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Messaggi - Sariputra

#1501
Citazione di: Angelo Cannata il 30 Novembre 2016, 00:08:51 AM
Citazione di: Sariputra il 29 Novembre 2016, 15:34:16 PM...l'essere umano costituisce un'anomalia in natura... ... Ritengo che, come si rigetta il dogmatismo religioso, va rigettato anche il dogmatismo scientifico
Sono perfettamente d'accordo con te sul rigettare ogni dogmatismo. Quando do importanza alla visione, diciamo, "omogeneizzante" della scienza, non è perché io la ritenga vera in assoluto, ma soltanto perché si fa rispettare, e per me il massimo di rispettabilità consiste nella massima disponibilità a farsi criticare; io vedo che la scienza mi invita in continuazione a criticarla, a provare a contrapporre prospettive diverse, fare ricerche per vedere se le cose stiano diversamente da come finora ci sembrano; tutto questo mi fa vedere la scienza come un interlocutore con cui cercare di mantenere un dialogo privilegiato. Detto questo, mi sembra di vedere una contraddizione in ciò che hai scritto: dopo aver detto che vuoi rigettare ogni dogma, mi sembra che però ne introduci di soppiatto uno che da sempre è stato accarezzato dalle visioni tradizionali: considerare noi stessi speciali; è facile trovare argomenti, come quelli che tu hai indicato, per mostrare le specialità degli esseri umani, ma è altrettanto facile demolirli uno per uno: il metodo che hai usato tu può essere applicato a qualsiasi animale, dimostrando che esso è assolutamente eccezionale in natura, ancora più eccezionale dell'uomo. Consideriamo, tanto per fare un esempio, un ragno: chi altri in natura sa costruire una rete che per tutti è una trappola, mentre lui vi cammina tranquillamente? L'uomo sa fare una rete come la sua? No. Allora l'animale più speciale di tutti è il ragno. O forse no. Consideriamo una lucertola. L'uomo sa fare le cose che fa una lucertola? No, e neanche gli altri animali. Allora l'essere più speciale del mondo è la lucertola. Come vedi, questo è un metodo poco onesto nel fare confronti, che da quando il mondo esiste l'uomo ha sempre cercato di utilizzare per affermare un suo potere, cercando di impostare il discorso sulle qualità in cui lui si sente più forte. Così, se io sono un tipo muscoloso, da culturismo, cercherò di portare sempre il discorso sull'importanza della forza fisica, e così far vedere che io sono superiore a tutti, in tutto, perché la cosa più eccezionale che esiste al mondo è la forza fisica. Una volta smascherato questo metodo, non è difficile smontare qualsiasi millantata nostra superiorità.

Dove hai letto che io avrei scritto che l'uomo è superiore? Ho scritto che è un'anomalia, non che è superiore e ne ho motivato le ragioni. Tu vedi il potere da ogni parte e in ogni interlocutore, anche quando questi non ha la minima intenzione di stabilire un'autorità o di reiterare autorità che definisci "tradizionali". Sei sicuro di non avere qualche problema con il concetto di "autorità"? Qualcosa di personale ?
Certo che ogni essere e specie è unico ed eccezionale, ma nessuna specie è simile all'uomo e questo ne evidenzia l'anomalia per il carattere cosciente del proprio destino che possiede l'uomo e per la forma del proprio linguaggio, strutturato ben oltre le possibilità di alcun'altra specie vivente conosciuta sul pianeta Terra. Questo non la fa superiore o inferiore, solo diverso. Aggiungo anche che questo comporta un'extra di responsabilità per l'essere umano e non un pretesto, come ha sempre fatto, partendo dalla concezione di superiorità sull'animale stabilita dalla filosofia occidentale, per la crudeltà e lo sfruttamento verso gli altri esseri senzienti.
Io non ho stabilito alcun dogma di soppiatto, anzi rifiuto qualsiasi tipo di visione dogmatica, sia essa religiosa o scientifica, e non mi interessa minimamente quale sia più aperta o meno alla critica, in quanto , non riconoscendo alcuna autorità o dogma assoluto, mi sento assolutamento libero di criticarle entrambe ( o di apprezzarle quando il caso...).  :)

P.S. Non riesco a capire dove il mio post abbia fatto confronti in modo "poco onesto"...rileggitelo bene!
#1502
Citazione di: Angelo Cannata il 29 Novembre 2016, 13:57:12 PM
Citazione di: Apeiron il 29 Novembre 2016, 13:26:58 PMQuindi secondo te in sostanza il "bene" e il "male" sono concetti relativi, soggettivi ecc. Quindi ad esempio il Joker di Batman ha una sua moralità e d'altronde non puoi nemmeno condannare le sue azioni. E allo stesso modo hai ad esempio Batman che combatte contro di Joker e secondo te è pura illusione che uno sia contro l'altro, visto che dopotutto la moralità di Joker ha lo stesso valore di quella di Batman. Inoltre non mi sembra per nulla vero che un uomo completamente libero sia questo grande esempio di moralità. A mio giudizio il relativismo morale denota anche pigrizia intellettuale. Mi sembra tanto assurdo quanto lo è il relativista in campo scientifico secondo cui tutte le teorie sono equivalenti. Poi eh sarò bigotto 8) D'altronde se "bene" e "male" sono solamente illusioni a che serve un percorso spirituale?
In natura è esattamente così: ci sono animali che barano, cambiano le carte in tavola, rubano, sono disonesti, ma non li puoi accusare di nulla: sono meccanismi. Noi facciamo parte di questo regno animale, di questa natura, in cui la disonestà, la slealtà, l'assenza di etica sono esistite già prima della comparsa dell'uomo. Prendi ad esempio il cuculo, che fa le uova nel nido di altri uccelli; appena usciti dall'uovo, i suoi piccoli, nonostante i loro occhi siano ancora incapaci di aprirsi, riescono, per puro istinto, a darsi da fare per buttare fuori dal nido le uova dell'uccello che aveva costruito il nido per sé; addirittura riescono a farsi precedenza nel farsi nutrire dall'uccello padrone originario del nido. Oppure pensa agli animali che si mimetizzano, cioè cercano di sembrare qualche altra cosa, quindi di ingannare, per attaccare di sorpresa gli sprovveduti che si avventurano da quelle parti. Da questo punto di vista scientifico, il tuo sforzo di individuare un'etica si potrebbe perfino interpretare nient'altro che come un tentativo di fregare altre persone facendo loro credere che esiste tale etica e quindi inducendole a sottomettersi a tale etica. Tu ovviamente, essendo colui che l'ha individuata, e quindi conoscendone meglio di altri i meccanismi, ti troveresti in posizione privilegiata per gestire tale etica a tuo favore. In altre parole, tu vuoi individuare un'etica per porre delle briglie, dei freni, dei controlli al comportamento delle altre persone. Il tutto in buona fede da parte tua, cioè con meccanismi di potere che agiscono in te senza che tu te ne accorga. Sto dicendo queste cose non come accusa personale contro di te, ma ponendomi dal punto di vista di uno scienziato, che cerca di considerare ogni cosa in modo "freddo", cercando di evidenziare i meccanismi che essa favorisce. A mio parere, proprio in un contesto come questo, scientificamente disincantato, un percorso spirituale ha senso come tentativo umano di portare avanti le capacità del nostro DNA, esplorando tutte le possibilità che ci appaiono più arricchenti e più predisposte ad ulteriori crescite e progressi. Spiritualità quindi non per il bene, ma per arricchirci di possibilità di sempre ulteriore arricchimento, che apra vie per altre possibilità ancora.

