Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - green demetr

#1531
DAL MIDRASH RABBA (ed. Soncino 1900ca)

(domanda)
Il cielo e la terra   (I, 1):
(risposta)
Da dove vengono? essi vengono dall'oggi (dall'ora e adesso)

(domanda)
E la terra era tohu e bohu (I, 2):
(risposta)
E venne Rabbì Giuda B. Simon (e disse)
"Egli rivelò segreti profondi e misteriori — (Dan. II, 22)"
E (aggiunse) "Cose profonde stanno nella Gehenna, così è stato scritto."
Ed è risaputo che non vi sono ombre in quel luogo, in quanto esse sono ospiti dell'oltremondo, il giardino dell'eden è dunque questo mistero profondo.

Un altra interpretazioni è che mistero profondo sono coloro che sono aiutati dal Signore ossia i malati e i bisognosi.(Isaia 4,6)


Daniele 2:22
Svela cose profonde e occulte
e sa quel che è celato nelle tenebre
e presso di lui è la luce.

Bibbia di Gerusalemme.

Isaia 4,6
Una tenda fornirà ombra contro il caldo di giorno e rifugio e riparo contro i temporali e contro la pioggia.
 Bibbia di Gerusalemme.


geenna
[ge-èn-na] n.f. invar.
1. nel linguaggio evangelico, luogo di eterna dannazione, dove brucia il fuoco infernale
2. (non com.) luogo di tormenti

Etimologia: ← dall'aram. gê hinnam (ebr.  hinnōm) 'valle di ennom', nome di una valle presso gerusalemme dove venivano compiuti sacrifici umani al dio moloch, in seguito divenuta luogo di incenerimento di cadaveri e rifiuti.

Dizionario etimologico Garzanti


Etimologia.

—Visione critica:

La parola "Sceol" è stata per qualche tempo considerata come una parola in prestito assiro-babilonese, "Shu'alu", con il significato presunto "il luogo in cui i morti sono citati o ordinati", o "il luogo in cui i morti vengono raccolti . " Delitzsch, che nei suoi primi lavori ha avanzato questa visione, ora l'ha abbandonata; almeno nel suo dizionario la parola non è data. La non esistenza di "Shu'alu" è stata sempre sostenuta da Jensen ("Kosmologie," p. 223), e recentemente di nuovo da Zimmern (in Schrader, "KAT" 3d ed., P. 636, nota 4) anche contro la spiegazione di Jastrow (in "Am. Jour. Semit. Lang." xiv. 165-170) che "sha'al" = "consultare un oracolo" o "citare i morti" per questo scopo, da cui il nome del luogo dove sono i morti. La connessione tra l'ebraico "Sceol" e l'assiro-babilonese "shillan" (ovest), che Jensen propose invece (in "Zeitschrift für Assyriologie", v. 131, xv. 243), non sembra essere accettabile. Zimmern (lc ) suggerisce "shilu" (= "una sorta di camera") come la corretta fonte assira della parola ebraica. D'altra parte, è certo che la maggior parte delle idee trattate dallo "Sceol" ebraico sono espresse anche nelle descrizioni assiro-babilonesi dello stato dei morti, trovate nei miti riguardanti la discesa di Ishtar nell'Ade, riguardanti Nergal ed Ereshkigal (vedi Jensen in Schrader, "KB" vi., parte 1, pp. 74-79) e nell'epopea di Gilgamesh (tavolette ii. e xii .; comp. anche Craig, "Religious Texts", i. 79; King, Magic, "No. 53).

Questo regno dei morti è nella terra ("erẓitu" = ; comp. Giobbe, x. 21, 22), essendo la porta ad ovest. È la "terra senza ritorno". È un luogo buio pieno di polvere ( vedi Sheol, Biblical Data ); ma contiene un palazzo per il sovrano divino di questo regno delle ombre (comp. Giobbe xviii. 13, 14). Sette porte sorvegliano successivamente l'avvicinamento a questa terra, alla prima delle quali è un guardiano. Un flusso d'acqua scorre attraverso Sheol (comp. Enoch, xvii. 6, xxii. 9; Luca xvi. 24; Sal. Xviii. 5; II Sam. Xxii. 5).
#1532
Estratti di Poesie d'Autore / Pavese - Poesie
05 Marzo 2022, 23:53:38 PM
da Cesare Pavese , Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (Torino, Einaudi 1951)



Cesare Pavese - I gatti lo sapranno


Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l'alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.

Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.

Farai gesti anche tu.
Risponderai parole −
viso di primavera,
farai gesti anche tu.

I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l'alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi piú non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell'alba,
viso di primavera.

