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Messaggi - Eutidemo

#1546
Ciao Anthony. :)
Se "togliersi il giubbetto" significa "cominciare a denudarsi", allora io potrei  raccontare in giro che, ogni volta che invito al ristorante una donna "comincio a denudarla", solo perchè l'aiuto galantemente a "togliersi il soprabito". :D 8) ???
Come battuta di spirito ci sta (ma solo come battuta di spirito)! ;)
***
Un saluto! :)
***
#1547
Ciao Claudia K.
Quanto alle tue contorte e grottesche elucubrazioni, sulle quali volevo sorvolare "per carità di patria",  laddove scrivi: "Colui o colei che la vide "cominciare a denudarsi"...(in cortile, a gennaio) ...in base a quale logica umana avrebbe registrato mentalmente l'evento e poi archiviato in mente sua,  passando ad altre sue occupazioni? E' NORMALISSIMO, invece, che qualunque normodotato, assistendo ad una scena tanto stramba, sarebbe restato a vedere cosa succede."
Ma, a parte il fatto che, a quanto sembra, R.Rava non poteva "restare a vedere cosa succedeva" perchè Elena Ceste, continuando a spogliarsi, si era portata fuori vista avvicinandosi al cancello, in ogni caso non comprendo cosa altro doveva e poteva fare R.Rava, se non restare imbarazzata; e, dopo aver registrato mentalmente l'evento,  passare ad altre sue occupazioni.
Dopo la sparizione di Elena Ceste, invece, R.Rava si è limitata a testimoniare sotto giuramento al P.M. quello a cui aveva assistito; e, cioè, che l'"aveva vista mentre cominciava a denudarsi in giardino".
Come poi, "completamente denudata", fu in effetti ritrovata nel Rio Mersa.
***
Quanto al fatto che "...per "denudarsi" R.Rava poteva aver inteso di averla vista togliersi un cappotto o un piumino...mentre rientrava in casa...magari per andare a lavarsi, come milioni di mamme casalinghe fanno dopo aver preparato i bambini per la scuola...", vedo che non c'è davvero limite alla tua capacità di "arrampicarti sugli specchi", e di cercare di "rigirare le frittate" e di tentare di "cambiare le carte in tavola" in modo (consentimi) davvero "spudorato"!
Ed infatti R.Rava ha testimoniato sotto giuramento al P.M. che "aveva visto Elena Ceste mentre cominciava a denudarsi in giardino"; per cui, se, invece, l'avesse vista semplicemente "togliersi un cappotto o un piumino .mentre rientrava in casa", l'avrebbero potuta arrestare per "falsa testimonianza".
Ed infatti il significato della sua testimonianza avrebbe avuto un significato completamente diverso; come qualunque individuo di lingua italiana non fatica certo a comprendere!
***
Siamo seri, per favore!!!
***
Se io raccontassi ad un mio amico di aver visto la mia vicina mentre "cominciava a denudarsi in giardino", quando, invece, l'avevo vista soltanto "togliersi un cappotto o un piumino mentre rientrava in casa", non sarei forse da considerare un grandissimo BUGIARDO?
Barra la casella (in buona fede):
SI' °
NO °
***
.
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Un saluto! :)
***
.
P.S.
Volevo evitare di toccare questo tasto, perchè tu sei troppo intelligente per voler veramente sostenere delle simili "assurdità"; e a me dispiaceva veramente di dover mettere in risalto tali "corbellerie" scritte da te (che, di solito, scrivi sempre cose molto sensate, acute e intelligenti).
Poi, però, ho riflettuto che, visto che tu insistevi a scrivere che non esisteva alcuna prova che Elena Ceste aveva iniziato a denudarsi in giardino, non potevo esimermi dal mettere in evidenza l'assurdità delle motivazioni di tale tua affermazione!




#1548
Ciao Claudia K. :)
Giusto a titolo di cortesia, anche se mi ero riproposto di non farlo, risponderò molto sinteticamente alle tue estemporanee osservazioni; le quali, peraltro, non sono affatto tutte da disprezzare!
***
Innanzittutto facendoti presente che, a parte l'"autopsia psicologica" effettuata da "psichiatri qualificati", che hanno suffragato l'ipotesi della "psicosi persecutoria delirante" (e tu non sei certo una psichiatra) e le "testimonianze di numerose persone circa le precarie condizioni mentali di Elena Ceste" negli ultimi tempi, nel suo caso si sono COMUNQUE "oggettivamente" manifestati:
a)
Sia due dei "sintomi precursori" tipici di una "psicosi persecutoria delirante"; e, cioè, la classica "disorganizzazione espressiva", associata a "dolori alla testa"; testimoniata dalla sorella Marilena il giorno prima della sua sparizione.
Ed invero la circostanza che la "disorganizzazione espressiva", da sola, possa essere sintomo anche di altri tipi di malattia mentale (come tu scrivi), è senz'altro possibile;  però diviene sintomo specifico di una "psicosi persecutoria delirante", quando sia associata a "dolori alla testa" che il soggetto non riesce a descrivere adeguatamente (come nel caso ben descritto da Marilena Ceste).
b)
Sia uno dei "sintomi concomitanti" tipici di una "psicosi persecutoria delirante"; e, cioè, il classico "denudamento P.U." ("Paradoxical Undressing"), che è una tra le anomalie classiche del comportamento psicotico, descritto nel DSM- 5 ("Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders number five"):
- testimoniato dalla vicina R.Rava il giorno stesso della sua sparizione;
- e poi confermato dal rinvenimento del suo corpo completamente nudo.
***
Per cui, il "combinato disposto" dei "due sintomi precursori" tipici di una "psicosi persecutoria delirante", assieme al "sintomo concomitante del denudamento" tipico anch'esso di una "psicosi persecutoria delirante", lascia chiaramente desumere, quantomeno probabilisticamente, che Elena Ceste sia caduta vittima, appunto, di una "psicosi persecutoria delirante", e non di un'altra meno grave forma di scompenso mentale.
***
Peraltro, in qualsiasi manuale psichiatrico, potrai leggere che "I soggetti in preda al delirio psicotico possono mettere in atto comportamenti imprevedibili di tipo grossolanamente disorganizzato, ovvero condotte strane con carattere d'impulso, immotivate, irrazionali, inutili, insensate, assurde, tra queste si riscontrano fughe senza meta, "denudamento", suicidio e delitti senza scopo (Ugo Cerletti, Scritti sull'elettroshock, Roberta Passione, Franco Angeli Editore)".
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Hai ragione quando scrivi che la "disorganizzazione espressiva" può riguardare qualunque umano e psico-sanissimo che sia reduce da uno "stress di notevole portata" (un terremotato, un naufrago, uno che si è trovato involontario spettatore di una scena turpe e violenta, uno che si è trovato tra i pochissimi ad essere scampati ad una strage,  ecc.)", però non mi risulta affatto che, parlando con la sorella il giorno primo della sua sparizione, Elena Ceste fosse reduce da un PTSD (Post Traumatic Stress Disorder) dovuto ad un terremoto, ad un naufragio o ad una eruzione vulcanica o cose simili.
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Cioè tu confondi le mele (PTSD) con le pere (PPD).
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Così come cerchi di "rivoltare la frittata", quando, dopo aver ammesso che due eventuali "sintomi precursori" di una possibile PPD, in effetti c'erano stati il giorno prima (in quanto testimoniati dalla sorella), poi, però, sostieni che essi non avevano nessun senso, essendo rimasti "isolati"; ed infatti, secondo te, il "denudamento spontaneo", che era conseguente ai due chiarissimi "sintomi precursori" del giorno prima, "non sarebbe provato da nulla".
***
Il che è non è affatto vero, perchè, come documentato:
- la vicina R.Rava il giorno stesso della sua sparizione, testimoniò di aver visto Elena Ceste che "cominciava a denudarsi" in giardino (e nessuno ha contestato tale sua testimonianzia giurata);
- successivamente, in effetti, il suo cadavere  "completamente denudato" fu trovato riverso nel Rio Mersa (e nessuno ha contestato tale ritrovamento).
***
Per cui, almeno secondo la logica e il buon senso, se qualcuno viene visto mentre comincia a spogliarsi, poi sparisce di vista, e, infine, lo si ritrova nudo, mi sembra ovvio che sia stato lui a completare l'opera del suo denudamento, e non un terzo!
***
Questa è "logica", non la tua!
***
Cioè, come scrivevo ad Anthony, se io vedo mia moglie che comincia a mangiarsi un piatto di pastasciutta mentre mi dirigo verso la doccia, e, poi, una volta finita la doccia ed uscitone fuori, mi accorgo che il piatto è ormai vuoto, non mi ci vuole molto per "dedurre" che mia moglie se la sia mangiata tutta; però, ovviamente, a livello "teorico", non posso certo escludere che, mentre io facevo la doccia, lei l'abbia buttata via, oppure che sia entrato in casa un ladro affamato e se la sia pappata tutta lui, fuggendo prima che io uscissi dalla doccia.
Ma non tutto ciò che è "possibile" è anche egualmente "probabile"; per cui, se vedo qualcuno che "comincia a denudarsi", e poi, alla fine, si trova il suo cadavere "completamente nudo", l'ipotesi più probabile è che sia stato lui a finire di spogliarsi, e non che l'abbia fatto un altro!
***
Però, poichè la testimonianza giurata di R.Rava non ti fa comodo, tu fai finta che non esista; e insisti nel dire che il "denudamento spontaneo" NON è provato da NULLA!
Il che è FALSO!
***
Viceversa, quello che non è affatto provato, è:
- che il marito abbia ucciso la moglie;
- che l'abbia spogliata, o, comunque, già nuda, l'abbia poi gettata nel Rio Mersa.
Questo sì che NON è provato da NULLA!
***
Quanto alla mia ricostruzione di quello che sarebbe stato il comportamento più logico da parte di qualsiasi assassino di buon senso, tu la definisci ILLOGICA su tutta la linea; benchè, "di fatto", e proprio quello che si è verificato in moltissimi casi!
***
Ma, purtroppo, temo che il tuo amore per la LOGICA, sia molto mal corrisposto! :(
***
Ed infatti, subito dopo scrivi: "Il pompiere sapeva benissimo che al mattino successivo avrebbe avuto quattro bambini da lavare-vestire-colazionare per mandarli a scuola! E cosa mai avrebbe potuto raccontare ai quattro figlietti al risveglio? Forse che la mamma era sparita dal letto durante la notte?"
Secondo te, invece, è stato molto più tranquillizzante raccontare ai figli: "State sereni, che la mamma non è affatto sparita dal letto durante la notte, ma è semplicemente impazzita stamattina fuggendo nuda nella boscaglia!" 
***
Neanche io aggiungo "emoticons" irridenti per rispetto della defunta!
***
Quanto alla tua ipotesi: "Tornare a casa, accopparla come PREMEDITATO magari all'uscita dalla doccia, prenderla così com'è e ricoverarla nel bagagliaio!", sinceramente, mi pare una ipotesi molto più "illogica" della mia.
Ed infatti è molto più prudente ricoverare un cadavere nel bagagliaio di notte, quando nessun vicino può vederti, e non certo di giorno; tanto più che, almeno stando alle foto, casa Buoninconti non aveva un garage coperto.
***
Io il garage coperto ce l'ho, ma se ci ricoverassi la macchina di giorno per pochi minuti, per collocare il cadavere di mia moglie nel bagagliaio e poi subito riuscirne, in base alle testimonianze dei vicini potrei dare adito a sospetti degli inquirenti.
Queste sono cose che si fanno solo di notte!
***
Semmai Michele Buoninconti avrebbe potuto nascondere il cadavere della moglie nel bagagliaio della sua auto la notte tra il 17 e il 18, denunciarne la scomparsa il giorno 18, e poi andarlo a scaricare nel Rio Mersa la notte tra il 18 e il 19; ma a quale scopo?