Facciamo parte del mondo naturale,ma nello stesso tempo non ne facciamo parte. L'essere umano è un animale disadattato  al mondo, ossia ha bisogno di strutturare un linguaggio simbolico  e proiettare la sua esistenza sempre in avanti , nella consapevolezza, assente nell'animale dell'essere in divenire. Il logos , ossia come parola-discorso, è una capacità prettamente umana che non si ravvisa in nessun altro essere vivente. La facoltà di produrre suoni articolati e organizzarli secondo una grammatica generativa e ricorsiva è propria soltanto dell'uomo. Per questo motivo , l'essere umano costituisce un'anomalia in natura, in quanto portatore di una costituzione organica carente e deficitaria che, come dimostrato dall'antropologia elementare di Gehlen, lo costringe ad elaborare una visione simbolica del mondo., che per lui si presenta come un infinito campo di sorprese, foggiato ad hoc e tale che i suoi istinti vi siano ancorati. L'essere umano ha bisogno del linguaggio per vivere in questo mondo perché ha bisogno di costruirsi una visione "panoramica" delle cose, un universo simbolico in cui la parte rimanda al tutto, l'indizio rimanda al totale, perchè i suoi istinti non sono sufficientemente forti e sviluppati per permettergli di vivere liberamente in natura come fanno invece tutti gli altri esseri viventi ( mi sono basato sull'impostazione data da A.Gehlen al problema della differenziazione tra l'uomo e l'animale, ma ovviamente esistono altre teorie antropologiche...). Questo solo per dire che l'assunto dell'uomo come semplice parte della natura è ancora un dogmatismo indimostrabile...un'opinione speculativa ( ditthi).
Ritengo che, come si rigetta il dogmatismo religioso, va rigettato anche il dogmatismo scientifico, perché anche in questo si può incorrere, nel tempo, a spiacevoli inconvenienti interpretativi della realtà che adesso troviamo ridicoli in campo religioso. Nessuno può assicurarci che molte posizioni scientifiche che diamo per scontate, appunto come dei veri e propri dogmi, non saranno oggetto di pubblico ludibrio tra ...100anni!  ;D
Allo stesso modo, come enormi danni possono essere fatti da un'etica dogmatica religiosa, come forza di potere, così anche assunzioni dogmatiche di teorie provvisorie scientifiche possono causare danno ed essere forme di potere e di pesante condizionamente autoritario.

Data la natura antidogmatica della scienza, il dogmatismo che talora pervade scuole e settori scientifici resta fondamentalmente un corpo estraneo. Non dipende dalla scienza ma dalle debolezze umane degli scienziati. Prima o poi, è l'attività scientifica stessa, nel suo procedere, a sviluppare gli anticorpi e a sconfiggere il dogmatismo: nuove evidenze sperimentali fanno vacillare le antiche convinzioni, il paradigma prima dominante viene abbandonato o, più spesso, riadattato alla luce delle nuove scoperte. Accade anche, talvolta, che l'eretico di ieri cessi di essere considerato tale, che le sue ricerche, un tempo eterodosse, vengano rivalutate e riprese. La spinta all'irrigidimento dogmatico, a erigere barriere intorno alla teoria di successo dominante, è incessante. Ma è forte anche, e alla lunga più forte, la spinta ad abbattere le barriere. Di solito, nelle questioni di scienza, il tempo è galantuomo.
( in "Neo-dogmatici. Quando gli scienziati non ammettono errori" di A. Panebianco)
#1503
Citazione di: InVerno il 28 Novembre 2016, 12:38:34 PM Vorreste sapere da che cosa dipende la comparsa di spiriti falsi nel mondo, spiriti che hanno ingannato se stessi e gli altri con un falso fuoco e falsa luce, avanzando pretese sull'informazione, sull'illuminazione e le aperture della vita divina, pretedendo in particolare di operar miracoli per straordinaria vocazione divina? La risposta è questa: essi si sono volti a Dio senza volgersi via da se stessi, pretendevano di vivere in Dio prima di morire della loro natura. Orbene, la religione nelle mani dell'io singolo o della natura corrotta, serve solo a scoprire vizi di un genere peggiore di quelli che si trovano nella natura lasciata a se stessa. Di qui nascono tutte le sfrenate passioni degli uomini religiosi, che bruciano di una fiamma peggiore di quella di cui ardono le passioni suscitate da mere questioni mondane. Superbia, esaltazione dell'io, odio e persecuzione sotto il manto dello zelo religioso, santificheranno azioni che la natura lasciata a se stessa, si vergognerebbe di confessare." William Law

Questo passo di W. Law, che non conosco ma mi sembra di ricordare faccia parte della corrente mistica  anglicana, sembra riportarci all' esser degno di Hadrat. L'uomo si rivolge alla religione, ai suoi segni, ai suoi simboli e pretende di conoscere senza prima conoscere se stesso e le proprie inclinazioni. Si mette ad adorare il cartello segnaletico e non comprende la funzione del cartello stesso. Di più...pretende di esercitare un'autorità sugli altri viandanti per il semplice fatto che si definisce "il custode" del cartello. Sentirsi padroni e sentinelle del cartello ingigantisce proprio quell'io egoico che si dovrebbe abbandonare per proseguire nel viaggio verso la meta. Da qui poi sorgono tutti i vizi e le malvagità della "natura lasciata a se stessa" di cui parla Law ( mancanza di controllo della propria brama...).
Mi sembra proprio questo lo spartiacque tra il nobile e l'essere pseudo-reale ( essere non padrone di se stesso ma vittima di se stesso). il nobile sa che il cartello indica la Via, ma non è la Via; l'essere pseudo-reale non comprende ( non vuole sapere...) che si tratta solo di un'indicazione, si appropria del cartello e lo ridipinge pensando sia il modo migliore di preservarlo, di custodirlo. L'uomo essenziale però procede indifferentemente dal cartello segnaletico stesso, in quanto è la sua propria natura l'andare avanti, sempre avanti perché, come dice Hadrat, sa armonizzare tutto ciò che serve per procedere nel cammino intrapreso. Al massimo getta uno sguardo al cartello passandoci accanto, giusto per avere conferma che sta avanzando nella giusta direzione, ma non dipende da questo ( forse gli scappa pure un sorriso vedendolo ridipinto...con la scritta "Non andate oltre"). I cartelli diventano utili, a mio parere, solo quando un abile nobile stesso, passando sul luogo, si occupa di rimetterli nella giusta posizione, ben sapendo che in fondo sono solo vestigia di antichi e gloriosi nobili passati su quella via.
Sembra una visione elitaria della spiritualità, ma  diventa elitaria non perché esistano essere "superiori" ad altri, ma perché moltitudini di esseri si abbassano, si rendono schiavi delle proprie passioni e delle proprie avversioni, si rendono "inferiori" spiritualmente con la propria volontà di esserlo, rendendosi , di fatto, incapaci di generare quell'armonia necessaria e quell'occhio disincantato  sulla pseudo-realtà delle cose , ma incantato nel vederle nella luce ( con la luce) dell'essenzialità. La strada è stretta perché stretto è il varco tra le nostre inclinazioni...

