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Messaggi - niko

#1606
Citazione di: Phil il 28 Novembre 2023, 22:47:25 PMProbabilmente non ho ancora capito: per te è a priori giusta ed etica una democrazia solo se ha anche una proporzione fra uomini e donne al potere? Ossia: gli esiti delle votazioni, i programmi, il "volere del popolo", etc. vanno subordinati al fatto che alla fine deve, dovere etico e politico, esserci un equilibrio numerico fra uomini e donne al potere? Non conta dunque chi il popolo vuole a guidarlo, fra i candidati; anche se il "genere x" (scegli tu), non ha rappresentanti abbastanza voluti, apprezzati e votati, è importante, per la giustizia etica e politica della democrazia, che quei pochi che ha siano comunque (anche se non abbastanza votati) circa la metà del totale degli eletti. Praticamente si vota il programma e il candidato, ma alla fine, fondamentale per la giusta democrazia, conta anche il genere?
In generale, non credo che un "sessismo su base statistica" rispetti il concetto base di democrazia che, a dirla tutta, mi sembra una forma di governo essenzialmente incompatibile con la "sessificazione paritaria" della politica che proponi (sicuramente non sei il solo, ma ciò non cambia la mia perplessità, tanto concettuale quanto pragmatica; tuttavia ammetto che sono digiuno di politica, quindi è solo un'opinione da profano).



La questione e' che la societa' civile, fuori dal parlamento dovrebbe essere cosi' libera e psichicamente evoluta da farmi sinceramente, (e non ipocritamente, come e' oggi) RITENERE, in cuor mio, che se un bel giorno, per ipotesi, su un parlamento di 100 posti venissero eletti proprio 100 uomini e 0 donne, potrei imputare la cosa esclusivamente ai programmi presentati, alle personalita' politiche e a uno stranissimo gioco del destino/caso. Stessa identica cosa, dovrei poter dire e pensare se venissero elette 100 donne e 0 uomini.

Mediamente, che capitino circa 49 donne e 51 uomini in una societa' evoluta ideale, dovrebbe capitare spontaneamente, e con frequenza spontaneamente superiore a quella di altre combinazioni "estreme" piu' polarizzate e meno entropiche, senza che nessuno stia col fucile, o con la quota rosa, spianata per farlo, artificiosamente, capitare.

Finche' ci sono in gioco ALTRI motivi, rispetto a programmi e puro caso, c'e' un problema.

Grosso come una casa.

A meno naturalmente di non pensare che le donne si facciano in linea generale governare formalmente dagli uomini perche' a loro piace cosi' e preferiscono fare l'uncinetto e al limite, a livello di spartizione reale del potere, inciuciare dietro le quinte.

In questo caso, il problema grosso come una casa non c'e'.

Con tale premessa, l'unica conclusione possibile e' che giusto, e sacrosanto, e' lo stato di cose esistente, e folle, e "comunista" chi pensa o pretenderebbe di cambiarlo.

Che scopro con grande "gioia", per modo di dire, essere un pensiero che va per la maggiore pure qui.






#1607
Citazione di: InVerno il 28 Novembre 2023, 20:37:33 PMAh si? E dove posso documentarmi a riguardo? Il tuo uso del maiuscolo è accattivante, ma vorrei imparare partendo dai fatti.
Questo è molto comodo, quindi anche se non lo avessero mai fatto sarebbero colpevoli lo stesso, bene. E non credo che non l'abbiano mai fatto, credo che ti risulterà facile trovare esempi, è il movente per cui sostieni agiscano sistemicamente che mi lascia perplesso. La rappresentanza politica è secondo me insidicabile, non è affar mio chi si sente rappresentato da chi, ed è un rapporto di subordinazione indiretto (ci si subordina alle leggi, non ai parlamentari). L'idea che la rappresentazione avvenga
per "immedesimazione" è assurda, le persone votano Berlusconi e Cicciolina e Soumhahoro. In islanda c'è un governo unicamente composto di donne, e metà dei voti che le hanno elette gli sono stati dati da uomini, i più coglioni tra gli uomini, secondo la teoria del patriarcato. La subordinazione vera e propria avviene in campo "non rappresentativo", privato, ed in quel campo si è provato avvalorare la tesi che il patriarcato produca una disparità reddituale..e anche lì niente cospirazione di genere.

