di vista.
Dopo queste doverose premesse, passo ad illustrare i passaggi logici (dal mio punto di vista) che mi hanno portato a concepire la teoria esposta in questo saggio.
 
L'Universo necessità di un creatore
Se l'universo fosse immutabile si potrebbe sostenere che è sempre esistito, ma nell'universo tutto si trasforma.
Tutto il potenziale che muove l'universo deve avere un'origine, cioè il fatto stesso che tutto si trasforma aumentando l'entropia, implica un punto d'origine in cui esisteva tutto il potenziale, il che implica che un'entità esterna all'universo abbia fornito il Potenziale.
Il fatto che tutto l'universo sia stato generato dall'interazione di tre sole semplici particelle, neutrone, protone ed elettrone che seguono delle leggi altrettanto semplici, implica che l'entità fonte del Potenziale, sia dotata di un'intelligenza che non fatico a definire Divina.
 
La Vita non può essere scaturita dalla materia inerte
Per me la miglior definizione di vita è "tutto ciò che è capace di diminuire l'entropia". La funzione primaria di ogni essere vivente, è quella di trasformare energia chimica in energia potenziale e poi usarla per svolgere una qualche azione.
La materia inerte che se ne stava comodamente nel brodo primordiale non aveva nessun motivo per iniziare a fare fatica e anche se ci avesse provato per caso, avrebbe avuto intorno tutto l'universo pronto a farla desistere.
Comunque è strano perché la scienza e chi crede nella scienza, considerano questa come l'unica spiegazione possibile anche se è assurda perché sostiene in pratica che la materia abbia sfidato le leggi della fisica allo scopo di complicare la propria esistenza.
Per come la vedo io, le probabilità che la vita si sia auto generata sono paragonabili a quelle per cui un megalito colpito di striscio da un meteorite sia schizzato in alto fino a sfuggire all'attrazione terrestre, si sia unito con altri megaliti colpiti da altrettanti meteoriti, e tutti insieme siano tornati sulla terra formando il cerchio di Stonehenge.
In conclusione, il fatto che la vita esiste, implica che un'entità decisamente potente, abbia creato almeno la forma di vita più semplice, ma comunque dotata del potenziale per evolversi seguendo delle leggi semplici e precise.
In quanto programmatore, non posso fare a meno di vedere nel DNA un vero e proprio programma paragonabile a quelli per i computer, ma molto più sofisticato che guida lo sviluppo degli esseri viventi e ne stabilisce le capacità e gli istinti basilari.
Inoltre, in quanto programmatore, non posso ammettere che il programma più sofisticato che esista, sia solo il frutto del caso, magari potrà evolvere come risposta ad eventi casuali, ma lo farà seguendo regole di un'eleganza assoluta!
 
L'intelligenza umana è contro-natura
Mi rendo conto che questa sia un'affermazione forte, ma osservando la Natura e tutti gli esseri viventi, non posso fare a meno di notare che l'uomo moderno è l'unico essere vivente che non si comporta secondo le leggi naturali.
Il ragionamento che viene fatto per spiegare l'abnorme evoluzione cerebrale dell'uomo, è più o meno il seguente:
"nella lotta per la sopravvivenza di fronte a crescenti difficoltà, gli individui più intelligenti avevano più successo, quindi la selezione naturale ha prodotto individui dotati di sempre maggiori capacità cerebrali".
Quando ero ragazzo, questa spiegazione mi sembrava abbastanza logica perché pensavo l'uomo durante le sue migrazioni in ogni parte del mondo, avesse dovuto affrontare difficoltà notevoli dovute a condizioni climatiche e ambientali, e a predatori, molto differenti di quelle africane.
Gli studi più recenti fanno risalire la comparsa dell'homo sapiens a circa 150000 anni fa in Africa. Poi circa 120000 anni fa il sapiens iniziò a migrare, diffondendosi in tutto il mondo.
Ma qui, ora, vedo una grande anomalia: per 2 milioni di anni gli homo si sarebbero evoluti aumentando di 1 KG il loro cervello pur restando nella "culla africana" per poi migrare quando erano già "intelligenti"?
Qualunque specie animale coeva degli homo che sia rimasta a vivere negli stessi territori, non ha avuto bisogno di evolversi in un modo così eclatante: quali sarebbero le difficoltà che avrebbero giustificato l'evoluzione dell'homo?
D'altro canto, senza quelle capacità cerebrali, l'homo sapiens non avrebbe avuto le capacità necessarie per adattarsi, durante le sue migrazioni, ad ambienti così diversi da quelli di partenza e forse non avrebbe avuto neanche motivo di migrare.
Inoltre trovo strano che la Natura abbia prodotto un essere vivente autonomo che si comporta come un virus e tende a replicarsi in un territorio fino ad esaurirne completamente le risorse fino ad essere costretto a spostarsi in un nuovo territorio.
Dal punto di vista dell'efficienza, poi, l'uomo è pessimo se paragonato a molte altre specie animali dotate di un'intelligenza infinitamente inferiore.
Faccio solo due esempi...
Gli squali sono rimasti praticamente immutati da circa 70 milioni di anni perché funzionano!
Le formiche sono numericamente infinitamente superiori all'uomo, vivono ovunque, e lo fanno in perfetto equilibrio con il resto del mondo naturale.
Quindi mi sento di dire che, dal punto di vista di Madre Natura, l'uomo non rappresenti certo la punta di diamante del processo evolutivo, ma un'anomalia endogena o una causa esogena che ha prodotto il più pericoloso dei parassiti.
 
