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Messaggi - green demetr

#1561
Citazione di: viator il 20 Marzo 2022, 14:59:50 PMSalve. Differenza tra intelletto e ragione.

Non so cosa ne pensassero i Grandi Maestri. Leggerli genera solo confusione e mai chiarezza.

L'intelletto serve a comprendere i concetti e le nozioni.

La ragione serve a decidere quale debba essere - in conclusione - la scelta più utile o meno dannosa tra tutto ciò che si è compreso o creduto di aver compreso.

Le tre righe sovrastanti potrebbero tranquillamente permettere di evitare la lettura di intere biblioteche di filosofia. Saluti.




Bè ma le biblioteche sono solo degli strumenti per aiutarci nella riflessione, anche semplicemente mettendoci la curiosità delle cose.


Si l'intelletto (la ragione per kant) serve a organizzare i concetti.

Più che la ragione (o l'intelletto) è la morale che deciderà poi della bontà di tale organizzazione.

I nostri 2 eroi danno un peso specifico altissimo alla morale dunque, in quanto è un passaggio ancora superiore rispetto ai primi due (intelletto e ragione).

Certo oggi facciamo fatica a capire cosa fosse per loro l'intelletto (o la ragione) ossia il secondo livello di riflessione, figuriamoci il terzo livello (la morale).

A ognuno la sua biblioteca.  ;)
#1562
Citazione di: daniele22 il 20 Marzo 2022, 14:33:26 PMPremesso che non so un accidente di Hegel, proprio per questo chiedo lumi non avendo alcuna intenzione di mettermi a studiarlo.
Per come la vedo, io pongo da una parte la sensazione. Dall'altra faccio tutto un fascio tra ragione, intelletto, mente, e coscienza. Tralascio la conoscenza a priori per un eventuale dopo e tralascio ingenuamente forse la dimensione onirica. Io vi chiedo come mai i due tedeschi tengano in piedi una differenza tra intelletto e ragione?

La differenza che si pongono è proprio per la riflessione sulla sensazione.

Prima di Kant ed Hegel, la filosofia partiva dalle sensazioni, all'università si fanno i nomi di locke hume e berkley.

Il pensiero era un di più: un costrutto delle sensazioni.

Ma le riflessioni dei 3 erano tutt'altro che banali rispetto al transumanesimo moderno.

Al netto del mio giudizio personale, però si parla di rivoluzione kantiana, proprio perchè per la prima volta si ammette che è il pensiero che decide delle sensazioni.

I livelli di percezione sono indagati rispetto a dei livelli di astrazione il primo che possiamo dire riguarda l'organizzazione delle sensazioni, e il secondo che riguarda l'organizzazione stessa.

Quindi una organizzazione delle organizzazioni, potremmo dire con un brutto giro di parole.

Prima di Kant questa esigenza non vi era, il primo a insinuare il dubbio sulla organizzazione delle organizzazioni fu Cartesio invero, da cui Kant prende spunto senza dubbio.

La domanda di cartesio infatti era e se l'organizzazione delle organizzazioni fosse un demone maligno cosa succederebbe?  ;)

Diciamo che queste cose Hegel le spazza via all'inizio della fenomenologia, dicendo che queste cose (sul percetto) non gli interessano.
Quindi effettivamente al giorno d'oggi Hegel è poco interessante per i più (meglio kant come ho già detto sopra a niko)

Hegel è interessante per la questione della relazione fra DIO e SOGGETTO, laddove si DEVE capire che nessuno sa cosa sia DIO e cosa sia il SOGGETTO. Entrambi i concetti sono "eventualità in fieri".

Cose lontanissime dal dibattito contemporaneo.  ;)
#1563
Citazione di: niko il 20 Marzo 2022, 13:10:57 PM
Citazione di: green demetr il 30 Novembre 2021, 11:26:27 AM....
Ossia che la qualità fondamentale dell'essere uomini è proprio il fatto di venire da categorie apriori.
E che la Ragione o l'Intelletto sono la parte fondante e fondamentale dell'essere filosofi, essere filosofi che è una questione morale naturalmente.