Tu che cosa saresti poi? Sei un uomo, ma per qualche motivo sembri diverso da gli altri, non sembri voler difendere i tuoi interessi di genere, se ti eleggessimo penseresti anche alle donne, che hai fatto? hai trasceso la mascolinità? Sei giunto infine al Nirvana?


Certo, che la rappresentazione avviene per immedesimazione.

La persone votano Cicciolina e Beusconi perche' vogliono essere come loro.

Ma per capirlo bisogna avere il coraggio di porre la democrazia indiretta a problema, e preferirgli quella diretta (tutto il potere ai soviet, che a Berlino 45 hanno vinto, anche se ad alcuni questo non piace, e colgono ogni piu' pretestuosa e fuori luogo occasione per ribadirlo, che non gli piace).

Chi pensa che la democrazia indiretta sia un "funzionamento", e per di piu' "eterno", o comunque atemporale, la realta' dell'immedesimazione non la vedra' mai. Per vederla, ci vorrebbe Hobbes. L'immedesimazione nel sovrano Leviatano oltre la gelida realta' del contratto. La potenza qualunque che emerge oltre l'ostacolo di una potenza nulla perche' perfettamente contrastata.

Quanto a cosa faccia e non faccia "sistema", o cosa sia sistematico o no davanti a quello che oggettivamente e' un'iniquita', anche se non a giudizio di tutti un'ingiustizia,  ho capito, per te il patriarcato e' una questione di gusti e il migliore dei mondi possibili autoproducentesi per meravigliosa eterogenesi dei fini. Una via di mezzo tra l'astuzia della ragione Hegeliana e la mano invisibile di Smith. Una cosa che sceglierebbero anche le donne. Anzi, di piu': l'hanno gia' scelta.

La storia e' finita.

Quanto meno nella testa si quelli che la pensano come te.

