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Messaggi - daniele22

#1591
Citazione di: niko il 26 Gennaio 2022, 23:51:27 PM
Citazione di: daniele22 il 26 Gennaio 2022, 21:20:38 PM
Citazione di: niko il 26 Gennaio 2022, 19:58:47 PM

Il fatto che la scienza cambi la vita non e' scientismo,  e' la natura stessa della scienza, scientismo e' usare la scienza per limitare la liberta' e la facolta' di scegliere, imporre la scienza anche a chi non la vuole e non fa niente altro di male oltre a non volerla.



Scusa niko, ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma il tuo pensiero, divinità escluse, mi sembra vada a prefigurare una società stratificata in caste. Si pone in ogni caso il problema di un probabile conflitto sociale, giacché non tutti la pensano come la pensi tu. In ogni caso nell'opposizione che si genera tra me e te, ne verrebbe fuori che tu sei uno scientista ed io un umanista. Non so se Ipazia intendesse dire che tu saresti uno scientista, ma per me lo saresti, anche se dici di lasciar liberi quelli che non vogliono la scienza ... queste affermazioni sono un po' in odore di promessa elettorale, o di ingenuità



Era solo per dire che una completezza nel conseguire il sapere scientifico , che poi e' umanamente impossibile, cambierebbe la forma, e quindi anche il  contenuto, della vita.


non si puo' rispondere con successo  a tutte le domande scientifiche e poi non domandarsi l'implicazione pratica delle risposte e continuare a vivere come se niente fosse e come se la conoscenza fosse un compartimento stagno rispetto alla pratica, anche perche' solo  l'implicazione pratica misura la correttezza, e quindi la presunta definirivita', delle risposte che ci si e' dati; l'uomo non funzione cosi' secondo me, funziona che quando conosce una cosa, si chiede cosa significa quella cosa che conosce per lui, e l'uomo di scienza, o comunque utente piu' o meno alla lontana della scienza, non fa eccezione.

Meno male. Grazie niko per la tua adeguata risposta. La filosofia è per me l'arte del corretto pensare. Se sei giovane come dice viator, i suoi consigli sono illuminanti anche se dissento nella sua conclusione. Dico cioè che puoi fidarti di Ipazia, ma non di Wittgenstein (paradossalmente). Nel senso che solo lei può ammettere che certi arbitrii di LW siano proprio arbitrari. Non so se concordi con la mia interpretazione della relatività dal punto di vista dell'essere umano in merito alla relazione dell'informazione in funzione della sua massa, ma non importa, posso anche sbagliarmi. Quel che penso, quindi, è che quando tu dici che il tempo non è che la variazione del tempo nel tempo (velocità del tempo?) dico che questa nozione ti pone in uno stato di consapevolezza, e quindi in uno stato di potenziale gestione di informazioni, che è in un certo senso superiore a quello della gente comune. Per questo motivo dissi che l'uomo attuale vive mentalmente come se vivesse ai tempi di Kant ed Hegel. Non ti sembra che sarebbe giusto colmare almeno questo gap?
Nei post precedenti avevo affermato che attribuisco un grado maggiore di realtà ai fatti, ma non maggiore al punto di poterli affermare come esistenti di per se stessi. Persisto pertanto a negare una realtà oggettiva. Quando Wittgenstein aggiusta quel "cosa in se" trasformandolo in "cosa per noi", di fatto trasferisce la nostra modalità di comprensione dalle cose all'azione delle cose. Ciò significherebbe che a fondare la nostra conoscenza sia l'azione che la cosa compie, e non la cosa. Ciò implica che i sensi servono solo ad individuare la cosa responsabile dell'azione. Nel nostro mondo però succede che gli individui di media cultura pensino che le cose esistono e che noi speculiamo su di esse in quanto esistenti di per se stesse. Questo è cioè il loro atteggiamento mentale. Questo atteggiamento ci retrocederebbe all'interno del mondo di Kant e di Hegel. Da quei tempi bisogna ripartire criticando però il linguaggio e non continuando a fare gli struzzi. Infatti io nego che anche l'azione sia oggettiva, ma la possibilità, giusta o sbagliata che sia, giunge dalla critica al "sostantivo". Affermo cioè che sia la sensazione a poter formare nella nostra mente una generalizzazione di ciò che potenzialmente può divenire un "sostantivo". Naturalmente tale nozione la ricavo all'interno di conoscenze neuroscientifiche in cui si affermerebbe che qualsiasi animale dotato di un certo livello di consapevolezza, che non giunge però ai livelli di criticarla, sia in grado di compiere delle generalizzazioni

