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Messaggi - Eutidemo

#1591
Ciao Claudia K. :)
Circa le tue considerazioni, osservo quanto segue:
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1)
L'omicida che si "inventasse" la storia che la moglie era delirante ed è fuggita nuda, certamente sarebbe un omicida "idiota" (non certo "furbissimo"); per cui, secondo me, uno che racconta una cosa del genere, sta quasi certamente dicendola verità.
***
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2)
Inoltre che motivo ci sarebbe stato di inventarsi una storia del genere, quando il marito avrebbe potuto benissimo far sparire definitivamente il corpo della moglie, in altri modi molto più sicuri; ad esempio, seppellendolo in una foresta lontana chilometri da casa sua, oppure gettandolo in un lago o in un fiume o in mare incatenato?
E' noto, infatti, che, in assenza del cadavere della presunta vittima, l'accusa di omicidio risulta estremamente ardua; ed infatti, il mancato ritrovamento del cadavere non impedisce la formazione della prova,  però l'"evento morte" deve  essere provato mediante indizi gravi, precisi e concordanti (di solito molto difficili da trovare).
***
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3)
Quanto al fatto che i vestiti di cui si era spogliata la poverina, che Michele Buoninconti  dice di aver  "trovato" in giardino, erano freschi di bucato e, secondo una "perizia", mai indossati dalla poverina, osservo quanto segue:
a)
Nell'eventualità che, di mattina, dei vestiti freschi di bucato vengono tolti poco dopo essere stati indossati, non è sufficiente che una "perizia" attesti su di essi l'assenza di DNA della vittima, ma è necessario anche un "esperimento giudiziale" ai sensi dell'art.218 CPP; il quale si rende necessario ogni qual volta si debba accertare se un fatto sia, o possa essere, avvenuto in un determinato modo.
L'esperimento consiste nella riproduzione, per quanto è possibile, della situazione in cui il fatto si afferma o si ritiene essere avvenuto e nella ripetizione delle modalità di svolgimento del fatto stesso; per cui, nel caso di specie, per almeno due o tre volte, occorreva far indossare dei vestiti appena lavati a due o tre agenti del RIS, e poi farglieli togliere dopo un certo periodo di tempo, al fine di verificare se c'era stata o meno la possibilità il rilascio del loro DNA, o, comunque, per riconoscere in altro modo se erano stati indossati o meno (pieghe ecc.).
Cosa che non mi risulta sia stata fatta, per cui, a mio avviso, la sola perizia non può assolutamente dimostrare che tali indumenti non siano mai stati indossati.
b)
In ogni caso, ammesso e non concesso che Michele Buoninconti abbia voluto "inscenare" una "finta psicosi" della moglie:
- perchè mai  ha raccontato di aver  "trovato" in giardino i suoi vestiti, e di averli raccolti per rivestirla se la trovava;
- quando invece sarebbe stato molto più logico, al fine della "sceneggiata", depositarli in giardino e farli trovare lì direttamente dalla polizia.
Secondo me, questo induce a pensare che Michele Buoninconti dica la verità.
c)
Secondo la testimonianza del vicino di casa R.R. (di cui, però, non sono riuscito a trovare il nome ed il cognome completi), Elena Ceste si allontanò da casa sua non appena Michele Buoninconti e i bambini andarono via in macchina; ed R.R.  dichiarò anche che, mentre si allontanava da casa, la vide pure mentre cominciava a spogliarsi e denudarsi.
Se questo è vero, non c'è dubbio che Michele Buoninconti dica la verità.
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4)
Quanto al fatto che le ricerche in zona Rio Mersa le avesse coordinate PROPRIO LUI, può essere vero nei primi giorni; ma, per i successivi nove mesi, poichè Michele Buoninconti era stato iscritto nel "Registro degli indagati", è ovvio che le ricerche in zona Rio Mersa le ha coordinate il PM e le ha eseguite la polizia.
Senza contare, se veramente il corpo fosse stato allo scoperto fuori dalla conduttura, i possibili ritrovamenti casuali da parte di bambini giocherelloni, vecchietti col cane, e coppiette infrattate.
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5)
Quanto a quale razza di "tracce" vuoi trovare sull'epidermide di un cadavere che è stato esposto alla qualunque, PER NOVE MESI  e attraversando in quello status ben quattro stagioni, ti faccio presente che, se l'autopsia è riuscita a trovare le "tracce" di una morte per "asfissia", mi sembra logico che avrebbe dovuto trovarne anche le cause, se Elena Ceste fosse morta "strozzata" o "strangolata".
In ogni caso non esiste alcuna traccia che Elena Ceste sia stata uccisa, nè dal marito, nè da parte di altri; per cui dare per scontato che è stata uccisa, solo perchè è "possibile" che a suo tempo  sia stata "soffocata", non costituisce un ragionamento valido.
Ed infatti è altrettanto "possibile", e, secondo me, molto più "probabile", che sia morta "asfissiata" nella conduttura in cui si era rifugiata in preda ad una delle sue ricorrenti "crisi psicotiche persecutorie"; come è capitato in molti casi analoghi al suo.
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Un saluto! :)
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#1592
Ciao Anthony. :)
Come ho scritto più volte, non avendo avuto modo di leggere nè la sentenza nè le sue allegate perizie, non ritengo di poter asserire quasi "niente" con assoluta sicurezza.
Però mi sento di poter asserire con assoluta sicurezza quanto segue:
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1)
O non  esiste nessun testimone attendibile che ha visto Elena Ceste allontanarsi da casa sua mentre si denudava; cosa possibilissima, viste le balle che si raccontano sui media (TV e INTERNET).
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2)
Oppure effettivamente esiste un  testimone attendibile che ha visto Elena Ceste allontanarsi da casa sua mentre si denudava; ed allora è impensabile che tale testimonianza sia stata messa in discussione, perché si "supponeva" che Michele Buoninconti avesse fatto finta di essere la moglie per crearsi un alibi, perché in quel momento l'aveva già uccisa.
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Solo un perfetto imbecille può aver sostenuto una cosa del genere in TV, per cui mi piacerebbe conoscerne il nome, per poterglielo comunicare direttamente per e-mail.
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Ed infatti
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a)
Persino un "ipovedente" riuscirebbe a distinguere lo "strip tease" del proprio vicino dallo lo "strip tease" di sua moglie, anche se costui avesse indossato in suoi abiti e fosse stato di spalle; ed infatti, anche di spalle, è facilissimo distinguere un uomo da una donna (soprattutto se si tratta di persone conosciute personalmente, come i vicini di casa), dai seguenti dettagli:
- l'acconciatura dei capelli;
- l'altezza;
- le spalle;
- i fianchi;
- i movimenti.
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b)
Ammesso e non concesso che i giudici abbiano avuto qualche dubbio in proposito, non si sarebbero certo limitati a fare delle "fantasiose" supposizioni, ma, secondo legge, avrebbero "doverosamente" ordinato un  "esperimento giudiziale" ai sensi dell'art.218 CPP; il quale si rende necessario ogni qual volta si debba accertare se un fatto sia, o possa essere, avvenuto in un determinato modo.
L'esperimento consiste nella riproduzione, per quanto è possibile, della situazione in cui il fatto si afferma o si ritiene essere avvenuto e nella ripetizione delle modalità di svolgimento del fatto stesso; per cui, nel caso di specie, in caso di dubbio, Michele Buoninconti vestito con gli stessi abiti della moglie visti dalla vicina, avrebbe dovuto ripetere le stesse operazioni del presunto "strip tease" a lui attribuito, onde verificare se dalla stessa posizione e nelle stesse condizioni, la vicina si sarebbe potuta confondere o meno.
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Mi fa piacere che tu, personalmente creda che "una verifica del genere si sarebbe POTUTA fare"; ma, se veramente esisteva una testimonianza a "discarico" di tale tipo, ti garantisco che, giuridicamente, "una verifica del genere si sarebbe DOVUTA fare", prima di condannare un innocente.