#1608
Citazione di: Phil il 28 Novembre 2023, 19:35:17 PMA volte, quando si usa una categoria inadatta ad un discorso, tale inadeguatezza categoriale, alla lunga, viene svelata dalla realtà dei fatti, al netto di ogni forzatura interpretativa e può capitare (non a tutti, certo) di ritrovarsi a chiedere a se stessi «davvero sto usando la categorizzazione giusta?».
Il femminicidio è una categorizzazione di un tipo di omicidio che funziona benissimo nella sua autoreferenza: definiamo che cos'è un femminicidio, contiamo quanti ne avvengono e lo giudichiamo fenomeno deprecabile. Se tuttavia proviamo poi ad utilizzare tale categoria fuori dal discorso autoreferenziale, spendendola in contesti sociologici come la parità fra i sessi, i diritti delle donne, etc. tale categoria mostra tutta la sua inadeguatezza, svelando di fatto la scarsezza della sua pertinenza. Proviamo a collegare il femminicidio al "patriarcato" (dando per buono che ognuno lo intende un po' a modo suo, quindi il discorso è già traballante dall'inizio); se tale collegamento causale fosse vero, ci sarebbe quasi da rallegrarsi: in Italia i suddetti "figli sani del patriarcato" si stanno lentamente estinguendo (v. dati) e hanno le leggi dello Stato a sfavore già da tempo; inoltre il patriarcato non è mai stato politicamente così debole (mi risulta che da noi le donne non solo possano votare ed essere elette, ma votino e vengano elette) e mai così poco "praticato" (scommetto che nemmeno nei peggiori bar di periferia lo stupro e l'omicidio di una donna siano oggi, comunemente, "vanto patriarcale" o "normale amministrazione"). Inoltre, sempre per vagliare tale rapporto causale, basterebbe indagare se solitamente un femminicida o uno stupratore ha fatto ciò che ha fatto perché "il patriarcato glielo suggerisce/consente" o per altri motivi. Temo che i prossimi che faranno notizia dal lato sbagliato, nemmeno sanno cosa sia il patriarcato, e non perché l'hanno ormai interiorizzato e introiettato o ne sono inconsapevoli pedine, ma perché, in quei momenti, magari sbaglio, non si fa politica o egemonia culturale, ma si fa violenza, cieca e irrazionale. E quando invece tale violenza è pianificata? Direi che un omicidio premeditato non è questione di "patriarcato", essendo l'omicidio appunto ritenuto reato anche nel "patriarcato vigente" e (se non sbaglio) senza sconti di pena se si è uccisa una donna piuttosto che un "pari".
Il patriarcato, se è forma culturale egemonica, non è fatto di lampi e di furore, né va contro le sue stesse leggi, è fatto (eventualmente) di status quo. Dunque affrontare le problematiche di una cultura egemone che penalizza una certa categoria di persone, non comporta far convogliare pedissequamente nel discorso qualunque problematica coinvolga tale categoria di persone, cercando una correlazione "rafforzativa" ad ogni costo, perché così si rischia invece di ottenere l'effetto contrario: indebolire la legittimità delle argomentazioni che analizzano un problema, perché non essendo queste pertinenti anche per l'altro problema tangente, risultano alla fine inadeguate al "superproblema posticcio", formato unendo "per assonanza" i due.
Provo ad esemplificare ciò che intendo usando bullismo e multiculturalismo. Entrambi esistono nelle scuole, ma spiegare il primo facendo leva sul secondo non porta a molto, perché il bullismo esisteva anche prima che andasse di moda parlarne, nelle scuole e per le scuole e, soprattutto, anche quando le classi erano al 100% di autoctoni. Versione ping-pong: il bullismo è figlio del multiculturalismo? No. Il bullismo è una forma di esterofobia? No, non intrinsecamente. C'è chi è bullo nei confronti di chi è di un altro paese? Sì. Lo bullizza per quel motivo? Sì. Allora, il bullismo è figlio del multiculturalismo? Di nuovo, no. Il multiculturalismo può dar adito a bullismo? Sì.
Se sostituiamo «bullismo» con «violenza» e «multiculturalismo» con «patriarcato» (per quanto definito ad libitum), «l'esser straniero» con «l'esser donna», possiamo capire parimenti come il problema della violenza delle donne non vada troppo causalmente a braccetto con l'esser-donna in una società "patriarcale" (qualunque cosa ciò significhi esattamente, se ci riferiamo all'Italia), proprio come il bullismo non va causalmente troppo a braccetto con il multiculturalismo, pur avendo evidenti ed innegabili aree di intersezione (se non ci fossero più soggetti violenti, di certo non ci sarebbero nemmeno violenze contro le donne, ma è osservazione che non mi risulta particolarmente "illuminante").
Ovviamente si è liberi di auspicare una società che segua la regola aurea del "circa 50%" fra uomo e donna in tutto, credendo che altrimenti la disparità sia sempre e automaticamente indice di sopraffazione e fallocrazia (o il suo contrario), anche quando le donne stesse, libere di scegliere, palesemente non intendono nemmeno ambire al 30% di certi ambiti (oppure qualche volta vorrebbero e non ci riescono, come la volpe con l'uva? Sarebbe prova che forse in quei contesti non conta la categorizzazione sessuale, ma altro e si sta leggendo la faccenda con gli occhiali sbagliati). Tuttavia questa è, appunto, un'altra storia seppur, piaccia o meno, anch'essa deve alla fine fare i conti con il mondo reale. Amen e scusate la prolissità della predica.


Non importa, che le donne in Italia possono eleggere ed essere elette e lo sono, vi e' di una sproporsione di uomini al potere rispetto a donne al potere.

Con tutta una serie di conseguenze, fondamentalmente di due tipi:

* ETICHE: perche' sta cosa non e' giusta di per se', ed e' un problema per la democrazia come valore.

* POLITICHE: perche' dei maschi al potete fanno anche concretamente delle leggi a favore dei maschi al potere, anche a prescindere dal problema "etico" o "astratto" che il fatto in se' potrebbe rappresentare.

_____________

Io non scrivo per ottenere ragione, pero' a volte mi stupisco che non si faccia uno sforzo per capire letteralmente quello che voglio dire.

Nel mio intervento precedente avevo fatto un BREVE disclaimer, tipo istruzioni per l'uso per il consumatore/lettore.

Avevo scritto che le donne possono essere escluse dal potere, e in particolare dal sistema democratico parlamentare, perche' di quello stavo parlando, in due modi: DI SOSTANZA o DI DIRITTO.

Con DI SOSTANZA, intendevo di FATTO.

Adesso, visto che il problema non e' che non ottengo ragione, ma che le mie parole vengono fraintese, faccio il disclaimer esteso:

Con DI SOSTANZA, intendevo situazioni come l'italia di oggi, in cui le donne votano e possono essere elette ma c'e' una sproporzione di maschi al potere rispetto alle donne. Da cui anche le quote rosa, le doppie preferenze elettorali valude se miste eccetera eccetera, sulle quali non mi sono pronunciato.

