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Messaggi - doxa

#152
Varie / Re: Il paradosso del Dr. Tenma
31 Dicembre 2024, 17:44:40 PM
La risposta è già prevista  nei criteri di priorità nella "medicina delle catastrofi" e nella "medicina d'urgenza".

Dopo il triage (dal francese "trier"= selezione) avviene il processo decisionale clinico: l'etica professionale del medico lo motiva a salvare il bambino che ha come prospettiva molti anni di vita, a differenza dell'anziano.

L'esercizio della medicina è fondato sulla libertà e sull'indipendenza della professione, che costituiscono diritto inalienabile del medico. Questo, se invece ha degli interessi economici in combutta con il sindaco, allora ignora l'etica e salva l'anziano. ???  :P
#153
Varie / Scambiarsi un saluto
31 Dicembre 2024, 08:33:35 AM
Il  filosofo e sociologo  francese Edgar Morin afferma che  nel nostro tempo  c'è il problema dell'incomunicabilità,  invece  è importante  relazionarsi con gli altri,  creare l'empatia e la resilienza. Ma per comprendere gli altri  è necessario saperli ascoltare. C'è bisogno di "umanità", sentimento universale che ci rende simili, solidali.

Un esempio. Il 13 marzo 2013 il neo-eletto papa Francesco  dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro si rivolse alla folla nella piazza dicendo: "Fratelli e sorelle, buona sera !". 

Quel saluto a molti cattolici evocò il gesto di Gesù risorto  che nella sera di Pasqua entrò nel Cenacolo e ai discepoli stupefatti disse: "Pace a voi", ossia lo "shalom", che si scambiano gli ebrei e persino gli arabi nella variante "salam". Quel "Pace a voi" è  il Vangelo di Giovanni a ricordarlo (20, 19). Anche  due altri evangelisti citano il monito del loro Maestro: "In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa" (vedi Luca 10, 6; Matteo 10, 12).

In prevalenza le persone si scambiano saluti di cortesia o di abitudine,  spesso senza pensare al significato delle parole.  Lo dimostra l'ormai universale parola inglese "goodbye", abbreviata in "bye bye", amputata del nome divino originario: "God bye ye" (= "Dio sia con te").

Altro esempio. Quando percorriamo i sentieri turistici montani  ed incontriamo estranei,  per  consuetudine  e bon ton c'è il reciproco scambio di saluti tra escursionisti.  Questa abitudine è molto più di un semplice gesto di cortesia.

La montagna è un ambiente  particolare, spesso isolato e impegnativo, in cui la natura impone le sue regole è salutarsi diventa un gesto solidale, tranquillizzante. È un segno di attenzione che, implicitamente, suggerisce: "Ti vedo, non sei solo". Anche solo scambiarsi un cenno di riconoscimento può infondere un senso di sicurezza.

Salutarsi è un atteggiamento che fa parte di una sorta di codice etico della montagna, un modo per ricordare che, in questi luoghi, è importante prendersi cura l'uno dell'altro.

La peculiarità che rende particolare la prassi del saluto in montagna è il contrasto con la vita quotidiana urbana. Nelle città, il saluto tra sconosciuti è raro. Può persino essere percepito come insolito o invadente. In montagna, invece, è quasi istintivo,  diventa un atto di connessione non solo con l'altro, ma anche con sé stesso.

Al saluto, nel suo profilo antropologico-socio-culturale e nelle sue iridescenze religiose,  il teologo e vescovo Giovanni Cesare Pagazzi ha dedicato un saggio titolato: "Cosa può un saluto ?" (edit. San Paolo). L'autore dice che il saluto è l'offerta preliminare di sé stessi, l'ingresso nella vita di un altro. Infatti chi saluta per primo si espone e  nel contempo s'impone all'altro.  Se è così,  allora mi espongo, stamane vi saluto per primo, ma senza impormi.

Lieto Capodanno


Il tappo nella bottiglia dello spumante è quasi in dirittura di lancio, le bollicine fanno pressione al sughero inesperto.
#154
Estratti di Poesie d'Autore / Re: Anno 2024
29 Dicembre 2024, 11:56:59 AM
La poetessa statunitense Emily Elizabeth Dickinson (1830 – 1886) dedicò al "tempus fugit" la poesia titolata: "E' un curiosa creatura il passato".

