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Messaggi - Sariputra

#1576
Tematiche Spirituali / Re:Riforma e gesuiti
31 Ottobre 2016, 10:27:22 AM
Citazione di: cvc il 31 Ottobre 2016, 09:38:40 AMLeggo sui siti d'informazione che Francesco vuole commemorare i 500 anni della Riforma. Sulle prime penso: Che Papa illuminato. Poi però mi sovviene che lo scoppio della riforma ha coinciso con la nascita della confraternita dei gesuiti, cui Francesco appartiene. Sono stati due diversi modi di reagire alla corruzione del clero. Quello luterano con la ribellione alla chiesa di Roma, e quello di Ignazio da Loyola col tentativo di recuperare i valori morali in seno alla chiesa di Roma stessa. Che dietro a questa apertura protestante si nasconda una svolta gesuita della chiesa?

Lo so che sto per dire una cosa controcorrente ...ma la dico lo stesso: Che Papa poco illuminato! La mediocrità teologica di Bergoglio sarà la storia stessa a metterla in evidenza. E' un Papa quaquaraqua, il cui scopo evidente è quello di tornar a riempire le chiese, pazienza se questo significa rinunciare alla propria specificità cattolica. Riduzione del cristianesimo ad un generico e filantropico: "Volemose tutti ben". Cristianesimo appiattito sul contingente, sullo storia e rinuncia al suo significato escatologico. Paura del mondo e della modernità e quindi tentativo disperato di accettarne i paradigmi di relatività morale e conciliarli, in maniera impossibile se non con vertiginose capriole teologiche, alla fede e quindi mancanza di vera fede. Ho esagerato? In poche parole...un vero Gesuita ( con tutte le ambiguità che, storicamente, questo termine designa...). Preferisco Giona...almeno c'è coerenza ( con simpatia Giona...scusa se ti tiro in ballo, ma penso che hai compreso in che senso sto parlando).

P.S: Sono curioso di vedere come riuscirà a conciliare le fondamentali differenze teologiche che separano il Protestantesimo dal Cattolicesimo...
Villa Sariputra, a volte, riceve la visita di alcuni sacerdoti, che vengono con l'intento di redimermi, finendo per sbevazzare in compagnia e...vi assicuro che c'è parecchia perplessità... :-\
#1577
Attualità / Re:La geologia é una scienza?
30 Ottobre 2016, 01:44:17 AM
Una delle cose sconcertanti è l'assoluta edificazione in terreni pericolosi ( e tre quarti di penisola lo sono) di case e casette senza alcun criterio antisismico. E questo praticamente da sempre. In Giappone, soggetto anch'esso a terremoti devastanti, spesso seguiti da Tsunami, invece da sempre si sono costruite case in legno ( hanno avuto per secoli il problemi degli incendi, questo è vero, ma la perdita di vite umane era irrisoria rispetto alle eventuali conseguenze di un terremoto). Noi subiamo un violento scossone ogni 2-3 anni, eppure, ancora adesso, quanti edifici antisismici vengono realizzati in giro per il Belpaese? Se non possiamo prevedere i terremoti, possiamo però prevedere che una bella e confortevole casetta in legno resta in piedi, mentre una vecchia casetta abbarbicata sul crinale di un monte, fatta di sassi, calcina e sudore...viene giù che è un piacere! Il legno poi è caldo, respira...adesso si è pure superato il problema dell'infiammabilità. Buttiamo giù tutto e , a spese di Renzi e Padoan, costruiamo tanti paeselli di legno , mantenendo solo gli edifici di valore storico ed artistico ( ben rinforzati). Sarebbe il nuovo booom economico. Lavoro per tutti : muratori, carpentieri, elettricisti, ecc...Si potrebbe pure chiedere un sostegno a frau Angela che potrebbe investire l'enorme surplus commerciale teutonico ( in cambio potremmo cedergli il territorio dove abita Giona, chiaramente infestato da inquietanti entità... ;D ).

