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Messaggi - Phil

#1531
Citazione di: paul11 il 22 Ottobre 2018, 22:01:12 PM
a mio parere il pensiero debole non è in grado di decifrare i dispositivi culturali che ci sono da millenni, semplicemente perchè ha preso atto che la metafisica  è da obnulare.
Eppure, per prendere atto dell'istanza di valicare la metafisica, è imprescindibile proprio il decifrare tali dispositivi culturali... e di fatto è ciò che il postmoderno fa, è esattamente il gesto critico da cui nasce (dai "maestri del sospetto" in poi, senza voler fare nomi).
Far coincidere il pensiero debole con una capricciosa negazione a prioristica della metafisica, significherebbe (paradossalmente) farne solo una impresentabile ed improbabile "metafisica 2.0", rifiutando di incassarne il plus-valore ermeneutico, ovvero proprio la decifrazione dei dispositivi culturali e storici (punto di partenza e "marchio di fabbrica" del pensiero debole) che rendono tale la metafisica.
Tuttavia mi rendo conto adesso che ho già foraggiato abbastanza, seppur involontariamente, l'off topic (per quanto anche il modo di leggere il male morale non sia totalmente avulso da queste considerazioni...).
#1532
Citazione di: Phil il 22 Ottobre 2018, 12:11:08 PM
Eppure, sono la logica predicativa (paul11 - Severino), il dire (Nietzsche) e la "necessità" teoretica (Oxdeadbeef) che dovrebbero sapersi adattare al mondo e al divenire, oppure il contrario?
"Il sabato è stato fatto per l'uomo, non l'uomo per il sabato".
Citazione di: 0xdeadbeef il 22 Ottobre 2018, 14:27:08 PM
Ma infatti sono esse ad adattarsi al mondo, non il contrario...
Vi si adattano così tanto che riusciamo persino a "dire" l'assoluto dove, a rigor di logica, non potremmo dirlo.
Proprio per questo, secondo me, vi si adattano solo maldestramente (pur non avendo di meglio, per ora): nel momento in cui (im)pongono al mondo ciò che nel mondo non c'è, rivelano la loro ambigua inadeguatezza: non riusciamo a "dire" il divenire, che c'è, ma riusciamo a "dire" l'assoluto, che non c'è...
Se il divenire tiene in scacco la rigidità della (onto)logica parmenideo-aristotelica, il rifiutare l'evidenza del divenire per tutelare la funzionalità della (onto)logica, inverte la gerarchia fra chi dovrebbe adattarsi a chi.
Esempio: mi dai scacco e io non posso difendermi muovendo i miei pezzi, se decido allora di muovere i tuoi (per disinnescare lo scacco) allora scelgo praticamente di uscire dal gioco degli scacchi, violandone le regole pur di non subire lo scacco (che a quel punto non è nemmeno più uno scacco, perché si è già usciti dal gioco e/o si sta giocando ad un altro gioco). Parimenti, se il linguaggio (la logica, etc.) devono adattarsi a rappresentare (interpretare, etc.) il mondo, nel momento in cui il mondo gli pone un problema e il linguaggio lo metabolizza storpiando o smentendo il mondo (il divenire, etc.), il linguaggio viola allora la sua "regola" (deontologica) di cercare di rappresentare al meglio il mondo. Il risultato sono i paradossi zenoniani, funzionanti e invincibili sul piano metafisico linguistico, ma non nel mondo fisico.