"È una curiosa creatura il passato
Ed a guardarlo in viso
Si può approdare all'estasi
O alla disperazione.
Se qualcuno l'incontra disarmato,
Presto, gli grido, fuggi!
Quelle sue munizioni arrugginite
Possono ancora uccidere!".
 
La Dickinson ha ragione, però di solito il passato non "approda" all'estasi ma alla nostalgia "canaglia, che ti prende proprio quando non vuoi" dice il testo cantato da Albano.
 
 La nostalgia per un amore finito, per la persona amata e ormai lontana dalla nostra quotidianità colpisce con forza inattesa.
 
 Come ho detto in altro topic dedicato al "tempus fugit", per ricordare basta una parola che ha per noi ancora risonanza, o una foto che reintegra ricordi sbiaditi, oppure le prime note di una canzone che non si ascoltava da tempo...da quel tempo... e nella mente si ricompone l'immagine del volto amato, col quale si credeva di aver chiuso per sempre.
 Ma il ricordo, improvvisamente liberato, fa affiorare la struggente nostalgia.

 
#155
Estratti di Poesie d'Autore / Anno 2024
28 Dicembre 2024, 19:31:16 PM
Anno 2024: ancora tre giorni all'addio.

"Tempus fugit". La frase deriva da un verso delle "Georgiche" di Virgilio:

"Sed fugit interea fugit irreparabile tempus"
(= Ma fugge intanto, fugge irreparabilmente il tempo), (Georgiche, III, 284).

Marcel Proust scrisse una romanzo in sette volumi per provare a capire il suo tempo perduto.



"La sabbia del tempo"

"Come scorrea la calda sabbia lieve
Per entro il cavo della mano in ozio,
Il cor sentì che il giorno era più breve.

E un'ansia repentina il cor m'assalse
Per l'appressar dell'umido equinozio
Che offusca l'oro delle piagge salse.

Alla sabbia del Tempo urna la mano
Era, clessidra il cor mio palpitante,
L'ombra crescente d'ogni stelo vano
Quasi ombra d'ago in tacito quadrante".

(Gabriele D'annunzio)

Il titolo di questa  metaforica poesia  in tre strofe evoca la clessidra, ove oltre la sabbia scorre il tempo che fluisce.
La sabbia scende nell'ampolla in basso mentre la mano è in ozio, immobile (vv. 1 e 2).

In ognuna delle tre strofe c'è la parola "cor": nella prima il cuore del poeta  sente che il giorno è più breve; nella seconda, l'ansia assale il cuore; nella terza, il cuore è palpitante; il tutto in un crescendo emotivo che accompagna la riflessione  sulla fuggevolezza dell'essere.

Poi l'immagine dell'ombra che cresce e invade il giorno, la solarità dell'estate che finisce (v. 9); l'inutile vitalità delle piante (ogni stelo vano, v. 9); il silenzio del tacito quadrante (v. 10).


Gabriele D'Annunzio

Questa poesia, con altre,  fa parte di un insieme di madrigali, detti "Madrigali dell'estate" con i quali D'Annunzio ripercorre i giorni della calda stagione ed esprime la sua unione con la natura. 

Ne "La Sabbia del tempo"  il poeta diventa clessidra e urna del tempo che scorre.

Le immagini metaforiche descrivono uno scenario quasi surreale:
su una spiaggia al tramonto il poeta che con la mano liscia la sabbia, e a questa immagine se ne sovrappone un'altra, quella della trasformazione del poeta in una clessidra, mentre è seduto su un enorme quadrante silenzioso: la spiaggia,  accanto agli aghi degli steli degli arbusti. È una visione quasi onirica e metafisica del rapporto tra l'uomo e il tempo, che ci può ricordare alcuni  quadri di De Chirico o  Dalì, dove oggetti e uomini sono ridotti a funzione simbolica.
#156
Attualità / Re: El panetun de Natal a Milan
26 Dicembre 2024, 22:57:41 PM
Ancora su  Filippo Tommaso Marinetti (1876 – 1944), lo scrittore che fondò il movimento futurista.