Perchè mai recitare la parte del povero marito della pazza..scampanellando a tutti i vicini affinchè fosse chiaro che lui la stesse accoratamente cercando, quando lei era ancora nel suo bagagliaio, per poi aspettare la sera o la notte dopo andarlo a scaricare nel Rio Mersa.
E' una cosa che non ha alcun senso!
***
Per cui insisto nel dire che, senza stare ad inventarsi senza motivo la storia della "pazza" (se non era vera), Michele Buoninconti, se fosse stato davvero l'assassino, avrebbe fatto molto meglio:
a)
A soffocare la moglie di notte, con un cuscino, nel suo letto matrimoniale.
b)
A caricarne nottetempo il corpo nel bagagliaio della sua macchina, senza alcuna necessità di spogliarlo, stando attento a non fare rumore e a non svegliare nessuno.
c)
A caricare nel bagagliaio della sua macchina anche la valigia e la borsetta della moglie, con tutti i suoi effetti personali.
d)
Ad allontanarsi in macchina a centinaia di chilometri dalla sua casa, per seppellirne il corpo e la valigia "six feet under" in una solitaria foresta, o gettarlo in un fiume o in un lago appesantito da pietre.
***
Infine, per concludere, tu scrivi: "Il condannato è uno che LAVORAVA nelle Forze dell'Ordine e sapeva BENISSIMO che NESSUNA VERIFICA sarebbe stata fatta in casa sua o sulla sua auto PRIMA della denuncia di scomparsa! "
Ed infatti è verissimo che Michele Buoninconti (come anche io e te), sapeva benissimo che NESSUNA VERIFICA sarebbe stata fatta in casa sua o sulla sua auto PRIMA della denuncia di scomparsa; però tu dimentichi alcune cose importanti che lui certamente sapeva.
***
E, cioè, che, se avesse nascosto il cadavere della moglie nel suo bagagliaio per troppo tempo, lo avrebbe potuto "contaminare" con il suo DNA; per cui, DOPO la denuncia di scomparsa, la polizia scientifica si sarebbe probabilmente accorta che aveva nascosto il cadavere della moglie nel suo bagagliaio.
***
Anzi, per dirla tutta:
- mentre è "possibilissimo" che una persona non rilasci il suo DNA su dei vestiti appena indossati, almeno se non si gratta in continuazione e non suda come un maiale;
- è invece "probabilissimo" che un cadavere "nudo" rilasci il suo DNA sulla "moquette" di un bagagliaio, anche se ci si trova solo per pochi minuti, qualora il movimento della macchina lo faccia "sfregare" e "strusciare" in continuazione sulla "moquette" stessa.
***
Per cui, visto che la polizia scientifica non ha trovato alcuna traccia del DNA di Elena Ceste nel bagagliaio della vettura di Michele Buoninconti, questo è senz'altro un "indizio" a suo favore; però non è certo una "prova" atta a scagionarlo, perchè Michele Buoninconti potrebbe aver trasportato il cadavere della moglie avvolto in un "cellophane".
***
Per questo io non escludo affatto la "possibilità" di un omicidio da parte del marito, ma sostengo solo che:
- è molto poco "probabile"
- anche se fosse stato "probabile" non c'erano assolutamente indizi sufficienti per poterlo condannarlo ai sensi dell'art.533 CPP!
***
.
***
Un saluto! :)
***
P.S.
Ed ora che sono stato così cortese da rispondere al tuo intervento,  mi aspetto che tu sia così gentile da cominciare finalmente a rispondere in modo specifico almeno ai "quattro punti" del mio primo "post" (con i relativi sottoelenchi), che, finora, hai completamente ignorato.
Cioè:
1) L'ambito legittimo di un'autopsia;
2) Le possibili "alternative" all'ipotesi dell' "asfissia";
3) Le possibili "alternative" all'ipotesi dell' "asfissia omicidiaria";
4) il "DIVIETO DEL PRAESUMPTO DE PRAESUMPTO".
Grazie! :)
#1549
Citazione di: Claudia K il 02 Luglio 2023, 11:29:26 AM:-[  non avevo mai espresso questo concetto (solo per mia indole e mio mood dialogico) , ma non posso che associarmi  e sottoscriverlo, in implicito ed immutato rispetto verso Eutidemo.

Nello specificissimo, gentile Eutidemo, è dal primo istante che SUL PIANO LOGICO rabbrividisco al concetto che possa abbracciarsi l'ipotesi di un <delirio psicotico> realtivamente ad una persona che IN VITA NON E' MAI STATA NE' DIAGNOSTICATA E NE' CURATA COME PSICOTICA!
E mi sento proprio in obbligo etico di ricordare che stiamo parlando di una donna che, anche nel piccolissimo mondo in cui si è trovata confinata, non mancava di relazioni sociali assidue, che vanno da quelle con i vicini di casa, a quelle con parroco e parrocchiani, e fino al fatto di avere ben quattro bambini, in classi scolastiche diverse , con altrettanti staff di insegnanti; e i bambini sono sempre un "biglietto da visita" della mamma che li accudisce!
MAI emerso (ma neanche lontanamente ipotizzato) NULLA di <psicotico> , IN VITA,  a carico di questa donna.
Questa "mezza ipotesi diagnostica" è emersa soltanto post mortem, e...da un CTU che ha svolto la "autopsia psicologica" della defunta (e pietosamente sorvoliamo che l'abbia fatta... <sul cadavere>).
E basterebbe aver chiari elementi basici di psichiatria per sapere che le psicosi, SE ci sono, ci sono e si avvertono molto nitidamente da parte dei familiari e dei frequentatori assidui, anche qualora non dovessero mai esitare in derive deliranti.

E quanto alle testimonianze dei vicini RAVA...sono proprio quelle che sono CAMBIATE ogni tot mesi!
Ma un aspetto mi intriga assai, sempre in punto di LOGICA : colui o colei che la vide "cominciare a denudarsi"...(in cortile, a gennaio) ...in base a quale logica umana avrebbe registrato mentalmente l'evento e poi archiviato in mente sua,  passando ad altre sue occupazioni? E' NORMALISSIMO, invece, che qualunque normodotato, assistendo ad una scena tanto stramba, sarebbe restato a vedere cosa succede.
A meno che per "denudarsi" si intendesse l'averla vista togliersi un cappotto o un piumino...mentre rientrava in casa...magari per andare a lavarsi, come milioni di mamme casalinghe fanno DOPO aver preparato i bambini per la scuola...

Grazie per il rispetto!
:)
#1550
Ciao Anthony. :)
Circa le tue sempre gradite ed intelligenti considerazioni, osservo quanto segue:
.
1)
Quanto ai "pochi casi conosciuti in giro per il mondo" (che poi tanto pochi non sono), la circostanza che un caso sia raro non vuol dire che, purtroppo, non possa manifestarsi "ovunque" ed a danno di "chiunque"; quindi perchè non anche a danno di  Elena Ceste?
Ad esempio la "prosopagnosia" è una patologia mentale molto più rara della "psicosi persecutoria delirante"; eppure io ho conosciuto una persona che ne era affetta!
.
2)
Peraltro, nel caso di Elena Ceste, a parte l'"autopsia psicologica" e le testimonianze di numerose persone circa le sue precarie condizioni mentali, si sono "oggettivamente" manifestati:
a)
Sia uno dei "sintomi precursori" tipici di una "psicosi persecutoria delirante"; e, cioè, la classica "disorganizzazione espressiva", associata a "dolori alla testa", testimoniata dalla sorella Marilena il giorno prima della sua sparizione .
b)
Sia uno dei "sintomi concomitanti" tipici di una "psicosi persecutoria delirante"; e, cioè, il classico "denudamento P.U." ("Paradoxical Undressing"), che è una tra le anomalie classiche del comportamento psicotico, descritto nel DSM- 5 ("Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders number five"):
- testimoniato dalla vicina R.Rava il giorno stesso della sua sparizione;
- e poi confermato dal rinvenimento del suo corpo completamente nudo.
.
3)
Sono senz'altro d'accordo con te che, se realmente fosse vero che é "normale" che un individuo improvvisamente si denudi e vada  ad affogarsi o a morire assiderato, sarebbe senz'altro il "bengodi" di tutti gli assassini che potrebbero sempre attaccarsi a questa possibilità (sebbene sia un po' complicato uccidere qualcuno per "assideramento").
Ma poichè non è affatto "normale" che un individuo improvvisamente si denudi e vada  ad affogarsi o a morire assiderato, mi sembra altamente improbabile che un omicida si inventi una storia del genere per allontanare i sospetti da sè; a meno che non si tratti di un assassino "psichiatra", dalla mente molto contorta, a cui piace complicarsi inutilmente la vita.
***
Ed infatti, un normale assassino "pompiere", come Michele Buoninconti, avrebbe fatto molto prima:
a)
A soffocare la moglie di notte, con un cuscino, nel suo letto matrimoniale.
b)
A caricarne nottetempo il corpo nel bagagliaio della sua macchina, senza alcuna necessità di spogliarlo, stando attento a non fare rumore e a non svegliare nessuno.
c)
A caricare nel bagagliaio della sua macchina anche la valigia e la borsetta della moglie, con tutti i suoi effetti personali.
d)
Ad allontanarsi in macchina a centinaia di chilometri dalla sua casa, per seppellirne il corpo e la valigia "six feet under" in una solitaria foresta, o gettarlo in un fiume o in un lago appesantito da pietre.
***
Se avesse fatto così, probabilmente Michele Buoninconti sarebbe ancora a piede libero; ed infatti, in assenza del ritrovamento del cadavere, è "quasi" impossibile condannare qualcuno per omicidio.
Ed infatti non si sarebbe mai potuto escludere che la moglie, di notte, fosse fuggita all'estero con un suo amante passato a prenderla con la macchina, senza voler lasciare nessuna traccia dietro di sè; come non di rado è accaduto, lasciando la polizia (e i conduttori di "Chi l'ha visto") a farsi le pippe col cervello.
***
Per cui, almeno a mio parere, anche considerando i numerosi indizi da me dettagliatamente (quanto vanamente) elencati, ritengo "estremamente probabile" che Elena Ceste sia davvero morta per un incidente causato dalla sua malattia mentale; altrimenti, perchè mai inventarsi, senza alcun motivo, una storia del genere, lasciandone il corpo nudo insepolto a pochi passi da casa?
***
Non escludo affatto, però, la "possibilità" di un omicidio da parte del marito; dico solo che non c'erano assolutamente indizi sufficienti per condannarlo!
***
Un saluto! :)
***
#1551
Ciao Anthony.
Per fortuna, a differenza di Claudia K. tu entri nel merito "tecnico" di alcune mie specifiche considerazioni sul caso Ceste (anche se, purtroppo, solo "alcune" tra le tante); per cui meriti senz'altro che io ti risponda al riguardo.
***
Pertanto, alle tue intelligenti ed acute osservazioni, cerco di replicare come segue:
.
1)
Quanto alle "fotografie" del ritrovamento del cadavere di Elena, io ne ho vista una sola, nella quale si vedevano soltanto le sue gambe nude ripiegate lateralmente (e non il resto del corpo); però non riesco assolutamente a ritrovarla.
Tuttavia, visto che si trova su INTERNET, se la cerchi anche tu, forse, alla fine, forse, riusciremo a "scovarla".
.
2)
Quanto al "pupazzetto" disegnato, non direi affatto che sia "infantile", bensì soltanto che è "stilizzato"; il che è normale nei disegni dei rilievi della scena del crimine (come da me constato altre volte), anche considerata la precisa misurazione delle distanze che appare nel disegno.
Però, onestamente, non so affatto a chi sia attribuibile tale disegno!
.
3)
Quanto alla testimonianza di R.Rava, secondo la quale Elena Ceste aveva "cominciato a denudarsi" all'aperto, in pieno inverno, non è assolutamente corretto, come tu sostieni, che essa "conteneva un'opinione interpretativa, e non la rappresentazione di un fatto".