O cuore! Fino a quando, in questa prigione di inganni,
Puoi distinguere la differenza tra Questo e Quello,
Distaccati per un momento dal Pozzo della Tirannia;
Stanne al di fuori.
                          Jalaludin Rumi
#1504
Inverno scrive:
le periferie "dello spirito" da tempo sono lande desolate di cui nessuno o pochi si interessano, lasciando i barbari scorrazzare alle porte.

Sono così desolate che si posson percorrere mille miglia senza incontrar nessuno. Sono luoghi inospitali e desertici, pieni di sabbia del deserto che offusca la vista. Forse ci si può imbattere nelle tombe  di antichi marabut, o in quella abbandonata di Charles De Foucauld ( in questi giorni ricorrono i cento anni dal suo assassinio) dalle parti di Tamanrasset...
Forse si intravedono ancora le vestigia di antichi nobili coperte dalla sabbia...allora bisogna procedere più lesti, prima che cali la notte, la gelida notte del deserto...del deserto della nostra anima.
Sì...il vero Daoismo è morto con quei nobili che l'hanno vissuto, che mai hanno desiderato che si costruissero altari sulle loro ossa, che mai sognarono di esser adorati da qualcuno. L'autenticità resiste al tempo? Il falso è sicuramente resiliente, il falso sa insegnare meravigliosi canti. Ma...dopo duemila e trecento anni Sari, Phil, InVerno, e altri si interrogano ancora, frustano l'asino per arrivare all'oasi prima che calino le tenebre. Non c'è alcuna oasi? Allora copriremo gli occhi e la bocca dell'asino e la nostra maschera ci proteggerà per andare ancora avanti...finché le forze ce lo consentiranno...fino al Gran Limite.

Quando Ciuang Tze fu per morire, i suoi discepoli intendevano fargli un gran funerale. Ciuang Tze disse. " Cielo e Terra saranno la mia bara e il suo coperchio; sole e luna, i miei tondi simboli di giada ( insegne della mia dignità); le stelle e costellazioni le mie perle e i miei gioielli; e tutto il creato vi assisterà. Non è un funerale completo ? Cosa potreste aggiungervi?"
I discepoli risposero: "Noi temiamo che i corvi e i nibbi mangino il nostro Maestro".
"Sopra, mi mangeranno corvi e nibbi" disse Ciuang tze, "sotto mi mangerebbero i grillitalpe e le formiche. Togliere agli uni per dare agli altri sarebbe mostrare parzialità".

Ciao dimenticato Charles...
#1505
Citazione di: Phil il 26 Novembre 2016, 21:27:24 PMQuanto può essere attuale, o meglio, attualizzata una prospettiva taoista oggi? E quanto è dissonante con la nostra matrice storico-culturale? Un'epistemologia del divenire, una conoscenza processuale senza Verità, una (non)azione priva di merito o peccato, una spiritualità "laicamente panteistica" senza riti e preghiere, una morte che non è convocazione in giudizio per premi o castighi, un "senso" tutto immanente alla via (dao) che si sceglie di percorrere, che non ha come fine ultimo illuminazione o beatitudine o altri traguardi da inseguire, ma semplicemente, umanamente, la vita stessa...


Come può essere attuale una via come acqua che scorre in un mondo dove si sono erette dighe, in ogni dove, all'umano sentire? Dove si è spezzettata, ritualizzata e ridicolizzata ogni inquietudine? In cui l'"ascesa al Monte Tabor" è solo un gesto sportivo? Man mano che le montagne hanno perso il loro terribile mistero che le abitava, il loro sacrum, l'uomo ha smarrito la sua naturale tensione all' infinito. Infinito come dimora dell'essenziale, del reale che si faceva finito sul  Picco dell'Avvoltoio o sul Sinai , sempre in alto , da trovare dopo solitudini d'ascese ( ascetismo) e smarrimenti della ragione. Sulle cime raggiunte l'uomo vero, il nobile, non disquisiva di finitudine umana  e infinità irraggiungibile, questo starnazzare di oche plebee, questo teorizzare senza fine ma, parafrasando William Blake:

"Se le porte della percezione fossero sgombrate, ogni cosa apparirebbe com'è, infinita."

E sgombro era l'occhio del nobile mentre ammirava il Vivente e se ne sentiva parte. Forse osservava la corsa a possedere cose sempre più grandi, consapevole che chi possiede una cosa grande non deve lasciar ridurre dalle cose se stesso a cosa. Stando in alto, sopra le cose, poteva trattare le cose da cose. Ma invece l'uomo pseudo-reale si china sulle cose, si abbassa sotto le cose stesse, si fa cosa tra le cose. Cosa si potrebbe dire di un simile uomo? Di un siffatto nobile? Forse solo che riposa su se stesso...L'insegnamento di un uomo così mi sembrerebbe paragonabile all'eco che segue il suono, all'ombra che segue il corpo. Compagno di tutto nel mondo, dimorando  di là dal mondo. La sua mente forse vagherebbe nell'immenso, andando ora al di là e poi tornando...
Un uomo simile apparterebbe alla comunità senza avere un io personale. Non avendo un io personale come potrebbe dire sua qualche cosa? Come potrebbe essere attuale un uomo che mira al Niente?
Fantasie? Sogni? Immaginazione? Cercar tracce del volo degli aironi nel cielo?...

La sapienza dell'arrivista non va oltre il far doni e scrivere memoriali estenuando il suo spirito in cose da nulla; eppure vorrebbe dominare il mondo. Non fa che errare nel mondo esterno; i ceppi della materia gli negano la conoscenza del Principio (essenziale). Il perfetto (l'uomo reale) volge il suo spirito all'eterno, e gode nel mistero del nulla ( del nulla che è tutto, oltre il mondo esterno): è come l'acqua che scorre senza forma; egli si espande nella Grande Purezza.
Ohimè per quello che voi fate! Che vi occupate a spaccare un capello e ve ne restate ignoranti del grande Riposo !  
                                              Ciung Ciou/ Ciuang Tze
#1506
Il filosofo B.Russell raccontò questa:
Tutti sanno la storia di quel padre che, bastonando il figlio, gli diceva: "Figlio mio, credimi, fa più male a me che a te". Al che il figlio rispose: "Allora, papà, perché non lasci che ti bastoni io?"

