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Messaggi - Jacopus

#1591
Attualità / Il valore di un uomo
03 Settembre 2021, 23:14:13 PM
Inverno. Che il patriarcato non sia esclusivamente fondato su un costrutto culturale potrebbe anche avere un qualche fondamento (sospendo il giudizio perchè in natura esistono forme di equilibrio che non si basano esclusivamente su una divisione del lavoro come nelle società umane tradizionali, basti pensare a canidi, scimmie bonobo o leoni, tanto per fare i primi esempi fra i mammiferi, per non parlare di molte specie di uccelli, dove la cura dei pulcini è equamente condivisa fra padre e madre). Ma anche se vi fosse un retroterra biologico, che condiziona la specializzazione maschile nella "attività mortale" e femminile nella "cura della prole" (cosa di cui dubito, proprio a partire da esempi di altre specie animali viventi), non vedo quale sia il problema.
Noi, da circa quarantamila anni, non siamo più solo natura, e siamo (sempre più) soprattutto cultura. Nel momento in cui scriviamo su  un forum di filosofia attraverso sistemi cablati che usano un alfabeto numerico digitale per mettere in contatto con un linguaggio simbolico soggetti distanti anche centinaia di chilometri, utilizzando strutture interconnesse a vario livello di complessità, direi che tutti i più banali aspetti della nostra natura, sono ampiamente stravolti e dovremmo (dovremmo, perchè il nostro cervello arcaico/tradizionalista non è d'accordo) così dedicarci al fondamento platonico della filosofia, ovvero all'etica del comportamento umano. Alla faccia della struggle for life e di ogni misunderstanding della teoria darwiniana.
#1592
Attualità / Il valore di un uomo
03 Settembre 2021, 19:49:17 PM
Inverno. La tua, se mi posso permettere, è solo psicologia reattiva. Il matriarcato se davvero esistito (ma dubito) non è la risposta, così come non è la risposta la citazione di Orwell. Se le donne non sono adatte a fare lavori in miniera, questo non significa che non possano fare altri lavori meno faticosi. Io trovo del tutto irrazionale, soprattutto in un sistema che predica la libera concorrenza e la competitività, che molte professioni "non estrattive" e dove conta solo l'impegno, l'ingegno, le capacità, l'intelligenza, siano un appannaggio culturale di metà del genere umano. Forse i nostri muscoli sono un lasciapassare per considerarci più ardimentosi, svegli, lucidi e razionali delle donne? Il problema detto in spiccioli è uno solo. L'uomo maschio ha costruito, attraverso un lavoro culturale durato secoli, un insieme di credenze, di abitudini, di modi di fare, di impostazioni che vanno dai giochi alle posture delle gambe, che sinteticamente pùò essere definito: l'archetipo del razzismo al fine di uno sfruttamento di risorse, addolcito da più o meno riuscite oscillazioni sentimentali. Dulcis in fundo. Davvero basta con la donna-madre, madonna o puttana. Io voglio accanto una compagna di vita che condivida con me, alla pari il senso della vita. Non ho bisogno di una Diotima, consigliori e cortigiana. Direi che i tempi sono maturi e gli esempi talebani dovrebbero darci la forza per fare un balzo in avanti.
#1593
Attualità / Il valore di un uomo
01 Settembre 2021, 22:27:10 PM
Scusami Viator ma tu come chiameresti l'assenza o la scarsa presenza di donne nei consigli di amministrazione, nel mondo accademico, nel mondo dirigenziale della Pubblica Amministrazione, nei massimi gradi delle Forze Armate, nel campo della ricerca scientifica avanzata, in Senato e in Parlamento, nella classe dirigenziale sanitaria? La chiameresti personicidio?
Per raccontare il patriarcato (e non il maschilismo, che è un'altra cosa), ho preso ad esempio una targa insulsa e barocca su un fenomeno che avrebbe bisogno di meno targhe e di più azioni a difesa delle donne, ma si sa che le azioni (centri antiviolenza, case madre-bambino) costano molto di più di una targa commemorativa (intanto una lacrima di coccodrillo mi scende dalla guancia). Ma che la metà del genere umano sia sottoposto all'autorità maschile è ancora vero nell'avanzato mondo occidentale e sacche di resistenza e di tradizioni non si piegano tanto facilmente. Immaginate cosa accade in Niger (ma intanto non sono fatti nostri, che si impicchino).