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Ignoro se i giudici abbiano o meno ordinato un "esperimento giudiziale" di tal genere; ma, se non l'hanno fatto, tale fantasiosa ipotesi dello "strip-tease" maritale, doveva considerarsi proceduralmente "esclusa" come ipotesi processuale, e la testimonianza doveva essere giudizialmente accettata così come era stata resa dalla testimone R.R.
E, in tal caso, Michele Buoninconti sarebbe stato senz'altro da assolvere.
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Per cui ribadisco quanto ho scritto all'inizio:
- o non  esiste nessun testimone attendibile che ha visto Elena Ceste allontanarsi da casa sua mentre si denudava, e si tratta solo di una delle tante le balle che si raccontano sui media (TV e INTERNET).
- oppure effettivamente esiste un  testimone attendibile che ha visto Elena Ceste allontanarsi da casa sua mentre si denudava, ed allora Michele Buoninconti sarebbe stato senz'altro da assolvere (salvo che da un esperimento giudiziale fosse risultato che la testimone poteva aver confuso il marito con la moglie).
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Un saluto! :)
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#1593
Ciao Anthony.
Se veramente la testimonianza di R.R. esiste agli atti del processo, é logico che i giudici abbiano cercato di interpretarla in modo tale da renderla compatibile con la sentenza di condanna; ma sarebbe davvero interessante capire "in che modo" i giudici abbiano operato una "acrobazia interpretativa" del genere, perchè a me pare evidente che una testimonianza simile avrebbe senz'altro scagionato Michele Buoninconti.
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Mi secca molto di non poter leggere tale sentenza (e le relative perizie), la cui lettura chiarirebbe molti dei nostri dubbi: in un senso o nell'altro.
Speriamo che, prima o poi, qualcuno di noi le trovi! ::)
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Quanto a "Chi l'ha visto" e ad altri "processi mediatici" di buona qualità (che sono solo il 10% del totale, perchè il resto è "monnezza"), invece:
- sono convintissimo della "professionalità giornalistica dei conduttori", ed anche della "acutezza" di alcune loro osservazioni;
- sono però molto meno convinto della loro della "professionalità investigativa e criminologica", la quale richiede un apposito diploma di specializzazione dopo la laurea in giurisprudenza.
Ed infatti, non di rado, li ho sentiti esprimere delle "colossali castronerie"; dovute non tanto alla loro "stupidità", quanto, piuttosto, alla loro totale "ignoranza" in materia.
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Inoltre, ho notato che, non di rado, tali conduttori convocano dei sedicenti "esperti", che, in realtà, non lo sono affatto; oppure degli "esperti" autentici (anche ufficiali di polizia), i quali, però, sono molto poco stimati dai loro colleghi per la loro notoria dabbenaggine.
Qualche volta ho visto invitare anche esperti di grande valore professionale; però molto di rado!
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Quanto alla "...testimonianza di una vicina, che diceva di aver visto Elena Ceste nel giardino, ma non di faccia per cui sarebbe stato possibile che fosse lo stesso Michele Buoninconti, vestito come lei, che magari si toglieva il cappotto per agevolare la sua tesi del denudamento, questo spiega i due punti differenti dei vestiti, quelli superficiali tolti in un punto visibile alla vicina, e gli altri gettati vicino al cancello, dove nessuno poteva vedere", non so dove e da chi tu abbia potuto ascoltare, in TV, una ricostruzione così assurdamente ridicola e paradassalmente grottesca dell'accaduto. :D 
Ad ogni modo, chiunque abbia fatto una simile ricostruzione, dovrebbe dedicarsi alla sceneggiatura di film comici, e non ad una seria indagine giudiziaria.
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In ogni caso, ammesso e non concesso che gli organi inquirenti avessero avuto abbastanza "spirito umoristico" da voler prendere in considerazione una simile "ricostruzione" da "teatro dell'arte", per poter verificare una così bizzarra ipotesi, secondo me, avrebbero senz'altro ordinato un "esperimento giudiziale" ai sensi dell'art.218 CPP; il quale si rende necessario ogni qual volta si debba accertare se un fatto sia, o possa essere, avvenuto in un determinato modo.
L'esperimento consiste nella riproduzione, per quanto è possibile, della situazione in cui il fatto si afferma o si ritiene essere avvenuto e nella ripetizione delle modalità di svolgimento del fatto stesso; per cui, nel caso di specie, un maresciallo vestito da donna avrebbe dovuto ripetere le stesse operazioni del presunto "strip tease" attribuito a Michele Buoninconti, e verificare se dalla stessa posizione la vicina e altri osservatori avrebbero davvero potuto confondere, di spalle, il maresciallo (o lo stesso Buoninconti) per una donna chi si stava spogliando.
Ma, ovviamente, per non rendersi ridicolo, nessun organo inquirente ha avuto il coraggio di ordinare un "esperimento giudiziale" di tal genere; per cui, tale fantasiosa ricostruzione, deve considerarsi proceduralmente esclusa come ipotesi processuale.
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Un saluto! :)
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P.S.
Per curiosità, ma in quale trasmissione hai sentito dire una assurdità del genere, e chi è che l'ha detta; me lo voglio proprio annotare! :D
#1594
Ciao Anthony. :)
Secondo la testimonianza di R.R. (di cui, però, non sono riuscito a trovare il nome ed il cognome completi), Elena Ceste si allontanò da casa sua non appena Michele Buoninconti e i bambini andarono via in macchina; ed R.R.  dichiarò anche che, mentre si allontanava da casa, la vide pure mentre cominciava a spogliarsi.
La notizia è riportata su vari siti INTERNET; ma, non potendo accedere al fascicolo processuale non posso averne una conferma ufficiale.
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In ogni caso perchè mai Michele  Buoninconti avrebbe dovuto raccontare di aver raccolto  i vestititi di Elena Ceste dal giardino, invece di lasciare che fosse la Polizia a troverceli; ed infatti se davvero fosse stato lui l'assassino, li avrebbe benissimo potuti lasciare lì a bella posta, per simulare "l'evento come un delirio psicotico" della moglie.
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A parte il comportamento della "raccolta dei vestiti" (che è incompatibile con quello dell'assassino), se era tutta una "messiscena", perchè mai Michele  Buoninconti avrebbe dovuto inventarsi di aver trovato gli abiti in "due zone diverse del giardino"?
Che motivo aveva di inventarsi una cosa del genere?
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Solo Elena Ceste poteva avere una qualche ragione di lasciare i suoi vestiti in due zone diverse del giardino.
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Ed infatti, almeno secondo la testimonianza di R.R. (che, come ho detto, resta da verificare), dopo essere rientrata in casa ed essersi tolta la giacca che Michele le aveva messo sulle spalle, Elena Ceste premette il pulsante di apertura del cancello automatico; poi uscì di nuovo, si tolse prima le ciabatte e il maglione, che lasciò sul tombino di fronte alla porta di casa, quindi si avvicinò al cancello per impedire che si chiudesse e lì finì di denudarsi.
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Quando Michele  Buoninconti tornò a casa, raccolse gli abiti abbandonati da Elena Ceste in giardino e li mise in macchina perché sperava di ritrovare sua moglie e di rivestirla (almeno così dice lui); ma se fosse stato davvero l'assassino, secondo me, li avrebbe messi lui in terra tutti insieme e lasciati lì per depistare le indagini.
Perchè mai inventarsi una "falsa testimonianza" così "controproducente", quando poteva facilmente simulare il fatto nudo e crudo?
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In ogni caso un assassino non avrebbe mai lasciato il cadavere della moglie a poca distanza dalla casa in "un canale nel quale era impossibile annegare", essendo l'acqua alta pochi centimetri; e dove, quindi, sarebbe stato facilmente trovato dalla polizia dopo poche ore (o giorni), o al massimo entro qualche settimana.
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Ed infatti Elena Ceste non è affatto morta "annegata" nella bassa "marana", bensì è morta "asfissiata" senza alcun segno di "strozzamento" o di "strangolamento"; come "sarebbe" (e secondo me "è") senz'altro avvenuto nello stretto  condotto da cui fuoriusciva il Rio Mersa.
