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Messaggi - green demetr

#1501
Citazione di: daniele22 il 28 Marzo 2022, 09:54:30 AMLa differenza che si pongono è proprio per la riflessione sulla sensazione.

Prima di Kant ed Hegel, la filosofia partiva dalle sensazioni, all'università si fanno i nomi di locke hume e berkley.

Il pensiero era un di più: un costrutto delle sensazioni.

Ma le riflessioni dei 3 erano tutt'altro che banali rispetto al transumanesimo moderno.

Al netto del mio giudizio personale, però si parla di rivoluzione kantiana, proprio perchè per la prima volta si ammette che è il pensiero che decide delle sensazioni.

I livelli di percezione sono indagati rispetto a dei livelli di astrazione il primo che possiamo dire riguarda l'organizzazione delle sensazioni, e il secondo che riguarda l'organizzazione stessa.

Quindi una organizzazione delle organizzazioni, potremmo dire con un brutto giro di parole.

Prima di Kant questa esigenza non vi era, il primo a insinuare il dubbio sulla organizzazione delle organizzazioni fu Cartesio invero, da cui Kant prende spunto senza dubbio.

La domanda di cartesio infatti era e se l'organizzazione delle organizzazioni fosse un demone maligno cosa succederebbe?  ;)

Diciamo che queste cose Hegel le spazza via all'inizio della fenomenologia, dicendo che queste cose (sul percetto) non gli interessano.
Quindi effettivamente al giorno d'oggi Hegel è poco interessante per i più (meglio kant come ho già detto sopra a niko)

Hegel è interessante per la questione della relazione fra DIO e SOGGETTO, laddove si DEVE capire che nessuno sa cosa sia DIO e cosa sia il SOGGETTO. Entrambi i concetti sono "eventualità in fieri".

Cose lontanissime dal dibattito contemporaneo.  ;)


Cosa significa fenomeno? Secondo me il fenomeno deve riferirsi all'estensione spazio temporale di un evento. L'evento può essere un discorso, oppure qualcosa che si manifesta nella cosiddetta realtà. A parte che la realtà è in ogni caso comprensiva dei discorsi che in essa si producono, resta da chiedersi cosa produce spazialmente e temporalmente l'evento sensazione. A Hegel sembra non interessare da quel che dici. Ma per me il fenomeno "sensazione" rappresenta solo l'eventuale ricerca che il soggetto che percepisce la sensazione mette in campo per derivarne la causa. E lo fa tramite i sensi

E' il contrario, ad Hegel interessa l'evento del fenomeno, non la sua genesi sensibile come pare piace a te (e per cui la società n..ista contemporanea ti trascinerebbe verso il transumano, con buona pace della fede).
#1502
Citazione di: viator il 30 Marzo 2022, 21:18:55 PMSalve Alberto Knox. Potrei provocatoriamente replicare che - a livello ontologico - l'unica differenza tra uno di noi ed un sasso (quindi cioè l'unica differenza tra ogni ente) consiste nella diversa velocità con cui gli enti si trasformano.

Dal momento che nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma, ciò significa semplicemente che i viventi si trasformano in un battito di ciglia rispetto ai minerali, i quali però anch'essi verranno infine demoliti e trasformati dalle forze e dai principi - agenti all'interno dei LORO TEMPI - cui anch'essi sono soggetti.

Ovvio che l'uomo ed i viventi siano portati a farsi "misura di tutte le cose" (in primis dei loro stessi tempi biologici e metabolici)..........ma non credo che alla realtà fisica del mondo freghi qualcosa di ciò che noi crediamo di noi stessi e della filosofia che vi erigiamo sopra. Ma a noi umani piace tanto specchiarci pensando che l'immagine riflessa dallo specchio sia la nostra verità. Saluti.

Forse c'è una verità che accomuna il sasso e l'uomo, ma questa verità è comunque una riflessione che riguarda la verità PER l'uomo.