Citazione di: paul11 il 22 Ottobre 2018, 14:41:21 PM
Nella contemporaneità il linguaggio ha portato di nuovo Protagora con la sua opinione e la relativizzazione alle filosofie post-contemporanee, ai pensieri "deboli",incapaci di interpretare la cultura storica, intesa nei suoi meccanismi di mimesi.
Nel pensiero debole non rilevo i tratti di questa incapacità di decifrare la cultura storica come mimesi identitaria, anzi direi che ciò è uno dei primi vagiti del pensiero debole.
#1533
Citazione di: 0xdeadbeef il 22 Ottobre 2018, 11:56:09 AM
Citazione di: paul11 il 21 Ottobre 2018, 00:54:36 AM

Vale a dire si può  negare l'immateriale dove sta il bene e la giustizia, e credere nel divenire, ma sapendo  ogni verità in essa cercata è una negazione del principio di non contraddizione della logica predicativa e quindi non-vera.
Concludendo, il mondo sensibile e diveniente non può dare verità senza cadere nella regola della contraddizione



Ciao Paul
La stessa logica, ritengo ineccepibile, che porta Nietzsche ad affermare: "nell'eterno fluire delle cose, di nulla
potremmo dire che è (se lo diciamo è, così, per vivere)".
Dunque l''assoluto affermato anche da chi non ne ha consapevolezza (seppur con uno scopo utilitaristico).
Quindi l'"ab-soluto" non come "possiiblità" (di coloro che vi credono), ma come vera e propria necessità.
saluti
Eppure, sono la logica predicativa (paul11 - Severino), il dire (Nietzsche) e la "necessità" teoretica (Oxdeadbeef) che dovrebbero sapersi adattare al mondo e al divenire, oppure il contrario?
"Il sabato è stato fatto per l'uomo, non l'uomo per il sabato".
#1534
@sgiombo

Ovviamente non volevo fuorviarti; a mia volta ero stato fuorviato da
Citazione di: viator il 20 Ottobre 2018, 23:07:56 PM
Salve Ipazia. Scusa, ma non ho capito il tuo riferimento all'Amorosa : chi sarebbe costei ?.
Citazione di: Ipazia il 22 Ottobre 2018, 09:00:36 AM
L'Amorosa è la morte, (ma non leggete Viator ?).
#1535
Citazione di: sgiombo il 21 Ottobre 2018, 21:43:26 PM
Ah Ipà, e l' "amorosa"?

Cche vvor dì?

Toglici questa curiosità!
Citazione di: Ipazia il 18 Ottobre 2018, 08:45:12 AM
la natura feticistica dell'amorosa (chiedo venia) Merce [...] martello dialettico roteante sull'Amoroso Mercato e la sua morale subumana.
#1536
Citazione di: Ipazia il 21 Ottobre 2018, 09:55:21 AM
il vantaggio del materialista sul credente è di non dover ricorrere ad una doppia verità, trovandosi per tutta la settimana a lavorare su una verità possibile e variamente dimostrabile (bigbang, evoluzionismo, etologia) per prostrarsi la domenica di fronte ad una verità impossibile narrata da un tizio che mi racconta di Genesi, Adamo ed Eva, arca di Noe, ecc.
Io penso che al massimo uno scienziato, per non incorrere in questa debacle schizofrenica della "verità", che definirei come collassamento della funzione cognitiva, dovrebbe fermarsi a Spinoza (deus sive natura) e prendere il largo da tutte le religioni rivelate che giustamente vedono il loro liquidatore Spinoza come il fumo negli occhi.

Semmai più coerente, per un teista, è ritenere la scienza una verità "apparente" da subordinare alla verità divina (e ai suoi rappresentanti in terra, ovviamente). Che è quello che Bellarmino contestava a Galileo. Ma è davvero deprimente per uno scienziato rassegnarsi a tale ruolo.
Parafrasando il citato Galileo, che osservava come la religione "insegni come si va in cielo, non come va il cielo", direi che "la scienza spiega come si muove la realtà, non come muoverci nella realtà", ovvero la religione può servire agli scienziati per muoversi nel mondo (eticamente,  esistenzialmente, etc.) mentre loro studiano come si muove il mondo (fisica quantistica, evoluzionismo, etc.).
Si tratta dell'atavica distinzione fra intimo e pubblico, fra matematica e poesia, fra informatica e arte, fra "scrittura del giorno e scrittura della notte" (come suggerito da Bachelard, etc.).
Inevitabile che in alcuni punti i due paradigmi entrino in cortocircuito, tuttavia una settorializzazione degli ambiti può fornire sostegno in merito (banalizzando: per uno scienziato, la storia della costola di Adamo magari è scientificamente da scartare, ma l'invito ad amare il prossimo non è affatto in conflitto con la scienza, per cui può essere ben accolto... ciò produce una "religione fai da te"? Benvenuti nel terzo millennio...).

