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Messaggi - Lou

#151
Tematiche Filosofiche / Re:Libri di filosofia
09 Marzo 2020, 11:20:27 AM
Buongiorno, personalmente, fermo restando la nota inserita da Phil, per approcciarsi alla filosofia comincerei non con un manuale, ma con un testo filosofico.
Io mi sentirei di consigliare un dialogo di Platone, l'Apologia di Socrate o il Simposio.

#152
<< ragazze e ragazzi trovate che sugli ultimi temi emersi sia opportuno aprire un nuovo topic? >>
#153
Citazione di: Eutidemo il 05 Marzo 2020, 07:14:21 AM
Ciao Lou.
Secondo me, invece, dire che : "il non essere è essere ciò che non è più", equivale semplicemente a dire che "il non essere non è"; ed infatti,  "essere ciò che non è più", equivale semplicemente a "non essere", in quanto quel "più" non cambia niente.
A parte questo, come già ho scritto, è vero che se l'<<essere>> "divenisse" diventerebbe <<non essere>>; ed infatti questo non può accadere e non accade.
Ciò che "diviene" a mio parere, non è l'<<essere assoluto>> (cioè il minimo comun denominatore di tutte le cose), bensì le sue <<manifestazioni>> fenomeniche...cioè l'<<esistere relativo>> delle singole cose.
L'essere dello schermo, non cambia col mutare delle immagini proiettate su di esso...che prima sono una e poi un'altra.
L'autoreferenzialità nel linguaggio e valida solo laddove non si scada in sofismi di tipo nominalistico, che confondano la semantica con l'"ontologia".
Un saluto!
(grassettato mio.)
Tutto ciò che appare (che si manifesta) sicuramente è, ma se l'apparire è tutto, l'essere è niente. Mettiamola così.
#154
Citazione di: Eutidemo il 03 Marzo 2020, 12:18:03 PM

Al riguardo, invero, in NOTA Hegel scrive: "Quando si volesse riguardar come più esatto di contrapporre all'essere il non essere, invece che il nulla, non vi sarebbe niente da dire in contrario, quanto al risultato, poiché nel non essere è contenuto il riferimento all'essere; il non essere è tutti e due, l'essere e la sua negazione, espressi in uno, il nulla, com'è nel divenire."
Ammetto che si tratta di un ragionamento molto "sottile", che, però, non mi convince per niente.
Ed invero, a mio avviso (a parte che "con le chiacchiere"), non si può in alcun modo contrapporre "razionalmente"  il "non essere" all'"essere"; e, questo,  per il semplice fatto che il "non essere" -per definizione- <<NON E'>>; e, quindi, ciò che <<NON E'>> non "è" contrapponibile a niente, proprio perchè non sta da nessuna parte!

***
Quanto al fatto che:"Il non essere è tutti e due, l'essere e la sua negazione, espressi in uno", anche in questo caso, secondo me, si è sempre in presenza di un mero artifizio verbale; perchè il "non" azzera ciò che segue nel resto della proposizione.
Sarebbe come dire che :"Il non essere vivo, è tutti e due, l'essere vivo e la sua negazione, espressi in uno"; cioè, "essere vivo ed essere morto allo stesso tempo!".
Il che, a mio avviso, costituisce palesemente un controsenso.

secondo me non è un mero artifizio, in Hegel: il non essere è essere ciò che non è più. Mi pare che in prospettiva diveniente (come in Hegel e già Parmenide aveva avvertito che se l'essere divenisse diventerebbe non essere ) è logico che siano entrambi espressi in uno.
#155
Tematiche Filosofiche / Re:Sileno
29 Febbraio 2020, 15:35:26 PM
Citazione di: paul11 il 29 Febbraio 2020, 00:57:49 AM
Ciao Lou,