10 aprile 1950

Sublime!
#1533
Percorsi ed Esperienze / Milena Jesenska
05 Marzo 2022, 23:47:07 PM
VIENNA
Vienna, 27 dicembre
La cosa migliore è infilarsi sotto il piumino, coprirsi fino alle orec-
chie e non uscire fuori prima che siano finite le feste. Così ho pensato
di trascorrere il Natale! Strano: ciò che a Praga, a Berlino, in qualsiasi
altra città già da mesi avrebbe assunto le dimensioni di una catastrofe,
ciò che altrove provocherebbe cori di proteste, dimostrazioni e forse
persino una rivoluzione – a Vienna lo si sopporta tranquillamente, con
una rassegnazione ottusa quanto piena di spirito. Basta che un viennese
apra la bocca per parlare che la sua lingua si prende gioco di lui; persino
quando impreca, minaccia o dà sfogo alla sua collera le parole rotolano
in modo così spassoso giù dalle sue labbra che è impossibile prenderlo
sul serio.
Non ci sono combustibili, né carbone né legna né coke. I treni non
circolano per l'intero paese, le fabbriche si fermano ogni momento, i
negozi chiudono alle cinque e, a partire dalle venti, ristoranti e caffè
sono illuminati soltanto dalla luce vacillante di piccole lampade a car-
buro. Si dice che presto verrà tolta la corrente ai privati e saremo quindi
costretti a far uso di candele, che peraltro sono introvabili. Per riscaldar-
si non c'è niente, da mangiare non c'è niente. A migliaia si recano ogni
giorno nel Wienerwald in cerca di legna e portano a casa rami bagnati
che, una volta nella stufa, cuociono letteralmente e non danno alcun
calore. Ai capolinea dei tram nelle zone di periferia schiere di persone
con borse, sacchi e zaini pieni di legna attendono pazientemente; don-
ne, vecchi e bambini, sotto carichi pesanti. Nell'oscurità questa massa
di gente ha un aspetto grottesco, terrificante persino, come un bosco
che si agita misteriosamente. Sotto i loro fardelli gli uomini si scorgono
appena. Uno dopo l'altro, si pigiano tutti dentro il tram, pazienti come
buoi, le mani irrigidite dal freddo, le ossa rotte; il conducente sopporta
con uguale pazienza le botte e gli spintoni che gli arrivano per via dei
10
rami portati a spalla. Dopo due minuti la vettura sembra stracolma di
legna. Naturalmente, per tutto il tempo, si grida, s'inveisce, ci si adira,
si reclama; ma non è niente di grave, niente di serio, il tono è quello di
buoni vicini di casa, inoffensivo, ingenuo, smorzato – si ha l'impressio-
ne che non si tratti di vere e proprie proteste ma soltanto dell'accompa-
gnamento verbale di un rito quotidiano, come quando si canta durante
il lavoro per sbrigarlo con più allegria.
L'altra metà della popolazione rivende questa legna. A due corone il
chilo. Alle stazioni si vedono giovani con carretti e sacchi. Carri carichi
di legna passano per le strade. Se volete riscaldarvi non dovete far altro
che scendere per strada, fermare il primo carretto che incontrate, tirare
un po' sul prezzo e pagare, pagare. Beninteso la legna non è né spacca-
ta né tagliata. Per farla tagliare dovete pagare ancora una volta. Per il
trasporto a domicilio dovete pagare di nuovo. Prima che la legna sia
arrivata a casa vostra si è ridotta della metà. Poi dovete dare una buona
mancia, offrire un bicchiere di vino, stringere la mano al brav'uomo e
ringraziare. E dirvi contenti di avere almeno un po' di legna.
Per mangiare le cose stanno allo stesso modo. La razione settima-
nale è sufficiente – quanto a qualità e quantità – per un unico misero
pasto, persino alla persona più parsimoniosa. Una pagnotta a testa e,
benché abbia già alle spalle due anni di scuola di miseria qui a Vien-
na, non sono ancora riuscita a mandare giù questo giallognolo, duro,
vecchio, ammuffito «dono di Dio». Non resta che procurarsi del cibo
al mercato nero, che qui prospera come in nessun altro luogo. Nella
parte bassa della città ci sono negozi che espongono in vetrina soltanto
un paio di mele e qualche carruba – giusto per salvare le apparenze. Il
banco è vuoto, ceste e barili sono vuoti, eppure il negozio è pieno di
persone. Queste persone, però, non si avvicinano al banco, come si fa
di solito in un negozio, per dire: Mi dia questo o quell'altro! No, esse
sussurrano qualcosa al venditore, questi risponde a sua volta sussurran-
do, poi va a prendere un pacchetto, riscuote la somma già pronta, e il
cliente si allontana. Qui non c'è niente per gli estranei. Le persone co-
11
nosciute vi trovano invece liquori, vino, cioccolata, carne, prosciutto,
polli, salumi, tutto quel che vogliono. Ma non domandate il prezzo!
Prendete il pacchetto, il prezzo vi viene sussurrato all'orecchio, pagate
e guardate di sparire alla svelta.
Non molto tempo fa mi misi in cerca di pane. Feci il giro di tutti i
negozianti, fornai, lattai, camerieri – inutilmente. Allora una donna mi
consigliò di andare al mercato del pane al Gürtel. All'indirizzo indi-
catomi trovo una piccola taverna talmente satura di fumo che riesco a
malapena a scorgere qualcosa. Il locale è pieno di gente. Tutti stanno in
piedi, tutti vanno e vengono, tutti parlano, gridano, mercanteggiano.
Qui c'è di tutto. Pane – ma non vi dico che pane! Una pagnotta male-
odorante, ammuffita a 50 corone! Farina a 50 corone il chilo, riso a 80
corone il chilo, uova a 8 corone l'una, candele a 8 corone, burro a 200
corone il chilo, carne il cui prezzo oscilla fra le 150 e le 250 corone il
chilo, persino oche a 1000 corone! Carbone, legna, prodotti alimentari,
stoffe, tutto a prezzi folli. E la cosa più stupefacente è questa: quelli che
vendono qui sono tutti, senza eccezione, operai. Mi fermai al centro del
locale, sbigottita alla vista del mondo capovolto, non una ma tre volte
capovolto, al punto che non si capiva più quali fossero il sopra e il sotto.
Dovunque, su tutti i giornali, in tutte le riunioni, in tutte le conferenze
non si fa che parlare della classe operaia. Tutti invocano aiuti, aiuti per
il proletariato, per i bambini rachitici stipati in cinque, in otto in una
stanza a due letti, aiuti per le donne costrette a prostituirsi per fame.
E tutti – quasi tutti – siamo d'accordo, pieni di entusiasmo, disponi-
bili; ed ecco qui operai con le tasche ben fornite, che vendono merci
molto richieste a prezzi altissimi, scandalosi; sono centinaia, migliaia,
e in loro non si riscontra la minima traccia di miseria. Hanno pellicce,
buone scarpe, tempo libero, denaro. Io conosco varie famiglie, fra cui
una composta da tredici persone. Nelle loro tre stanze riscaldate ogni
giorno fa molto più caldo che nella mia unica stanza e da loro non si
porterebbe mai in tavola quello che cucino io – semplicemente perché
non si accontenterebbero! A colazione bevono caffelatte e mangiano
12
panini bianchi, e tutti e tredici hanno facce rosse e piene, non un se-
gno di denutrizione. La classe operaia viennese non se la passa male,
nient'affatto male. Meglio così, s'intende! La vita è molto più dura per
i funzionari statali, per quelli che hanno famiglie numerose e stipendi
da fame, gli impiegati delle poste, ecc. – è fra loro che si trova forse la
miseria più nera, anche se non si vede! Poi tutti coloro che non sono
operai, le vedove, gli invalidi, gli spazzini, i postini, i piccoli artigiani –
queste famiglie dei quartieri di Favoriten e Ottakring vegetano davvero
nelle loro topaie piene di muffa, dove si vedono stracci appesi alle cor-
de per il bucato! Qui la miseria si manifesta nella sua forma più cruda.
Contemporaneamente, a Vienna, ci sono quindici teatri che ogni sera,
nonostante i prezzi proibitivi, registrano il tutto esaurito. (Un palco per
la première di «La donna senz'ombra» di Strauss costa 1000 corone;
all'Opera, per un posto nelle prime file della platea allo spettacolo più
insignificante si pagano 60 corone). Venti cabaret, venti bar, un mucchio
di ristoranti in cui non è possibile mangiare con meno di 200 corone,
tutti pieni. Chiassose réclame di luoghi di divertimento di ogni genere
invadono le strade. Cinema e caffè stracolmi, praticamente in ogni stra-
da. I negozi di moda della Kartnerstrasse zeppi di gente. Pellicce, abiti,
stoffe, cappelli, scarpe. Un paio di scarpe 1200 corone! Prezzi sbalordi-
tivi per biancheria, confezioni e guanti. Eppure si continua a comprare
con sempre maggiore frenesia e avidità. Ci sono persone per le quali
niente è abbastanza costoso, moderno e nuovo. Vienna si dà ai bagordi,
Vienna balla, Vienna si diverte, Vienna canta e suona valzer e operette
più assurde che mai. E la stessa Vienna che lentamente si spenge, muore
soffocata dalle commissioni per le riparazioni dei danni di guerra, e i
suoi dirigenti politici viaggiano per tutto il mondo per chiedere aiuti. I
treni non camminano, alla popolazione mancano pane, farina e patate,
posta, telefono e telegrafo funzionano soltanto a fatica e con incredibile
lentezza, negli ospedali e nelle cliniche c'è solo biancheria logora per i
malati, e nelle prigioni i poveri criminali gridano così forte per la fame e
il freddo che gli abitanti delle case vicine non riescono a dormire!
13
Nello stesso tempo ci sono locali e sale da gioco aperti fino al matti-
no dove si possono guadagnare delle fortune, e alla borsa si fanno affari
straordinari speculando sulle valute. Mille corone non significano nien-
te per un commerciante, un parvenu, un restauratore, il proprietario di
un caffè, un acquirente e neppure per un ladro. Con mille corone si
comprano una camicetta, un paio di scarpe, cinque chili di strutto. Solo
un anno fa con un migliaio di corone si poteva andare avanti per un
mese. Oggi non bastano per una settimana.
Vienna è folle – oppure è il mondo ad essere folle? Vienna vive il
crepuscolo della sua grandezza, a tenerla ancora in vita è la sua vecchia
tradizione di grande città, il fatto che qui tutto esiste già da prima; che
edifici pubblici, hotels, ristoranti, bar e teatri sono già costruiti, che l'in-
tero meccanismo funziona anche quando gira a vuoto. La vita più dura
però è quella che facciamo noi cechi. La nostra patria è in Boemia, e qui
siamo costretti oltretutto a farci carico dei problemi altrui, senza che
i nostri possano venirci minimamente in aiuto! Non sarebbe possibi-
le aprire un poco le frontiere per gli appartenenti alla repubblica ceca,
consentire la corrispondenza e gli scambi fra i due paesi? Per le feste
natalizie non abbiamo potuto ricevere nemmeno un pezzo di torta o
un pugno di farina dalle nostre famiglie. Per questo motivo non mi è
restato altro che trascorrere il Natale sotto il mio piumino dormendo
come una marmotta.
(M.P., «Tribuna», 30 dicembre 1919)

