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Messaggi - daniele22

#1561
Tematiche Filosofiche / Caso e necessità.
07 Febbraio 2022, 23:37:16 PM
Citazione di: paolo il 07 Febbraio 2022, 05:59:14 AM
Tanto per dire:  Caso , Necessità e Causa sono oggetti o insiemi di oggetti?   Se sono da considerarsi insiemi, quali sono i loro elementi ( oggetti )?  E' lecito assegnare agli insiemi e agli oggetti lo stesso grado di "realtà" (Ipostasi).  Mi spiego: ciascun essere umano soffre e fa la pipì,  L'Umanità non soffre e non fa la pipì.  Se diciamo che Daniele22  "esiste",   L'Umanità  "esiste" in ugual misura?
Grazie paolo per avermi inserito tra gli esistenti, almeno in questo schermo che ci appare.
Prima risposta: sono oggetti
Terza risposta: se il punto di domanda è posto dopo la parola ipostasi, sì
Però è una realtà linguistica, nel senso che non tiene conto dei gravami o leggerezze del mondo della vita.
Se daniele22 esiste, esiste come espressione linguistica, non come l'individuo che sta scrivendo ora, e l'umanità esiste solo come espressione linguistica, non cioè come l'umanità che sta scrivendo ora
#1562
Citazione di: InVerno il 07 Febbraio 2022, 19:27:25 PM
Per quanto l'ipotesi di Sapir-Whorf possa sembrare intuitivamente corretta, e per quanto anche a me piacerebbe esistessero più argomenti per poterla sostenere concretamente perchè è indubbiamente affascinante, la mia esperienza è che sostenere tale ipotesi è anche la via  più veloce per essere derisi in campo linguistico. Perlomeno per quanto attiene la versione "forte" della teoria, deterministica, la versione "debole" , relativistica, sembra incontrare maggior riscontro. E con buona ragione probabilmente, gli sforzi di dimostrare tale ipotesi non sono stati  pochi, eppure i risultati che ne sono conseguiti sono, che io sappia, "dibattibili" nel migliore dei casi, un dibattito che verte principalmente su quanto sono stati condotti in maniera approssimativa gli studi. Pinker ha affrontato la questione in maniera penso esaustiva, addirittura vagliando  una decina di versione diverse. Bisogna tenere in conto che le conseguenze ipotetiche sono piuttosto estese e "drammatiche" , per esempio ammettere che non esiste possibilità di traduzione tra due lingue, o accettare che una persona bilingue è praticamente "bipolare", e altre ancora. Tuttavia è anche la prerogativa che sta dietro a ipotesi che propongono di cambiare individui e società attraverso la lingua, e "stranamente" non  mi pare incontrino il favore dei linguisti (vedi parere Crusca). Migliorare la condizione delle donne rendendo femminili alcuni sostantivi è un isteria, non è così che funzionano i generi linguistici, o la lingua se è per quello. Sarebbe come voler cambiare gli aggettivi possessivi perchè ci sono persone che dicono "la mia città" senza prima aver comprato tutti gli edifici..perchè sono gli stessi che pensano che quando si dice "la mia donna" si intenda un rapporto subalterno, quasi di proprietà.. Evidentemente il fatto che grammaticalmente si parla di aggettivi "possessivi" non intende esclusivamente una relazione di possesso, è solo una casistica specifica. La stessa cosa accade coi generi, può capitare che il maschile intenda un individuo femminile e viceversa, il contesto poi farà da padrone. La repubblica è già femminile, come mai non ci sono più donne a fare la presidenta di qualcosa che evidentemente (?) appartiene alla sfera del femmineo, e già che ci siamo, chiamiamolo MattarellO perchè è maschio? E' davvero migliorata la vita degli spazzini, da quando si chiamano operatori ecologici? Chiedere ai diretti interessati...