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Che i vestiti effettivamente indossati da Elena Ceste siano stati fatti sparire perché l' assassino pensava che da essi gli inquirenti avrebbero potuto trarre prove del modo e del responsabile dell'uccisione, mi sembra una illazione gratuita e del tutto poco plausibile.
Ed infatti, se dalle condizioni dei vestiti della vittima si potesse risalire all'assassino, "tutte le vittime di un omicidio verrebbero sempre trovate nude".
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Comunque non mi offendo affatto se tu pensi che sia un bene che io adesso sia in pensione rispetto al mio lavoro di "funzionario di polizia"; ed infatti, mi dispiace deluderti, ma, sebbene, per un certo periodo, io sia stato "anche" un "ufficiale di polizia investigativa", cioè "giudiziaria" (figura che non ha niente a che vedere con quella di un "funzionario di P.S." che dipende dal Ministero dell'Interno), il mio impiego principale è stato di tipo completamente diverso.
E ti posso assicurare che, nella maggior parte dei casi, non per vantarmi, ma come "ufficiale di polizia investigativa" ci ho quasi sempre "azzeccato"; per cui ho anche ricevuto dei  "riconoscimenti" al riguardo!
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Il che non vuol certo dire che la mia "ipotesi" sulla morte di Elena Ceste sia necessariamente quella giusta; tanto è vero che Michele  Buoninconti è stato condannato a trent'anni in via definitiva, da magistrati i quali disponevano certamente di molti più elementi a disposizione per giudicare di quanti non ne abbia avuti io.
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Per cui posso benissimo sbagliarmi (ma non credo proprio)!
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Un saluto! :)
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#1595
Ciao Claudia K. :)
Circa le tue sempre intelligenti ed acute considerazioni, osservo quanto segue:
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1)
Un assassino cerca "sempre" di sviare le indagini!
Per questo avevo ipotizzato che Michele avrebbe potuto seppellire il corpo della moglie; ma sembra che il referto autoptico escluda l'ipotesi del seppellimento, perchè il cadavere non è stato intaccato da nessun "saprofago sub-terraneo", nè presenta altri segni di interramento.
Il che pure, secondo me, esclude l'ipotesi dell'omicidio.
Ed infatti:
a)
Nessun omicida lascerebbe mai insepolto il corpo della vittima a due passi da casa sua.
b)
Se lo facesse, la polizia lo troverebbe subito, anche nella più fitta boscaglia.
c)
Sul corpo della vittima non ci sono tracce nè di "strangolamento" nè di "strozzamento" (che dimostrerebbero inequivocabilmente un omicidio); per cui il "soffocamento" è solo una della quattro possibili cause naturali della morte per "asfissia" (che ti ho dettagliatamente più volte elencato).
***
.
2)
Quanto ai vestiti, le perizie possono soltanto accertare che non sono stati indossati per un periodo sufficiente di tempo a lasciare tracce di DNA; ma nessuna perizia può accertare che i vestiti sono stati indossati, e poi tolti, dopo un periodo di tempo insufficiente a lasciare tracce di DNA (soprattutto se la vittima aveva appena fatto una doccia).
***
.
3)
Per quale motivo il marito avrebbe dovuto inventarsi la sceneggiata dei vestiti, qualora fosse stato veramente lui l'assassino?
Non ha senso!
Ed infatti:
- se l'aveva uccisa vestita, poteva benissimo lasciare il cadavere vestito;
- se l'aveva uccisa nuda, per evitare complicazioni investigative, poteva benissimo rivestire il cadavere.
E' molto più probabile, quindi, che i vestiti Elena se li sia tolta lei, da sola, come hanno fatto tante altre persone in preda alla "psicosi persecutoria delirante" a cui lei andava soggetta in base a plurime attendibili testimonianze (come Elisa Lam e tanti altri).
***
.
4)
Tu mi chiedi: "Esiste la benchè minima prova che il corpo fosse stato inzialmente all'interno del tunnel?"
La mia risposta è SI'!
Ed infatti, giuridicamente, non esistono soltanto "prove materiali" (come il DNA), ma anche "prove logiche"; il che si verifica quando il "fatto ignoto" (cioè, dove diamine era stato per 9 mesi il corpo?), può desumersi logicamente dai "fatti noti" a nostra conoscenza.
Vale a dire:
a)
E' un "fatto" noto che il cadavere non è stato trovato dalla polizia in pochi giorni, o scoperto casualmente da qualcuno dopo qualche settimana in una zona relativamente circoscritta vicino alla sua abitazione; il che non si spiega in alcun modo, se non deducendo che Elena Ceste si era nascosta, da sè, nell'unico posto che non venne mai esplorato in quella zona, perchè tutti pensavano, giustamente, che nessun omicida avrebbe mai potuta infilarcela, nè che ci si sarebbe mai suicidata.
b)
E' un "fatto" noto che in casi di "psicosi persecutoria" come la sua (ben testimoniata), le persone si nascondono in posti assurdi e spesso letali, quali:
- camini;
- pozzi:
- sepolcri
ecc.
Ricordo personalmente il caso di un soldato impazzito, che si era nascosto dentro il loculo di un obitorio; venne salvato per un pelo, mezzo assiderato.
Per cui è perfettamente "logico" dedurre che Elena Ceste si sia andata a nascondere proprio in quella "asfittica" conduttura; il che è "tipico" delle "psicosi persecutorie deliranti" come la sua.
c)
E' un "fatto" noto, infine, che l'"asfissia" può risultare dall'esposizione prolungata a un'atmosfera contenente una concentrazione di ossigeno troppo bassa; esattamente come nella "conduttura" da cui sgorga il Rio Mersa.
Per cui è perfettamente "logico" dedurre che Elena Ceste si sia andata a nascondere proprio in quella "asfittica" conduttura; il che è "tipico" delle "psicosi persecutorie deliranti" come la sua.
***
.
5)
Quanto al fatto che la mia ipotesi, secondo te, risulta "... pesantemente lesiva della memoria di una donna e moglie e mamma che TUTTO-TUTTO-TUTTO dimostra essere stata in profondissima crisi , oltretutto da Cattolica osservante, per un matrimonio INFERNALE NEL QUOTIDIANO  e con quattro figli bambini, a cui poverina cercava rimedio, con sola immensa ingenuità che le è costata la vita.", a me, sinceramente, non sembra affatto che la possibilità di cadere in una "crisi psicotica DELIRANTE" (a cui lei andava soggetta per concordi affidabili testimonianze) possa considerarsi "lesivo della memoria" di nessuno.
Ed infatti, le "crisi psicotiche DELIRANTI", non costituiscono certo una colpa per chi ne cade vittima, ma costituiscono semplicemente una "GRAVISSIMA MALATTIA MENTALE", comunemente definita "PAZZIA"; da non confondere assolutamente, come fanno molti, con le "crisi nevrotiche" o "depressive", le quali, per quanto acute e terribili, non hanno assolutamente niente a che veder col "DELIRIO PSICOTICO".
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Un saluto! :)
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P.S.
Ovviamente, la mia è solo un'ipotesi, mica una certezza!
#1596
Ciao Claudia K. :)
Forse c'è ancora un'ulteriore ipotesi da considerare.
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Cioè, che Michele aveva sepolto la moglie sottoterra, nei pressi del Rio Mersa; per tale motivo nessuno è riuscito a trovare il corpo per mesi.
Poi, però:
a)
Poichè Elena Ceste era stata sepolta in modo alquanto approssimativo, qualche animale "necrofago", e poi anche "saprofago", pian piano, è riuscito a portarla alla luce; e poi è riuscito a divorarla, almeno parzialmente, dopo averla trascinata nella marana, per pulirla dalla terra, ed infatti risulta che alcune parti del corpo della donna sono stati divorati (persino il coccige).
b)
Oppure Elena Ceste era stata sepolta troppo vicino alla marana, per cui, per le forti piogge precedenti il ritrovamento, il fiumiciattolo è tracimato disseppellendola e portandola via con sè; e qualche animale "necrofago" e "saprofago" se ne è nutrito quando era già nell'acqua.