Non può essere tutto qui, o almeno potrebbe non esserlo
Mentre i tre punti precedenti, lasciano poco spazio al dubbio perché sono sostenuti da un ragionamento abbastanza logico, almeno dal mio punto di vista, il quarto punto richiede anche a me l'uso di qualcosa di più complesso del ragionamento: la capacità di riconoscere un disegno, un'impronta partendo da segni, eventi, percezioni, sentimenti che presi singolarmente non hanno significato, ma osservandole tutte insieme compongono uno schema che non sai spiegare, ma non riesci ad ignorare e magari per un attimo senti un brivido lungo la schiena.
Non sto parlando di divinazione, magia o profezie, ma di intuito, e credo che quasi tutti sappiano di cosa parlo e si applica a molte situazioni.
Ad esempio ci sono delle persone che ne hanno fatto una professione. Può sembrare curioso, ma il sessaggio dei polli (distinguere i pulcini maschi dalle femmine alla nascita), è una capacità che non si può insegnare, ma si può imparare solo avendo una speciale attitudine e dopo migliaia di tentativi.
Il motivo è che i pulcini appena nati non mostrano segni evidenti "codificabili", ma un insieme di micro caratteristiche che il cervello può imparare a riconoscere a livello "inconscio", usando quello che possiamo definire intuito.
Grazie a questa capacità i professionisti sessatori sono in grado di distinguere da 1000 a 1700 volatili all'ora, 1 ogni 2/3 secondi, con una precisione del 98.99%.
Ora non mi resta che generare un po' di stimoli in ordine sparso:
·        Tutti i popoli hanno sviluppato il concetto dell'AldiLà o qualcosa di simile, ma mentre l'idea di Paradiso potrebbe essere spiegato con l'istinto di conservazione, che dire della reincarnazione o del Nirvana?
·        Innumerevoli persone sono convinte di essere connesse in qualche modo, ad altre persone viventi e non viventi
·        La bibbia contiene una sapienza dei meccanismi psichici che se non è di origine divina, è quanto meno anacronistica.
·        Se l'Entità ha creato un universo, la vita, l'uomo e la sua intelligenza, perché dovrebbe, poi sprecare tutta quell'intelligenza nell'oblio?
·        L'archeologia ha portato alla luce vestigia del passato che in molti casi presentano incongruenze e anacronismi e a volte le spiegazioni risultano poco convincenti.
·        La nostra mente è in grado di catapultarci in una vita alternativa durante il sogno e noi riusciamo a viverla senza porci il problema.
·        Il tempo scorre in modo soggettivo, anzi tutta la realtà è soggettiva e viene percepita in modo diverso da ogni individuo.
·        La mente o meglio lo stato d'animo, ha un'influenza notevole sulle condizioni di salute del corpo. Perché il corpo dovrebbe abbattersi se la mente è triste?
·        Quando ragiono, lo faccio come se stessi discutendo con un altro me stesso. (Ma succede solo a me?)
·        Se volessi far "crescere" un'intelligenza artificiale, prima di innestarla in un androide, utilizzerei un ambiente virtuale: potrei selezionare le I.A. riuscite bene, senza provocare danni nel mondo reale.
#162
GRAZIE 1000 JEAN!
Il tuo intervento è esattamente del tipo che mi aspettavo di vedere, indipendentemente dal fatto di essere d'accordo o contrario.
E' bello vedere cosa può produrre la curiosità!