Fino a un secolo fa, la necessità che la donna stesse a casa era anche pseudoprovata da pseudostudi scientifici che ponevano la donna come gradino intermedio fra l'uomo (inteso come maschio di homo sapiens) e i primati superiori. Fino al 1983 (neppure 40 anni fa) il marito poteva usare mezzi di correzione non solo verso i figli ma anche verso la moglie, considerata una minorenne a vita.
Potete anche foderarvi gli occhi con il famoso prosciutto di montagna di Eutidemo ( :D ) ma la realtà è questa. Non è un complotto miei cari. E' ora che i maschietti si tolgano, oltre al prosciutto di montagna, anche i baffi neri e la coppola dalla testa. Io l'ho già fatto e vi assicuro che il testosterone continua a fluire vigoroso nel mio organismo.
#1594
Attualità / Il valore di un uomo
01 Settembre 2021, 15:35:05 PM
"il valore di una donna lo vedi nel sorriso dell'uomo che ha accanto". L'ho scritto, così forse è chiaro cosa intendo dire.
A proposito della frase di Nietzsche non posso che essere in totale disaccordo. L'uomo educato per la guerra è esattamente il nazifascista che continua a germinare pensieri ed opere dentro ognuno di noi. Sta a noi superare, proprio attraverso l'educazione, quel continuo richiamo al ur-fascismo. Se non lo facciamo, abbiamo evidentemente degli interessi terreni e non vogliamo il bene dell'umanità, ma il bene di una parte dell'umanità a discapito del resto, ad maiorem Gloriam Dei. La frase successiva non è altro che il rovesciamento "reattivo" del patriarcato. Il patriarcato non si rovescia tramite il matriarcato, ma attraverso la collaborazione equa e condivisa fra uomo e donna, dove nessuno dei due ha valore in cambio di sorrisi, ma dove entrambi sorridono ed hanno valore, in reciprocità. E non mi fate gli insulsi esempi dell'uomo che lavora in miniera perchè ha i muscoli, e allora anche la donna deve lavorare in miniera, vi prego. O meglio, lo può obiettare solo chi realmente ha lavorato in miniera. grazie.
#1595
Attualità / Il valore di un uomo
01 Settembre 2021, 12:58:39 PM
Baylham. Valore/uomo, sorriso/donna. Direi che a stereotipi veteropatriarcali stiamo messi benino. Poi, ok, i problemi sono altri, ma il linguaggio non è mai neutro rispetto ai problemi, anzi è la struttura profonda dei problemi e della loro soluzione.
#1596
Attualità / Il valore di un uomo
31 Agosto 2021, 17:34:26 PM
Nel piccolo comune di Motta in provincia di Catania, la giunta leghista (e già fa ridere) ha piazzato una targa in memoria delle vittime del femminicidio che recita: "il valore di un uomo lo vedi nel sorriso della donna che ha accanto". Teoricamente gli eletti consiglieri comunali dovrebbero rappresentare l'elite socio-culturale del paese. Ebbene questi signori si sono inventati una frase davvero infelice, che misura il ritardo, appunto culturale della nostra élite. Insomma la donna non si picchia e non si uccide ma è felice perché sorride al fianco del suo uomo e il valore di un uomo si misura da quel sorriso. Una visione ancillare della donna che immaginiamo all'opera fra fornelli e bavaglini e sorride felice al rientro del suo uomo. Provate ad invertire il lemma uomo con donna e viceversa per sentire l'arcaicità di questa frase.
#1597
Percorsi ed Esperienze / Re:Abitudini alimentari.