Un giorno nel lontano 2000 un mio amico mi chiese se secondo me le parole fossero frutto di una convenzione.
E' un punto importante questo.
Quando incontrai Sapir-Whorf (linguaggio pensiero realtà – Boringhieri 1970) fui in un certo senso colpito nel primo capitolo che trattava della domanda che B.Lee Whorf poneva ad un tal doctor English sulla connessione tra idee. Proseguii un po' e come sempre mi accade lo tralasciai, però ho conservato il testo. Poi l'ho rivisto in libreria anche di recente sotto nuova foggia e contenuti.
Di Pinker ho scorso un po' "l'istinto del linguaggio" mi sembra, ma l'ho rigettato subito, non perché io rigetti l'idea del linguaggio come istinto, ma perché era poco convincente sul concetto di significato, da lui allocato in parte sulla nostra mente e in parte fuori. Proponeva l'esempio di Venere come "stella del mattino" e "stella della sera", ma non era molto convincente.
Bisogna inoltre dire che Noam Chomsky, per imporsi con la sua grammatica generativa, abbia posto una specie di veto espresso dall'idea che bisognava smetterla col dedicarsi all'ipotetica origine del linguaggio se si voleva fare della linguistica una disciplina.
Infine Edelmann "Più grande del cielo" Einaudi: un biologo nobel per la medicina, direttore di un istituto di neuroscienze non so dove, in cui parla della coscienza come di un epifenomeno. Tra tutti mi è parso il più convincente, anche se il testo non è proprio facilissimo. Lui sostiene che la coscienza non è causale, che è una espressione di non facile comprensione, soprattutto perché a valle di questo concetto ("la coscienza non è causale") si esprime dicendo che "non esistono fantasmi". Naturalmente mi sono poi stufato e non ho approfondito più di tanto. Comunque un paio di cose le ho trattenute. Secondo lui gran parte della nostra vita è determinata dai primi momenti della formazione del tubo neurale. Un altro concetto interessante era che per far emergere una coscienza di ordine superiore fosse necessaria una massa critica di informazioni condivise.
La mia idea infine sarebbe che sia il comportamento a determinare il linguaggio, rendendomi benissimo conto dell'evidenza che noi ci comportiamo assecondando il nostro linguaggio e il nostro pensiero, o almeno tentiamo di farlo


@Jacopus. Non conoscevo il proverbio ebraico. Degno di nota
#1563
Tematiche Filosofiche / Re:Caso e necessità.
07 Febbraio 2022, 09:38:15 AM
Citazione di: daniele22 il 06 Febbraio 2022, 21:30:32 PM
Citazione di: iano il 06 Febbraio 2022, 19:56:15 PM
In un certo senso molti paradossi sono generati da una comprensibile, ma indebita affezione verso i mezzi che usiamo, riconoscenti per la loro utilità mostrata.
Così, se per una vita abbiamo fatto il falegname, e ciò ci ha sostentato, saremo riconoscenti alla sega, provando con quella a svitare una vite, quando ci si si presentasse a noi questa inedita necessità.



Appunto. E' da qui che parte la critica al sostantivo della lingua. Quante azioni può compiere una sega, oltre a quella classica?


Un albero può dare ombra, può dare il fuoco, può dare frutti, può dare la sua bellezza, può dare un riparo, e noi tutti attribuiamo all'albero tutte quelle peculiarità che ne fanno emergere un sostantivo condivisibile. Ma chi è che decide di tagliarlo per costruire al suo posto una pista da sci? Jacopus ha appena aperto un topic. Lo si guardi un po'

#1564
Attualità / DENUNCIA QUERELA CONTRO IL GOVERNO
07 Febbraio 2022, 09:15:16 AM
Ciao Gyta, quando ho aperto il primo link sul tuo post di apertura mi è uscito questo:

Informazioni su questa pagina


Abbiamo rilevato un abuso automatizzato di Google proveniente dal tuo provider di servizi Internet. Questa pagina controlla se è davvero un essere umano che invia le richieste e non un robot che arriva attraverso la rete del tuo ISP.