P.s.
Andrebbe poi distinto il credere in un dio (come concetto) dal professare una religione (magari "rivelata").
#1537
Riflessioni sull'Arte / Re:Arte moderna?
15 Ottobre 2018, 00:05:33 AM
Questo aneddoto veneziano mi ha fatto tornare in mente una sequenza di un vecchio film; un'arte visiva (il cinema) fa dell'ironia su altre arti visive (ironia al quadrato) usando proprio uno degli strumenti (l'ironia) tipico delle arti su cui ironizza (ironia al cubo).
https://www.youtube.com/watch?v=OfsJAgaY62E
#1538
Citazione di: 0xdeadbeef il 14 Ottobre 2018, 15:30:02 PM
In altre parole, a mio parere viene a invalidarsi quel tuo: "né è mai stato ritenuto lecito, fra la maggioranza
degli individui "in lutto per Dio", usare la forza per procurarsi soldi o cibo...".
In fondo concordiamo. Non a caso, parlo di "maggioranza degli individui" e, ad occhio, non mi risulta che la maggioranza delle persone non esiti a usare la forza per procurarsi cibo o soldi... certo, ci sono alcuni che lo fanno ma, per fortuna, direi che sono una minoranza (fra tutti quelli che potrebbero farlo, intendo).
#1539
Citazione di: Jacopus il 14 Ottobre 2018, 13:36:28 PM
la l'interpretazione storico-spiritual-culturale della morale è un bluff esattamente come credere che l'uomo sia mosso solo da valori utilitaristici.
L'indimostrabilità e la strumentalizzazione di alcune mitologie è facilmente constatabile (da cui il "bluff"); invece come dimostrare che sia un "bluff" il constare come l'utile sia criterio dominante nella società contempranea? Mi sembra un dato di fatto... in che senso intendi che "è un bluff credere che l'uomo sia mosso solo da valori utilitaristici"?

Citazione di: Jacopus il 14 Ottobre 2018, 13:36:28 PM
vi sono dei riscontri organici a livello cerebrale che indicano come alcune parti del ns cervello si attivino di più di fronte a situazioni di ingiustizia e che si sviluppino di più questi sentimenti in bambini con famiglie integrate socialmente.
Ho già accennato di come la reazione fisiologica dei "neuroni specchio" non sia, secondo me, da confondere con le reazioni comportamentali dovute all'indottrinamento culturale (natura vs cultura, tanto per banalizzare).

Citazione di: Jacopus il 14 Ottobre 2018, 13:36:28 PM
Se questo non ti basta puoi sfogliare un libro di storia e paragonare i livelli di violenza quotidiana/tolleranza di 200 o 2000 anni fa e quello che accade oggi nel mondo occidentale.
Concordo che la vita di oggi sia meno violenta, anche questo credo sia un dato di fatto (sebbene non colga il nesso con quanto dicevamo).

