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Messaggi - bobmax

#1561
Citazione di: daniele22 il 21 Gennaio 2022, 14:43:32 PM
Citazione di: bobmax il 21 Gennaio 2022, 12:58:34 PM
Se mi domando cosa sia la Verità non posso rispondermi.

Perché già nella possibile risposta si anniderebbe l'ineliminabile dubbio.
Che accompagna inevitabilmente ogni "cosa".


Giusto bobmax. In due parole elimini la questione. Ma noi ci ostiniamo tanto nelle spiegazioni. Spiegazioni che fanno di queste due parole una storia che dura ormai da quando è nato il tempo nella nostra ragione. Tra l'altro mi scuso con te, se ti sei offeso, per aver io trattato banalmente la questione del male. Hai ragione

Non mi hai offeso, Daniele.
In realtà, ciò che mi offende, veramente, è solo me stesso.

Ma ciò nonostante la mia volontà non demorde.
Nonostante gli innumerevoli errori ormai disseminati lungo la mia vita.

Nonostante la realtà del male diventi sempre più intollerabile.

L'io non vuole ancora morire.
#1562
Se mi domando cosa sia la Verità non posso rispondermi.

Perché già nella possibile risposta si anniderebbe l'ineliminabile dubbio.
Che accompagna inevitabilmente ogni "cosa".

Se Dio comparisse, in tutta la sua potenza e magnificenza, non potrei che rifiutarlo.
Non sarebbe comunque il mio Dio.

Per la semplice ragione che sarebbe "qualcosa". Perciò relativo, verità solo in quanto negazione di ogni possibile falsità.
Appunto, falsità possibile...

Donde nasce allora questa inafferrabile idea della Verità?
Perché bramo la Verità? Di cui non so nulla?

È la mancanza.
Mi manca!

Ma è il Nulla per il quale rinunciare ad ogni cosa.
Persino a me stesso.
È il tesoro nel campo.

Ma la Verità ha bisogno di me, della mia fede.
Perché non c'è.

Nella sua onestà Plotino rifiutava di attribuire all'Uno alcunché.
Per paura di rinnegarlo.

Tuttavia non poté esimersi dal chiamarlo: Bene.

Al figlio unigenito è richiesto di prendersi questo rischio.
#1563
Nella ricerca della Verità, provare a definirla è invece la prima cosa da non fare.

Perché provandoci, la ricerca è già abortita.

Giustamente Gesù tace.
Non può che tacere.

Riguardo alla Verità può solo affermare di essere la Verità!

Difatti, Essere è Verità.

O vogliamo forse dubitare che l'Essere non sia lo stesso Esser Vero?
Non è questo stesso dubbio un non pensiero?

De-finire vuol dire mettere dei limiti, rendere finito, determinato.
E appunto in quanto delimitato... conosciuto, posseduto.

Volendo definire vogliamo in sostanza possedere.

Assurdità!

Perché è la Verità a possederci, TOTALMENTE.

Nel senso,  che noi La siamo.
#1564
L'autocoscienza di se stessi, in quanto Marco o Antonio, potrebbe però essere un'illusione.
Quindi non trascendere alcunché.

Diverso sarebbe invece ipotizzare una Coscienza assoluta.
La quale confermerebbe l'illusione di una autocoscienza individuale.

Cioè Marco osserva Antonio e vede in realtà se stesso.

Ma qui non vi è logica che tenga.
A = A diventa fuorviante.

Occorre cambiare completamente approccio.
Non tramite logica, che è fondata sulla divisione, pensí seguendo l'amore.
#1565
Penso che il prossimo PdR non sarà né B. né altri che gli siano sodali.
La ragione che conforta questa previsione, che è comunque pure una speranza, deriva dalla stessa diffusa mediocrità degli elettori.
Che fessi però non sono.

Un PdR di tal fatta creerebbe un tale scompiglio, che i loro "affari" ne soffrirebbero certamente.
Come per la mafia, meno reazioni si scatenano meglio è.

Quindi non vi è alcun interesse a esacerbare gli animi, neppure per la Lega, FdI e persino... per la stessa FI.

Renzi a maggior ragione, perché finita questa legislatura per lui non vi sarebbe più trippa per gatti.

In sostanza numeri non ve ne sono proprio.
Solo sulla carta si possono contare, ma in realtà ritengo che al voto sarebbero significativamente inferiori a quelli di tutto il Cds.


#1566
La Verità è lo stesso Essere.
Infatti Essere = Esser Vero.

Chiedersi il senso della Verità equivale perciò a chiedersi il senso dell'Essere.

Una domanda circolare che include se stessa nel proprio circolo.

Che equivale al voler conoscere ciò che fonda il conoscere stesso.

Di modo che la Verità non la si conosce, la si è.

Non conoscendola è Nulla.
Essere = Verità = Nulla

L'Essere di ogni cosa è perciò Verità. Ma è pure Nulla, in quanto non conoscibile.