Indirizzo IP: 37.160.102.28
Data: 2022-02-07T07:48:25Z


Ti espongo ora quel che io ho postato nel topic "Verità ... quante morti in tuo nome":

Essendo intervenute le forze gravitazionali di un certo languore allo stomaco ho interrotto le comunicazioni che invece avrei dovuto continuare. Proseguo quindi. In questi sei mesi della mia vita si assiste alla fenomenologia della menzogna.
1) Partenza. Prima della prima dose la mia ragione e il mio comportamento erano allineati. No al vaccino.
2) Intervento di una realtà che mi induce al vaccino. Ricevo la prima dose e la seconda dose volontariamente.
3) Ingresso nel mondo della falsità. Il comportamento ha falsato la ragione.
4) Vi è d'ora innanzi disallineamento tra ragione e comportamento.
5) Intervento nella mia realtà dell'obbligo vaccinale.
6) Ininfluente, se non per quel che riguarda la famosa autorizzazione.
7) Partenza per ottenere la terza dose a tutti i costi (in senso machiavellico).
8) Lettura del foglio da firmare. A parte che già lo sapevo, la vista ha confermato che ero di fronte ad una pretesa illogica.
9) Rimostranze da parte mia ed ottenimento di una ragione mentale.
10) A questo punto loro entrano in possesso della mia consapevolezza. Pertanto comprovando l'illogicità della richiesta entrano in un conflitto sull'azione da intraprendere.
11) Ribatto a quel punto che sono disposto a firmare solo cancellando la parola "autorizzo".
12) La dottoressa mi dice che non si può.
13) A questo punto della faccenda comincio a recitare.
14) La mia menzogna, si fonda su due cose. Primo, sulla falsità iniziale che mi aveva condotto a vaccinarmi per la prima volta, e secondo, sul fatto che il mio scopo in quell'istante era quello di ottenere la vaccinazione.
15) Per vedere la reazione faccio finta di prendere le mie cose e andar via, al che interviene l'infermiera che mi dice "Ma facendo così si ritrova il problema".
16) Mosso un po' da compassione per l'atteggiamento a mio vedere sincero, posi fine alla breve recita.
17) Sconfitto e vaccinato.
18) Colpo di scena finale ed ingresso nel mondo della menzogna.
19) Tutto si riallinea. Si ritorna al punto 1) dove la ragione è allineata al comportamento


Se io fossi andato dai carabinieri anziché farmi vaccinare, avrei denunciato che i medici mi avevano negato la somministrazione di un farmaco obbligatorio a fronte della pretesa di firmare un documento falso nella sua esposizione. E bada pure che io ero andato incontro a loro pretendendo di cancellare "autorizzo", mentre in realtà non avrei nemmeno dovuto sottoscrivere "acconsento". Se lo stato avesse voluto proteggere il cittadino e anche se stesso di fronte all'obbligo vaccinale imposto, doveva semplicemente fargli sottoscrivere che il vaccinando era consapevole che il suo medico avrebbe potuto dissuaderlo dal vaccinarsi per certificati motivi

#1565
Tematiche Filosofiche / Re:Caso e necessità.
06 Febbraio 2022, 21:30:32 PM
Citazione di: iano il 06 Febbraio 2022, 19:56:15 PM
In un certo senso molti paradossi sono generati da una comprensibile, ma indebita affezione verso i mezzi che usiamo, riconoscenti per la loro utilità mostrata.
Così, se per una vita abbiamo fatto il falegname, e ciò ci ha sostentato, saremo riconoscenti alla sega, provando con quella a svitare una vite, quando ci si si presentasse a noi questa inedita necessità.


Appunto. E' da qui che parte la critica al sostantivo della lingua. Quante azioni può compiere una sega, oltre a quella classica?
#1566
Tematiche Filosofiche / Caso e necessità.
06 Febbraio 2022, 21:26:24 PM
Citazione di: iano il 11 Gennaio 2022, 00:49:11 AM
Se ripropongo questo argomento più volte da noi affrontato, è perché interagendo con Eutidemo riguardo la storia dell'asino di Buridano mi è venuta un idea che credo originale, e ve la illustro.


Si tratta di una definizione di caso diversa, ma equivalente a quella classica.
Ciò equivale a nient'altro che riguardare la stessa cosa da una prospettiva diversa, perché quando si cambia prospettiva a volte si vedono dettagli che dalla vecchia non ci apparivano.


Così propongo di sostituire la definizione di caso, di come ciò che avvenga senza una causa, come ciò che avviene per causa inconoscibile.
Ciò equivale a dire che nulla avvenga senza una causa e il caso deterministico si riduce a quello in cui vi è una causa potenzialmente conoscibile.