sono ancora d'accordo sull'analisi in generale che fai di Nietzsche.
Inserirei delle considerazioni, riflessioni.
Nietzsche ha già  una sua posizione ancor prima della  " La nascita della tragedia ....".
Mi interesserebbe capire come matura il suo pensiero e non scarterei le sue vicende famigliari, protestanti praticanti e laureato in teologia(come Heidegger) e filologia. E' come se avesse rifiutato il tutto per andare nel contrario.
C'è spesso  una profonda  amarezza vissuta dietro un  profondo scandagliare umano.
In lui la condizione umana, la tragedia, assume un paradigma metafisico, il pathos estetico sostituisce l'ontologia, il pessimismo di Schopenhauer e l'arte di Wagner(poi ripudiati) e il divenire eracliteo sono risaltati già in queste sue prime opere.
Nel nostro tempo il teatro è visto come spettacolo che può più o meno coinvolgerci e i nostri giudizi spesso sono concettuali; la tragedia greca nei tempi antichi, pur essendo rappresentazione, è vissuto evocativo, è empatico, istintivo/pulsionale. L'arte tragica greca è la perfetta sintesi fra la volontà dionisiaca e la rappresentazione apollinea.
Omero è tacciato come ingenuo illuso, sono accettati i miti che prefigurano la lotta umana contro il divino, come sottoposizione crudele nel Prometeo, Oreste, Edipo. C'è già un  pre-giudizio che sarà posto nell'opera successiva "La filosofia nell'epoca tragica dei Greci".


Legge Schopenhauer per la prima volta nel '65, ne coglie subito l'enorme portata, come rivela in una lettera ad un suo collega: «da quando Schopenhauer ci ha tolto dagli occhi le bende dell'ottimismo, lo sguardo si è fatto più acuto. La vita è più interessante, sebbene più brutta».

Ciao Paul, per quanto riguarda il punto che sollevi in merito a quanto la biografia di un pensatore ne influenzi un pensiero, è certamente un aspetto che meriterebbe un topic a sè. Da parte mia non so quanto il chi pensante posso determinare e in quale misura il modo e il cosa del pensare, tuttavia, faccio un esempio seguendo il tuo spunto: è sicuro che Dioniso è associato all'udito, al suono alla musica e Apollo ala vista, alle visive, alla luce. Ora potremmo dire che i problemi alla vista di Nietzsche possono aver influenzato il suo prediligere le arti sonore alle arti visive? La musica sulla pittura? Il ruolo e il fascino che il suono gioca attraverso gli scritti di Nietzsche e le arti ad esso associate sono preponderanti rispetti agli spazi riservati alle arti visive. Dal mio punto di vista su ste cose traballo, la trovo una prospettiva intrigante, ma non sono ancora riuscita a decidermi su quale misura le premesse corporee, il carattere e le vicende personali possano infuire sul "pensato". Riconosco che lo possano fare sullo stile complessiovo di un pensiero, ma solo elevando lo stile e la forma a sostanza troverei questi aspetti determinanti. In un certo qual modo nutro l'idea secondo cui i pensati e il pensiero  siano in larga misura indipendenti dal pensante.


Citazione[/size]
Dal mio punto di vista.
[/size]Ma perché mai il pensiero è sofferenza, la consapevolezza il mezzo per aumentare la sofferenza?Questo non capisco . Come se la ragione fosse un torto all'uomo posto dalla natura, se non si vuol più porlo alla teodicea divina. L'attimo animale è la dimenticanza, non c'è passato  o futuro.Meglio animali che umani?  Mi pare netta la dicotomia culturale sul perché della ragione umana.
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Comprendo, ma a mio parere, dire che con Socrate, che ovviamente è il primo grande gigante contro cui si confronta Nietzsche, si attua il primo grande tradimento dello spirito greco eroico nel suo pessimismo non è un rifiuto della figura dell' "uomo teoretico" in quanto tale, ma è un richiamo a come totalizzare nel teoretico, dimenticando la saggezza instintiva, creativa, emotiva, passionale, che è una delle posture esistenziali da cui si sprigiona pur l'arte,  l'umano è trasfigurato in altro dall'animale uomo. E' questa dimenticanza che non ci può far essere uomini e acquisire consapevolezza. Io credo che quando scrisse che "poi arriverà un medico...", beh certo Freud e la psicanalisi, l'inconscio, l'enigma uomo ecco sono prefigurati in certa misura da aspetti che sono messi in luce negli scritti nietzschiani. Ovviamente dal mio punto di vista.

