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Messaggi - paul11

#1591
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
08 Marzo 2017, 11:14:16 AM
Citazione di: Eretiko il 08 Marzo 2017, 10:15:42 AM
Citazione di: paul11 il 07 Marzo 2017, 20:55:18 PMCi azzecca invece, Perchè l'Europa chiede riforme sulle pensioni e il job act appoggiate dal FMI? Perchè non detassano da anni il reddito da lavoro,come anche le intenzioni di Renzi, ma poi ritirate e alzano quelle sulle rendite e sui beni di lusso? Perchè si crede ancora che l'economia non sia ideologia quando lo è chiaramente nel momento in cui si scelgono indicatori invece di altri? Chi c' è dietro il potere dei commissari europei, chi esprime veramente la volontà politica dell'Europa: i popoli o gli interessi di chi? Che i nostri gruppi dirigenti , valgano poco o niente economicamente, imprenditorialmente,politicamente., salvo rari casi ..... beh è la storia che lo dichiara.
Non hai risposto alla mia domanda, quindi te la pongo di nuovo: perché sei sicuro che il problema occupazionale italiano sia causato dall'euro e dall'Europa? Possiamo anche discutere sulla scelta di stare dentro o fuori, ma chi "costringerà" a spostare parte dell'ingente ricchezza italiana (ripartita in modo mostruosamente sproporzionato) dalle rendite passive alla produttività? Pensi veramente che sia colpa dell'euro e dell'Europa se solo il 5% della ricchezza nazionale partecipa alla crescita? Chi può creare occupazione se non le imprese? Credo che vale la pena riflettere sui numeri, che ci danno qualche certezza in più rispetto alle sensazioni o ai discorsi da bar: e i numeri dicono che l'imprenditoria italiana è poco propensa a mettere i soldi propri nelle imprese, e molto propensa a ricorrere all'indebitamento pur di accantonare ricchezza sempre maggiori; quando la crisi finanziaria, scaturita guarda caso sempre dall'indebitamento privato, ha provocato la stretta creditizia delle banche, l'impresa italiana ha sofferto di più proprio perché restia ad utilizzare le risorse finanziarie proprie, scaricando così la crisi sull'occupazione e sui salari, con il paradossale risultato che i ricchi sono diventati più ricchi, i poveri più poveri, e contemporaneamente la famosa classe media è stata mangiata dal credito al consumo. Un provvedimento che il governo italiano potrebbe adottare immediatamente per redistribuire una parte della ricchezza totale? Ripristinare la tassazione sugli immobili, in modo progressivo, sul modello americano. E adesso chiediti per quale motivo sono contrari a una misura del genere proprio coloro che propongono insistentemente "fuori dall'Europa".

le risposte le avevo già date nei post precedenti.
Comunque...
L'Europa pretende dei vincoli del rapporto di bilancio, in cui il debito pubblico non può salire rispetto al pil oltre la soglia , se non ricordo male, del 3%.Lo stato italiano deve lavorare solo sui suoi bilanci e contare su se stesso,se non mutano le condizioni imposte dall'Europa.
Significa o manovrare sul lato dell'entrate: fisco o indebitamento, o aumentare il pil .Ma se aumentano le  tasse ,strozzano l'economia, perchè l'investimento autofinanziato dal privato è parte o tutto il valore aggiunto reinvestito
Se si indebitano, rimandano  il problema ,ma cresce il debito pubblico comunque.
Il pil è dato dai movimenti praticamente del valore aggiunto interno ed export.

Più la platea  della forza produttiva si restringe e più sono bassi gli incrementi in cifra assoluta.
Gli investimenti sono di carattere intensivo e non estensivo, significa che nell'evoluzione economica investire 100 in capitale dava lavoro a 10; oggi dà lavoro a 3 (è solo un esempio per dare l'idea).Quindi gli investimenti sono soprattutto in costi fissi, perchè sistemi e macchine non le licenzi o mandi in cassa integrazione, sono lì fissi e bisogna saturare le ore lavorate per abbassare i costi di ammortamento e manutenzione

Ricapitolo, Lo Stato italiano non può avere molto "gioco" sulle leve economiche per creare sviluppo ,se non mettendo"gocce" nel sistema, quando invece serve una terapia d'urto.
E comunque bisogna sapere che l'economia mondiale ,ribadisco, per evoluzione tecnologica e delle dinamiche dei mercati, tende ad avere impianti ad altissima capacità produttiva, con linee di produzione elastiche e flessibili che i sitemi
Vuol dire che il rapporto dei costi produttivi è passato dalla componente lavoro umano a scemare ,mentre si sono alzati le materie prime, ma soprattuto sono i costi strategici degli investimenti nella progettazione e costruzione della fabbrica che incidono.
Quindi altissima produttività, segue la domanda del mercato in maniera flessibile ed elastica, abbassando i costi finanziari e loigistici di magazzini e distribuzione. Esempio? quarant'anni fa una fabbrica produceva 100 con 1.300 persone che lavoravano; oggi quella stessa fabbrica produce 150 con trecento persone, quindi aumento della produzione oraria e abbassamento dei lavoratori: questo è orma iimprescindibile.
Capire questo  è fondamentale: dove sono finiti i valori aggiunti? Il sistema finanziario ,sembrerà strano, ma è cresciuto al crescere delle risorse dei valori aggiunti liberati dai i rami produttivi economici.Perchè que lvalore aggiunto è diventato profitto e risparmio al netto del reinvestimento del valore aggiunto; ecco perchè vedi la situazione fotografica attuale dll'Italia in patrimoni e risparmi privati in un certo modo.
Se cala la  fiducia, o non conviene reinvestire, le persone non reinvestono e consumano meno, rimandando alcune tipologie di acquisto di beni, per quanto la BCE possa immettere nel mercato liquidità e abbassare a praticamente a zero il costo del denaro(il saggio di sconto bancario)

Quindi e finisco, quando gli economisti stimano che all'aumentare di 1 punto percentuale di pil nazionale corrispondono tot numero di lavoratori da assumere, questo rapporto tenderà sempre più a scendere. Perchè la tecnologia è progettata per essere elastica, flessible, veloce nell'informazione dei dati e in tempo reale
Significa che la politica degli investimenti  produce e produrrà sempre meno lavoro umano da occupare.

Da una parte problema strutturale italiano(deindustrializzazione e e delocalizzazione), possibilità di intervento dello Stato poco, nelle attuali situazioni di vincolo europeo, ma dall'altra bisogna sapere che il capitalismo produrrà sempre meno occupati con lo sviluppo, fino a quando lo sviluppo non produrrà più lavoro per assurdo.