#1534
Riprendiamo dall'inizio vediamo di aggiungere elementi e di ragionare con me stesso.


cit "Quanto più rigidamente l'opinione concepisce il vero e il falso come entità contrapposte, tanto più poi, in rapporto a un diverso sistema filosofico, si aspetta unicamente un'approvazione o riprovazione, e soltanto o l'una o l'altra sa vedere in una presa di posizione rispetto a quel diverso sistema stesso."
In questa frase il buon Giorgio sembra già provvidamente indicare alcuni dei problemi che la PNL comporta.
Naturalmente il nostro eroe sta costruendo un sistema di pensiero adatto all'accoglimento di quello che l'idealismo e il romanticismo chiamano Spirito.
La cibernetica e la sua logica infame ancora non esisteva.
Nell'inizio della prefazione alla sua opera massima, vi è un preoccupazione costante, come abbiamo già visto, tesa a distanziarsi da qualsiasi costrutto logico-matematico.
cit "Per di più, in un tale aggregato di nozioni che non a buon diritto porta il nome di scienza (formale), una conversazione intorno al fine e a simili generalità suole non esser differente da quel modo d'indagine meramente storico e non ancora concettuale, nel quale si parla anche del contenuto stesso, dei nervi, dei muscoli ecc. Nella filosofia invece sorgerebbe questo squilibrio : che farebbe uso di un tal modo di indagine, mentre essa stessa lo dichiarerebbe incapace a cogliere la verità."
Per Hegel la costruzione del sistema che accolga lo spirito, è da ricercarsi nella congiunzione impossibile tra scienza e spirito.
Lo spirito che di dica scientifico non è spirito e la scienza che si dica spirituale non è scienza.
Eppure è l'esistenza stessa di questa contraddittorietà, che ci porterà sulle tracce dello spirito.
Abbiamo già detto che questa contraddittorietà viene concettualizzata come Negazione.
Hegel sembra ossessionato da questa esigenza di costruzione para-logica.
Nella prefazione alla edizione della nuova Italia, si davano alcuni indizi o strade di lettura. Ne riporto 2.
1) Per prima cosa si recuperavano gli scritti teologici del giovane Hegel ritrovati e pubblicati solo nel 1909.
In essi la necessita di combinare il sentimento religioso, con un logos razionale erano già evidenti.
2) Così nel romanticismo il "geist" lo spirito si caricava dello stesso peso razionale.
3) in Hegel la fine coincide con l'ironica presa di distanza da se stessi. In quanto logicamente ci è sempre negato il contatto con lo spirito.
4) per Hegel l'ideale è di cogliere la rosa dentro il crocifisso, ossia trovare un modo dell'accoglienza dello spirito senza passare per la sofferenza cristica.
Aggiungo a corollario del 4 (ma vedremo se è così o meno) che la condizione cristica dell'uomo abbandonato al suo destino, si sposa bene con la fine.
Ma la fine che cosa è? è la costante presa di negazione della nostra essenza. Ogni volta che noi seguiamo le tracce dello spirito, infine ci ritroviamo sempre negati.
Unendo le strade consigliate del 3 con il 4, possiamo immaginare come l'autocoscienza sia questo processo infinito a cui noi siamo chiamati fino a consumarci.
Infatti Dio (Cristo) muore.
Proviamo a riferirci invece a Nereo Villa: il cristo è una entita sinderetica.
Dunque non può essere uccisa. E' piuttosto lei che accoglie il soggetto a essere quello che deve essere.
Rispetto a queste visioni armoniche (probabilmente riprese da Steiner, il teosofo) non sono in disaccordo totale, il punto è che noi partiamo da un soggetto, e la filosofia costruisce sistemi a partire da esso, se noi instaurassimo un sistema a volo d'uccello, un occhio di falco, come la ghematria ci insegna a proposito del genesi 1:1, noi presupporremmo una forza che ci anticipa.
Questa visione religiosa supponga che sia contenuta in Hegel, e la studieremo meglio quando la paragoneremo con la teosofia di Bohme.
Si capisce l'urgenza di hegel proprio a partire da queste problematiche di ordine superiore.
Hegel come ogni grande pensatore, non parte dall'alto, ma dal basso. Proprio perchè nel suo  pensiero egli parte dal  basso,  e sentendo già, ciò che parte dall'alto, necessita di una sistemazione a doppia mandata. A doppia elica, o meglio spirale.
Ciò che è basso è anche alto, recita l'antica sapienza gnostica.
Hegel non pensa ai pensatori religiosi, semplicemente perchè li dà per acquisiti, il suo problema massimo è invece l'eterno nemico: la scienza analitica, formale, senza fine e senza anima.