Sull'inconoscibilita',e in ciò la nuova prospettiva mi sembra interessante, possiamo fare due ipotesi diverse, una come inconoscibilita' assoluta, nel senso che nessun osservatore presente e futuro potrà' mai conoscere le cause, che pure si ipotizza sempre esista, l'altra come relativa agli osservatori presenti, ma non necessariamente ai futuri.


Io propendo per una inconoscibilita' relativa , cioè una inconoscibilita' che ci dice qualcosa sull'osservatore.


Noto infatti che, seppure le vecchie teorie fisiche vengano superate dalle nuove grazie all'accumulo di nuovi dati dipendente  dall'evoluzione degli strumenti di misura, esistono però da sempre dati a disposizione dell'uomo che solo l'uomo moderno è riuscito ad elaborare in una teoria, e in particolare mi riferisco alla teoria dell'evoluzione di Darwin.
Una possibile spiegazione è che non stiamo parlando degli stessi uomini, ma di osservatori diversi, o, se si preferisce, appunto in evoluzione


L'argomento però non è l'evoluzione di Darwin, che è solo un esempio che ho provato a trarre dalla nuova definizione di caso.
L'argomento è ciò che voi vorrete provare a trarne..


Ciao Iano, questo è un paradosso molto semplice. Ti sei più volte appellato al fatto che una cosa non esiste di per se (io nego pure "la cosa per noi"). Se neghi la "cosa in se" come più o meno tutti qui dentro, come puoi porti dei dubbi sul fatto che possa esistere il caso in assoluto? Il caso non esiste e basta, il suo senso riguarda solo un aspetto pratico della nostra vita per distinguerlo dalla necessità
#1567
Tematiche Filosofiche / Re:Caso e necessità.
06 Febbraio 2022, 21:14:51 PM
Citazione di: paolo il 06 Febbraio 2022, 18:26:27 PM
Ciao .   Ringrazio tutti per l'attenzione che mi accordate: date una mano ad un poveraccio in crisi di autostima. La cosa potrà tornarvi utile in futuro, ma non prima di cent'anni , ovviamente.

A bobmax:
Caso75 e Necessità75 dovrebbero essere 0,5 ciascuno.
Dipende da come la si mette. Di fronte alla Prova33 si pensa intuitivamente, spontaneamente, al massimo di necessità e niente caso. L'opposto riguardo la Prova75. Il mio modo di calcolare mi consente di essere vicino al linguaggio corrente.
Ciò premesso, ritengo che tu con "Causa" intenda una forzatura che influisce sull'esito dei lanci.
Certamente. A tal proposito, ho utilizzato i termini Caso, Necessità, Causa per un rimando al linguaggio filosofico. Ciò però ci orienta verso i nostri "pregiudizi". Se avessi usato i termini Pinco, Palla e Vattelappesca  saremmo stati "vergini" di fronte al "fenomeno",  quindi meno soggetti ad errore.
Considerando .............. è altamente probabile.
Noi siamo filosofi, la probabilità non ci interessa, pretendiamo l'Assoluto!