Ed invero, un testimone che vede qualcuno togliersi progressivamente dei vestiti, sta riferendo un "fatto oggettivo", quando afferma che "cominciava a denudarsi"; anche se poi non ha potuto vederlo completamente nudo, in quanto spostatosi fuori vista.
Ed invero, se R.Rava avesse visto E. Ceste che si toglieva soltanto il cappello, la sciarpa, e, magari, anche il cappotto, non si sarebbe mai espressa dicendo che "cominciava a denudarsi"; in quanto, se si accingeva a lavorare in giardino, la cosa era possibilissima.
Dicendo, invece, che "cominciava a denudarsi", è evidente che R.Rava, senza esprimere affatto una sua opinione al riguardo, aveva visto "molto" di più; ed anche qualcosa di oggettivamente "anomalo".
***
Inoltre, tale testimonianza, "collima" perfettamente con il fatto che il cadavere di Elena Ceste è poi stato ritrovato completamente nudo; così come la testimonianza dell'inizio di un'azione, "collima" con la constatazione di un'azione poi effettivamente verificatasi.
Cioè, se io vedo mia moglie che comincia a mangiarsi un piatto di pastasciutta mentre mi dirigo verso la doccia, e, poi, una volta finita la doccia ed uscitone fuori, mi accorgo che il piatto è ormai vuoto, non mi ci vuole molto per "dedurre" che mia moglie se la sia mangiata tutta; però, ovviamente, a livello "teorico", non posso certo escludere che, mentre io facevo la doccia, lei l'abbia buttata via, oppure che sia entrato in casa un ladro affamato e se la sia pappata tutta lui, fuggendo prima che io uscissi dalla doccia.
Ma non tutto ciò che è "possibile" è anche egualmente "probabile"; per cui, se vedo qualcuno che "comincia a denudarsi", e poi, alla fine, si trova il suo cadavere "completamente nudo", l'ipotesi più probabile è che sia stato lui a finire di spogliarsi, e non che l'abbia fatto un altro!
.
4)
Quanto al fatto che Elena Ceste si sia spogliata poco dopo essersi vestita, visto che tutto è accaduto di prima mattina, tu non consideri che gli attacchi di "psicosi delirante", non di rado, si verificano rapidamente da un momento all'altro; come in quel caso  in cui moglie e marito stavano serenamente parlando del più e del meno, quando la moglie, di colpo, smise di affettare le carote, e, con lo stesso coltello, ferì il marito allo stomaco (e poi riprese ad affettare tranquillamente le carote).
Per fortuna, in quel caso, il marito si salvò; ma la moglie non ricordava assolutamente niente di quanto era accaduto.
***
La "follia" è "folle"...altrimenti che "follia" sarebbe!  ;)
***
Che a te (ed anche a me), tutto questo sembri "strano", è perfettamente comprensibile, perchè, per fortuna, noi due non siamo nè "pazzi" nè "psichiatri"; ma, almeno secondo gli "psichiatri" (mia figlia compresa), tale comportamento è perfettamente "normale" e "ricorrente" in alcuni casi di "psicosi delirante".
***
.
***
Un saluto! :)
***
#1552
Ciao Claudia K. :)
Come ho detto, ovviamente, tu sei libera di fare come preferisci; ci mancherebbe altro!
Però, visto che ti rifiuti di replicare punto per punto ai miei argomenti, ormai credo che non interloquirò più con te sul caso Ceste; ed infatti, pur facendo tu intelligenti e interessanti ragionamenti sul "femminicidio" in generale (che io condivido), poi, però, riguardo al caso Ceste, scantoni sempre per la tangente, rifiutandoti di affrontare i più significativi punti controversi della vicenda.
Ed infatti
- ripeti sempre, in forma diversa, le stesse considerazioni, che non riguardano tanto l'omicidio in se stesso, ma soltanto il suo contesto (il che è senz'altro "necessario", ma non è affatto "sufficiente" per capire quello che è successo);
- ti rifiuti, legittimamente, di entrare nel merito delle mie singole considerazioni, probabilmente perchè non sai con quali argomenti controbatterle in modo "specifico" (come, d'altronde, fecero gli stessi giudici).
***
Ed invero, alcune considerazioni che dimostrano l'infondatezza della condanna di Buoninconti, secondo me, sono davvero assolutamente "incontrovertibili"; per cui tu, essendo una persona intelligente, lo capisci benissimo, e, quindi, non puoi fare altro che "eluderle".
Se fossimo in causa, in fondo, anche io farei così; per cui ti capisco perfettamente!
***
Ciò premesso, ritengo inutile e poco proficuo continuare a discutere con te sul caso Ceste; ed infatti sarebbe come giocare a scacchi con qualcuno che, invece di rispondere alle mie mosse sulla scacchiera della partita in corso, muove i suoi pezzi "ad libitum" su un'"altra" scacchiera che trova più di suo gusto, ignorando del tutto le mosse che ho fatto io.
***
Però, poichè ti stimo comunque moltissimo, e, solitamente, trovo i tuoi ragionamenti sempre molto acuti e intelligenti non mi rifiuterò affatto di interloquire con te su altri argomenti. :)
***
Anzi, sempre che la cosa non ti dispiaccia, gradirei molto di conoscere il tuo parere sulla morte di Licia Gioia, da me trattato nel seguente topic.
***
Un saluto! :)
***
#1553
Ciao Claudia K.  :)         
Per non farti perdere tempo, ti semplifico le cose con un sintetico "questionario"; così come si usava, ai miei tempi, nei processi simulati all'Università.
Cioè, sarà sufficiente che tu, senza dovertici dilungare eccessivamente (ma, soprattutto, senza divagare), replichi, punto per punto, ai seguenti argomenti così numerati nel mio primo POST:
1...
2...
3...
4...
***
Poi, sarà sufficiente che tu, senza dovertici dilungare eccessivamente  (e, soprattutto, senza divagare), replichi, punto per punto, ai seguenti argomenti così numerati nel mio secondo POST:
1...
2...
3...
4...
5...
6...
***
Quindi, sarà sufficiente che tu, senza dovertici dilungare eccessivamente (e, soprattutto, senza divagare), replichi, punto per punto, ai seguenti argomenti, così alfabeticamente elencati nel mio terzo POST:
A...
B...
C...
D...
E...
F...
***
Infine, sarà sufficiente che tu, senza dovertici dilungare eccessivamente  (e, soprattutto, senza divagare), replichi, punto per punto, ai seguenti argomenti così alfabeticamente elencati nel mio quarto ed ultimo POST:
G...
H...
I...
L...
M...
***
Ovviamente tenendo conto di ogni ulteriore argomento sotto-elencato all'interno di ciascun punto.
***
Secondo me, il nostro dibattito sarebbe molto più utile, proficuo, e meno dispersivo, se, senza per questo doverti dilungare su ogni punto, tu ti limitassi a contestarli sinteticamente (ma molto "specificamente", "pertinentemente" e  "argomentativamente" ) uno per uno; astenendoti, invece, dallo scrivere un'unica prolissa risposta complessiva, che elude gli specifici argomenti da me elencati, sfiorandone solo alcuni.
***
Ovviamente, non è che devi farlo tutto in una volta; ad esempio, puoi cominciare soltanto con i punti 1, 2 e 3 del mio primo post; e poi, le volte successive, mano a mano, con gli altri punti.
Ovviamente tenendo conto di ogni ulteriore argomento sotto-elencato all'interno di ciascun punto.
***
Se questo sistema, da me sperimentato all'università -e non solo come studente- non ti dovesse piacere, ovviamente, non sei affatto costretta ad attenertici (ci mancherebbe altro); ma, in tal caso, per evitare una perdita di tempo da parte di entrambi, preferisco interrompere le nostre comunicazioni qui (almeno su questo tema).
Decidi tu! :)
***
In ogni caso ti ringrazio per tutti i tuoi interessanti ed utili interventi e link (come le significative sentenze da te linkate)!
***
Un saluto! :)
***
P.S.
Spero che vorrai scusarmi, se, a volte, posso apparire un po' troppo "tranchant"; ma questo fa parte di ogni dibattito molto acceso!
#1554
In realtà, come ho più volte ho ripetuto, io non asserisco assolutamente niente "CON ASSOLUTA CERTEZZA"; mi limito soltanto ad esporre dei ragionamenti di carattere probabilistico, che tu ti ostini pervicacemente ad ignorare.
***
Però c'è una grossa differenza tra la mia posizione e la tua:
- a me non serve affatto di dimostrare l'innocenza di Michele Buoninconti, ma è sufficiente che io dimostri che esiste un "ragionevole dubbio" a suo favore (benchè, di fatto, sia stato del tutto aberrantemente  condannato da giudici prevenuti e/o incapaci);
- a te, invece, serve di dimostrare la colpevolezza di Michele Buoninconti "al di là di ogni ragionevole dubbio" (cosa che non hai minimamente fatto, nè l'hanno fatta i giudici).
***
Ed invero, per dimostrare la colpevolezza di Michele Buoninconti, stando alla stessa sentenza da te molto opportunamente"linkata"è senz'altro <<necessario>> che la prova critica non sia affidata ad "un fatto supposto o intuito sulla scorta di opinabili congetture o di elaborazioni personali"; quali, appunto sono le tue "molto opinabili" congetture ed elaborazioni personali (come quelle dei giudici e dei periti dell'accusa).
***
Inoltre, per dimostrare la colpevolezza di Michele Buoninconti, sempre stando alla stessa sentenza da te molto opportunamente"linkata" è anche <<necessario>> che i dati probatori acquisiti siano tali da lasciare fuori solo delle eventualità remote, "al di fuori dell'ordine naturale delle cose e della ordinaria razionalità umana"; ed invece, nel caso in esame, non era affatto così.
Ed infatti:
a)
L'ipotesi dell'"assideramento" non era affatto "al di fuori dell'ordine naturale delle cose e della ordinaria razionalità umana";  tanto è vero che lo stesso Dott. Romanazzi , perito dell'accusa, ha testualmente ammesso, in sede di controinterrogatorio, che era un'ipotesi che non poteva affatto essere esclusa, ma soltanto che lui la riteneva improbabile.
b)
Anche a non voler recepire l'ipotesi dell'"assideramento", e dare per scontata quella dell"asfissia", non era affatto "al di fuori dell'ordine naturale delle cose e della ordinaria razionalità umana" che si trattasse di una "asfissia" naturale e/ o accidentale; come da me argomentato sub A/2/abc, in cui ho ricordato come sia possibile morire per "asfissia" anche per cause meramente naturali e/o accidentali, non riconducibili minimamente ad un omicidio.
***
.
G)
Poi tu scrivi che: "I Giudici hanno esaminato L'INTERO CONTESTO , da cui sono emerse <<oltre ogni ragionevole dubbio>>, essendo queste tutte cose <<AMPIAMENTE PROVATE>>, ossia  :
-  che la poverina vivesse una vita da tregenda con un coniuge che era un padre padrone e anche...tirchio e ultraminimal come pochi;
- che la poverina avesse superato il limite di sopportabilità di questa vita e avesse cercato di "evadere" , sia pure molto bambinescamente attraverso FB (ma comunque sviluppando incontri reali, anche se più casti di quelli di una dodicenne) ;
- che la poverina (osservante Cattolica e proveniente da Famiglia Cattolica,  nonchè  molto partecipe alla vita della Parrocchia e osservante delle funzioni religiose) commise il letale secondo errore bambinesco nel "confessarlo" al marito;
- che il tirchio e spartano  buoniconti (senza offesa per gli Spartani) , avendo generato quattro figli BAMBINI con lei ed avedole anche intestato la casa-casale dei suoi sogni...embè...dovrebbe proprio essrsi sentito mancare la terra sotto i piedi, con prospettiva pressochè aritmetica di vedersi, in caso di separazione coniugale, sbaraccato fuori da quella casa-casale, e, avendo quattro bambini e moglie casalinga, vedersi costretto a mantenerli tutti (o almeno i quattro figli) e dovendosi pure cercare il classico bilocale da prendere in affitto, e il tutto da sostenere con lo stipendio da pompiere!"