29 Agosto 2021, 18:28:11 PM
Per Viator. Credo che le persone possano essere caratterizzate in molti altri modi. Ad esempio sulla base dei loro tratti comportamentali, c'è chi è deciso, chi umorale, chi meditabondo, chi perdigiorno. Inoltre, se vogliamo usare la tua griglia, aggiungerei chi possiede una ideologia ma è consapevole del veleno che essa contiene e quindi è sempre in grado di osservarla in modo critico, senza per questo doverla svalutare cinicamente o sarcasticamente. "Ci sono più cose in cielo e in terra, Viator, di quante ne sogni la tua filosofia". (Shakespeare revisited).
#1598
Percorsi ed Esperienze / Abitudini alimentari.
29 Agosto 2021, 18:18:29 PM
L'urbanizzazione nella mia famiglia avvenne con mio padre. Mio nonno, quindi, era un contadino. Negli anni dell'infanzia, quando andavamo a trovarlo, si svolgeva la rappresentazione teatrale del moderno (noi cittadini) che tornava all'antico (la campagna). Per molti aspetti erano davvero due mondi diversi. L'automobile era nostro appannaggio, come la luce elettrica nelle strade, i cinema, il riscaldamento, il bagno in casa, l'aspirapolvere, il frigorifero. In cambio dei nostri racconti di un mondo futuristico, illuminato al neon, pieno di vita e confusione, ottenevamo racconti di piccole beghe di vicinato, episodi buffi i cui protagonisti erano i tanti zii e le tante nonne, che non erano altri che i vicini di mio nonno. Al punto che in un certo momento, quando iniziai a capire le dinamiche procreatrici della specie umana, iniziai a chiedere come mai avessi tutta quella serie infinita di parenti. Vicini che potevano entrare in casa quasi a qualsiasi ora, perché tutte le porte, fino all'ora di cena erano aperte. Mio nonno tirava fuori la bottiglia di vino e mia nonna preparava subito qualcosa alla buona, per accompagnare il vino. Era un mondo culturalmente asfissiante per molti aspetti ma che bilanciava quella ristrettezza con i panorami delle colline marchigiane, la regione d'origine di mio nonno e con quella socialità scomparsa, arricchita dal pollo ruspante che immancabile ci attendeva sulla tavola della domenica, dopo l'obbligatoria funzione religiosa. E lo spettacolo delle lucciole a maggio giugno era quasi un evento miracoloso. Le prendevamo in mano e le vedevamo far pulsare la loro lucetta sul nostro palmo. Qualche bambino creativo teorizzava la possibilità di creare con loro una lanterna ecologica.
Gli odori di allora, del fango, dei cani scodinzolanti, della stalla con i vitelli, del primo trattore affumicante, a distanza di tanti anni, mi rendono nostalgico.
#1599
Buongiorno Ipazia. Non voglio persuaderti perché penso che sia impossibile oltre non essere mia intenzione. Voglio solo evidenziare che ormai conosco centinaia di persone vaccinate, anche da molti mesi, e nessuno è stato male, tranne qualche febbriciattola. Sempre fra le mie conoscenze, alcune persone che hanno contratto il virus, fra cui il sottoscritto, sono state discretamente male. È un discorso molto terra-terra, ma dal mio umile osservatorio personale, al di là di notizie, di cui non si sa mai l'attendibilità, mi sembra un attestato ragionevole sulla validità dei vaccini usati finora. Quindi, se Trilussa, dal punto di vista del singolo " senza pollo " ha ragione, le società si governano in modo complessivo e unitario. Buona domenica.
#1600
La recente vicenda dell'uccisione del comico afghano Kasha Zwan da parte dei talebani mi ha subito ricordato il filo conduttore principale del Nome della rosa di Umberto Eco.  Per chi non lo sapesse, il romanzo è centrato su un ipotetico libretto di Aristotele, facente parte del suo studio sulla poetica e dedicato alla commedia, ovvero all'arte di far ridere. I molti omicidi che avvengono nel monastero nascono dal dogmatismo dell'anziano monaco Jorge da Burgos che fa di tutto per nascondere quel libro, dedicato all'umorismo, perchè sarebbe secondo lui, un insulto a Dio e un dissidio ideologico incolmabile fra cristianesimo e cultura aristotelica, dissidio improponibile in quei tempi di filosofia scolastica.
