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Messaggi - green demetr

#1576
Tematiche Filosofiche / Re: Cosa vuol dire Logos?
14 Marzo 2022, 13:36:18 PM
Ciao Knox,

la mia visione è metafisica, per cui diametralmente opposta alla tua, che rimane ancorata alla vecchia idea cartesiana della mente-corpo.
Credere che il mondo sia una copia di una equazione matematica, perde di significato nel momento stesso in cui mi affaccio a prendere sole, o meglio a respirare smog e nebbia, in quanto di Milano.
Ciò che sento, non è ciò che sono, un vecchio destinato a morire.

Cosa è il logos? Distinguo tra quello di Parmenide ed Eraclito e quello del loro assassino Platone.

Io sono con i padri della filosofia, presto dimenticati.
Il logos è il discorso che si pone sull'originario: chi sono io?
Dunque è il discorso sull'originario.
Poiché si relaziona ad un "punto" è ovviamente una relazione, quindi bizzarramente siamo d'accordo su quello (ma solo su quello).

Nella tradizione Platonica invece diventa il dialogo, che fa emergere la verità.
La verità diventa scientifica. E perciò mortale. Ovvero Heidegger, che è il filosofo a me più vicino.

L'amicizia con Cartesio è quindi superficiale.
Alias:
Potremmo dire certo che la materia non esiste, ma quando tocco un oggetto, sono certo che è un oggetto.
#1577
Citazione di: Alberto Knox il 12 Marzo 2022, 20:59:31 PM
Citazione di: green demetr il 30 Novembre 2021, 11:26:27 AMIl fatto è che l'imperativo categorico, mi pare proprio un cascame del più ampio problema del suo carattere ossessivo.


Mi permetto di fare un appunto che riguarda il motivo per cui Kant ha introdotto la nozione di "imperativo categorico" lo ha fatto perchè semplicemente non poteva fondare l'etica sulla sola ragione . volle , invece, giungere a fondare un etica non più solo eteronoma (bisogna fare il bene perchè lo dice il Papa , perchè lo dice il genitore , perchè lo dice chissa chi) ma autonoma , bisogna fare il bene per  il bene stesso che si impone, per rispetto verso il dovere. Ebbene , kant, nella morale autonoma non può che fondare questa morale su due cose che non hanno a che fare con la ragione , 1 "il sentimento e secondo "l'imperativo categorico" non c'è etica senza l'emozione vitale di un uomo di trovarsi al cospetto di qualcosa di più grande e importante di sè. L'etica nasce da questa percezione di dovere , imperativo categorico. tanto la morale eteronama tanto la morale autonoma sono sotto questa dimensione imperativa. ..che non viene dalla ragione. finito.


Ma in sè la cosa non mi dispiace, possiamo dire che la libertà porta alla necessità dell'azione.

Il punto è che un azione all'interno dei soggetti, devo dire che mi manca la terza parte di kant, la critica dei costumi, quindi forse il lavoro sulla comunità viene meglio dispiegato là.

Altrimenti rimane il problema di un soggetto che si crede inviolabile.
Non mentire, fare la pace perpetua, e altre amenità del genere per quanto sono e forse siamo d'accordo che siano cose meritevoli, ma rimangono del tutto ingenue e soprattutto avulse dal reale, che è una cosa molto più complessa, la libertà la gente di solito la usa per fare del male piuttosto che del bene, per schiacciare il prossimo più che aiutarlo, solo per accennare ad alcune considerazioni a latere del nostro metronomo umano.

Il carattere ossessivo, io temo, fa rimanere kant all'interno di un circolo vizioso, che molti leggono addirittura come solipsista (non io).
Senza arrivare a tanto, rimane il fatto che Kant non trascenda mai il soggetto, non lo indaghi, ma ne mostri "semplicemente" i limiti (ma nel farlo rivoluziona la filosofia sia chiaro!).

Quindi questa fondazione dell'etica di che genere sarebbe? come spiega il mondo in cui viviamo? questa è la domanda basica che mi allontana da lui, non tanto teoricamente, quanto proprio eticamente.
#1578
Mi sorprende che tutti ritengano il caos interiore come normale.

La spiritualità invece a mio parere è uno sforzo di ordinamento dei sentimenti.

Se non riusciamo a capire che l'altro è una parte di noi, allora il nostro cuore diventa di pietra.

Nel tempo della contemporaneità, l'altro è confuso con l'Altro (il luogo comune a cui si riferisce Koba).

Per riappropiarsi della possibilità dell'apertura all'altro, bisogna anzitutto abbatter the BIG OTHER che alberga dentro noi.

A lungo ho pensato che bastasse una semplice stare insieme, ma evidentemente non può essere così.

La spiritualità è un lavoro non una fede.
#1579
DAL MIDRASH RABBA (ed. Soncino 1900ca)

(domanda)
Il cielo e la terra   (I, 1):
(risposta)
Da dove vengono? essi vengono dall'oggi (dall'ora e adesso)

(domanda)
E la terra era tohu e bohu (I, 2):
(risposta)
E venne Rabbì Giuda B. Simon (e disse)
"Egli rivelò segreti profondi e misteriori — (Dan. II, 22)"
E (aggiunse) "Cose profonde stanno nella Gehenna, così è stato scritto."
Ed è risaputo che non vi sono ombre in quel luogo, in quanto esse sono ospiti dell'oltremondo, il giardino dell'eden è dunque questo mistero profondo.