Il 28 giugno 1914 ci fu l'attentato a Sarajevo, all'epoca facente parte dell'impero austro-ungarico. Furono uccisi l'erede al trono Francesco Ferdinando d'Asburgo e sua moglie Sofia, uccisi dal nazionalista serbo-bosniaco Gavrilo Princip durante una  loro visita ufficiale in città. Tale atto è convenzionalmente considerato il "casus belli", a seguito del quale l'Austria diede inizio alla prima guerra mondiale.

Marinetti era un intervista e non esitò a schierarsi con i fautori della guerra contro l'Austria e la Germania.

Nel settembre del 1914, il "padre" del Futurismo venne arrestato per avere bruciato bandiere austriache in piazza Duomo a Milano e per aver partecipato agli scontri tra neutralisti e interventisti

In carcere con Marinetti finì anche il pittore interventista Umberto Boccioni, che nel 1915 si arruolò come  volontario, ma non ebbe l'occasione di combattere.

In quel settembre dal carcere milanese di San Vittore  Marinetti scrive alla sorella: "Cara Nina, mandami ogni giorno un panettone e tutti i giornali politici importanti". [...] La "sola igiene del mondo" è alle porte, la guerra, ma il panettone  serve per addolcire la prigionia.

Nel carcere di San Vittore lui e Boccioni ci rimasero 5 giorni, poi uscirono "festeggiatissimi" e andarono al Savini in Galleria, dove di solito vado anch'io per bere il caffè quando sono a Milano. L'occhio vuole la sua parte e bere il caffè in un luogo elegante, come è da alcuni anni il Savini. fa piacere. Berlo in un bar squallido mi rende triste !

Marinetti ordinava i panettoni dalla premiata ditta Baj. Ne fa esplicita menzione quando rivela che spesso omaggiava varie personalità  della specialità milanese. Questa ed altre notizie su Marinetti e il Futurismo si possono desumere dal libro "Panettone in velocità", scritto da Guido Andrea Pautasso (edit. Aspis). Copie sono accluse al panettone Baj, che, come ho scritto nel precedente post, la pasticceria ha ricominciato a produrre e ha favorito l'edizione del volume, con testi, immagini, ricette e cocktail, e la storia aziendale.
Ovviamente il panettone è custodito in una elegante "cappelliera".
#157
Attualità / El panetun de Natal a Milan
26 Dicembre 2024, 19:25:33 PM


Queste immagini furono create per la "Premiata Confetteria-Pasticceria Baj", una delle più antiche pasticcerie milanesi specializzate nella produzione di panettoni artigianali.

Il  rinomato negozio era in piazza Duomo, angolo via Radegonda, frequentato  da noti personaggi: compositori musicali, poeti, scrittori. Bevevano il caffè e mangiavano una fetta di dolce, spesso di panettone.


Il  rinomato negozio era in piazza Duomo, angolo via Radegonda

"L'aeropoeta" futurista Filippo Tommaso Marinetti scrisse:
"Uso compensare con disegni di Sacchetti e panettoni i doni della fantasia. Sono ordinati nelle pasticcerie San Babila e Bai e partono per le città del mondo sì voluminosi numeri di "Poesia" impacchettati sul letto della mia camera ingombra di quadri ritagli di giornale e fotografie amorose".



La pasticceria Baj esportava i panettoni in Italia e all'estero dentro scatole che avevano la forma di cappelliere, che videro evolvere la forma del panettone da focaccia bassa nella metà dell'Ottocento alla tipica cupola alta e soffice del XX secolo.

Successivamente le scatole di cartone furono sostituite con quelle di latta, decorate all'esterno con immagini.

Le forme dei contenitori,  conservate quasi identiche per circa due secoli, ebbero  anche la variante quadrata,  bombata agli angoli.

Questo dolce  aveva lunga conservabilità perciò veniva inviato anche  all'estero, in particolare in Svizzera e negli Stati Uniti d'America. 