***
Così scrivendo, sei senz'altro in buona fede, hai però commesso due "MACROSCOPICI ERRORI":
1)
Tu asserisci che quanto scrivi è "assolutamente provato", ma non dici "come", da "chi" e con quali "mezzi di prova".
2)
Anche ammesso che tutto ciò sia assolutamente "provato" (e te lo voglio pure dare per scontato), tutto questo non dimostra minimamente che Michele Buoniconte abbia ucciso la moglie.
***
Ed infatti:
- quello che deve essere provato <<oltre ogni ragionevole dubbio>>, non è certo il contesto coniugale molto problematico e teso di Michele Buoniconte e di Elena Ceste (comune a moltissime famiglie);
- quello che, invece, deve essere provato <<oltre ogni ragionevole dubbio>> è che Michele Buoniconte abbia "materialmente ucciso" Elena Ceste, il che è una cosa completamente diversa.
***
In altre parole, non basta ipotizzare che qualcuno abbia un movente valido per uccidere qualcun altro, ma bisogna poi anche dimostrare <<oltre ogni ragionevole dubbio>>  che lo abbia materialmente fatto.
***
Quindi tu hai completamente "frainteso" il dettato dell'art.533 CPP; così come ben chiarito anche dalle sentenze da te riportate.
Però sei in buona compagnia, perchè anche alcuni giudici lo hanno frainteso come te (per fortuna sempre di meno, mano a mano che muoiono di vecchiaia)
***
.
H)
Poi tu scrivi: "E se la vogliamo portare sul piano psichiatrico...embè...direi proprio che il quadro è più che bastevole per <<mandare ai pazzi>> un ducetto che pensava di aver creato il proprio "impero" e che lo VEDEVA andare in frantumi come non aveva mai ipotizzato potesse accadere!"
***
Il che, oltre a costituire una mera "congettura", evidenzia che tu sei preda di un PREGIUDIZIO di "astio unilaterale verso il marito", o, meglio, di un BIAS, che ti induce sostanzialmente a "autocontraddirti" anche sotto il profilo logico-psichiatrico.
***
Ed infatti:
- ammesso che la situazione familiare dei due coniugi, così come tu la descrivi, fosse davvero tanto problematica, tesa e stressante da <<mandare ai pazzi>>  il marito, inducendolo ad uccidere la moglie;
- allora perchè mai non poteva essere tanto problematica, tesa e stressante da <<mandare ai pazzi>> la moglie, facendo scattare in lei una "psicosi persecutoria delirante" tanto forte, da spingerla a indurla a fuggire nuda fuori di casa?
***
Anche considerando che una testimone ha visto lei, viva, cominciare a denudarsi in giardino, ma nessun testimone ha visto il marito che trasportava il cadavere nudo della moglie.
Pensaci!
***
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I)
Quanto alle "falsità depistanti dello stesso Buoniconti, che cerca persino di manipolare i figli terrorizzandoli, perchè stiano ben attenti a non contraddire nessuna delle sue narrazioni!", tale suo comportamento è stato certamente ORRIBILE e DEPLOREVOLE.
Però:
a)
Non si è trattatto affatto di "falsità depistanti", perchè in nessun punto delle registrazioni risulta che  Michele Buoniconti abbia costretto i figli a dire qualcosa di diverso dalla verità; come risulta inequivocabilmente dagli atti del processo.
b)
Risulta solo che ha detto loro di sostenere la sua versione, se non volevano perdere il padre oltre alla madre; il che è senz'altro una COSA ORRENDA, ma non costituisce affatto un "depistaggio".
c)
Un "depistaggio" sarebbe stato se avesse detto ai figli: "Mi raccomando, non dite a nessuno che mi avete visto soffocare la mamma!", oppure "Mi raccomando, non dite a nessuno che mi avete visto mentre uscivo di casa con mamma nuda in braccio!"
Ma non ha mai detto cose del genere!
***
.
L)
Poi tu scrivi che  io voglio insistere fino allo spasimo che "potesse essere lei la pazza che lì è corsa nuda per poi morire dentro al micro tunnel" (COSA CHE PER COMUNE BUON SENSO E STATISTICHE RAPPRESENTA LO  ZEROVIRGOLAZEROZEROZEROZEROUNO DELLE PROBABILITA') , se invece di far questo, dicevo, consideri IL CONTESTO (come hanno fatto i Giudici per ben tre gradi di Giudizio)...vien fuori da sè, IN BASE A TUTTI I CRITERI DEL RAGIONEVOLE DUBBIO NEL PROCESSO INDIZIARIO, che quel cadavere potesse avere UNA sola spiegazione, che è appunto quella confermata dalla Sentenza definitiva!"
***
Al riguardo, come al solito tu "meni il can per l'aia", in quanto io;
- non voglio  affatto insistere fino allo spasimo che "potesse essere lei la pazza che lì è corsa nuda per poi morire dentro al micro tunnel";
- insisto soltanto a dire che la cosa è "possibilissima", in quanto ci sono molti indizi logici che inducono a supporlo (nessuno dei quali hai confutato, limitandoti finora a ignorarli);
- quanto al "ragionevole dubbio", ho aperto appositamente un topic che dimostrare che casi del genere non sono certo frequentissimi, ma che, comunque, talvolta si verificano (come  nel caso di Elisa Lam, Gaia Pope, Larry Ely Murillo-Moncada ecc.);
- se è successo a loro, perchè mai non sarebbe potuto accadere anche ad Elena Ceste?
***
Perchè no?
Rispondi!
Forse perchè ad una brava casalinga cose del genere non possono accadere?
***
Eppure, a parte l'"autopsia psicologica" degli psichiatri e le testimonianze di numerose persone circa la precarie condizioni mentali di Elena Ceste, ci sono "due indizi grossi come una casa" che depongono a favore di tale ipotesi:
a)
Il giorno prima della sua sparizione, Elena Ceste manifestò davanti alla sorella Marilena uno dei "sintomi precursori" tipici di una "psicosi persecutoria delirante"; e, cioè, la classica "disorganizzazione espressiva", associata a "dolori alla testa".
b)
Il giorno della sua sparizione, Elena Ceste cominciò a "spogliarsi nuda in giardino", sotto gli occhi allibiti della vicina R.Rava; il quale è uno dei sintomi concomitanti tipici di una "psicosi persecutoria delirante".
O forse, secondo te, voleva prendere la "tintarella" a gennaio?
***
.
M)
Poi tu scrivi: "E aggiungo che buoniconti , che qualche sniffata di legalese ce l'aveva per mestiere, i conticini li aveva fatti QUASI benino.
Ad esempio:
- passare davvero dal medico di famiglia per saperne gli orari...è una mossa fubbbba, sapendo benissimo che sarà documentata da videocamere comunali e cellulare!
- ma anche andare a scampanellare ai vicini perchè al ritorno di questo giro non aveva trovato la moglie in casa...ja la sua fubbbbizia (già più insidiosa della fubbbbbizia precedente, ma sempre fubbbbizia) . Chiedo proprio a te : se tu rientri a casa e non trovi un tuo familiare che pensavi di trovare in casa...ti allarmi SUBITO così tanto da andare a ascampanellare ai vicini? Io sono mooooooolto ansiosa per la sa lute dei miei cari, ma 'sto numero non mi sarebbe mai venuto in mente! Molto più che verosimile che questa "annunciazione annunciazione" , parafrasando l'eterno Troisi & Co,, servisse proprio e soltanto a "legittimare oltre ogni ragionevole dubbio" che lui...sì è vero che fosse già passato per casa non trivando la moglie e infatti ha scampanellato...ma... sarebbe bastato aver già ricoverato il corpo della poverina nel bagagliaio per mettersi con questa mossa in una "botte di ferro": aveva TRANQUILLAMENTE reso pubblico di trovarsi a casa a quell'ora e di essere scattato immediatamente alla RICERCA della moglie!!! E chi mai avrebbe potuto chiedergli "vedi un po' se sta nel bagagliaio della tua auto..."?
Era fubbbbastro il progettino del ducetto, ma non per questo intelligente.
E infatti...le fubbbbate sono crollate per ben tre gradi di Giudizio, proprio perchè non aveva considerato che COMUNQUE sarebbe emerso IL CONTESTO che lo inchioda con gli spillini alle ali, come le farfalle da collezione. Orrida la collezione di farfalle come questa, ma anche questa è la vita."
***
Ma ti rendi conto che la tua è una pura trama da "Feuilleton"? :D
***
Ed infatti:
1)
Lo stesso fatto che tu chiami ironicamente "buoniconti" Michele Buoninconti, dimostra psicologicamente la tua subconscia "prevenzione" irrazionale nei suoi confronti; il che ti avrebbe di certo fatta scartare dalla giuria (almeno in USA).
2)
Comunque, se tu rientri a casa e non trovi un tuo familiare (sano di mente) che pensavi di trovare in casa, non ti allarmi certo SUBITO così tanto da andare a scampanellare ai vicini; su questo sono perfettamente d'accordo con te!
Però tu fai finta di ignorare:
- che il marito, ed anche gli altri familiari, sapevano benissimo che, almeno da qualche tempo, Elena Ceste stava "svalvolando" alla grande (questo risulta da numerose testimonianze, che è inutile cercare di ignorare);
- per cui, se tu torni a casa, e vedi che tua moglie (che sai "svalvolata") ha lasciato i suoi indumenti, mutande comprese, nel prato del giardino, è senz'altro logico che ti allarmi, e "scampanelli" ai vicini;
- una dei quali ti conferma, appunto, che poc'anzi ha visto tua moglie mentre cominciava a denudarsi in giardino.
E allora ti allarmi ancora di più!
3)
Se qualcuno ha degli alibi, a meno che non si dimostri che sono fasulli, è semplicemente "ridicolo" presumere che sia un colpevole che se li è procurati a bella posta per depistare gli inquirenti; è segno di un pregiudizio psicologico "contro l'imputato".
***
                                CONCLUSIONE
Prendo atto che, hai DIVAGATO ALLA GRANDE, ma come al solito, non hai preso in considerazione NESSUNO dei miei "specifici" argomenti; forse perchè non sai come confutarli.
Per cui ti invito a fare uno sforzo, ed a rileggere quello che ho scritto, confutando "punto per punto" le mie argomentazioni; come ho fatto io con le tue, sebbene si trattasse soltanto di divagazioni rispetto al tema, ed io ci abbia perso molto tempo, che avrei potuto impiegare molto più utilmente in altre attività.
Grazie ed un saluto! :)
#1555
Ciao Claudia K.
Nonostante le evidenti "castronerie" emerse dagli atti processuali e peritali che sono finalmente riuscito a rinvenire, devo ancora una volta tristemente constatare la completa e totale "incomunicabilità" tra noi due; ed infatti tu non hai "recepito", nè tantomeno circostanziatamente "confutato" neanche una delle mie (forse anche troppo) dettagliate argomentazioni.
Ma la cosa più sorprendente è che tu tu non hai "recepito" nè "correttamente inteso" nemmeno il "significato testuale"  della sentenza della Cass. 25016/22 da te "linkata"; la quale, chiaramente, sostiene "esattamente" le stesse cose che sostengo io!
Ed infatti:
.
A)
Nella sentenza della Cass. 25016/22 troviamo scritto: "Se dall'indizio è deducibile un'unica conseguenza, esso costituisce una prova logica compiuta ed in sè sufficiente nel senso che presenta una correlazione obbligata tra fatto ignoto e quello noto, al quale, sulla base delle leggi scientifiche, il primo è legato in modo certo ed inevitabile."
E, come tu stessa implicitamente ammetti, non è certamente questo il caso della morte di Elena ceste; il che è evidente, perchè non esiste nessuna "prova logica compiuta" dell'omicidio!
.