A Nico.
Mi trovi in accordo con te quando affermi che ciascuna Prova è caratterizzata quantitativamente( 134 rossi, 866 neri) ma anche qualitativamente secondo l'ordine (nero, rosso, rosso, nero, ......... ). La caratterizzazione qualitativa è certamente più specifica e fine ma non credo ci possa aiutare nell'affrontare il "quibus". Se sbaglio, insisti.
Ovviamente se non puoi fare tentativi ripetuti, non puoi conoscere .......
Le parole Caso5, Necessità5   sono numeri riferiti ad una pluralità di eventi ( Prova5 ) e calcolati secondo procedura.  Il risultato di un qualunque singolo lancio della Prova5, astratto dal contesto, non da luogo ad alcun calcolo.
A Daniele22
Ciao Paolo e benvenuto.  Grazie.  Non so quanto tu sia novellino nell'arte di pensare. Si vedrà.
Con "novellino" ho inteso la mia condizione nei confronti degli strumenti informatici. In quanto al pensare, ci provo. Con quali risultati, Si vedrà. 
Quindi la risposta è la "c".
Non capisco se è la tua risposta o quella che mi attribuisci.
La domanda diventa quindi: dopo quanti lanci..........
Ti rimando alla risposta a Nico.
Ad  Ispazia
Tutti i fenomeni hanno una loro causalità,  ma il loro intreccio diventa casuale
( I termini "casuale" e "causale" mi si intrecciano nella mente ed ogni volta mi tocca sbrogliarli. Che rottura! )
Se capisco bene, tu imputi la variabilità dei risultati alla pluralità dei fattori (Cause) comunque presenti.
Seguendo una prima vaga intuizione  direi che non è questo il punto. Provo a ragionare. 
Cesare affronta il nemico.  Sul campo di battaglia sono presenti due cause entrambe negative e la somma delle due, causa risultante, è negativa, Cesare perde e la Storia finisce lì.  Un unico risultato non da alcuna  variabilità, non c'è caso ne necessità, con il che, insieme alla Storia finisce ogni nostro discorso.
  Poniamo che , a nostra insaputa, Cesare faccia altri 999 tentativi. Se le due cause restano sempre quelle Cesare perde ogni volta.  Se invece i risultati variano evidentemente variano le cause, in numero, intensità e segno, varia la causa risultante ( + -> vittoria  ;  -  -> sconfitta). IL confine di decidibilità si è spostato dal campo di battaglia ad un luogo appena prima delle cause.
C'è forse un omino invisibile (causa antecedente ) che cambiando le cause determina la risultante e quindi la vittoria o la sconfitta?  Con il che torniamo al caso predente, per dirla come i matematici.
Cara Ispazia ,la conclusione, ora come ora, mi appare banale.
Sappi però che mi è costata due ore di "scervellamento"       ( forse la stanchezza ). Nel caso tu riuscissi a smontarmi il ragionamento prova a non farmi troppo male: carità cristiana, please .

A  Iano
Perché hai chiamato esperimento mentale quello che potrebbe benissimo essere un esperimento reale?
Perché pensavo che si potesse definire esperimento mentale un esperimento solo pensato che fosse realizzabile o meno.  In entrambi i casi non credo che i risultati possano essere tanto diversi.
Come che sia, caro Iano, non fare  il filosofo, non spaccarmi....... il capello in quattro!   ( Sono napoletano e quindi "obbligato", la gente se lo aspetta, a condire il discorso con qualche facezia. Tra persone di spirito non è un problema ).

A Viator
Mi limito quindi ad augurare a te di riuscire ad essere o diventare un vero e completo artista del pensiero.
Sono in là con gli anni, bisogna che mi dia una mossa.
Grazie del benvenuto e dell'augurio

A Baylham
Occhio, i truffatori sono sempre in agguato!.


E' la risposta che do io naturalmente. A caso non capita nulla
#1568
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Decadenza
06 Febbraio 2022, 18:10:10 PM

Ciao Anthonyi, buona domanda la tua. Premesso che ho già criticato la spocchia intellettuale di sinistra, non so se sufficientemente, non vedo comunque nel parlamento i comunisti, o sono pochi. Ci sono ancora? E allora con chi vuoi che me la prenda per questa depressione che ci affligge, se non con chi oggi detiene il potere nel pianeta? Alla mia età firmerei anche per il comunismo al potere, ma di sicuro non lo sottoscriverei se fossi giovane.
Ti faccio un esempio di onestà intellettuale per come ho vissuto la vicenda Re-enzi va in arabia. E ti assicuro che a me Re-enzi mi è proprio indigesto. In un primo momento vissi una levata di scudi per gli intimi rapporti con il discusso Saudita. Così fan tutti però, intrallazzando con tutti. Io, criticato dai miei amici e amiche, difesi Renzi per motivi più che evidenti di-fronte a quel gesto. Poi vissi, passata la prima onda, la seconda ola, focalizzata sull'illecito pagamento. Se non è zuppa, allora è pan bagnato. Le due cose son diverse. Si passa così da un falso delitto ad un vero delitto. Ma il falso delitto da cosa cosa era nato? Da un pregiudizio verso Renzi (disonestà intellettuale), o dall'imbecillaggine di non rendersi conto di essere al mondo?