Il problema è politico perchè l'occupazione è una variabile dipendente e la più sacrificabile.
E' politico non tassare con la patrimoniale, quindi le scelte
E' politico costruire indici come debito pubblico/pil
#1592
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
07 Marzo 2017, 20:55:18 PM
Citazione di: Eretiko il 07 Marzo 2017, 18:46:38 PM
Citazione di: paul11 il 07 Marzo 2017, 13:48:18 PMOra datemi una soluzione a breve sull'occupazione in queste condizioni? Non è stando in Europa, a meno che si ricontrattano i termini degli indicatori economici da tenere sotto controllo indebolendo l'area euro rispetto alla competizione globale, oppure si fanno scelte come il brexit Semplice ,si chiudono le frontiere e si procede a battere una propria moneta.
Direi che è il caso di riflettere sulle nude cifre: la neutralità dei numeri ci richiamerà alla cruda realtà. I dati sono relativi alla fine del 2010, non recenti ma ci aiutano a capire. La ricchezza totale degli italiani era, fine del 2010, pari a 9.800 miliardi di euro così ripartita: 58% immobili - (6% sono capannoni, negozi e uffici, il resto abitazioni). 37% attività finanziarie - (depositi contanti, titoli pubblici, azioni, riserve assicurazioni). 5% beni di valore e da impianti, macchinari, scorte, attrezzature, brevetti, avviamenti (le cosiddette attività reali). Sicuramente gli italiani sono un popolo di risparmiatori, ma quei 9.800 miliardi si spiegano forse anche con l'elevata evasione ed elusione fiscale. Ma quello che colpisce è che solo il 5% di questa ricchezza è produttiva, il resto è solo rendita passiva: una ricchezza privata immensa che però non produce crescita, non produce occupazione. E a leggere le statistiche del 2010 si scopre qualcosa di più tragico: la percentuale dell'attivo di bilancio delle imprese italiane finanziata con il capitale proprio è pari al 12 per cento (in Francia il 30 e in Germania il 34) e l'88 per cento è coperto dal debito. E questo spiega in parte perché la crisi finanziaria delle banche ha provocato in Italia una forte crisi occupazionale: no credito dalle banche, no investimento degli imprenditori che sono rimasti in difesa della loro rendita, calo dell'occupazione. Ma i problemi non finiscono qui: accanto al debito pubblico (che non è il vero problema dell'Italia), si affianca un notevole debito privato (questo si che è un problema), in parte delle famiglie, molta parte delle imprese, moltissima parte degli istituti finanziari, con il pessimo risultato che anche se il nostro debito aggregato (pubblico + privato) è in linea con quello di Francia e Germania, la nostra struttura economica (imprenditori che giocano in difesa) non riscuote fiducia all'estero (come non dargli torto?) provocando le solite tensioni sul nostro debito pubblico. Gli imprenditori di tasca loro ci mettono poco, pochissimo, e infatti uno dei vincoli alla crescita di quelle imprese è che sono poco capitalizzate e molto indebitate. I loro proprietari preferiscono mettere i soldi in appartamenti, beni di lusso e nella finanza piuttosto che nelle aziende, e infatti loro sono ricchi e le aziende povere. Ora vorrei cortesemente che qualcuno mi spieghi cosa "ci azzecca" con l'euro e con l'Europa la situazione di cui sopra. Però nel frattempo un governo coraggioso potrebbe iniziare a tassare le rendite improduttive e detassare il lavoro e il reddito, anche se sono sicuro che l'idea di una "patrimoniale" farebbe insorgere tutti quegli imprenditori piccoli medi o grandi che gli piace fare "impresa" a debito tanto prima o poi qualcuno pagherà.

Ci azzecca invece,
Perchè l'Europa chiede riforme sulle pensioni e il job act appoggiate dal FMI?
Perchè non detassano da anni il reddito da lavoro,come anche le intenzioni di Renzi, ma poi ritirate e alzano quelle sulle rendite e sui beni di lusso?

Perchè si crede ancora che l'economia non sia ideologia quando lo è chiaramente nel momento in cui si scelgono indicatori invece di altri?

Chi c' è  dietro il potere dei commissari europei, chi esprime veramente la volontà politica dell'Europa: i popoli o gli interessi di chi?

Che i nostri gruppi dirigenti , valgano poco  o niente economicamente, imprenditorialmente,politicamente., salvo rari casi ..... beh è la storia che lo dichiara.
#1593
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
07 Marzo 2017, 13:48:18 PM
Eutidemo,
 rispondo sui due temi in cui siamo non proprio combacianti.
Il primo è che l'interpretazione che dai all'edonismo sarebbe corretta, ho utilizzato il condizionale.
Perchè in realtà non funziona affatto così.basta leggere il pensiero di Von Hayek. L'edonismo è il principio e il ccoperativismo è la risultante.
E' una fandonia, perchè in natura non esiste l'accumulazione e la capitalizzazione degli interessi..
Non c'è il leone che stermina la gran parte delle antilopi, le tiene in frigorifero e le rivende a caro prezzo per scarsità della stesse. 
L'organizzazione umana è artificiosa ,quella naturale segue un suo ordine che non è precisamente il nostro tant'è che la nostra economia spesso collide con la natura.

Ma poi, un'economia che ritiene l'occupazione di persone umane dentro orgaanizzazioni umane una variabile dipendente dal profitto, ma cerchiamo di ragionarci non ideologicamente: ma ha senso? Una persona umana di fato dichiarata in esubero dal sistema, ma come può sentirsi se non umiliato? Poi parliamo di suicidi, poi parliamo di disagi sociali e delinquenza? Quindi tutto quello che comporta lo stato di disoccupato specialmente se ha responsabilità di familiari a carico?

Sul secondo problema non siamo in disaccordo.
No ho ma iscritto che i problemi attuali sono storicamente dati da altri: la colpa è italiana anche quella di essere andati in Europa. con problemi strutturali.Nessuno ci ha obbligato, per quanto ne sappia, ad andare in Europa.
E quì rispondo anche a Sariputra.
Un buon padre di famiglia prima di contrarre altri debiti salda il passato per non indebitare anche i figli.
Purtroppo abbiamo questa classe politica ,che non è solo l'attuale, di cui non voglio quì dare attributi volgari.

Il problema è oggi, ed è sull'oggi che focalizzo la soluzione è inutile piangere sul latte versato., quello ci fa ulteriormente arrabbiare.
Il problema è che l'Europa non h ascadenze pe costruire un aunità politica e magar ifederale di Stati, non si capisce nè dove ,nè come ,nè quando. Intanto questa area euro sta condizionando fortmente tutti gli Stati che n esono annessi, con un paradosso economico del libero mercato, che ch ista bne starà meglio, chi sta male starà peggio. Ci sta guadagnando la Germania, non l'italia se non l oabiam oancora capito.