Questo tipo di ragionamenti sono sempre piuttosto stucchevoli, quando vogliono parlare del tutto, e invece si riferiscono a mero studio della composizione o scomposizione degli atoimi.
Tra l'altro questa verità atomizzante del mondo ha per l'uomo un valore morale sostanzialmente nullo.
Oppure parla dell'uomo senza valore e addirittura spregiatore della morale, come il costruttore di bombe atomiche, nevvero viator?
(che brutta cosa non pensare alle verità degli uomini, foss'anco siano meri riflessi sull'acqua, perchè comunque fosse quei riflessi siamo Noi)
#1503
Citazione di: Alberto Knox il 30 Marzo 2022, 19:16:38 PMDa sempre la filosofia si occupa di queste questioni, da qui il termine "ontologia" che è la branca della filosofia che studia l'essere , infatti  l'etimologia della parola ontologia  la riporta in "discorso sull essere".
Per ente si intende il singolo soggetto o oggetto esistente. Per quanto riguarda l'essere, invece, per il pensiero antico veniva sempre inteso con ciò che vi è di immutabile nel mutamento. Poichè l'ente muta nel tempo ma l'essere a cui fa riferimento tale ente continua ad essere immutato, almeno finchè cessa di esistere. (La piramide di cheope se pur corrosa è la piramide di Cheope).
 
Questo modo metafisico di pensare è il pensiero classico dell antica Grecia. Se pur rispetto e riconosco la validità di questo pensiero non ne sono d'accordo.
 
Aveva ragione Heidegger ; "è solo attraverso l'analitica esistenziale che è possibile mostrare il vero significato dell'essere" in altre parole Solo l'ente (soggetto esistente) che si pone la domanda sull'essere può dare una risposta soddisfacente alla questione. il problema dell essere è nato perchè noi umini lo abbiamo pensato e abbiamo deciso che fosse immutabile, collegato all ente ma allo stesso tempo dotato di una forza che lo supera , che va oltre il divenire degli enti. l'essere è lo sfondo sul quale si manifestano gli enti. noi sperimentiamo (qualsiasi ente dotato di coscienza) la condizione dell esserci , dell essere qui , Ed è questo che ci fa diventare esistenti e non semplici presenze, un sasso è presente, un metallo, un pacchetto si sigarette, ma noi oltre che essere presenti siamo esistenza in divenire, siamo protesi in avanti, verso il futuro ed è questo che significa "essere" per cui essere non è immutabile in quanto esperienza mutabile dell ente cosciente. Per quanto riguarda l'identità , invece, essa è un dono sociale. Perchè dico questo? Forse prima avrei dovuto chiedere se siete d accordo su quanto detto.

Con me sfondi una porta aperta, credo di essere fondamentalmente heideggeriano, anche se mi piacerebbe essere nicciano.

Credo che i greci pensassero come Heidegger, solo che invece che chiamarlo Essere, lo chiamavano Natura (uno dei maestri italiani come Giorgio Colli, penso che qualcosina abbia detto, putroppo al solito mi limito ai video).
La natura ama nascondersi.
Compito dell'uomo è scoprire se stessi come Natura, ossia come Esserci nel linguaggio Heideggeriano.
Ma questo esserci è poi alienazione, perciò si attende la salvezza di Dio (per il greco invece tutto finiva con la scienza).

Ho aggiunto insomma qualche colorazione in più rispetto a quanto già detto giustamente da te.

Ben più succoso il tema della indentità sociale (presto digitale  ;) ) rispetto al tema del soggetto politico che si dispiega nella storia.

In questo senso le varie identità sociologiche di classe o quelle future del digitale, sono semplici stazioni del treno del soggetto storico.

E' solo all'interno di questo paradigma che poi possiamo svolgere pensieri sull'attualità (di critica o di valorizzazione).

Ma non sapendo bene come vuoi ( o se vuoi) proseguire attendo.
#1504
Tematiche Spirituali / Re: Sottomissione a Dio
30 Marzo 2022, 21:34:11 PM
Rispondo a due questione ovvero quella del rapporto di ubbidienza a Dio, e quello che si interroga sulla potenza di Dio.

Nel primo caso sono d'accordo con te ricercatore, e penso che lo si capisca anche dalla mia lettura letteraria della Bibbia stessa.