Io posso concordare fino a un certo punto sull'affermazione che:

 l'uomo venga da categorie a priori,

e la credo vera quantomeno per quanto riguarda l'uomo attuale, per come esso si e' storicamente determinato.
Ma credo anche che l'uomo sia un ente volente, e identificabile con una volonta' piuttosto che con una coscienza; quindi non accetto il "venire da categorie a priori" come un "destino", e penso che l'uomo venga si' da categorie a priori, ma (solo) perche' egli VUOLE, da esse provenire, perche' questa e' la sua volonta'.

Dunque sprofondare nella retrospezione, o sprofondare nella datita' del cosciente e' sprofondare in un proggetto dell'uomo che (liberamente) vuole, e sceglie, per se stesso, di essere coscienza, e quindi, nel contemplare il realizzarsi del suo stesso proggetto, e' sempre piu' immemore e inconscio della verita' soggiacente di essere (invece) volonta'.

Avendo la coscienza in se' tutte le emozioni positive e negative, tutti i sentimenti di cui si vorrebbe spiegare la bellezza, l'identificazione con la coscienza e' cio' che incatena l'uomo a se stesso; perche' non ci sara' mai un motivo reale di superare nel tempo e nel divenire l'identificazione, diciamo cosi', parmenidea, di essere e coscienza, in quanto essa si propone come la possibilita' e la fonte unica del bene: possibilita' del sentimento e dell'esperimento umano del bene, un sentire il bene che sia insieme anche essere, ed esser vero.

Cio' che puo' provare, il bene e il male, e dunque la coscienza umana, ha in se' tutti i fini, e cio' che ha in se' tutti i fini, non puo' mai servire ad altro, non puo' mai diventare mezzo.

Insomma un paradigma dell'uomo come fine si presta a rimodulazioni infinite di se stesso, ma non mai a nessun superamento, di se stesso.

Invece, se si riuscisse a contemplare la retrospezione del passato, o la primigeneita' e superiorita' "gerarchica" del dato di coscienza sul soggetto come un voluto, ovvero come un effetto e un appagamento della volonta' si potrebbe forse "esaurire" quel tipo di esperienza e voluzione, e iniziare a volere altro.


Intanto vi ringrazio perchè siamo tornati sui binari giusti, purtroppo sto avendo una involuzione che mi sta cominciando a preoccupare, perciò mi prendo un pò di tempo per gestire quella che chiamo la questione intellettuale.

Il tuo intervento Niko è come al solito ricco di spunti.
Mi fa piacere che riecheggi non solo i motivi di Hegel e Kant, ma anche quelli di altri autori a me cari, tirando in ballo il destino (Heidegger) e il superamento del sè (Nietzche).
Mi pare che tu metta nel mix la questione sollevata da Schopenauer.

Schopenauer non segue il modello Hegeliano, ma quello Kantiano, cercando di superare il pericolo di solipsismo latente del Kant.
Introducendo la dimensione della volontà e del suo carattere drammatico e conflittuale, che rende l'inanimato della materia come se fosse cosa vivente.

Naturalmente come sai, questa dimensione viene riadattata da Nietzche proprio in chiave di superamento del sè, cosa che non avviene in Schopenauer, che si ferma ad una noluntas universale.

Quindi mi piace la tua idea di un soggetto che sceglie di essere cento, mille volte cosciente del proprio sè, riadattandolo potenzialmente all'infinito.

Il punto di queste filosofie vitaliste è però che poi si spengono proprio a contatto con la realtà, il loro soggetto, è un soggetto che perisce.
Ora ricostruire questa strada è faticoso. A livello di intuito rozzo te la dico così: queste filosofie sono animate dalla volontà di collassare su se stesse.

Ecco rispetto alla tua filosofia e al netto del suo esito, non mi dispiace.

Diverso però è la questione del soggetto, che in fin dei conti è un pò il banco di prova, a cui la filosofia non ha mai più saputo rispondere dopo.

Infatti tu parli del soggetto come uomo.

Ma l'idea di uomo è un costrutto del soggetto.

Dunque dire soggetto e dire uomo non è la medesima cosa.

Come dire che la tua filosofia non si interroga sulla costruzione che tu sei, che noi siamo.


Il concetto di uomo (e tutte le sue declinazioni filosofanti o scientiste che siano) è un esito.

Di questo esito si tratta di capire le forme di composizione.