Un altra interpretazioni è che mistero profondo sono coloro che sono aiutati dal Signore ossia i malati e i bisognosi.(Isaia 4,6)


Daniele 2:22
Svela cose profonde e occulte
e sa quel che è celato nelle tenebre
e presso di lui è la luce.

Bibbia di Gerusalemme.

Isaia 4,6
Una tenda fornirà ombra contro il caldo di giorno e rifugio e riparo contro i temporali e contro la pioggia.
 Bibbia di Gerusalemme.


geenna
[ge-èn-na] n.f. invar.
1. nel linguaggio evangelico, luogo di eterna dannazione, dove brucia il fuoco infernale
2. (non com.) luogo di tormenti

Etimologia: ← dall'aram. gê hinnam (ebr.  hinnōm) 'valle di ennom', nome di una valle presso gerusalemme dove venivano compiuti sacrifici umani al dio moloch, in seguito divenuta luogo di incenerimento di cadaveri e rifiuti.

Dizionario etimologico Garzanti


Etimologia.

—Visione critica:

La parola "Sceol" è stata per qualche tempo considerata come una parola in prestito assiro-babilonese, "Shu'alu", con il significato presunto "il luogo in cui i morti sono citati o ordinati", o "il luogo in cui i morti vengono raccolti . " Delitzsch, che nei suoi primi lavori ha avanzato questa visione, ora l'ha abbandonata; almeno nel suo dizionario la parola non è data. La non esistenza di "Shu'alu" è stata sempre sostenuta da Jensen ("Kosmologie," p. 223), e recentemente di nuovo da Zimmern (in Schrader, "KAT" 3d ed., P. 636, nota 4) anche contro la spiegazione di Jastrow (in "Am. Jour. Semit. Lang." xiv. 165-170) che "sha'al" = "consultare un oracolo" o "citare i morti" per questo scopo, da cui il nome del luogo dove sono i morti. La connessione tra l'ebraico "Sceol" e l'assiro-babilonese "shillan" (ovest), che Jensen propose invece (in "Zeitschrift für Assyriologie", v. 131, xv. 243), non sembra essere accettabile. Zimmern (lc ) suggerisce "shilu" (= "una sorta di camera") come la corretta fonte assira della parola ebraica. D'altra parte, è certo che la maggior parte delle idee trattate dallo "Sceol" ebraico sono espresse anche nelle descrizioni assiro-babilonesi dello stato dei morti, trovate nei miti riguardanti la discesa di Ishtar nell'Ade, riguardanti Nergal ed Ereshkigal (vedi Jensen in Schrader, "KB" vi., parte 1, pp. 74-79) e nell'epopea di Gilgamesh (tavolette ii. e xii .; comp. anche Craig, "Religious Texts", i. 79; King, Magic, "No. 53).

Questo regno dei morti è nella terra ("erẓitu" = ; comp. Giobbe, x. 21, 22), essendo la porta ad ovest. È la "terra senza ritorno". È un luogo buio pieno di polvere ( vedi Sheol, Biblical Data ); ma contiene un palazzo per il sovrano divino di questo regno delle ombre (comp. Giobbe xviii. 13, 14). Sette porte sorvegliano successivamente l'avvicinamento a questa terra, alla prima delle quali è un guardiano. Un flusso d'acqua scorre attraverso Sheol (comp. Enoch, xvii. 6, xxii. 9; Luca xvi. 24; Sal. Xviii. 5; II Sam. Xxii. 5).
#1580
Estratti di Poesie d'Autore / Pavese - Poesie
05 Marzo 2022, 23:53:38 PM
da Cesare Pavese , Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (Torino, Einaudi 1951)



Cesare Pavese - I gatti lo sapranno


Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l'alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.

Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.

Farai gesti anche tu.
Risponderai parole −
viso di primavera,
farai gesti anche tu.

I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l'alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi piú non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell'alba,
viso di primavera.