***
Però mi sembra di aver letto da qualche parte che l'ipotesi del seppellimento sia stata esclusa dalle perizie autoptiche; ed infatti pare che anche un seppellimento approssimativo lasci delle tracce di vario tipo sul cadavere, che, invece, nel caso di specie non sarebbero state trovate.
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Per cui, se questo è vero, per quanto apparentemente "incredibile", la mia ipotesi, tutto sommato, mi sembra quella "residualmente" più "probabile".
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Un saluto :)
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#1597
Ciao Claudia K. :)
Hai ragione, un delirio di quella portata non scaturisce MAI improvvisamente e dal nulla; ed infatti, quanto alle testimonianze di svariate persone (e non del solo marito) circa le crisi di "psicosi deliranti" di Elena Ceste precedenti la sua misteriosa morte, questa è una delle poche cose che, come avevo già scritto, ho potuto desumere da un "atto ufficiale".
Ed invero, nell'"Ordinanza" del giudice Marson a pag 49/51, riguardo allo stato psichico di Elena in relazione a ciò che aveva confidato a "parenti ed amici", si legge testualmente: "Lo scompenso mentale, qualificato dai consulenti psicologi e psichiatri della procura come <<di tipo psicotico proiettivo delirante>>, veniva notato da <<tutti i suoi interlocutori>>".
La <<psicosi proiettivo delirante>>, come anche diagnosticata ad Elisa Lam e ad altri soggetti deceduti con modalità analoghe, comporta:
- un"delirio persecutorio";
- una completa "perdita del senso della realtà".
Condizioni mentali, queste, che spingono i soggetti a cercare di nascondersi in posti assurdi e spesso letali, quali:
- camini;
- pozzi:
- sepolcri
ecc.
Ricordo personalmente il caso di un soldato impazzito, che si era nascosto dentro il loculo di un obitorio; venne salvato per un pelo, mezzo assiderato.
***
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Il fatto che lei si sia infilata in quel tunnel di propria iniziativa, per un attacco psicotico di delirio totale, secondo me è "logicamente" desumibile:
- dal fatto che nessuno avrebbe potuto infilarcela, nè lei avrebbe mai fatto di sua iniziativa una cosa del genere, se non fosse "impazzita";
- dal fatto che non poteva essere in nessun altro luogo che quello, visto che nessuno l'aveva esplorato prima che il suo corpo ne venisse espulso fuori nel Rio Mersa.
- dal fatto che per nove mesi "nessuno" avesse visto il suo cadavere in quell'area.
***
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***
Le uniche ipotesi alternative sono:
- che l'assassino abbia nascosto il suo cadavere altrove, a chilometri di distanza, e poi, dopo nove mesi, di notte, lo abbia gettato nudo nel Rio Mersa; ma mi sembra un'ipotesi meno plausibile della mia.
- che tutti gli abitanti della zona siano ciechi o paralitici (cani compresi); ma anche questa mi sembra un'ipotesi meno plausibile della mia.
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***
Anche io abito in una "campagna urbanizzata", credo molto simile a quella in cui viveva la famiglia Buoninconti, tra Roma ed Ostia.
Per cui  tra casa mia e il  Parco Naturale di Castel Porziano, ci sono varie aree di "sterpaglia" e di vera e propria "boscaglia" attraversate da "marane".
Guarda:
In tali luoghi:
- andavo a giocare da bambino con i miei compagni quasi tutti i giorni:
- tutt'ora, qualche volta, vado a passeggiare con un mio amico che possiede un cane.
E spesso incontriamo anche altre persone, a cui piace la natura rimasta ancora un po' "selvaggia".
Però mi rendo conto che la mentalità femminile è diversa da quella maschile; ed infatti, in quei posti, le bambine non ci venivano mai, nè, attualmente, ci incontro mai a spasso delle donne.
Però da ragazzo ci andavo a "pomiciare" con delle ragazze; nei posti più nascosti ed impraticabili che tu possa mai immaginare.
Ti posso garantire che, se in posti del genere viene abbandonato un corpo insepolto, anche se non è rintracciato immediatamente dalla polizia (cosa, a mio giudizio, assolutamente "impensabile"), al massimo entro due o tre settimane viene SICURAMENTE trovato da chi frequenta la zona; e, soprattutto, dai loro cani.
A meno che, ovviamente, non si sia nascosto in un pozzo o nella conduttura da cui scaturisce una marana.
***
.
***
Concludendo:
a)
Occultare un corpo da parte dell'assassino in una zona del genere avrebbe avuto i suoi vantaggi solo se l'avesse sepolto sottoterra (come fa qualsiasi assassino che si rispetti), e non se l'avesse lasciato alla scoperto; perchè, in tal caso, il cadavere sarebbe stato SICURAMENTE trovato dalla polizia in poche ore, o scoperto casualmente da qualcuno dopo qualche settimana.
b)
Se l'assassino era il marito, però, non avrebbe certo lasciato il corpo della moglie a due minuti e mezzo da casa sua; ma lo avrebbe messo nel bagagliaio della macchina, e sarebbe andato a seppellirlo o a gettarlo a fiume a chilometri di distanza.
Mi sembra OVVIO!
c)
NULLA prova "materialmente" che quel corpo si trovasse in precedenza all'interno del tunnel, perchè il suo DNA è stato "dilavato" dall'acqua corrente.
Però:
- NULLA prova "materialmente" che quel corpo NON ERA all'interno di quel tunnel, in quanto nessuno si è mai dato la briga di esplorarlo;
- il RAGIONAMENTO, invece, prova "logicamente" (sia pure a livello probabilistico) che  quel corpo ERA all'interno di quel tunnel, in quanto altrimenti non si spiega da quale altra parte sia poi finito, "a valle" nel Rio Mersa.
***
.
***
Se ci pensi bene, io non ho fatto altro che applicare proprio il "RASOIO DI OCCAM" da te giustamente richiamato, ragionando "per esclusione"; ovviamente, però, solo a livello "probabilistico", e non certo con "sicurezza matematica".
Ed infatti, a livello teorico, non si possono "mai" escludere categoricamente le alternative "possibili", per quanto "improbabili" possano apparire a prima vista.
Ed infatti:
1)
E' estremamente "improbabile", ma non materialmente "impossibile" , che il cadavere di Elena Ceste non sia stato trovato dalla polizia in poche ore, o scoperto casualmente da qualcuno dopo qualche settimana in un'area così ristretta.
2)
E' estremamente "improbabile", ma non materialmente "impossibile", che l'assassino abbia nascosto il suo cadavere altrove, a chilometri di distanza, e poi, dopo nove mesi, di notte, lo abbia gettato nudo nel Rio Mersa.
***
.
***
Io non sostengo assolutamente che la mia sia una "soluzione certa"; ritengo solo che, almeno secondo me, è "molto più probabile" delle alternative.
***
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***
Un saluto! :)
***

P.S.

La mia citazione di Sherlock Holmes era una "iperbole"; nel senso che, escluso ciò che è più improbabile, non ci resta che scegliere la soluzione che risulta logicamente più probabile.
#1598
Ciao Claudia K. :)
Se quanto hai riferito risultava da "cimici" collocate all'interno di casa Buoninconti, ad ovvia insaputa dello stesso, non c'è dubbio alcuno che quello che ha detto ai figli è vero; ed infatti le "registrazioni ambientali" non mentono.
Nel qual caso non c'è neanche dubbio alcuno  che Michele Buoninconti sia una persona davvero ORRIBILE; ma tale registrazione non dimostra comunque che abbia assassinato la moglie.
***
Quanto al resto, poichè il Rio Mersa non è paragonabile al Rio delle Amazzoni, nè quella rada sterpaglia alla giungla del "Mato Grosso", insistito nel dire che è IMPOSSIBILE che, in NOVE MESI, assolutamente NESSUNO abbia avuto l'occasione di vedere il cadavere di Elena Ceste, se esso si fosse trovato alla scoperto, nelle basse acque della "marana" o nella boscaglia.