In effetti in passato avevo proprio problemi con questa ubbidienza depensata.
Ma forse è proprio perchè così ci viene insegnata.
Ma ad una attenta indagine è evidente come dice McCarty che i veri profeti del Suo "ordine" siamo noi, mentre pensiamo (e dunque Bisogna pensare) ad una comunità che abbia a cuore i valori del bene per il prossimo.

Di questa potenza di bene, è dato solo all'uomo la realizzazione in atto.
(e credo sia a questo bene che l'obbedienza si riferisce).
Ma in generale di Dio si dice che è tale perchè è in potenza esattamente come è in atto.
Dunque per il pensiero ebraico Dio è anche il male.
Come dici tu però le religioni minori (cristianesimo) non c'hanno capito niente.
Come facevo notare alle elementari Dio è Tutto: per me una evidenza.(sebbene ovviamente all'epoca non avessi contemplazione del bene e del male, se non in forma dicotomica).
#1505
Citazione di: Alberto Knox il 30 Marzo 2022, 17:19:05 PM
Citazione di: green demetr il 28 Marzo 2022, 07:36:21 AMMa che ti faccio scoprire!!!!!  ;)
Parli di quel trucchetto da barocconi? ;)

Trucchetto che però mi affascina e di cui però dovresti porre un pò più di attenzione sulla spiegazione.  ;)
#1506
Citazione di: Ipazia il 30 Marzo 2022, 12:40:21 PML'euritmica del filmato è truccata dalla base mobile di appoggio che favorisce il movimento dei metronomi "in fase" e rallenta il movimento di quelli "in controfase" fino a rifasarli con la maggioranza. Il fenomeno si rivela sempre più evidente con l'incremento del periodo di oscillazione della base di appoggio che, dopo l'esitazione iniziale, si omologa alla maggioranza (ogni riferimento alla politica umana non è puramente casuale).

Questo non avviene nel concerto per 100 metronomi di Ligeti, su un supporto fisso, non influenzato dal movimento del pendolo dei singoli metronomi. Ciascun metronomo segue imperturbabile il proprio ritmo fino alla "morte".

Nel filmato si parla di energia, per gli antichi la base era di tipo ritmico (pitagora) per i contemporanei si tratta di pacchetti che si diffondono a "quanti", complicazioni che sfidano qualsiasi rasoio di occam.
Nereo porta avanti una battaglia contro la fisica contemporanea "unificata".
Che poi si tratti di semplici movimenti meccanici viene detto.
Ma il punto principale è la spinta, d'altronde basterebbe anche solo pensare all'ordinazione invece che la disordinazione, che va contro qualsiasi idea dell'entropia.
Naturalmente per me rimane un rompicapo (e non saranno certo degli studi circostanziati sulla statistica a decidere che le teorie della complessità spieghino qualsiasi cosa, per me è evidente che non è così, e dunque vale sempre il principio di sgomento: "eppure si muove")
Più che Dio il mistero è veramente la fisica.  ;)
#1507
Citazione di: Ipazia il 30 Marzo 2022, 10:08:23 AM
Citazione di: green demetr il 28 Marzo 2022, 07:36:21 AM...

Come detto da Steiner il veggente del nostro secolo, il mistero della vita è la sua euritmia.


E l'euritmia altro non è che il ritmo, e il ritmo è l'aritmos.
Il segreto della vita è l'aritmetica.


https://rumble.com/embed/vs7d9y/?pub=4


Ma che ti faccio scoprire!!!!!  ;)

E comunque Nereo è da seguire sempre.

"Meglio meno, ma meglio" direbbe Lenin. Che è la versione politica del "rasoio".

Diffido assai dei "centri di gravità permanenti", dei principi unici collocati tra immaginazione, poesia e desiderio. E interesse. Supremo, come l'immortalità per il vivente.

Proprio per questo non costa niente avere idea delle svariate cosmologie e fisiche, non esistono solo quelle della futura post-verità.