Ordunque, la decadenza sta nell'aver perso il senso della propria utilità, e di questo, Anthonyi, il maggior responsabile è il pensiero liberale di fatto. E' sua la responsabilità per cui i vari pensieri liberali circolanti tra gli impiegati degli uffici e tra gli operai delle fabbriche hanno perduto quel minimo di amore che li fa giunger vivi ad una domenica (aforisma 291 umano troppo umano). Che ha sì a che fare con i soldi, ma non di solo pane si vive. Siamo tutti molto tristi, io no comunque, ma mi spiace
#1569
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Decadenza
06 Febbraio 2022, 11:14:54 AM
 Ciao Anthonyi, in qualche post che ho fatto da qualche parte qualche giorno fa, insinuavo l'idea che l'essere umano medio viva ancora come se si fosse ai tempi di Kant ed Hegel. Beh, da come parli sembra quasi che tu viva ai tempi di Cartesio e Spinoza. Sembra però. Mi è comparso un risolino mentre leggevo nel tuo ultimo post quella notarella strisciante, condiscendente, squalificante nei miei confronti. Tipica di un seguace di Re-enzi. Grazie cmq di avere scelto l'esempio sbagliato, come disse pure atomista non pentito, giacché si è rivelato essere per me l'esempio giusto per mettere in croce, più che te, il tuo pensiero liberal. In realtà non ho però messo in croce nessuno dato che probabilmente domani, voglia la buona sorte, mi sveglierò ancora sotto al cono della luce sporca del capitalismo. E adesso alla crisi energetica si somma pure quella militare, tutti prodotti marca pensiero liberale. E infatti Putin, non più di un paio di mesi fa, tacciò gli inglesi di essere una massa di paranoici, e non gli diedi certo torto
#1570
Tematiche Culturali e Sociali / Decadenza
05 Febbraio 2022, 12:15:02 PM
Citazione di: anthonyi il 04 Febbraio 2022, 22:34:31 PM
Citazione di: daniele22 il 04 Febbraio 2022, 21:15:06 PM
Citazione di: anthonyi il 04 Febbraio 2022, 17:31:55 PM
L'unico punto interrogativo riguarda la tua idea che l'utopia e un progetto economico o tecnico siano la stessa cosa, e mi pare di averti già spiegato adeguatamente che non lo sono. Non si può confondere la società, con l'economia o con la tecnica.

Certo anthonyi, o ci si chiarisce su questo punto oppure c'è un punto di rottura. E bisognerebbe a quel punto tornare indietro a cercare da dove origina il momento che poi porta al punto di rottura divenuto evidente. Potrebbe essere il concetto di economia il motivo delle nostre incomprensioni. Allora io penso che la vita di un individuo coincida con la sua economia. Tutto nell'individuo si svolge in funzione economica, compresi i suoi valori. La tecnica coincide quindi con il potenziale sviluppo della propria economia (vita). La società è l'insieme degli individui che si confronta ciascuno con la propria economia e la propria tecnica. A te
Daniele, tu puoi anche dire che per te societa=economia=tecnica.
Non mi sembra però che a questo livello fai un grande lavoro dal punto di vista filosofico e teorico.
Marx viene studiato come economista e come sociologo, e ti posso garantire che la differenza tra contenuti sociologici ed economici è abbastanza chiara.
Non è questione di concetto di economia, perché l'economia in tutti i principali paradigmi è comunque vista come distinta e in un certo rapporto con la società.
E comunque ti ripeto, parlando di economia si  va nell'OT perché il topic parla di decadenza, e la decadenza è argomento sociale. Io l'ho relazionato alla caduta del comunismo perché quello fu un evento sociale, distruttivo del sistema ideologico e mitologico sul quale si basavano quei sistemi, è quindi potenzialmente produttivo di uno stato di decadenza.
Anche da noi in occidente la decadenza segue il crollo di un sistema ideologico, quello della cristianità.

Riporto qui la parte iniziale dell'aforisma 291 tratto da "Umano troppo umano" di Nietzche.