Sentita anche questa:

Il filosofo costruisce castelli in aria, il matto li abita e lo psicologo si fa pagare l'affitto.  ;D

W.Allen:

Ragazzo: Hmm... Bello quel quadro di Kline, vero?
ragazza: Sì, bello.
R. :A te...cosa dice?
Ragazza: Riafferma la negatività dell'universo. L'atroce solitudine e il vuoto dell'esistenza -il nulla- la condanna dell'uomo, costretto a vivere in una brulla eternità senza Dio, come una fiammella che vacilla in un immenso vuoto, senza nulla intorno che desolazione, orrore e degradazione...stretto in un'inutile, squallida camicia di forza in un cosmo tenebroso, assurdo.
Ragazzo: Cosa fai sabato sera?
Ragazza: Mi suicido.  :D


Wittgenstein affermò una volta che si sarebbe potuto scrivere un'opera filosofica valida composta interamente di battute spiritose ( senza essere faceta). Un'altra volta disse che un trattato filosofico avrebbe potuto contenere solamente delle domande, senza risposte.
#1507
Citazione di: InVerno il 25 Novembre 2016, 11:37:58 AMLe parole di Hadrat a mio avviso confermano questa idea di semplicità. Descrive la ritualità al pari di un suppellettile, impugnabile da mani giuste o sbagliate, ma strumentale a una forma di comprensione più intuitiva e caotica ed appunto semplice. Questo messaggio penso che abbia superato il logorio del tempo e per questo ti abbia sorpreso la sua attualità. La natura intuitiva e caotica, e semplice, dell'essenziale..Ma dagli ideali spesso si attinge, spesso degli ideali si diventa schiavi. Ed è vero che la meta può sembrare infinitamente lontano e tiranna, ma non è sempre questo il casoche giustifica il non raggiungimento. Non idealizzare la meta è sicuramente un vaccino prima di un bagno in una piscina veramente sporca, aumenta grandemente le possibilità di uscirne sani. Nulla ancora però mi convince, che il raggiungimento di uno qualsiasi tra gli infiniti equilibri interiori di cui siamo capaci, possa avere un nesso, con l'essenziale. Quali argomenti sensibili a sostegno? Solo arroganza.. di chi sa fare bei disegni, belle statue, bei libri...belle immagini, simboli, connessioni tra cose che... non esistono. Arte. Eppure quando parliamo di Dio, parliamo precisamente di un essenziale che trascende le nostre emotività, ma addirittura in molte culture, parliamo della sovrapposizione del nostro io con la matrice dell'universo.La cultura antropocentrica è logora, ed è l'unico argomento a sostegno di questo improbabile nesso, figlia peraltro di quella cultura dei segni dove i segni stessi rappresentavano l'essenziale e l'uomo allo stesso tempo (un errore di forma protratto nel tempo, si trasforma in cultura allo stesso modo di ogni altra cosa) I cattolici si sono fondamentalmente sbarazzati del problema attraverso l'autoimbarbarimento, la messa al bando degli gnostici. Ma per tutti gli altri? La premessa inziale rimane ancora da verificare, non dico empiricamente, ma in qualsiasi modo che non sia l'esperienza soggettiva di un "nobile". La parola di un "nobile", per definizione, non è universale. Un anarchico come me, che rifiuta di sfruttare l'autorità altrui per autoconvincersi delle proprie emozioni, che speranze avrebbe se quello fosse l'unico strumento? Nessuna giusto?

Forse dipende anche da che tipo di anarchia si cova nell'animo. Se l'anarchia crea uno spazio di libertà può  diventare positiva, essere creativa; se viceversa è il prodotto dell'avversione e dell'astio verso il "mondo" allora mi sembra che tenda a costruire barriere insormontabili. Noto che per te l'arte non è cosa importante...sicuramente meno della razionalità. Riprendendo però spunto da Hadrat ( l'arte sta nella giusta combinazione degli elementi ...) il "nobile" combina in modo artistico, ossia armonico, tutti gli elementi atti al raggiungimento dell'essenziale. Il nobile dispone di tutti gli stessi elementi di cui disponiamo noi, la differenza è data dal loro sapiente ( saggio) impiego...Con un banale paragone si potrebbe paragonare all'opera di un abile pittore. Tutti possono disporre di colori, pennelli, tela e acquaragia e tutti possono tentare di dipingere qualcosa, ma la loro incapacità di trovare la giusta combinazione di questi elementi impedisce la realizzazione di un'opera che abbia armonia. Tutta la persona concorre alla realizzazione di questo stato armonizzato, lo stato di "nobile", non solo la ragione, la cultura o gli stati d'animo passeggeri. Questo non ha una valenza di universalità ( l'organizzazione delle "verità" del nobile è sempre opera dei seguaci, di solito posteriore ad esso e dopo averlo ben mitizzato). Il nobile cerca l'essenziale per se stesso e non per imporre una nuova autorità sull'altro. Ne consegue che chi lo fa non è un nobile. L'uomo essenziale , con la sua vita, diventa però una spina di pesce conficcata nella gola del "plebeo". Come una spina che dà fastidio ad ogni boccone inghiottito, così la presenza del nobile dà fastidio ad ogni godimento del plebeo, ad ogni suo sano raziocinio, al suo nichilismo pratico. Alla fine il plebeo non sopporta più la sua presenza e tenta di ucciderlo, di levarselo di torno, di non sopportare più la sua serenità che dà fastidio alla propria inquietudine, al proprio desiderio continuo e inappagabile. Così, dopo la sua morte, si può finalmente adorare e cantare...la spina in gola è sparita. Ma pur negandola, la sua presenza che ci fa dubitare resta...un vero pensiero che ci molesta...è possibile che, anch'io?...Quella serenità, quel sorriso?...
Tutto quel che vive o ha vissuto il nobile è indimostrabile empiricamente. Lo abbiamo visto incamminarsi verso la vetta della montagna, su per quel ripido sentiero tra i boschi e poi...l'abbiamo perso di vista. Quando è tornato aveva un volto diverso ( un volto reale, non la maschera che portiamo...). Cosa aveva visto dalla cima? Se ne aveva voglia ne parlava, altre volte se ne stava in silenzio indifferente...aveva percorso una strada stretta, non per tutti, in cuor suo magari sapeva che pochi sarebbero stati in grado di percorrerla...poteva solo indicare dov'era posta la partenza...
Se però noi pensiamo che sia impossibile salire per quella strada e che sicuramente non ci porterà da nessuna parte, se anche fosse non vedremmo niente di nuovo dalla cima, in quanto l'uomo essenziale/reale mente,o ha scambiato lucciole per stelle, e che dopo tutto si sta così bene in pianura ( c'è "solo" la pianura...) mai troveremo la volontà di infilare la strada stretta. Avremo realizzato pienamente la nostra condizione di "plebei/pseudo-reali" dello spirito, a cui si confà una bella ritualità e un'altrettanto variopinta iconografia, dipinta sulla tela del nostro nichilismo.