L'impresa dolciaria fu creata nel 1768. Nel 1872 si spostò in piazza Duomo e avviò la produzione e commercio di panettoni, cioccolato e altro prodotti.

Nel 1887 Giuseppe Baj fu premiato come migliore produttore di panettoni a Milano, e fu uno dei primi ad elevarlo dal livello di produzione artigianale e diffusione locale a notevoli quantitativi, con diffusione nazionale e internazionale, ed estesa pubblicità del panettone. 

La notorietà dell'attività di Giuseppe Baj si deduce anche dallo slogan diffuso tra Ottocento e Novecento: "Quando a Milano non c'era ancora il tramvaj già si gustava il Panettone Baj".

La Confetteria Baj, con pochi edifici circostanti, tra i qual il Caffè Cova, ebbe il privilegio di ricevere tra i primi l'illuminazione elettrica. Infatti, nel 1883, proprio in Via Santa Radegonda, entrò in funzione la prima centrale elettrotermica in Europa, la seconda nel mondo dopo quella di Chicago, costruita dall'ingegner Colombo su progetto Edison. Fu così che da allora la clientela di Giuseppe Baj venne accolta alla luce delle lampadine elettriche.

Nel nostro tempo due pronipoti di Giuseppe Baj hanno  ricevuto una sorta di "richiamo" verso questo settore dell'imprenditoria tradizionale. È così nata l'idea di riavviare una produzione del Panettone Baj in versione "XXI secolo", che unisce i pregi di una ricetta vecchia di due secoli e mezzo alle più moderne tecniche di produzione.
#158

 
Non sono capace di dipingere, ma con l'aiuto dell'intelligenza artificiale forse ci potrò provare.

Vi segnalo questo link

https://huggingface.co/spaces/dalle-mini/dalle-mini

Con lo sviluppo dell'intelligenza artificiale forse in futuro ogni individuo potrà creare col computer potenziali opere d'arte, meritevoli di stampa, di esposizione e di vendita. Specie se la tecnica I. A.venisse affinata a tal punto da poter generare immagini paragonabili ai dipinti di Caravaggio o Raffaello Sanzio.  

Già ci sono programmi che creano interessanti immagini, ma ormai stanno diventando a pagamento. Ci saranno anche contenziosi legali.
#159
Riflessioni sull'Arte / Paesaggio
26 Dicembre 2024, 16:29:38 PM

Carlo Fornara, L'aquilone, olio su tela, 1902 circa.

Il pittore piemontese Carlo Fornara in questo invernale paesaggio montano esalta il cromatismo: quello della  neve e del cielo. La luce vespertina illumina  le nuvole di colore rosa brillante.

La donna con la fascina di arbusti sulle spalle cammina incurvata durante l'impetuosa forza delle raffiche dell'Aquilone: vento di tramontana.

Nell'antica "rosa dei venti" Aquilo  o Aquilonice era il vento fra Boreas e Solanus, che spira, secondo la terminologia medievale, tra Tramontana e Greco.

Questo dipinto, insieme ad altri,  è nel Castello Visconteo-Sforzesco di Novara in occasione della mostra titolata "Paesaggi. Realtà, Impressione, Simbolo. Da Migliara a Pellizza da Volpedo". Visitabile fino al prossimo 6 aprile.
#160
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Ignoranza
23 Dicembre 2024, 10:13:25 AM
Buongiorno Daniele, non ho le informazioni necessarie per rispondere in modo esauriente alle tue domande.

Per quanto riguarda la "docta ignorantia"  Cusano si riferisce alla consapevolezza dei limiti della conoscenza umana. Di fronte all'infinito la conoscenza è sempre parziale, incompleta, perciò consiglia di avere sempre atteggiamenti di umiltà, nel contempo incoraggia a cercare continuamente la verità e a essere consapevoli della complessità della realtà.

Per questo cardinale bisogna iniziare cominciando a determinare la natura della conoscenza, usando come modello la conoscenza matematica. Dice che la possibilità della conoscenza sta nella proporzione tra l'ignoto e il conosciuto.

L'insieme delle conoscenze che si acquisiscono tramite l'apprendimento, lo studio e l'esperienza formano il sapere.