B)
Poi, però, nella sentenza della Cass. 25016/22 troviamo scritto anche che non sempre serve un "prova certa" del reato (A), in quanto :  "Per assurgere a  prova indiziaria il fatto assumibile come indizio deve presentare carattere di certezza, intesa, non in senso assoluto e naturalistico, ma quale portato della verifica processualmente conducibile alla stregua delle fonti di prova acquisite: è, dunque, <<necessario>> che la prova critica <<non sia affidata ad un fatto verosimilmente supposto o intuito sulla scorta di opinabili congetture o di elaborazioni personali del decidente>>, dovendo ricevere riscontro nelle evidenze probatorie del processo."
***
Nel caso di Elena Ceste, invece, in contrasto sia con la legge sia con la più recente ed avveduta sentenza da te molto opportunamente citata, questo non è affatto avvenuto; ciò in quanto i membri del collegio giudicante non hanno minimamente  tenuto conto della modifica dell'art.533 CPP avvenuta nel 2006.
Ed infatti, nel caso di Elena Ceste, la corte si è appunto limitata ad  affidarsi ad un fatto meramente "supposto" sulla scorta di "opinabili congetture o di elaborazioni personali" dei medici legali, che esulavano completamente dagli "oggettivi riscontri autoptici".
E, per giunta, si trattava di "opinabili congetture o di elaborazioni personali" assolutamente "arbitrarie", come da me dettagliatamente argomentato; senza che tu avessi "niente" da controbattere al riguardo!
.
C)
Ed invero, sempre la sentenza della Cass. 25016/22 precisa ulteriormente, che: "Per convalidare, sul piano logico, il giudizio di colpevolezza, è dunque <<necessario>> che i dati probatori acquisiti siano tali da lasciare fuori solo eventualità remote, la cui effettiva realizzazione nella fattispecie concreta sia priva del benchè minimo riscontro nelle risultanze processuali, addirittura <<ponendosi al di fuori dell'ordine naturale delle cose e della ordinaria razionalità umana.>>"
*** 
Orbene, nel caso di specie:
1)
Il fatto che Elena Ceste sia morta "assiderata", e non "asfissiata" (come "congetturato" ma non "riscontrato autopticamente" dai medici), non costituisce affatto una "eventualità remota", la quale si pone "al di fuori dell'ordine naturale delle cose e della ordinaria razionalità umana".
Ed infatti nel caso di specie, , le "alternative" all'ipotesi di "asfissia" c'erano eccome; ed infatti, almeno stando a quanto risultava a livello meramente "autoptico", Elena Ceste poteva benissimo essere morta per "assideramento".
***
Tanto è vero che essendo tale dato inoppugnabile, lo stesso consulente medico legale della procura dottor Romanazzi  dovette ammettere che, almeno stando all'autopsia da lui eseguita con la collega Gugliuzza,  "L'assideramento non  è una causa che abbiamo escluso!"; e che, quindi, non era certo "al di fuori dell'ordine naturale delle cose e della ordinaria razionalità umana".
***
Però, per giustificare la sua "congettura" (che non ha niente a che vedere con un "rilievo autoptico"), il Dott. Romanazzi  fece presente che i resti erano stati ritrovati "proni"; mentre, solitamente, i morti per assideramento vengono ritrovati in "posizione fetale" (il che è vero).
E la sua collega dott.ssa Gugliuzza aggiunse: "Inoltre gli arti superiori erano perfettamente addossati al tronco, né discosti, né estesi, né flessi!" (il che, invece, è falso) .
***
Ed infatti, le foto fatte al momento del ritrovamento e la riproduzione grafica dei resti di Elena smentiscono clamorosamente ciò che la dott.ssa Gugliuzza ha sostenuto in aula; cioè che le braccia della povera Ceste fossero addossate al tronco.
***
In ogni caso, la circostanza che i resti fossero proni, o in qualunque altra posizione siano stati ritrovati, non dimostra in alcun modo che quella fosse la posizione di Elena Ceste al momento della sua morte, avvenuta quasi un anno prima.
***
Ed infatti, in ben NOVE MESI:
- la corrente, per quanto debole, del Rio Mersa può averne senz'altro alterato la posizione originaria (secondo me si era nascosta nel condotto, e poi la corrente l'aveva trascinata lentamente all'aperto);
- in ogni caso, poichè è comprovato che il cadavere è stato "attinto" da animali "necrofagi", è naturale che, in un così lungo lasso di tempo, esso sia stato spostato (di poco o di molto) dalla sua posizione originaria.
***
Per cui, il fatto che Elena Ceste sia morta "assiderata", e non "asfissiata" (come "congetturato" ma non "riscontrato autopticamente" dai medici), non costituisce affatto una "eventualità remota", la quale si pone "al di fuori dell'ordine naturale delle cose e della ordinaria razionalità umana".
2)
In subordine, anche ammesso e non concesso che Elena Ceste sia morta per "asfissia", il fatto che sia morta "asfissiata" per motivi diversi da un omicidio (di cui mancano assolutamente le tracce), non costituisce certo una "eventualità remota", la quale si pone "al di fuori dell'ordine naturale delle cose e della ordinaria razionalità umana".
Ed infatti
a)
In alcuni casi l'"asfissia" può anche derivare da una prolungata "dispnea" di natura psicogena, la quale,  spesso insorge in particolari situazioni di stress psicofisico più o meno temporanee; come, in maniera più o meno grave, sembra che andasse soggetta Elena Ceste in base a varie attendibili testimonianze ("psicosi delirante" o meno che essa fosse, la Ceste era comunque in uno stato psichico alterato).
b)
L'impedimento alla meccanica respiratoria di carattere "asfittico" può derivare anche dal restringimento delle vie aeree dovuto a forti "crisi asmatiche" o a "reazioni allergiche" acute ("anafilassi"), con spasmo ed edema della glottide, spesso dovute anche alla presenza di determinate piante selvatiche.
Alcune delle quali, tipiche dell'area del Rio mersa, quali:
- gli alneti di "ontani neri" (Alnus glutinosa), che hanno un grado d'allergia alto;
- i cespugli di "carpino bianco" (Carpinus betulus), che hanno un grado d'allergia medio;
- i filari di "pioppi bianchi" (Populus alba), che hanno un grado d'allergia basso.
c)
L'asfissia può risultare anche dall'esposizione prolungata a un'atmosfera contenente una concentrazione di ossigeno troppo bassa; il che può essere l'effetto di  una miscela "ipossica" di gas respirabile mentre si è immersi in acque poco profonde dove la pressione parziale dell'ossigeno è troppo bassa, oppure, ancor peggio, in condutture con acque basse.
***
Considerando tali possibili ipotesi alternative, in assenza di "segni di soffocamento violento" rilevati in sede autoptica, a nulla vale "congetturare" che a suo tempo potrebbe essere stato un "soffocamento violento" a determinare la morte del soggetto; questa non è una vera "autopsia", bensì soltanto "immaginazione" allo stato puro.
***
.
D)
Quanto alla "statistica", il riferimento della Corte riguarda dei casi "completamente" diversi da quello in esame.
Ed infatti, in materia penale:
1)
La "statistica" non può certo costituire  un indizio a carico dell'imputato "extracomunitario" accusato di furto, in considerazione del fatto che gli stranieri, pur costituendo solo il 10/12% circa della popolazione residente, rappresentano però il 32,6% del totale dei condannati, il 36,7% dei detenuti presenti nelle carceri e il 45%o del totale degli entrati in carcere.
2)
La "statistica" può invece costituire  un indizio a carico del direttore di un Casinò accusato di aver "taroccato" la "roulette", nel caso in cui le uscite del "rosso" e del "nero" esorbitino in modo eclatante dalla media "statistica".
***
Non confondiamo le pere con le mele!
***
.
E)
Poi tu scrivi: "A me sembra che tu ti sia iperconcentrato sul cadavere (NON suscettibile, a detta di TUTTI gli addetti ai lavori e come ribadito anche da te di autopsia che potesse dirsi sensata/concludente) e abbia tenuto conto SOLTANTO di questo, per porre in discussione una Sentenza definitiva di Cassazione (che se non ricordo male confermava quelle dei due gradi precedenti)."
***
Ma, a dire il vero non sono io che mi sono "iperconcentrato" sul cadavere, bensì sono stati i giudici, in questo caso giustamente, a farlo; ed infatti è precipuamente dalla "modalità della morte" che può desumersi un "omicidio"...il resto è solo un accessorio!
Vale a dire che tu puoi avere tutti i moventi che vuoi, per uccidere qualcuno, ma, se non si dimostra "al di là di ogni ragionevole dubbio" che l'hai "materialmente assassinato", non puoi essere condannato; per questo lo stato del cadavere è importantissimo!
Ed invero:
1)
Se Elena Ceste fosse morta "assiderata" (come non è stato affatto escluso dagli stessi medici legali), ne sarebbe automaticamente  derivata l'"innocenza" del marito.
Per tale motivo, evidentemente necessitando di un "colpevole" da poter dare in pasto all'opinione pubblica subornata dai "mass media" colpevolisti e dalla "pancia" della gente, i giudici, pur iperconcentrandosi sul cadavere,  hanno però completamente ignorato l'"assideramento", obliterando :
- la testimonianza della vicina di casa R.Rava, la quale dichiarò sotto giuramento di aver visto Elena Ceste che cominciava a spogliarsi, in pieno inverno, nel proprio giardino;
- il rinvenimento del suo corpo completamente nudo;
- la circostanza che, da quelle parti, aggirarsi nudi in aperta campagna può senz'altro comportare la morte per assideramento.
2)
Se, invece, Elena Ceste fosse morta "asfissiata" (come congetturato senza prove autoptiche dai medici legali), <<in ogni caso>> non ne conseguiva affatto automaticamente che si trattasse di una "asfissia" dovuta a "soffocamento".
Ed infatti ti ho elencato e descritto ben tre casi, e cioè sub A/2/abc, in cui è possibile morire per "asfissia" anche per cause meramente naturali e/o accidentali, non riconducibili affatto ad un omicidio.
Ma anche di questo tu non hai tenuto il benchè minimo conto!
.
F)
Poi tu scrivi che io asserisco  "...COME SE FOSSE CERTEZZA che quel cadavere si trovasse lì perchè la poverina ci si fosse portata DA SOLA in preda ad una crisi psicotica da manuale di psichiatria!"
Al che potrei ribattere  che, invece, sei tu che asserisci: "...COME SE FOSSE CERTEZZA che quel cadavere si trovasse lì perchè ce lo aveva portato il suo assassino, e, cioè, il marito".
Come fai ad esserne così ASSOLUTAMENTE CERTA???
***
#1556
Ciao Claudia K.
Nonostante le evidenti "castronerie" emerse dagli atti processuali e peritali che sono finalmente riuscito a rinvenire, devo ancora una volta tristemente constatare la completa e totale "incomunicabilità" tra noi due; ed infatti tu non hai "recepito", nè tantomento "confutato" neanche una delle mie (forse anche troppo) dettagliate argomentazioni.
Ma la cosa più sorprendente è che tu tu non hai "recepito" nè "correttamente inteso" nemmeno il "significato testuale"  della sentenza della Cass. 25016/22 da te "linkata"; la quale, chiaramente, sostiene "esattamente" le stesse cose che sostengo io!
Ed infatti:
.
A)
Nella sentenza della Cass. 25016/22 troviamo scritto: "Se dall'indizio è deducibile un'unica conseguenza, esso costituisce una prova logica compiuta ed in sè sufficiente nel senso che presenta una correlazione obbligata tra fatto ignoto e quello noto, al quale, sulla base delle leggi scientifiche, il primo è legato in modo certo ed inevitabile."
immagini online
E, come tu stessa implicitamente ammetti, non è certamente questo il caso della morte di Elena ceste; il che è evidente, perchè non esiste nessuna "prova logica compiuta" dell'omicidio!
.