#156
Tematiche Filosofiche / Re:Sileno
28 Febbraio 2020, 16:30:58 PM
@paul
Come te propongo alcune considerazioni ulteriori rispetto alle tue, augurandomi che possa integrare e sviluppare quanto da me prima scritto e la prospettiva che hai messo in campo.
Da un punto di vista prettamente filosofico direi che il substrato da cui muove l'appellarsi alla sentenza del sapienza silena, ha una precisa valenza teoretica ed é una mossa, oltre che rilevante per la fondazione delle categorie estetiche di apollineo e dionisiaco, che nella architettura del pensiero nietzschiano mostra in nuce gli aspetti che ne seguiranno in merito ai suoi sviluppi.
L'attingere al tragico potrebbe essere affine a una visione enigmatica e, direi, eraclitea: luogo di passaggio e snodo necessario tra la sapienza proto-logica del mito e della poesia alla philosofia propriamente detta che a partire da Socrate e Platone prenderà quei contorni sostanziali di episteme, una ricerca estranea alla tragedia e al mito, sebbene ne erediti in parte tratti di continuità.
Il distico eracliteo "immortali mortali, mortali immortali, viventi la loro morte e morienti la loro vita", oltre a rappresentare il topos entro cui la poesia occidentale muove le sue corde e rielaborare la sapienzialità a cui hai invitato a riflessione,  mostra quella scissione dell'uno all'interno di sè, quel dissidio che in fondo è vita. Che il saggio Sileno personifica, con la grazia sublime dell'uomo/animale e cultura/natura che gli son propri. Ma il sublime è orrendo e "inattuale" e tutti i passi che ci paiano esser mossi allontanandoci dal precipizio del dissidio che anima la vita, ecco che con con il Sileno, Eraclito, Nietzsche si gira il volto e quel precipizio è sempre lì, non ci siamo mai mossi, noi siamo sull'orlo ed è da quello sguardo solitario, di cui solo le bestie, il dio e...i filosofi, suggerì Nietzsche al peripateta, che l'enigma non è sciolto.

"La verità è brutta, abbiamo l'arte per non perire a causa della verità".
#157
Tematiche Filosofiche / Re:Sileno
28 Febbraio 2020, 10:21:14 AM
Citazione di: Ipazia il 28 Febbraio 2020, 07:09:36 AM
Qual'é la chiave di lettura  volta di Nietzsche ?
Occorrerebbe capire l'economia interpretativa entro cui si muove Nietzsche e la proposta delle categorie interpretative del dionisiaco e dell'apollineo per la comprensione delle radici entro cui si articola la visione e il suono greco del mondo. La sentenza sapiente e la simbologia del Sileno giocano un ruolo importante nella visione e nell'approfondimento inedito della "grecità" proposta dal filosofo. Dopo di lui è la svolta: impossibile pensare alla grecità come solo simbolo di cultura luminosa, dove l'armonia e la bellezza regnano sovrane e permeano il tutto. La luminosità apollinea degli dei olimpici è la risposta alla profonda, vera e reale  vena tragica e dolorosa dell'esistenza che sottende il pensiero e la cultura greca. Una risposta che è apparenza, sogno, illusione a una lacerazione originaria. E' su queste premesse e questo geniale ("saggi per profondità") equilibrio che dirà infatti " Apollo non poteva vivere senza Dioniso".
#158
Citazione di: iano il 23 Febbraio 2020, 01:10:53 AM
Rispettare la diversità è una bella teoria , che però acquista senso solo , non quando viene messa in pratica , ma quando diventa pratica.
Perché è questo modo che spesso diamo per scontato , ma non lo è.
È da qui nasce forse il buonismo.
È ingenuo pensare che non possa essere conflittuale questo modo.
E siccome è conflittuale , nessuno , tranne forse i filosofi , lo cercano.
Però prima o poi capita a tutti di trovarlo.
Di trovarsi in situazioni difficili , più che di mettercisi , e dalle quali occorre trovare il modo di uscirne fuori.
Sono quelle situazioni in cui si tira fuori quell'umanita che non si sapeva di avere.
E quando succede...che soddisfazione , sempre che se ne esca fuori.
Allora ci si sente umanità e non uomini soli.
Per rispettare la diversità occorre imparare a rispettare l'unicità: Ogni individuo è unico e insostituibile rispetto all'altro e viceversa. Tra gli uomini c'è variabilità, differenza, non identità. perciò trovo molto importante salvaguardare il principio di uguaglianza, il solo che può garantire il rispetto per le nostre unicità e differenze. Siamo sempre l'altro, l'uno per l'altro. In questo siamo tutti uguali.
#159
@paul
L' uomo appartiene alla natura.
#160
Citazione di: Sariputra il 18 Febbraio 2020, 09:33:12 AM
Se non c'è più condivisione della realtà, viene a mancare ogni senso per una verità che non sia  menzogna. Se ognuno afferma il proprio, personale potere davanti alla realtà, ognuno di noi diventa messaggero di menzogne.
Il potere e l'autonomia sono assicurati, ma in cambio i fatti reali perdono ogni significato. Non mi scuotono . Sono 'anestetizzato' dalla mia stessa menzogna. L'ingiustizia non è più "vera": la si può sempre negare...
Negando 'verità' ai fatti perde forza il pensare stesso, visto che è l'esperienza il suo carburante...
Ecco allora che appare l'intellettuale moderno che dice:" I fatti non mi toccano più di tanto perché, siano veri o no, li posso sempre negare"...
E infatti noi neghiamo sempre che le cose , i fatti,  gli eventi siano "veri". Concediamo "verità" solo agli eventi naturali, visto che la natura posso manipolarla per mio tornaconto...
Così la nostra autonomia lavora per 'respingere' l'altro da me, per non avere più una scomoda 'verità' da condividere . Infatti la verità presuppone sempre di essere condivisa. E' il trionfo dell'individualismo moderno...la chiusura in me stesso e nella mia autonomia. Posso sempre negare che il mio chiudermi a riccio sia un 'male'...
La menzogna è più profonda quando si mente a se stessi che non agli altri...
Un teorema logico-matematico non può definire la 'verità di...', ma solo la propria coerenza formale.
Se, con il linguaggio, chiamo l'ingiustizia 'anyaay' o 'injustice', cambia il fatto in sè? Non c'è la stessa quantita di sofferenza in chi la subisce? La 'verità' è sempre un fatto...Infatti "di quel fatto" noi diciamo se è vero o falso...
Per una teoria corrispondentista la verità ritengo essa possa intercorrere tra la corrispondenza tra fatto e detto, non sta nè da uno nè dall'altro dei termini, o meglio appartiene alla loro relazione. Senza relazione non potrei attribuire alcun valore di verità a una proposizione. Detto questo la teoria corrispondentista è opinabile.
#161
Tematiche Filosofiche / Re:Una bellissima domanda.
14 Gennaio 2020, 18:07:49 PM
Citazione di: viator il 14 Gennaio 2020, 12:57:54 PM
Salve. L'estetica affonda sempre le proprie radici nelle opere della natura. Non importa se tali radici, nelle loro contorsioni alla ricerca di nutrimento, passino anche attraverso gli strati dell'umano, dell' "arte", delle "armonie convenzionali od artificiali".