Nella "società della conoscenza" il sapere appare come un evento ordinario e naturale. Chiunque per  gran parte dei propri anni giovanili è obbligato a studiare e accumulare  quel patrimonio basilare di conoscenze (linguistiche, logico-matematiche, scientifiche, storiche) che sono  importanti in diverse attività.

A che serve dunque il sapere? Serve anche a trasformare il nostro modo di essere al mondo, ci fa fare esperienza.

La visione dominante oggi è che il valore della conoscenza risieda nella sua utilità.

La conoscenza è un valore in sé stessa,  a prescindere dalla sua utilità pratica o dalla sua utilità per l'acquisizione di ulteriore conoscenza e quale che sia l'oggetto della nostra conoscenza.  :)

p.s. nel post n. 4 c'è un refuso: involontariamente ho scritto: "ai detto bene Koba" anziché il verbo "hai"...
#161
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Ignoranza
22 Dicembre 2024, 18:31:08 PM
Il noto cardinale teologo tedesco Nikolaus Krebs von Kues, da noi conosciuto col nome di Nicola Cusano (cognome derivante dal toponimo Kues),  nel 1440  scrisse in lingua latina il "De docta ignorantia" (= La dotta ignoranza),  testo in tre libri: il primo dedicato a Dio, il secondo all'universo, il terzo a Gesù Cristo.
 
Cusano nel testo citato afferma che la Verità è sempre al di là della conoscenza (I, 3) ed è importante determinare la natura della conoscenza, basandosi come modello sulla conoscenza matematica. Secondo questo cardinale la possibilità della conoscenza è nella proporzione tra l'ignoto e il conosciuto.
 
Possiamo giudicare ciò che non sappiamo solo in relazione a ciò che sappiamo; ma questo è possibile solo se ciò che ancora non sappiamo ha una certa proporzionalità (cioè omogeneità) con ciò che sappiamo.
 
La conoscenza è tanto più facile quanto più vicine alle cose conosciute sono quelle che cerchiamo. Da ciò consegue il fatto che quando ciò che ignoriamo non ha alcuna proporzione con la conoscenza in nostro possesso, non ci resta che proclamare la nostra ignoranza.
 
Questo riconoscimento dell'ignoranza, questo socratico  "so di non sapere", che Nicola Cusano collega all'antica saggezza di alcuni antichi filosofi (Pitagora, Socrate, Aristotele) e alla saggezza biblica di Salomone, è denominato "dotta ignoranza", secondo un ossimoro  derivante dalla "Lettera CXXX" di  Agostino di Ippona, scritta nel 411 circa e diretta a Proba: la vedova Anicia Faltonia Proba. Questa famosa lettera tratta esplicitamente della preghiera.
#162
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Ignoranza
22 Dicembre 2024, 18:29:44 PM
Daniele e Koba, vi ringrazio per il vostro intervento e l'espressione delle vostre opinioni.

Daniele ha scritto
Citazioneil socratico "So di non sapere". Io contesto però l'interpretazione più in uso di detta formula. Per me il "So di non sapere" indica chiaramente che si debba considerare l'ignoranza come una conoscenza acclarata. Con un suo peso. Infatti, oltre a sapere che tante persone sanno cose che io non so, resta comunque il fatto che tanto io quanto gli altri non sappiamo per certo cosa accadrà entro due secondi a partire da ora
Come darti torto ?

Citazione"il rapporto Ocse certifica che in Italia un terzo degli adulti è analfabeta funzionale: sa leggere e scrivere ma non capisce il significato in un articolo di giornale."
Ordunque, possono esservi varie cause per cui ciò accada, ma penso che in determinati casi la spiegazione del fenomeno sia ascrivibile al fatto che l'interprete si "fissa" per vari motivi solo su una parte del testo trascurando il senso generale di questo.

Uno dei motivi può essere l'ideologia politica ?

La "fissazione" psicologica che induce a non capire, alla decodifica aberrante, di ciò che si legge può dipendere da tratti caratteriali ?  Da carenze culturali ?
 