Citazione di: Jacopus il 14 Ottobre 2018, 13:48:11 PM
L'ipotesi che formuli avvalora quindi la mia tesi, poiché un ambiente favorevole (famiglia altruistica) non fa altro che insegnare dei valori che il bambino apprende.
Esatto, per questo dico che la morale non è né innata né ontologica, ma viene appresa, dall'ambiente familiare, dal contesto sociale, etc. Faccio sempre l'esempio della lingua: la sua predisposizione è neurologica, ma il suo utilizzo e i suoi contenuti sono indotti.
#1540
Citazione di: Jacopus il 14 Ottobre 2018, 13:01:19 PM
Quando vediamo realizzarsi una ingiustizia qualcosa si agita nella nostra pancia e questo accade a tutti i bambini a partire dai 3-4 anni di età. Per questo dico che un senso morale è geneticamente registrato nella specie uomo sapiens.
Secondo me, i bambini di 3-4 anni non sanno cosa sia la giustizia o la morale, tuttavia hanno neuroni specchio molto svegli (empatia neurologica?) per cui si agiteranno se vedono qualcuno agitarsi e soffrire (così come sorridono se vedono qualcuno sorridere, etc.) ma di fronte ad un'ingiustizia "non fisionomica" (il furto di un portafoglio, etc.) non credo proveranno spontaneamente del dissenso morale interiore (salvo che i genitori non gli abbiano già spiegato e pre-interpretato la situazione, v. morale indotta, super-io, etc. che iniziano ad attecchire a partire da quell'età...).
#1541
Citazione di: 0xdeadbeef il 14 Ottobre 2018, 12:15:22 PM
Mi sembra, in altre parole, che tu non faccia altro che sostituire "Dio" con lo "Stato"...
Solo dal punto di vista formale (funzionale), ma ciò non offusca la differenza sostanziale che Dio sarebbe assoluto, infallibile, etc. mentre lo Stato è relativo, umano, etc. il valore universale e trascendente (o presunto tale) dell'Etica è ben diverso da quello contingente e immanente del Diritto.

Citazione di: 0xdeadbeef il 14 Ottobre 2018, 12:15:22 PM
Ritengo dirimente questo tuo passaggio: "né è mai stato ritenuto lecito, fra la maggioranza degli individui "in
lutto per Dio", usare la forza per procurarsi soldi o cibo...".
Ohibò, non ti saranno certamente sfuggiti gli innumerevoli esempi storici che dimostrano il contrario...
Giusto per limitarci ad un esempio "leggiadro" ed evitarne altri ben più truci, nel caso delle politiche che i
Cinesi stanno attuando in Africa (poi nemmeno tanto "leggiadre", a ben pensarci, ma c'è di ben peggio) il tuo
"faccio tutto ciò che mi conviene fare" non coincide forse con il mio "faccio tutto ciò che la mia forza mi
consente di fare"?
Quell'uso della forza non è fine a se stessa (solo per il fatto di poterla usare) ma è finalistico, utilitaristico. Certo esistono i ladri e i violenti, ma sono una minoranza (e hanno comunque i loro scopi, per quanto discutibili), così come soprusi e stermini geopolitici non vengono dettati solo dall'avere la forza per farlo, ma dallo scopo.
Banalizzando: la Cina potrebbe spazzare via militarmente un qualunque stato africano (ne ha tutta la forza, credo), sterminarne la popolazione e creare l'impero cinese d'Africa, popolandolo in un batter d'occhio, ma invece usa solo la forza necessaria (non tutta quella a disposizione) per manovre di insediamento "apolinneo", non "dionisiaco" (visto che si parlava di Nietzsche).
Quindi, in assenza di Dio, non è la forza umana in sé a rendere tutto lecito, ma, al netto dei tribunali, nazionali e internazionali (che esistono, almeno formalmente), l'uomo incanala la forza necessaria a ottenere ciò che gli è lecitamente utile (fermo restando che l'illecito è inestirpabile dal mondo, non essendo l'uomo un automa).
Secondo me, nella prassi, c'è un primato dell'"utile" sul "possibile", ovvero non "faccio tutto ciò che la mia forza mi consente di fare"(cit.) ma solo ciò che mi è utile fare, non facendo ciò che la mia forza mi consentirebbe anche di fare ma sarebbe controproducente (uso la prima persona in modo esemplificativo).