10 aprile 1950

Sublime!
#1581
Percorsi ed Esperienze / Milena Jesenska
05 Marzo 2022, 23:47:07 PM
VIENNA
Vienna, 27 dicembre
La cosa migliore è infilarsi sotto il piumino, coprirsi fino alle orec-
chie e non uscire fuori prima che siano finite le feste. Così ho pensato
di trascorrere il Natale! Strano: ciò che a Praga, a Berlino, in qualsiasi
altra città già da mesi avrebbe assunto le dimensioni di una catastrofe,
ciò che altrove provocherebbe cori di proteste, dimostrazioni e forse
persino una rivoluzione – a Vienna lo si sopporta tranquillamente, con
una rassegnazione ottusa quanto piena di spirito. Basta che un viennese
apra la bocca per parlare che la sua lingua si prende gioco di lui; persino
quando impreca, minaccia o dà sfogo alla sua collera le parole rotolano
in modo così spassoso giù dalle sue labbra che è impossibile prenderlo
sul serio.
Non ci sono combustibili, né carbone né legna né coke. I treni non
circolano per l'intero paese, le fabbriche si fermano ogni momento, i
negozi chiudono alle cinque e, a partire dalle venti, ristoranti e caffè
sono illuminati soltanto dalla luce vacillante di piccole lampade a car-
buro. Si dice che presto verrà tolta la corrente ai privati e saremo quindi
costretti a far uso di candele, che peraltro sono introvabili. Per riscaldar-
si non c'è niente, da mangiare non c'è niente. A migliaia si recano ogni
giorno nel Wienerwald in cerca di legna e portano a casa rami bagnati
che, una volta nella stufa, cuociono letteralmente e non danno alcun
calore. Ai capolinea dei tram nelle zone di periferia schiere di persone
con borse, sacchi e zaini pieni di legna attendono pazientemente; don-
ne, vecchi e bambini, sotto carichi pesanti. Nell'oscurità questa massa
di gente ha un aspetto grottesco, terrificante persino, come un bosco
che si agita misteriosamente. Sotto i loro fardelli gli uomini si scorgono
appena. Uno dopo l'altro, si pigiano tutti dentro il tram, pazienti come
buoi, le mani irrigidite dal freddo, le ossa rotte; il conducente sopporta
con uguale pazienza le botte e gli spintoni che gli arrivano per via dei
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rami portati a spalla. Dopo due minuti la vettura sembra stracolma di
legna. Naturalmente, per tutto il tempo, si grida, s'inveisce, ci si adira,
si reclama; ma non è niente di grave, niente di serio, il tono è quello di
buoni vicini di casa, inoffensivo, ingenuo, smorzato – si ha l'impressio-
ne che non si tratti di vere e proprie proteste ma soltanto dell'accompa-
gnamento verbale di un rito quotidiano, come quando si canta durante
il lavoro per sbrigarlo con più allegria.
L'altra metà della popolazione rivende questa legna. A due corone il
chilo. Alle stazioni si vedono giovani con carretti e sacchi. Carri carichi
di legna passano per le strade. Se volete riscaldarvi non dovete far altro
che scendere per strada, fermare il primo carretto che incontrate, tirare
un po' sul prezzo e pagare, pagare. Beninteso la legna non è né spacca-
ta né tagliata. Per farla tagliare dovete pagare ancora una volta. Per il
trasporto a domicilio dovete pagare di nuovo. Prima che la legna sia
arrivata a casa vostra si è ridotta della metà. Poi dovete dare una buona
mancia, offrire un bicchiere di vino, stringere la mano al brav'uomo e
ringraziare. E dirvi contenti di avere almeno un po' di legna.
Per mangiare le cose stanno allo stesso modo. La razione settima-
nale è sufficiente – quanto a qualità e quantità – per un unico misero
pasto, persino alla persona più parsimoniosa. Una pagnotta a testa e,
benché abbia già alle spalle due anni di scuola di miseria qui a Vien-
na, non sono ancora riuscita a mandare giù questo giallognolo, duro,
vecchio, ammuffito «dono di Dio». Non resta che procurarsi del cibo
al mercato nero, che qui prospera come in nessun altro luogo. Nella
parte bassa della città ci sono negozi che espongono in vetrina soltanto
un paio di mele e qualche carruba – giusto per salvare le apparenze. Il
banco è vuoto, ceste e barili sono vuoti, eppure il negozio è pieno di
persone. Queste persone, però, non si avvicinano al banco, come si fa
di solito in un negozio, per dire: Mi dia questo o quell'altro! No, esse
sussurrano qualcosa al venditore, questi risponde a sua volta sussurran-
do, poi va a prendere un pacchetto, riscuote la somma già pronta, e il
cliente si allontana. Qui non c'è niente per gli estranei. Le persone co-
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nosciute vi trovano invece liquori, vino, cioccolata, carne, prosciutto,
polli, salumi, tutto quel che vogliono. Ma non domandate il prezzo!
Prendete il pacchetto, il prezzo vi viene sussurrato all'orecchio, pagate
e guardate di sparire alla svelta.
Non molto tempo fa mi misi in cerca di pane. Feci il giro di tutti i
negozianti, fornai, lattai, camerieri – inutilmente. Allora una donna mi
consigliò di andare al mercato del pane al Gürtel. All'indirizzo indi-
catomi trovo una piccola taverna talmente satura di fumo che riesco a
malapena a scorgere qualcosa. Il locale è pieno di gente. Tutti stanno in
piedi, tutti vanno e vengono, tutti parlano, gridano, mercanteggiano.
Qui c'è di tutto. Pane – ma non vi dico che pane! Una pagnotta male-
odorante, ammuffita a 50 corone! Farina a 50 corone il chilo, riso a 80
corone il chilo, uova a 8 corone l'una, candele a 8 corone, burro a 200