Un falco reale si posò per un poco su un muro di alcune rovine abitate da gufi. I gufi ne ebbero paura. Egli disse: "Questo luogo può sembrarvi prospero, ma il mio posto è sul polso del re".
Alcuni dei gufi urlarono agli altri: "Non gli credete! E' un inganno per rubarci la casa!".
                                                                                    Jalaludin Rumi
#1508
Citazione di: Duc in altum! il 25 Novembre 2016, 10:48:19 AM** scritto da Apeiron:
CitazioneIl "salto della fede", la sapienza che dici tu forse non è intelligenza razionale ma tipo "intuizione" (ma non è di certo follia o un'intuizione delirante).
Delirio no, ma follia sì. Non esiste vero amore senza gesti folli. Quest'anno (senza voler offendere nessuno o fare critica ai gusti musicali di ognuno), dopo Mengoni e Il Volo, mi tocca accompagnare mia moglie al concerto di Tiziano Ferro, per mia nipote è "cool", per me, prima che m'innamorassi, follia pura, da ricovero. ;D Quindi, qualsivoglia fede include opere folli di fedeltà. Sull'intuizione concordo, giacché essa non è altro che la simpatica armonia tra mente e cuore, il giusto equilibrio tra ragione e fede, l'eterno attimo tra l'anima e il corpo.
CitazioneDetto questo però l'intelligenza ti serve comunque per comunque darti una guida nella vità.
E ci credo, non è di provenienza umana!! Senza ovviare che è essa, e non la Sapienza, la complice delle nostre scelte: ripeto, essere intelligente è scegliere il bene, dopo che la Sapienza ci ha indicato cosa è bene e cosa è male.

Scusa la mia curiosità quasi scimmiesca Duc ( ognuno ha i suoi difetti purtroppo  :'( ) , ma...quanti anni ha tua moglie ? Perché non si vedono molti ...enni ai concerti di T.Ferro o di Mengoni ! Perché, se mi dici venti, scendo a Napoli dalla Contea pure io...in sella al mio solito asino, s'intende  ;D ;D...
#1509
Citazione di: Angelo Cannata il 25 Novembre 2016, 03:06:52 AMRiguardo all'inginocchiarsi, a me è rimasto il residuo di ciò che ho vissuto nel Cristianesimo. Di quel contesto mi è rimasta impressa l'idea che non ci si inginocchia mai davanti ai santi o alla Madonna, ma esclusivamente di fronte a Dio. Inginocchiarsi significa riconoscere una superiorità fondamentale della cosa o della persona di fronte a cui ci si inginocchia. Da un punto di vista conoscitivo, anche un microbo è superiore a me, poiché il mio cervello non è in grado di conoscerne tutti i meccanismi, tutto ciò che lo riguarda. Ma io, riguardo all'inginocchiarmi, più che sul punto di vista conoscitivo, preferisco confrontarmi sulla lealtà; da quest'ultimo punto di vista ho scelto di non inginocchiarmi nemmeno di fronte a Dio, poiché egli non dà risposta al problema del male, dopo aver sostenuto di essere infinita potenza e infinita bontà. Questo per me è tradimento, l'opposto della lealtà. Lo stesso vale per l'universo intero, capace quanto mai di tradire chiunque in qualsiasi momento. Io non sono certo uno stinco di santo, non sono il massimo della lealtà, però non vedo nella mia esperienza esseri radicalmente superiori a me in fatto di lealtà. Perciò ritengo corretto non inginocchiarmi di fronte a niente e a nessuno.

Invece io non ritengo che l'atto di inginocchiarsi significhi accettare la "superorità" di qualche ente rispetto a se stessi. L'atto di inginocchiarsi ( o chinare il capo...) è una pratica curativa per il proprio smisurato orgoglio di "creder d'essere...", una buona medicina interiore. Mi inginocchio di fronte , o davanti, alla mia ignoranza. Il fatto che poi uno non "veda esseri superiori a sé" nella propria esperienza di vita non è proprio... orgoglio? Se una divinità non ha dato risposte al dolore di una certa persona, altri potrebbero invece obiettare che a loro ha dato molte risposte...chi ha ragione? E' sempre possibile che proprio il nostro orgoglio non ci permetta di vedere le risposte che magari ci ha già dato... a volte è molto difficile lavorare l'argilla se è troppo secca e dura :)
#1510
Citazione di: Duc in altum! il 24 Novembre 2016, 20:11:12 PM** scritto da Sariputra:
CitazioneE' difficile intendersi partendo da premesse opposte. Tu poni il centro esterno a te, nella fede in un Dio creatore e fai seguire il ragionamento poggiandoti su questa fede. Io lo pongo all'interno di noi stessi ( questo non vuol dire che non esiste, o sia possibile, alcun Dio...) e ragiono partendo da questo presupposto.
No, io t'intendo benissimo, anche se le premesse sono agli antipodi. Tu sai bene che io credo nell'inevitabilità ontologica della fede, perciò neanche pretendo che tutti credano alla stessa "entità" (qualunque essa sia, e dovunque essa risieda). Certo che se ragionassi che il centro è in me, e Dio non può o non vuole intervenire ad agevolarmi, potrei anche illudermi che sono senza colpe e quindi perfetto. E' difficile per chi ha sperimentato, nei fatti, la misericordia esterna - l'abbraccio di colui che ti da una nuova opportunità, una rinnovata rinascita, senza nessun merito interiore, se non quello di essersi sinceramente genuflesso con contrizione - accettare che da solo possa completarsi ed esistere in questo stato di pace e serenità. Non per questo dico che non possa essere il contrario, ma per adesso mi tengo ben stretto il bersaglio centrato. ;D

Delle volte , nella vita, bisogna sapersi inginocchiare. Inginocchiare fino a toccare il suolo con la fronte. Fa molto bene sapersi inginocchiare perché l'orgoglio del nostro Io è molto grande, enorme...
Genuflettersi è un simbolo potente di presa di coscienza dei nostri limiti. I limiti del nostro maestoso orgoglio che è simile ad un elefante che procede nella foresta incurante di tutto...Una persona orgogliosa fatica ad accettare punti di vista diversi dal suo e alla fine, quasi sempre, finisce per fare del proprio ombelico il suo Dio...l'umiltà è un vantaggio perché ti rende aperto ad imparare; l'orgoglio è nocivo perché ti chiude nella tua stanza senza finestre...e più è amaro l'inginocchiarsi, più fa bene...a noi tutti,e io mi metto per primo in capo alla fila... :)
#1511
Attualità / Re:Voglio una pistola
24 Novembre 2016, 09:13:12 AM
Citazione di: Eutidemo il 24 Novembre 2016, 09:02:43 AM
Citazione di: baylham il 22 Settembre 2016, 15:57:33 PMLa proposta di consentire il porto di un'arma generalizzato ai cittadini per l'autodifesa personale è una proposta demagogica ed irrazionale: rischia di trasformare le occasioni di conflitto in un eventuale scontro armato con conseguenze gravissime ed imprevedibili. Basta osservare quello che succede negli USA, il sospetto e la paura che prendono i cittadini e la polizia portano a conseguenze drammatiche.
Sono d'accordo anche io che la proposta di consentire il porto di un'arma "generalizzato" a tutti i cittadini per l'autodifesa personale è una proposta demagogica ed irrazionale: le leggi e la polizia ci stanno apposta: "...ne cives ad arma ruant!" Il problema si verifica quando le leggi e la polizia non sono in grado di assolvere in modo adeguato al loro compito; tanto è vero che l'art. 52 del codice penale consente al cittadino di difendersi da solo -senza far ricorso alle leggi ed alla polizia- quando è costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa. Per cui, ritengo perfettamente lecito consentire il porto di un'arma "a ragion veduta", verificando le specifiche condizioni soggettive e oggettive del richiedente. Io, per esempio, a luglio di quest'anno, ho richiesto ed ottenuto il porto d'armi;ma, per ottenerlo, ho dovuto prima superare una serie di esami psichiatrici e tossicologici, oltre a ottenere un "Diploma di idoneità al maneggio delle armi (corte e lunghe)", a seguito di un esame teorico e pratico di tiro a segno. Non basta volersi difendere...bisogna anche saperlo fare! In ogni caso, non sparerei mai a nessun essere vivente (animali compresi), se non nel caso in cui fosse in pericolo la mia integrità fisica; ovvero l'integrità fisica di altre persone presenti. Insomma, penso che sia meglio avere un'arma e non doverla mai usare...piuttosto che trovarsi nelle condizioni di doverla usare per salvare la propria vita (e quella dei propri familiari), e non averla a disposizione! ;)