E tutto ciò che la natura contiene ed esprime, inclusa bellezza, armonia ed estetica (i quali sono concetti di invenzione umana !) risponde solamente alla sua "necessità" di esistere, ciòè ad una UTILITA' per sè nel suo insieme e per tutte le sue componenti.

Tutto ciò che noi troviamo bello, per noi lo è in quanto PERCEPIAMO (senza necessariamente CAPIRLO) la sua UTILITA'.

Più superficiale sarà l'analisi estetica, più inverosimile apparirà la conclusione di cui sopra. Approfondendo, apparirà l'inverso. Saluti.
L'utilitá anch'essa è categoria umana, a dirla tutta, non trovi?
#162
Tematiche Filosofiche / Re:Una bellissima domanda.
14 Gennaio 2020, 18:05:54 PM
Citazione di: davintro il 14 Gennaio 2020, 17:42:12 PM
l'utilità è una categoria relazionale, una cosa è utile in relazione a qualcos'altro che invece ha il proprio valore positivo, la propria ragion d'essere oggetto di godimento in se stesso, e mi pare del tutto evidente che ciò che ha nella sua immanenza il suo valore produca in noi un godimento maggiore rispetto al godimento prodotto da qualcosa il cui valore è solo relativo, in funzione del conseguimento e fruizione di altri oggetti. E questa è la ragione per cui riconosciamo l'utilità di oggetti senza che ciò vincoli ad attribuirne un carattere estetico. Se mi reco a visitare le bellezze di Roma e prendo il treno, riconoscerò l'utilità del treno in funzione del raggiungere le bellezze romane e poterne godere, ma non per questo il treno mi apparirà "bello" di per sé (a meno di non associare, tramite un atto di immaginazione anticipatrice l'immagine del treno al pensiero delle bellezze che il treno mi consentirà di poter visitare, ma in questo caso il godimento che ne deriva non sarebbe prodotto dalla percezione del treno in sé, ma  solo dal fine a cui la sua utilità è subordinata)
Sono in completo accordo, davintro. Non trovo alcunchè di superficiale nel riconoscere un appagamento fine a sè stesso svincolato dal concetto di utile. Sebbene come giustamente noti occorrerebbe chiarire a livello filosofico il concetto di utile di cui stiamo discorrendo: come ne hai tratteggiato i termini ( grazie ) ritengo che una componente del tutto svincolata dall'utilità, per come l'hai delineata insista e sussista.
#163
Tematiche Filosofiche / Re:Una bellissima domanda.
14 Gennaio 2020, 12:31:43 PM
Citazione di: iano il 13 Gennaio 2020, 23:44:56 PM
Citazione di: Lou il 10 Gennaio 2020, 15:25:47 PM
Uno scienziato che mi è venuto in mente che si interessò di questo vasto e bell'argomento che introduci iano è Poincarè, di cui cito un estratto:

"Lo scienziato non studia la natura perché sia utile farlo. La studia perché ne ricava piacere; e ne ricava piacere perché è bella. Se la natura non fosse bella, non varrebbe la pena conoscerla, e la vita non sarebbe degna di essere vissuta. Ovviamente, non mi riferisco alla bellezza che colpisce i sensi, alla bellezza delle qualità e delle apparenze. Non la disprezzo affatto, ma non ha niente a che fare con la scienza. Intendo riferirmi a quell'intima bellezza che deriva dall'ordine armonioso delle parti e che può essere colta da un'intelligenza pura. (...) Proprio perché la semplicità e la vastità sono entrambe belle noi cerchiamo di preferenza fatti semplici e fatti vasti; e ne traiamo piacere, ora dal seguire il corso immenso delle stelle, ora dall'osservare con un microscopio quella prodigiosa piccolezza che è anche una vastità, e ora nel ricercare nelle ere geologiche quei segni del passato che ci attraggono per la loro lontananza."
Mi pare che nello scritto del grande  Poincaré qui vi sia un po' di superficialità.
Studia la natura perché gli da' piacere e gli da piacere perché è bella ... e tutto ciò è utile per pura coincidenza.
Troppo bello per essere vero.😁
Ma è il senso estetico che si dimostra utile nei fatti , e che , pur agendo indirettamente ( non sembra puntare alcun obiettivo ) non sembra però girare a vuoto come appare a prima vista.
E sopratutto non c'è bisogno di una intelligenza pura in generale.
Il senso estetico in verità cresce nell'esercizio e come il gatto si allena a cacciare topi giocando coi gomitoli.
Per come l'ho compreso, Poincarè rimarca il lato autoappagante del senso estetico: una componente del tutto sganciata dall'effettiva utilità e dalle ricadute e impieghi pratici dello stesso. E, a mio modesto parere, questa componente, chiamiamola, di "inutilità", ma di puro appagamento di questo senso, nella ricerca e nella scoperta esiste.
#164
Tematiche Filosofiche / Re:Una bellissima domanda.
13 Gennaio 2020, 20:49:32 PM
Il punto, davintro, rispetto a quel che scrivi:la rottura tra etica ed d'estica, detta in parole povere - bello e buono - non annichilisce gli ambiti,  in trovi lì rimodelli nella loro relazione. Relazione che non viene meno, bello/ buono/ vero non è rivatubile in termini di relazione? Per rivalutarla io ritengo abbia da essere aprioristicamente posta.
#165
Tematiche Filosofiche / Re:Una bellissima domanda.
13 Gennaio 2020, 17:40:11 PM
Sono molto in accordo con Ipazia, il senso estetico è connaturato ed  è sviluppato al e dal mondo animale in generale, "facoltá"  agente senza la quale, in misura inconscia e conscia, difficilmente le grandi opere artistiche e gli eleganti modelli scientifici avrebbero potuto essere ideati, per ciò che concerne l'animale uomo, in particolare. Trovo che il senso estetico giochi un ruolo fondamentale nella modellizzazione dell'universo, che l'eleganza è costantemente ricercata, in certa misura scoperta, in altra creata, o una simbiosi tra le due componenti, sia in una formula che in un battere di scalpello dello sculture, in una parola poetica e, sussurro, nel filosofare. Anche nella mia citazione che in firma, in fondo, non si fa che affermare un giudizio estetico sulla verità, sebbene nella sua rottura con la bellezza - il senso estetico gioca in ogni caso il suo ruolo.