Con DI DIRITTO intendevo situazioni come l'Italia dell'anteguerra in cui proprio non esisteva il voto alle donne.

Se si continua a scrivere che no, il patriarcato e' una categoria fraintesa o esagerata perche' in italia le donne votano, ci tengo a precisare che questa non e' una risposta al mio pensiero (pensiero in cui, obbiettivamente, il fatto che le donne votino io lo avevo gia' incluso nel mio disclaimer), ma alla parodia o al fraintendimento del mio pensiero.

No, non sono impazzito e non penso che viviamo nell'Italia dell'anteguerra, e non lo pensavo neanche mentre scrivevo il mio post di prima, se questa e' la cosa da precisare.

#1609
Citazione di: InVerno il 28 Novembre 2023, 07:49:33 AMNon proprio.. ho sottilineato che le attività non hanno valore intrenseco perchè non volevo esser accusato di misurare il cervello delle donne con gli scacchi, la patina di "glamour" e di "attività per intelligenti" che è stata data agli scacchi è un prodotto del patriarcato, sono prontissimo ad accettare l'idea che sia un attività per deficienti, stessa cosa vale per la filosofia e la manutenzione delle fogne (altri ambiti dove il patriarcato va forte). Perchè alla fine della fiera, in assenza di dati sociologici migliori, il patriarcato si descrive da chi vuole farlo come "inequo accesso alle attività", teoria sarebbe che ci sono sbilanciamenti nella composizioni di genere delle attivitè umane perchè gli attuali partecipanti (uomini) metterebbero l'augello sulla porta e non farebbero entrare le donne, in una condizione di "tabula rasa" tra uomo e donna, dimostra una disparità di trattamento. Ma c'è una tabula rasa tra uomo e donna? E' questo che dice la psicologia comportamentale ed evolutiva? Le posizioni di potere che sono richieste avere valore "rappresentativo" come il parlamento, sono discutibili di quote rosa in via transizionale, le altre mi pongono altri problemi. Ma anche le posizioni di potere rappresentativo fanno decisioni per favorire il loro genere? Come e quando. Giorgia Meloni si interessa anche di me maschietto, o farà aumma aumma con altre donne per migliorare le condizioni del divorzio per le donne italiane a discapito di quegli sfigatoni degli uomini che quest'anno non hanno eletto il loro rappresentante di patrarcato? Per tutta ironia del patriarcato, se potesse toglierebbe il diritto all'aborto. Se il mio datore di lavoro è donna, che cosa devo aspettarmi? Perchè le insegnanti dei nostri figli sono tutte donne, è un educazione paritaria? Quando demoliamo il matriarcato di infermieristica etc etc. Ho tantissime domande, sfruttando il framework che mi viene gentilmente proposto.
Volevo solo farti notare che la "propensione alla violenza" ha tante sfacettature, alcune "positive" e alcune "negative", sostenere che il patriarcato è violenza è tautologico, ma se anzichè sforzarti di usare connotati negativi vai alla radice di "questa violenza" scoprirari che la violenza può essere anche autoinflitta. Nove su dieci suicidi continuano ad essere di uomini, è il cosidetto "maschicidio", prevalente nel maschio ha come oggetto prevalente il maschio, l'Onu deve aver pure pubblicato qualcosa a riguardo. Curiosamente il Turetta è stato descritto come un aspirante suicida, la cosa è stata subito derubricata come un "ricatto" e io non so valutare quale delle due sia vero, so però che i dati sociologici tenderebbero a confermare le sue aspirazioni proprio in quanto uomo (ragazzo, vah). Se invece di uccidere Giulia avesse ucciso sé stesso, quanti telegiornali avrebbero parlato di emergenza suicidi tra gli uomini? ZERO, eppure sempre un morto ci sarebbe stato, di una morte che colpisce quasi unicamente gli uomini. Perchè possiamo andare nella storia a vedere tutto quello che vogliamo, questa discussione (e quella nazionale) è stata scaturita da questo evento in questo contesto, e ciò che veramente spaventa è questo, se la cultura del sospetto è tale da vedere un patriarca anche in uno che dormiva con l'orsacchiotto, la caccia alle streghe è destinata a essere e lunga e sanguinosa. Ma non mi dispero, andrà come in america, faranno il partito dei misogini, sarà pure la volta buona che Adinolfi prende qualche voto, e uomini e donne competeranno per arrivare primi all'albero della cuccagna.