Devo dire che mi preoccupa alquanto che una persona moderata come il sagace Eutidemo giri armata di revolver o di fucile a pompa... :o :o e pertanto vorrei chiedere all'interessato: Percepisci un aumentato pericolo per la tua vita o per quella dei tuoi cari, un maggior senso di insicurezza, per esser arrivato a questa decisione? O ti diletti di tiro a segno in un poligono, come un arciere zen con l'arco, per coltivare l'attenzione e la concentrazione? Non nascondo la mia curiosità ( e un pò di inquietudine...)...
#1512
Citazione di: InVerno il 23 Novembre 2016, 22:11:31 PM
Citazione di: Sariputra il 22 Novembre 2016, 17:28:02 PM@ inVerno Condivido molte delle tue riflessioni, salvo ovviamente la concezione di essenziale come inattingibile dall'uomo. Uno dei più grandi problemi che si incontrano sulla strada verso l'essenziale è quello di ritenerlo qualcosa di "meraviglioso", un'esperienza sovrannaturale, un'estasi della mente e dei sensi. Molti ( quasi tutti...) praticano meditazione per far sorgere questi stati dentro di sé; quando poi , a volte e occasionalmente, vi riescono ritengono di aver raggiunto la "verità"...Quando poi questi stati svaniscono, essendo impermanenti, piombano nella delusione, nel rifiuto, nella rabbia verso qualunque forma di spiritualità e...scappano con le suore! ;D Questo è appunto un effetto del fidarsi dell'autorità di qualcuno, dei segni da seguire, da studiare e interpretare. Nessuno però ci insegna, essendo tutti noi sfiduciati nelle possibilità della ricerca, ad investigare , a cercare e soprattutto ad osservare. Al contrario tutti ci dicono che è addirittura inutile iniziare qualunque cammino, che non è cosa per noi e...ci mettono in mano un libro dicendoci: "Leggi attentamente.Troverai la risposta alle tue domande". Altri invece diranno:"Solo la scienza può dare delle risposte: Aspetta un...duemila anni e sapremo senz'altro cos'è la verità"...e ci mettono, pure loro, in mano un altro libro pieno di formule. Ma il poveraccio si legge tutti i libri di scienza e tutti i libri che parlano di spiritualità e non trova la "verità"...Perbacco si dice tra sé e sè, vuoi vedere che hanno ragione quelli che dicono che non c'è alcuna "verità". Le formule matematiche che ho studiato e le preghiere che ho imparato non mi danno alcuna pace...andiamo ad ubriacarci! :'( Però dovremmo considerare che invece c'è la possibilità che stiamo semplicemente cercando , pieni di pregiudizi come siamo, nella direzione sbagliata. Intanto dovremmo mettere a fuoco il problema essenziale che sta alla base del successo o dell'insuccesso: si tratta di acquisire come base assolutamente necessaria, uno stile di vita e non una dottrina o una teoria speculativa. Qualunque ricerca naufraga di fronte alle contraddizioni e alla miseria della propria vita e in particolare della nostra schiavitù verso le cose che riteniamo appartenerci ( le nostre idee, le nostre passioni, le nostre riserve di cibo e di denaro, ecc.). E' l'attaccamento alle cose il primo, l'ultimo e l'insormontabile problema che ci fa desistere, che ci fa dire:"Ma chi ce lo fa fare...". Si può perfino arrivare ad azzuffarsi per una scodella delle elemosine un pò più grande... Ecco che arriva un "nobile", un uomo che dice di aver visto la verità e, guardandoci fisso, ci dice:" Abbandona tutto e forse la potrai scorgere..." Noi tutti, come il giovane ricco, lentamente indietreggiamo. Non è l'essenziale che non esiste e che non può essere trovato...siamo noi che non esistiamo e che non vogliamo trovarlo visto che questo significherebbe disfarci di quello che esiste al posto nostro...cioè il nostro attaccamento alla pseudo-realtà... Allora, dopo che il nobile è passato, e dopo esser ben sicuri che è scomparso all'orizzonte ci mettiamo ad adorare la bisaccia vuota che ha abbandonato, dichiariamo sacro il suolo calpestato , erigiamo un tempio e...intoniamo un canto in onore del nobile ( sperando che non torni indietro ...). Tanto ci basta...cosa pretendere di più ? Il più dotto tra noi poi dirà: "Ci scriverò un bel libro sopra, così che tutti possano conoscere la grandezza di quel nobile che è passato e costruire tanti templi per adorarlo come noi ( sempre sperando che non si faccia più vedere...). E' meraviglioso cantare il suo nome. Ci si sente tanto bene , tanto in pace...Ci sembra quasi che , proprio quand'era arrivato all'orizzonte ce l'abbia detto:-fate qualcosa perdiana!- Sicuramente intendeva proprio questo..." Siamo disposti a disfarci di tutto e cercare l'essenziale in assoluta nudità ? No...non siamo disposti. Il resto ne consegue... « La mente umana è pericolosa le sue tendenze interiori portano all'errore ed al misfatto e la sua affinità con il Tao è limitata. » Chu Shing
La tua citazione ti tradisce però , in particolare: "e la sua affinità con il Tao è limitata". E' questa limitazione che credo insuperabile, un problema appunto di affinità. Affinità intesa nel suo senso più profondo, quasi chimico, come il buon Goethe mi ha sempre ricordato, anzi direi accecato, con la sua visione "dal più piccolo al più grande". Voglio essere onesto però, nutro la perversa speranza, forse vana, che l'umiltà di accettare davvero che l'essenziale sia irrangiungibile, sia essa stessa l'esperienza necessaria,la porta per raggiungerlo (d'altro canto, che mi starebbero a significare tutti i simbolismi di morte e rinascita altrimenti?). Non ho mai razionalizzato questo concetto, mi è nuovo, ma è vero, anche se non è comodo alla mia coscienza. Non credere per credere più profondamente, è qualcosa che ha a che fare con il Tao, intimamente, io credo.. come la vuotezza del vaso che lo rende utile a contenere. E mi accorgo di quanto sono arrogante in ciò, nel tentare di ingannare me stesso (consciamente è impossibile, spiritualmente è credo necessario) ma mi rendo conto che l'arroganza bonaria di chi è assolutamente convinto di poterne fare parte, è un problema peggiore. Esattamente per il motivo che brillantemente la tua citazione consolida in frasi, l'esistenza dell'essenziale non garantisce automaticamente di farne esperienza, ma chi mantiene sua una visione del mondo infantilistica non può concepire il pessimismo cosmico di una vita senza speranza di illuminazione, e proprio per questo i segni acquisiscono questa greve importanza consolatoria e da mezzo si trasformano in fine, perchè in senso warholiano concedono quindici minuti di celebrità a tutti. Tutti siamo dannatamente convinti che la nostra vita debba essere speciale, forse è un danno collaterale del self-esteem movement, forse sono i telegiornali che ci illudono che davvero la luna non sarà cosi grande per altri duecento anni (sono tutte bufale, ma piace dannatamente ascoltarle). Non è sufficiente miracolosa la vita, l'abitudine ha reso i nostri occhi sterili alle emozioni, ma la vita di per se, se vista nei suoi meandri più profondi, è un miracolo sufficientemente appagante da non aver bisogno di desiderarne altri, quali l'illuminazione. Eppure, ad un certo punto della crescita dell'essere umano, in medio oriente, le sementi accumulate sotto il culo di povere vite furono cosi tante da potergli dare la libertà di sognare, qualcosa di più della vita, qualcosa che andase oltre. Scavati buchi nella terra sotto la loro abitazione, hanno tumulato i loro defunti sotto i propri letti e vi hanno parlato nei sogni, nei desideri, nei ricordi. Nato il loro spirito, quello dei morti, è nato probabilmente anche il nostro. Ma non fu tutto questo un grandissimo inganno? E' il dubbio che qualcuno prima o poi dovrà risolvere, io penso...