P.S. Da notare che , con i calcinacci ottenuti dalla demolizione, si potrebbe costruire a spese irrisorie il ponte sulla Stretto. Dopo una simile rivoluzione antisismica chi se la sentirebbe di non rinnovare la fiducia al giovanotto toscano, almeno fino al 2066?
Scusa Sgiombo se non ho risposto alla tua domanda. Sono alquanto scarso in scienze. Quasi quanto in...Nietzschielogia!!  ;D
#1578
Tematiche Filosofiche / Re:Realtà e rappresentazione
30 Ottobre 2016, 00:55:43 AM
Citazione di: Apeiron il 29 Ottobre 2016, 18:17:22 PMSariputra, Ho letto piacevolmente quello che hai scritto e devo dire che mi è stato utile. In realtà quello che dicevo prima non voleva essere un affronto al buddismo. In effetti come dici tu se non si leggono come trattati di filosofia le sutras sono eccellenti. Anzi ritengo il Buddha la persona più geniale mai esistita (o almento una delle più geniali). L'errore che vedo però è il seguente: aver trasformato il buddismo in una religione dogmatica. Di modo che si è creato un "attaccamento" alla sua "filosofia". Sono d'accordissimo sulla coproduzione condizionata e sull'asserire che tutte le cose condizionate sono impermanenti, sono "dolorose" e sono senza un Sé e che la sofferenza nasce dal fatto che noi rappresentiamo (consciamente e inconsciamente) le cose condizionate come "aventi un Sé", "permanenti", nostre ecc... Tuttavia il problema che ho io è che l'anatman invece non ha fondamento filosofico: infatti mentre l'impermanenza "dimostra" l'anatman nel caso di ciò che è prodotto condizionalmente, non c'è nessuna dimostrazione per cui debba valere l'anatman anche per ciò che non è condizionato (non ho trovato una "dimostrazione" secondo la quale sia in effetti così). Infatti la dimostrazione per le cose "impermanenti" è come segue: è impermanente quindi è "dukkha" e perciò non puoi dire che è "tuo, c'è un Sè...". Questa intuizione ci fa capire che "rappresentiamo" male le cose condizionate come permanenti ecc e invece non lo sono. Ma perchè mai l'incondizionato non può essere un Sé? Qui il buddismo mi sembra irrazionale in quanto assume che non sia un Sé senza dimostrarlo. E qui arriva il problema: noi occidentali non diamo troppa importanza alla pratica meditativa quindi vogliamo capire il messaggio ultimo di un insegnamento. Personalmente la meditazione non la vedo come una tecnica che ci fa capire le cose di più ma la vedo come una "tecnica per migliorare la propria vita". Posso capire che gli indiani avendo questo come obiettivo si siano per così dire "accontentati". Tuttavia noi occidentali siamo molto più "attaccati" al capire le cose razionalmente e quindi secondo me finchè qualcuno non dimostrerà la teoria dell'anatman anche per le cose incondizionate il buddismo rimarrà come un "lavoro di un genio" ma non come "la soluzione di tutti i problemi". Personalmente sono propenso a credere in un "atman" in modo simile a Spinoza, Eckhart, Bruno, Shankhara ecc. Tuttavia nemmeno loro hanno risolto tutti i problemi come ho scritto nel punto (1) del mio post precedente. Quindi in realtà non mi sento di accettare nemmenno le loro dottrine in quanto se vuoi le ritengo forse più erronee di quella buddista. Quest'ultima però mi lascia sempre un senso di "incompletezza". Ergo continuo a cercare ecc. Riassumendo: come filosofia, per quanto ammirevole e geniale, il buddismo ormai è superato secondo me. Così come le altre dottrine. Ti invito a leggerti l'aforisma "noi areonauti dello spirito" di Nietzsche che ho citato qualche post fa.