Perchè i vincoli di spesa legati al PIL sono una contraddizione in termini economicamente. Mantiene la valuta forte, vale a dire l'euro, ma uccide le economie interne agli Stati strutturalmente deboli.
La valuta forte aiuta chi è forte strutturalmente e ha bilance commerciali favorevoli import/export.
Noi siamo industrialmente addirittura impoveriti, lo Stato non potendo spendere  può investire in  opere pubbliche in maniera limitata, intanto il PIL aumenta sì rispetto all'anno scorso, ma andiamo a vedere prima della crisi dove eravamo per farci un'idea degli ultimi sette anni cosa abbiamo perso o guadagnato, per capire il trend che ci aspetta.
Lo Stato si finanzia in due maniere: con i lfisco o accedendo ad ulteriori debiti che pagano  i vecchi debiti. Non possiede la potente leva monetaria , non ha una  sua moneta, non ha una sua banca centrale con poteri monetari.
Alza il livello fiscale che è praticamente come il tasso della disoccupazione giovanile? 50 % del reddito? 
Cosa rimane allora nel bilancio dello Stato dalle partite coerenti e in conto capitale? Così poco che il problema è anche l'autofinanziamento di Comuni e Regioni con addizionali IRPEF. ma ci rendiamo conto che lo Stato è affamato per solo mantenersi, che le imposizioni fiscali sono al limite della convenienza di produrre o non produrre, che la forza lavoro attiva scende, che i tassi di natalità scendono, che i tassi di invecchiamento salgono?Che entrano due africani ed esce un italiano con sperpero di denaro delle famiglie e della scuola pubblica per avere formato un emigrato, con saldo professionale negativo fra italiano e africani.( non sono razzista, sia chiaro, è solo un discorso prettamante economico) eccetera, eccetera

Ora datemi una soluzione a breve  sull'occupazione in  queste condizioni? Non è stando in Europa, a meno che si ricontrattano i termini degli indicatori economici da tenere sotto controllo indebolendo l'area euro rispetto alla competizione globale, oppure si fanno scelte come il brexit

Semplice ,si chiudono le frontiere e si procede a battere una propria moneta.

La stessa regola monetarista dice che uno Stato può aumentare a dismisura la sua massa monetaria, intanto il denaro non è correlato assolutamente al valore reale delle merci, da quando si è persa l'unità con l'oro. Lo può fare talmente da fare ameno di avere una fiscalità, si autofinanzia battendo moneta.
Ma perchè infatti le frontiere sono chiuse? Poprio perchè se si esce nello scambio internazionale la moneta sovrana a corso legale e forzoso dentro una giurisdizione è soggetta al mercato valutario che correla il potere delle singole unità delle monete sovrane .In poche parole significa che per comprare un dollaro ci vuole un camion di lire. Ecco perchè si chiudono le frontiere perchè  il problema è risolvibile solo con le proprie forze internamente.
Il default è uno scenario possibile , se il Paese si isola e pianifica un rientro strutturale di tutti i rami e settori produttivi interni grazie al potere monetario interno.Finita la fase ricostituente, che non deve essere troppo lunga, allora s rientra nella competizione globale.

E' preferibile una ricontrattazione in ambito euro. Ma bisogna essere realisti Dai pellegrinaggi Renzi ha ottenuto poco o niente se non l'incipit che bisogna fare riforme e Renzi ci è caduto pure. Leggo che praticamente tutte le forze politiche optano per questa scelta di rinegoziare con l'Europa per focalizzarsi sullo sviluppo. ma dobbiamo sapere che lo sviluppo  produrrà sempre meno lavoro rispetto al passato.
#1594
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
07 Marzo 2017, 01:32:43 AM
Caro Eutidemo,
forse non sono chiari i trattati che l'Italia  ha firmato con la Ue, i vincoli di bilancio, il problema strutturale italiano?
Se pensiamo che da Berlusconi , passando per Monti e arrivando fino a Renzi , da sette anni non caviamo un ragno da un buco con una disoccupazione giovanile che nonostante il job act produce ill 50% circa, pensi che con le aspirine sia possibile rinvenire questo malato?

Forse non è chiaro quanti partite iva sono state annullate e quante imprese hanno chiuso?
Forse non è chiaro che nonostante l'abbassamento reale del costo del lavoro arrivano pochissimi investimenti produttivi esteri, anzi se ne vanno?

Ma soprattutto mi pare che non vi è chiaro a te ed Eretiko che gli investimenti produttivi sono intensivi e non estensivi, significa alta produttivitò con alta automazione di sistemi con fabbriche elastiche e flessibili  e contratti di lavoro precari, perchè il contratto a tempo indeterminato dei nuovi assunti è precarizzato.
Oggi no si aumenta la platea del numero di industrie, si intensificano le sinergie  economie di scala, risultato una industria e non tante industrie, super produttiva dove la saturazione impiantistica abbassa i costi fissi e variabilizza il costo del lavoro che per natura sarebbe fisso, precarizzandolo.
Non è ancora capito che da circa quarant'anni, dalla prima grande ristrutturazione e riconversione industriale, l'operaio massa non esiste più, che l'informatica ha automatizzato le contabilita, che persino gli informatici, le manutenzioni sono terziarizzati come i call center?
A me pare che non siano assolutamente chiari i termini di cosa voglia dire lavoro oggi, a prescindere dall'occupazione.
Oggi si parla di fabbrica e industria 4.0. ,di start up.

Gli investimenti si caratterizzano per alti costi finanziari e bassa occupazione e alta produttività in funzione della domanda diventa elastica per abbattere i costi di allestimento macchina.
Vuol dire che le linee produttive sono già progettate con macchine utensili elastiche e polifunzionali che cambiano in funzione di diversi formati del prodotto.Il core business è il prodotto finale in funzione della domanda immediata che arriva dalle logistiche e dai venditori.

il lavoro è passato dal fisico manuale, a quello di controllo fino a quasi far sparire i diretti sulle linee, mantendo gli indiretti che allestiscono le linee .Tutto il processo è sotto controllo da sistemi, interfacce utente programmabili alla partenza della linea, pulizia e piccola manutenzione.Il tutto per abbassare l'ora/qle o ora/prodoto finito sotto i controller di gestione industriale degli standard produttivi a partire dalla distinta base dei costi.
La contraddizione è  di come la società umana gestisce la tecnologia che  vivendola antagonisticamente invece come liberatrice del tempo di lavoro:questo è l'assurdo economico.
Abbiamo inventato la ruota per passare dall'attrito radente a quello volvente e fare meno fatica e con l'industrializzazione scopriamo che è in antitesi con il concetto reddito salariale o stipendio= lavoro.

Questo sistema non reggerà alla lunga, gli scoppierà la contraddizione, perchè la tecnologia incorpora il lavoro, è più sicura perchè fa meno errori umani è più standardizzabile.
L'unico problema è che richiede investimento in costi fissi, una macchina non la si manda in cassa integrazione o l si licenzia è soggetta ad ammortamenti in conto capitale, quindi la strategia del piano industriale è decisiva nella logica del mercato competitivo.

Non è chiaro che le spole da Monti a Renzi che passavano più tempo in Europa che in Parlamento è richiedere maggiore elasticità nel rapporto PIL/debito pubblico?.Non avendo una moneta nazionale, l'area euro è irrigidita
sulla politica della Banca Europea a sua volta collaterale al Fondo Monetario Internazionale che ha politiche chiaramente liberiste e radical capitalistiche.

L'italia ha poco o niente nei settori chiave internazionali ,basta guardare le classifiche mondiali per rami, per settori, dalle banche alla siderurgia, dall 'informatica all'auto.I marchi italiani sono quasi tutti stati venduti.

