Citazione di: PhyroSphera il 17 Dicembre 2023, 20:02:05 PMLa vicenda che hai descritto non riguarda propriamente la Grecia ma un'idea di essa attraverso i secoli. Propriamente anche la Grecia fu cristiana. Non esiste un dissidio tra una concezione greca della natura e una cristiana, se non legato al permanere di un contrasto tra paganesimo greco e cristianesimo non greco... Ma, appunto, il cristianesimo greco esistette dai primi se non primissimi tempi della cristianità e la possibile controversia è soltanto relativa, limitata. Nella cultura italiana i termini 'naturale' e 'fisico' non significano lo stesso; ma non bisogna proiettare nel passato elleno ed ellenico questa non identità. Il fatto che i filosofi greci classici nominassero Dio anonimamente (l'Essere di Parmenide, il Motore di Aristotele...) non significa che fossero in contrasto con la concezione, prima ebraica poi anche cristiana, del Dio Creatore. Lo dimostra il caso di Filone e dei neoplatonici cristiani. Tutto sta a capire che per "creazione divina" non si intende una produzione degli enti — quella accade già dal mondo. Proprio i neoplatonici cristiani mostrarono che di Dio possiamo solo negare categoricamente o affermare allusivamente... Quindi non c'è dramma nel pensiero greco tra la cultura non cristiana e precristiana e quella cristiana, né si prospetta alcun dramma di pensiero per chi non greco si avvicina nel modo giusto al mondo greco (cui l'Italia non è tutta estranea). La filosofia contemporanea ha fornito nuovi modi di concepire Dio che avallano questa tesi. Si pensi al concetto heideggeriano di "lasciar essere" e all'utilizzo che ne fece Jonas per descrivere la sua nuova prospettiva creazionista.
Dominio della natura e Signoria di Dio stanno perfettamente insieme, adesso come allora.
Mauro Pastore
La physis e' uno sfondo increato dominato dalla Necessita', il contrario esatto di ogni matrice culturale cristiana e di ogni creazione.
L'Essere parmenideo non e' Dio, il motore immobile aristotelico meno che mai.
La necessita' di una origine per il mondo che ci sta intorno e' logica, ma non e' necessariamente anche
crono-logica, il mondo sta in piedi anche da solo, e senza padreterni.
La pensabilita' del tempo implica la sua eternita', il pensiero dell'origine non e' necessario al pensiero del tempo, ma al pensiero di cosa esista o non esista nel tempo.
Il mondo e' una cosa che avviene anche se nessuno la vuole, nessuno puo' volere il tutto, pena volere il nulla, per questo solo le singole parti del tutto hanno volonta', e sono opposte tra di loro, e sono destinate a non prevalere sul tutto, e quindi a non prevalere nessuna su tutte le altre, il che e' la verita' del mondo come risultato complessivo, come non-volontarieta' della volonta'.
Il tempo, e' il motivo per cui tutto non avviene contemporaneamente.
Il tempo, nella volonta', significa che si puo' volere tutto, ma non tutto contemporaneamente.
Per volere tutto, c'e' bisogno di (vero) tempo, c'e' bisogno di orizzonte (mobile) e di oblio, di necessaria parzialita' della conoscenza e sopportabilita' della contraddizione. Di attraversamento ciclico della volonta' delle parti.