Naturalmente lo si fa con un sorriso bonario.
#1508
Citazione di: Alberto Knox il 28 Marzo 2022, 21:19:43 PMCi sono cose che non si possono misurare, ad esempio la bellezza, i sentimenti ... Le dimensioni dello spazio in cui siamo non si possono misurare ,infatti non hanno quantità , ed esitono a causa dellla qualità che in loro. E l'universo non cesserà mai di essere infinito al contrario delle nostre conoscenze , che possono progredire ma che non cesseranno mai di essere finite, limitate. Lo spirito geometrico del giudizio attraverso i metodi  scientifici non è capace di cogliere la diversità di tutto ciò che ci circonda. può infatti misurare i sentimenti? riconoscere e riscoprire la persona che la malattia psichica vuole nascondere? può forse misurare la coscienza? essa esiste certo ma come l'anima rimane irraggiungibilie agli occhi dello scienziato. la scienza spesso non è null'altro che una delle possibili interpretazioni della realtà, per quanto al momento funzionante. ... e , queste vere possibilità , di cui verifico le proposizioni, le chiamerò..."il vero terreno".
Ti informo che esistono teorie per cui valgono anche le misurazioni del sentimento e della coscienza. Basta dare un sguardo alla silicon valley e ai suo smagheggiatori per capire quanto la post-verità (a venire) ti darà grattacapi a non finire.
#1509
Citazione di: Alberto Knox il 28 Marzo 2022, 20:57:43 PMDifficile per noi 'pensare, ragionare, rapportarci' ai 'tempi', ai 'modi' ed alle 'misure' dell'Universo. Affoghiamo nel suo spaventoso 'infinito', nella sua possibile infinita molteplicità, ci perdiamo nei tempuscoli infinitesimi della sua evoluzione 'iniziale', negli assurdi 'futuri' in cui non sarà più...
 Parliamo di trilioni di Stelle, di miliardi di anni, di trilionesimi di secondo, senza riuscire a visualizzare mentalmente tali concetti, noi abituati al nostro 'tempo' e 'misura', alla nostra 'pausa caffè', al 'ci vediamo dopo', ai 'quindici giorni di ferie', al 'dietro l'angolo' agli 'a cinque minuti d'auto'.
Eppure per tentare di spiegare il "Bang", cosa sia stato, cosa sia "Bangato" e se c'è stato poi davvero....; dobbiamo concentrarci su intervalli di tempo talmente compressi e brevi, da non saperli quasi scrivere. E ci siamo dovuti 'inventare' la teoria dell'Inflazione Cosmica' (A.Guth), un qualcosa scatenato nell'Universo primordiale, sino all'istante (10 elevato alla -35) sec..., dall'enorme concentrazione, dall'enorme pressione 'negativa' che fece in modo che la gravità ( attrattiva in condizioni di pressione positiva) fosse repulsiva e facesse "esplodere" quel punto infinitamente energetico e 'pieno', in un modo inconcepibile, con un fattore di espansione pari a (10 elevato alla 30...50....100), il tutto, in un tempo 'lungo' un miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di secondo...
Per figurarci tale ampiezza di espansione, pensiamo che una molecola di DNA, con fattore di espansione di (10 elevato alla 30), raggiungerebbe all'incirca, le dimensioni della Galassia della Via Lattea....
Bhè, forse è giusto che diamo soltanto un occhiata 'in tralice' a tali 'cose', numeri, considerazioni e facciamo 'spallucce', perchè la nostra vita è fatta di ben altro e di tanto altro; eppure è quasi comico pensare che, in quel lasso di tempo talmente breve da essere fatto di 'non-tempo' si è poi deciso tutto il resto....


Bè ma tu stai parlando di una particolare teoria cosmologica (guarda caso quella "ufficiale") ma ve ne sono a centinai.
Io sto con Bruno, l'universo è infinito e increato.
Sono tutte premesse. Ma la teoria del Big Bang continua a mancare della spiegazione del perchè gli universi continuino ad allontanarsi (e la fantomatica materia oscura è ancora da venire dimostrata).
Ma nel futuro prossimo della post-verità immagino ulteriori magheggi.
#1510
Citazione di: niko il 28 Marzo 2022, 14:37:38 PMIo mi vedo abbastanza costretto a "fare della sociologia", anche se certo non sogno una nuova antropologia, poiché per me c'è una commutabilità e una riflessività -che attende solo di essere disvelata- tra l'intrapsichico e l'interpersonale; intrapsichico e interpersonale che sono due livelli possibili dell'organizzazione dell'umano e del discorso, che, nel profondo, tornano ad essere uno. E direi che c'è anche una priorità ontologica, dell'interpersonale sull'intrapsichico; insomma la genesi del soggetto secondo me non solo è storica, ma è anche politica.