Mi hai ridato la speranza: mi sentivo come l'ultimo dei moicani  ;D


Comunque, mi riprometto a breve di inserire una versione più digeribile della mia ipotesi....


A presto!
#163
Mi scuso se sono risultato antipatico nel mio ultimo intervento, ma ho aggiunto la "provocazione" finale, per cercare di uscire da un impasse: non riuscivo più a seguire linee multiple di obiezioni, molte delle quali riguardavano altre obiezioni precedenti legate ad equivoci sul testo del mio saggio.

Mi assumo pienamente la colpa dei travisamenti e chiedo venia per la mia incapacità di spiegare bene un'ipotesi a dir poco complicata e poco intuitiva. 

Probabilmente ho commesso i seguenti errori: 
1) Ho avuto la presunzione di essere in grado di scrivere in modo "evocativo e suggestivo" quando era già abbastanza complesso farlo in modo "diretto"
2) Ho preteso dal lettore di applicarsi in uno sforzo interpretativo improponibile
3) Ho dato per scontato che tutti avessero una buona conoscenza degli ultimi sviluppi tecnologici in campo informatico
4) Ho dato per scontato che i lettori fossero, anche loro, alla ricerca di risposte alle domande che mi ero posto io

Non era mia intenzione rendere incomprensibile la mia ipotesi, ma mi sono reso conto di aver commesso questi errori cercando di rispondere alle vostre obiezioni, quindi la discussione, almeno per me, è stata molto utile.

Inizialmente, mi aspettavo di ricevere obiezioni o domande del tipo:
"Interessante, ma secondo me Dio esiste!"
"Cosa intendi per Realtà Virtuale?"
"Non posso credere di essere solo una rappresentazione tridimensionale all'interno di un computer"
"Ma la cronologia contiene fatti veri o inventati?"
"Potrebbe piacere agli scienziati induisti"
"Cosa intendi per Civiltà della Sfinge?"
"Non capisco la tua concezione del Tempo"
"In effetti potrebbe essere allettante per disabili ed anziani"

In pratica pensavo che di primo acchito, avreste potuto esprimere una semplice opinione come succede quando si esce dal cinema dopo aver visto film come "Matrix" o "Il sesto senso" e sono rimasto sconcertato che nessuno notasse la "bellezza" dell'idea ala base del mio "film".

Quando mi sono reso conto che probabilmente le vostre obiezione erano di tutt'altro tenore per colpa della mia incapacità espressiva, ho provato a sintetizzare la mia ipotesi paragonandola ad altre ipotesi di tipo teologico, sperando di portare la discussione sulla valutazione dell'idea di partenza, prima di iniziare la meta-critica.
Purtroppo anche questo tentativo è stato fallimentare, probabilmente perché, a parte me, siete tutti serenamente agnostici ;-)
Io sono stato convintamente agnostico per 10 anni, poi ho dovuto ammettere che non ero affatto sereno e ho ricominciato a cercare.

A questo punto non so più che pesci pigliare, perché non so se abbia senso discutere "dell'opportunità di mangiare più pesce e meno carne" con un vegano ;-)
In ogni caso ho intenzione di revisionare il testo del mio saggio per renderlo più fruibile.

Inoltre sto scrivendo una nuova parte che descriva in modo più diretto e sintetico la mia ipotesi. Appena pronta, la aggiungerò anche qui e spero che abbiate ancora voglia di leggerlo.... Magari questa volta riuscirò a spiegarmi, in caso contrario smetterò di tediarvi.

Nel frattempo, per quelli che non hanno ancora un'idea chiara di cosa sia la realtà virtuale di cui parlo, metto alcuni link di ciò che è già disponibile oggi sul mercato. 
L'ultimo link è quello di un video che anch'io ho visto solo ora e l'ho trovato impressionante, specie pensando alle evoluzioni future.
Non voglio promuovere un abbandono del mondo fisico, ma fare in modo che si possa discutere tutti della stessa cosa: 
https://it.wikipedia.org/wiki/Realt%C3%A0_virtuale
http://www.realtavirtuale.net/
http://www.wired.it/gadget/videogiochi/2016/06/03/realta-virtuale-per-il-fotorealismo-servono-decenni/
https://youtu.be/qYfNzhLXYGc
#164
Possiamo anche discutere all'infinito sul modo di porre le domande o sull'opportunità di farlo o sulla futilità delle risposte, ma a me piacerebbe proprio conoscere le Vostre risposte! Vorrei sapere se voi come persone avete una vostra visione che risponde a quelle domande oppure se siete già tutti sereni nella convinzione che siete nati dal caso e finirete nell'oblio, Vorrei sapere cosa raccontate ai vostri figli (se ne avete) e cosa vi siete raccontati quando avete perso una persona cara (se vi è successo).