Adesso facciamo un compitino, siete i prossimi capi del governo italiano e dovete trovare una soluzione a breve occupazionale ed economica in genrale italiana:cosa si fa?
Perchè è questo il tavolo dove si giocheranno le prossime elezioni politiche, ed è per questo che appaiono vincenti le destre nazionalistiche. Quì non si tratta di parlare dell'occupazione del lappone, quì si tratta che o l'itali asi riprende velocemente oppure girando pochi soldi il PIL rimarrà striminzito, il debito pubblico non scende e non può investire più di tanto in grandi opere, gli torneranno meno soldi come fisco se non si sviluppa l'economia, per cui il circolo vizioso è senza fine e via di uscita.
O cambiano i vincoli di bilancio in area Europa o l'Italia da sola non può uscire dai suoi problemi strutturali che la crisi evidenzia.Mi sembra chiaro che noi ci sviluppiamo poco e siamo sempre indebitati nonostante il 50% del reddito torni come imposte dei più svariati tipi allo Stato. Significa che non ha vie di uscita una manovra economica, anzi i ragionieri contabili europei impongono restrizioni e ammonimenti .

Allora cosa si fa nel breve periodo, sapendo che più passa il tempo e più si strutturalizza la deindustrializzaizone la delocalizzaione, la terziarizzazione e soprattutto sapendo che investimenti non equivalgono più a occupazione come decenni fa, come il lavoro non portando occupazione non porta più al reddito.
La fabbrica 4.0 è legata al  salto del capitalismo strutturale degli ultimi decenni .le vecchie medicine non funzionano più
#1595
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo/Assolutismo
06 Marzo 2017, 14:03:27 PM
E' colossale anche solo discutere di assolutismo e poi anche di relativismo.
Quindi espongo per somma sintesi quello che penso.
A mio parere è centrale la coscienza, quello che Sariputra chiama fantasma-io, probabilmente.
Nella coscienza si forma la certezza sensibile, la percezione, vale a dire il fenomeno mondano e dall'altra il concetto deduttivo, ciò che le percezioni inducono nella coscienza ad una sintesi che si proietta nel concetto astratto che unifica, :il Tuto, l'Uno,l'Assoluto.
Si potrebbe dire che il momento di sintesi dell'induttivo è la cosmologia del big bang come inizio e origine. la cosmogonia che ci viene dalle scienze antiche  ne è correlazionata.
Quindi è il come la coscienza, intesa da una parte come agente conoscitivo attraverso l'esperienza nel divenire in cui i fenomeni naturali si manifestano e dall'altra come il non manifesto ed eterno ,come origine ,come principio unificatore e sintesi totale costruisce l'ordine e i domini in cui l'agente conoscitivo con l'intuito, l'induttivo e il deduttivo svela ciò che è nel mondo e ciò che è in noi come relazione con l'origine.

la mia personale atipicità, nel senso di modo di pensare, è che la coscienza è il luogo della problematizzazione che si esprime linguisticamente  nell'ontologia, nell'epistemologia ,nella fenomenologia. Quindi tutto ciò che sta fra il principio originario assoluto e quello che vedono i miei occhi per orientarmi alla sopravvivenza nel mondo è nell'esercizio del dubbio,   della correlazione, della contraddizione stessa fra l'astratto come concetto non ancora unitario e il fenomeno come esperienza della coscienza nel mondo.

Quindì il mio è un Assoluto che si relativizza, se quest'ultimo viene inteso come momento in cui fra conoscenza acquisita e coscienza si forma la problematizzazione dell'in-comprensione, come momento del contraddittorio dialogico fra il sè e il sè o fra il sè e i nostri simili come nel forum.
#1596
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
06 Marzo 2017, 09:47:28 AM
Citazione di: Eutidemo il 06 Marzo 2017, 07:12:42 AM
Citazione di: paul11 il 05 Marzo 2017, 13:59:52 PM
Se si accettano implicitamente un paradigma iniziale, che l'economia è fondata sull'edonismo e la forma, che è il capitalismo , i due fenomeni della sovrappopolazione (rispetto a cosa diciamo che c'è sovrappopolazione?) sono effetti che a loro volta rientrano nel mercato del lavoro come cause e quindi non solo abbassano o mantengono i livelli salari/stipendi dei prestatori d'opera con contratto di lavoro  subordinato, ma ne minano i diritti, alla faccia della menzogna dell'economia democratica, si veda il job act.
Non c'è soluzione nel paradigma e nella forma, si assisteranno alle contraddizione fino al limite che consente la pace sociale.

La forte contraddizione è anche giuridica,come ben saprai, Il lavoro è un concetto politico sociale che deriva da una filosofia morale in quanto implica un uomo con la sua dignità , oppure è semplice pedina economica, quindi risorsa come il capitale o materia prima?

Quando un'azienda può chiudere gli stabilimenti in Italia poichè ritiene conveniente andare altrove e lascia senza lavoro e quindi reddito centinaia di lavoratori e famiglie relative: è giusto? La risposta del sistema economico politico che si estrinseca nel diritto è sì.quindi gerarchicamente l'economia imprenditoriale è superiore alla dignità umana delle persone in quanto economicamente lavoratori.Se questa non è una contraddizione?............