Quello che avviene tra parti, o luoghi, o livelli, della cosiddetta anima, insomma l'auriga platonico alle prese con i suoi cavalli, per fare un esempio celebre, è sempre già avvenuto da qualche parte, o sta avvenendo, o avverrà, allo stesso "livello" di realtà, ma tra persone in carne ed ossa: qualcuno in carne ed ossa farà quello che nella mitica metafora è l'auriga, e a qualcun altro toccherà il ruolo di cavallo.

Insomma, io penso di provenire dal modo in cui gli uomini hanno organizzato il loro vissuto e la loro convivenza, non riesco ad avvertire quel senso di "mistero" che mi sembra avverti tu per concetti come soggetto, o Dio.

Non sono molto socratico nell'atteggiamento in merito, perché penso di sapere.

Il mistero, semmai, me lo suscita solo la natura, di cui penso di essere solo una minima, minimissima parte, e per di più destinata a rimanere tale, a rimanere parte, al di là di ogni ricongiungimento mistico o morale.



Per me Dio è una certezza, lo è sempre stato, in quanto il pensiero mi abita fin dall'infanzia.
Diversa è la questione del soggetto, che tu leghi alle relazioni interpersonali.
Ma d'altronde cosa sarebbe questo intra-psichico che dici?

La natura non c'entra niente, essendo essa stessa un esito di categorie del pensiero.
Probabilmente quello che ti manca è proprio la questione della relazione tra sensazione e soggetto.
Per te il soggetto è un soggetto naturale, ma questo non indica nulla di preciso è semplicemente un punto di partenza non pensato, non indagato.
Come dire è il solito pensiero naturalista che infesta l'occidente e che tanti grattacapi mi dà.

Comunque non è che Hegel poi non pensi in termini interpersonali e intrapsichici, è che lo fa da una particolare angolatura metafisica.
#1511
Citazione di: daniele22 il 28 Marzo 2022, 09:54:30 AMCosa significa fenomeno? Secondo me il fenomeno deve riferirsi all'estensione spazio temporale di un evento. L'evento può essere un discorso, oppure qualcosa che si manifesta nella cosiddetta realtà. A parte che la realtà è in ogni caso comprensiva dei discorsi che in essa si producono, resta da chiedersi cosa produce spazialmente e temporalmente l'evento sensazione. A Hegel sembra non interessare da quel che dici. Ma per me il fenomeno "sensazione" rappresenta solo l'eventuale ricerca che il soggetto che percepisce la sensazione mette in campo per derivarne la causa. E lo fa tramite i sensi

Si è così come dici. Ad Hegel non interessa il ruolo della sensazione come questione, che per esempio dà vita al dibattito contemporaneo sul fatto se le sensazioni siano vere o false, di primo o secondo tipo.
Per Hegel la sensazione è reale, e dunque taglia i ponti con tutti i formalismi che dibattono appunto se la realtà sia tale o meno.
E dunque dici molto bene quando parli del fenomeno come relazione tra soggetto-sensazione.
Siamo anche d'accordo sulla prima parte delle tue considerazioni, l'evento e il discorso sono in uno spazio tempo.
Il fenomeno (ciò che appare, ciò che emerge) è dunque categoricamente qualcosa legato alla storia.
#1512
Citazione di: Alberto Knox il 23 Marzo 2022, 12:53:32 PMVorrei itrodurre questo mio argomentare con una lettera , ed è la seguente:
"che venga chiamato Dio o natura umana o altro, è cosa che non riesco a definire chiaramente , anche se mi rendo conto che è viva e reale" chi scrive è Vincent van Gog , in una lettera indirizzata a suo fratello Theo.