Per me le discussioni filosofiche sono divertenti se hanno come scopo la ricerca di risposte sensate a un qualche dubbio esistenziale, se invece sono fine a se stesse non mi interessano più, perché non ho più abbastanza tempo da dedicarci come facevo da ragazzo con i miei amici.
#165
Ho l'impressione di aver perso di vista il nocciolo della questione cercando di rispondere alle risposte delle risposte delle risposte...

Tento di riportare l'attenzione sull'argomento che mi piacerebbe discutere.
La mia teoria tenta di rispondere alle domande:
 "Qual'è l'origine dell'universo?"
 "Qual'è il senso della vita?"
 "Cosa c'è dopo la morte?"

Elenco di seguito, in modo molto semplicistico e schematico le risposte  fornite da Religioni e Scienza, al solo scopo di distinguere le varie proposte.
Vi esorto di evitare di farmi le pulci su ogni inesattezza, altrimenti non ne usciamo...

1) Le religioni più diffuse propongono le seguenti risposte:
     a) Monoteiste: Dia ha creato l'universo / Conquistarsi il paradiso / Il paradiso o l'inferno
     b) Induismo:    Brahma ha creato l'universo / Migliorare il proprio karma / Reincarnazione o Purificazione
     c) Taoismo:      Tutto scaturisce dalla Radice / Cercare di eliminare le passioni individuali e le regole e convenzioni sociali / Ritorno alla Radice
     c) Buddismo:    Non pertinente / Trovare l'equilibrio assoluto / Reincarnazione o Nirvana

2) I fisici teorici hanno elaborato varie teorie sull'evoluzione dell'universo, ma lasciano aperta la questione della sua origine, cioè non spiegano da dove o da cosa o chi sarebbe venuta l'energia per crearlo. Inoltre, non si occupano del senso della vita e in generale vedono la morte come "definitiva"

3) I filosofi, credo che nei secoli, abbiano prodotto molte domande e molte risposte, ma non sono in grado di farne una sintesi decente, quindi evito. magari qualcuno di voi sarà in grado di farlo...

4) Le mie risposte alle domande iniziali sono in estrema sintesi le seguenti (nel mio saggio ci sono tutti i particolari):
"Qual'è l'origine dell'universo?"
L'universo in cui viviamo è un perfetto ambiente di realtà virtuale cioè un ambiente in cui un individuo può vivere ed interagire con gli altri individui in modo
indistinguibile dal mondo fisico. Per funzionare richiede il supporto di computer, software e interfacce che consentono agli umani di connettersi.
A seconda delle leggi fisiche programmate, è possibile ricreare un ambiente identico a quello fisico come nel caso di quello in cui viviamo noi, ma è anche possibile fornire super poteri, creare esseri fantastici, muoversi alla velocità della luce ecc. 

"Qual'è il senso della vita?"
Imparare, Scoprire, Esplorare, Contemplare, Inventare, Costruire, Superare i propri limiti, Interagire con gli altri.

"Cosa c'è dopo la morte?"
Il ritorno alla realtà fisica dove risiedono i computer che creano l'ambiente virtuale in cui viviamo. Nella realtà fisica viviamo per la maggior parte grazie ad un supporto vitale simile a quello ipotizzato per i lunghi viaggi spaziali e connessi con altro ambiente di realtà virtuale che però segue leggi fisiche che eliminano tutti i limiti dell'umana natura.
Dalla realtà fisica possiamo ripartire verso questo universo, per altre vite che consentono di fare nuove esperienze partendo da potenzialità sempre diverse e vivendo in qualunque epoca.

La mia teoria può essere considerata un'ipotesi valida?
Quale delle teorie sopra citate o non citate per mia ignoranza ritenete sia più valida?
Se pensate che ciò che a me sembra sensato, sia ridicolo, potreste fornirmi la vostra risposta alle domande di cui sopra?


Grazie!