Come ci ha spiegato Kant sono le categorie di spazio e tempo, regolate dalla ragione.
La critica contemporanea è destabilizzante, perchè la ragione fruisce delle datità sensibili: e oggi come oggi si è aggiunta la categoria di propriocezione.
Ma se vi fosse la propriocezione come i neo-kantiani suppongono (e i transumanisti seguono, perchè si tratta di neo-kantiani, neo-cartesiani) allora l'intero edificio kantinao imploderebbe.
Perchè se il soggetto è una categoria, e non l'esito di categorie, allora a che servirebbero le categorie?

Lo Hegel va oltre il kant, e si chiede quale sia la funzione della categorie, rispetto all'entità che oggi potremmmo chiamare per estrema semplificazione DIO.
Mentre il Kant non ammette logicamente DIO, lo Hegel lo premette.

Ma appunto entrambi usando categorie fuori dal tempo e fuori dallo spazio e ammettendo invece che l'uomo sia il frutto del pensiero (che poi uno lo chiami ragione e l'altro intelletto non ha per me importanza nessuna).

Rispetto al tuo discorso è vero che la categoria storica nei nostri 2 eroi è secondaria.
Ci sta fare una critica serrata su questo punto.
Ma se la si fa a livello di datità umana, è a mio avviso un errore di metodo. Non si tratta di fare sociologia ( o, come molti sentono il bisogno, di pensare una nuova antropologia), ma di chiedersi da dove veniamo. Mi paiono esigenze differenti non trovi?
#1564
Citazione di: Alberto Knox il 19 Marzo 2022, 20:56:10 PM
Citazione di: viator il 19 Marzo 2022, 19:34:42 PMIl percorso (attraverso l'evoluzione, ma per tappe rigorosamente successive).....si compie dalla sensorialità allo IdS, poi verso psiche, memoria, coscienza, intelletto, mentalismo, ragione, ideatività, capacità di astrazione (eccola, la chiave dell'esempio da te portato), capacità di trascendere la realtà materiale (la chiave comincia a girare nella serratura)
La chiave girerà meglio se ci mettiamo un pò d'olio , nelle sensiorialità psichiche da te elencate manca l'insorgere delle emozioni. Mi rifaccio quindi agli scritti di Antonio Damasio il quale è un neuroscienziato, psicologo e saggista , e nei suoi scritti svela appunto che ci sono 6 emozioni universali che ogni essere umano, esattamente nella misura in cui è umano, prova, che voglia.. o non 

E figuriamoci se non entrava in gioco Damasio, anzi mi chiedo come mai  non sia ancora entrato nel pantheon del nuovo ordine globale (forse perchè è italiano  :D )

La lettura del suo libro è stata una delle esperienze più avvilenti e disumane che mi sia capitato di avere.
Ma uno che alla fine del libro finisce col dire che vi sono 2 tipi di uomini, uno buono e uno cattivo.....MA PUO' santo cielo avere ALCUNA RILEVANZA nel mondo accademico filosofico? (e invece ce l'ha  ???  8) )
#1565
Citazione di: Jacopus il 19 Marzo 2022, 20:33:41 PML'uomo inteso come "homo sapiens" è egoista oppure no? Individualista o collettivista? A guardare la storia di ognuno di noi ed anche quella che si studia a scuola, direi entrambe. In realtà credo che il successo biologico di homo sapiens ( un dato oggettivo) derivi più dalla sua socievolezza che dal suo individualismo, che non ha a che fare con l'istinto di sopravvivenza, visto che si sopravvive sicuramente di più se agiamo in modo cooperativo.
Partirei però da più lontano ovvero da qui:

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Apocrita

L'ordine degli insetti "apocrita", come si può constatare è uno degli ordini con più specie del regno animale. Si è diversificato da una vespa arcaica e annovera fra i suoi discendenti tutti quegli insetti con il "vitino di vespa". La cosa interessante è che 50 milioni di anni fa, questa vespa ancestrale era estremamente individualista e parassitaria. Infilava le sue uova dentro il corpo di un altro insetto e le uova diventavano altre vespe mangiando il corpo dell'insetto ospitante. Esistono ancora vespe del genere. Ma la cosa interessante è che, nel corso di questi 50 milioni di anni, si sono sviluppate da quella vespa altre specie estremamente "prosociali" come le api, le formiche o le termiti. Un progenitore comune per specie individualiste e collettiviste. Per questa evoluzione sono però serviti 50 milioni di anni. Inoltre vi è un altro limite. Se a una vespa parassita venisse in mente di diventare altruista, non avrebbe vita facile. Idem per una eventuale ape egoista. La loro vita è infatti strutturata in modo molto netto da modelli comportamentali genetici che possono essere modificati (come appunto è avvenuto) solo nel corso di milioni di anni e attraverso evoluzioni di nuove specie.
L'uomo invece, come dice Viator, ha voluto la bicicletta...e la bicicletta consiste nella possibilità di agire in modo non strettamente genetico. Il SNC dell'uomo con circa 100 miliardi di neuroni è unico ed è il prerequisito da cui partire per comprendere come mai l'uomo può essere demone, angelo o semplice impiegato di banca. Questa complessità neurologica si sviluppa, specularmente, nella complessità delle scelte possibili da parte dell'uomo. Senza giungere all'uomo moderno, sono state studiate tribù amazzoniche ferocissime, nelle quali chi aveva ammazzato più uomini è al massimo gradino della stima altrui e tribù inuit che offrono allo straniero la loro moglie in segno di ospitalità ed altruismo. Pertanto, discutere di egoismo innato dell'uomo è stupido, allo stesso modo di affermare, alla Rousseau, che l'uomo è buono ma poi sono arrivate le società a rovinare tutto. In realtà sono vere entrambe le definizioni.
Detto in altri modi, l'uomo è una scimmia, la scimmia più intelligente possibile e cosa fanno le scimmie? Apprendono ed imitano. Se vivrete fra le tribù degli Yamoami sarà per voi un onore spaccare teste e adornarvi con collane fatte con i denti delle vostre vittime. Lo avete appreso. Siete un Inuit da quando siete nati. Allora la stessa felicità la proverete donando vostra moglie al primo straniero di passaggio.
Questo è il quadro biologico e neuroscientifico più oggettivo possibile, che spiega anche perché i nostri mutamenti comportamentali avvengono nell'arco di poche generazioni, senza bisogno di mutamenti genetici.
A questo quadro però va aggiunto un ulteriore rumore di fondo che è la struttura di potere esistente nelle varie società umane, la quale avrà tutto l'interesse per esaltare il lato egoistico dell'uomo piuttosto che quello solidaristico. Ed è questa la scelta fatta generalmente, con le dovute eccezioni, dal capitalismo (comprensivo di Putin e Cina, detto per inciso, il capitalismo ormai è un pensiero unico). Invece, a mio parere, basterebbero una mezza dozzina di generazioni educate alla solidarietà per cambiare radicalmente il mondo delle relazioni umane. Finché questo non avverrà continueremo a vivere in questa "terra di mezzo", stregati sia dalla voce di Sauron che da quella di Gandalf.



Sinceramente mi fa senso far notare anche al moderatore, che Hegel non parla in alcuna maniera di uomo come animale o come robot.

Perciò o lo legate in maniera critica, facendo notare quali sarebbero gli errori di Hegel, oppure, scrivete di queste sciocchezze su altri 3d.

Già Hegel è difficile di per sè, mettiamoci che non ho voglia di lavorare più di tot, mettiamo che i miei contributi sono sporadici, se poi ci mettiamo anche pensieri random nel mezzo, la cosa si fa ancora più confusa.

Ripeto per poter dire che l'uomo è un robot o un animale, dovete prima spiegare cosa è la mente.

In Kant ed Hegel la mente non esiste proprio.
E' soltanto il tessuto connettivo che permette al logos di poter darsi come soggetto raziocinante.

In tale guisa, Kant ed Hegel ragionano dunque sul soggetto. Ossia ragionano sulle idee, e non certo sull'uomo materiale.
Ossia ragionano dal vostro punto di vista in maniera funzionale (linguistico) dal corpo materiale: dove la vostra attenzione e critica può darsi solo dal lato funzionale sia chiaro!!!
Ma la questione è sulla ragione e non sul corpo! Questo è un caveat enorme!
Capisco che il grande reset e la filosofia post-umanista, trans-umanista vi stia spingendo in una direzione opposta.
Ma è intollerabile per me continuare a rispondere alle vostre manchevolezze gravi.

Quindi questa "tranche" volgare verrà accettata ma le seguenti avranno come esito la fine della mia argomentazione in questo forum.