Allora io mi chiedo ci sono di punti cardini su cui basare l'esperienza spirituale? dei punti in comunione che oraganizzano l'esperienza spiritule così da poterli elencare e riscoprire ? dico di coltivare una vita spirituale ma esattamente che cosa vivo?
Ho postato la lettera di Van Gogh come primo spunto di riflessione , che è il mistero che lui identifica come qualcosa di vivo e reale e che è Dio o un suo equivalente. Vorrei sapere se anche voi provate il senso del mistero nei confronti della vita e del mondo.

Ciao Alberto, non posso certo dire di condurre una vita spirituale.
Perchè mi sono convinto che non esiste una vita spirituale, e chi voleva che io la vivessi, era perchè non voleva che io godessi.

Eppure nella mia prima e seconda giovinezza ho vissuto una vita spirituale.

Penso che VanGogh parli di una vita spirituale, che scopri alla fine, ossia vivendo male.
Esito finale: suicidio.

La mia prima vita spirituale era abitata dal mistero, abitata dalle paure, dal terrore, dalla dimensione di un finalismo, come dice Koba.
Nel senso che l'ultima era il risultato delle prime.

Idem per vangogh

Io aborro questa visione tanatologica della vita, e della religione.

Ma se vogliamo trovare un mistero è proprio legato al fatto che la tanatologia ha un suo oggetto: la morte.

Come nell'ultimo quadro di van gogh, i girasoli impazziti, sono l'unica riposta alla morte: ossia la vita.

Dunque se il mistero nell'infanzia è la morte, nella maturità diventa la vita.

Ora mi pare che la questione della morte esuli dai tuoi punti cardinali che hai messo come oggetto di indagine.
Bè io intanto ce lo metterei.

Ma mi pare tu sia più interessato ai girasoli impazziti, e all'esplosione delle supernove, forse persino ai buchi neri.

Come detto da Steiner il veggente del nostro secolo, il mistero della vita è la sua euritmia.


E l'euritmia altro non è che il ritmo, e il ritmo è l'aritmos.
Il segreto della vita è l'aritmetica.


https://rumble.com/embed/vs7d9y/?pub=4


Ma che ti faccio scoprire!!!!!  ;)

E comunque Nereo è da seguire sempre.
#1513
Citazione di: viator il 20 Marzo 2022, 14:59:50 PMSalve. Differenza tra intelletto e ragione.

Non so cosa ne pensassero i Grandi Maestri. Leggerli genera solo confusione e mai chiarezza.

L'intelletto serve a comprendere i concetti e le nozioni.

La ragione serve a decidere quale debba essere - in conclusione - la scelta più utile o meno dannosa tra tutto ciò che si è compreso o creduto di aver compreso.

Le tre righe sovrastanti potrebbero tranquillamente permettere di evitare la lettura di intere biblioteche di filosofia. Saluti.




Bè ma le biblioteche sono solo degli strumenti per aiutarci nella riflessione, anche semplicemente mettendoci la curiosità delle cose.


Si l'intelletto (la ragione per kant) serve a organizzare i concetti.

Più che la ragione (o l'intelletto) è la morale che deciderà poi della bontà di tale organizzazione.

I nostri 2 eroi danno un peso specifico altissimo alla morale dunque, in quanto è un passaggio ancora superiore rispetto ai primi due (intelletto e ragione).

Certo oggi facciamo fatica a capire cosa fosse per loro l'intelletto (o la ragione) ossia il secondo livello di riflessione, figuriamoci il terzo livello (la morale).

A ognuno la sua biblioteca.  ;)
#1514
Citazione di: daniele22 il 20 Marzo 2022, 14:33:26 PMPremesso che non so un accidente di Hegel, proprio per questo chiedo lumi non avendo alcuna intenzione di mettermi a studiarlo.
Per come la vedo, io pongo da una parte la sensazione. Dall'altra faccio tutto un fascio tra ragione, intelletto, mente, e coscienza. Tralascio la conoscenza a priori per un eventuale dopo e tralascio ingenuamente forse la dimensione onirica. Io vi chiedo come mai i due tedeschi tengano in piedi una differenza tra intelletto e ragione?