Domani proviamo a riscriverlo in forma ridotta.
#1535
Boomerang erano per esempio i cinegiornali dell'istituo luce, studiati a lungo durante un corso di cinema all'università di milano.
Testimone d'accusa non l'ho visto, ma alcune variazioni sul tema "della scena del delitto" sono disseminaste lungo la cinematografia americana.
Uno degli ultimi film che ho visto, è anche uno dei migliori film che abbia mai visto:
Il segreto di una donna (Whirlpool) del sommo Preminger!
E come dimenticare Prima Pagina sempre di Wilder, uno dei migliori film di sempre?
Ma se dovessimo andare ancora più indietro: Rashomon di Kurosawa.
Etc....etc....
#1536
Citazione di: Eutidemo il 05 Marzo 2022, 11:25:23 AMCiao GreenDemetr. ;)
Non capisco perchè ti faccio disperare!
***
Ed infatti, Tarca ha detto che il "positivo" è qualcosa di "negativo", cosa che io non ammetto affatto;  ed infatti, al contrario, io sostengo che il "negativo" del "negativo" è "positivo", e non è affatto "negativo", come invece sostiene lui.
***
Ed invero, quando io ho scritto (testualmente) che, "sia linguisticamente che nella logica, due negazioni fanno un'affermazione", ho affermato discorsivamene la stessa "identica" verità espressa dalla tua ineccepibile formula, che condivido in pieno (p = ¬(¬p)
E, cioè, che, dire "p" e dire di "negare  non p" è esattamente la stessa cosa.
***
Per cui, visto che anche noi due stiamo dicendo esattamente la stessa cosa (a differenza di quello che dice Tarca), non riesco proprio a capire perchè ti faccio disperare!
Semmai sei tu che fai disperare me!
:D
***
Un saluto! :)
***
Mi fai disperare perchè usi formalismi laddove vi sono dei connotati e usi connotati laddove sono dei formlismi. Ma lo dico in maniera scherzosa, mica sono quelli i problemi della vita ;)

Tarca dice che "qualcosa" del negativo sta nel positivo, ossia appunto il fatto di negare che qualcosa sia negabile.

Invece mi sembra tu annoti connotativamente che qualcosa è sia positivo che negativo, ma non è così.

Non so se Tarca si riferisca a sistemi dialettici o a cosa d'altro, quindi non so risponderti sulla parte connotativa.

Io ho fatto una notazione sulla fase descrittiva, e cioè formale dell'assunto.

Infatti stiamo dicendo la stessa come come Tarca.

Probabilmente questo dilemma nella vita reale comporta se applicato a oggetti e/o azioni ben altre problematiche, ma io non so a cosa si riferisca Tarca .
#1537
Tematiche Filosofiche / Re: Astrazione.
05 Marzo 2022, 01:21:34 AM
Citazione di: iano il 04 Marzo 2022, 22:48:41 PMQuesto sarebbe un problema insormontabile se la necessità di riuscire a vedere, o, se si preferisce, a comprendere, fosse prioritaria.
Nel nostro attuale concetto di conoscenza ciò sembra essere implicito, e perciò lo ritengo ormai inadeguato.
Nel mondo globalizzato possiamo considerare ancora la conoscenza come un fatto individuale?
Ma non è un fatto di modernità, ma un processo che parte nel momento in cui la conoscenza individuale è stata riversata sui sacri papiri.
In un certo senso il peccato originale non consiste nella conoscenza, ma nell'averla pubblicata.

interessante mi poni tre quesiti sostanzialmente, provo a rispondere:

punto 1

Il mondo in cui viviamo è complessivamente abitato dalla modernità, e la modernità è caratterizzata da una complicazione e se vogliamo una moltiplicazione delle aree cognitive.
Sono d'accordo anch'io nel dire che oggi molte azioni necessarie essendo esentate dall'uso delle macchine e della scienza in generale, sono virtualmente, se il meccanismo che le implementa tiene, assolutamente NON necessarie.
La conoscenza che interfaccia il mondo non è globalizzata, è semplicemente moltiplicata.
Ma un conto è la conoscenza che viene interfacciata dalla tecnica sul Mondo, ed è una conoscenza del mondo, ed un contro è la conosceza che viene interfacciata col soggetto, ed è una conoscenza del soggetto.
Io non lamento tanto il fatto che nessuno sa più fare pellice, o che nessuno sa più come si ammazza un maiale.
Io lamento che nessuno si rende conto del soggetto che noi siamo.
Ossia di come ci siamo dimenticati che noi abbiamo bisogno della pelliccia e del maiale.
Ad un livello più alto, ed è il motivo per cui ho tagliato con i miei vecchi amici, è che ci si è dimenticati che abbiamo bisogno di una politica, affinchè quei bisogni primari, rimangano appagati da un sistema tecnico.
Ed a un livello ancora più alto, ma questo non lo pretendo da nessuno, che si capisca che è necessario una politica che blocchi il tentativo della tecnica di renderci come una pelliccia o come un porco.
Se non si rispettano i corpi, non si rispetta più niente.

punto 2       

Al netto dei tre livelli che riguardano la cura del soggetto (e ti prego di notare che la mia filosofia è una lotta contro il soggetto, tanto per dare conto della profondità cognitiva richiesta), io noto come il soggetto stia diventando sempre più l'idea dell'immagine del soggetto.
Non posso non pensare che questo sia legato alla tecnica, che infatti vuole svuotare il corpo del suo significato vivente, e lo vuole proiettare in un mondo virtuale, dove la BIG TECH sta investendo a manetta.
In questo senso lamento che il discorso generale (ossia la nostra volontà da millenials di volerci proiettare in un mondo di immagini, e di sogni) stia perdendo di vista proprio il corpo in sè ( l'inconscio dei millenials risponde con il ferimento del proprio corpo per indicare un pericolo allarmante, ossia che il corpo sia risucchiato via dall'immagine, così il tatuaggio, così il cambiamento cibernetico del proprio corpo, arti artificiali etc...).
Il corpo della nuove epoca è un corpo martoriato o desideroso di morire, non si sente più il sole sulla pelle, non si apprezzano più le belle forme etc...
Non riusciamo più a capire cioè i nostri sentimenti che nascano dal corpo con ciò che ci sta vicino a due palmi dal naso, non in chissà quale archivio digitale.
Insomma lamento la perdita tout-court della consoscenza sentimentale del proprio soggetto.
In questo senso, sono d'accordo con te che la conoscenza del mondo in un mondo globale non è più individuale (ma sinceramente non ci vedo un problema di questo, sono contento di non dovermi spaccare la schiena a raccogliere le patate per vivere), ma allo stesso tempo come mi pare ho spiegato sopra penso che la conoscenza di me stesso, sia una cosa individuale, che scelgo io, non lo scegli nè tu, nè nessun altro.

punto 3

Il problema dello scritto, suppongo tu parli della codificazione che quella scrittura ha portato: ossia le leggi.
Argomento piuttosto impervio.
Io mi limito invece ad annotare a margine che la coscienza individuale potrebbe solo che migliorare sia in termini di interfacciamento al mondo, sia di interfacciamento al soggetto che noi siamo.

Quando leggevo i romanzi o le poesie stavo sommamente bene.
E non sono forse questioni individuali portate alla conoscenza di tutti, e forse che non ci arricchiscono?

Cosi che l'ipianto ingegneristico che Leonardo ha costruito per i navigli di Milano, non aiuta forse a irrigare mezza Lombardia?