***
E non sto parlando solo delle squadre di ricerca, che hanno battuto quell'area palmo a palmo anche con i cani poliziotto, bensì di "chiunque altro", in ben nove mesi, si sia trovato a passare da quelle parti:
- bambini che giocavano con le barchette nel Rio Mersa;
- vecchietti che portavano a spasso il cane;
- coppiette infrattatesi lì per pomiciare (con la relativa scorta di guardoni)
ecc. ecc.
***
SECONDO ME E' IMPOSSIBILE!!!
***
Per cui, visto che dopo nove mesi il cadavere è stato ritrovato, ben visibile, nel Rio Mersa, non c'è altra spiegazione della circostanza se non quella che, in precedenza, esso si trovava all'interno della conduttura da cui scaturisce il fiumiciattolo; il cui asfittico e puzzolente interno non aveva mai esplorato nessuno PRIMA, e dal quale lentamente, col passare del tempo, il cadavere è slittato fuori "a valle".
***
ALTRIMENTI DOVE DIAMINE SI TROVAVA IL CORPO???
Da qualche parte doveva pur essere; e dove se non lì?
***
Quanto al "come la poveretta finì lì", nuda e scalza, e dopo aver percorso il tragitto in pieno principio di mattinata lavorativa senza essere notata da nessuno, devi tenere presente che:
a)
Il percorso da lei fatto era in piena campagna, per cui è normale che nessuno l'abbia vista in pieno principio di mattinata lavorativa.
b)
Da casa sua al Rio Mersa e relativa conduttura, camminando a piedi (senza correre) ci si impiegano esattamente 2 minuti e 30 secondi esatti, così come accertato con apposito "esperimento giudiziale" per cui:
- era possibilissimo percorrerlo senza vestiti anche  in pieno inverno;
- il luogo, ammesso che ce ne fosse bisogno, non era raggiungibile in macchina.
c)
Nei casi di "psicosi persecutoria", è assolutamente normale che le vittime di tale patologia psichiatrica si spoglino nude; soprattutto se, come nel caso di Elena Ceste ed Elisa Lam (e di altri), si propongono di immergersi in acqua.
Ed infatti la loro mente malata, ricorda confusamente che, prima di entrare in acqua, occorre togliersi i vestiti.
***
Quando, poi, scrivi: "si trovasse "dentro o fuori" il piccolo tunnel sul Rio...per me è del tutto irrilevante", temo che io non sia riuscito a spiegarmi bene; ed infatti la circostanza è ASSOLUTAMENTE RILEVANTE!!!
***
Ed infatti:
- nessuno si sarebbe suicidato infilandosi in quel tubo asfittico;
- nessun omicida avrebbe avuto la capacità o il motivo di ficcare il cadavere là dentro (visto che prima o poi sarebbe necessariamente sbucato fuori con la corrente).
***
Ed è per questo che nessuno ha pensato di esplorarlo all'interno, il che spiega il ritrovamento dopo nove mesi.
***
Per cui, in base alle surriportate circostanze, secondo me non se ne può dedurre altro che lei, in preda ad una "crisi psicotica persecutoria", si fosse infilata nella asfittica conduttura da cui scaturiva il Rio Mersa, per poi scivolarne fuori mano a mano che il suo corpo si decomponeva, in quanto tale conduttura era l'unico luogo non esplorato della zona.
***
Tu trovi semplicemente IMPENSABILE che anche la più grave crisi psicotico-delirante possa indurre una mamma, che ha dato la colazione ai propri bambini e li ha lavati e vestiti per andare a scuola, in 20 minuti diventi una dissociata totale che dimentica tutto questo, che è vità; eppure è capitato più volte, ed anche di peggio.
Ad esempio, tu dimentichi Anna Maria Franzoni; e molti altri casi come il suo!
*** 
Da "donna comune", tu puoi certo garantire l'atavica ripulsa di una donna (normale) verso sterpaglie e insetti; però, non essendo tu una "psichiatra", non puoi in alcun modo pretendere di asserire che la più dissociata del Globo non avrebbe scelto di rifugiarsi dentro a quel piccolo e asfittico tunnel, per sfuggire ai suoi immaginari persecutori!
 Tu confondi la tua "percezione della realtà", da persona sana di mente, con la  "perdita della percezione della realtà" in cui cadono gli psicotici.
***
Purtroppo la follia fa commettere cose folli; sennò che follia sarebbe! :(
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Un saluto! :)
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#1599
Ciao Claudia K :)
Ripeto che, come ho scritto in questo thread sin dal mio post iniziale, io non penso minimamente che Elena Ceste si sia suicidata; e che, "al limite", dovendo "forzatamente" scegliere tra l'ipotesi del suicidio e quella dell'omicidio, è molto più probabile che sia stata uccisa, che non che si sia suicidata.
***
Però, secondo me, sono errate entrambe le ipotesi, in quanto, la circostanza che il suo corpo non sia stato ritrovato per ben nove mesi, dimostra "indirettamente", ma anche "inequivocabilmente" che lei si era intrufolata nel condotto di scarico da cui sgorga il "Rio Mersa"; luogo perfetto per nascondersi da un immaginario persecutore, nel caso di un soggetto affetto da una crisi di "psicosi persecutoria" (così come Elisa Lam andò a nascondersi in una cisterna dell'acqua sul tetto del suo albergo).
***
D'altronde, come diceva Sherlock Holmes: "Quando hai escluso l'"impossibile" ciò che resta, per quanto "improbabile", è la "verità"."
***
Per cui:
- essendo "impossibile" che nella zona esplorata del Rio Mersa per ben nove mesi NESSUNO abbia mai avuto modo di scoprire il cadavere di Elena Ceste;
- per quanto "improbabile", non se ne può dedurre altro che lei si fosse infilata nella asfittica conduttura da cui scaturiva il Rio Mersa, per poi scivolarne fuori mano a mano che il suo corpo si decomponeva, in quanto tale conduttura era l'unico luogo non esplorato della zona.
***
Secondo me, è l'unica conclusione logica!
***
E, se questo è vero, a me sembra evidente che Elena Ceste è morta per un incidente dovuto alla sua irrazionale follia persecutoria, in quanto:
- nessun suicida si toglierebbe mai la vita in un modo così assurdo;
- nessun omicida avrebbe potuto trascinare il cadavere della sua vittima in un simile stretto budello, senza restare intrappolato e morire asfissiato anche lui (ammesso e non concesso che potesse riuscirci).
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Il marito, se fosse stato davvero lui l'assassino, secondo me avrebbe portato in macchina il cadavere della moglie molto più lontano da casa sua, e lo avrebbe seppellito in un bosco o gettato con una pietra al collo in un fiume; come qualunque omicida che si rispetti!
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Quanto al fatto che Michele Buoninconti abbia catechizzato i figli con frasi del tipo "Attenzione a confermare quello che vi dico io, sennò questi già vi hanno tolto mamma e poi finisce che vi tolgono anche papà!", questa è una cosa che ignoravo completamente; ma come si è mai scoperta una cosa del genere, considerato che non credo che possa averli catechizzati in tal modo davanti a terze persone?
In ogni caso, se è la notizia è vera, questo dimostra senz'altro che Michele Buoninconti è una persona davvero ORRIBILE; però questo non prova affatto che abbia assassinato la moglie.
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Un saluto! :)
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#1600
Il maresciallo dei carabinieri Licia Gioia era sposata con l'ispettore di polizia Francesco Ferrari; ma tra i due si era creata una forte tensione per motivi di gelosia (ed infatti sembra che Francesco Ferrari avesse un'amante).
***
Il giorno prima della sua morte, dal cellulare di Licia Gioia vennero inviate due foto al marito Francesco Ferrari: nella prima foto si vede la pistola di ordinanza, una Beretta calibro 9 Parabellum, con il cane armato e priva di sicura e si legge: "Stronzo addio" (ore 17,54 del 27 Febbraio); nella seconda foto si vedono un precipizio a strapiombo sul mare e un piede sospeso nel vuoto e si legge "Ho due opzioni" (ore 18,02 del 27 Febbraio).