"Prudenza degli spiriti liberi.
Gli uomini di spirito libero, viventi unicamente per la conoscenza, troveranno ben presto raggiunto lo scopo esterno della loro vita, la loro definitiva posizione verso la società e lo Stato, e per esempio si contenteranno volentieri di un piccolo impiego o di una sostanza che basti strettamente alla vita; perché si aggiusteranno per vivere in modo che un grande rivolgimento nei beni esterni, e persino un rovesciamento delle istituzioni politiche non rovini la loro vita.".


Certo è che io sono ben trincerato in questa posizione, dipendendo però da un pc, da uno smartphone e da un'autovettura. Sempre in riferimento all'aforisma 291, ci si trova oggi in una profonda crisi energetica. Per quel che riguarda il computer etc. etc. dico allora che non me l'ha mica ordinato il dottore di avere tutte queste cose. Infatti potrei vivere benissimo anche senza, dato soprattutto che non lavoro più. E allora perché ne sono provvisto? Sostanzialmente perché non voglio vivere nell'emarginazione sociale. Questo tipo di emarginazione è generato da politiche economiche di stampo liberale, così come si potrà generare l'emarginazione di chi abbia problemi coi costi dell'energia. Il riflesso di tale mentalità cieca che conduce queste politiche economiche lo si vede pure nell'emarginazione sociale generata dalla politica liberal con cui si è introdotto il green pass. Tu vorresti pretendere invece che economia e sociologia debbano tenersi separate posizionandoti nel rifugio dal quale evochi l'interprete (Marx)

#1571
Tematiche Culturali e Sociali / Decadenza
04 Febbraio 2022, 21:15:06 PM
Citazione di: anthonyi il 04 Febbraio 2022, 17:31:55 PM
L'unico punto interrogativo riguarda la tua idea che l'utopia e un progetto economico o tecnico siano la stessa cosa, e mi pare di averti già spiegato adeguatamente che non lo sono. Non si può confondere la società, con l'economia o con la tecnica.

Certo anthonyi, o ci si chiarisce su questo punto oppure c'è un punto di rottura. E bisognerebbe a quel punto tornare indietro a cercare da dove origina il momento che poi porta al punto di rottura divenuto evidente. Potrebbe essere il concetto di economia il motivo delle nostre incomprensioni. Allora io penso che la vita di un individuo coincida con la sua economia. Tutto nell'individuo si svolge in funzione economica, compresi i suoi valori. La tecnica coincide quindi con il potenziale sviluppo della propria economia (vita). La società è l'insieme degli individui che si confronta ciascuno con la propria economia e la propria tecnica. A te
#1572
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Decadenza
04 Febbraio 2022, 16:18:38 PM
Rileggiti il post Anthonyi. C'è un punto di domanda nella seconda o terza riga, con esempio esplicativo allegato. Quando rispondi a quello posso ancora dialogare con te
#1573
Tematiche Filosofiche / Caso e necessità.
04 Febbraio 2022, 16:10:20 PM
Citazione di: paolo il 04 Febbraio 2022, 14:36:30 PM
Un saluto a tutti voi. Mi sono iscritto giusto ieri e questo è il mio primo post.

Mi presento: avanti negli anni , diplomato tecnico , insegnante in pensione, neuroni stanchi ma ancora più o meno collegati, conoscenza della filosofia quasi nulla ma comunque interessato.


Avendo scarsa dimestichezza con concetti astratti vi propongo  un esperimento mentale relativo comunque ad una situazione concreta:
Casinò di Sanremo.  Il croupier effettua una serie di mille lanci. Chiamo  questa  serie Prova1.     La Prova 1 da il seguente risultato: 200 rossi, 800 neri.                                                            Al rapporto 200/800 = 0,25 appiccico l'etichetta "Caso1"(nella eventualità di 800 rossi e 200 neri avrei considerato identico risultato).  Alla differenza 1- 0,25 = 0,75 appiccico l'etichetta "Necessità1".


Le prove continuano con risultati ovviamente diversificati.


La prova33 da come risultato: 0 rossi, 1000 neri.                                                              Caso33 = 0(minimo) ,    Necessità33= 1(massima).


La prova75 da come risultato: 500 rossi, 500 neri.                                                              Caso75 = 1(massimo),   Necessità75= 0(minima).
Cosa pensereste dopo aver assistito alla sola Prova33?    Probabilmente nella vostra mente comparirebbe un omino nascosto che, con una calamita, ha costretto la pallina sempre sul nero. Chiamo questo omino  "Causa".