Non ci vedo una negatività, certo è l'interpretazione che conta, come dire che una ingegneria debba prevalere su un altra, o che un pensiero individuale debba prevalere sull'altro, e che questo sia sancito come legge, che poi si passa di padre in figlio...quello è un grave problema.

Ma è un problema che si può capire una volta che ci siamo ripresi per lo meno il nostro soggetto. Quindi un problema del futuro, anche se fino a ieri sembrava un problema del domani.
La storia non va in un senso progressivo, a volte si regredisce.
#1538
Opposizione Ascendente Saturno
La cosa positiva di questo aspetto è che queste persone sono prudenti e oneste. Il lato negativo di questo aspetto è che possono sentire ostacoli e difficoltà a guadagnare popolarità tra le persone. Inoltre si stancano facilmente e possono soffrire di frequenti raffreddori  ( :D  )e attacchi di reumatismi.

Più che difficoltà a guadagnare popolarità, è proprio un destino quello di non poter ricevere risposte adeguate.
Non trovo più su quale altro forum, mi si consigliava di prendere la cosa con filosofia (ma non mi dire!   :D ) e di accettare il fato di questa condizione.
                                   *                  *               *
In effetti unendo le due descrizioni mi è chiaro che esiste una dimensione morale di ordine karmico a cui fino ad oggi mi sono sottratto.

Chissà in questo ultimo scampolo di vita, ci proverò un pò più seriamente: contenti?  :D

ALL ALONE! YES!

DESTINY---------AAAAAAAAHHHHHHHH

https://www.youtube.com/watch?v=7XGVdVouTrA

Marmotta che Urla. Contro lo Stress.
Against Stress !!!    :D  :D  :D


ma sono io!  :D

#1539

I nodi lunari non sono pianeti, ma piuttosto punti matematici dell'astrologia, che sono direttamente uno di fronte all'altro nella carta. Si dice che il tuo scopo di vita sia codificato tra loro - nella linea tra il Nodo Nord e il Nodo Sud. Il Nodo Sud indica la tua zona di comfort, il tuo luogo abituale, mentre il Nodo Nord mostra lezioni di vita e ciò per cui ti stai battendo in questa vita. Entrambi i nodi lunari sono quasi sempre retrogradi.
Nodo Nord (Media) in Sagittario - Nodo Sud in Gemelli
Il Nodo Nord in Sagittario porta il conflitto tra pensieri nobili e  banali, tra perle di saggezza e trivialità.
Tra conoscenza e valori sacri, tra dubbi intellettuali e credenze religiose. Queste persone hanno bisogno di ricevere una vera educazione e trovare il vero significato di varie idee. Hanno bisogno di raggiungere l'immagine spirituale personale del mondo attraverso lunghi viaggi, studi e pellegrinaggi spirituali. Hanno bisogno di sviluppare fiducia nelle loro opinioni e passare da verità semplici a conoscenze e valori etici più elevati.
Fai attenzione alla distrazione da troppe informazioni ( :D ). È necessario imparare a distinguere quale conoscenza è preziosa e quale no. Attenzione al fallimento dovuto alla ricerca del significato. Dovrebbero stare attenti a non essere superficiali.

Nodo Nord (Media) nell'11a Casa - Nodo Sud nella 5a Casa
Nodo Nord nell'undicesima casa porta il conflitto tra l'egocentrism che si mette in mostra e l'essere consapevoli di appartenere a un gruppo. Il conflitto tra l'amore platonico e l'esperienza erotica passionale e sensuale.
Queste persone devono imparare a guardare la vita da prospettive diverse e non pensare solo a soddisfare i bisogni del proprio ego. Dovrebbero sviluppare lo spirito della comunità, promuovere nuove idee e riforme e diffondere la consapevolezza che siamo tutti cittadini del mondo.  O:-)
Attenti all'abnegazione e a cercare di essere sempre al centro dell'attenzione. Fai attenzione a richiedere attenzione, riconoscimento e ammirazione.
#1540
Riassunto delle puntate precedenti.
L'imperialismo americano è pronto a sferrare il colpo finale.
Esiste un agenda 2024, ed esiste una agenda 2030.
Una società globalizzata, asfittica nel controllo della morale (2030) e nel controllo della pensiero (2024) (vedi alla voce grande reset).
L'uso massiccio del PNL, ossia il presentare problemi con due sole soluzioni per blocco di diagramma (escludendo sistematicamente qualsiasi via terza, quarta etc...) ha portato la propaganda ad un livello di esasperazione collettivo, che si sta risolvendo nelle dissonanze cognitive, così dette, io le chiamo invece circolo paranoico (non ho più il polso del mondo esterno, dunque non so a che livello siamo nel passaggio dal discorso nevrotico e quello più proprimante detto psicotico, ossia nell'illusione di vivere in un eterno presente, negando ogni storia, persino la propria personale).

Le sfere di influenza vanno dunque inevitabilmente a deflagrare.(infatti nuovi potenze si aprono sul mercato, quella cinese e quella indiana, con il carico di insicurezza che portano due culture dalla morale completamente diversa dalla nostra).
E' interessante la domanda come verrà gestita la guerra fredda tra sfere di influenza?
Se prima il modello era economico, oggi come oggi è diventato impossibile.
La creazione di bolle economiche dentro altre bolle economiche sembra potenzialmente infinita.
La guerra per il dominio dell'info-sfera, sta diventando così ormai con lapalissiana certezza il nuovo orizzonte della guerra.
La propaganda sta per riscrivere le sue regole.
CAVE CANEM! (io non idea di cosa ci sia oltre il cinismo: appunti e ipotesi sul tavolo sono ben accetti, sapere che tipo di botta ti arriva addosso, ti aiuta almeno in parte a ripararti dallo shock, comunque inevitabile).

Certamente niente di nuovo sul cielo occidentale, gli schiavi cercano il nuovo padrone. ;) e i padroni si stanno presentando in tutto il loro splendore, tirati a lucido (DIO! come sono tirati!)
#1541
Tematiche Filosofiche / Re: Astrazione.
04 Marzo 2022, 21:00:12 PM
quando parlo di problemi di astrazione intendo dire l'incapacità di non pensare a dati che non siano a 2 passi dal nostro naso.
Per poter fare astrazione bisogna avere la capacità di prendere la singolarità e portarla ad una universalità, l'universalità serve a rendere i processi congnitivi sempre più veloci.
Non è per esempio possibile stare sempre a distinguere di che albero si tratti, eppure per esempio per il disboscamento parliamo di re-introdurre alberi.
Certo oggi il problema di riferirsi a cose solo generali, si sta rivoltando contro di noi, che non siamo più capaci di vedere pure quello che abbiamo sotto vista e sotto tatto.
Un bel problema!
#1542
Daniele 22 sono tentato di leggere il vangelo di Tommaso, la gnosi rimane però un progetto parallelo, ma non centrale della mia riflessione.
Quindi non sono sicuro di quello a cui stai alludendo, non ne so nulla.
Mi pare che quando ne lessi alcune passaggi, vi fossero splendidi brani profetici.
Intanto ti rimando in futuro a quando parleremo dei profeti, nel 3d sulla bibbia che ho aperto.
La differenza tra pensiero spirituale e pensiero nicciano è totale, nel senso che pur partendo dallo stesso punto ribaltano la discussione, il pensiero spirituale si concentra sui tratto simbolico-immaginario.
Il pensiero nicciano si concentra sul pensiero spirituale in sè.
In questo senso il pensiero nicciano è più radicale, nel senso che va alla radice del problema.
Che poi è esattamente lo stesso condiviso anche dalla gnosi profetica.
Ossia il pensiero della comunità del bene.
Ma il bene non può essere una asserzione giuridica, perciò Nicce smonta qualsiasi religione, per liberarne la spiritualità.
Ma Nicce prosegue non sulla scia della spiritualità bensì su quello della terra.
Nicce si concentra sulla guerra, gli altri sulla pace.

