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Messaggi - baylham

#151
Citazione di: Ipazia il 05 Dicembre 2023, 19:49:59 PMNon mi riferivo all'uguaglianza biologica, ma a quella antropologica in cui si rispetta il NO dell'altro indipendentemente dal sesso.
Il problema è che il NO di uno non rispetta il SI dell'altro: fare riferimento al rispetto non significa nulla, non decide quale dei due deve essere rispettato. Da qui nei casi migliori il deferimento al giudizio di un terzo o alla regola del gruppo, dello Stato, che decide per loro. Decisione che ha il sostegno della forza e della violenza verso i trasgressori. Di nuovo il patriarcato dal livello della coppia a quello collettivo.
#152
Citazione di: Ipazia il 05 Dicembre 2023, 18:28:34 PMIn un rapporto tra uguali non ci sarebbero omicidi di natura sessista perché si entrerebbe nel campo: SI SI; NO NO. Solo in tal caso si potrebbe chiamare in causa la psichiatria per comportamenti anomali.

Concordo pienamente con l'affermazione dirimente che il femminicidio non è causato dal patriarcato, ma è patriarcato.
Il primo problema è che i due sessi non possono biologicamente essere uguali altrimenti ci sarebbe un unico sesso: le differenze biologiche producono le differenze sociali. 
Se anche ci fosse un unico sesso il conflitto primordiale, NO-SI, SI-NO, nelle relazioni bilaterali rimane irresolubile.
#153
Nelle relazioni bilaterali in cui i soggetti sono interdipendenti, di cui quelle sessuali sono un caso esistenzialmente di importanza dominante, le scelte possibili davanti a qualunque obiettivo, progetto comune sono queste: SI-SI, SI-NO, NO-SI, NO-NO. Il primo e ultimo caso non sono conflittuali, il secondo e il terzo lo sono. Nel secondo e terzo caso chi oppone un NO ha il potere di impedire la realizzazione del progetto: mi ami, facciamo l'amore,  facciamo un figlio, l'abortiamo, restiamo insieme, ... Per far cambiare idea a chi oppone un NO alla fine si ricorre all'uso della forza e della violenza, che spesso sono efficaci, una forma di esercizio del potere.
Il patriarcato è questo: l'uso della forza e della violenza da parte dei maschi singoli o in gruppo nei confronti delle donne singole o in gruppo. Che l'uso della forza e della violenza sia biologicamente incorporata nelle relazioni sessuali e umane in generale è evidente dalla storia e cultura millenaria dell'uomo.
Il femminicidio rientra giustamente nell'ampia casistica della violenza sulle donne, la logica è la stessa. Siccome non sono un esperto di biologia o di psicologia non sono interessato dall'approfondire le dinamiche sottostanti specifiche del femminicidio, i casi sono oltretutto relativamente limitati. Le spiegazioni degli esperti psicologi e psichiatri comunque le trovo poco convincenti. 
Perciò il patriarcato non è la causa del femminicidio semplicemente perché il femminicidio è una forma del patriarcato, è patriarcato.
Se al patriarcato si sostituisse il matriarcato dubito assai che le cose cambierebbero in termini di uso della forza e della violenza. Il problema rimane il conflitto indicato inizialmente nelle relazioni bilaterali. Questo è confermato per esempio dal rapporto tra le madri ed i figli.
Con l'obiettivo ideale della eguaglianza tra i sessi ritengo probabile che il risultato sarebbe una parità di omicidi tra uomini e donne, non la fine degli omicidi nelle relazioni sessuali.
#154

Qui c'è una analisi statistica dell'ISTAT sulla violenza sulle donne:

https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne

di cui la statistica sul femminicidio fa parte

https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/omicidi-di-donne

Condivido il fatto che l'ISTAT metta il femminicidio nel contesto più ampio della violenza sulle donne.
In questo contesto è per me chiara la relazione tra biologia-cultura patriarcale e violenza sulle donne, di cui il femminicidio è l'espressione estrema.