***
Dopodichè, quella sera si trovarono entrambi nella propria abitazione, e non accadde nulla fino a mezzanotte; ma verso le ore 0,30 del 28 Febbraio, si udirono due spari un po' distanziati l'uno dall'altro; il primo dei quali risultò aver colpito dietro l'orecchio destro Licia Gioia uccidendola sul colpo, il secondo dei quali, invece, aveva ferito "entrambi" ad una coscia.
***
Francesco Ferrari, interrogato in qualità di inquisito, dichiarò che, verso le le ore 0,30 del 28 Febbraio, la moglie si era puntata la sua pistola alla testa davanti a lui minacciando di uccidersi; allora lui aveva cercato di impedirglielo, saltandole addosso e afferrandone la pistola. Però la moglie aveva il dito su grilletto ed il cane alzato (in azione singola), per cui si sparò in testa senza che lui potesse riuscire ad evitarlo.
Poi dichiarò testualmente a verbale:  "Subito dopo, sarà passato mezzo secondo, un tempo molto ristretto, io ho cercato di togliere la pistola dalle mani di mia moglie portandola via dalla testa e in quel momento è partito il secondo colpo che ha colpito me e alla gamba mia moglie. Preciso in sede di verbalizzazione che il colpo è partito quando ho posizionato la pistola ancora nelle mani di mia moglie, sul letto. Ritengo che materialmente a spingere il grilletto sia stato il dito di mia moglie, anche perché la mia mano sinistra era posizionata sopra il carrello mentre la mia mano destra era libera".
***
Francesco Ferrari è stato assolto in primo ed in secondo grado (in Cassazione non so), per i seguenti principali motivi:
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1)
E' risultato documentato dalle due foto del giorno precedente, che Licia Gioia aveva palesemente minacciato di volersi uccidere.
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2)
La criminologa Ursula Franco dichiarò: "La soluzione del caso è nell'arma. L'arma da cui sono partiti i colpi era la pistola in dotazione al maresciallo Gioia, non quella in dotazione al Ferrari, pertanto si può logicamente inferire che sia stata proprio la Gioia a tirar fuori la pistola e a puntarsela alla testa."
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3)
La criminologa Ursula Franco dichiarò anche che: "Il fatto che il colpo non sia stato esploso a bruciapelo, ma da circa 25 cm di distanza, prova che il Ferrari tentò di allontanare l'arma dalla testa della moglie e che proprio in quel frangente partì il primo colpo, cui seguì un secondo colpo pochi secondi dopo." (durante la colluttazione).
.
4)
Infine, la criminologa Ursula Franco dichiarò che:
"Il secondo colpo ci conferma che quei due colpi partirono in una situazione concitata, il Ferrari è infatti un poliziotto abituato a maneggiare armi e se l'arma fosse stata (da subito) nelle sue mani non sarebbe partito nessun secondo colpo".
***
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Al riguardo, pur stimando molto la criminologa Ursula Franco, osservo quanto segue:
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1)
E' risultato documentato dalle due foto del giorno precedente, che Licia Gioia aveva palesemente minacciato di volersi uccidere, ma che, però, non si era uccisa affatto; per cui il marito, che aveva un plausibile movente per ucciderla, potrebbe aver colto la palla a balzo, e, quindi, ucciderla poche ore dopo, simulandone il suicidio.
***
Inoltre, poichè Francesco Ferrari, in quell'orario, poteva aver avuto accesso al cellulare della moglie, e possedeva la stessa identica pistola d'ordinanza (il piede è indistinguibile), è anche possibile che abbia usato il cellulare della moglie per inviarsi quelle due foto al suo stesso cellulare per precostituirsi un alibi.
***
Ed invero, poichè in quell'orario Francesco Ferrari venne visto proprio nei pressi di quella scogliera, per spiegare tale circostanza, dichiarò a verbale: "Mia moglie mi ha mandato una foto inquietante che ritrova lei stessa in una posizione tale da fare ingenerare la possibilità che si potesse gettare da una scogliera... in quanto nella foto si vedevano i piedi di mia moglie e il dirlo a mare con i flutti... io mi sono preoccupato e mi sono premurato di andare verso il luogo dove poteva trovarsi...".
Ma non la trovò, ammesso che fosse mai stata lì; dove nessuno l'aveva mai vista quella sera!
Dell'altra foto, quella con la Beretta (identica alla sua), stranamente non parlò affatto.
***
Però, poichè le mie sono solo delle ipotesi, a mio parere quelle due foto costituiscono comunque degli indizi a suo favore; sebbene molto meno determinanti di quanto i giudici di primo e secondo grado abbiano ritenuto.
***
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2)
Secondo me, invece, non costituisce affatto un indizio a suo favore la circostanza che i colpi siano stati sparati dalla pistola d'ordinanza della moglie, e non dalla sua; ed infatti tutti i carabinieri, i poliziotti, gli agenti segreti (e perfino i killer), quando sono a casa propria si tolgono la pistola dalla cintura e la posano sul tavolo o sul comodino.
Non si è mai visto, nemmeno nei film più scadenti, che qualcuno di loro tenesse la sua pistola alla cintura, in ciabatte, mentre si lavava i denti in bagno o capava le patate; soprattutto se si tratta di una Beretta 92 (o 96 o 98) Parabellum, che pesa quasi quanto un ferro da stiro.
***
Per cui Francesco aveva accesso all'arma di Licia così come Licia aveva accesso alla sua, le quali, peraltro, erano entrambe dello stesso tipo; quindi, anche ammesso che Licia tenesse solitamente la sua arma scarica, il marito non ci avrebbe messo niente a inserirci dentro il caricatore di quella propria 
Nè poteva certo uccidere la moglie con la propria pistola, se aveva in mente di inscenare il suo suicidio.
Questo è ovvio!
.
3)
Quanto al fatto che il colpo non sia stato esploso a bruciapelo, ma da circa 25 cm di distanza, questo, più che ad una colluttazione, fa pensare senz'altro ad un omicidio; ed infatti, se si tenta di evitare che qualcuno si suicidi, non si cerca di "allontanare" la pistola dalla sua testa (a 25 o a 30 centimetri), bensì si cerca semplicemente di "deviare" la direzione di tiro della pistola dalla sua testa, spostandone la canna (cosa che, invece, non è avvenuta).
***
In ogni caso occorre tenere presente che, visto che dalla perizia medica il colpo risulta sparato dalla distanza di 25 cm (dalla "bocca" della pistola), poichè la Beretta 92 (o 96 o 98) Parabellum è lunga esattamente 20 cm, questo vuol dire che la mano che impugnava la pistola era a circa 40/45 cm dalla testa testa della vittima; una posizione davvero improbabile per la mano di Licia Gioia.
***
E tale posizione risulta ancora più improbabile per la mano di Licia Gioia, in quanto la pallottola è penetrata da dietro l'orecchio destro della donna, fuoriuscendo dalla parte opposta; cioè nella parte anteriore del volto a sinistra.
Per cui, essendo estremamente difficile che qualcuno si suicidi in tal modo, anche nel corso di una colluttazione, l'anatomopatologo, nella perizia, osserva che il suicidio sarebbe "in astratto ed in <<ipotesi remota>> compatibile, ma la posizione del corpo è innaturale e inusuale per tale ipotesi, considerata la notevole flessione del rachide cervicale e del tronco".
Per cui il medico legale afferma, nero su bianco, che "l'ipotesi più probabile è che la donna abbia cercato di sfuggire a qualcuno!".
***
.
4)
Quanto al fatto che il secondo colpo confermerebbero che quei due colpi partirono in una situazione concitata, mentre Francesco Ferrari cercava di impedire con la forza alla moglie di suicidarsi, è noto a che la "prima regola" che viene impartita agli agenti di polizia di tutto il mondo in casi del genere è di "NON CERCARE <<MAI>> DI DISARMARE UNA PERSONA CHE MINACCIA DI SUICIDARSI CON UNA PISTOLA ALLA TEMPIA!"