Perciò quando si disquisisce su delle verità, queste non sono la Verità. Ne sono soltanto una manifestazione, così come d'altronde lo sono pure le falsità.

Difatti, nell'esserci, la verità è tale solo in quanto nega ogni possibile falsità.

Mentre la Verità è negazione della negazione.

Il limite della verità nell'esserci lo si può cogliere andando all'inferno.

Estrema negazione del Male in nome del Bene.
#1567
Tematiche Filosofiche / Caso e necessità.
11 Gennaio 2022, 22:18:06 PM
Ciao Iano
Sono dell'idea che la "causa" è sempre da intendersi in senso lato. In realtà ci sono sempre tante cause concomitanti.
Talmente tante... che dato un evento ritengo sia impossibile elencarle tutte.

Mi sto tuttavia convincendo che la necessità non sia originaria.
Cioè che non sia una legge assoluta, ma un dono.
Un dono che permette una costruzione di senso.
Ma comunque un dono, che può essere negato in ogni istante.

E questo dono proviene dal Caos.

Il Cosmo è un dono del Caos.
Ed è un dono d'amore.
#1568
Tematiche Filosofiche / Caso e necessità.
11 Gennaio 2022, 16:09:13 PM
Secondo me, vi è un diffuso fraintendimento riguardo al caso.
Cioè si confonde il casuale con l'indeterminabile. Mentre sono concetti ben differenti.

Quando si osserva che un evento è stato casuale, normalmente si intende che quell'evento non poteva essere previsto in quanto indeterminabile. Non che fosse davvero dovuto al caso!

Perché il caso esclude che vi possa essere una causa.
Mentre l'indeterminabilità non esclude una causa. Semplicemente rileva che quell'evento non avrebbe potuto essere determinato.

Noi siamo in grado di considerare la realtà di eventi indeterminabili, tali non solo praticamente ma pure in teoria.
Ma rischieremmo la nostra stessa sanità mentale se accettassimo per davvero la realtà del caso.

Perché l'evento casuale non ha causa.
Ossia è causato dal Nulla.
È il Caos che irrompe nel mondo!

Quindi un conto è la necessità, che può essere determinabile o meno, un altro il caso.

Sebbene inconcepibile nella sua assurdità e nel totale annichilimento che comporterebbe la sua effettiva esistenza... il caso non può essere mai escluso del tutto.

Per vari fondamentali motivi.

Perché è la negazione della necessità. E ogni negazione ha la sua ragion d'essere in ciò che nega.

Perché siamo evidentemente qui, ora, per caso.

E soprattutto, perché ciò che vale davvero in questa vita non è necessario, non ha una causa, è perciò espressione del caso.
#1569
Tematiche Filosofiche / Chi creò chi
11 Gennaio 2022, 12:22:56 PM
Sì, Iano, la scienza è fondata proprio su quel nulla della cosa in sé.
Ossia rinuncia alla Verità, in nome... della stessa Verità!

Tuttavia, il nulla scientifico del qualcosa consiste nell'interessarsi esclusivamente a come il mondo funziona.
Cioè il nulla della fisica non ha alcuna importanza. Perché ciò che importa è solo il funzionamento.

Viceversa, il nulla filosofico è ciò che davvero interessa!

E lo è per una semplice ragione.
Infatti ciò che muove il pensiero filosofico è l'amore.

E l'amore è sempre rivolto al nulla dell'altro.
#1570
Tematiche Filosofiche / Chi creò chi
10 Gennaio 2022, 22:56:41 PM
Con "creazione" si intende normalmente l'azione di generare qualcosa dal nulla.

Poiché il nulla è considerato incompatibile con il qualcosa, è diffusa l'idea che nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.

In questo modo si esclude la possibilità di una autentica creazione.
La creazione è cioè considerata un concetto assurdo.

Tuttavia il qualcosa, qualsiasi qualcosa, rimanda costantemente alla propria nullità...

Il concetto di creazione andrebbe perciò rivisto.
Nel senso che la creazione è senz'altro possibile, anzi è costantemente presente!

In quanto dal nulla viene nulla.

Appunto, il qualcosa.
#1571
Nella follia può esservi la verità.
Ma è solo una possibilità.

Perché il folle può essere diventato tale a causa della sua grande sensibilità, che gli ha fatto cogliere una verità altrimenti nascosta. E tale da diventare insostenibile, portandolo alla follia.

Che nel folle vi sia verità è una sfida per il ricercatore. Dove è egli stesso in discussione, nel suo chiedersi quale verità possa eventualmente celarsi nel folle.

Lo stesso Gesù doveva apparire folle a molti.
La sua follia è infatti stata subito ricondotta nell'alveo di una pseudo normalità.
#1572
A mio avviso il paradosso non è così assurdo come potrebbe sembrare.
Perché mostra come la realtà non sia come la nostra razionalità la intende.