Non so se questo topic sia il luogo adatto per approfondire una riflessione sul buddhismo ( il rischio è che personalità profondamente filosofiche trovino il tutto rivoltante e si irritino oltremodo... ;D).
In parte ho dato una specie di risposta al tuo primo interrogativo. Credo che il buddhismo dogmatico abbia poco a che fare con l'insegnamento originale, è una deriva storica, forse inevitabile. Più volte il Buddha ha spiegato che il Dharma è una zattera. Una volta raggiunta l'altra sponda, non dobbiamo mettercela sulle spalle o, peggio ancora, adorarla. L'insegnamento è figurato come una medicina prescritta da un abile medico. Ma quando sei guarito ha senso continuare a prendere la medicina o metterla su un altare e , in ginocchio adorarla o pregarla? Puoi portare un enorme rispetto per il medico e la medicina, punto ( questo non è da confondere con l'attaccamento ad un ideale). Sono anche molto perplesso sul cosiddetto Western Buddhism , che va molto di moda e che rischia di relegare l'insegnamento ad una specie di pratica anti-stress ridicola ( facendogli fare la fine dello Yoga, credo che ci capiamo...). Non puoi comprendere questo Insegnamento facendo affidamento solo sul suo lato filosofico, come non puoi comprendere Cristo  solamente leggendo Agostino d'Ippona o Tommaso d'Aquino. Il Buddhismo, come il Cristianesimo, sono religioni dell'esperienza ( Mircea Eliade e D.T. Suzuki docet) e quindi vanno vissute. Sta solo a te decidere se vuoi provare a viverle o maturare per esse, o per altre, un interesse squisitamente filosofico ( anche se la dialettica buddhista è veramente complessa e profonda). Dipende sempre da ciò che uno cerca e dall'intensità della propria sofferenza ( questo è poco filosofico, lo so, ma molto, molto concreto... ;))
Penso che Siddharta non si sia mai posto l'obiettivo di trovare una soluzione a tutti i problemi, come dici. Lui parla del problema del dolore interiore umano, del carattere insoddisfacente e impermanente dell'esistenza. Sia che ci sia un Buddha ,sia che non ci sia, la catena di produzione-cessazione condizionata prosegue indifferente.
Non esiste un incondizionato per il Buddha. Quindi non esiste il problema di attribuirgli un Sè sostanziale, sarebbe contradditorio. Tutto  è condizionato. L'unico elemento non condizionato, chiamiamolo così, è il NIbbana, ma il Nibbana è trascendente qualsiasi concetto, quindi anche alla definizione di condizionato o incondizionato. trascende qualunque definizione. E' indefinibile. Va vissuto.
La filosofia non può raggiungere il Nibbana. Può solo delineare quello che non è il Nibbana ( Non-nato, non divenuto, non composto, non soggetto a nascita e morte, ecc.). Lo scopo della meditazione non è quello di farci stare meglio, più rilassati ( per quello basta dell'ottimo prosecco di Villa Sariputra... ;D ) ma è una strada di comprensione vissuta dell'insegnamento. Non bisogna attaccarsi nemmeno a questa. E' sempre una medicina...non la guarigione.
Mi dispiace per Nietzsche, ma non l'ho mai preso in considerazione ( anch'io, non essendo un buddha, sono pieno di pregiudizi  ;D ;D ). Ho letto l'Anticristo, Così parlò Zarathustra, Ecce Homo, ma credo che non abbia realmente compreso la radice del Cristianesimo. Opinione mia s'intende. Del Buddhismo non ne parliamo. Le prime serie traduzioni del canone Pali sono posteriori a Nietzsche, datano 1903 e sono opera del grande indianista Karl Eugen Neumann. E poi troppo odio, gronda odio da ogni pagina. Chiaramente troppo disturbato. Non fa per me. Poi puoi ben immaginare uno come me, nelle mie condizioni, quando sente parlare di super-uomini...che risate che si fa!!! ;D ;D ;D
#1579
Tematiche Filosofiche / Re:Realtà e rappresentazione
29 Ottobre 2016, 17:39:05 PM
@ Eutidemo

Amo Maestro Eckhart...il più grande mistico e teologo occidentale a parer mio, che...poveraccio...non ha avuto il fegato di un Giordano Bruno ed è arrivato a ritrattare (in parte) le sue intuizioni sulla Natura di Dio...ma non  possiamo certo fargliene una colpa...finire abbrustolito non è certo piacevole per nessuno, oltre che poco elegante... ;)
Il Vedanta è un Assolutismo ed è vero che molti raggi in un cerchio hanno un solo centro. Molte vie , all'interno di un Uno, come raggi portano allo stesso luogo. A volte pare solo una differenza di linguaggio con analoghe filosofie occidentali. Tutto è Uno.