In realtà tutti i poteri autoritari, fondati sulla sottomissione e sulla impossibilità di replica sono terribilmente infastiditi dall'umorismo e ancora più dalla satira, perchè attraverso quella espressione, quella recita, quello spettacolo si mettono in evidenza tutti i limiti umani, che non possono essere assenti, neppure nel più casto e puro Cincinnato di tutti i tempi.
Nelle democrazie moderne avviene ormai il contrario. Tutto è messo alla berlina, si ride ferocemente di tutto e di tutti e soprattutto di chi detiene il potere, che di solito ignora queste prese per i fondelli ma spesso elogia gli stessi umoristi che lo prendono in giro, fino a rendersi disponibili per sketch televisivi ed altro.
La fine di Kasha Zwan mi inorridisce, così come il pensiero rigido medievale affabulato da Eco, ma anche questo spettacolo continuo, dove non è più possibile trovare qualcosa di serio, di solenne, che possa essere una sorta di "bene comune", al di sopra delle critiche, anche questo mi intristisce perchè è come se pagassimo la nostra libertà di ridere e di canzonarci con l'ammissione che nulla potrà cambiare. Potremmo solo ridere ed essere irriverenti. Nel passato e nel presente dei Talebani invece, evidentemente, quella dimensione di chiusura violenta presupponeva e presuppone anche la possibilità di un cambiamento reale, non un semplice accoglimento del nostro desiderio di ridere dei vizi altrui, che lascia tutto il resto delle nostre relazioni sociali, dei rapporti di potere, nello stesso identico modo.
#1601
Per Socrate. Alla luce di quanto hai scritto, hai fatto bene a mettere la domanda nella sezione spirituale ::) . Io ti posso rispondere da un punto di vista laico. Come ha già detto Anthonyi, l'autismo è una malattia organica, considerare gli autistici delle persone malvage e cattive a me risulta incomprensibile, visto che non sono certo mosse dalla consapevolezza se si comportano in un certo modo. L'autismo inoltre si muove su un spettro molto variegato, fino agli autistici ad alto funzionamento (leggere i libri di Oliver Sacks, per farsene un'idea, oltre che per leggere dell'ottima letteratura anglo-americana). E' come se tu dicessi che un tetraplegico merita di andare all'inferno mentre un criminale ha bisogno di amore e magari se la cava con un pò di purgatorio. Ammesso che anche il criminale è diventato un delinquente per ragioni socio-ambientali (ma non sempre), a me sembra che chi sta male per motivi organici non dovrebbe essere condannato, seppure in camera spiritualis.
Oltretutto il discorso che porti sulle vibrazioni a bassa ed alta frequenza è privo di alcun fondamento, a meno che uno non se la canti e se la suoni per proprio conto.
#1602
Per Viator. Mi spieghi qual'è il senso del tuo intervento? Socrate è liberissimo di credere in quello che vuole. La domanda è stata posta in modo fuorviante in tematiche spirituali ma riguarda gli aspetti organici dei sentimenti e non quelli spirituali. Direi che tutti dobbiamo rispettare di più le persone che scrivono in questo forum, al di là dell'essere d'accordo o meno con le opinioni espresse. Per scatenare gli istinti primordiali va benissimo Facebook o Instagram.
#1603
Per Ipazia. W. Reich ha scritto un libro classico ed encomiabile ma dagli anni trenta ad oggi, la ricerca scientifica ha fatto qualche passetto in avanti. Oltretutto senza mai sfatare l'importanza dell'ambiente e dei fattori sociali, ma senza neppure mitizzarli. Il discorso su Lombroso sarebbe lungo ma anche interessante.
#1604
Phil. Odio e amore si attivano probabilmente in strutture cerebrali più arcaiche, rispetto a quelle che elaborano l'empatia e la cooperazione. E la loro struttura basica permette di considerare che si attivino le stesse parti del cervello. Siamo noi, nella nostra foga esplicativa, a cercare di separare  ciò che nella realtà non lo è. A proposito di struttura razionale ed emotiva del cervello, Damasio ha scritto delle pagine importanti, proprio per sottolineare come la res extensa e la res cogitans  siano interconnesse, così come emozioni e capacità di pensare razionalmente.