Ps: avrei una curiosità che non ho mai potuto accertare circa un esperimento mentale sulla nozione di velocità del tempo e riguarda un ipotetico viaggiatore che parte da Giove ad alte velocità verso la terra guardando con un potentissimo binocolo fin dalla sua partenza i fatti che si svolgono sulla terra. Forse tu potresti dire qualcosa in proposito, magari in un topic dedicato
#1592
Citazione di: niko il 26 Gennaio 2022, 19:58:47 PM

Il fatto che la scienza cambi la vita non e' scientismo,  e' la natura stessa della scienza, scientismo e' usare la scienza per limitare la liberta' e la facolta' di scegliere, imporre la scienza anche a chi non la vuole e non fa niente altro di male oltre a non volerla.


Scusa niko, ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma il tuo pensiero, divinità escluse, mi sembra vada a prefigurare una società stratificata in caste. Si pone in ogni caso il problema di un probabile conflitto sociale, giacché non tutti la pensano come la pensi tu. In ogni caso nell'opposizione che si genera tra me e te, ne verrebbe fuori che tu sei uno scientista ed io un umanista. Non so se Ipazia intendesse dire che tu saresti uno scientista, ma per me lo saresti, anche se dici di lasciar liberi quelli che non vogliono la scienza ... queste affermazioni sono un po' in odore di promessa elettorale, o di ingenuità
#1593