@Apeiron

L'errore che fai, secondo me, è di leggere il Canone Pali e i vari sutra come fossero dei trattati di filosofia. Il Dharma è un insegnamento pratico per raggiungere uno stato di non-sofferenza. I sutra sono strumenti ( all'inizio tramandati a memoria) di meditazione pratica . Le continue, incessanti, ripetizioni che troviamo avevano proprio lo scopo di calmare la mente, introdurre nei  cinque dhyana concentrativi, indurre il samadhi.  Che poi l'Insegnamento abbia delle ovvie conseguenze filosofiche è quasi incidentale per Siddharta, non è il focus primario: "Nient'altro io insegno: il Dolore , la sua origine, la sua fine e la Via che porta alla fine". Sarà compito della speculazione posteriore al Buddha dare una struttura filosofica all'insegnamento del Maestro. Comprendere il focus , il bersaglio a cui mira il Dharma è fondamentale, pena un travisamento dell'intera struttura. E infatti , seguendo la logica, ti sembra una sorta di nichilismo... cosa che, ovviamente, non è.
Questo mondo, Kacchana, solitamente dipende da un dualismo: dal credere nell'esistenza o nella non-esistenza...Evitando questi due estremi, il Perfetto espone la dottrina di mezzo: le formazioni kammiche dipendono dall'ignoranza...Al cessare dell'ignoranza, le formazioni kammiche cessano... (Samyutta Nikaya, 12:15).
Questo discorso si riferisce alla dualità dell'esistenza e della non-esistenza. Questi due termini alludono alle teorie dell'eternalismo e del nichilismo, le fondamentali concezioni errate della realtà, secondo Gautama, che ricompaiono ripetutamente, in varie forme, nella storia del pensiero dell'uomo.
Le due parole chiave del testo si riferiscono (1) all'esistenza assoluta, cioè eterna, di qualsiasi presunta sostanza o entità e (2) all'annullamento finale e assoluto delle entità separate concepite come impermanenti, vale a dire della loro inesistenza al termine del loro periodo di vita. Questi due punti di vista estremi concordano nel presumere qualcosa di statico, che può essere di natura permanente o impermanente. Essi perdono completamente fondamento quando e se si vede la vita nella sua vera natura, cioè, sempre secondo il buddhismo, come un flusso continuo di processi materiali e mentali che si manifestano a causa di condizioni appropriate, un processo che può cessare solamente quando queste condizioni vengono meno.  Qui entra il discorso sulla produzione condizionata (patìcca-samuppada) e il suo opposto, la cessazione condizionata.
Il movimento esiste per chi ha attaccamenti; ma non c'è movimento per chi è senza attaccamenti. Quando non c'è movimento, c'è la quiete. Quando c'è la quiete, non c'è il desiderio. Quando non c'è il desiderio, non c'è né andare né venire. Quando non c'è né andare né venire, non c'è né il manifestarsi né lo scomparire. Quando non c'è né il manifestarsi né lo scomparire, non c'è né questo mondo né un aldilà, e neppure uno stato intermedio tra questi. Questa, in verità, è la fine della sofferenza.   (Udana 8:4).
la produzione condizionata, essendo un processo ininterroto, esclude la credenza in una inesistenza assoluta o "nulla", al termine dell'esistenza individuale: però la qualifica "condizionata" indica che non c'è neppure un'esistenza assoluta, indipendente, un essere statico (in sé) , ma solo un effimero apparire di fenomeni che dipendono da condizioni altrettanto effimere.
La cessazione condizionata esclude il credere ad un'esistenza assoluta e permanente. Mostra anche che non c'é un cadere automatico nella inesistenza, perché la cessazione dell'esistenza relativa è anch'essa un evento condizionato.
Pertanto l'insegnamento della paticca-sammupada ,della produzione-condizionata e della cessazione condizionata sono una vera via mediana, che trascende gli estremi del pensare la vita in termini di esistenza e non-esistenza. Ed è , a parer mio, insieme con la teoria dell'anatman, la differenza fondamentale tra il Dharma di Gautama Siddharta e qualunque altra concezione ( religiosa e non). E il suo carattere profondamente rivoluzionario per il contesto vedico sul cui suolo nasceva. Ed è l'unica cosa che ha dato un pò di conforto alla mia misera vita ( ma questo lo aggiungo io... :-[).
Spero di esserti stato , almeno un pò, utile. scusa i miei limiti...
Namaste :D
#1580
Tematiche Filosofiche / Re:Realtà e rappresentazione
29 Ottobre 2016, 09:00:39 AM
Citazione di: Eutidemo il 29 Ottobre 2016, 06:11:23 AMSGIOMBO scrive: "Se fossi Pippo, proporrei una "variazione catastale" delle due posizioni: a-bis) esisto, in quanto Pippo (il celeberrimo "pippo ergo sum"), ma la reale esistenza del mondo di cui mi fido è confinata in ciò che esperisco... e potrei persino sbagliarmi... b-bis) esisto, altrimenti non potrei fare queste riflessioni (o non potrei darmi una bastonata), ma sull'esistenza reale del mondo sono diffidente (sogno o son desto? Direi che comunque non sono un sogno di qualcun altro, altrimenti non avrei una mia volontà...)" Io, invece, ritengo che: a-ter) Se REALMENTE "io" esisto "in quanto Pippo Pippi impiegato del catasto, sposato con Pippa Pippi ecc., allora esiste un mondo materiale che mi circonda e mi definisce, e di cui sono parte quale individuo. b-ter) Se, invece, un mondo materiale esterno che mi circonda non esiste, io solo FITTIZIAMENTE credo di esistere in quanto Pippo impiegato del catasto, sposato con Pippa Pippi ecc., perchè se è un'illusione l'intero universo, è un'illusione anche Pippo Pippi in quanto individuo; non può esistere una parte di un intero che non esiste...questa è la contraddizione. Quanto al "pippo ergo sum", in realtà, si può dire solo che esiste una "res cogitans", di cui viene autoappurata l'esistenza; cioè "c'è qualcosa che pensa", credendo di essere Pippo Pippi, ma questo non implica che quest'ultimo "realmente" esista. Se il mondo esterno non esiste, Pippo Pippi "crede" di esperire...ma in realtà non esperisce niente; nè niente "realmente" vuole. Questo è il punto. SGIOMBO scrive: "...non sono un sogno di qualcun altro, altrimenti non avrei una mia volontà...". In effetti Pippo, tecnicamente, non è un sogno di "qualcun altro"...cioè di un altro Pippo (o di una farfalla), ma, semmai, è ' unIO individuale sognato dal suo più intimo SE' universale; figurativamente, si potrebbe dire che sia un'onda che si crede mare. Non è che l'"onda" (l'io individuale) non esista; ma esiste solo "sub specie" di "onda"...finchè si intestardisce a non capire che la sua vera sostanza è il mare. E ciò che lo frena è soprattutto la sua illusoria "volontà" individuale, che gli impedisce di prendere consapevolezza di quello che realmente "è": è "Lui", ma non è "lui". Ovviamente, a questo punto si comincia a fare a cazzotti con le parole, perchè la logica e la sintassi hanno raggiunto il loro limite estremo. Non può esistere una "parte" di un "intero" universo materiale che non esiste...ma una "quota ideale" di un mondo unitario (a questo punto sfuma anche la distinzione tra materiale e mentale) sì. :)