Citazione di: 0xdeadbeef il 14 Ottobre 2018, 12:15:22 PM
In definitiva, il tuo discorso in materia mi sembra speculare a quello dell'amico Sgiombo (col quale ne ho
sovente discusso), il quale sostiene che nell'uomo vi è una morale innata che spinge "naturalmente" al bene.
Spero mi prenderai in parola quando ti dico che non è affatto così (ho recentemente dissentito con Sariputra e Paul11 proprio su questo), non credo affatto in una morale innata (e tantomeno in un "bene" innato), ritenendo invece la "morale ontologica" un "bluff" (come dicevo in altra discussione, mi perdonerai se non mi ripeto), il che non significa certo negare che l'uomo sia per sua natura un animale da branco e che la sua razionalità cerchi di strutturare regole di utilità reciproca all'interno del branco (ma di fatto in ciò non c'è nulla di etico o valoriale, solo autoconservazione, istinto, genetica, etc. è l'interpretazione storico-spiritual-culturale che se ne dà a costituire il "bluff").
#1542
Citazione di: 0xdeadbeef il 13 Ottobre 2018, 16:00:12 PM
Ma se tutto il lecito è deciso dall'uomo, ciò non vuol forse dire che tutto è lecito?
Direi di no, altrimenti il diritto non esisterebbe... semmai piuttosto
Citazione di: 0xdeadbeef il 13 Ottobre 2018, 16:00:12 PM
se il lecito è deciso dall'uomo (presumibilmente in virtù della sua "potenza") il
lecito e l'illecito dipendono dai rapporti di forza che intercorrono fra gli uomini
e nemmeno troppo, perché non sempre tutto si riduce a rapporti di forza.
Ad esempio, affermare che
Citazione di: 0xdeadbeef il 13 Ottobre 2018, 16:00:12 PM
"tutto ciò che la tua forza ti consente di fare è lecito".
non terrebbe presente ciò che la "forza statale" potrebbe fare, eppure di fatto non ritiene lecito (né è mai stato ritenuto lecito, fra la maggioranza degli individui "in lutto per Dio", usare la forza per procurarsi soldi o cibo...).
Il criterio base dell'attuazione del "potere" (politico o personale) non mi sembra "faccio tutto ciò che posso fare", ma "faccio tutto ciò che (mi) conviene fare" (il patto sociale altrimenti avrebbe un altro senso e ben altri risultati...). L'apolinneo è forse castrante, ma non certo privo di teleologia utilitaristica.