corone il chilo, carne il cui prezzo oscilla fra le 150 e le 250 corone il
chilo, persino oche a 1000 corone! Carbone, legna, prodotti alimentari,
stoffe, tutto a prezzi folli. E la cosa più stupefacente è questa: quelli che
vendono qui sono tutti, senza eccezione, operai. Mi fermai al centro del
locale, sbigottita alla vista del mondo capovolto, non una ma tre volte
capovolto, al punto che non si capiva più quali fossero il sopra e il sotto.
Dovunque, su tutti i giornali, in tutte le riunioni, in tutte le conferenze
non si fa che parlare della classe operaia. Tutti invocano aiuti, aiuti per
il proletariato, per i bambini rachitici stipati in cinque, in otto in una
stanza a due letti, aiuti per le donne costrette a prostituirsi per fame.
E tutti – quasi tutti – siamo d'accordo, pieni di entusiasmo, disponi-
bili; ed ecco qui operai con le tasche ben fornite, che vendono merci
molto richieste a prezzi altissimi, scandalosi; sono centinaia, migliaia,
e in loro non si riscontra la minima traccia di miseria. Hanno pellicce,
buone scarpe, tempo libero, denaro. Io conosco varie famiglie, fra cui
una composta da tredici persone. Nelle loro tre stanze riscaldate ogni
giorno fa molto più caldo che nella mia unica stanza e da loro non si
porterebbe mai in tavola quello che cucino io – semplicemente perché
non si accontenterebbero! A colazione bevono caffelatte e mangiano
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panini bianchi, e tutti e tredici hanno facce rosse e piene, non un se-
gno di denutrizione. La classe operaia viennese non se la passa male,
nient'affatto male. Meglio così, s'intende! La vita è molto più dura per
i funzionari statali, per quelli che hanno famiglie numerose e stipendi
da fame, gli impiegati delle poste, ecc. – è fra loro che si trova forse la
miseria più nera, anche se non si vede! Poi tutti coloro che non sono
operai, le vedove, gli invalidi, gli spazzini, i postini, i piccoli artigiani –
queste famiglie dei quartieri di Favoriten e Ottakring vegetano davvero
nelle loro topaie piene di muffa, dove si vedono stracci appesi alle cor-
de per il bucato! Qui la miseria si manifesta nella sua forma più cruda.
Contemporaneamente, a Vienna, ci sono quindici teatri che ogni sera,
nonostante i prezzi proibitivi, registrano il tutto esaurito. (Un palco per
la première di «La donna senz'ombra» di Strauss costa 1000 corone;
all'Opera, per un posto nelle prime file della platea allo spettacolo più
insignificante si pagano 60 corone). Venti cabaret, venti bar, un mucchio
di ristoranti in cui non è possibile mangiare con meno di 200 corone,
tutti pieni. Chiassose réclame di luoghi di divertimento di ogni genere
invadono le strade. Cinema e caffè stracolmi, praticamente in ogni stra-
da. I negozi di moda della Kartnerstrasse zeppi di gente. Pellicce, abiti,
stoffe, cappelli, scarpe. Un paio di scarpe 1200 corone! Prezzi sbalordi-
tivi per biancheria, confezioni e guanti. Eppure si continua a comprare
con sempre maggiore frenesia e avidità. Ci sono persone per le quali
niente è abbastanza costoso, moderno e nuovo. Vienna si dà ai bagordi,
Vienna balla, Vienna si diverte, Vienna canta e suona valzer e operette
più assurde che mai. E la stessa Vienna che lentamente si spenge, muore
soffocata dalle commissioni per le riparazioni dei danni di guerra, e i
suoi dirigenti politici viaggiano per tutto il mondo per chiedere aiuti. I
treni non camminano, alla popolazione mancano pane, farina e patate,
posta, telefono e telegrafo funzionano soltanto a fatica e con incredibile
lentezza, negli ospedali e nelle cliniche c'è solo biancheria logora per i
malati, e nelle prigioni i poveri criminali gridano così forte per la fame e
il freddo che gli abitanti delle case vicine non riescono a dormire!
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Nello stesso tempo ci sono locali e sale da gioco aperti fino al matti-
no dove si possono guadagnare delle fortune, e alla borsa si fanno affari
straordinari speculando sulle valute. Mille corone non significano nien-
te per un commerciante, un parvenu, un restauratore, il proprietario di
un caffè, un acquirente e neppure per un ladro. Con mille corone si
comprano una camicetta, un paio di scarpe, cinque chili di strutto. Solo
un anno fa con un migliaio di corone si poteva andare avanti per un
mese. Oggi non bastano per una settimana.
Vienna è folle – oppure è il mondo ad essere folle? Vienna vive il
crepuscolo della sua grandezza, a tenerla ancora in vita è la sua vecchia
tradizione di grande città, il fatto che qui tutto esiste già da prima; che
edifici pubblici, hotels, ristoranti, bar e teatri sono già costruiti, che l'in-
tero meccanismo funziona anche quando gira a vuoto. La vita più dura
però è quella che facciamo noi cechi. La nostra patria è in Boemia, e qui
siamo costretti oltretutto a farci carico dei problemi altrui, senza che
i nostri possano venirci minimamente in aiuto! Non sarebbe possibi-
le aprire un poco le frontiere per gli appartenenti alla repubblica ceca,
consentire la corrispondenza e gli scambi fra i due paesi? Per le feste
natalizie non abbiamo potuto ricevere nemmeno un pezzo di torta o
un pugno di farina dalle nostre famiglie. Per questo motivo non mi è
restato altro che trascorrere il Natale sotto il mio piumino dormendo
come una marmotta.
(M.P., «Tribuna», 30 dicembre 1919)