Ripeto di temi tran-umanisti il forum è pieno, andate là ve ne prego.  :D  ;)
#1566
Citazione di: Alberto Knox il 19 Marzo 2022, 20:13:41 PM
Citazione di: Ipazia il 19 Marzo 2022, 19:14:53 PMLa "regola aurea" è un modello di comportamento idealistico che, a partire da tutte le religioni citate, è stato sovente contraddetto, con le giustificazioni più pittoresche, la principale delle quali è la demonizzazione dell'avversario, pertanto non meritevole di applicazione della regola suddetta.

Non si tratta solo di ipocrisia e falsa coscienza, ma tale regola, calata nella realtà delle relazioni umane, è semplicemente inapplicabile in molte circostanze.


è stato detto "homo, homini , lupus" Lo dicava Plauto, è in latino, per quell uno o due che non l han capito; "l'uomo per l'altro uomo  è un lupo" che cos'è l'uomo? un lupo e quindi di fronte a un lupo cosa defi fare? difenderti! e quindi l'atteggiamente più giusto nei confronti degli esseri umani è la diffidenza, la difesa, a volte anche l aggressione perchè la miglior difesa è l attacco.. 30 anni dopo, circa, un altro commediografo che si chiamava Cecilio Stazio in risposta a Plauto, scrisse.." homo , homini, Deus" l'uomo, per l altro uomo, è un Dio...chi ha ragione? bhè ci sono argomenti a fovare del pensare all uomo come i peggiori nemici e ci sono elementi per pensare all uomo come la fonte della consolazione . Certo sono consapevole degli amori non corrisposti ma non abbiamo da andare da nessuna parte se non nell altro per difenderci , per curarci per sentire il  calore del sentimento, l'abbraccio , l amore. Certo a volte è causa di dolore e non vogliamo vedere nessuno e ci ritiriamo dal consorzio umano , ma è solo per rigenerarsi e poi tornare ad essere abbracciato ad abbracciare..
la vita è movimento, un modo per dire morte è "equilibrio termodinamico" la vita per poter essere ha bisogno di dis-equilibrio perciò occorre muoversi! non rimanre inchiodati nella contraddizione che ho palrlato all inzio , uscire dallo stallo che ci fa chiudere a riccio di fronte al fenomeno umano. Ma dice sei ingenuo Alberto? che parli di amore, di umanità , di gentilezza , di relazione armoniosa col prossimo, non vedi come gira il mondo? non vedi che devi difenderti, che devi farti valere,che ha volte devi anche passare sull altro se  vuoi vivere? A questa domanda io rispondo no, non sono un ingenuo , sono fisicamente fondato. E so che ogni ente è un isieme di relazioni armoniose che a loro volta si relazionano con altri sistemi e se questa relazione non avviene in modo armonioso può diventare un problema fisico, psichico, e spirituale. Più riesco a introdurre armonia nel sistema più il sistema di cui io sono una parte ne trarrà beneficio. Ed è per questo che quello di cui stiamo parlando non è moralismo , questa è..fisica.

Non puoi rimbalzare come una pallina da ping pong da considerazioni piatte e senza argomentazione del tipo lo slogan (calcistico, ovviamente, visto il livello intellettuale di tali pensieri) l'attacco è la migliore difesa (che poi è la propaganda guarda caso dell'imperialismo americano) a posizioni ancora più gravi e appiattenti che siccome sei un robot (ma Hegel ti sta spiegando che sbagli) allora abbisogni di armonia interna.

Non vi sono connessioni ed è pieno di luoghi comuni e frasi fatte, e posizioni anti-hegeliane.

Siccome stai rispondendo dentro una discussione su Hegel, sei pregato di rimanere in tema.

Di 3d imbecilli (a mio parere) dell'uomo macchina, ce ne sono parecchi qui sul forum, andate su quelli. Quindi o vi è un ragionamento legato ad Hegel, o lasciatemi ragionare fra me e me (tanto so già che è così) e forse un giorno qualcuno di buona leva, potrà ragionare con me in futuro.
#1567
Citazione di: viator il 19 Marzo 2022, 19:34:42 PMAbbiamo voluto la bicicletta ? (o almeno vogliamo sfoggiarla alle altre specie) ?. Allora pedaliamo !!.

Viator l'uomo non è un animale, né tantomeno dunque un robot.