Trovo molto bello , sentito e...poetico anche ( non ti offendi se dico che è poetico, vero?... :) ) quello che hai scritto. Se viene dal cuore è proprio l'essenziale che parla...
Se vediamo l'essenziale come straordinario, sorgeranno subito limiti insuperabili. Se lo vediamo come la nostra vera natura non sorgerà alcun limite. E' questo intendere la "verità" come fatto magico, straordinario, luccicante che ci viene da migliaia di anni posata sulle spalle, questa voglia di sensazione-altra gratificante per le nostre menti stanche di tutto, esauste e sazie di emozioni e sensazioni, come giustamente scrivi, che crea un barriera insormontabile, un muro di scetticismo e di delusione. Se tengo strette nel pugno alcune foglie taglienti e penso che questa è la nostra vera condizione, come potrò mai capire che cosa si prova a lasciarle cadere, semplicemente così...aprendo la mano? Com'è importante il ricordo allora, il ricordarsi quei pochi momenti in cui ho timidamente aperto la mia mano...che poi ho subito richiusa per paura di perdere le foglie taglienti e il dolore che provo, che mi fa ritenere vivo. I defunti sepolti sotto i letti e mai lasciati andare mi paiono allora come quelle foglie appuntite...Sì , lo spirituale  nasce dalla paura di lasciar andare, dal voler stringere infine qualcosa . Fu un inganno , un tenero inganno, ma è anche camminando sopra quell'inganno che l'uomo è uscito dalla caverna...
E hai ragione...hai proprio ragione ! Se vedo "veramente" la bellezza che mi circonda che bisogno ho di sognare l'illuminazione? Perchè cerco sempre l'asino , se ci sono seduto sopra? Hii-hoo!Asino...corriamo insieme, che il vento della sera è meraviglioso!...

Fu chiesto a Shibli:" Chi ti avviò sul sentiero?"
Egli rispose: "Un cane; un giorno lo vidi moribondo per la sete, presso l'orlo dell'acqua. Ogni volta che si vedeva riflesso nell'acqua si spaventava e si tirava indietro, perché pensava che ci fosse un altro cane. Infine fu tale il suo bisogno che scacciò la paura e balzò nell'acqua; al che l'altro cane svanì. Il cane s'accorse che l'ostacolo, che poi era lui stesso, la barriera fra lui e quanto cercava, s'era dissolto.
In modo analogo anche il mio ostacolo svanì quando seppi che si trattava di quello ch'io ritenevo essere me stesso. La Via mi fu dunque mostrata dal comportamento di un cane.
#1513
Citazione di: Duc in altum! il 23 Novembre 2016, 20:29:42 PM** scritto da Sariputra:
Citazione...a parer mio un'etica semplicemente imposta non ha radici salde ( se non fondate sulla paura...sentimento assai poco spirituale e vantaggioso) in quanto dipendente sempre dall'autorità. Al venir meno della forza dell'autorità (spirituale o altro) viene meno anche l'etica professata.
Ma l'etica dell'amore rivelata da Dio non è imposta, altrimenti non ci avrebbe donato il libero arbitrio; ci creava burattini ubbidienti e buonanotte al secchio! E per amare (e per apprendere ad amare senza paura) non è possibile da soli, a meno che Dio non esista, poiché allora anche il sentimento diverrebbe una coincidenza accidentale. Mentre se Dio esiste, sarebbe "logico" credere che, ciò che riteniamo l'etica dell'amore, sia regolarizzata, decretata e proposta dal suo inventore.
CitazioneIo non parlavo di vocazione alla sofferenza, al cilicio e amenità varie che vengono "cercate" in vista di un supposto vantaggio spirituale. Parlavo della sofferanza del vivere e di tutte le sue ramificazioni interiori nel nostro animo. Questa sofferenza subita dalla vita stanca e quindi fa tendere naturalmente la mente alla ricerca di qualcosa che possa alleviarla...
Ma la sofferenza del vivere è vincolata con l'essenza umana, nessuno puo' evitare di soffrire (in senso lato), altrimenti qualcuno potrebbe anche non anelare la necessità della consolazione. E' questo il punto, credere di potersi consolare, confortare e sollevare da soli, è mero orgoglio, che piano piano conduce alla fierezza, all'autocompiacimento nel merito personale, quando poi l'uomo non ha nessun merito nell'essersi creato o nella creazione dell'amore.