Se l'asino morisse davvero di fame ne saremmo sconcertati!

Ma perché questo stupore?
Per quale motivo sarebbe inconcepibile se l'asino non decidesse dove andare, sino al punto di morirne?

Valutando la cosa razionalmente non dovremmo infatti stupirci.
Perché se le due opzioni sono assolutamente equivalenti, non vi sarebbe nulla a far propendere per una o per l'altra.
Perciò un equilibrio perfetto dove non vi sarebbe alcun motivo capace di far avvenire una scelta.

Razionalmente, l'asino non può che morire.

Ma se davvero succedesse, ne saremmo grandemente stupiti.

Perché?

Secondo me, perché la realtà sta oltre qualsiasi interpretazione razionale. E noi ne siamo coscienti.
Non vi è mai nessun equilibrio, nessuna vera uguaglianza.

Questo paradosso assomiglia ai paradossi di Zenone. Che non volevano certo negare il movimento. Anzi, proprio constatando il movimento mettevano in guardia sulla "verità" del molteplice.
#1573
La ricerca della perfezione è ricerca dell'assoluto.

Di modo che non può essere rivolta a una categoria.
In quanto la categoria è necessariamente relativa, cioè parziale, perciò imperfetta.

La perfezione non può infatti essere appannaggio di una parte, perché o il tutto è perfetto o non lo è alcuna sua parte.
E la categoria identifica una parte...

L'umanità, per esempio, è una categoria. Perciò sperare nel raggiungimento di una umanità perfetta è illusorio. Perché la stessa distinzione tra umano e non umano, necessaria per riferirsi alla umanità, implica l'imperfezione.

Perfetto è solo l'Uno.

Allora la brama di perfezione deve necessariamente essere onnicomprensiva.

Perciò c'è il singolo, che sei tu, che desidera la perfezione.
Una perfezione Totale!

Il singolo è imperfetto.
Ed è imperfetto per una infinità di motivi: fisici, intellettivi, morali...
Lo è sostanzialmente, cioè è imperfetto per il solo fatto di esistere.
Esistendo, infatti, è una parte del Tutto.

Tuttavia il singolo, pur nella sua connaturata imperfezione, può decidere di volere la perfezione!
Una perfezione non limitata ad alcunché. Né a se stesso, né alla umanità, a nessuna parte, perché brama la perfezione totale!

Questa sua decisione, se autentica, può essere esaudita.
Per la semplice ragione che il singolo è, nella sua essenza, lo stesso Uno.

Dio prega se stesso.
#1574
Dilemma tragico.
Dove nessuna scelta è mai davvero giusta.

Ma decidere si deve.

Per giungere ad una decisione, distinguerei due fasi.

La prima consiste nella chiarificazione della situazione da affrontare.
Cioè valutare quanto siano affidabili le informazioni di cui disponiamo. Per eliminare il più possibile i dubbi su ognuna delle due scelte.

Per esempio, il denaro verrà davvero utilizzato per aiutare quei 300 bambini o invece ne approfitteranno dei disonesti?
E il parente malato sarà accudito come promesso, o appena non sono presente sarà invece trascurato?

Una volta chiarita la situazione, per quanto possibile, supponendo che siano state fugate le maggiori perplessità si potrà passare alla seconda fase.

Qui non è più una questione di chiarezza.
Perché in gioco siamo noi stessi.

Supponiamo pure che il parente non dica il suo parere a riguardo.
Giacché, sia in un senso sia nell'altro, seguendolo ci allevierebbe la decisione.

A questo punto ci troviamo a stabilire chi siamo.

Mi ritrovo a dover decidere chi può sopravvivere.
Tra il parente, che per semplicità supponiamo sia mio padre, e i trecento bambini lontani che non conosco.

Lascio morire mio padre?

I nome di quei bambini sconosciuti?

Sacrifico mio padre, che magari morirà comunque domani, ma io lo sacrifico ora(!)
Non lo sto forse tradendo?

No, non ne sarei mai coscientemente in grado.
#1575
Ritengo che la eventuale strategia, del bastone e della carota, da parte di Berlusconi sia illusoria.
In quanto i parlamentari, in genere, pensano al proprio interesse.
Un Berlusconi al quirinale renderebbe infatti impossibile il prosieguo della legislatura. Spaccherebbe irrimediabilmente ogni possibile maggioranza di governo.

Il bastone e la carota sembra invece essere la strategia di Draghi.

Che ha affermato chiaramente come la legislatura debba proseguire sino alla sua naturale conclusione.
Nessuno oserebbe mettersi contro il Presidente Draghi, quando non vuole sciogliere le camere.
Non potrebbe infatti non pagarne il prezzo alle elezioni. Magari a vantaggio delle forze politiche che, almeno formalmente, lo hanno invece seguito.

Draghi diventerebbe l'uomo "forte" a cui nessuno oserebbe opporsi.