E quindi si giunge al "Tat tvam Asi" di Shankara memoria: "Tu sei Quello".  L'onda per comprender-si anziché osservare il cielo dovrebbe introiettare l'osservazione, per dirla in modo volgare, al suo interno (meditazione intesa non nel senso cristiano di riflessione ) al mare che la genera che è Sat-chit-ananda. Ti rendi conto Eutidemo che questo è puro Vedanta? Non provi un briciolo di vergogna  ;D ?
Il Vedanta va bene per poveri indiani seminudi , che si fumano di tutto e cantano Hare Krishna, ma per noi seri "occidentali" ?  Per noi che da sempre abbiamo identificato l'essere con il pensare ( pensare di essere)?..."Pentiti Arlecchino, disse l'uomo del Tic-tac"... :) ( Chissà perché mi è venuta fuori improvvisamente dall'oceano di sat-chit-ananda questa citazione di Harlan Ellison... :-\ :-\ totalmente inconscio...che mistero la mente umana!)...
#1581
Tematiche Filosofiche / Re:Realtà e rappresentazione
28 Ottobre 2016, 15:32:21 PM
Sgiombo scrive:

A me sembra che un qualunque Pippo Pippi, impiegato del catasto, non abbia ragioni per essere sicuro che tutta la realtà non si esaurisca nelle sue sensazioni.

Sari scrive:

Appunto, non potrà avere "ragioni" ma troverei Pippo Pippi alquanto coione ( termine filosofico desueto...) se , essendo causa del suo mondo, si affannasse a costruirselo pieno di sensazioni di sofferenza, che via via incontra, giorno dopo giorno, nella sua vita di impiegato del catasto. Essendo inconsciamente e razionalmente portato a cercare il piacere e a  fuggire il dolore, non sarebbe molto logico il suo agire in senso contrario alle sue pulsioni più profonde. Forse solo ipotizzando una sorta di masochismo solipsistico avrebbe un senso.
Direi che, nel mentre non ci sono dimostrazioni possibili che il tutto non si esaurisca nel sogno di Pippo Pippi, c'è un istintivo intuire pre-logico che così non può essere ( un intuire da persona comunemente designata come "sana di mente") e infatti agiamo tutti sulla base di questa intuizione pre-logica, azzuffandoci come se Pippo Pippi fosse veramente solo un comune impiegato del catasto.  
#1582
Tematiche Filosofiche / Re:Realtà e rappresentazione
28 Ottobre 2016, 11:37:49 AM
Citazione di: green demetr il 28 Ottobre 2016, 11:28:48 AM
Citazione di: Sariputra il 28 Ottobre 2016, 11:14:29 AM
Citazione di: green demetr il 28 Ottobre 2016, 11:08:28 AM Wittgenstein....confesso che faccio fatica a capirlo pienamente. Ho il forte pregiudizio che la sua sia una forma di anti-storicismo radicale, dovuta al suo essere DENTRO al discorso ossessivo, bloccante, limitante (al fatto per dirla in termini orribilmente psichiatrici, che era un ossessivo compulsivo).
Ah!...I pregiudizi, i pregiudizi...cosa dovremmo dire allora del buon Friedrich ?...Mah! ;)
Cosa intendi? :) Si insomma non avendolo ancora capito bene, mi astengo, però il dubbio allo stato attuale mi rimane.