Hegel si sgola nella introduzione proprio cercando di fare capire alla gente come te, di quanto vi sbagliate.
Ma come al solito non si vuol lavorare. E va bene così.
(sul serio ma non abbiamo già tante e troppe volte parlato delle teorie alla Dworkin che portano al darwinismo sociale? Incredibile!)
#1568
Citazione di: Alberto Knox il 19 Marzo 2022, 14:06:20 PMè solo una banale coincidenza che tutte le piùgrandi tradizioni spirituali del mondo abbiano in comune questa regola morale ?

Non è una coincidenza infatti tutte le grandi tradizioni spirituali puntualmente pongono l'uomo all'interno di una gerarchia dove il più forte spezza il più debole.

Attraverso la menzogna creano i luoghi dell'orrore.
Queste non sono comunità, ma prigioni d'acciaio.

A testimonianza della tua visione superficiale, che al massimo posso dirti ideale.

Oggi a parte l'India, tutte le religioni sono solo un mezzo della propaganda, hanno persino dismesso la pretesa o la menzogna della spiritualità.

Che poi uno non si accorga di essere nelle prigioni d'acciaio o non le veda, questo è il problema filosofico dell'educazione, che continua a girare a vuoto nei secoli.

Il 3d infatti dovrebbe essere un luogo di lavoro, ma nessuno vuole lavorare. Punto e a capo. (ma continuerò lo stesso, piano piano, così! a vuoto, così! per questione etica).
#1569
Citazione di: Freedom il 15 Marzo 2022, 12:03:45 PM
Citazione di: green demetr il 14 Marzo 2022, 14:45:24 PMLa reincarnazione è parte del pensiero ebraico, è il cristianesimo che ha rovinato tutto (poichè si illude che una sola vita basti per essere giudicati nel giorno del giudizio, fosse così saremmo tutti condannati).
Forse, il pensiero cristiano afferma che abbiamo una sola vita a disposizione per guadagnarci il Paradiso, per aiutarci ad intensificare gli sforzi.

Sapendo di avere tantissime vite a disposizione potrebbe diventare forte la tentazione di rimandare il lavoro. E lasciarsi andare........

In effetti non è propriamente mentire: il tempo passato non tornerà mai più e ogni attimo che passa è dunque unico e irripetibile. E, in fondo, ti giochi sempre tutto in ogni momento.


Si è vero concordo con quello che dici, anche se poi ci sono molte volte in  cui mi rendo conto che gli errori di questa vita li trascinerò di nuovo nella prossima.
A volte essere indulgenti con se stessi è ancora una questione di dubbio.
#1570
Concordo nel valore psicologico del linguaggio.
Vi porto l'esempio del contado aquilano, dove ogni frazione ha il suo dialetto.
Dopo il terremoto della città L'Aquila, in molti si sono spostati nel contado, ebbene la lingua dello stesso contado si è andata sfumando come ad accudire a proteggere gli sfollati, e inconsciamente si sono messi a parlare la lingua della città, tramutando il dialetto di nuovo verso nuove forme, di genere e di "forma".

Come intuito già da Saussurre e meglio ancora come diceva Humboldt, la lingua è una lingua storica (in evoluzione, lo stesso wittgenstein si è poi ricreduto rispetto ai suoi anni duri e puri)
#1571
Citazione di: Alberto Knox il 14 Marzo 2022, 21:28:02 PMah ma poi mi dicono che questo è moralismo, è buonismo ,  la vita è un altra cosa. Devi avere il coraggio di dire...
No, questo non è, moralismo, questo non è buonismo. Perchè tu che leggi cosa vuoi dal prossimo se non essere trattato con umanità bontà e gentilezza? sei un moralista perchè vuoi questo? sei un buonista? risponditi.
Io dall'altro non voglio niente, come abbiamo già detto sul concetto di logos, ciò che è in ballo è il medium, che usiamo come strumento per relazionarci, per te è la parola, per me è il discorso.
A me non interessa essere trattato bene, se questo "bene" non serve a farmi diventare qualcosa di diverso da quello che io sono già.

In quanto come afferma Nietzche, l'uomo è una corda verso l'oltre-umano, ovvero non il post-umano, ma l'essenza stessa dell'umano ( e l'uomo è un discorso come direbbe habermas...di cui poi diremo).