#155
Citazione di: Phil il 29 Novembre 2023, 22:50:59 PMSe può servirti la mia opinione in merito, per me, non è fantomatico il femminicidio come categoria; anzi, di per sé funziona egregiamente, come accennavo:Semmai è dunque fantomatico il suo rapporto con il "patriarcato", che a sua volta diventa fantomatico, se ognuno lo connota a modo suo (e il modo in cui si usa e/o strumentalizza il linguaggio, non è mai innocuo o innocente).
Il pensare che la violenza di genere, semplicemente in quanto tale, sia inevitabilmente imputabile al "patriarcato" (comunque esso venga inteso) è ipotesi infatti falsificata dalla biologia, dalla psicologia e anche dalle statistiche sulla violenza più ad ampio spettro. Notoriamente (o quasi) il maschio umano tende ad essere più violento per natura biologica, non per storia culturale (che si basa, inevitabilmente, anzitutto sulla natura umana). Se così non fosse, non ci sarebbero alcuni accertati denominatori comuni fra le varie culture di tutte le epoche, tipo che le faccende violente (caccia, guerra, altri lavori con il sangue, etc.) erano sono svolte solitamente dai maschi (e citare la popolazione sperduta che aveva amazzoni armate mentre gli uomini intrecciavano vimini è solo la classica eccezione che conferma la regola, se guardiamo i famosi dati). Sostenere il contrario, ossia che sia il patriarcato a rendere il maschio violento, significa rovesciare la causa con l'effetto (un po' come sostenere che le donne hanno il ciclo perché sono stati inventati gli assorbenti, e non viceversa, quasi non ci fosse una natura pulsante come fondamento inevitabile, per quanto manipolabile). Chiaramente l'uomo nei secoli ha imbrigliato tale natura "sanguinaria", sebbene, come dimostra proprio il permanere di comportamenti violenti, omicidi, etc. c'è ancora quella parte naturale che a volte emerge prepotentemente in alcuni soggetti (il che inibisce qualunque velleità giusnaturalista, sempre fermo restando che la descrizione antropologica non va confusa con un giudizio etico). Dal punto di vista psicologico (o psichiatrico), è altrettanto chiaro che un violento, anche se in precedenza non conclamato, che ha problemi ad elaborare civilmente un rifiuto, reagirà in modo spiacevolmente violento, non perché "così si usa nel patriarcato" o perché il patriarcato lo ha "allevato" come violento (ci sono forse corsi serali per stupratori e assassini? E cosa dicono le leggi del patriarcato riguardo stupri e omicidi?), ma perché quella è la sua "natura" individuale; non uccide in quanto "figlio sano del patriarcato", ma in quanto persona che reagisce violentemente a rifiuti emotivi e che resterebbe tale anche se la portassimo in un contesto matriarcale, a Paperopoli o sulla Luna (spero non ci sia bisogno di ricordare che nel dire questo non lo sto né assolvendo né tantomeno giustificando, ma solo cercando di descrivere la non-pertinenza dall'"alibi patriarcale"). I soggetti femminicidi sanno benissimo che, cultura patriarcale o meno, verranno inevitabilmente braccati, processati e puniti; peccato per loro, e soprattutto per le vittime, che in quei momenti di violenza non ci pensino troppo (il che dimostra ulteriormente quanto conti il patriarcato in certe situazioni di pura "animalità").
Fare un sottoinsieme di tutti gli omicidi e chiamarlo «femminicidio» è più che legittimo; la differenza di "senso" la fanno le categorie (e i dati contestualizzati) con i quali si prova poi ad interpretare tale fenomeno. Così come in altri contesti può anche aver senso analizzare il fenomeno del patriarcato... una volta concordato chiaramente su cosa si intende con tale termine.

Il patriarcato è proprio questo: è prima di tutto biologia, poi economia. La biologia non è esogena al sistema patriarcale, è il suo fondamento, è endogena. 

Il potere principale è proprio quello di minacciare o di dare la morte, potere del guerriero, del militare, potere che i maschi detengono, a cui sono allenati fin dalla nascita, il resto consegue.

Proprio perche il patriarcato è basato sulla biologia i tempi del cambiamento sono lunghissimi, non bastano i cambiamenti giuridici di appena cinquant'anni.