Intendo dire  che, se hai dei pregiudizi sul Wittgenstein filosofo perchè lo ritieni disturbato psichicamente, dovresti averli anche sul Nietzsche filosofo che non godeva umanamente di molta serenità mentale, per dirla con un eufemismo. Tutto qua.
#1583
Tematiche Filosofiche / Re:Realtà e rappresentazione
28 Ottobre 2016, 11:14:29 AM
Citazione di: green demetr il 28 Ottobre 2016, 11:08:28 AM Wittgenstein....confesso che faccio fatica a capirlo pienamente. Ho il forte pregiudizio che la sua sia una forma di anti-storicismo radicale, dovuta al suo essere DENTRO al discorso ossessivo, bloccante, limitante (al fatto per dirla in termini orribilmente psichiatrici, che era un ossessivo compulsivo).

Ah!...I pregiudizi, i pregiudizi...cosa dovremmo dire allora del buon Friedrich ?...Mah!  ;)
#1584
Tematiche Filosofiche / Re:Che cos'e' la Liberta'?
28 Ottobre 2016, 09:41:32 AM
C'è una correlazione interessante tra debito e libertà. Una persona indebitata può essere veramente libera? (Ovviamente non inteso in senso spirituale come scritto da Apeiron...).
Ricordo che Confucio insegnava ai giovani che volevano metter su famiglia la "gestione" delle proprie risorse, condizione essenziale per vivere una vita più serena economicamente e in definitiva più libera.
1/3 delle entrate per le spese giornaliere ordinarie.
1/3 per le spese straordinarie.
1/3 per il risparmio.
Nel mondo moderno la maggior parte delle persone spende tutto il proprio reddito e oltre, molto oltre a volte, indebitandosi con banche, finanziarie e strozzini vari.
Questo perché ci hanno insegnato che tutto ciò che posseggono gli altri è necessario assolutamente anche per noi. Molti dicono che non ce la fanno , ed è vero, ma a monte c'è sempre un errore nella gestione delle proprie risorse.  Non sto parlando, ovviamente, di molti salariati al minimo o poveri pensionati con l'assegno sociale. Parlo di persone con redditi anche medi incapaci di frenare l'emorragia finanziaria quotidiana. L'indebitarsi , via via, coinvolge strati sempre crescenti di popolazione,salendo tutti i livelli fino all'indebitamento sovrano degli stati . L'indebitarsi è la base della redditività del sistema bancario, che poi a sua volta non sa gestire i guadagni e per ingordigia specula selvaggiamente, finendo mediamente per indebitarsi a sua volta. Questo richiede l'intervento degli stati per salvare il sistema bancario dal collasso; gli stati per salvare il sistema aumentano la pressione fiscale sui cittadini , che devono indebitarsi ancora di più, chiedendo nuovamente prestiti allo stesso sistema. Un circolo vizioso. 
Lo strumento politico del debito è ottimo per alimentare il sistema consumistico , che necessita di una sostituzione sempre più rapida dei beni, la cui produzione è in costante aumento. La qualità dei beni prodotti cala continuamente per costringere al rinnovo "forzato" ( generalmente durano in buone condizioni lo spazio della garanzia legale... :'( ).
Per uscire da questo vortice bisognerebbe prendere coscienza che , le proprie necessità, non devono per forza coincidere con le necessità collettive; che è possibile vivere una vita degna anche senza possedere tutto, proprio tutto, quello che viene "imposto" di possedere. Anzi...che la riduzione delle proprie necessità fa aumentare il proprio spazio di libertà. Purtroppo il desiderio sferzante dell'uomo gioca a favore del "sistema" ( e infatti è l'unico sistema economico che sopravvive proprio perchè basato sul desiderio dell'essere umano di beni da godere...). Ecco perché, mi sembra, riottenere uno spazio di libertà passa anche dal saper rinunciare al superfluo. Ma quanti lo vogliono fare?...
#1585
Dietro ogni risata c'è un pianto. Dietro ogni pianto ci sono lunghi giorni di pioggia. La nostra vita è l'unica cosa che abbiamo, ma non è nostra, ci sfugge tra le dita, come le stagioni che passano senza fine. Ma non abbiamo altro... non abbiamo altro...
non cedere alla pioggia
né cedere al vento
non cedere alla neve
né al calore estivo
con un corpo così forte