B)
Poi, però, nella sentenza della Cass. 25016/22 troviamo scritto anche che non sempre serve un "prova certa" del reato (A), in quanto :  "Per assurgere a  prova indiziaria il fatto assumibile come indizio deve presentare carattere di certezza, intesa, non in senso assoluto e naturalistico, ma quale portato della verifica processualmente conducibile alla stregua delle fonti di prova acquisite: è, dunque, <<necessario>> che la prova critica <<non sia affidata ad un fatto verosimilmente supposto o intuito sulla scorta di opinabili congetture o di elaborazioni personali del decidente>>, dovendo ricevere riscontro nelle evidenze probatorie del processo."

***
Nel caso di Elena Ceste, invece, in contrasto sia con la legge sia con la più recente ed avveduta sentenza da te molto opportunamente citata, questo non è affatto avvenuto; ciò in quanto i "vecchi barbogi" del collegio giudicante non hanno minimamente  tenuto conto della modifica dell'art.533 CPP avvenuta nel 2006.
Ed infatti, nel caso di Elena Ceste, la corte si è appunto limitata ad  affidarsi ad un fatto meramente "supposto" sulla scorta di "opinabili congetture o di elaborazioni personali" dei medici legali, che esulavano completamente dagli oggettivi riscontri autoptici"  del decidente.
E, per giunta, si trattava di "opinabili congetture o di elaborazioni personali" assolutamente "arbitrarie", come da me dettagliatamente argomentato; senza che tu avessi "niente" da controbattere al riguardo!
.
C)
Ed invero, sempre la sentenza della Cass. 25016/22 precisa ulteriormente, che: "Per convalidare, sul piano logico, il giudizio di colpevolezza, è dunque <<necessario>> che i dati probatori acquisiti siano tali da lasciare fuori solo eventualità remote, la cui effettiva realizzazione nella fattispecie concreta sia priva del benchè minimo riscontro nelle risultanze processuali, addirittura <<ponendosi al di fuori dell'ordine naturale delle cose e della ordinaria razionalità umana.>>"

*** 
Orbene, nel caso di specie:
1)
Il fatto che Elena Ceste sia morta "assiderata", e non "asfissiata" (come "congetturato" ma non "riscontrato" dai medici), non costituisce affatto una "eventualità remota", la quale si pone "al di fuori dell'ordine naturale delle cose e della ordinaria razionalità umana".
Ed infatti nel caso di specie, , le "alternative" all'ipotesi di "asfissia" c'erano eccome; ed infatti, almeno stando a quanto risultava a livello meramente "autoptico", Elena Ceste poteva benissimo essere morta per "assideramento".
***
Tanto è vero che essendo tale dato inoppugnabile, lo stesso consulente medico legale della procura dottor Romanazzi  dovette ammettere che, almeno stando all'autopsia da lui eseguita con la collega Gugliuzza,  'L'assideramento non  è una causa che abbiamo escluso!"; e che, quindi, non era certo "al di fuori dell'ordine naturale delle cose e della ordinaria razionalità umana".
***
Però, per giustificare la sua "congettura" (che non ha niente a che vedere con un "rilievo autoptico"), il Dott. Romanazzi  fece presente che i resti erano stati ritrovati "proni"; mentre, solitamente, i morti per assideramento vengono ritrovati in "posizione fetale" (il che è vero).
E la sua collega dott.ssa Gugliuzza aggiunse: "Inoltre gli arti superiori erano perfettamente addossati al tronco, né discosti, né estesi, né flessi!" (il che, invece, è falso) .
***
Ed infatti, le foto fatte al momento del ritrovamento e la riproduzione grafica dei resti di Elena smentiscono clamorosamente ciò che la dott.ssa Gugliuzza ha sostenuto in aula; cioè che le braccia della povera Ceste fossero addossate al tronco.

***
In ogni caso, la circostanza che i resti fossero proni, o in qualunque altra posizione siano stati ritrovati, non dimostra in alcun modo che quella fosse la posizione di Elena Ceste al momento della sua morte, avvenuta quasi un anno prima.
***
Ed infatti, in ben NOVE MESI:
- la corrente, per quanto debole, del Rio Mersa può averne senz'altro alterato la posizione originaria (secondo me si era nascosta nel condotto, e poi la corrente l'aveva trascinata lentamente all'aperto);
- in ogni caso, poichè è comprovato che il cadavere è stato "attinto" da animali "necrofagi", è naturale che, in un così lungo lasso di tempo, esso sia stato spostato (di poco o di molto) dalla sua posizione originaria.
- per la stessa ragione sarebbe una "forzatura imperdonabile" collegare l'assenza (non la frattura) dell'"osso joide" e del resto delle strutture molli del collo ad un "evento asfittico", in quanto anche altre parti molli ed ossee del corpo di Elena Ceste mancano del tutto, in quanto asportate da animali "necrofagi".
***
Per cui, il fatto che Elena Ceste sia morta "assiderata", e non "asfissiata" (come "congetturato" ma non "riscontrato" dai medici), non costituisce affatto una "eventualità remota", la quale si pone "al di fuori dell'ordine naturale delle cose e della ordinaria razionalità umana".
2)
In subordine, anche ammesso e non concesso che Elena Ceste sia morta per "asfissia", il fatto che sia morta "asfissiata" per motivi diversi da un omicidio (di cui mancano assolutamente le tracce), non costituisce certo una "eventualità remota", la quale si pone "al di fuori dell'ordine naturale delle cose e della ordinaria razionalità umana".
Ed infatti
a)
In alcuni casi l'"asfissia" può anche derivare da una prolungata "dispnea" di natura psicogena, la quale,  spesso insorge in particolari situazioni di stress psicofisico più o meno temporanee; come, in maniera più o meno grave, sembra che andasse soggetta Elena Ceste in base a varie attendibili testimonianze ("psicosi delirante" o meno che essa fosse, la Ceste era comunque in uno stato psichico alterato).
b)
L'impedimento alla meccanica respiratoria di carattere "asfittico" può derivare anche dal restringimento delle vie aeree dovuto a forti "crisi asmatiche" o a "reazioni allergiche" acute ("anafilassi"), con spasmo ed edema della glottide, spesso dovute anche alla presenza di determinate piante selvatiche.
Alcune delle quali, tipiche dell'area del Rio mersa, quali:
- gli alneti di "ontani neri" (Alnus glutinosa), che hanno un grado d'allergia alto;
- i cespugli di "carpino bianco" (Carpinus betulus), che hanno un grado d'allergia medio;
- i filari di "pioppi bianchi" (Populus alba), che hanno un grado d'allergia basso.
c)
L'asfissia può risultare anche dall'esposizione prolungata a un'atmosfera contenente una concentrazione di ossigeno troppo bassa; il che può essere l'effetto di  una miscela "ipossica" di gas respirabile mentre si è immersi in acque poco profonde dove la pressione parziale dell'ossigeno è troppo bassa, oppure, ancor peggio, in condutture con acque basse.
***
Considerando tali possibili ipotesi alternative, in assenza di "segni di soffocamento violento" rilevati in sede autoptica, a nulla vale "congetturare" che a suo tempo potrebbe essere stato un "soffocamento violento" a determinare la morte del soggetto; questa non è una vera "autopsia", bensì soltanto "immaginazione" allo stato puro.
***
.
D)
Quanto alla "statistica", il riferimento della Corte riguarda dei casi "completamente" diversi da quello in esame.
Ed infatti, in materia penale:
1)
La "statistica" non può certo costituire  un indizio a carico dell'imputato "extracomunitario" accusato di furto, in considerazione del fatto che gli stranieri, pur costituendo solo il 10/12% circa della popolazione residente, rappresentano però il 32,6% del totale dei condannati, il 36,7% dei detenuti presenti nelle carceri e il 45%o del totale degli entrati in carcere.
2)
La "statistica" può invece costituire  un indizio a carico del direttore di un Casinò accusato di aver "taroccato" la "roulette", nel caso in cui le uscite del "rosso" e del "nero" esorbitino in modo eclatante dalla media "statistica".
***
Non confondiamo le pere con le mele!
***
.
E)
Poi tu scrivi: "A me sembra che tu ti sia iperconcentrato sul cadavere (NON suscettibile, a detta di TUTTI gli addetti ai lavori e come ribadito anche da te di autopsia che potesse dirsi sensata/concludente) e abbia tenuto conto SOLTANTO di questo, per porre in discussione una Sentenza definitiva di Cassazione (che se non ricordo male confermava quelle dei due gradi precedenti)."
***
Ma, a dire il vero non sono io che mi sono "iperconcentrato" sul cadavere, bensì sono stati i giudici, in questo caso giustamente, a farlo; ed infatti è precipuamente dalla "modalità della morte" che può desumersi un "omicidio"...il resto è solo un accessorio!
Ed invero:
1)
Se Elena Ceste fosse morta "assiderata" (come non escluso dagli stessi medici legali), ne sarebbe automaticamente  derivata l'"innocenza" del marito.
Per tale motivo, evidentemente necessitando di un "colpevole" da poter dare in pasto all'opinione pubblica subornata dai "mass media" colpevolisti, i giudici, iperconcentrandosi sul cadavere,  hanno però completamente ignorato :
- la testimonianza della vicina di casa R.Rava, la quale dichiarò sotto giuramento di aver visto Elena Ceste che cominciava a spogliarsi, in pieno inverno, nel proprio giardino;
- il rinvenimento del suo corpo completamente nudo;
- la circostanza che, da quelle parti, aggirarsi nudi in aperta campagna può senz'altro comportare la morte per assideramento.
2)
Se, invece, Elena Ceste fosse morta "asfissiata" (come congeturato senza prove autoptiche dai medici legali), <<in ogni caso>> non ne conseguiva affatto automaticamente che si trattasse di una "asfissia" dovuta a "soffocamento".
Ed infatti ti ho elencato e descritto ben tre casi, e cioè sub A/2/abc, in cui è possibile morire per "asfissia" anche per cause meramente naturali e/o accidentali, non riconducibili minimamente ad un omicidio.
.
F)
Poi tu scrivi che io asserisco  "...COME SE FOSSE CERTEZZA che quel cadavere si trovasse lì perchè la poverina ci si fosse portata DA SOLA in preda ad una crisi psicotica da manuale di psichiatria!"
Al che potrei ribattere  che, invece, sei tu che asserisci: "...COME SE FOSSE CERTEZZA che quel cadavere si trovasse lì perchè ce lo aveva portato il suo assassino, e, cioè, il marito".
Come fai ad esserne così ASSOLUTAMENTE CERTA?
***
#1557
Storia / Re: L'arsenico nella storia
30 Giugno 2023, 16:40:15 PM
Ciao Pensarbene. :)
L'animale più tossico tra quelli attualmente studiati, con un LD50 di 0,002 mg/kg, è il "Phyllobates terribilis", comunemente denominata "Rana Dorata"
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Il veleno che se ne ricava, cioè la "batracotossina" (BTX) è un alcaloide neurotossico estremamente potente; è circa quindici volte più potente del "curaro" e circa dieci volte più potente della "tetradotossina".
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Alcuni indigeni amazzonici la usavano per la caccia con la cerbottana invece del curaro, essendo molto più letale.
***
Negli anni '70 si dice che, per la sua viscosità e letalità, alcune "agenzie di intelligence" la usassero per intingervi i proiettili a punta cava.
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Però, attualmente, il veleno più potente è considerato la "tossina botulinica", che è una proteina neurotossica prodotta dal batterio Clostridium Botulinum  (LD50:1 nanogrammo per chilogrammo).
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Tuttavia, personalmente, io mi intendo molto di più di armi da fuoco, che non di veleni.
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Un saluto! :)
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#1558
GLI INDIZI E LE PROVE
In base all'art.533 CPP, per assolvere un imputato:
- non c'è affatto bisogno che l'imputato riesca "dimostrare" la sua "innocenza";
- ed infatti è sufficiente che il PM non riesca a "dimostrare" in modo inequivocabile la sua "colpevolezza".
***
.
***
E, nel caso di specie:
.