Caro Paul11, l'economia non è fondata sull'"edonismo", bensì sul meccanismo dei fattori della produzione del reddito -immobili, capitale e lavoro-, che non rientrano in un astratto paradigma teorico, bensì nella mera constatazione della realtà: più un bene è raro e più costa, più è diffuso e meno costa (sebbene al "valore" concorrano anche altri elementi, e ci siano varie teorie al riguardo).
In ogni caso, il "capitalismo", non c'entra niente, perchè è un fenomeno che si è sempre verificato nella storia; o, quantomeno, sin dai tempi dell'agricoltura (ma probabilmente anche prima).
Quanto a "rispetto a cosa diciamo che c'è sovrappopolazione", mi sembra ovvio: rispetto alle risorse disponibili...specie in prospettiva futura.
Sono invece perfettamente d'accordo sul fatto che l'attuale capitalismo (o meglio "finanzcapitalismo"), aggrava notevolmente il fenomeno, perchè impedisce una più equa redistribuzione delle risorse: ed infatti, dal rapporto di Oxfam sulla ricchezza nel mondo, risulta che l'1 per cento della popolazione mondiale possiede più del restante 99 per cento e che questo divario si sta allargando sempre di più!
E questo è INACCETTABILE!!! >:(
Ma io avevo affrontato un problema diverso.
Ed infatti è ovvio che, in caso di naufragio, tutti i superstiti dovrebbero dividersi equamente i viveri a disposizione nella scialuppa, ma:
- se i prepotenti si accaparrano più viveri dei più deboli, i primi -in ipotesi- sopravviveranno un mese, mentre i secondi solo una settimana;
- se, invece, le razioni verranno distribuite in parti eguali, moriranno tutti insieme, più o meno contemporaneamente, dopo quindici giorni.
Non avendo alternative, ritengo senza dubbio più giusta la seconda soluzione; ma, forse, la cosa migliore sarebbe se sopravvivessero tutti. ;)
Ovviamente, il mio, era solo un esempio (estremamente semplicistico), ma, con esso, intendevo soltanto dire che la "ridistribuzione" delle risorse, non supplisce alla loro "carenza".
Non confondiamo dei problemi che, pur essendo intrinsecamente connessi, sono però concettualmente ben distinti!
Sono anche perfettamente d'accordo che: "... il lavoro è un concetto politico sociale che deriva da una filosofia morale in quanto implica un uomo con la sua dignità , e non una semplice pedina economica..."; tuttavia, resta comunque un fattore della produzione, per cui è inevitabile che il suo valore sia anche una variabile dipendente dalla situazione economica globale.
Insisto, perciò, nel dire che, appunto a livello globale, i VERI problemi sono:
- la crescita esponenziale della popolazione mondiale (anche con i connessi problemi migratori dalle zone povere sovrapopolate alle zone ricche sottopopolate della "scialuppa" terra);
- l'automazione e l'informatizzazione , che rende obsolete ed inutili sempre più occupazioni lavorative, anche intelletuali e nei "servizi", sostituendole con una quantità insufficiente di nuove occupazioni lavorative (connesse alla l'automazione e l'informatizzazione).
Ma quello che mi spaventa di più, è che la politica (ed anche la gente comune) non sembra davvero capire quello che sta DAVVERO accadendo. :o
Non è la prima volta che sento discorsi come il tuo, che, ormai, sono diventati luoghi comuni:
"Quando un'azienda può chiudere gli stabilimenti in Italia poichè ritiene conveniente andare altrove e lascia senza lavoro e quindi reddito centinaia di lavoratori e famiglie relative: è giusto? La risposta del sistema economico politico che si estrinseca nel diritto è sì.quindi gerarchicamente l'economia imprenditoriale è superiore alla dignità umana delle persone in quanto economicamente lavoratori.Se questa non è una contraddizione?."
Tu dimentichi che i "lavoratori" sono anche "consumatori"; cioè, non è mica che lavorano per divertimento, ma lo fanno proprio per guadagnare il denaro necessario per sopravvivere, "consumando" beni ( a cominciare da quelli alimentari).
Per cui, se aumenti i salari, e poi, di conseguenza, fai lievitare anche i prezzi al consumo...i lavoratori non ci guadagnano niente.
Trump, ad esempio, vuole "rilocalizzare" in USA la produzione di automobili, per assumere più operai americani; il cui lavoro, ovviamente, sarebbe pagato molto di più, e con tutele giuridiche molto maggiori di quelle di un operaio cinese.
Giustissimo!!!
Ma ora pensa un attimo a quando quegli operai americani (e non solo a loro), dovranno comprarsi una nuova vettura: ovviamente, questa, verrà a costargli il triplo rispetto a prima, perchè, il costo delle vetture sarà ormai triplicato rispetto al passato.
Il risultato più probabile sarà:
- che molti di loro preferiranno andare in giro a piedi;
- il numero delle auto vendute crollerà;
- molte cause automobilistiche falliranno, o ridurranno il personale.
E, tutto questo, col capitalismo non c'entra assolutamente niente; si tratta solo di logica economica.
O meglio, secondo me, di semplice buon senso!
Ma può darsi che io mi sbagli, perchè l'"economia" non è propriamente il mio "cavallo di battaglia", in fondo! :-[
Eutidemo,
l'economia è una disciplina scientifica.
Il principio dell'utilità viene studiato attraverso la logica edonistica. le teorie filosfiche dell'utilitarismo e della giustizia redistributiva sono all'interno della stessa logica., per non parlare dell'ìapplicazione della teroia de igiochi nell'ambito delle decisioni.
Se sostituisco il principio edonistico con il principioo ccoperativistico, cambio il modo d'interpretare  le leggi.

I fattori produttivi, sono materia, prima, capitale e lavoro(non immobili).
Se i detentori dei mezzi di produzione sono privati o sono pubblici muta sostanzialmente la politica della gestione delle risorse.

Insomma intendo dire che il problema occupazione è ideologico, non è affatto un problema di per sè economico.
E mi spiego.
Una carenza di una risorsa , oppure l'aumento di una domanda rispetto ad un 'offerta è speculativa in termini di profittabilità , fa aumentare i prezzi Significa che ne l capitalismo che è una forma economica e non l'unica, o se si vuole è possible comunque gestire i fattori in maniere diverse, basta deciderlo e quindi è caratteristica della volontà del governo economico, 

Allora se il problema è ad esempio energetico, nell'attuale modalità di sitema scarseggiando un fattore,aumenta il prezzo.
In un sistema cooperativistico, invece di aumentare il prezzo si può decider anche di consumae meno.

Veniamo ora al problema occupazione. Abbiamo detto che i tre fattori produttivi sono materia prime (mercato delle merci), capitale (mercato finanziario), lavoro (mercato del lavoro).
Se si decide che la gerarchia delle scelte (ecco la teoria decisionale) è prioritaria sull'occupazione, allora rendere variabile gli altri due fattori  produttivi.
Se invece tutto è variabile e soggetto al mercato, nell'ambiente privato del profitto , è proprio  la dinamica lavoro ad essere dipendente dagli altri due fattori per il semplice motivo che è più negoziabile. Il costo del  capitale lo decide la banca centrale attraverso il circolo finanziario delle banche commerciali (ormai lo sono tutte da anni).Il costo delle materie prime è soggetto alla merceologia in cui un'industria di prima o seconda trasformazione è collocata, ma i prezzi sono internazionali a cominciare da quelli energetici

Ecco allora che il sistema di equilibrio distorto attuale è la privatizzazione del profitto e la socializzazione delle perdite.

Significa che il diritto imprenditoriale è superiore al diritto del lavoratore dipendente e questo è lampante  per dire he la priorità economica del mercato è superiore a quello della politica Se poi nell'attuale momento storico, lo Stato non deve alterare il mercato economico , si arriva al paradosso che lo Stato deve mantenere lavoratori disoccupati mentre la loro azienda di appartenenza fa profitto.
Questo è lecito, come è lecito per un'azienda chiudere uno stabilimento e aprirlo in un altro luogo del globo.

Il problema occupazione non è economico è ideologico e dimostra  l'inadeguatezza della nostra cultura post-moderna
#1597
E bravo Angelo Cannata,
sei riuscito ad entrare in una discussione sul suicidio mettendoti al centro dell'attenzione, come un serio relativista che utilizza immagini retoriche, estromettendo il regista stesso Acquario dalla discussione.
Non hai scritto ancora nulla riguardo l'argomento i n questione.
Voglio vedere dove poggia le solide basi morali ed etiche un relativista.

Donquixote NON HA MAI SCRITTO  che il bullo è meglio , più giusto, più bravo della vittima).
Io interpreto, perchè tu a tua volta  non puoi altro che interpretare la frase di Donquixote implicata, che la viltà è fuggire e non reagire.Fammi capire dove sta il problema.E' stato tolto dal vocabolario il termine viltà? E' diventato un insulto un atto, una modalità di agire all'interno di una circostanza?
Qualunque emancipazione dei deboli è passata nel diritto grazie a lotte, sia pacifiche che meno.
O si è in grado di affermare la propria dignità di esistenza che è sacrosanta anche nella diversità, o si soccombe.
Ti risulta che questa società sia governata dai deboli e soccombono i potenti? Dimostralo.