Caro iano, ti dirò, sotto l'ombra di un ampio faggio, che buttando in piazza il topic sul valore della menzogna, nella tua prima risposta ti aspettavi invece una digressione sulla verità da te  tanto odiata. Ma io volevo discutere di menzogne, non di verità. Come disse pure bobmax il peggior modo di cercarla sta nel volerla definire. Ogni verità viene superata ogni qualvolta che tu ne consegua una e la fai tua nel senso che si conosce solo ciò che si fa.
In questo post di risposta al mio in cui faccio affiorare un certo periodo storico, mi aspettavo una risposta adeguata. Ancora però ti butti sulla verità, ma la tua verità sulla scontata buonafede di uno scienziato è ingenuità allo stato puro. E quando pensi che se raggiungessimo questa verità linguistica non ci sarebbe più evoluzione, non è forse questa una fede in una presunta verità? Non ti stai forse contraddicendo?
E allora ritorno ancora alla teoria della relatività.
Se vai in giro per le strade e chiedi alla gente di spiegarti la teoria della relatività, che molti pretendono di aver capito, la maggior parte delle persone ti farfuglia qualcosa sui due gemelli, sul rapporto di equivalenza che vi è tra massa ed energia ... e altro fumo.
Ma se noi avessimo compreso quella teoria, a livello verbale e non matematico, ci renderemmo conto di cosa possa essere quella benedetta gravità del cako. In questi giorni in un tuo post dicevi qualcosa sulla costruzione dell'essere. Allora ti porgo la mia costruzione fatta su tuo consiglio. L'essere è un'unità concreta spazio temporale e si costituisce, nella giusta sequenza, di un effetto e di una causa.
La gravità in termini umani: All'interno dell'essere, l'essere umano percepisce una informazione. L'informazione produce un effetto durante un intervallo di tempo che va dall'istante fino ad un certo punto. Quel che c'è da valorizzare è l'intervallo di tempo in cui alla fine l'essere produce la causa, poiché in quel lasso di tempo l'informazione produce nuove informazioni. Non ci vuole un genio per capire che un individuo prima di cedere l'informazione se la gestisce come meglio crede. Poi si sa, ci sono informazioni e informazioni, ma ognuna di queste genera il suo piccolo orticello gravante a seconda delle informazioni che intende cedere. Tu lo sai a chi sta in tasca l'informazione più pesante di tutte? Questa è la gravità di Einstein. Che poi stia nelle tasche di un farabutto, o di una brava persona (sempre nei suoi limiti che possono tendere a farabutto oppure a santo) te lo svelerà la meccanica quantistica quando andrai a tastargli il polso perturbandolo in un certa misura.
Se noi possiamo comprendere solo ciò che ci serve, la filosofia può comprendere solo ciò che ci serve. Ci serve la scienza? Sì, però deve rendersi conto anche che le persone trotterellano nello spazio curvo generato da altre persone da cui sono manipolate, o da altri totem, mettila come vuoi ... Liberissime di farlo. In fondo è questo che pretenderei di misurare col voto popolare
#1594
Rngrazio niko e iano, scritti con la minuscola come si presentano, per la loro risposta, in cui iano dice a niko che il il vuoto o il nulla, o come lo vuoi chiamare etc etc ..... La mia domanda voleva chiedere se potesse esistere appunto il famoso etere. O meglio voleva chiedere se a livello teorico l'etere fosse negato fondandosi solo su basi empiriche. Immagino di no. Allora chiedo: se la teoria che presupponeva l'inesistenza dell'etere fosse concettualmente errata (non errata nella sua formulazione matematica), non vi sembra che tutte le teorie successive sarebbero tutte menzogne, anche se confermate da dati empirici?
Un giorno un mio amico che insegna matematica mi raccontava che per spiegare la teoria di Einstein in modo verbalmente più comprensibile forse sarebbe opportuno che fosse esposta usando un meta-linguaggio. Detto ciò, iano conclude dicendo che i filosofi continuano a pensare alla verità come qualcosa che si possa guardar da fuori.
E' proprio qui il punto nevralgico. Se non avessimo compreso in modo corretto la teoria della relatività, ci ritroveremmo a vivere mentalmente, oggi, nel 2022, come ai tempi di Hegel e Kant.
Quando Ipazia disse di questa modifica da "cosa in sé" a "cosa per noi", la filosofia ha fatto nè più ne meno quello che ha fatto la chiesa quando Copernico superò Tolomeo, cioè si è riaggiustata per tenere ancora in piedi il palco.
Quello era il momento di criticare il linguaggio, ma naturalmente vi è passata sopra. Perchè? Ai posteri l'ardua sentenza. Naturalmente le persone sincere con sè stesse vivrebbero mentalmente ancora così. Ma quelle meno sincere come vivono?
#1595
Citazione di: niko il 25 Gennaio 2022, 15:20:53 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Gennaio 2022, 20:09:38 PM
Leggendo il linkato tutto diventa molto chiaro e la verità ne trae giovamento:

Newton non ha premesso nulla (hypotheses non fingo) alla sua legge di gravitazione universale. Egli l'ha solo calcolata e ne ha tratto una formula.

Einstein si è spinto più in là nei calcoli ed ha pure modellato delle premesse, ma non ha falsificato nulla dell'intuizione originaria di Newton sull'attrazione delle masse in rapporto inverso al quadrato delle distanze. La novità einsteiniana è che le elevate velocità dei corpi celesti modificano l'attrazione gravitazionale. Tale correzione relativistica si è resa necessaria per calcolare i voli interplanetari.


Una piccola digressione sulla relativita' generale.


La faccio perche' ho visto che l'argomento e' uscito fuori spesso qui, e vorrei che ognuno si facesse un'idea di come radicalmente cambiano le teorie scientifiche e di conseguenza  la visione del mondo che ne risulta, e di come, anche se queste varie differenti teorie possono sembrare conciliabili in un unico progresso scientifico quantitativo, in cui la conoscenza semplicemente si accumula, o al limite anche in uno più qualitativo e implicante "rotture nette" di continuita', ma comunque sempre lineare, in cui il nuovo, una volta posto e definito, contiene e approfondisce il vecchio, in realta' spesso non lo sono affatto, intendo non sono davvero teorie conciliabili o riassumibili l'una nell'altra, e si deve preferire qualche teoria che abbia migliore praticita' o migliore concordanza con la realta', a scapito di altre, e non e' neanche detto che praticita' e concordanza con la realta' vadano insieme: alcune teorie possono essere migliori per un aspetto, e altre per l'altro.