Citazione di: 0xdeadbeef il 13 Ottobre 2018, 16:00:12 PM
prima della "morte di Dio" non ve n'era consapevolezza (perciò anche la potenza dominante era soggetta allo stesso imperativo categorico cui erano soggetti i dominati).
La morte di Dio è anche la morte del giudice (supremo e perfetto), l'uscita di scena di ciò che sanciva l'incommensurabile differenza fra i testi sacri (e i comandamenti) e i codici umani (e le leggi), con questi ultimi che fungono da baluardo, seppur "filisteo", contro l'imbarbarimento e la (socialmente destabilizzante) hybris dionisiaca.
#1543
Citazione di: 0xdeadbeef il 12 Ottobre 2018, 19:43:19 PM
"Se Dio non esiste, allora tutto è lecito", è la conclusione cui arriva Ivan Karamazov; ove, naturalmente, con "Dio"
è inteso, nietzschianamente, il valore morale (che comunque su Dio non può che fondarsi).
Non sono d'accordo, parafraserei piuttosto dicendo "se Dio non esiste, allora tutto il lecito è deciso dall'uomo", ovvero "se non esiste un Dio-perfetto che mi giudica, allora mi giudicheranno gli uomini-imperfetti", e così l'etica (movente metafisico teoretico-culturale dalle nobili origini) dopo aver ispirato e rafforzato dall'esterno il diritto, può lasciarlo evolvere autonomamente (demistificato).
Non sorvolerei inoltre sull'utilitarismo insito nell'Etica di matrice divina; anche in quel caso c'è l'utile (tranne che per i rari virtuosi del "bene premio a se stesso"): scegliere ed agire con la finalità di evitare il castigo eterno o altre forme di punizione, coerentemente con il meccanismo punizione/ricompensa che gli uomini ben conoscono (come tutti gli altri animali, d'altronde) e che è la base dell'apprendimento cognitivo.
Secondo me, lo scopo dell'Etica è infatti sempre stato più quello di insegnare a vivere adeguatamente insieme (comune utilità reciproca nel branco: non uccidere, non rubare, non mentire, etc.), piuttosto che prenotare eventuali ricompense ultraterrene, che (sempre secondo me) sono solo un valido "espediente didattico" per fare in modo che il messaggio di base risulti fortemente giustificato e credibile (paradossalmente!) proprio per tutti... è poi umanamente inevitabile che i differenti "maestri" che hanno usato la stessa strategia didattica in differenti contesti, con gruppi di allievi differenti, abbiano poi ottenuto differenti risultati e modelli di etica comunitaria con alcune differenze strutturali.
#1544
Citazione di: Ipazia il 12 Ottobre 2018, 09:16:07 AM
Le religioni che credono alla metempsicosi, comprese le orientali più evolute, nascono naturalistiche, animistiche; incentrate sull'eterno ritorno dei cicli delle stagioni e della vita-morte. Per esse il corpo è l'intero universo senza distinzione tra uomini, animali, piante, pietre.
Per me questa è una caratteristica che risulta sempre più rivalutabile (e attualizzabile) in chiave (laico-)postnichilista: la mancanza di un antropocentrismo onto-teologico, come propugnato dalla metafisica teoretica della cultura occidentale (e il non sentirne più la mancanza, né la frustrazione, è l'incipit del postnichilismo, metamodernismo, etc.).
Ovvero l'uomo non è la stirpe cara agli dei, la specie eletta (né contiene popoli eletti), ma semplicemente un elemento (forse il solo autocosciente) del processo olistico di cui è parte. In questa assenza di gerarchia verticale, tipica dei monoteismi rivelati (vs leggi cosmiche da rivelare), nella visione ciclica ognuno fa/è la sua parte e, di conseguenza, il bene/male si può (non deve) ridurre anche a scialbo ed estemporaneo giudizio su alcuni passaggi della concatenazione di condizionamenti causa/effetto. Approccio inconcepibile per i monoteismi (e per le rispettive etiche), anche a costo di impantanarsi nelle aporie del libero arbitrio e della teodicea, elementi di crisi teoretica che risultano assenti, o comunque molto meno compromettenti, in ottica metempsicotica.

Non è un caso, secondo me, che il dualismo religione/scienza-naturale assuma forme differenti nei due orizzonti: mentre nei monoteismi, la scienza con le sue piccole verità è ancella della religione con le sue grandi verità, nella prospettiva metempsicotica, non c'è tale bipolarsimo veritativo, perché studiare la natura o l'uomo non richiede salti paradigmatici drastici, essendo l'uno solo il sottoinsieme dell'altra (il mondo naturale non viene espulso dalle categorie esplicative del reale, non è solo palcoscenico terreno di prova per qualificarsi al livello successivo; non essendoci incompatibilità fra leggi naturali e leggi "divine", anzi essendo la stessa norma, probabilmente per gli antichi scienziati induisti non aveva senso il concetto di "obiezione di coscienza"  ;D ).