1)
Il PM non è riuscito a "provare" in modo inequivocabile la "colpevolezza" di Michele Buoninconti, in quanto:
a)
Dall'"autopsia" non risulta in alcun modo che Elena Ceste sia stata uccisa.
b)
Dalle "intercettazioni ambientali" risulta senz'altro che Michele Buoninconti era un "balordo" (per usare un blando eufemismo), ma da nessuna di esse risulta che fosse anche un "assassino".
Altrimenti ogni volta che muore la moglie di un "balordo", il marito dovrebbe finire automaticamente in galera per "omicidio".
c)
Dai vestiti della moglie raccolti da Michele Buoninconti, risulta solo che essendo stati lavati da poco non c'era sopra il DNA di  Elena Ceste; ma questo non dimostra affatto che quest'ultima, essendo mattina presto, li avesse appena indossati, e poi quasi subito dismessi prima di fare in tempo a "contaminarli" con il suo DNA.
In assenza di un "esperimento giudiziale" ex art.218 CPP, quindi, come ho spiegato nel mio precedente topic, la sola "perizia biochimica" non poteva assolutamente costituire una prova a carico di  Michele Buoninconti.
ecc. ecc.
.
2)
Non solo il PM non è riuscito a "provare" in modo inequivocabile la "colpevolezza", ma, per giunta, la difesa (pur non essendone tenuta) aveva dimostrato fondamentalmente due cose:
a)
I dati estrapolati dai ROS relativi alle celle telefoniche, incrociati con i dati testimoniali, escludono che Michele Buoninconti abbia occultato il cadavere di sua moglie Elena Ceste e di conseguenza che l'abbia uccisa nell'"orario determinato dall'accusa".
Se, invece, l'omicidio e l'occultamento del cadavere fossero avvenuti in un "orario diverso da quello erroneamente ipotizzato dall'accusa", tutto l'impianto accusatorio verrebbe automaticamente a cadere, e non sarebbe più giuridicamente sostenibile.
b)
Peraltro l'impianto accusatorio non sarebbe più sostenibile neanche dal punto di vista logico, il quanto:
- la vicina R.Rava, moglie di Aldo Rava, ha visto allontanarsi in macchina Michele Buoninconti con i figli, quando Elena Ceste era ancora viva e vegeta in giardino;
- quando Michele Buoninconti è tornato a casa in macchina, non molto dopo, ha subito telefonato alla vicina Marilena Ceste ed ai signori Rava "da casa sua" (le celle telefoniche lo dimostrano) per dire che la moglie era sparita lasciando i suoi vestiti in giardino;
- per cui sarebbe davvero assurdo che Michele Buoninconti sia andato a depositare la moglie nel Rio Mersa "DOPO" aver effettuato tali telefonate, e, cioè, dopo aver "allertato" i vicini sulla sparizione della moglie, della quale, invece, si doveva ancora occupare.
.
3)
Inoltre dagli stessi interrogatori dell'accusa, è risultato che la vicina R.Rava, moglie di Aldo Rava, ha visto  Elena Ceste che "cominciava a denudarsi" in giardino; e quella fu l'ultima volta che qualcuno la vide viva.
.
4)
Tale testimonianza, già da sola, sarebbe sufficiente a scagionare Michele Buoninconti, confermando la cosidetta "autopsia psicologica" secondo la quale Elena Ceste soffriva di "psicosi persecutoria delirante"; uno dei cui sintomi tipici è il "denudamento" anche in inverno o in zone fredde.
.
5)
E' poi semplicemente ridicola l'ipotesi che il "denudamento" sia stato simulato dallo stesso Michele Buoninconti (come ipotizzato per smontare tale testimonianza in TV), in quanto:
- era appena andato via con i figli in macchina;
- una donna si distingue da un uomo anche se è di spalle;
- R. Rava conosceva benissimo il fisico dei suoi vicini.
.
6)
Infine non è "ridicola", ma, comunque, è del tutto "insensata"  l'ipotesi che Michele Buoninconti abbia "simulato" il denudamento della moglie, "raccontando" di aver raccolto i suoi indumenti in due diversi precisi punti del giardino, per cercarla, riportarglieli, e infine consentirle di rivestirsi.
Ed infatti, se avesse davvero voluto imbastire una "sceneggiata":
a)
Michele Buoninconti i vestiti della moglie li avrebbe lasciati sul terreno del giardino, facendo così in modo che fosse direttamente la polizia a trovarli lì; ed infatti è così che funziona lo "staging".
b)
In ogni caso Michele Buoninconti  non avrebbe avuto alcuna ragione di "raccontare" di aver raccolto i suoi indumenti in due diversi precisi punti del giardino.
***
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IL RAGIONEVOLE DUBBIO
Il principio del "ragionevole dubbio", detto anche BARD (in quanto da noi mutuato dall'inglese "Beyond Any Reasonable Doubt"), è stato tardivamente introdotto in Italia dall'art. 5 della Legge 46/2006, che modificò il testo dell'art. 533 c.p.p.
A causa della nostra tradizione "inquisitoria" (di origine "controriformistica"), il provvedimento ebbe un "iter piuttosto travagliato", e venne in parte emendato, dando infine vita al testo definitivo della Legge 20 febbraio 2006 n. 46; ma a tutt'oggi non pochi magistrati (soprattutto quelli più anziani) faticano a recepire tale ovvio principio di civiltà giuridica, e si aggrappano tenacemente al principio del "libero convincimento del giudice" (anche è  a "a pera").
Senza considerare, però, che il nuovo art.533 CPP, non è altro che un "corollario" del principio " di "presunzione di non colpevolezza" contenuto nell'art. 27 comma 2 della Costituzione;  come anche, infine, riconosciuto dalla CASSAZIONE A SEZIONI UNITE 18620/17 (Cass. Sez. Unite n. 18620 del 19/01/2017 – dep. 14/04/2017, Patalano, Rv. 269786; Cass. Sez. Unite, n. 14800 del 21/12/2017 – dep. 03/04/2018, P.G. in proc. Troise, Rv. 272430).
***
Il nuovo criterio valutativo in questione, in effetti,  segna il superamento del principio del principio del "libero convincimento del giudice"; e, quindi, afferma la necessità che la condanna sia fondata sulla valorizzazione delle prove a carico assunte in contraddittorio le quali, per rispettare il canone valutativo dell'art.533, devono avere una capacità dimostrativa sufficiente a neutralizzare in modo "incontrovertibile" la valenza antagonista delle tesi alternative della difesa.
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E questo, nel caso della condanna di Michele Buoninconti, non è assolutamente avvenuto!
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Ed infatti:
- non solo non esiste nessuna "prova incontrovertibile" che Michele Buoninconti sia "inequivocabilmente" colpevole del reato attribuitogli "al di là di ogni ragionevole dubbio" (il che già sarebbe dovuto essere sufficiente a farlo assolvere);
- ma, per giunta, esistono numerosi indizi che depongono a favore della sua innocenza (sebbene essi sarebbero dovuti risultare del tutto "superflui" ai fini della sua assoluzione).
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Ma l'Italia, purtroppo, resta l'Italia; per cui quelle che contano di più sono le "condanne mediatiche".
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#1559
AGGIORNAMENTO IN BASE AD ALCUNI DATI UFFICIALI ACQUISITI DEL PROCESSO.
Nella sentenza di condanna troviamo testualmente scritto:
"I medici legali dott. Romanazzi e dott.ssa Maria Gugliuzza, pur precisando che lo stato dei resti non era tale da evidenziare con certezza la causa della morte, erano tuttavia pervenuti alla conclusione di attribuirla ad "asfissia", non avendo concreta possibilità di essere sostenuta ogni ipotesi alternativa".
E poichè, almeno secondo la corte, l'unico a poter asfissiare la moglie non poteva che essere il marito, fu lui ad essere condannato.
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Devo dire di essere rimasto ALLIBITO!
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***
Ed infatti:
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1)
Il termine "autopsia" deriva dal greco "αὐτοψία", composto di "αὐτός" ("stesso") e "ὄψις" ("vista"); e, quindi,  significa "esame visivo con i propri occhi", ad esplicazione del "modus operandi" di tale pratica, che consiste nell'osservazione attenta del cadavere, cioè nell'esame dettagliato volto a definire "cause", "mezzi" e "modalità" che hanno portato al decesso; la qual cosa comporta che, in sede autoptica, le "cause", "mezzi" e "modalità" che hanno portato al decesso, devono essere stati "OSSERVATI", e non meramente "CONGETTURATI" dal medico legale.
Ed invero, è una regola comunemente praticata in tutte le autopsie, che, nel caso ci si trovi ad esaminare un cadavere e non ci siano elementi oggettivi che avvalorino una causa di morte piuttosto che un'altra, evidentemente "si dovrà ritenere più probabile la causa che non lascia segni, se non ce ne sono"; ed infatti, "non si deve supporre che siano scomparsi quanto piuttosto che non ci siano mai stati".
Ed infatti, anche secondo il buon senso, se io, dopo la morte di mio padre scavo nel suo giardino alla ricerca di un ipotetico "tesoro" in denaro o preziosi (di cui lui non mi ha mai parlato), e non trovo niente, è più logico pensare che là sotto non ci sia mai stato nessun tesoro; piuttosto che c'era,  ma che qualcuno lo abbia rubato nei dodici mesi successivi alla sua morte, quando casa e giardino erano rimasti disabitati, e poi abbia "risistemato" il terreno per cancellare le tracce dei suoi scavi!
Occam docet! ;)
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2)
Nel caso di specie, comunque, le "alternative" all'ipotesi di "asfissia" c'erano eccome; ed infatti, almeno stando a quanto risultava a livello meramente "autoptico", Elena Ceste poteva benissimo essere morta per "assideramento".
***
Essendo tale dato inoppugnabile, lo stesso consulente medico legale della procura dottor Romanazzi  dovette ammettere che, almeno stando all'autopsia da lui eseguita con la collega Gugliuzza,  'L'assideramento non  è una causa che abbiamo escluso!"
***
Però, per giustificare la sua "congettura" (che non ha niente a che vedere con un "rilievo autoptico"), il Dott. Romanazzi  fece presente che i resti erano stati ritrovati "proni"; mentre, solitamente, i morti per assideramento vengono ritrovati in "posizione fetale" (il che è vero).
E la sua collega dott.ssa Gugliuzza aggiunse: "Inoltre gli arti superiori erano perfettamente addossati al tronco, né discosti, né estesi, né flessi!" (il che, invece, è falso) .
***
Ed infatti, le foto fatte al momento del ritrovamento e la riproduzione grafica dei resti di Elena smentiscono clamorosamente ciò che la dott.ssa Gugliuzza ha sostenuto in aula; cioè che le braccia della povera Ceste fossero addossate al tronco.
***
In ogni caso, la circostanza che i resti fossero proni, o in qualunque altra posizione siano stati ritrovati, non dimostra in alcun modo che quella fosse la posizione di Elena Ceste al momento della sua morte, avvenuta quasi un anno prima.
***
Ed infatti, in ben NOVE MESI:
- la corrente, per quanto debole, del Rio Mersa può averne senz'altro alterato la posizione originaria (secondo me si era nascosta nel condotto, e poi la corrente l'aveva trascinata lentamente all'aperto);
- in ogni caso, poichè è comprovato che il cadavere è stato "attinto" da animali "necrofagi", è naturale che, in un così lungo lasso di tempo, esso sia stato spostato (di poco o di molto) dalla sua posizione originaria.
- per la stessa ragione sarebbe una "forzatura imperdonabile" collegare l'assenza (non la frattura) dell'"osso joide" e del resto delle strutture molli del collo ad un "evento asfittico", in quanto anche altre parti molli ed ossee del corpo di Elena Ceste mancano del tutto, in quanto asportate da animali "necrofagi".
***
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3)
A prescindere dal fatto che le alternative all'ipotesi dell'"asfissia" c'erano eccome (ed infatti, almeno stando a quanto risultava a livello meramente "autoptico", Elena Ceste poteva benissimo essere morta per "assideramento", il che escluderebbe a priori l'ipotesi dell'omicidio), anche ammesso e non concesso che la poveretta sia davvero morta per "asfissia" e non per "assideramento" , non tutte i decessi per "asfissia" possono comunque essere imputati ad un "omicidio".