#1582
Riprendiamo dall'inizio vediamo di aggiungere elementi e di ragionare con me stesso.


cit "Quanto più rigidamente l'opinione concepisce il vero e il falso come entità contrapposte, tanto più poi, in rapporto a un diverso sistema filosofico, si aspetta unicamente un'approvazione o riprovazione, e soltanto o l'una o l'altra sa vedere in una presa di posizione rispetto a quel diverso sistema stesso."
In questa frase il buon Giorgio sembra già provvidamente indicare alcuni dei problemi che la PNL comporta.
Naturalmente il nostro eroe sta costruendo un sistema di pensiero adatto all'accoglimento di quello che l'idealismo e il romanticismo chiamano Spirito.
La cibernetica e la sua logica infame ancora non esisteva.
Nell'inizio della prefazione alla sua opera massima, vi è un preoccupazione costante, come abbiamo già visto, tesa a distanziarsi da qualsiasi costrutto logico-matematico.
cit "Per di più, in un tale aggregato di nozioni che non a buon diritto porta il nome di scienza (formale), una conversazione intorno al fine e a simili generalità suole non esser differente da quel modo d'indagine meramente storico e non ancora concettuale, nel quale si parla anche del contenuto stesso, dei nervi, dei muscoli ecc. Nella filosofia invece sorgerebbe questo squilibrio : che farebbe uso di un tal modo di indagine, mentre essa stessa lo dichiarerebbe incapace a cogliere la verità."
Per Hegel la costruzione del sistema che accolga lo spirito, è da ricercarsi nella congiunzione impossibile tra scienza e spirito.
Lo spirito che di dica scientifico non è spirito e la scienza che si dica spirituale non è scienza.
Eppure è l'esistenza stessa di questa contraddittorietà, che ci porterà sulle tracce dello spirito.
Abbiamo già detto che questa contraddittorietà viene concettualizzata come Negazione.
Hegel sembra ossessionato da questa esigenza di costruzione para-logica.
Nella prefazione alla edizione della nuova Italia, si davano alcuni indizi o strade di lettura. Ne riporto 2.
1) Per prima cosa si recuperavano gli scritti teologici del giovane Hegel ritrovati e pubblicati solo nel 1909.
In essi la necessita di combinare il sentimento religioso, con un logos razionale erano già evidenti.
2) Così nel romanticismo il "geist" lo spirito si caricava dello stesso peso razionale.
3) in Hegel la fine coincide con l'ironica presa di distanza da se stessi. In quanto logicamente ci è sempre negato il contatto con lo spirito.
4) per Hegel l'ideale è di cogliere la rosa dentro il crocifisso, ossia trovare un modo dell'accoglienza dello spirito senza passare per la sofferenza cristica.
Aggiungo a corollario del 4 (ma vedremo se è così o meno) che la condizione cristica dell'uomo abbandonato al suo destino, si sposa bene con la fine.
Ma la fine che cosa è? è la costante presa di negazione della nostra essenza. Ogni volta che noi seguiamo le tracce dello spirito, infine ci ritroviamo sempre negati.
Unendo le strade consigliate del 3 con il 4, possiamo immaginare come l'autocoscienza sia questo processo infinito a cui noi siamo chiamati fino a consumarci.
Infatti Dio (Cristo) muore.
Proviamo a riferirci invece a Nereo Villa: il cristo è una entita sinderetica.
Dunque non può essere uccisa. E' piuttosto lei che accoglie il soggetto a essere quello che deve essere.
Rispetto a queste visioni armoniche (probabilmente riprese da Steiner, il teosofo) non sono in disaccordo totale, il punto è che noi partiamo da un soggetto, e la filosofia costruisce sistemi a partire da esso, se noi instaurassimo un sistema a volo d'uccello, un occhio di falco, come la ghematria ci insegna a proposito del genesi 1:1, noi presupporremmo una forza che ci anticipa.
Questa visione religiosa supponga che sia contenuta in Hegel, e la studieremo meglio quando la paragoneremo con la teosofia di Bohme.
Si capisce l'urgenza di hegel proprio a partire da queste problematiche di ordine superiore.
Hegel come ogni grande pensatore, non parte dall'alto, ma dal basso. Proprio perchè nel suo  pensiero egli parte dal  basso,  e sentendo già, ciò che parte dall'alto, necessita di una sistemazione a doppia mandata. A doppia elica, o meglio spirale.
Ciò che è basso è anche alto, recita l'antica sapienza gnostica.
Hegel non pensa ai pensatori religiosi, semplicemente perchè li dà per acquisiti, il suo problema massimo è invece l'eterno nemico: la scienza analitica, formale, senza fine e senza anima.