La differenza che si pongono è proprio per la riflessione sulla sensazione.

Prima di Kant ed Hegel, la filosofia partiva dalle sensazioni, all'università si fanno i nomi di locke hume e berkley.

Il pensiero era un di più: un costrutto delle sensazioni.

Ma le riflessioni dei 3 erano tutt'altro che banali rispetto al transumanesimo moderno.

Al netto del mio giudizio personale, però si parla di rivoluzione kantiana, proprio perchè per la prima volta si ammette che è il pensiero che decide delle sensazioni.

I livelli di percezione sono indagati rispetto a dei livelli di astrazione il primo che possiamo dire riguarda l'organizzazione delle sensazioni, e il secondo che riguarda l'organizzazione stessa.

Quindi una organizzazione delle organizzazioni, potremmo dire con un brutto giro di parole.

Prima di Kant questa esigenza non vi era, il primo a insinuare il dubbio sulla organizzazione delle organizzazioni fu Cartesio invero, da cui Kant prende spunto senza dubbio.

La domanda di cartesio infatti era e se l'organizzazione delle organizzazioni fosse un demone maligno cosa succederebbe?  ;)

Diciamo che queste cose Hegel le spazza via all'inizio della fenomenologia, dicendo che queste cose (sul percetto) non gli interessano.
Quindi effettivamente al giorno d'oggi Hegel è poco interessante per i più (meglio kant come ho già detto sopra a niko)

Hegel è interessante per la questione della relazione fra DIO e SOGGETTO, laddove si DEVE capire che nessuno sa cosa sia DIO e cosa sia il SOGGETTO. Entrambi i concetti sono "eventualità in fieri".

Cose lontanissime dal dibattito contemporaneo.  ;)
#1515
Citazione di: niko il 20 Marzo 2022, 13:10:57 PM
Citazione di: green demetr il 30 Novembre 2021, 11:26:27 AM....
Ossia che la qualità fondamentale dell'essere uomini è proprio il fatto di venire da categorie apriori.
E che la Ragione o l'Intelletto sono la parte fondante e fondamentale dell'essere filosofi, essere filosofi che è una questione morale naturalmente.


Io posso concordare fino a un certo punto sull'affermazione che:

 l'uomo venga da categorie a priori,

e la credo vera quantomeno per quanto riguarda l'uomo attuale, per come esso si e' storicamente determinato.
Ma credo anche che l'uomo sia un ente volente, e identificabile con una volonta' piuttosto che con una coscienza; quindi non accetto il "venire da categorie a priori" come un "destino", e penso che l'uomo venga si' da categorie a priori, ma (solo) perche' egli VUOLE, da esse provenire, perche' questa e' la sua volonta'.

Dunque sprofondare nella retrospezione, o sprofondare nella datita' del cosciente e' sprofondare in un proggetto dell'uomo che (liberamente) vuole, e sceglie, per se stesso, di essere coscienza, e quindi, nel contemplare il realizzarsi del suo stesso proggetto, e' sempre piu' immemore e inconscio della verita' soggiacente di essere (invece) volonta'.

Avendo la coscienza in se' tutte le emozioni positive e negative, tutti i sentimenti di cui si vorrebbe spiegare la bellezza, l'identificazione con la coscienza e' cio' che incatena l'uomo a se stesso; perche' non ci sara' mai un motivo reale di superare nel tempo e nel divenire l'identificazione, diciamo cosi', parmenidea, di essere e coscienza, in quanto essa si propone come la possibilita' e la fonte unica del bene: possibilita' del sentimento e dell'esperimento umano del bene, un sentire il bene che sia insieme anche essere, ed esser vero.

Cio' che puo' provare, il bene e il male, e dunque la coscienza umana, ha in se' tutti i fini, e cio' che ha in se' tutti i fini, non puo' mai servire ad altro, non puo' mai diventare mezzo.