Koba ha scritto
CitazioneLa scuola è sempre stata soggetta alle esigenze della politica. Ci sono stati periodi e luoghi in cui doveva essere strumento di indottrinamento. Altri in cui, all'opposto, esprimeva il fine di costruire cittadini tolleranti e liberi. Negli ultimi anni ha forse dominato l'idea che dovesse formare alle professioni.
 Ora, nel pieno della crisi dell'Occidente, per poter decidere quale sia il suo fine, bisognerebbe prima avere un'idea almeno generale di quale possa essere il futuro della nostra civiltà.

ai detto bene Koba: "La scuola è sempre stata soggetta alle esigenze della politica": l'esempio nel periodo fascista, con l'indottrinamento politico degli studenti,  la severità degli insegnanti verso gli studenti, la facilità nel dare voti bassi.  

Dopo la scuola elementare c'era la selezione: i meritevoli, che erano una minoranza, potevano accedere alla scuola media e poi proseguire verso il liceo o le scuole tecniche,  gli altri, la moltitudine, se proseguiva gli studi finiva alle scuole di avviamento professionale per avere un po' di cultura e imparare l'inizio di un mestiere. Di solito era alto l'abbandono della scuola da parte dei bambini che abitavano nelle periferie ed erano figli di genitori semi analfabeti.  

Poi ci fu il capovolgimento con le varie riforme scolastiche. Dalla quinta elementare tutti i bambini potevano, giustamente, accedere nella scuola media. Dopo di questa ci fu il via libera per l'accesso a qualunque tipologia di scuola secondaria, dal liceo, alle scuole tecniche, ecc..

Il libero accesso ha permesso a tanti adolescenti di poter arrivare all'università. Ma la fregatura li aspettava e li attende dopo il conseguimento della laurea: le reti di relazioni familiari facilitano il rapido accesso al lavoro in grandi aziende e con lavori che facilitano la rapida carriera.

Ai figli delle famiglie emarginate tutto è difficile: trovare subito il lavoro, fare concorsi e se tutto va bene l'assunzione avviene dopo anni. Gli insegnanti precari ne sono l'esempio.
#163
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Ignoranza
21 Dicembre 2024, 17:43:55 PM
Bene ! Proseguiamo.

Gnosis = conoscenza = sapienza = sapere ?

Conoscenza = sapienza ?

Nella lingua inglese knowledge deriva da To Know, in italiano è tradotto con il vocabolo conoscenza e non con sapienza.

La conoscenza è un primo livello del percorso verso la sapienza.

Il sostantivo sapienza, dal latino "sapientia",  allude al sapiente che ha ampia conoscenza e dottrina, derivanti dallo studio, dalla ricerca.

La sapienza  permette di comprendere, discernere, giudicare con saggezza e di agire con prudenza. Questa è la definizione più diffusa della sapienza, ma ha anche altri significati dipendenti dal contesto.

Ad esempio, in ambito filosofico e teologico, la sapienza è una virtù che permette di conoscere e amare Dio, e di vivere in conformità alla sua volontà.

Nella teologia cattolica la sapienza è uno dei sette doni dello Spirito Santo ed anche uno degli attributi di Dio.

Messer Dante nella "Commedia", terzo canto dell'Inferno, seconda terzina,  scrisse:

"Giustizia mosse il mio alto fattore:
fecemi la divina podestate,
la somma sapienza e 'l primo amore"
(vv 4 – 6).

(= Il mio alto fattore (Dio) fu mosso dalla giustizia:
mi creò la potenza divina (il padre)
la somma sapienza (il figlio) e il primo amore (lo Spirito Santo).

La sapienza è distinta dal sapere: questo verbo deriva dal latino "sàpere" (= aver sapore). Dall'ambito gustativo è giunto in quello culturale  con riferimento alle conoscenze o informazioni  acquisite tramite lo studio,  la pratica e l'esperienza. Il sapere non contempla la perfezione morale dell'individuo.

Un aforisma attribuito a Martin Lutero dice: "La medicina crea persone malate, la matematica persone tristi e la teologia peccatori". Pur col paradosso tipico dei motti sintetici, c'è in esso un'importante verità. Il sapere non è di per sé principio di certezza.