P.s.
Chiaramente, per "vendere" tali prospettive alle popolazioni, bisogna presentarle con il giusto appeal; ecco che sorgono allora gli altari di venerazione, le festività, i voti e tutta la visione volgare (in senso etimologico: popolare) in cui si prega persino Buddha, anziché "ucciderlo quando lo si incontra" (come suggerisce lo zen, decisamente meno "populista" di altre correnti).
Anche tale volgarizzazione, a parer mio, differenzia i due approcci: risulta più alienata in quello metempsicotico, più pertinente in quello monoteistico.
#1545
Tematiche Filosofiche / Re:Tutto bene e niente male
12 Ottobre 2018, 12:11:05 PM
Commenti in brain storming.
Citazione di: Ipazia il 10 Ottobre 2018, 22:45:34 PM
In assenza di questo range di libertà individuale non vi sarebbe alcuna etica, ma soltanto normalizzazione paradigmatica. Un po' come l'uomo-macchina (nasci-produci-consuma-crepa) che [...] l'impersonale dittatura del Mercato ci vuole fare diventare.
Aggiungerei anche l'uomo-animale (nasci-cresci-invecchia-muori) dell'impersonale dittatura della Natura; l'uomo-fedele (nasci-pecca-prega-muori) dell'impersonale dittatura della Religione; l'uomo-utente (nasci-lika/condividi/invia/ricevi/posta/aggiorna-muori) dell'impersonale dittatura dei Social; l'uomo-fruitore (nasci-usa-butta-muori) dell'impersonale dittatura della Tecnologia; l'uomo-votante (nasci-vota-lamentati-muori) dell'impersonale dittatura della Democrazia; l'uomo-teoreta (nasci-postula-deduci-muori) dell'impersonale dittatura della Metafisica, l'uomo-edonista (nasci-desidera-godi-muori) dell'impersonale dittatura della Libidine; l'uomo-esistenzialista (nasci-interpreta-significa-muori) dell'impersonale dittatura dell'Ermeneutica; l'uomo-morale (nasci-giudica-vieni giudicato-muori) dell'impersonale dittatura dell'Etica, etc.
Questo rapporto dialettico fra le dittature che governano (con le dovute differenze di intensità) i vari "uomini" che coabitano l'individuo e gli individui stessi che alimentano tali dittature, può essere letto in molti modi (e su più piani), ma di fatto la risultante prassi umana dell'individuo è il verdetto del "parlamento" di tutti quei dittatori (paradossale, no?), anche se ogni individuo avrà le sue preferenze (per cui forse sottovaluterà l'impatto di alcuni "dittatori" latenti) che imporranno, per necessità di convivenza, di cercare rapporti diplomatici che siano vivibili con il prossimo (essendo l'uomo animale da branco).

Citazione di: paul11 il 10 Ottobre 2018, 23:03:43 PM
Da se mi è concesso conoscitore di economia e politica, si vede oggi, che vincono gli interessi economici, sopra gli argomenti culturali sopra argomenti morali, Di cosa oggi possiamo comunicare quando il clima è daccapo lo scontro, mai l'incontro?
Ciò connota solo la società attuale? Si tratta di una considerazione di buon auspicio per un futuro più empatico ed "etico", oppure di nostalgismo di un'epoca (culturalmente e moralmente) d'oro che, se non erro, non ha lasciato attendibili tracce storiche?

Citazione di: paul11 il 12 Ottobre 2018, 00:55:30 AM
la morale si è persa fra un ansiolitico, una seduta degli alcolisti anonimi, l'utilità economica e il mors tua vita mea.
Interessante l'espressione "si è persa": intendi che lei stessa (metaforicamente) ha perso l'orientamento, oppure che è stata persa (nello scenario attuale)?
Sai già che, personalmente, scriverei piuttosto "si è rivelata come" (alludendo a ciò che intendevo come lo svelare il "bluff", senza voler sottovalutare la funzione "positiva" del dispositivo), ma capisco che nella tua prospettiva si tratta (correggimi se sbaglio) di anelare a riappropriarsi di una morale (matrice originaria) dopo aver vissuto il suo momento hegelianamente "negativo".