Insomma un paradigma dell'uomo come fine si presta a rimodulazioni infinite di se stesso, ma non mai a nessun superamento, di se stesso.

Invece, se si riuscisse a contemplare la retrospezione del passato, o la primigeneita' e superiorita' "gerarchica" del dato di coscienza sul soggetto come un voluto, ovvero come un effetto e un appagamento della volonta' si potrebbe forse "esaurire" quel tipo di esperienza e voluzione, e iniziare a volere altro.


Intanto vi ringrazio perchè siamo tornati sui binari giusti, purtroppo sto avendo una involuzione che mi sta cominciando a preoccupare, perciò mi prendo un pò di tempo per gestire quella che chiamo la questione intellettuale.

Il tuo intervento Niko è come al solito ricco di spunti.
Mi fa piacere che riecheggi non solo i motivi di Hegel e Kant, ma anche quelli di altri autori a me cari, tirando in ballo il destino (Heidegger) e il superamento del sè (Nietzche).
Mi pare che tu metta nel mix la questione sollevata da Schopenauer.

Schopenauer non segue il modello Hegeliano, ma quello Kantiano, cercando di superare il pericolo di solipsismo latente del Kant.
Introducendo la dimensione della volontà e del suo carattere drammatico e conflittuale, che rende l'inanimato della materia come se fosse cosa vivente.

Naturalmente come sai, questa dimensione viene riadattata da Nietzche proprio in chiave di superamento del sè, cosa che non avviene in Schopenauer, che si ferma ad una noluntas universale.

Quindi mi piace la tua idea di un soggetto che sceglie di essere cento, mille volte cosciente del proprio sè, riadattandolo potenzialmente all'infinito.

Il punto di queste filosofie vitaliste è però che poi si spengono proprio a contatto con la realtà, il loro soggetto, è un soggetto che perisce.
Ora ricostruire questa strada è faticoso. A livello di intuito rozzo te la dico così: queste filosofie sono animate dalla volontà di collassare su se stesse.

Ecco rispetto alla tua filosofia e al netto del suo esito, non mi dispiace.

Diverso però è la questione del soggetto, che in fin dei conti è un pò il banco di prova, a cui la filosofia non ha mai più saputo rispondere dopo.

Infatti tu parli del soggetto come uomo.

Ma l'idea di uomo è un costrutto del soggetto.

Dunque dire soggetto e dire uomo non è la medesima cosa.

Come dire che la tua filosofia non si interroga sulla costruzione che tu sei, che noi siamo.


Il concetto di uomo (e tutte le sue declinazioni filosofanti o scientiste che siano) è un esito.

Di questo esito si tratta di capire le forme di composizione.

Come ci ha spiegato Kant sono le categorie di spazio e tempo, regolate dalla ragione.
La critica contemporanea è destabilizzante, perchè la ragione fruisce delle datità sensibili: e oggi come oggi si è aggiunta la categoria di propriocezione.
Ma se vi fosse la propriocezione come i neo-kantiani suppongono (e i transumanisti seguono, perchè si tratta di neo-kantiani, neo-cartesiani) allora l'intero edificio kantinao imploderebbe.
Perchè se il soggetto è una categoria, e non l'esito di categorie, allora a che servirebbero le categorie?

Lo Hegel va oltre il kant, e si chiede quale sia la funzione della categorie, rispetto all'entità che oggi potremmmo chiamare per estrema semplificazione DIO.
Mentre il Kant non ammette logicamente DIO, lo Hegel lo premette.

Ma appunto entrambi usando categorie fuori dal tempo e fuori dallo spazio e ammettendo invece che l'uomo sia il frutto del pensiero (che poi uno lo chiami ragione e l'altro intelletto non ha per me importanza nessuna).

Rispetto al tuo discorso è vero che la categoria storica nei nostri 2 eroi è secondaria.
Ci sta fare una critica serrata su questo punto.
Ma se la si fa a livello di datità umana, è a mio avviso un errore di metodo. Non si tratta di fare sociologia ( o, come molti sentono il bisogno, di pensare una nuova antropologia), ma di chiedersi da dove veniamo. Mi paiono esigenze differenti non trovi?