E' difficile intendersi partendo da premesse opposte. Tu poni il centro esterno a te, nella fede in un Dio creatore e fai seguire il ragionamento poggiandoti su questa fede. Io lo pongo all'interno di noi stessi ( questo non vuol dire che non esiste, o sia possibile, alcun Dio...) e ragiono partendo da questo presupposto. Scelgo questa via perché più confacente al fattore esperienza diretta e non altro.
Quando parlo di etica imposta mi riferisco così a tutti quei tipi di etica che provengono dalle istituzioni religiose ( di qualsiasi religione s'intende...). Quando le istituzioni cambiano, cambia l'etica proposta, disorientando a volte molte persone di fede. Trovo perciò preferibile scoprire in noi stessi un'etica che ci permetta di non dipendere dall'autorità etica, mutevole, di qualcun altro...
Semplicemente affermo che però questa ricerca non si confà a tutti , come ben vediamo attorno a noi, per il fatto che a nessuno interessa veramente scoprire un'etica ma preferiscono sostanzialmente godere di beni materiali ed esperienze sensibili piacevoli...delegando all'autorità ( più o meno accettata in base alle personali esigenze di godimento...) di formularla .
Il pericolo che si possa infine soltanto scoprire un'etica fatta a propria immagine e somiglianza, quindi di comodo, è inversamente proporzionale, a mio modesto parere, alla realizzazione in noi della comprensione del nostro attaccamento al tronco di sofferenza interiore dato dalla brama, dall'odio e dall'illusione. Più sale questa consapevolezza, più si è sicuri che scenderà il pericolo di finire per "ammirare il proprio ombelico". Hai ragione sulla sofferenza, nessuno può sfuggirvi essendo intrinseca al divenire stesso...per questo diventa urgente trovare un luogo/non luogo di ristoro perché, mentre siamo certi che non potremo sfuggire alla sofferenza fisica, possiamo però liberarci da tutta quella massa di sofferenza , interiore ed esteriore, creata da noi stessi...
#1514
Citazione di: Duc in altum! il 23 Novembre 2016, 12:06:59 PM** scritto da Sariputra:
CitazioneNon penso sia una questione di capacità , ma più di volontà ( il che lo rende ancor più duro...).
Dal dizionario Hoepli: volontà [vo-lon-tà] ant. voluntà, voluntade, voluntate s.f. inv. 1 Capacità dell'uomo di prendere con consapevolezza una decisione per la realizzazione di un determinato scopo, adeguando a esso il proprio comportamento: ...se ce ne hai più di me e riesci da solo, in assenza di Dio, sei solo più fortunato e non benedetto!! :D
CitazioneE' chiaro che "non è per tutti" ( credo che ho scritto di questo nel topic "E' una via stretta") nel senso che non è da tutti il possedere una simile forza di volontà, soprattutto se sei intriso fino al midollo di relativismo etico come noi occidentali odierni.
Se non è per tutti, allora c'è anche la possibilità che sia soltanto l'utopia dello stoico, preferisco una spiritualità più oggettiva, anche per i miseri e limitati come me.
CitazionePerò la fortuna, che per me è solo una non-conoscenza delle cause, la si deve conquistare attraverso molto dolore.
Mi dispiace ma non credo nella vocazione alla sofferenza, al cilicio e all'autoflagellazione, la fortuna per me è essere creatura e che il male, il dolore e la morte posso sconfiggerli solo affidandomi a chi ha già ottenuto questo, con il giusto sacrificio, ma per amore, quindi assenza di dolore.
CitazioneNon vedo come questo metta in discussione l'esistenza o meno di Dio, per le persone che hanno una fede.
Beh, se Dio esiste, non vedo quindi perché io non debba e non possa chiedere a lui la capacità e la facoltà che tu ritieni di avere per fortuna. Lui puo' tutto, e a me basta la sua benedizione più che la mia fortuna. ;)

Mah!...Duc. non ho molta voglia di farmi trascinare nell'ennesima disquisizione sul concetto di fede, anche perché il senso del topic è posto sui dubbi e non sulla fede... :D
E' chiaro che tu vedi l'etica come qualcosa che viene "calato dall'alto", mentre io ritengo che abita da sempre nel nostro intimo e che la si deve liberare da tutto ciò che ci impedisce di vederla ( in primis l'egoismo e l'idea di un Io sostanziale...). Sono posizioni che appaiono inconciliabili...a parer mio un'etica semplicemente imposta non ha radici salde ( se non fondate sulla paura...sentimento assai poco spirituale e vantaggioso) in quanto dipendente sempre dall'autorità. Al venir meno della forza dell'autorità (spirituale o altro) viene meno anche l'etica professata.
Io non parlavo di vocazione alla sofferenza, al cilicio e amenità varie che vengono "cercate" in vista di un supposto vantaggio spirituale. Parlavo della sofferanza del vivere e di tutte le sue ramificazioni interiori nel nostro animo. Questa sofferenza subita dalla vita stanca e quindi fa tendere naturalmente la mente alla ricerca di qualcosa che possa alleviarla...La volontà sorge in questo spazio di stanchezza verso il carattere insoddisfacente dell'esperienza del vivere. Non è quindi una questione di "fortuna". Appare evidente che chi percepisce più in profondità questo carattere dell'esistenza sia quello più propenso a cercarvi un rimedio. In questo senso si può parlare di "capacità"...non si tratta di una specie di "razzismo spirituale", di quelli che possono e quelli che non possono. La maggior parte delle persone rifiuta persino il concetto di vita come qualcosa di insoddisfacente e doloroso, anzi lo rigettano e ritengono che la vita sia cosa buona e bella e da godere tanto, tanto, tanto...più che sia possibile ( cercando ovviamente di restare molto lontana dalla sofferenza altrui, meglio far finta di non vederla...). A queste persone come si può parlare di etica da cercare nel proprio cuore? Forse hanno bisogno di un Dio per sentirsi in pace, aiutare un pò ( non troppo... ;D ) e continuare...a godere, godere, godere!...Spesso però vediamo che non funziona e che  corrono sempre più numerose dallo pscicanalista o dall'astrologo...
#1515
Citazione di: Duc in altum! il 23 Novembre 2016, 10:35:19 AM** scritto da Sariputra:
CitazioneP.S: Non è che uno nasce fortunato e si ritrova un "etica paradisiaca" addosso. La deve trovare attraverso il dolore della rinuncia ( all'egoismo, all'odio e all'illusione).
Benissimo, ma visto che io non ci riesco, non ho le facoltà per riuscirvi, e non c'è chi o cosa al di fuori di me possa aiutarmi, posso anche pensare che chi ci sia riuscito, invece che per merito personale, sia stato soltanto per fortuna? Se l'uomo potesse da solo, quindi è dio di se stesso, significherebbe che non esiste Dio, dunque chi ci riesce è nato con facoltà migliori rispetto a chi non ci riesce, pertanto più fortunato. ;)

Non penso sia una questione di capacità , ma più di volontà ( il che lo rende ancor più duro...). E' chiaro che "non è per tutti" ( credo che ho scritto di questo nel topic "E' una via stretta") nel senso che non è da tutti il possedere una simile forza di volontà, soprattutto se sei intriso fino al midollo di relativismo etico come noi occidentali odierni. Però la fortuna, che per me è solo una non-conoscenza delle cause, la si deve conquistare attraverso molto dolore. Non vedo come questo metta in discussione l'esistenza o meno di Dio, per le persone che hanno una fede. Yeoshwa stesso lo dice:"E' più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che..."