Donquixote ha detto in maniera cruda e purtroppo vera, purtroppo perchè non mi piace che soccombano i deboli e siano impuniti i prevaricatori.
Quindi, io la interpreto così, è un invito ai deboli a non essere deboli  e ad affermare i propri diritti di esistenza e dignità.
#1598
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
05 Marzo 2017, 14:40:55 PM
ci sono alcuni espedienti, ma servono scelte radicali.
L'italia esce dall'Europa e applica un'autarchia.
Significa fare l'inventario nazionale di ciò che è italiano e ciò che è straniero.
Allo straniero lo si invita a uscire con un tempo oppure diventare italiano.
L'ordine economico passa da quello privato a quello pubblico(è meglio dire misto ma dove l'orientamento dello Stato diventa preponderante), quindi allo Stato.
Lo Stato si riprende la sovranità anche monetaria.Deve nel frattempo azzerare i debiti esteri.

Si deve , in quell'inventario generale, stimare i fabbisogni energetici, perchè l'Italia è un'economia di trasformazione priva di materie prime minerarie ed energetiche, o comunque a livello insufficiente al fabbisogno.
Nella prima fase si stima un livello di rientro, un piano energetico temporale dove inizialmente siamo molto dipendenti fino attraverso scelte di energie alternative, atomo o quant'altro, dobbiamo arrivare ala piena autonomia.

Se il regime economico è autarchico a questo punto il rapporto denaro con realtà che è una menzogna da quando è saltata la parità con l'oro, si dà un credito a famiglia da spendere entro un dato periodo,
Immediatamente sale la domanda che fa aprire l'offerta, quindi la domanda di beni e di merci richiede quei beni e qualcuno che li produca.
la piena occupazione è semplice, basta dividere la quantità di lavoro per la forza lavoro potenziale in italia.
Se risulta che tutti lavoriamo tre ore al giorno, evviva, perchè la tecnologia non compete più con il lavor, anzi lo aiuta ad abbassare le ore lavoro della giornata.

E finalmente faremo  meno di merci agricole e industriali estere che hanno fatto chiudere le nostre aziende.
Per la finanza , che è la menzogna contraddittoria dell'economia e per la burocrazia italiana, ci si avvale di infrastrutture le più innovative possibili, eliminando lungaggini e parassitismo.
Lavoriamo tutti, lavoriamo meno, siamo circa sessanta milioni e andremmo sicuramente meglio di adesso.
#1599
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
05 Marzo 2017, 13:59:52 PM
Se si accettano implicitamente un paradigma iniziale, che l'economia è fondata sull'edonismo e la forma, che è il capitalismo , i due fenomeni della sovrappopolazione (rispetto a cosa diciamo che c'è sovrappopolazione?) sono effetti che a loro volta rientrano nel mercato del lavoro come cause e quindi non solo abbassano o mantengono i livelli salari/stipendi dei prestatori d'opera con contratto di lavoro  subordinato, ma ne minano i diritti, alla faccia della menzogna dell'economia democratica, si veda il job act.
Non c'è soluzione nel paradigma e nella forma, si assisteranno alle contraddizione fino al limite che consente la pace sociale.

La forte contraddizione è anche giuridica,come ben saprai, Il lavoro è un concetto politico sociale che deriva da una filosofia morale in quanto implica un uomo con la sua dignità , oppure è semplice pedina economica, quindi risorsa come il capitale o materia prima?

Quando un'azienda può chiudere gli stabilimenti in Italia poichè ritiene conveniente andare altrove e lascia senza lavoro e quindi reddito centinaia di lavoratori e famiglie relative: è giusto? La risposta del sistema economico politico che si estrinseca nel diritto è sì.quindi gerarchicamente l'economia imprenditoriale è superiore alla dignità umana delle persone in quanto economicamente lavoratori.Se questa non è una contraddizione?............
#1600
Il suicidio sociale e individuale l'ho visto:
quando, anni fa, i primi bambini giapponesi si suicidavano perchè andavano male a scuola;
quando, nelle grande ristrutturazioni industriali del primi anni Ottanta, opera si uccidevano impiccandosi nei capannoni;
quando coppie anziane lasciate sole, abbandonate e non riuscivano più l'uno ad accudire l'altro, prima uccidevano il coniuge per amore e per amore si uccidevano;
quando ho visto ragazzi nei grandi agglomerati della nostra santa civiltà andare a scuola e con pistole fare massacri;
quando ho visto bambini dimenticati nei supermercati e lungo le autostrade nelle aree di sosta;
quando ho  visto i deboli non più solidarizzare ma corrompersi all'idea che bisogna essere come il loro padrone e come il loro padrone fare e individualizzarsi senza poi essere padroni di niente,ma solo numeri i;
quando ho visto le fasi del percorso della formazione del carattere e della personalità generare nevrosi e non più quella maturità che ti consente di dire, ho lasciato alle spalle l'adolescenza e oggi mi sento più maturo:
quando abbiamo perso quel rito d'iniziazione antico, quella prova che ti consentiva attraverso il sacrifico di qualcosa di te di lasciare una fase della tua vita per sentirti migliore di capire e comprendere di più il mondo e le sue regole del gioco;
quando ho visto ragazze rifarsi le "tette" a diciottanni, madri con figlie comportarsi come le figlie e padri avere la sindrome di Peter Pan del "quanto è bella giovinezza non bisogna più invecchiare";
quando quel  pensiero relativista ha abbassato l'idea forte che univa e identificava i popoli, riducendo ad opinione, frammento il sociale l'atomismo, abbandonando a se stesso ogni persona, ridotta ai social nella nemesi della mediocrità morale ed intellettuale;
quando i genitori  hanno smesso di educare affaccendati ad altro, hanno smesso il ruolo sociale ed educativo primario di insegnare, di iessere riferimento al percorso formativo dei figli, in primis affettivo,perchè danno ragione al figli anche quando hanno torto, non lo ascoltano e glii fanno tanti ,ma tant iregali....perchè i mondo è ridotto ad un pacco dono

Quando la vita è diventata condizione di una forza di gravità oscura: "il sentirsi di "peso".

........oggi raccogliamo i cocci di vite spezzate e questo accade tanto più  una società si sente civilizzata
#1601
Citazione di: acquario69 il 02 Marzo 2017, 05:06:46 AM
Mi sembra di poter dire (ed aver capito) che:

- il suicidio (a parte casi limiti) e' un atto ingiustificato nel momento in cui riguarderebbe il proprio "piccolo io"

- che vivere si collega ad un atto di responsabilità

pero mi sento pure di aggiungere (forse a torto, non saprei)
e cioè' che le cose non mi pare vadano proprio in questa direzione, mi sembra anzi che dal momento che uno nasce ci si ritrova in un ambiente "esterno" che si configura esattamente al contrario.
..che supporta e fortifica quasi esclusivamente quel piccolo io di cui sopra..che non "educa" o non ha affatto una cultura al senso di responsabilità, ma anche al senso stesso dell'esistenza, visto che anziché essere indirizzati al nostro interno, veniamo stimolati ed anche in maniera incessante e direi pure brutale al nostro esterno.

forse sarà' pure il caso di tenerne in debito conto..
Sono d'accordo quell'essere gettati nel mondo, sentirsi in un mondo diverso da sè è il grande problema. è la madre del problema esistenziale. Che senso ha, ci domandiamo?
Ma è proprio l'interpretazione di mondo rispetto all'essere che esiste, chi lo interpreta come un inferno chi lo interpreta come una prova o altro ancora: Fuggire o aggredire il mondo? Questo mondo chi premia: il buono  o il cattivo, il giusto o l'ingiusto?
Cosa ognuno di noi può fare o non fare.
Sondo domande che ci toccano nonostante noi siamo quì a prescindere dalla nostra volontà?
Ma è il come noi relazioniamo mondo-noi stessi che andiamo poi a cercare segni e significazioni, e quì emergono tutte le contraddizioni nostre e culturali.