In una visione metafisica, significa un progresso morale che è di tipo spirituale, un sapere guardare oltre me e oltre te, insieme.(e lo stare insieme è la comunità)

Quali sono le parti dell'empatia umana? E' una questione come tu pensi di mera parola, ossia di mera scienza? Eppure lo gerarchia morale prima ancora che politica è fissata nelle teste del soggetto occidentale? (per me ovviamente è buona solo la seconda domanda)

I grandi classici sono ancora attuali, proprio perchè il loro sforzo verso un ripensamento della comunità, parte non da considerazioni semplicistiche e decisamente da morale del popolo, bensì dalla sforzo individuale di ciascuno verso nuovi orizzonti e lidi.

Se leggiamo la morale di Kant mi pare rimaniamo all'interno di una ontologia morale pregressa, come se esistesse questa morale.

Kant la ricostruisce dentro le ceneri del soggetto distrutto.
Lo fa utilizzando la scienza, e cade in sospetto di solipsismo.

Hegel invece riparte da Kant, ossia dal soggetto distrutto, e prova a ripensare le categorie del bene, come se fossero categorie del male.

Qua vi è una scelta di morale che parte da un etica diversa, la prima quella scientifica-scientista è quella del post-kantismo che arriva alle sciocchezze di habermas, la seconda è quella che sfocia nel pensiero degli studi culturali, che continuano a sposare un pensiero pessimista e che per quanto mi riguarda vorrei approfondire nel pensiero lacaniano marxista, dello stesso lacan.



Il soggetto è il problema dice in ouverture Hegel, invece nei sussidiari scolastici ci si ferma sulla relazione padrone-servo.
Come se il soggetto padrone e il soggetto servo possano relazionarsi come soggetti liberi di fare scienza.
Vedi secondo me è un errore madornale.
Nessuno è libero, il nostro pensiero è costantemente contaminato dalla situazione storica che viviamo, con tutte le sue contraddizioni e semplificazioni.

Diciamo che invece che stare lì a pulire il pensiero kantiano di tutti i suoi problemi, preferisco di gran lunga il versante opposto. (e questo prima ancora che poi questo punti al pensiero metafisico, che comunque è la mia meta).

#1572
Tematiche Filosofiche / Re: Cosa vuol dire Logos?
14 Marzo 2022, 15:23:28 PM
Citazione di: Ipazia il 14 Marzo 2022, 14:12:39 PMBen vengano l'invito al panteismo di bobmax e la componente sinistra evocata da Jacopus riguardo al logos, direi di Giovanni piuttosto che di Eraclito, su cui il post di green fa chiarezza.

Il logos di Giovanni risente di neoplatonismo greco e teologia ebraica, che intermediano dalla divinità la supremazia dell'uomo sul resto del creato. Antropocentrismo deleterio, di una mitologia che si sta rivolgendo contro se stessa nella nemesi robotizzante.

Magari Dio non giocherà a dadi, ma ha uno spiccato senso dell'humor nero.
E' vero che il vangelo di Giovanni ha delle componenti gnostiche evidenti, che poi sfociano nella gnosi e nelle massonerie, ma molto più semplicemente nella teologia politica.

Eppure quando lo leggo vi sono passaggi bellissimi trasudanti una umanità gentile persino sublime.

Solo per spezzare una lancia  ;)

D'altronde Ipazia per gli gnostici Dio è il male, piuttosto che il bene, e dunque scopo loro è distruggere il mondo: cosa che gli sta riuscendo piuttosto bene.  :D
(spezzo una lancia per gli gnostici: è il solito problema di prendere troppo alla lettera le parole, e non capire che si tratterebbe di metafore, ma vabbè  ;) )

#1573
Io non ho parlato di ordinazione della conoscenza, in quanto finirebbe nella solita teologia politica.

Ho parlato di ordinazione dei sentimenti.

Non ho detto che siamo tutti uguali, infatti siamo tutti differenti, ma ho parlato l'importanza di capire che il mio sentimento si può ordinare solo tramite l'ordinamento del mio prossimo.

L'effetto boomerang di questo giusto ragionare naturalmente è il moralismo bieco e ottuso che ottunde l'intero globo, ancora alle prese con il "tutti contro tutti".

Esatto, fin quando vogliamo far sentire agli altri ciò che noi vogliamo sentire, questo mondo rimarrà prigioniero del suo orgoglio.

Certo che la malattia mi ferma (è da 2 anni che soffro) ma questo mi deve forse mandare nel caos? mi manda nel panico che è altra cosa.