Nella relativita' generale non c'e' attrazione gravitazionale tra i corpi e la gravita' e' una forza apparente, e soprattutto in essa l'inerzia e' un caso limite della gravita', ovvero l'inerzia e' la gravita' stessa in assenza di curvatura, laddove quindi la processione nella stessa direzione di uno o piu' corpi non implica ne' il ritorno prima o poi nella posizione iniziale di cio' che si muove, come avverrebbe se si muovesse su superficie curva (orbita), ne' un potenziale avvicinamento progressivo o impatto di cio' che si muove con tutti gli altri corpi dovuto semplicemente alla geometrica coincidenza delle varie traiettorie possibili lungo una stessa direzione su di una superficie curva ai poli (caduta libera).


La gravita' appare irresistibile, e l'equivalenza tra quiete e moto rettilineo uniforme logicamente necessaria, perche' muoversi verso il futuro, "infuturarsi", e' gia' un muoversi, nel senso che tale movimento verso il futuro e' indistinguibile, nella necessarieta' fisica delle sue conseguenze, dal muoversi in una direzione qualsiasi in assenza di altri punti di riferimento, e questo sia ai fini dell'avvicinamento ad altri corpi in moto, e ripetizione delle posizioni al completamento di un circolo, che si avrebbe su di una superficie curva, sia ai fini del non avvicinamento ad altri corpi in moto, e non ripetizione delle posizioni, che si avrebbe su una superficie piatta.


Quindi Einstein non finge ipotesi per la forza di gravita' ma fa' di meglio: dimostra che la gravita' non e' una forza, ma una caratteristica topologica dello spaziotempo che influenza le traiettorie e le loro conseguenze, stante che le traiettorie, in quanto riferite ai corpi, sono sempre in qualche modo necessarie, perche' nello spaziotempo niente e' fermo e tutto va' verso il futuro; una particella qualsiasi e' identica e coincidente alla sua stessa traiettoria, da cui non puo' prescindere perche' essa, quantomeno verso il futuro o, che e' lo stesso, quantomeno verso direzione indeterminata e localmente inosservabile perche' solidale al sistema, sempre si muove, e quindi ogni particella e' descrivibile con una linea, linea che indica, in fondo, nient'altro che l'attualizzarsi di un movimento potenziale nello spazio; i punti, nello spaziotempo, indicano meramente gli eventi, cioe' gli eventuali incroci, e in generale i possibili rapporti, istantaneamente considerati, tra le traiettorie dei corpi.


La difficile conciliabilita' in linea di principio tra le due teorie quindi, sta proprio nel fatto che la gravita' in una e' una forza e nell'altra no, come noi tutti anche nel senso comune, e a parte i terrapiattisti, non tendiamo a dire che e' opera di una forza misteriosa se correndo sulla superficie della terra in una direzione prima o poi torniamo al punto di partenza, o se percorrendo due meridiani diversi a pari velocita' e pari punto di partenza prima o poi andiamo a sbattere nel punto preciso del polo: diciamo che questa e' semplicemente la logica conseguenza della forma della cosa sopra la quale stiamo correndo, e appunto solo i bambini e i terrapiattisti si stupiscono di cio'.


Tutte le osservazioni si accordano con la relativita' generale, e non con la gravitazione di Newton, che ne e' un caso particolare, valido per buona approssimazione a basse velocita' e a basse energie, ed essa non e' attualmente nel museo delle teorie "superate" solo perche' al prezzo di un margine di errore tra osservazione sperimentale e teoria in molti casi (ma non in tutti!) trascurabile, offre ancora una semplicita' di calcolo incomparabilmente migliore di quella propria della relativita'.
Ma e' sempre bene ricordare che, disponendo, in una situazione ideale, di infinita capacita' di calcolo e di infinito tempo per fare i calcoli, tutto quello che si puo' calcolare e prevedete con la gravitazione newtoniana, si potrebbe calcolare e prevedere anche con la relativita' generale, viceversa non tutto quello che si puo' calcolare e prevedete con la relativita' generale, si potrebbe calcolare e prevedere anche con la gravitazione classica, o meglio se ci si provasse, si farebbero degli errori piu' o meno macroscopici dovuti non al fatto che il calcolo sia sbagliato, ma proprio al fatto che la teoria in se', e' sbagliata.