***
Ed infatti, i casi sono tre:
a)
O la persona in questione è realmente decisa a suicidarsi, ed allora è "tecnicamente" impossibile riuscire a saltarle addosso per impedirglielo, perchè nessun essere umano è più veloce di una pallottola (a parte quello che si vede nei film).
b)
Oppure la persona in questione è ancora indecisa se suicidarsi o meno, ed allora è proprio una colluttazione che potrebbe provocare la sua morte; o quella di chi cerca di disarmarla.
c)
Discorso analogo a b), vale se il presunto aspirante suicida sta soltanto "bluffando".
***
In tutti e tre i casi l'unico modo di "ingaggiare" qualcuno che minaccia di suicidarsi con una pistola alla tempia, è quello di "PARLARGLI", cercando di convincerlo a desistere; agli agenti di polizia vengono insegnate delle apposite tecniche di dissuasione, al riguardo (anche se non risultano sempre molto efficaci), ma MAI di saltargli addosso!
***
Per cui:
- o Francesco Ferrari è un ispettore di polizia che non conosce il suo mestiere;
- oppure mente!
***
Ed invero, Francesco Ferrari senz'altro mente quando dice che, dopo aver cercato vanamente di impedire che partisse il primo colpo dalla mano di sua moglie (che avrebbe sparato in una posizione da vera contorsionista), "... subito dopo, sarà passato mezzo secondo, un tempo molto ristretto, io ho cercato di togliere la pistola dalle mani di mia moglie portandola via dalla testa e in quel momento è partito il secondo colpo che ha colpito me e alla gamba mia moglie."
Non è vero!
Ed infatti dalla perizia medica, risulta inequivocabilmente che  il secondo colpo "...sicuramente non è stato  esploso nell'immediato dopo il primo", in quanto sarebbe trascorso del tempo; anche se è difficile ipotizzare con certezza quanto tempo dopo.
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Francesco Ferrari senz'altro mente anche quando, riguardo al secondo colpo, dice testualmente "...ritengo che materialmente a spingere il grilletto sia stato il dito di mia moglie".
Ed infatti dalla perizia medica risulta che la ferita alla coscia di Licia Gioia: "...è stata prodotta sulla paziente già morta"; per cui, quel secondo colpo, non lo avrebbe mai potuto sparare Licia Gioia "da viva".
Però, la menzognera dichiarazione di Francesco Ferrari, forse, nasconde un fondo di verità; come mi accingo a spiegare.
***
.
MIA PERSONALE RICOSTRUZIONE DEI FATTI
Il "colpo di pistola dietro l'orecchio", molto frequente negli omicidi professionali, viene comunemente definito, in gergo, "il colpo del sicario".
Ed infatti:
a)
Presuppone un avvicinamento il più vicino possibile  alle spalle della vittima:
- sia per evitare che essa cerchi di reagire;
- sia per assestare il colpo con precisione millimetrica (come è avvenuto nel caso di specie).
b)
Quel punto dietro l'orecchio, è quello in cui è più facile che il proiettile penetri nel cranio senza incontrare particolare resistenza.
***
Per cui, concordo con l'anatomopatologo del Tribunale circa il fatto che Licia Gioia sia stata uccisa aggredendola alle spalle; ma, almeno secondo me, non "mentre fuggiva" come scrive lui, bensì "a tradimento" (cioè senza minimamente sospettare che stavano per spararle alle spalle).
***
Un ulteriore vantaggio del "colpo del sicario" è che, se si riesce a sferrarlo quasi a contatto della pelle della vittima, con un po' di fantasia si può anche cercare di farlo passare per un "suicidio".
***
Nel caso di Francesco Ferrari, però, per una qualche ragione (forse temendo che la moglie sentisse i suoi passi), lui ha sparato un po' troppo da lontano; per cui, per cercare di farlo passare per un "suicidio", ha dovuto ricorrere ad un ulteriore stratagemma.
***
Ed infatti, per giustificare la circostanza che sua moglie si fosse sparata in testa in una posizione acrobatica da vera contorsionista, non poteva che simulare una colluttazione avvenuta con lei per cercare di disarmarla; e, per suffragare tale versione, io avrei fatto esattamente quello che ha fatto lui.
Cioè, secondo me, dopo averla uccisa con un colpo a tradimento nel lato posteriore della testa, si è disteso sul letto abbracciato al suo cadavere; dopodichè ha accavallato una coscia della moglie sopra la sua, è, mettendole in mano la pistola, ha tirato il grilletto usando il dito della moglie premuto sotto il suo.
***
Ovviamente, ha posizionato la pistola in modo tale che il proiettile non venisse ostacolato dall'osso femorale di Licia, per cui ha puntato la canna sul lato alto della sua coscia (se non addirittura sulla natica); nel contempo, però, assicurandosi che il proiettile arrivasse sulla propria gamba con un energia il più possibile attutita dai "tessuti molli" del corpo interposto.
Come, infatti, è accaduto, perchè la ferita subita da Francesco Ferrari è stata lievissima;  anche se lui ne ha esagerato la portata, imputandola ad un colpo partito casualmente mentre cercava di disarmare la moglie (la quale, invece, ormai era già morta, come certifica la perizia medica).
***
Ovviamente, operando in questo modo, ha potuto giustificare la presenza di polvere da sparo sia sulla sua mano che su quella della moglie; nonchè le impronte digitali della moglie sul grilletto della pistola
***
L'unica cosa che non ha potuto giustificare, è come mai, in violazione delle più elementari "regole di ingaggio", lui abbia cercato di disarmare fisicamente la moglie che minacciava di suicidarsi con la pistola alla tempia; cosa assolutamente "impensabile" per un agente di polizia, e, ancor più "assurda" per un ispettore di polizia come lui.
***
Semmai, se fosse stato più furbo, non avrebbe dovuto raccontare di aver cercato di disarmarla con la forza standole in posizione frontale (cosa inconcepibile per un poliziotto), ma avrebbe dovuto raccontare un altro tipo di frottola.
Ad esempio: "La porta del bagno era aperta , ed io sono passato oltre, senza guardare dentro, per andare in camera da letto; però, appena dopo averla superata, ho sentito provenire da lì dentro l'inconfondibile rumore dello "scarrellamento" di una pistola. Allora sono tornato indietro, e, sbirciando dalla porta, ho visto mia moglie, di spalle, che era in procinto di spararsi in testa; per cui, in silenzio, senza che lei potesse accorgersi di me, le ho afferrato velocemente da dietro la pistola, cercando di deviarne il tiro. Ma, purtroppo, non ci sono riuscito!"
Secondo me questa sarebbe stata una balla più credibile; ma, a quanto pare, i giudici si sono accontentati delle sue...che, almeno secondo me, non stanno proprio in piedi!
***
.
CONCLUSIONE
Anche in questo caso mi sono dovuto basare principalmente su notizie di stampa.
Però, sebbene "de relato", ho avuto modo di leggere degli stralci:
- sia della perizia medico-legale;
- sia del suo interrogatorio.
Dai quali stralci, a mio parere, risulta estremamente probabile che Francesco Ferrari abbia deliberatamente ucciso Licia Gioia, cercando poi di simularne il suicidio; a prescindere che lei, in precedenza, lo avesse effettivamente minacciato o meno.
Però, non conoscendo nè le motivazioni delle sentenze di assoluzione, nè gli allegati al fascicolo processuale, anche in questo caso le mie restano delle pure e semplici "illazioni".
#1601
Ciao Claudia K. :)
In ordine alle tue considerazioni, osservo quanto segue:
.
1)
Se l'area prossima alla residenza della scomparsa, oltre che dal marito, fu battuta dalle classiche squadre di professionisti e volontari alla ricerca di persone scomparse (cani poliziotto compresi), la circostanza che, per ben nove mesi, costoro non abbiano trovato alcuna traccia del corpo di Elena, secondo me dimostra inequivocabilmente che lei si era nascosta in profondità nel condotto di scarico delle acque reflue; laddove nessuno si avventurò, ritenendo impossibile che fosse andata a ficcarsi là dentro, per nascondersi da un persecutore immaginario.
***
Ed infatti tutti pensavano:
- o ad un semplice allontanamento da casa;
- o a un suicidio;
- o a un omicidio.