#156
Oggi, da noi, si continua ad educare la maggioranza della popolazione a "non desiderare la donna d'altri", che è la summa del patriarcato millenario nelle relazioni sessuali.

Oggi, da noi, il relativo potere maschile, effetto di millenarie differenze biologiche ed economiche, sta lentamente lasciando spazio al relativo potere femminile.

Che il femminicidio stia in relazione col patriarcato per me è scontato. Comunque il femminicidio o il patriarcato non è un problema degli uomini, è un problema del sistema sociale: che le donne siano parte del sistema e quindi del problema non dovrebbe affatto stupire. 

 
#157
Attualità / Re: Il nuovo kippur
17 Novembre 2023, 10:34:09 AM
Il governo di Israele dovrebbe ringraziare i giornalisti al seguito dei sanguinari miliziani di Hamas, invece di minacciarli, hanno fatto il loro lavoro di giornalisti e gli hanno reso un utile servizio.

Se ci fosse una ONU efficace, i coloni ebrei andrebbero sfrattati con le buone o con le cattive dai territori assegnati dall'ONU ai palestinesi e le mire espansionistiche di Israele decisamente ridimensionate. Spero che gli USA e l'Europa siano in futuro politicamente più efficaci in tal senso, ma dubito molto.

Criticare gli stati del medio oriente è superfluo, sono per me politicamente indifendibili.


#158
Attualità / Re: Il nuovo kippur
28 Ottobre 2023, 17:25:41 PM
Citazione di: anthonyi il 28 Ottobre 2023, 15:03:08 PML'unica consolazione é sapere che adesso é la volta decisiva, che adesso Israele potrà veramente andare a fondo per eliminare definitivamente tutti i portatori di odio e violenza che circolano per Gaza.
Significa sterminare gli abitanti di Gaza.
#159
Attualità / Re: Ma Israele...
15 Ottobre 2023, 12:21:56 PM
Non solidarizzo con nessuno stato etico-religioso: ebraico, islamico, cattolico o induista che sia. L'unica forma di stato che difendo è quella democratica. Ma la democrazia richiede dei principi liberali fondanti. I fondamenti delle principali religioni sono arretrati, illiberali, incivili, disumani.

Hamas è una organizzazione islamica terroristica indifendibile, una sciagura per la popolazione palestinese, che ha cercato e ricevuto appoggio e protezione dai peggiori stati.

Palestinesi e israeliani si stanno avvitando da decenni in una spirale di violenza e di orrore.
Gli esiti politici sul terreno sono chiaramente a favore di Israele, basta guardare all'espansione dei territori "colonizzati" nel corso degli anni, di fatto passati sotto il suo controllo a scapito dei palestinesi. Basta la parola "coloni" a prefigurare una storia di violenza in Palestina.

Filosoficamente, se l'amore è il senso della vita, allora bisogna amare i malvagi per la loro malvagità, umanamente impossibile a farsi.
#160
Tematiche Spirituali / Re: Odifreddi crede in Dio...
09 Ottobre 2023, 17:44:46 PM
Citazione di: Myškin il 09 Ottobre 2023, 13:33:02 PMAppunto, nessuna di queste "realtà" può spiegare se stessa, possiamo solo "credere" alla logica, ma alla base ci sono assiomi, condivisi ma non oggettivi.
L'incoerenza di Odifreddi sta nel credere alla logica ma aspettarsi che Dio si manifesti per "magia". Se riponi fede nella logica ti devi aspettare un Dio che si esprima tramite le leggi naturali. Logica e Dio potrebbero non essere contrapposti. Puoi criticare la magia delle religioni, ma non puoi asserire che Dio sia per forza solamente quello, soprattutto se hai fede nella logica.

Alla fine credere o non credere è solo un atto di fede. Odifreddi non sta spiegando il suo ateismo, né agli altri né a se stesso, sta solo facendo il "rivoluzionario" razionale.

Odifreddi è un matematico, sa benissimo che la logica o meglio le logiche sono formali, non possono dimostrare nulla circa l'esistenza di Dio o di qualunque altro fatto.

Credere o non credere si basa comunque su assiomi molto diversi.