Ad esempio la gravitazione newtoniana non prevede e non calcola la processione esatta del perielio di mercurio, e non perche' qualcuno sbaglia a fare i conti, ma perché mercurio è abbastanza vicino al sole da risentire specificamente di effetti relativistici; il calcolo della processione del perielio fatto con le equazioni newtoniane sarebbe formalmente giusto, ma non si accorderebbe con le osservazioni: la necessita' di ricalcolare con la relativita' generale in questo caso e' epistemica, non tecnica.


Inoltre la gravita' non e' istantanea proprio perche' lo spazio e' il mezzo attraverso cui si propaga la gravita': se il sole scomparise nel nulla, la terra non fuggirebbe dalla sua orbita per i primi otto secondi: letteralmente, per un breve lasso di tempo farebbe come se il sole ancora ci fosse, proprio perche' ci vuole in generale un piu' o meno breve lasso di tempo, affinche' un segnale gravitazionale si propaghi nello spazio; secondo Newton invece, la gravita' e' istantanea, e allo scomparire della palla "sole", la pallina "terra" dovrebbe  perdere o cambiare la sua orbita istantaneamente: ora queste possono apparire differenze da poco, ma solo finche' non si capisce l'entita' della posta in gioco e la complessita' delle differenze tra modelli al di la' delle piccole e grandi differenze di previsione, e accordo della previsione con la realta': lo stesso Newton pensava che fosse piu' elegante della sua una possibile futura teoria in cui la gravita' fosse mediata da un mezzo, un mezzo a perturbabilita' cosi' istantanea da non essere mai osservabile, e quindi tale da rendere ragione in modo piu' completo dell'istantaneita' di perturbazione, prevista gia' dalla sua, di teoria; e pensava anche, e a ragione, che i posteri avrebbero trovato tale nuova teoria; quello che non pensava e' che il mezzo di propagazione della gravita' e' lo spazio stesso, e che lo spazio si perturba, guadagna o perde curvatura nel senso che ho descritto prima, alla velocita' della luce, e quindi finanche la gravita', e' quasi-istantanea, ma non e' veramente, istantanea: un mondo dove non esistono interazioni istantanee e' un mondo non dicotomico, in cui esiste sempre il medio tra due estremi.


Ciao niko, navighiamo dunque in anarchia, non mi spiace. Non mi intendo molto di fisica, ma visto che si parla di gravità volevo chiederti una cosa. Assumendo il logos (azione) come marchio dell'universo e ponendoci come osservatori dell'ipotetico bigbang come fosse il generato da altra causa, a noi sempre invisibile, finalizzata ad originare tutta la materia che vediamo. Se appunto tale causa fosse finalizzata in quale territorio eserciterebbe la sua causa? Nel cosiddetto nulla, o in qualcosa d'altro?
#1596
Citazione di: daniele22 il 23 Gennaio 2022, 09:01:36 AM

..... Se è così passiamo al punto in cui chiedo quale sia il livello di realtà di un sostantivo. Tu mi rispondi la semantica, immagino quindi il campo semantico del sostantivo.
Pertanto chiedo: da dove salta fuori il campo semantico di un sostantivo?
Mi verrebbe da dire dal campo semantico della cosa a cui si riferisce, cioè dall'uso che noi possiamo fare di quella cosa, o anche l'uso che può fare la cosa su di noi tipo quello che può far di noi un tornado.
Dunque, se il sostantivo fosse (e qui mi troverei già nel campo dell'artificio, oppure no?) una cristallizzazione della realtà della cosa, realtà datale dal noi poterla manipolare, non sarebbe già in origine nel sostantivo l'espressione del divenire della cosa a cui si riferisce? Come possiamo quindi negare l'esistenza di una "cosa per noi" e conferirla invece ad un fatto che si compone di "cose per noi" in movimento?
Immagino che possa accadere per il fatto che noi pensiamo che le espressioni della lingua possiedano una coincidenza con la realtà, mentre per me ne costituiscono solo una mappa. E qui di sicuro vi è un riferimento a Nietzche, ma io non conosco il suo pensiero
Volevo fare una correzione importante sul post di due giorni fa dovuta a distrazione.
Da un punto di vista ontologico (?), come possiamo quindi negare prima la "cosa in se" conferendola invece alla "cosa per noi", o fatto? Immagino che sia etc. etc
#1597
Citazione di: bobmax il 25 Gennaio 2022, 11:30:36 AM
Citazione di: daniele22 il 25 Gennaio 2022, 10:01:07 AM
Citazione di: bobmax il 25 Gennaio 2022, 09:16:10 AM