Domani proviamo a riscriverlo in forma ridotta.
#1583
Boomerang erano per esempio i cinegiornali dell'istituo luce, studiati a lungo durante un corso di cinema all'università di milano.
Testimone d'accusa non l'ho visto, ma alcune variazioni sul tema "della scena del delitto" sono disseminaste lungo la cinematografia americana.
Uno degli ultimi film che ho visto, è anche uno dei migliori film che abbia mai visto:
Il segreto di una donna (Whirlpool) del sommo Preminger!
E come dimenticare Prima Pagina sempre di Wilder, uno dei migliori film di sempre?
Ma se dovessimo andare ancora più indietro: Rashomon di Kurosawa.
Etc....etc....
#1584
Citazione di: Eutidemo il 05 Marzo 2022, 11:25:23 AMCiao GreenDemetr. ;)
Non capisco perchè ti faccio disperare!
***
Ed infatti, Tarca ha detto che il "positivo" è qualcosa di "negativo", cosa che io non ammetto affatto;  ed infatti, al contrario, io sostengo che il "negativo" del "negativo" è "positivo", e non è affatto "negativo", come invece sostiene lui.
***
Ed invero, quando io ho scritto (testualmente) che, "sia linguisticamente che nella logica, due negazioni fanno un'affermazione", ho affermato discorsivamene la stessa "identica" verità espressa dalla tua ineccepibile formula, che condivido in pieno (p = ¬(¬p)
E, cioè, che, dire "p" e dire di "negare  non p" è esattamente la stessa cosa.
***
Per cui, visto che anche noi due stiamo dicendo esattamente la stessa cosa (a differenza di quello che dice Tarca), non riesco proprio a capire perchè ti faccio disperare!
Semmai sei tu che fai disperare me!
:D
***
Un saluto! :)
***
Mi fai disperare perchè usi formalismi laddove vi sono dei connotati e usi connotati laddove sono dei formlismi. Ma lo dico in maniera scherzosa, mica sono quelli i problemi della vita ;)

Tarca dice che "qualcosa" del negativo sta nel positivo, ossia appunto il fatto di negare che qualcosa sia negabile.

Invece mi sembra tu annoti connotativamente che qualcosa è sia positivo che negativo, ma non è così.

Non so se Tarca si riferisca a sistemi dialettici o a cosa d'altro, quindi non so risponderti sulla parte connotativa.

Io ho fatto una notazione sulla fase descrittiva, e cioè formale dell'assunto.

Infatti stiamo dicendo la stessa come come Tarca.

Probabilmente questo dilemma nella vita reale comporta se applicato a oggetti e/o azioni ben altre problematiche, ma io non so a cosa si riferisca Tarca .
#1585
Tematiche Filosofiche / Re: Astrazione.
05 Marzo 2022, 01:21:34 AM
Citazione di: iano il 04 Marzo 2022, 22:48:41 PMQuesto sarebbe un problema insormontabile se la necessità di riuscire a vedere, o, se si preferisce, a comprendere, fosse prioritaria.
Nel nostro attuale concetto di conoscenza ciò sembra essere implicito, e perciò lo ritengo ormai inadeguato.
Nel mondo globalizzato possiamo considerare ancora la conoscenza come un fatto individuale?
Ma non è un fatto di modernità, ma un processo che parte nel momento in cui la conoscenza individuale è stata riversata sui sacri papiri.
In un certo senso il peccato originale non consiste nella conoscenza, ma nell'averla pubblicata.

interessante mi poni tre quesiti sostanzialmente, provo a rispondere:

punto 1

Il mondo in cui viviamo è complessivamente abitato dalla modernità, e la modernità è caratterizzata da una complicazione e se vogliamo una moltiplicazione delle aree cognitive.
Sono d'accordo anch'io nel dire che oggi molte azioni necessarie essendo esentate dall'uso delle macchine e della scienza in generale, sono virtualmente, se il meccanismo che le implementa tiene, assolutamente NON necessarie.
La conoscenza che interfaccia il mondo non è globalizzata, è semplicemente moltiplicata.
Ma un conto è la conoscenza che viene interfacciata dalla tecnica sul Mondo, ed è una conoscenza del mondo, ed un contro è la conosceza che viene interfacciata col soggetto, ed è una conoscenza del soggetto.
Io non lamento tanto il fatto che nessuno sa più fare pellice, o che nessuno sa più come si ammazza un maiale.
Io lamento che nessuno si rende conto del soggetto che noi siamo.
Ossia di come ci siamo dimenticati che noi abbiamo bisogno della pelliccia e del maiale.
Ad un livello più alto, ed è il motivo per cui ho tagliato con i miei vecchi amici, è che ci si è dimenticati che abbiamo bisogno di una politica, affinchè quei bisogni primari, rimangano appagati da un sistema tecnico.
Ed a un livello ancora più alto, ma questo non lo pretendo da nessuno, che si capisca che è necessario una politica che blocchi il tentativo della tecnica di renderci come una pelliccia o come un porco.
Se non si rispettano i corpi, non si rispetta più niente.