Ora a me il mondo sembra in guerra piuttosto che in pace (e non intendo solo quella militare).

Pensare alla pace, senza pensare alla guerra, in un mondo di guerra, è follia, e questo pone il pensiero nicciano all'altezza dei tempi.
Il pensiero profetico che dimentichi la guerra non è un pensiero.
Il pensiero profetico che divida ingenuamente la comunità tra buoni e cattivi, non è la via da seguire, in quanto è una via legale, e come tale, malvagia.
#1543
Citazione di: Eutidemo il 04 Marzo 2022, 13:21:17 PM***
Il mio 'mantra', invece, è: <<Il negativo del negativo è positivo>>".
***
Voi cosa ne pensate?
***

Eutidemo mi fai disperare sempre  :D


Tarca ha detto che il positivo è qualcosa di negativo, e infatti anche tu ammetti che il negativo del negativo è positivo.

La notazione logica è risaputa p = ¬(¬p)

Come volevasi dimostrare. Dire p e dire negare di non p è la stessa cosa.  ;)


#1544
Provo ora a rispondere a niko in forma corta, d'altronde il futuro sarà sempre più dominato dalle forme brevi di comunicazione. Proviamo a vedere se riusciamo a distillare qualche saggezza.

Mi scuso per il messaggio che gli diedi il 31 dicembre, non avevo capito, e quello è uno dei miei tanti sfoghi sul forum, anche se ogni sfogo ha sempre un contenuto.

Per Niko la questione della salvezza è una falsa pista, in quanto nel tentativo per rimanere in metafora di non essere più agnelli, ci si trasforma in lupi.
La spiritualità a suo dire non passa da questa porta.
Sono d'accordo in linea ideale, ma la storia, che sia quella ideologica o personale, parla sempre di agnelli e lupi.
Certo uno può rimanere agnello come nel responso finale di Niko.
Ma chi ci dice che siamo agnelli? Il mondo giudaico, prende la metafora sul serio.
Nel mito gli Dei dominano sull'uomo. Nella rivoluzione giudaica è l'uomo che domina sugli dei.
In che maniera? ponendo il sacro fuori dall'uomo. Ossia l'agnello è il patto di sangue con Dio.
La colomba è la spiritualità che si eleva dal tempio.

Noi parliamo della colomba (quella che si posa sull'arca di noè dopo il disastro).
La colomba è figlia del lupo che ha divorato quell'agnello, ossia è ciò che rimane dopo il massacro o il disastro.
La colomba fugge dal tempio e si posa sugli uomini.
Questa è la salvezza.

Compito della bibbia è indicare cosa sia questa colomba.
La voce dei padri continua in noi figli, quella colomba va sempre interpretata.

Come a dire noi non siamo agnelli ma bensì colombe.
#1545
Intanto mi scuso per il post (di sfogo, solito mio, di tanto in tanto) 57436 del 31 dicembre.

Certo è molto difficile tenere insieme le proprie divagazioni e quelle altrui.

Ci fosse un modo di editare i propri post sarebbe stato utile, infatti vorrei riprendere l'intera discussione e ragionare con me stesso, quindi ripartire di nuovo: ma in fin dei conti la filosofia è questo incessante ripensamento di se stessi e degli altri. Sarebbe stato utile una sorta di editing in progress, senza scomodare i nostri admin. Ma alla fine è lo stesso, credo di aver capito il destino che il mio tema natale astrologico mi aveva affidato. E che sto facendo di tutto per non affrontare. Ovvero aiutare la comunità, nonostante la comunità non intenda. E va bene e sia.

Ripartirei proprio a rispondere a Niko in maniera seria, anche perchè letto oggi a inizio marzo, lo capisco molto di più di allora.
E' comunque interessante la mia risposta sfogo, con cui mi confronterò successivamente.

Naturalmente così facendo, questo 3d, assume oltre agli aspetti della letterarietà, anche quelli della filosofia, a cui comunque sono legato a doppia mandata (la filosofia salva me, e io salvo la filosofia).

Devo dire che la densità del discorso di Niko esula dalla letterarietà della ricerca spirituale, a cui mi ero dedicato. Quindi di fattio il suo era un off topic.

Premessa.
Nella Bibbia il tema della salvezza esiste. La Bet iniziale come già detto significa "Io ti dico", ma non è un dire generico, bensì un dire per arrivare al bene.
Questo bene non è da intendere come salvezza, nel senso escatologico cristiano.
E' semplicemente il capire che noi uomini siamo bene, quando siamo comunità.
Ma questa comunità non è quella che studiamo nel canone della filosofia occidentale.
Mi piace pensarla come una comunità dei dialoganti. Un coro, una musica, un ritmo.
Dimostrazione:
La dimostrazione è la ricerca di questo ritmo. Non vi è appunto alcuna dimostrazione.
La verità è la ricerca.
E' la ricerca che accende i suoni che ognuno di noi ode dentro di sè.
E ognuno cerca in linguaggio umano di raccontare quei suoni all'altro.
E' un tema filosofico, è un tema psicanalitico.

Questa ricerca di comunicazione, è idealmente la comunità.


Idealmente vuol dire che è dell'ordine dell'immaginario, delle idee, se vogliamo delle utopie.
Lacan dal seminario 20 suggerisce la divisione del discorso in tre parti, chiamiamolo pure logos. Un logos delle idee, un logos dei simboli, un logos della realtà.
Il bene è idealmente situato nell'intersezione dei tre logoi (discorsi).

Il logos della bibbia, è insieme simbolo e idea, non è reale.


Ecco che i 2 post di Niko, vanno interpretati secondo questa tripartizione.
Da un punto di vista dell'immaginario, non sembra interessato parlare della Bibbia.
Da un punto di vista simbolico fa una critica.
E da un punto di vista reale fa una proposta.

La critica risiede nel fatto che vede nel discorso simbolico della salvezza, una tanatologia.
Infatti da Kant a Nietzche (che rispondono ad Hobbes) si parte da una asserzione che Niko (o Nero Villa, mio grande compagno di sbronze virtuali da 10 anni a questa parte) rifiutano: ossia che l'uomo è cattivo.