Noi chi?

Tu bobmax naturalmente. Tu in relazione a qualcosa. Nel caso specifico all'essere umano, dato che di fatto produci post in questo forum

Bene, quindi io.

La cosa in sé è per me.

E la cosa in sé coincide con la cosa per me.

Non vi è alcuna differenza.


Certo bobmax, non v'è alcuna differenza. C'è sempre qualcuno che sta fuori dal gruppo. A livello etico/morale l'unica cosa che mi imporrei trovandomi in questa condizione sarebbe quella di non entrare a far parte in pianta stabile di una banda. Però non lo sai se questo possa o no accadere, l'attimo è sempre in agguato, dipende da te e da cosa devi sacrificare per tradire te stesso
#1598
Ciao Eutidemo, i tuoi temi sono spesso per me motivo di spunto per riflessioni filosofiche. D'altra parte la filosofia entra dappertutto. La prospettiva illustrata nel Topic era di mia ignoranza. Nel tuo racconto, nella parte iniziale almeno, ho intravisto subito il paradosso del barbiere che non sa come comportarsi. Io lo risolvevo dicendo che il barbiere doveva radersi, a meno di non comportarsi come un Sickh praticante, cioè passare sotto il dominio di un'altra legge
#1599
Citazione di: bobmax il 25 Gennaio 2022, 09:16:10 AM

Noi chi?



Tu bobmax naturalmente. Tu in relazione a qualcosa. Nel caso specifico all'essere umano, dato che di fatto produci post in questo forum
#1600

Il momento è cruciale.
Grazie ad Ipazia siamo giunti finalmente davanti alla porta che genera le nostre divergenze sulla visione della realtà.
O si abbatte l'ostacolo, oppure bisogna rassegnarsi a ciò che sostiene fino ad oggi la filosofia che per simpatìa (fino ad un certo punto) associo all'onesta intellettuale di Ipazia e alla sua competenza.
L'informazione fornitaci da lei sul suggerimento di LW è fondamentale e ci dice in modo sottinteso che a formare le nostre idee sia l'azione e non le cose.
Riporto quindi l'attenzione su quello che sostengo sulla natura del sostantivo pretendendo che nella sua cristallizzazione (fermezza dell'immagine) contenga invece (come informazione) la sua natura diveniente.
Questa dunque è la mia ipotesi. Confermandola il gioco è fatto e la strada che conduce alla realtà diveniente è tutta in discesa, negandola mi ritengo sconfitto e mi adeguo alla conoscenza filosofica vigente.

#1601
Citazione di: bobmax il 24 Gennaio 2022, 13:43:29 PM
Citazione di: daniele22 il 24 Gennaio 2022, 11:13:23 AM

.... Dico pertanto: se non esiste la cosa in se', o la cosa "per noi" dato che Ipazia ha corretto giustamente tale definizione  di "cosa in sè", allora ha senz'altro ragione bobmax nel dire che esiste solo il nulla. Ma "tra la cosa in se" e la "cosa per noi" sussiste un differenza fondamentale che fa divenire l'enunciato di bobmax quello che enuncio io: se non esiste "la cosa per noi" allora esiste solo il morto.

Non vi è alcuna differenza tra "l'esistenza della cosa in sé" e "l'esistenza della cosa per me" (non è mai un per noi ma sempre un per me).