punto 2       

Al netto dei tre livelli che riguardano la cura del soggetto (e ti prego di notare che la mia filosofia è una lotta contro il soggetto, tanto per dare conto della profondità cognitiva richiesta), io noto come il soggetto stia diventando sempre più l'idea dell'immagine del soggetto.
Non posso non pensare che questo sia legato alla tecnica, che infatti vuole svuotare il corpo del suo significato vivente, e lo vuole proiettare in un mondo virtuale, dove la BIG TECH sta investendo a manetta.
In questo senso lamento che il discorso generale (ossia la nostra volontà da millenials di volerci proiettare in un mondo di immagini, e di sogni) stia perdendo di vista proprio il corpo in sè ( l'inconscio dei millenials risponde con il ferimento del proprio corpo per indicare un pericolo allarmante, ossia che il corpo sia risucchiato via dall'immagine, così il tatuaggio, così il cambiamento cibernetico del proprio corpo, arti artificiali etc...).
Il corpo della nuove epoca è un corpo martoriato o desideroso di morire, non si sente più il sole sulla pelle, non si apprezzano più le belle forme etc...
Non riusciamo più a capire cioè i nostri sentimenti che nascano dal corpo con ciò che ci sta vicino a due palmi dal naso, non in chissà quale archivio digitale.
Insomma lamento la perdita tout-court della consoscenza sentimentale del proprio soggetto.
In questo senso, sono d'accordo con te che la conoscenza del mondo in un mondo globale non è più individuale (ma sinceramente non ci vedo un problema di questo, sono contento di non dovermi spaccare la schiena a raccogliere le patate per vivere), ma allo stesso tempo come mi pare ho spiegato sopra penso che la conoscenza di me stesso, sia una cosa individuale, che scelgo io, non lo scegli nè tu, nè nessun altro.

punto 3

Il problema dello scritto, suppongo tu parli della codificazione che quella scrittura ha portato: ossia le leggi.
Argomento piuttosto impervio.
Io mi limito invece ad annotare a margine che la coscienza individuale potrebbe solo che migliorare sia in termini di interfacciamento al mondo, sia di interfacciamento al soggetto che noi siamo.

Quando leggevo i romanzi o le poesie stavo sommamente bene.
E non sono forse questioni individuali portate alla conoscenza di tutti, e forse che non ci arricchiscono?

Cosi che l'ipianto ingegneristico che Leonardo ha costruito per i navigli di Milano, non aiuta forse a irrigare mezza Lombardia?

Non ci vedo una negatività, certo è l'interpretazione che conta, come dire che una ingegneria debba prevalere su un altra, o che un pensiero individuale debba prevalere sull'altro, e che questo sia sancito come legge, che poi si passa di padre in figlio...quello è un grave problema.

Ma è un problema che si può capire una volta che ci siamo ripresi per lo meno il nostro soggetto. Quindi un problema del futuro, anche se fino a ieri sembrava un problema del domani.
La storia non va in un senso progressivo, a volte si regredisce.
#1586
Opposizione Ascendente Saturno
La cosa positiva di questo aspetto è che queste persone sono prudenti e oneste. Il lato negativo di questo aspetto è che possono sentire ostacoli e difficoltà a guadagnare popolarità tra le persone. Inoltre si stancano facilmente e possono soffrire di frequenti raffreddori  ( :D  )e attacchi di reumatismi.

Più che difficoltà a guadagnare popolarità, è proprio un destino quello di non poter ricevere risposte adeguate.
Non trovo più su quale altro forum, mi si consigliava di prendere la cosa con filosofia (ma non mi dire!   :D ) e di accettare il fato di questa condizione.
                                   *                  *               *
In effetti unendo le due descrizioni mi è chiaro che esiste una dimensione morale di ordine karmico a cui fino ad oggi mi sono sottratto.

Chissà in questo ultimo scampolo di vita, ci proverò un pò più seriamente: contenti?  :D

ALL ALONE! YES!

DESTINY---------AAAAAAAAHHHHHHHH

https://www.youtube.com/watch?v=7XGVdVouTrA

Marmotta che Urla. Contro lo Stress.
Against Stress !!!    :D  :D  :D


ma sono io!  :D

#1587

I nodi lunari non sono pianeti, ma piuttosto punti matematici dell'astrologia, che sono direttamente uno di fronte all'altro nella carta. Si dice che il tuo scopo di vita sia codificato tra loro - nella linea tra il Nodo Nord e il Nodo Sud. Il Nodo Sud indica la tua zona di comfort, il tuo luogo abituale, mentre il Nodo Nord mostra lezioni di vita e ciò per cui ti stai battendo in questa vita. Entrambi i nodi lunari sono quasi sempre retrogradi.
Nodo Nord (Media) in Sagittario - Nodo Sud in Gemelli
Il Nodo Nord in Sagittario porta il conflitto tra pensieri nobili e  banali, tra perle di saggezza e trivialità.
Tra conoscenza e valori sacri, tra dubbi intellettuali e credenze religiose. Queste persone hanno bisogno di ricevere una vera educazione e trovare il vero significato di varie idee. Hanno bisogno di raggiungere l'immagine spirituale personale del mondo attraverso lunghi viaggi, studi e pellegrinaggi spirituali. Hanno bisogno di sviluppare fiducia nelle loro opinioni e passare da verità semplici a conoscenze e valori etici più elevati.
Fai attenzione alla distrazione da troppe informazioni ( :D ). È necessario imparare a distinguere quale conoscenza è preziosa e quale no. Attenzione al fallimento dovuto alla ricerca del significato. Dovrebbero stare attenti a non essere superficiali.