C'è chi s'ammala per colpa di terapie non adatte; c'è chi si mette a studiare le scienze per capire, e c'è il teologo che traligna e crea sensi di colpa in altri o li fa sbandare lungo percorsi impervi. Proprio per questo, ferma restando la necessità della razionalità contro ogni irrazionalismo magico, contro cure da stregoni e contro devozionalismi visionari, è importante distinguere tra sapere e sapienza.
#164
Tematiche Culturali e Sociali / Ignoranza
20 Dicembre 2024, 22:21:44 PM
Ignoranza: questo sostantivo deriva  dal latino "ignorantia", parola composta dal privativo "in" + la radice del verbo "(g)noscere" = conoscere.

L'ignorante non conosce la "verità", che invece potrebbe sapere se potesse o volesse.

L'ignoranza allude  sia alla mancanza di conoscenza di determinate cose,  sia all'individuo che è ignorante perché privo di istruzione o di bon ton.

Vi ricordate il film "Miseria e nobiltà" ? C'è la scena di Totò scrivano e la lettera che deve scrivere per un "cafone", ignorante, perché non sa scrivere né leggere

Cliccate sul link

https://youtu.be/PL1rngwZ4z4

Il rapporto Censis informa che troppi studenti arrivano al termine degli studi sapendo a mala pena leggere e far di conto.

Il rapporto Ocse certifica che in Italia un terzo degli adulti è analfabeta funzionale: sa leggere e scrivere ma non capisce il significato in un articolo di giornale.

L'ignoranza è un problema sociale: facile dare la colpa ai social, più difficile parlare di fallimento della scuola, ecc..

Nell'antica lingua greca la parola  "conoscenza"  si traduceva con "gnosis".

La conoscenza gnostica si basa su quattro pilastri: scienza, arte, filosofia e religione.

La gnoseologia è una branca della filosofia che studia la natura della conoscenza.

Nell'ambito religioso la gnosi indica una forma speciale di conoscenza, che non procede da contenuti di fede ma si realizza con accesso diretto al divino mediante una sorta di "illuminazione" interiore che permette il raggiungimento della salvezza spirituale. 

Nel Qohelet o Ecclesiaste c'è la frase: "Qui auget scientiam, auget et dolorem" (= Chi accresce la propria sapienza, aumenta le proprie sofferenze).

Commentando questa frase il filosofo Arthur  Schopenhauer conferma che la conoscenza, da non confondere con il sapere astratto,  quando perviene alla chiarezza e la "conscienza" si eleva , cresce nell'individuo anche il tormento.

Invece per il filosofo olandese Baruch Spinoza il detto dell'Ecclesiaste è sbagliato: non è vero che "Chi aumenta la propria sapienza, aumenta anche le proprie sofferenze", ma, al contrario, "Chi aumenta il proprio sapere accresce anche la gioia di vivere".
#165
Riflessioni sull'Arte / Arte a Ferrara
14 Dicembre 2024, 18:45:08 PM

Benvenuto Tisi da Garofalo, detto il Garofalo, Sacra Famiglia, olio su tavola,  1525-30 circa,  Francoforte sul Meno, Städel Museum

A Ferrara, nel Palazzo dei Diamanti, fino al 16 febbraio c'è la mostra "Il Cinquecento a Ferrara", a cura di Vittorio Sgarbi ed altri.
 
L'esposizione racconta le vicende della pittura ferrarese del primo Cinquecento dominata dagli estensi nella prima metà del XVI secolo. 
 
Il Cinquecento a Ferrara fu una stagione pittorica dove antico e moderno, sacro e profano, storia e fiaba si fusero in un mondo figurativo.
 
Nel 1496 la scelta del duca Ercole I  d'Este di ingaggiare Boccaccio Boccaccino (figlio del ricamatore di corte, Antonio de Bochacis) indica l'apertura della corte estense ai nuovi  linguaggi pittorici.
 
All'inizio del '500  a Ferrara si sviluppa una nuova scuola, che ha come protagonisti quattro maestri di pittura: Ludovico Mazzolino, Giovan Battista Benvenuti detto Ortolano, Benvenuto Tisi detto Garofalo e soprattutto Giovanni Luteri detto Dosso Dossi. Erano pittori che accettavano gli influssi pittorici di altre artisti  rinascimentali.
 