Niko va oltre l'amico Nereo (ma è grazie a un video di Nereo, che oggi posso capire Niko, per dire come la vita offra continue occasioni impreviste, che cambiano visioni e opinioni).

Infatti nel secondo post, afferma che la volontà di pensarci deboli, ci faccia poi necessariamente diventare cattivi.
Con un colpo geniale, parla di alienazione.
Dunque Kant e Nietzche e quindi anche la Bibbia ci alienano da quello che noi siamo, ossia meri agnelli naturali, se ho capito bene dunque Niko ricade nel solito naturalismo che rinnego. Noi non siamo animali, molto semplicemente.

Nereo sulla scorta del pensatore esoterico Steiner, individua invece la verità dell'uomo, nella sua natura psichica di "noi".

E' una interpretazione che non condivido. La comunità non è un noi.
Questa interpretazione è fideistica.

Per riassumere sono d'accordo nel trovare tanatologica (discorso di morte) l'idea che l'uomo sia cattivo (ma anche il contrario ossia agnello).

Ma è la posizione che questa tanatologia ha all'interno del discorso generale tanatologico (discorso di morte), che è importante.

Ossia all'interno del discorso simbolico.

Il simbolo dovrebbe essere un mezzo e mai un fine.

Vedi alla voce: la religione dovrebbe essere un mezzo e giammai un fine.

Come ha notato Lacan, il bene è nell'intersezione dei logoi, e dunque riguarda anche la tanatologia.

Freud fu un genio analitico, sopratutto nell'instaurare, una critica che riguardi la relazione fra ISTINTO di morte e di amore.

Quello che di Niko prendo e di cui sono al 100% d'accordo, e quindi rileggetevi i suoi due post, sono tutti i passaggi con cui arriva a dimostrare l'errore kantiano e nicciano.
(a dire il vero Nicce, oscilla continuamente tra un discorso di morte e uno di vita, ma questo per via della sua sincerità, ossia della sua amissione di essere nel circolo paranoico, in cui l'alienazione di cui parla Niko ci porta a stare tutti dentro, Verdiglione per esempio addita la filosofia, come principale colpevole di questa riaffermazione continua del circolo ermeneutico dell'uguale).

Dicevamo che Niko ha però una visione naturalistica (ossia robotica, tipica dell'epoca, o era in cui siamo) che io rinnego.

L'uomo non è un "noi" (ipotesi steineriana - goethiana - panteista) nè un "io" (ipotesi paranoica della filosofia metafisica, o del canone occidentale tout court semplicemente).

L'uomo è come già detto sopra una ricerca.

E' vero che di tappa in tappa, siamo costretti a dire IO o nel delirio NOI, non è importante, infatti l'importante è il movimento, il costante darsi da fare per ripensarsi altro da se stessi (e questa è la lezione semplice e fondante del pensiero nicciano ed hegeliano).

Questo ripensamento è dunque la sottrazione continua del logos immaginario al suo nemico mortale, il logos simbolico.

Cosa manca al discorso filosofico di questi sommi autori?
Il discorso sul reale! Hegel e Nietzche esercitano l'esercizio di sottrazione sul reale, ma non hanno un discorso sul reale.
Perchè? Perchè il discorso del reale è a sua volta un discorso del simbolico.
Questo andrebbe inteso con uno studio intensivo della fenomenologia.
Qua abbreviamo la cosa dicendo che per parlare di un reale (sempre supposto) dobbiamo usare un simbolo (un segno dirà poi meglio quella branca dell'episteme, che si chiama semiotica, o semiologia).
E ogni simbolo ci lega ad un DOVER essere qualcosa.
Ecco che la critica di Niko, si rivela essere fondata su un background molto ricco, che lui lo sappia o meno.
La filosofia politica è un esercizio sul discorso del reale.
La bibbia come sappiamo viene usata per un discorso religioso.
Ora come abbiamo già detto, se la religione fosse un mezzo per parlare di Dio, sarebbe un esercizio interessante per re-immaginare la realtà.
Ma a giudizio di chi vi scrive non è così. La religione è un fine.
E dunque come tale usa un discorso politico.
La religione dunque si scontra con una decisione da fare.
Stare col simbolo o con l'immaginario.
A giudizio di chi vi scrive le religioni stanno col simbolo e censurano ogni cosa che riguardi l'immaginario, salvo magari farli diventare fenomeni da baraccone, come le visioni estatiche mariane.
La bibbia non dovrebbe essere una scelta politica del simbolico senza l'immaginario.
Qua non intendo offendere le singole fedi, che sono frutto della sensibilità di ciascuno e che in fin dei conti sono dei semplici cascami, del tentativo di immaginare la spiritualità. Non ci trovo niente di male, fosse solo quello, ma come detto, non lo è.

Il punto centrale rispetto al discorso di Niko si comincia a far chiaro forse.

Infatti se non esiste realtà che non sia anche simbolo, dunque l'intendere l'uomo reale, come mera naturalità, non è anch'esso un simbolo?

E questo simbolo non verrà di nuovo usato per diventare fine e non mezzo?
Non starò qui a ripetere quello già detto mille volte, suppongo aprirò a parte, un 3d che affronti questa cosa, potrei chiamarlo antropocene, ma in fine dei conti il discorso si può attaccare da diversi parti, vedremo.


Ora tra la religione che diventa simbolo e la natura che diventa simbolo, possiamo anche parlarne. Ma non avendo utenti reali (niko se nè andato credo) preferisco affrontare la cosa separatamente.

O meglio preferisco affrontare separatamente la questione naturale.

Per quella religiosa io invece non perderei tempo, la critica alla religione in fin dei conti è la stessa secolarizzazione della società, dunque il reale (benchè simbolico come già detto, infatti niente ci vieta di criticare la secolarizzazione etc) è già la risposta critica a quella simbolica (quelle religiosa).


Come già dicevo per me la critica, ossia il costante ripensamento del reale, tramite l'immaginario, diventa letteratura.

In questo senso la saggezza dei padri, che diventa voce corale, noi il tanak, noi i giudei, gli amorei, i sefarditi etc...risiede nella capacità immaginativa di ripensarsi a partire da quel simbolico che si chiama storia, che è un simbolico di morte (così notiamo anche nelle tragedie greche).

Ora si tratta di indicare di ragionare di analizzare e di ripensare il luogo dove risiede questo male.

Nella Bibbia sta scritto subito dopo il primo verso, che la terra era maledetta.
(nella traduzione cristiana, e la terra era vuota e informe).

Dunque non l'uomo porta la maledizione, ma è la terra a essere stata maledetta.

Un ribaltamento a 360 gradi, della visione escatologica cristiana.

Chi ha maledetto la terra? la caduta degli dei!

Fin quando la terra è accudita e ordinata dagli dei, la terra è unita al destino della spiritualità.