Odifreddi è uno scientista, per questo non mi interessa molto di lui e del suo ateismo.
#161
Tematiche Spirituali / Re: Odifreddi crede in Dio...
09 Ottobre 2023, 16:31:42 PM
Citazione di: Pensarbene il 09 Ottobre 2023, 13:08:44 PMSecondo me esistono diverse logiche per piani diversi di esperienze.
Quello che è logico su un piano non lo è più sull'altro.
Un buon esempio sono fede e scienza: la logica che possiamo applicare alle esperienze di fede non è la stessa che possiamo applicare alle esperienze di laboratorio.
Se una persona crede segue una logica di fede, uno scienziato seguirà la logica scientifica.
Ma l' uno non cerchi di applicare la sua logica all'altro dato che si tratta di esperienze del tutto diverse.
Il cedente non troverà mai Dio in un laboratorio e lo scienziato non troverà mai un' equazione o formula utile in un' esperienza mistica.


Non sono d'accordo, le logiche sono formali, non dipendono dal campo di applicazione, religioso o scientifico che sia.
#162
Tematiche Spirituali / Re: Odifreddi crede in Dio...
09 Ottobre 2023, 10:27:52 AM
Citazione di: Myškin il 07 Ottobre 2023, 22:29:14 PMIo invece chiederei a una persona come Odifreddi se con la logica può spiegare la logica, o se la può semplicemente seguire e procedere per assiomi da un punto di vista soggettivo ma condiviso.
Che è come chiedere se la logica sia uno strumento per indagare la realtà o se sia la legge della realtà. Io credo la prima, dunque per me seguire la logica è solipsistico come credere per "fede". Nessuna delle due ha più senso dell'altra.
Quindi Odifreddi non crede in Dio? Ci crede in realtà, perché la logica e la sua comprensione sono una struttura interiore "comandata". Risiede, la logica, all'interno di un sistema che presuppone un Dio, per quanto non si riesca a includerlo in un ragionamento logico e per quanto si debba, alla fine, fare comunque il salto delle fede o della non-fede per credere o non credere.
Quando Odifreddi ad esempio dice: dietro ogni miracolo c'è una spiegazione razionale o che c'è un'area del cervello che se stimolata produce visioni ecc. non riesce a pensare che invece di essere un fatto ateo, possa essere proprio il modo in cui si manifesta il divino? Perché se c'è una spiegazione logica allora Dio non esiste?
La sua posizione è assurda.
Se credi nella logica Dio lo devi cercare nella logica. Se ti aspetti un Dio magico vuol dire che non credi alla sola logica. Che ti aspetti una magia ma non c'è. Vuol dire che c'è altro, la "magia", e che quindi la logica non è tutto.
Per finire, se a Dio daresti il compito di essere magico, di fare miracoli senza spiegazione, e non li vedi, puoi dire che Dio non c'è ma non che credi alla logica o sarebbe quello il luogo dove cercare Dio, e allora Dio esiste.

La logica può spiegare la logica? Domanda illogica, come chiedersi se la scienza può spiegare la scienza, la realtà può spiegare la realtà o Dio può spiegare Dio.

La logica non è uno strumento per indagare la realtà, che è compito della scienza, ma per valutare la coerenza, correttezza del discorso.

Cha la logica presupponga Dio è un'altra affermazione illogica, insensata.

I miracoli, la magia sono alla base della religione, sono sostenuti dai religiosi. Oddifreddi, ateo, giustamente non crede ai miracoli. Credere ai miracoli significa credere che la realtà sia contradditoria, quindi logicamente significa credere a qualunque cosa.
Personalmente non credo a qualunque cosa: ad esempio non credo assolutamente che un uomo possa volare o attraversare un muro, affermarlo è una menzogna o una stupidaggine. Soltanto i fatti possono smentire, falsificare le mie asserzioni, non le chiacchere, questa è la differenza sostanziale tra la fede religiosa e quella scientifica.