Nodo Nord (Media) nell'11a Casa - Nodo Sud nella 5a Casa
Nodo Nord nell'undicesima casa porta il conflitto tra l'egocentrism che si mette in mostra e l'essere consapevoli di appartenere a un gruppo. Il conflitto tra l'amore platonico e l'esperienza erotica passionale e sensuale.
Queste persone devono imparare a guardare la vita da prospettive diverse e non pensare solo a soddisfare i bisogni del proprio ego. Dovrebbero sviluppare lo spirito della comunità, promuovere nuove idee e riforme e diffondere la consapevolezza che siamo tutti cittadini del mondo.  O:-)
Attenti all'abnegazione e a cercare di essere sempre al centro dell'attenzione. Fai attenzione a richiedere attenzione, riconoscimento e ammirazione.
#1588
Riassunto delle puntate precedenti.
L'imperialismo americano è pronto a sferrare il colpo finale.
Esiste un agenda 2024, ed esiste una agenda 2030.
Una società globalizzata, asfittica nel controllo della morale (2030) e nel controllo della pensiero (2024) (vedi alla voce grande reset).
L'uso massiccio del PNL, ossia il presentare problemi con due sole soluzioni per blocco di diagramma (escludendo sistematicamente qualsiasi via terza, quarta etc...) ha portato la propaganda ad un livello di esasperazione collettivo, che si sta risolvendo nelle dissonanze cognitive, così dette, io le chiamo invece circolo paranoico (non ho più il polso del mondo esterno, dunque non so a che livello siamo nel passaggio dal discorso nevrotico e quello più proprimante detto psicotico, ossia nell'illusione di vivere in un eterno presente, negando ogni storia, persino la propria personale).

Le sfere di influenza vanno dunque inevitabilmente a deflagrare.(infatti nuovi potenze si aprono sul mercato, quella cinese e quella indiana, con il carico di insicurezza che portano due culture dalla morale completamente diversa dalla nostra).
E' interessante la domanda come verrà gestita la guerra fredda tra sfere di influenza?
Se prima il modello era economico, oggi come oggi è diventato impossibile.
La creazione di bolle economiche dentro altre bolle economiche sembra potenzialmente infinita.
La guerra per il dominio dell'info-sfera, sta diventando così ormai con lapalissiana certezza il nuovo orizzonte della guerra.
La propaganda sta per riscrivere le sue regole.
CAVE CANEM! (io non idea di cosa ci sia oltre il cinismo: appunti e ipotesi sul tavolo sono ben accetti, sapere che tipo di botta ti arriva addosso, ti aiuta almeno in parte a ripararti dallo shock, comunque inevitabile).

Certamente niente di nuovo sul cielo occidentale, gli schiavi cercano il nuovo padrone. ;) e i padroni si stanno presentando in tutto il loro splendore, tirati a lucido (DIO! come sono tirati!)
#1589
Tematiche Filosofiche / Re: Astrazione.
04 Marzo 2022, 21:00:12 PM
quando parlo di problemi di astrazione intendo dire l'incapacità di non pensare a dati che non siano a 2 passi dal nostro naso.
Per poter fare astrazione bisogna avere la capacità di prendere la singolarità e portarla ad una universalità, l'universalità serve a rendere i processi congnitivi sempre più veloci.
Non è per esempio possibile stare sempre a distinguere di che albero si tratti, eppure per esempio per il disboscamento parliamo di re-introdurre alberi.
Certo oggi il problema di riferirsi a cose solo generali, si sta rivoltando contro di noi, che non siamo più capaci di vedere pure quello che abbiamo sotto vista e sotto tatto.
Un bel problema!
#1590
Daniele 22 sono tentato di leggere il vangelo di Tommaso, la gnosi rimane però un progetto parallelo, ma non centrale della mia riflessione.
Quindi non sono sicuro di quello a cui stai alludendo, non ne so nulla.
Mi pare che quando ne lessi alcune passaggi, vi fossero splendidi brani profetici.
Intanto ti rimando in futuro a quando parleremo dei profeti, nel 3d sulla bibbia che ho aperto.
La differenza tra pensiero spirituale e pensiero nicciano è totale, nel senso che pur partendo dallo stesso punto ribaltano la discussione, il pensiero spirituale si concentra sui tratto simbolico-immaginario.
Il pensiero nicciano si concentra sul pensiero spirituale in sè.
In questo senso il pensiero nicciano è più radicale, nel senso che va alla radice del problema.
Che poi è esattamente lo stesso condiviso anche dalla gnosi profetica.
Ossia il pensiero della comunità del bene.
Ma il bene non può essere una asserzione giuridica, perciò Nicce smonta qualsiasi religione, per liberarne la spiritualità.
Ma Nicce prosegue non sulla scia della spiritualità bensì su quello della terra.
Nicce si concentra sulla guerra, gli altri sulla pace.

Ora a me il mondo sembra in guerra piuttosto che in pace (e non intendo solo quella militare).

Pensare alla pace, senza pensare alla guerra, in un mondo di guerra, è follia, e questo pone il pensiero nicciano all'altezza dei tempi.
Il pensiero profetico che dimentichi la guerra non è un pensiero.
Il pensiero profetico che divida ingenuamente la comunità tra buoni e cattivi, non è la via da seguire, in quanto è una via legale, e come tale, malvagia.