senza brame
mai arrabbiarsi
sorridere sempre sereno
mangiare un tocco di questo
e purè di legumi
con un pò di verdura ogni giorno
in tutte le cose non tenersi da conto

guardare ascoltare comprendere bene
e non dimenticare
vivere all'ombra dei pini e delle magnolie
in un campo
in una capanna
dal tetto di miscanto
se all'est c'è un bambino
malato
andare a nutrirlo
se all'ovest c'è una madre stanca
andare a portare
per lei i suoi pesi
se al sud c'è qualcuno
che muore
andare a dirgli
non aver paura
se al nord c'è una lite
o una causa
dire non vale la pena
smettete
in siccità
versare lacrime
in una fredda estate
passeggiare su e giù smarrito
un buono a nulla
per tutti
non elogiato
nè di peso a nessuno
un tipo così vorrei essere
io

Miyazawa "Sariputra " Kenji

Questa è una vita molto mistica, simile a un corso d'acqua. Tuttavia c'è ancora un sentimento indefinibile di sconforto. E' la sofferenza umana.

https://www.youtube.com/watch?v=A1LnVFMNnSs

Namaste nella notte.

P.S.Miyazawa Kenji  è stato uno dei più grandi poeti e letterati giapponesi e un convinto discepolo del Dharma. Mi onoro di aver usato una sua celebre poesia e di averla "adattata" per questo topic.
Rendo onore a tutti i maestri che, con sinceri sentimenti, hanno permesso che l'Insegnamento sia ancora vivo dopo 2.500 anni.
Ecco. mi andava di dirlo...
#1586
Tematiche Filosofiche / Re:Realtà e rappresentazione
27 Ottobre 2016, 18:01:19 PM
@ Phil
Sì, ma non mi riferivo nello specifico al silenzio di Wittgenstein.  Mi riferivo al "silenzio" inteso come esperienza ( a cui, a rigor di termine, non si può nemmeno dare una connotazione religiosa, spirituale, ecc. anche se queste si servono del termine per indicare qualcos'altro...). Anche se...se non ricordo male...lo stesso W. si è avvicinato alla spiritualità per un certo periodo della sua vita ( o ricordo male? ::)...).
Mah...beviamoci sopra... :-[
#1587
Tematiche Filosofiche / Re:Realtà e rappresentazione
27 Ottobre 2016, 16:21:05 PM
Apeiron scrive:

Quando ho finito il Tractatus mi sembrava di essere libero e di aver risolto tutti i problemi. Col tempo tuttavia mi sono accorto che il Problema rimaneva e quindi non ho smesso di ricercare: il Silenzio non mi soddisfa in quanto suggerisce che tutta la mia ricerca è stata inutile. Che senso ha un percorso filosofico se poi ti porta al solo silenzio? Purtroppo sono uno che vuole capire e non riesco ad accontentarmi di risposte del tipo "qui non puoi indagare". Ci vorrebbe o il noumeno o un altro tipo di pensiero completamente diverso.

Personalmente invece ho bisogno proprio di quel silenzio che non ti soddisfa. Ma se sei un serio ricercatore perché escludi che il silenzio possa alla fine essere la risposta? E' porti un pre-concetto irrazionale, che formula già un giudizio negativo su di un'esperienza senza averla conosciuta. Non è che alla fine vorresti che la famosa "Verità" fosse una formula verbale, o un algoritmo, o una formula matematica e rifiuti anche solo l'idea che non lo sia? Non potrebbe nascondersi il desiderio che la "Verità" dia appagamento?  Un'esperienza in più da godere da parte dell'Io ?
Il silenzio non è morte, è qualcosa di estremamente vivo e pulsante. Essendo vivo lo puoi solo vivere. Nel silenzio non c'è dualità ( Sarebbe più esatto dire che "rimane sullo sfondo" non essendo più l'attore principale).  :) Siamo su un terreno "mistico" ( termine orribile che richiama apparizioni, statue che piangono e amenità varie, quindi ASSOLUTAMENTE da non usare)e quel terreno non è adatto a tutti perché MOLTO pericoloso ( si possono fare strani incontri nel silenzio... ;D). Può essere una benedizione oppure un'autentica maledizione...Come uno nasce musicista, un altro matematico, così si nasce con tendenze "buffonesche"( non so che termine usare per...) ,purtroppo non ci si può far niente . E' il nostro karma (pali: kamma ) ::) ::)...