Perché l'esistere è sempre e solo per il soggetto: me stesso.

Ciò premesso, condivido pienamente:
Citazione
se non esiste "la cosa per noi" allora esiste solo il morto.

Questa osservazione è cruciale!

Esiste solo il morto.

Ma adesso, che si rivela morto, ossia vuoto meccanismo... vi è comunque amore oppure no?




No bobmax, la "cosa per me" è diversa dalla "cosa per noi", giacché l'essere umano sembra vivere  sin dalla notte dei tempi in gruppo, e questo ha un peso. Chiaro che la "cosa per me" pesa di più della "cosa per noi".
Anche da morti, cioè nel nostro stato attuale, l'amore c'è sempre, così come l'odio, e si tratta di roba autentica, non falsa. Per cogliere il valore dell'amore falso, bisognerebbe rispondere alla domanda in un certo senso buddhista sulla diversità tra "amore" e "attaccamento all'amore".


Ho guardato un attimo Nietzche e Gesù. Mi è parso di aver capito che Gesù non fosse proprio il modello del superuomo anche se ne sarebbe stato un annunciatore. Confermo ancora la mia opinione che Gesù corrisponda al cento per cento ad un modello di superuomo, col suo carattere naturalmente. E anche buddha penso lo sia stato.



#1602
Citazione di: bobmax il 22 Gennaio 2022, 12:32:52 PM
Se non esiste la cosa in sé, allora non esiste nulla.

Nemmeno il soggetto, che altro non è che un riflesso della cosa in sé.

Quindi va benissimo ipotizzare che la cosa in sé non esista, ma poi occorrerebbe trarne le dovute conseguenze...

Che la cosa in sé non esista... è comunque necessario.

Necessità squisitamente etica.


Prendo spunto dal primo enunciato di bobmax e lo modfico a mio piacimento, soprattutto perchè non so se a bobmax sia nota una definibile sostanza del sostantivo.


Dico pertanto: se non esiste la cosa in se', o la cosa "per noi" dato che Ipazia ha corretto giustamente tale definizione  di "cosa in sè", allora ha senz'altro ragione bobmax nel dire che esiste solo il nulla. Ma "tra la cosa in se" e la "cosa per noi" sussiste un differenza fondamentale che fa divenire l'enunciato di bobmax quello che enuncio io: se non esiste "la cosa per noi" allora esiste solo il morto.


Parlando di superuomo intendo dunque: Se personaggi come Gesù sono considerati come esempi di superuomo, allora lo spirito di Nietzche può considerarsi ancora in vita, altrimenti è morto
#1603
Citazione di: Ipazia il 23 Gennaio 2022, 22:15:54 PM
Citazione di: L.Wittgenstein - Tractatus logico-philosophicus6.52 Noi sentiamo che anche qualora tutte le possibili domande scientifiche avessero avuto risposta, i problemi della vita non sarebbero stati ancora neppure toccati. Certo, allora non resta più domanda alcuna, e questa appunto è la risposta.   
L'etica inizia qui.


Io sento il contrario naturalmente. Mi vien tra l'altro da ridere pensando a tutti questi pensatori di lingua germanica che sembrano dominare il mercato filosofico, popolo molto irrequieto a dir poco. Somos italianos Ipazia !! Italia Germania 4 a 3.
Scherzi a parte, L'enunciato che mi proponi esprime una fede, come del resto la esprime il mio opponendosi a quello. Ma c'è una differenza tra il suo e il mio ed è che il procedere assecondando il suo dettato evidenzierebbe una criticità qualora si ammetta che le persone attualmente non si fidano più di nessuno. E' un'informazione da prender come buona questa? Di conseguenza, applicare un'etica arbitraria all'interno di un tessuto sociale pervaso da un clima di sfiducia equivale a formare un partitello da 5 per cento se ti va bene.