Noi nutriamo il corpo fisico, ma anche spirito sentimento, psiche in questo mondo, ne abbiamo necessità.
Se il nutrimento fisico è condizione della natura, il nutrimento dell'anima, psiche di amore e affetti è la relazione che atteggia e motiva l'uomo a fare o non fare, ad essere attivo o passivo e questo mondo appartiene a noi come cultura come istituti, come enti astratti umani dentro le organizzazioni sociali di famiglia, scuola ,lavoro, polis e civites.

Un uomo non si uccide per mancanza di cibo o acqua, semmai ne è ucciso; ma l'uomo si infrange dentro le relazioni culturali-sociali.

Qual'è la "regola del gioco"del mondo? l'Interpretazione segna il modo in cui l'essere esiste o decide implodendo di non più esistere nel suicidio.

...e per ora basta così....
#1602
Citazione di: davintro il 01 Marzo 2017, 22:09:45 PM
sono un "sostenitore" della libertà individuale fintanto che il carico maggiore delle conseguenze delle scelte ricadano non su altri ma su noi stessi. Quindi la scelta di togliersi la vita la ritengo lecita nel momento in cui la prosecuzione della vita viene percepita come insensata o indegna da parte della coscienza. Questa mia posizione credo possa giovarsi di presupposti spiritualistici, o comunque relativi a una filosofia antropologica antiriduzionista, che non riduce l'uomo al corpo, alla dimensione esteriore. Infatti il principio di autodeterminazione, per cui la coscienza soggettiva che è l'unica che può legittimamente valutare la propria condizione esistenziale e le possibili future risorse di evoluzione di tale vita come vita degna d'essere vissuta, e decidere se vale la pena o no continuare, è un principio che ha come condizione imprescindibile l'irriducibilità dell'intimità, dell'interiorità verso cui rivolgere un'autocoscienza valutante, rispetto ai modi con cui la persona si rivela all'esterno, al giudizio altrui. Cioè se l'uomo si riducesse all'esteriorità, alla corporeità sarebbe lecito per un'autorità esterna, la famiglia, lo stato, la Chiesa giudicare se una vita debba continuare ad essere vissuta o meno, mentre l'idea di un mistero, di un'intimità nascosta dall'esterno è la base per riconoscere che il soggetto che più legittimamente può valutare la ragionevolezza, l'opportunità di una vita è l'individuo che vive in prima persona la vita stessa, ovviamente nel caso che il soggetto sia adulto e capace di intendere e volere con una certa lucidità. Solo io posso sapere se la mia vita è una vita degna di essere vissuta o no, perché la mia vita non coincide con le forme attraverso cui agli altri appaio. Del resto, questa motivazione è la stessa che mi porta ad essere profondamente contrario alla pena di morte, nessuno, tantomeno lo stato, può pretendere di giudicare con certezza se una persona meriti di vivere o meno, se possiede le risorse di espiare nel futuro i suoi errori. In questo senso la legittimità del suicidio è radicale conseguenza coerente con la spiritualità dell'uomo, l'uomo non si riduce alla psicofisicità, ma è spirito, coscienza, la vita non è valore assoluto e incondizionato, la sua conservazione è vincolata a condizioni che qualcosa di superiore alla vita, la razionalità, la coscienza pone, e lo pone alla luce della sua capacità riflessiva che coglie la vita con un'intensità del sentire inarrivabile rispetto a qualunque giudizio o sentire esterno, che può scorgere l'aspetto psicofisico, ma non può sentire lo spirito, il sentire dell' Io che sente se stesso dall'interno. L'uomo è l'unico animale che si suicida perché l'unico animale spirituale, cioè razionale.
Prendo spunto dal tuo intervento.
Dal punto di vista razionale ,se la coscienza implode è perchè non sa più relazionare l'induttivo al deduttivo, il problema è nell'agente conoscitivo.
Il suicidio dal punto di vista squisitamente razionale è irrazionale, ma lo è anche contro natura proprio perchè  gli animali che non conoscono il linguaggio razionale non si suicidano.
Allora significa che l'uomo può essere sia razionale che irrazionale,che le sue qualità possono veicolarsi in direzioni opposte.

Il dramma umano non appartiene più solo alla forma logica/razionale, quì c'è sentimento, psiche, spirito(per chi ci crede).
Ciò che rende a mio modesto parere il gesto del suicidio ingiudicabile dentro un criterio di verità razionale è proprio la diversità o se si vuole la commistione di più linguaggi, il concetto logico, l'emozione sentimentale , la pulsione psichica, il moto spirituale.
Già in sè la nascita e la morte sono un mistero per molti versi e il suicidio è lo stupore del mistero, è l'essere che nega la sua esistenza.
Sono d'accordo, chi può ergersi sopra il mistero della vita e legiferare su di essa: un uomo, lo Stato?
Chi arriva fino agli abissi dell'anima, dell'intimità individuale se nessuno di noi arriva alla propria per poter giudicare l'altrui?
L'esistenza è la condizione dell'Essere affinchè si manifesti.Forse non è il valore assoluto, ma è come il tempo, la condizione affinchè esista una modalità delle forme.

grazie per gli spunti
#1603
Citazione di: Angelo Cannata il 01 Marzo 2017, 21:37:14 PM
Citazione di: paul11 il 01 Marzo 2017, 21:15:01 PMAngelo Cannata, mi sorprende la tua di interpretazione su quanto scritto da Donquixote.
Non capovolgiamo i termini: vile è una persona che si dovrebbe vergognare dei suoi gesti di viltà. Donquixote ha definito vile il gay che si suicida. Dunque secondo lui chi si dovrebbe vergognare di ciò che fa non è il bullo, ma la vittima, il gay, il suicida.

Quante volte nella vita ci siamo trovati nella situazione familiare, sul lavoro, a scuola, fra amici, che di fronte a un atto, a delle parole che troviamo personalmente ingiuste e ci feriscono siamo rimasti inermi.
Poi ci arrovelliamo in noi stessi su quello che avremmo dovuto fare o dire, ma è troppo tardi.
Non è viltà vera  e propria perchè la viltà è chi ferisce l'intimità altrui fregandosene dell'intimità altrui, ma anzi godendosene con cattiveria.
Ma chi subisce si sente svilito e lo è tanto più si vergogna se hanno partecipato al fatto amici, compagni di scuola, colleghi di lavoro,ecc.
Dobbiamo sapere che le organizzazioni umane civilizzate hanno sublimato la violenza, non lo hanno affatto tolta, lo hanno spostata dalla scazzottata fisica, alla soverchia, all'abuso, alle parole che feriscono: il livello di sofferenza non è mutata, anzi forse è aumentata perchè si soffre più intimamente non riuscendo reagire esternamente.
Sappiamo ognuno per ogni proprio vissuto che soffocare le emozioni è chiudere la comunicazioni e noi cerchiamo amore, affetto, comprensione,non siamo fatti di relazioni e se perdiamo le relazioni il mondo scoppia dentro di noi.