Tutte ipotesi "incompatibili" con la ricerca nelle profondità di un condotto di scarico delle acque reflue; perchè nessuno si suiciderebbe così, nè nessun omicida sarebbe stato in grado di trascinare il cadavere in una tubazione così stretta ed asfittica.
Il che spiega perchè tale  tubazione non sia mai stata esplorata.
***
Almeno secondo me, non si trattava nè di "suicidio" nè di "omicidio", bensì di uno sventurato "incidente" provocato da una "psicosi persecutoria".
***
Come ho già detto, di casi del genere se ne sono già verificati parecchi, il più famoso dei quali fu quello di Elisa Lam, una ragazza canadese in viaggio turistico a Los Angeles; la quale, dopo essere entrata in uno degli ascensori del "famigerato" albergo CECIL (che, sembra, abbia ispirato Kubrick per il suo film SHINING), laddove fu regolarmente filmata dalla videocamera di sorveglianza, la si vede allontanarsene impaurita, sparendo poi letteralmente nel nulla.
***
Ed infatti:
- dalle altre numerose videocamere di sorveglianza dell'hotel, e da quelle di strada, risultò che, pur essendo uscita dall'ascensore, non era però mai uscita dall'albergo;
- tuttavia, anche in quel caso, dalle ripetute e minuziose perquisizioni della polizia (20 detective con agenti e con cani poliziotto al seguito), che ispezionarono l'albergo persino negli armadi e sotto i letti, risultò che nell'albergo non c'era più.
Ed infatti a nessuno poteva venire in mente di andare a cercarla nelle cisterne dell'acqua sul tetto dell'albergo, in una delle quali si era nascosta a seguito di una "crisi psicotica persecutoria" analoga a quella di cui, secondo me, restò vittima anche Elena Ceste.
***
Per cui, se tutti quelli che si sono occupati dell'area specifica del Rio Mersa (compreso Michele), per ben nove mesi hanno riferito di non aver trovato nessuna traccia di Elena Ceste, la cosa è spiegabile solo per il fatto che il suo cadavere non era ancora fuoriuscito dal condotto di scarico; il cui interno nessuno si era dato la briga di esaminare, ritenendola una ricerca assolutamente inutile.
.
2)
Quanto alle testimonianze di svariate persone (e non del solo marito) circa le crisi di "psicosi deliranti" di Elena Ceste precedenti la sua misteriosa morte, questa è una delle poche cose che, come avevo già scritto, ho potuto desumere da un atto ufficiale.
Ed infatti, nell'"ordinanza" del giudice Marson a pag 49/51, riguardo allo stato psichico di Elena in relazione a ciò che aveva confidato a "parenti ed amici", si legge testualmente: "Lo scompenso mentale, qualificato dai consulenti psicologi e psichiatri della procura come di tipo psicotico proiettivo delirante, veniva notato da tutti i suoi interlocutori".
.
3)
Quanto al fatto che non ci sarebbe affatto da stupirsi se una donna sposata con Furio finisse col suicidarsi, la mia era soltanto una "battuta di spirito"; per cui mi scuso per l'equivoco!
Ed infatti, come ho scritto in questo thread sin dal mio post iniziale, io non penso minimamente che Elena Ceste si sia suicidata.
Al limite, è molto più probabile che sia stata uccisa, che non che si sia suicidata; sebbene, a mio parere, entrambe le ipotesi siano molto poco compatibili, sia con le circostanze del ritrovamento del suo cadavere, sia con le risultanze autoptiche.
***
.
***
Un saluto! :)
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#1602
Ciao Claudia K. :)
Sono perfettamente d'accordo con te su quanto possa essere maccheronica/fuorviante la "sintesi" di alcuni mezzi d'informazione; e, in alcuni casi anche l'"illuminazione" di alcuni sedicenti "esperti".
Per questo io avevo premesso che, poichè le uniche informazioni su cui mi sono potuto basare, sono solo semplici notizie di stampa, visto che su INTERNET non ho trovato altro,  nè ho avuto modo di leggere il contenuto dell'autopsia nè le motivazioni della sentenza di condanna, le mie restano delle pure e semplici "illazioni".
***
Quanto al fatto che l'area del Rio Mersa, per nove mesi, la ispezionò soltanto colui che era indagato per l'omicidio (ovviamente sostenendo che non c'era nulla), sinceramente stento a credere che la notizia possa essere veritiera.
Ed infatti, se fosse vera:
a)
Tutta la  squadra inquirente, PM compreso, sarebbero stati subito licenziati in blocco, e senza nemmeno il diritto alla pensione.
b)
Michele Buoninconti, così facendo, si sarebbe "autocondannato" da solo, senza più nessuna possibile scusa, non appena fosse stato ritrovato il cadavere.
***
Almeno stando a quanto ho letto, la storia dei complessi di persecuzione di Elena non l'ha affatto riferita soltanto Michele, ma anche altri molto più attendibili testimoni; i quali hanno parlato non di semplici manifestazioni depressive o nevrotiche di Elena, ma di vere e proprie reazioni di carattere "delirante" (cioè, "comportamenti da matta").
Però, come già ho ripetuto varie volte, bisognerebbe leggere gli atti originali del processo.
***
Infine, se è vero, come dici tu,  che Michele era in famiglia il classico "Furio" del famoso film "Bianco, Rosso e Verdone", secondo me la cosa strana è che Elena abbia atteso tanto a suicidarsi; ma, in tal caso, non si sarebbe affatto suicidata in quanto preda di una "crisi psicotica", bensì "nel pieno possesso delle sue facoltà mentali".
Ed infatti, essendo sposato ad un tipo come Furio (in versione femminile), mi sarei senz'altro suicidato anch'io!
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Un saluto! :)
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#1603
Ciao Claudia K. :)
Solo una piccola correzione al tuo ineccepibile post:
- il lutto nazionale  è stato certamente giustificato sul piano "partitico", perchè è consistito nel ringraziamento dei "postfascisti" per lo "sdoganamento" loro concesso a suo tempo da Berlusconi;
- però è stato un gravissimo "errore" sul piano "geopolitico", perchè ha aggravato la già "pessima" opinione che all'estero si aveva dell'Italia.
- infine è stato un gravissimo "errore" sul piano "storico", perchè costituirà una delle più grosse ignominie di cui si è macchiato il nostro Paese.
***
Per il resto spero che Berlusconi riposi in pace, augurandomi che abbia cambiato per tempo religione, finendo così nel paradiso delle Uri; le quali, secondo la tradizione islamica, sono delle giovani donne che attendono nel paradiso musulmano coloro che vi saranno destinati per le opere compiute in vita.
***
Un saluto :)
***
 
#1604
Citazione di: anthonyi il 15 Giugno 2023, 07:45:14 AMCome avrai notato, eutidemo, l'aspetto più sviluppato del topic é stato il mutamento che Berlusconi ha generato nel sistema di valori nel nostro paese. E questo chiude il cerchio perché é proprio quel mutamento che ha reso irrilevante la condanna da lui ricevuta.
Un sondaggio fatto in questi giorni ha rilevato che il 55 % degli italiani pensa che Berlusconi abbia fatto cose buone per cui  per questi la condanna é irrilevante, si fidano più di Berlusconi che della magistratura.
La madre degli imbecilli è sempre incinta! :(
#1605
A tutti gli intervenuti. :)
Innanzitutto vi ringrazio per i vostri numerosi e graditi interventi.
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Per il resto, in un modo o nell'altro, condivido quasi tutti i giudizi su Berlusconi da voi espressi; che, in genere non sono certo molto elogiativi (per usare un blando eufemismo).
***
Però il tema del mio topic non era propriamente quello, bensì se, secondo voi, concedergli addirittura il "LUTTO NAZIONALE", sia stato un macroscopico errore "per il solo fatto" che B. era comunque un pregiudicato condannato in via definitiva per truffa aggravata ai danni dello Stato in materia tributaria (frode fiscale), e non per una semplice evasione.
E, questo, a prescindere da un giudizio sulla vita politica e personale di Berlusconi; circa la quale mi sono astenuto dal pronunciare una mia qualsiasi  mia opinione.
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***
Un saluto a tutti!
***