Il mio pensiero, molto sinteticamente è questo. La strada principale è l'apprendimento: si può apprendere la bontà e ad non odiare, ma anche la malvagità e a odiare. Attraverso l'apprendimento il cervello muta la sua struttura e trasmette epigeneticamente le sue modifiche alle generazioni successive. Resta di fatto che vi è comunque un solido retroterra organico cerebrale genotipico (e quindi non modificabile) che ci predispone alla cooperazione. Questa predisposizione innata può essere alterata da fattori sociali, la cui persistenza nel tempo, può provocare modifiche anche alla struttura epigenetica dell'organismo umano, rendendo più stabili certi comportamenti piuttosto che altri.
Detta dinamica a sua volta è comunque influenzata sia dall'ambiente (un ambiente violento favorirà un comportamento violento) che dal caso.
#1605
Buongiorno Anthonyi. Quello che scrivi è sostanzialmente esatto. Anche Hitler era empatico e probabilmente voleva bene al suo pastore tedesco e ad Eva Braun. Non esiste un malvagio sempre versato alla malvagità e neppure un capitalismo sempre versato all'egoismo. Per quanto riguarda lo stato psicotico a cui accenni, hai compreso il problema ma nella casistica esistono anche casi di totale assenza di empatia, che probabilmente, proprio per evitare lo stato psicotico, si struttura in forme delinquenziali, dove l'assenza di empatia può essere un vantaggio. Inoltre come ho già scritto altrove, piuttosto che di empatia bisognerebbe parlare di compassione, poiché esiste anche una empatia negativa, come quella del killer che si mette nei panni della vittima per colpirla nel luogo e nel momento migliore.


Detto questo andrebbero distinti due livelli, che sono comunque interconnessi, quello individuale e quello delle istituzioni e delle sottostanti classi sociali che le gestiscono. A livello individuale possono esistere tutte le combinazioni possibili, capitalista generoso, proletario egoista, ma a livello macro non è impossibile osservare delle tendenze, attraverso le quali anche una struttura sociale astratta come il Capitalismo, diventa storicamente concreta e, nella sua concretezza, aprire o meno all'empatia, alla solidarietà e alla cooperazione. A me pare, ma mi posso sbagliare, che in questo momento storico, successivo all'era Tatcher/Reagan e successiva caduta dell'URSS, il Capitalismo abbia abbandonato ogni reticenza morale e si sia avviato verso una nuova fase di enorme accumulazione e di disinteresse verso il bene comune, considerato non "bene in sè" ma come possibile strumento di controllo sociale. Il paradosso sta nel fatto che il capitalismo (e la borghesia) nacque e fondó la sua legittimazione sulla competizione, economica ma anche sociale e politica. Nel XXI secolo agisce in una situazione di monopolio culturale, provvedendo così ad amplificare quelle condizioni di assenza di empatia e di compassione che sono sotto gli occhi di tutti, basta guardare qualche pubblicità, qualche intervento politico, gli sguardi delle persone per strada.
Tornando al discorso sul cervello è proprio questo tipo di società che viene appresa dalle nuove generazioni, per le quali sarà il "sistema operativo" con il quale far funzionare il cervello.
Un ultimo esempio per sottolineare la distanza fra sistemi sociali. Nel socialismo reale, con tutte le sue pecche ed errori, vi era la tradizione che tutti dovessero fare tutto. Shostakovich, uno dei più grandi compositori del 900, svolgeva regolarmente delle attività manuali, previste per lui come per tutti gli intellettuali dell'epoca. È evidente che l'empatia nasce dall'esperienza. Lavorando accanto ad un fabbro per una settimana si comprende il significato di quella vita. Attualmente invece la distanza sociale fra gli uomini è tale che diventa sempre più difficile immedesimarci nelle "vite degli altri", e tutto questo ha conseguenze organiche, fisiche, nella stessa conformazione (plastica) del cervello di ognuno di noi.