Ma poichè la terra è costantemente bagnata dal sangue delle guerre, dunque la terra una volta liberata dal destino spirituale (promesso e mai mantenuto), rimane sola, e nella sua solitudine risiede la dannazione, una volta che gli dei sono caduti, la terra prende atto della violenza degli uomini.
Guerra e carestie sono l'unico lascito.

E' a questa disperazione che la Bibbia si richiama, nel tentativo di una ricostruzione spirituale, che sia indirizzata ad uno sforzo comune di comprensione della spiritualità, l'unica che possa indirizzare il destino di guerra, che ne sia l'orizzonte della sua stessa fine.
L'orizzonte della spiritualità è insieme l'unico destino della fine della guerra e dunque anche lo sforzo di ripensare la comunità.

Ma questo orizzonte abitato dalle illusioni, va purificato dai suoi aspetti immaginari slegati alla realtà e  di quegli aspetti simbolici legati alla realtà della guerra.

A mio modo di vedere la Bibbia è quel tentativo.

Vale a dire un tentativo di trovare il bene nei pressi di un immaginario che sia spirituale.
E che nel contempo abiti la realtà e il simbolo.

E' quindi uno sforzo dell'immaginario di ripensarsi un quella intersezione con i 2 logoi tanatologici (la realtà e il simbolo).

La salvezza è dunque la scommessa che esista il bene in quel territorio mentale.
Un territorio che eviti la guerra ma non a prezzo dell'immaginario.

E questo territorio per l'uomo antico era da trovare nella religione.

Ma la spiritualità non si trova nella religione, la religione è il semplice culto dei defunti.
Ma il bene si trova sulla terra, e va cercato.
Per questo sono caduti gli Dei.

Se il mondo greco ha creduto di abbatere la religione per sostituirla con il logos puro, il mondo giudaico ha creduto di abbatere la religione per sostituirla con una nuova spiritualità.

Le vecchie religioni definiscono il Bene, come atto giuridico.

La nuova religione definisce il Bene come un atto dello spirito.

Lo spirito di cui parlano le antiche religioni è un esterno all'uomo.

Lo spirito della nuova religione è dentro l'uomo.

Lo spirito delle antiche religioni poteva venire a contatto con l'uomo tramite un atto giuridico, una obbedienza.
Lo spirito della nuova religione va cercato dentro di noi.

Lo spirito delle vecchie religioni è alieno.
Lo spirito della nuovo religione è umano.


La salvezza è dunque quando la terra si riunisce all'uomo come qualità spirituale.
La terra, diventa terra di Israele, la terra dei ricercatori del bene.

La genesi è una raffinata codificazione, che può essere letta sia come se fosse una vecchia religione, ma sopratutto ed è quello che interessa noi, come una religione dello spirito umano.

Lo spirito umano viene dopo.

Il prima è la codificazione più difficile da capire.

Io me ne sono fatto un idea grazie a Nietzche.

Lo spirito umano è ciò che segue il vento nel deserto, nella visione nicciana.
Lo spirito divino è ciò che segue la tempesta sulle acque nel visione biblica.

La genesi è la storia della cacciata dal paradiso. Ossia è la storia dell'umanità che conosce se stessa.

Dio fece l'uomo per arare i campi, e poi lo mise nel giardino dell'eden.

E' una codificazione molto semplice da capire, se abbiamo capito quanto detto fin ora: il giardino dell'eden è il mondo immaginario senza realtà, dove l'uomo non conosce se stesso.

Nel momento che conosce se stesso l'uomo è cacciato da questo immaginario.
E questo immaginario è il bene PRESUPPOSTO.

Ma l'uomo può conoscere il bene solo quando vi è alienato.

La proprietà psichica dell'inconscio è questa regressione alla madre.

La madre è Dio, La madre è il bene a seconda che stiamo parlando di religione o di spiritualità.

Quello che importa è la funzione archetipica direbbe l'utente paul, una funzione da recuperare.

La critica di Niko risiede nella sua profondità proprio in questo investimento.
(investimento libidico originario alla madre).

Questo investimento infatti non colpisce la madre, ma il suo fantasma, ossia la volontà di potenza, altro concetto nicciano.

Compito dell'uomo non è tornare nel giardino edenico, che è protetto dall'angelo con la spada di fuoco.

Ma è quello di lavorare la terra.

Ma la terra se lavorata è maledetta, poichè lavorare la terra significa cambiarla.
E questo cambiamento richiama la volontà di ritorno edenico.

La terra va lavorata a livello spirituale.


Queste due ultime considerazioni le lasciamo come annotazione per il futuro.
Quando tornerò a ragionare con me stesso.


Quello che in questa lunga risposta a Niko, ma in generale a tutti coloro che vogliono un ritorno alla natura è fare notare come l'alienazione è IMPOSSIBILE da evitare.

Noi siamo sempre fuori dalla natura (sia perchè dobbiamo lavorarla, sia perchè siamo stati cacciati dall'eden).

I grandi saggi della bibbia sembravano conoscere questa condizione di dannazione eterna.

La salvezza è il tentativo archetipico di ritorno alla madre.

E' chiaro che il rischio di confondere la madre, con il fantasma della madre è sempre altissimo.
Infatti il fantasma della madre ha sempre un nome.
Ma la madre è solo un paesaggio.
E' il luogo cavo entro cui si può muovere il pensiero.
E' dunque il pensiero la vera madre, ossia il padre nella visione ebraica.

E' il pensiero e la sua possibilità di elevazione ai confini dell'infinito, il paesaggio della madre, infinita e mai raggiungibile, eppure contorno, buco, cavo.

E' dalle regioni ultra-materne, diremmo uterine che spira il  ruach, il vento che spira sulle acque, acque materne, evidentemente.

Il ruach è la catena che unisce DIO e l'uomo nella  tradizione cabalistica.

In verità la catena siamo noi, è lo spirito umano, che si eleva, come spinta arcaica al ventre materno.

Il complesso edipico che la tragedia greca iscrive nel destino umano è il tentativo di squarciamento di quel ventre.

Il tentativo è quello del superamento di questa tragedia dell'umano.

La catena è infinita fin quando segue il vento dello spirito (il ruach appunto).
In Nietzche cosa produce il passaggio del vento nel deserto? (è la domanda che non riesco ancora a capire).
Nel mondo giudaico ciò che segue è la comunità, ossia la catena degli sforzi individuali, ognuno anello per l'aggancio di un altro anello, tutti insieme nel tentativo di seguire quel vento, o forse è proprio quel vento che ci inalza?

La guerra ci spezza, gli anelli spezzati portano alla povertà dello spirito.

La bibbia mi immagino sia questo. Il racconto della guerra, e dove la nostra catena è arrivata, e dove potrà arrivare.

Il problema del naturalismo è non vedere la dimensione duale in cui l'uomo si trova, una dimensione di totale fraintendimento di ciò che siamo.

Infine rispetto al "noi" di Steiner, potremmo certo trovare delle forti assonanze, ma in Steiner non vi è un ragionamento che sia dentro il logos, bensì si tratta di affermazioni senza alcuna argomentazione dialogica.
(non a caso Steiner finirà dentro la fornace della religione cristiana).