Per questo ho scritto altrove che prima di tutto è un dramma, un dramma profondamente umano prima di arrivare al gesto di annichilirsi, di una bomba atomica esplosa in noi.
E adatto che quell'intimità è individuale, non c'è legislazione, non c'è umano che possa entrare nei reconditi abissi di noi stessi, il gesto è ingiudicabile.

Nell'ipocrisia sociale gli atti sono rappresentazioni spesso rovesciate. Il tacere è consenso se non assenso, l'urlare e il prevaricare è forza, il mite e l'onesto, il buono sono sacrificati sull'altare del furbo,dell'astuto, del doppiogiochista.quindi questo è un mondo che premia nonostante l'attribuzione di civiltà ancora la cattiveria, chi offende, non chi subisce e tanto più si tace si subisce e tanto più la cattiveria diventa impunità a perseguire i suoi atti.
Insomma alla fine è il buono che patisce, che subisce, che soffre fin quando riesce a sopportare.
#1604
Angelo Cannata,
mi sorprende la tua di interpretazione su quanto scritto da Donquixote.
Signifca che se non si reagisce il debole implode fino al suicido e il bullo continuerà a perseguire i suoi fini meschini.
Non ha affatto dichiarato la meschinità del debole e la giustezza del bullo.
Condivido totalmente quanto scritto da Donquixote, e aggiungo io che  troppa massa silenziosa e silente che continua a subire di fronte alle  sconcertanti meschinità, perversioni di minoranze che godono nel far del male agli altri.Li si denunci alla pubblica sicurezza, cosa che infatti anche nei telegiornali viene invitata la gente a fare;.
troppi social di una mediocrità spaventosa a cominciare da Facebook ,sarà per mancanza "fisica" di un rispetto, per cui si abbassano quelle linee di responsabilità tipiche degli internauti che cazzeggiano sparando idiozie e "sputtanando" persone. Si dimentica che ogni persona vive una sua intimità e non bisogna mai ferirla, a qualunque razza. sesso, o quant'altro appartenga. C' è una profonda cattiveria .
Prova a rileggerti bene quanto ha scrito Donquixote.
La durezza è direttamente proporzionale alla sensibilità umana di una persona e francamente anch' io sono piuttosto schifato di vedere troppe persone abituate a subire, a soffrire per delinquenti, teppisti, e bulli di ogni età e risma.L'origine è il clima e l'educazione familiare che ci abitua a viziare a tenere nella bambagia i ragazzi, ma fuori dalle mura familiari è la giungla del'ipocrisia, della competizione, e sta crescendo se non lo abbiamo ancora capito.
#1605
Il primo aspetto rilevante è che nessuno conosce il principio della vita, m proprio nessuno, credenti  o atei, scienziati o filosofi.
Il suicidio entra nel contesto della bioetica, vale adire che da quel principio nasce una coerenza che riguarda nascita, manipolazione genetica, fecondazione  artificiale,  "dolce morte".

Il suicidio è l'essenza del dramma prima di tutto è l'irrazionalità che domina il razionale perchè non esiste più ragione per vivere e si sopprraffà anche l'istinto di conservazione.
 Qualunque tentativo di costruire logiche ,diritti giuridici, legislazioni che non tengano conto di un principio deduttivo e non come al solito "in ordine sparso" si tratta ogni problema a sè seconda la coerenza della logica contraddittoria di questa cultura
ogni problema sarà seguito da una fandonia come " il lavoro libera l'uomo" scritto sul campo "sanatorio" di Auschwitz, finiremo tutti in saponette?

Il suicidio, dicevo, è un dramma che tocca l'intimità più profonda di un umano  e tocca profondamente anche coloro che gli sono vicini, che non gli sono stati sufficientemente vicini da capire.Ecco perchè il suicidi o è sempre una sconfitta per chi rimane è il sintomo di un profondissimo malessere.

Ci sono alcuni filoni da cui prendere le mosse: filosofia/teologia, politica/legislazione, confessionali/laici   e scienza/ natura

Posiamo ridurre a: la vita è un dono divino inviolabile la teologia; possiamo altrettanto dire"la vita è mia e me la gestisco io" il motto laico; la politica segue le opinioni, non il giusto o sbagliato, segue le opportunità di scambio politico per avere voti; la scienza manipola senza  sapere nè il principio della vita e neppure se manipolazione del DNA, farmaci di ultima generazione avranno conseguenze nell'arco di un paio di generazioni. la nostra logica è tipica del trattamento con i vegetali, finiremo come la pera Williams e la mela golden delicious, ibridati, innestati, mettiamoci staminali, surrogazioni paterne e materne, uteri in affitto o in comodato d'uso.
Non siamo capaci di accettare ,di distaccare, di limitare
Abbiamo capito che i prodotti di sintesi e quindi non natural iinducono tumori/cancro. Abbiamo capito che le immunodepressioni sono causate appunto da molecole aliene, dai vegetali non autoctoni, da cibi non metabolizzabili normalmente.
...ma dobbiamo andare avanti dice il capoconvoglio di questo treno infernale simile a "truppe cammellate".
Siamo irresponsabili e pagheremo le conseguenze, e sarà troppo tardi come al solito.

Questa disgressione è per dire che il suicidio è dentro questa cultura che reintepreta storicamente l'atto nel contesto più ampio che relaziona il principio filosfico e teologico di Essere/Esistenza, di individuo e società, e di un linguaggio che essendo intimissimo non può essere riconducibile al filo prettamente logico razionale, proprio perchè l'atto è contro natura che è irrazionale, ma nulla toglie al dramma umano che essendo vissuto come attore principale da chi perpetua l'atto, ma è dentro la scenografia il contesto culturale e sociale, i rapporti familiari e amicizie che sono la nostra esistenza.

Il suicidio da "sani"...beh chiamate il telefono amico ,il telefono rosa, il telefono azzurro,  il telefono arcobaleno l'8000.......E' tutto sul filo di una follia contraddittoria questa società che prima ti spreme poi ti ammala e poi finge di seguirti amorevolmente
Certi gesti "insani" così si dice anche, sono soprattutto tipici delle civiltà evolute, come "fuori di testa" che con pistola ammazzano compagni di scuola; è da qualche anno che si assistono suicidi anche di ragazzini/e per stress scolastico/familiare: perchè dobbiamo essere primi della classe, dobbiamo andare oltre....... ma oltre che cosa?
Noi non siamo quello che siamo, noi siamo quello che gli altri vogliono che siamo e questo è l'inizio della frantumazione della propria intimità.

Il suicidio da"malati" beh.... eutanasia attiva, passiva, indiretta.
Abbiamo paura del dolore ,della sofferenza,  ma anche di chi ci circonda, di chi ci è vicino. temiamo di essere di peso, di scomodare, di incomodare  e allora....togliamo il disturbo.

C'è molto da dire,...mi fermerei quì almeno per ora.