***
Ed infatti le modalità dell'"asfissia" imputabili ad un "omicidio", possono essere rilevate dall'autopsia solo se il cadavere è in stato di decomposizione non troppo avanzato; ciò in quanto le asfissie sono "sindromi da insufficienza respiratoria acuta", che possono essere determinate da varie cause, non solo omicidiarie, le quali sono tanto più difficili da accertare, quanto più tempo è passato dal momento della morte.
***
Per limitarci alle "ipotesi omicidiarie" più comuni, qualora il cadavere non sia in stato eccessivo di decomposizione, a seconda dei casi avremo:
.
a) Strangolamento
Nello strangolamento un laccio, di varia natura e composizione, viene avvolto attorno al collo della vittima; quindi:
- i suoi estremi posti in trazione;
- oppure la compressione viene esercitata torcendo il laccio con un'asta (garrottamento).
Il segno più tipico è il "solco" nel collo, che può essere molle o duro a seconda della consistenza del laccio; e le sue tracce possono essere rilevate in sede di autopsia anche in caso di decomposizione del cadavere, purchè essa  non sia eccessivamente avanzata.
Ed infatti nei tessuti profondi del collo sono presenti ecchimosi, lacerazioni muscolari, rottura dell'"intima" delle carotidi e lesioni traumatiche dell'apparato osteocartilagineo della laringe, emorragie estese con diffusione anche alla base della lingua; dei quali segni si può trovare traccia anche  in caso di decomposizione del cadavere, purchè essa  non sia eccessivamente avanzata.
Secondo l'autopsia di Elena Ceste, nessun segno di tal genere è stato rilevato sul suo cadavere.
.
b) Strozzamento
Nello strozzamento la compressione violenta del collo viene esercitata direttamente dalle mani dell'assassino per occludere le vie respiratorie.
Può essere di tre tipi:
- "manuale" quando la trachea e la laringe vengono schiacciate contro la colonna vertebrale con una o entrambe le mani aperte avvolte anteriormente al collo;
- "digitale" quando le dita comprimono lateralmente le vie respiratorie, mediante i pollici se l'aggressione è frontale, con le altre dita se di spalle alla vittima.
- "atipico" quando lo schiacciamento avviene tramite l'avambraccio (cioè la presa " Mata Leao", che non perdona).
I segni esterni dello strozzamento consistono nelle ecchimosi digitali provocate dalla pressione del polpastrello, e le unghiature, sotto forma di escoriazioni arcuate ecc.; ma non si conservano troppo a lungo.
I segni interni sono rappresentati da ecchimosi del sottocutaneo, emorragie e lacerazioni muscolari, infiltrazioni emorragiche della tiroide e del connettivo laterocervicale,  fratture delle cartilagini laringee e tracheali e dell'osso joide; alcuni di essi si conservano più a lungo dei segni esterni.
Secondo l'autopsia di Elena Ceste, nessun segno di tal genere è stato rilevato sul suo cadavere.
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c) Soffocamento.
In tal caso, non è affatto vero che dall'autopsia non è rilevabile tale modalità omicidiaria; ed infatti anche la "soffocazione diretta" tramite un cuscino lascia delle tracce rilevabili i sede di autopsia.
Ed infatti, l'esame autoptico del cadavere, in caso di "soffocamento", generalmente consente di rilevare una serie di segni sia esterni che interni, nonché microscopici, caratteristici delle morti asfittiche e della modalità traumatica messa in atto per provocare l'occlusione delle vie aeree.
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Ad esempio un'anziana donna fu rinvenuta priva di vita presso il proprio domicilio dal figlio; e, dopo l'esame esterno del cadavere, il medico legale indicava che la morte era avvenuta per cause naturali e il P.M. dava il nulla osta alla tumulazione.
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Dopo qualche giorno, però, i parenti denunciarono la sparizione di beni preziosi, di una certa somma di denaro e delle chiavi di casa della defunta; per cui il P.M. disponeva nuove indagini e affidava ad un altro medico legale l'incarico di esumare il cadavere per l'accertamento della causa della morte.
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L'esame autoptico effettuato a distanza di 12 giorni dal decesso accertava quale causa della morte l'asfissia meccanica violenta prodotta dall'ostruzione delle vie respiratorie, cioè un "soffocamento" della vittima, probabilmente per mezzo di un cuscino; il che si dedusse da lesioni ecchimotiche al volto, a livello della superficie cutanea del naso, della guancia destra e del labbro inferiore.
Ed infatti, poichè nessuno si lascia soffocare restando inerte, le sue reazioni convulse lasciano sempre delle significative tracce  di "violenza subita" sul suo volto.
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In quel caso, quindi, in base all'art.533 CPP, il figlio venne condannato per omicidio, in quanto (giustamente) ritenuto colpevole del reato contestatogli "al di là di ogni ragionevole dubbio".
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In un caso analogo, però, la riesumazione del cadavere avvenne dopo circa sette mesi; per cui, nonostante che ci fosse stato un  regolare seppellimento, la corruzione del cadavere non consentì in alcun modo di rilevare se, al momento della morte ci fossero state o meno delle lesioni ecchimotiche al volto, alla superficie cutanea del naso, alla guancia o al labbro dovute ad un "soffocamento".
***
In questo caso, quindi, in base all'art.533 CPP, l'imputato venne assolto dal reato di omicidio, in quanto (giustamente) non poteva essere ritenuto colpevole del reato contestatogli "al di là di ogni ragionevole dubbio".
Ed infatti non si poteva certo presumere che il deceduto fosse stato "soffocato" manualmente, in assenza di tracce di "soffocamento", solo perchè non si poteva escludere che, fino a qualche tempo dopo l'omicidio, esse potevano essere state presenti sul suo corpo; questa, infatti, sarebbe stata una "illazione" priva di qualsiasi "fondamento giuridico".
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Inoltre sarebbe stata anche una "illazione" priva di qualsiasi "fondamento medico"!
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Ed invero, considerando che:
- ammesso e non concesso che nel caso di Elena Ceste si possa presumere soltanto una morte per una possibile "asfissia", e non anche una morte  per un possibile "assideramento" (che invece è "possibilissima", se non addirittura "più probabile", visto che era nuda, all'aperto e in pieno inverno);
- tanto ammesso e non concesso, non risultando dalla perizia "nessuna traccia di violenza" sul corpo di Elena Ceste che potessero "dimostrare materialmente" che la presunta '"asfissia" le era stata provocata da un assassino (per "strangolamento", "strozzamento" o "soffocamento"), era più che lecito presumere che la presunta '"asfissia" le fosse stata provocata da cause di natura completamente diversa, che non avevano niente a che vedere con un "presunto" omicidio. 
Ed infatti:
° In primo luogo.
In alcuni casi l'"asfissia" può anche derivare da una prolungata "dispnea" di natura psicogena, la quale,  spesso insorge in particolari situazioni di stress psicofisico più o meno temporanee; come, in maniera più o meno grave, sembra che andasse soggetta Elena Ceste in base a varie attendibili testimonianze ("psicosi delirante" o meno che essa fosse, la Ceste era comunque in uno stato psichico alterato).
° In secondo luogo.
L'impedimento alla meccanica respiratoria di carattere "asfittico" può derivare anche dal restringimento delle vie aeree dovuto a forti "crisi asmatiche" o a "reazioni allergiche" acute ("anafilassi"), con spasmo ed edema della glottide, spesso dovute anche alla presenza di determinate piante selvatiche.
Alcune delle quali, tipiche dell'area del Rio mersa, quali:
- gli alneti di "ontani neri" (Alnus glutinosa), che hanno un grado d'allergia alto;
- i cespugli di "carpino bianco" (Carpinus betulus), che hanno un grado d'allergia medio;
- i filari di "pioppi bianchi" (Populus alba), che hanno un grado d'allergia basso.
° In terzo luogo
L'asfissia può risultare anche dall'esposizione prolungata a un'atmosfera contenente una concentrazione di ossigeno troppo bassa; il che può essere l'effetto di  una miscela "ipossica" di gas respirabile mentre si è immersi in acque poco profonde dove la pressione parziale dell'ossigeno è troppo bassa, oppure, ancor peggio, in condutture con acque basse.
***
Considerando tali possibili ipotesi alternative, in assenza di "segni di soffocamento violento" rilevati in sede autoptica, a nulla vale "congetturare" che a suo tempo potrebbe essere stato un "soffocamento violento" a determinare la morte del soggetto; questa non è "autopsia", bensì "immaginazione" allo stato puro.
***
.
4)
Infine:
- a prescindere dal fatto che le alternative all'ipotesi dell'"asfissia" c'erano eccome (ed infatti, almeno stando a quanto risultava a livello meramente "autoptico", Elena Ceste poteva benissimo essere morta per "assideramento", il che escluderebbe a priori l'ipotesi dell'omicidio);
- a prescindere dal fatto che non tutte i decessi per "asfissia" possono comunque essere imputati ad un "omicidio";
- a prescindere dal fatto che non necessariamente un eventuale "omicidio per asfissia" dovrebbe essere per forza essere attribuito al marito;
rilevo, comunque, che tutta questa "concatenazioni di presunzioni" è assolutamente contraria al consolidato principio giuridico che da millenni regola il nostro diritto; e, cioè il "DIVIETO DEL PRAESUMPTO DE PRAESUMPTO"; e, cioè, che, almeno in campo penale, il Giudice non è facoltizzato a desumere un fatto ignoto (soffocamento omicidiario) da un altro fatto a sua volta ignoto (asfissia) e come tale esso stesso a sua volta "presunto"; o meglio "congetturato".
Ed infatti la presunzione in campo penale, deve essere la conseguenza univoca e sicura, derivante da un fatto "noto" e/o "accertato", e non a sua volta "presunto"; "; o meglio, nel caso di specie, meramente "congetturato".
***
Al riguardo, invero, la Cassazione ha più volte stabilito che: "Le presunzioni non possono ridursi ad un risultato soltanto "possibile", o anche "probabile", di una determinata deduzione; ma devono essere la conseguenza "necessaria", e dunque "univoca" e "sicura" desunta da un fatto oggettivamente noto o accertato,  e non possono basarsi su altra presunzione in virtù del divieto <<praesumptum de praesumpto>>" (ex multis vedi Cass. 3568/2010 e Cass. 7931/96).
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Inoltre, a parte questo, l'art.533 del Codice di Procedura Penale sancisce in modo inequivoco che il giudice può emettere una sentenza di condanna, esclusivamente nel caso in cui l'imputato risulti colpevole del reato contestatogli "al di là di ogni ragionevole dubbio".
E, nel caso in esame, anche il "colpevolista" più convinto, in base alle considerazioni di cui sopra, non può (in buona fede) asserire che non esista il benchè minimo "ragionevole dubbio" che Michele Buoninconti possa essere "materialmente" innocente; anche qualora, non del tutto a torto, lo si possa considerare "moralmente" responsabile della morte della moglie.
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Per cui, secondo me, in questo caso, la Corte di Cassazione, obliterando tutti i principi di diritto da essa più volte ribaditi, ha davvero preso una "cantonata" di portata storica.
E, purtroppo, questa non è la prima volta!
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#1560
Avevo deciso di lasciar perdere in modo definitivo la questione della morte di Elena Ceste, anche perchè non avevo avuto modo di leggere nè il contenuto dell'autopsia effettuata sul suo corpo, nè alcun atto del processo, nè le conseguenti motivazioni della sentenza.
Tuttavia, avendoli infine (almeno in parte) "scovati", non mi sono potuto astenere dal fare la presente aggiunta al mio precedente "topic".
L'ho ritenuto doveroso, per amore della verità e della giustizia; ammesso che esistano e che possano essere "effettivamente" perseguite su questa terra (e, soprattutto, in Italia)! :(
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