Più che il caos credo noi abbiamo bisogno ogni tanto di tornare a respirare, e solo poi, tornare nel luogo delle ordinazioni, perchè il luogo fantastico delle ordinazioni, essendo di ordine sentimentale ha bisogno dei silenzi e delle pause, e financo delle malattie.

Ma distogliere lo sguardo da quel luogo significa, distogliere lo sguardo da ciò che noi siamo, e dunque l'io esiste, nello specifico senso che esiste un io che abita il soggetto, ma qui appunto andiamo sulla filosofia che è un altro campo e precisamente un campo dell'intermediazione tra sentimento panico e gli "io" che abitano il mondo.
#1574
Ciao Niko e Kephas,

Certamente Niko l'uomo nella sua essenza è una serie di passaggi intermedi.
Ogni passaggio intermedio è passibile di ulteriori eterogenesi.
D'altronde mi pare proprio che la Bibbia sia nient'altro che un sentiero.

Certo Kephas, sono molto d'accordo.
Ma rispetto alle antiche religioni che credevano esistesse un Dio, cosa vuol dire, di quale significato si colora, lo sceol, ossia la terra che abitiamo, senza l'aiuto degli Dei?

Lo sceol viene imprigionato dentro a immagini e simboli superiori, ecco che esso scorre nella valle della gehenna.
Diventa un luogo della mente.

Ecco che diventa il primo rompicapo biblico cosa vuol dire Bohu e Vahu?

E' semplicemente come annota Robert Alter il primo di una lunga serie di diadi, ovvero parole che ripetono se stesse, un artificio letterale per sottolineare la pregnanza di un passaggio.
Qui addirittura Vahu non ha alcun significato, come annota Atler, è una semplice cacofonia.

A mio parere no, poichè nella tradizione antica ebraica (araba etc..) le parole non sono atomi, ma loro stesse generatori di eterenomie, come detto anche da Niko.

La via per la purificazione dell'anima passa attraverso i suoni, le parole.
E tramite il nostro immaginario.
Più si carica di immagini, più la nostra anima si eleva.

Mentre leggo la bibbia, sento il peso di stare in un epoca frivola, completamente svuotata di senso.

E' veramente molto difficile concentrarsi e ri-immaginare come doveva essere la vita allora, da quale disperazione, e da quale forza fossero spinti.

Temo che per la nostra epoca anche piccoli sforzi di re-immaginazione, siano in fin dei conti ben venuti.

La reincarnazione è parte del pensiero ebraico, è il cristianesimo che ha rovinato tutto (poichè si illude che una sola vita basti per essere giudicati nel giorno del giudizio, fosse così saremmo tutti condannati).

Tra le altre cose mi pare che le anime invece di inalzarsi si stiano abbattendo.
Forse stiamo cercando quella mediocritas, da cui poi poter pensare senza soluzione di continuità in tanti e non in pochi alle cose alte e sante (per così dire).
Ma il benessere ottenuto in alcune parti del mondo, sembra stia ottenendo l'effetto contrario.
Mistero.
#1575
Tematiche Filosofiche / Re: La malafede
14 Marzo 2022, 14:19:51 PM
Credo che la malafede sia solo uno strumento.

La domanda parrebbe però virare su una sorta di essenza della malafede.

Francamente è una ipotesi molto lontana dal mio apparato ideologico, quindi non riesco a capirla nemmeno fino in fondo.

Cosa ci sarebbe in ballo: la verità contro la malafede?

L'essere nella verità e l'essere nella malafede?

Effettivamente mi pare o una questione ideale, che sfocia in un manicheismo ingenuo oppure una questione psicologica:
perché qualcuno vorrebbe essere nella malafede (rimanere dentro l'orizzonte della malafede)?
A mio parere a partire dalla verità, se come dici, non si manifesta, allora siamo sempre tutti dentro la malafede (infatti sapendo che non esiste, continuiamo ad agire come se tutto fosse vero).
Forse si tratta di fare un passo indietro e di riconsiderare il rapporto che ci unisce (o meno) con la verità.
Per quel che mi riguarda (vedi discussione su Hegel) è ovvio che questo rapporto si dispiega nella storia, ed è la storia a dire se stiamo nella verità.
Solo allora la questione della malafede diventa una questione etica.

Certo una etica ingenua, poichè come detto da prima, la malafede è semplicemente una politica. Cercavo solo di stare nello spirito della domanda iniziale.  ;)