Benvenuto Tisi, detto Garofalo (1476 circa – 1559) lavorò alla corte degli Este. Il soprannome Garofalo deriva dal nome del paese in cui forse nacque e lui stesso occasionalmente firmava i suoi quadri con  il disegno di un garofano. Nel 1495 lavorò a Cremona sotto la direzione di Boccaccio Boccaccino, che gli fece conoscere lo stile cromatico veneziano. Per committenti ecclesiastici o confraternite realizzò numerosi dipinti, in particolare ispirati dalla "Sacra famiglia".
 
Giovanni Luteri, detto Dosso Dossi (1486 – 1542).   Il soprannome Dosso,  forse gli deriva dal nome di una piccola proprietà di famiglia nel territorio mantovano, Dosso Scaffa (ora nota come San Giovanni del Dosso), situato tra Mirandola, Quistello e Revere.
Dipingeva temi religiosi, allegorici, epici, mitologici, per esempio "Maga Circe", dipinta nel 1525, il duca Ercole II d'Este, ritratto da Dosso come Ercole tra i pigmei nel 1535, un anno dopo la sua elezione a quarto duca di Ferrara Modena e Reggio:  i pigmei  sono vestiti come lanzichenecchi, quasi a simboleggiare la sua ascesa politica.
 
Ludovico Mazzolino (1480-1528) orientò il suo linguaggio in senso anticlassico, guardando alla pittura di Ercole de' Roberti e alle incisioni tedesche, di Martin Schongauer e di Albrecht Dürer.
Pur conoscendo la pittura veneziana e quella di Raffaello Sanzio, la sua arte era animata da accenti visionari. Realizzò numerosi dipinti destinati al collezionismo privato:  raffigurano scene profane, gremite di personaggi dai tratti fisionomici anche grotteschi. 
 
Giovan Battista Benvenuti, detto l'Ortolano (1480 circa – 1525 circa), il soprannome gli derivò dal mestiere del padre, curatore di "orti" (= di giardini, forse). Del Benvenuti si sa poco, né la data di nascita, né quella di morte, né il luogo in cui visse o si formò. Questo pittore è conosciuto solo tramite le sue opere, caratterizzate  dalla resa del paesaggio, ispirate dal Giorgione. Realizzò numerose pale d'altare e quadri destinati alla devozione privata d'ispirazione raffaellesca.
 
Il suo capolavoro è la "Pala dei tre Santi"
 

San Sebastiano legato al palo della tortura; ai lati  san Rocco e san Demetrio. Questa pala d'altare fu realizzata nel 1520. Era nella parrocchiale di Bondeno (prov. di Ferrara) oggi  è a Londra  nella National Gallery.
 
Prima di concludere  vi voglio segnalare l'ultimo libro pubblicato da Vittorio Sgarbi: "Natività. Madre e figlio nell'arte", edito da "La nave di Teseo", pp. 372, euro 24.
 
L'autore racconta l'antica rappresentazione del legame tra la Madonna e un Gesù più o meno Bambino, includendo nel racconto il prima (l'Annunciazione e la Concezione) e il dopo (la Passione).
 
Mettendo in scena la Natività gli artisti hanno saputo rendere evidente la presenza del divino nella realtà umana: "la semplicità degli affetti tra la Madre e il Bambino, in Giotto come in Pietro Lorenzetti, come in Vitale da Bologna, come in Giovanni Bellini, come in Bronzino, come in Caravaggio", ha scritto Sgarbi.
 
Il soggetto è la vita, e la maternità è la più umana delle condizioni, che nella Natività diventa un fatto religioso e determina il destino di quel bambino e dell'umanità che trova la sua salvezza in quel neonato.
 
"Maria nell'atto della maternità non è una maestà lontana, in trono, che tiene in braccio un bambino che è già divino: è semplicemente, nella maggior parte delle rappresentazioni, una mamma con il figlio. Per questo la maternità di Maria non è un tema religioso ma un tema umano".