Cosa pensereste dopo aver assistito alla sola Prova75?   Probabilmente nella vostra mente non comparirebbe alcun  omino.  La parola Causa neanche comparirebbe nel vostro vocabolario.


Cosa pensereste dopo aver assistito sia alla Prova33 che alla prova75 e solo a quelle? Avanzo le seguenti opzioni:
a)  La Causa opera nel corso  della Prova33                                                                             b)  La Causa non opera durante la Prova75.                                                                            c)  La Causa opera in entrambe le  Prove.                                                                                 d)  La Causa non opera in alcuna delle due.                                                                      Quale delle quattro?


Cosa pensereste dopo aver assistito a tutte le Prove?                                                             Non avanzo alcuna opzione. Non ne ho la più pallida idea!

Se l'esperimento non vi risulta del tutto strampalato avrei piacere in un vostro riscontro.
Per intanto vi ringrazio dell'attenzione e vi saluto.



Ciao Paolo e benvenuto. Non so quanto tu sia novellino nell'arte di pensare. Si vedrà. A prescindere dal fatto che uno non conosca la roulette è chiaro che sei cmq costumato a pensare che a ciò che tu consideri causa debba in qualche misura corrispondere un effetto. Quindi la risposta è la "c". Però tu assisti innanzitutto alla prova 33. La domanda diventa quindi: dopo quanti lanci sul nero cominci a pensare che vi sia una causa diversa che agisce rispetto alla causa della ruota che gira e che determinerà la casella in cui finirà la pallina?
#1574
Sono senz'altro d'accordo con viator, da uomo concreto che sono, però a me piace addentrarmi nei regni delle fedi e delle teorie.
Io non prescrivo pratiche da attuarsi sulla terra, però prescrivo pratiche mentali, che consistono nel riuscire a raggiungere una parità di consapevolezza tra gli umani. Solo allora si potrà parlar di pratiche e dare un giusto valore a tale parità di consapevolezza rispetto ai centoventi centesimi offertimi da viator illo tempore. Sarà quando si svelerà lo stato sconosciuto del sistema precedente l'esperimento, cosa che preoccupava Majorana al cospetto delle evidenze messe in luce dalla meccanica quantistica. Sarà quando sarà chiaro che il fenomeno della luce non sia stato ancora ben compreso. Le patologie verranno allora meglio comprese. Ciò che dico lo dico a fronte delle mie esperienze
#1575
Tematiche Culturali e Sociali / Decadenza
04 Febbraio 2022, 09:37:44 AM
Citazione di: iano il 03 Febbraio 2022, 23:31:11 PM
@ Daniele.

E se l'ignoranza fosse un difetto di contenuti dovuto ad un eccesso di contenitori?



Ciao iano, finalmente posso riprendere il dialogo con te che avevo interrotto. Per andare avanti bisogna rispondere alle domande e rispondo contestualmente pure ad anthonyi. Alla tua domanda, se ne ho inteso il senso, rispondo certamente sì.
La storia della filosofia è una storia di tesi ed antitesi, ma la sintesi non è mai giunta. Ovvio, la sintesi non può che derivare dalla critica alla nostra conoscenza, e la nostra conoscenza è fondata sul sostantivo della lingua.
Io mi sento presocratico, kantiano e husserliano. Da quel che so (lezione del professor Sini reperibile you tube) Husserl criticò Heidegger sostenendo che il suo pensiero, pur entusiasmante, fosse però privo di fondamento. Anthonyi non ha risposto alla mia domanda, lanciandosi invece a criticare quel che io sostenevo circa l'utopia. Ovvio che il pensiero liberale sia pragmatico e apparentemente privo di utopie, ovvio che su di esso possano praticarsi anche le prassi di teorie socialiste, ma non si rende conto che la sua utopia l'ha già realizzata fondandola sul concetto di proprietà privata, che, prima di esistere, rappresentava un'utopia. Concludendo con un pensiero un po' slegato, penso che non sia consentito alla nostra ragione l'essere atei. Vi sarebbe un difetto nella ragione dell'ateismo, certamente di natura emotiva