#163
Citazione di: iano il 21 Settembre 2023, 01:04:24 AMSe uno per metà del suo tempo si comporta da pazzo diremmo che è pazzo, ma potremmo dire parimenti che è sano se come sano si comporta per l'altra metà del suo tempo. A meno che non si dica pazzo per convenzione  chi non è completamente sano.
la teoria quantistica è tanto casuale quanto deterministica, ma con la stessa logica diciamo che è fondata sulla casualità, che è cioè una ''teoria fuori di testa'' volendola denigrare.
Nessuna teoria fisica è più predittiva di quella quantistica.
Diversamente non sarebbe una teoria fisica. Ma come fanno a convivere nella stessa teoria due termini logicamente incompatibili?
Essendo che la casualità posta a fondamento di una teoria fisica è una assoluta novità, inevitabilmente si pone l'accento su di essa.
Ma è da considerare ancora più dirompente la convivenza fra caso e determinismo.
Perchè questa convivenza problematica possa risolversi bisogna curare che non si scambi più la descrizione della realtà con la realtà come finora abbiamo fatto senza problemi. La vera grande novità dunque non è l'introduzione della casualità in una teoria fisica, ma il fatto che confondendo la teoria  con la realtà, come abbiamo sempre fatto, questa volta i problemi sono saltati fuori, perchè la casualità diversamente da come ci saremmo aspettati non mina il carattere predittivo della teoria.
Ma perchè non ci saremmo dovuti aspettare una cosa simile?
Per il motivo che abbiamo creduto che essendo la logica uno strumento tanto perfetto per descrivere la realtà, ciò non poteva essere un caso, e che non poteva altro che voler dire che quella logica si prestava così bene a descrivere la realtà perchè quella logica innervava quella realtà.
L'errore è più che comprensibile, ma adesso è arrivato il momento di ammettere che............CI SIAMO SBAGLIATI

Questo è un esempio di contributo che la filosofia può dare alla scienza.

Per me vale la relazione inversa: è la scienza che dà grandi contributi alla filosofia, basti citare Darwin ed Einstein. I contributi della filosofia alla scienza sono scarsi, se non superflui. Alcune correnti filosofiche moderne sono antiscientifiche.

Per quanto riguarda il caso, la massima casualità, disordine produce ordine, regolarità: in statistica la distribuzione normale è un evidente esempio in tal senso, come osserva De Finetti.

Non c'è dubbio che la scienza è una descrizione e predizione della realtà, di cui è parte: quello che conta è selezionare le teorie migliori in questo senso.





#164
Se l'universo è una parte della realtà, data l'ipotesi della sua nascita, la necessità, l'informazione che lo presiedono quando e come è nata?
#165
Citazione di: niko il 20 Settembre 2023, 13:15:58 PMQuanti raffinati filosofi conosci, che definirebbero "natura" tutto cio' che e' o puo' diventare reale?

Il mondo e' pieno di individui infelici, o quantomeno affaccendati nei compiti e nelle vicende del quotidiano, che definirebbero natura cio' che li sovrasta e che (nel bene e nel male, ma spesso piu' nel male, che nel bene) non dipende dalla loro volonta'.

La dialettica della natura in Marx e' una dialettica della volonta', perche' Marx, a differenza di te, si degna di assumere il punto di vista dell'uomo comune in merito, su cosa sia e come vada definita la "natura".

Il problema e' che molte cose non sono natura, cioe' prescindenti dalla volonta', ma lo sembrano.

La citta' e' una jungla perche' sembra natura pur senza esserlo: e' fatta dall'uomo, ma non e' "a misura" d'uomo.

La felicita' dopo la rivoluzione comunista avra' molto a che fare con il diminuire il grado e l'intensita' della "natura", sociale, che attualmente ci appesta, ci limita e ci condiziona l'esistenza, aumentando in contropartita la plasticita' dell'intelletto e della volonta', e molto poco a che fare con la liberta' dei consumi, del lavoro individuale e dell'esistenza individuale, cose con cui i comunisti, quelli veri, ci fanno la birra.

Posso definire la realtà come voglio, senza bisogno dell'assenso di alcuno.
Vorrei che qualcuno mi definisse la parola "contronatura".

Sul comunismo: dato che la birra non manca, se invece uno vuole mangiare un pò di pistacchi, come fa concretamente nel sistema economico comunista?