Dopodiché, il filosofo, quando cita un filosofo, dovrebbe farlo di modo tale che l'interlocutore percepisca nell'immediato la verità o la fasità della citazione. E questo dovrebbe essere il senso nicciano del bisogno di eliminare l'interprete dietro l'interprete. Pretesa più che giusta in materia filosofica, dato che ogni persona è competente a giudicare il proprio o l'altrui pensiero. Ora succede però che io, persona incompetente di scienze naturali, debba fidarmi degli scienziati. Così facendo mi pongo nella situazione di essere un interprete dietro ad un altro interprete (il manuale di studio). Allora dico che qui sì è giustificabile la figura dell'interprete dietro l'interprete, mica possiamo sapere tutto (intendendo il sapere come "si conosce solo ciò che si fa"). Ora succede però ancora che qualcuno dica che ti iniettano un fluido (il vaccino) che modificherà il tuo pensiero. Ovvio è che colui che dice queste cose non sia quasi certamente uno scienziato. La domanda è: questa persona è folle, è ignorante, è in malafede, o ha semplicemente ragione? Puoi dar la risposta che vuoi, ma la mancanza di fiducia resta, e sia io che te ne siamo la prova. La differenza sta nel fatto che io ho però tradito di sicuro la mia ragione vaccinandomi volontariamente, e di fatto così facendo mi son fidato. Ma io non mi fido affatto, ho semplicemente fatto una cosa che ho ritenuto di buon senso in base a motivi che però prescindono dalla mia ragione. Che etica puoi proporre dunque in questa società?
Se ha fallito Silvio che proponeva l'etica imperante esasperando ancor più il culto dell'immagine. Se ha fallito il movimento 5 stelle, mettendo in evidenza la loro contraddizione che consiste nell'esser di fatto divenuti parte del sistema quando volevano buttarlo per aria. Dimmelo tu dunque


Ps: @Freedom. In relazione all'ultimo post: ti do ragione. Parliamone se vuoi, cerco solo un interlocutore aperto

#1604
Citazione di: Ipazia il 23 Gennaio 2022, 14:58:35 PM
Lungi da me negare l'inumana traduzione ideologica della scienza in scientismo con un accrescimento esponenziale della malvagità umana tecnoscientificamente assististita fino al nichili$mo dilagante che riduce l'umano a sorcio da laboratorio per sperimentazioni socio-biotec.

Ma preso atto di ciò, la soluzione non è vagheggiare molteplicità di saperi vagamente sovrapposti e autonomi, ma definire i limiti dell'etica e della bioetica invalicabili per ogni carogna scientista. Liberarando al contempo il tempio della scienza dal nichili$mo mercatista.

La soluzione al problema è politica, separando ciò che appartiene all'etica da ciò che è ricerca scientifica e liberando entrambi dalla inumana dittatura del Mercato capitalistico.

Se non si supera - abbattendolo per sempre - questo ostacolo, ogni illusione di sapere spirituale redentivo è aria fritta.


Ahhh! Ipazia, capisco il tuo sfogo. Se ho detto delle cazzate segnalamelo per favore, ma non prendermi in giro, por favor. Ipazia, il mio intelletto purtroppo mi impedisce di definire un'etica senza qualcosa che la fondi.
Ma visto che ci tieni tanto non posso che affidarmi alle ultime 2 domande Kantiane, ma sono io in prima persona a rispondere, non Kant. Cosa devo fare e cosa posso sperare.
Cosa devo fare? Convincere il ministero della pubblica istruzione in modo esplicito sulle novità svelate dalla risposta alla prima domanda (produrre una esaustiva teoria della conoscenza incontrovertibilmente verificabile con metodo scientifico)
Cosa posso sperare? Posso sperare che vi sia una spinta spontanea (il motore di Kobayashy), anche se ostacolata almeno dapprincipio, ad affermare gradatamente un'etica fondata sul valore della fratellanza. Questa è naturalmente la speranza ottimistica, ovvero la mia personale. Però c'è un problema cara Ipazia. Cosa si intende per "fratellanza"? Questo te lo può dire solo la risposta alla prima domanda



#1605
Volevo fare un appunto importante a mio vedere. Quando ci si addentra nei campi di confine tra essere umano ed essere pre-umano sicuramente pesa la realtà in capo ad una donna di fronte a quella in capo ad un uomo, tutte e due inconoscibili, ma non per questo poco invasive. Mi sbilancio. Si gradirebbe molto un presidente donna