P.S: Che poi la "mistica" è solo un altro modo ( pochissimo conosciuto ed esplorato) di funzionare della nostra mente...
#1588
Tematiche Filosofiche / Re:Realtà e rappresentazione
27 Ottobre 2016, 12:49:36 PM
Citazione di: Jean il 27 Ottobre 2016, 12:39:48 PMEh, Sari... complimenti per il punto 4, si potrebbe dire reale (in quanto una delle ipotesi) ma non rappresentato... Certo che se il suocero di sgiombo si chiamava Teseo... (Il vino di Teseo... suona bene) si complicherebbe ancor più la faccenda del tuo topic... con la presenza che perdura nonostante l'assenza...

Il suocero di Sgiombo è come il noumeno: Non c'è ma nello stesso tempo c'è, ma possiamo rappresentarcelo sotto forma del vino novello... ;D
#1589
Tematiche Filosofiche / Re:Realtà e rappresentazione
27 Ottobre 2016, 11:39:59 AM
Citazione di: sgiombo il 27 Ottobre 2016, 11:31:36 AM
Citazione di: Sariputra il 27 Ottobre 2016, 11:07:30 AM@ Sgiombo Un terribile quesito filosofico e logico non mi lascia dormire da tempo: Hai affermato più volte in questa sede che ormai sei "anziano". Adesso scrivi che ti farai dare del vino novello da tuo suocero... Ho analizzato queste possibilità: 1- Tuo suocero ha 100 anni e produce ancora dell'ottimo vino. 2-Tua moglie ha vent'anni e quindi tuo suocero è persino più giovane di te. 3-Hai tu vent'anni ma ti senti filosoficamente anziano. 5- Tua moglie e tuo suocero sono tue designazioni mentali. 6-Sei solo come un cane randagio e ti immagini di avere una moglie ventenne con un padre viticoltore. Sarei tentato di rappresentarti coerentemente con il punto 2. Potresti definirti "noumenicamente"? ??? ??? Sì, lo so...dovrei smetterla con queste pagliacciate...è che... non ci riesco! Sono proprio un buffone...adesso chissà cosa dirà Green demetr... :-[ :-[ :-[
CitazionePurtroppo non é il caso 2 ...ovviamente mia moglie non ha accesso al forun, altrimenti sarebbe "per fortuna" (sono di un opportunismo vergognoso, lo so; non per niente non ho buttato nel cesso Machiavelli). In realtà mio suocero é morto ormai una ventina di anni fa e adesso il suo limitato (si sa mai che qualche raro compagno ancora in circolazione bazzichi per il forum) terreno é curato dai miei cognati (ma per me quello é sempre "il vino di mio suocero").

Grazie. Allora è il punto 4 che avevo VOLUTAMENTE  8)  saltato, giusto per inserire la tua risposta.
Adesso posso finalmente riposare , alla notte...
#1590
Tematiche Filosofiche / Re:Realtà e rappresentazione
27 Ottobre 2016, 11:07:30 AM
@ Sgiombo
Un terribile quesito filosofico e logico non mi lascia dormire da tempo:
Hai affermato più volte in questa sede che ormai sei "anziano". Adesso scrivi che ti farai dare del vino novello da tuo suocero...
Ho analizzato queste possibilità:
1- Tuo suocero ha 100 anni e produce ancora dell'ottimo vino.
2-Tua moglie ha vent'anni e quindi tuo suocero è persino più giovane di te.
3-Hai tu vent'anni ma ti senti filosoficamente anziano.
5- Tua moglie e tuo suocero sono tue designazioni mentali.
6-Sei solo come un cane randagio e ti immagini di avere una moglie ventenne con un padre viticoltore.
Sarei tentato di rappresentarti coerentemente con il punto 2.
Potresti definirti "noumenicamente"?  ??? ???

Sì, lo so...dovrei smetterla con queste pagliacciate...è che... non ci riesco! Sono proprio un buffone...adesso chissà cosa dirà Green  demetr... :-[ :-[ :-[