Tu non hai domande, fai provocazioni, comunque SI, chi governa fa leggi mediamente in favore del proprio genete, e comunque NO, e' IRRILEVANTE, che le faccia, perche' escludere una intera categoria di individui dal potere e' da considerarsi un'ingiustizia DI PER SE'; inquanto giustizia e' democrazia diretta, nessuno puo' governare nell'interesse di qualcun altro (sistematicamente escluso dal potere) in modo "giusto" o "equo", o "etico" neanche se avesse per assurdo l'intenzione esplicita di farlo (e poi tranquillo, poi di fatto tale intenzione non ce l'ha mai).

Perfino la imperfetta democrazia indiretta moderna, si basa teoricamente sulla conoscenza dei candidati e dei programmi che un elettore qualsiasi dovrebbe avere nel cervello prima di votare, qundi si basa su un presupposto a monte di "democrazia diretta", nel senso di partecipazione razionale e programmatico/predittiva tanto del cittadino votante quanto di quello eletto alla cosa pubblica, presupposto che ne determina almeno in linea teorica l'eticita' e la giustizia, e che viene completamente a mancare quando intere categorie di persone, come i neri o le donne, sono escluse, di diritto o di sostanza, dall'elettorato attivo o passivo. 

Che poi gli inclusi, tipo i maschi o i bianchi, si arroghino la nobilitazione ideologica di governare PER TUTTI, nel senso, nell'interesse di tutti, e quindi anche PER gli esclusi, e' una aggravante e non un attenuante, PRIMO perche' di fatto non lo fanno mai, e il governo di alcuni e' sempre nell'interesse degli stessi alcuni e mai di tutti, SECONDO perche' quando vi e' esclusione sistematica di intere categorie di cittadini dalla cosa pubblica vi e' tradimento della democrazia nei suoi principi, che sono principi di autonomia e di riconoscimento dell'esistenza di una dignita' anche irripetibile e personale del potenziale contributo di ognuno alla gestione del potere, per cui non e' in assoluto possibile che qualcuno possa a tempo indefinito governare per qualcun altro senza una  garanzia di alternanza, reciprocita' e solidarieta'.

Tradimento aggravato, da qualsiasi ideologia che sostenga che alcuni "superiori" hanno diritto a governare su degli "inferiori" nell'interesse e per il bene degli inferiori stessi, o in versione "soft" dello stesso pregiudizio, che (che ne abbiano diritto o no) fintanto che nei fatti essi dimostrano di farlo, cioe' fintanto che dimostrano in quanto elite di governare "bene" e di non farsi solo gli affaracci loro, allora l'ingiustizia alla base, che una certa esclusione di intere categorie di persone ha generato e' tollerabile. Non e' mai, tollerabile. L'antidemocrazia razzista o sessita, per esempio, non e' mai tollerabile.

Democrazia e aristocrazia/oligarchia, non vanno molto d'accordo. 

Ricordatelo, invece di stare a pontificare (da tre post) su quanti esempi di tipo storico giuridico o meramente giornalistico abbiamo e non abbiamo che dei maschi statisticamente piu' frequentemente al potere abbiano fatto delle leggi e delle norme specificamente e riconoscibilmente in favore di altri maschi, o non ne abbiano fatte. SI, le hanno fatte e gli esempi sono a decine. E NO, pure se non le avessero fatte, pure se ne avessero fatte zero, l'abberrazione della democrazia resta, di base e a monte laddove esiste una riconoscibile e ricorrente elite, quindi il tuo argomento e' capzioso.

Poi sul fatto che i maschi si suicidano di piu', ti ricordo che il mio argomento era che la maggior propensione violenza da' ai maschi un vantaggio nel poter plasmare il mondo.

Poi che in contropartita si suicidino non c'entra niente.

Io non volevo stabilire se la propensione alla violenza sia egosintonica/eudaimonistica o no per chi la attua e la ha.

Non volevo in questa sede  stabilire se il potente sia o no felice.

Vevo dire che e' un ingiusto vantaggio.

Se devo avere pieta' per chi ha l'orsacchiotto ed e' propenso a suicidarsi, preferisco averne per le zanzare e le zucchine.

E non c'e' nessuna caccia alle streghe in atto contro gli uomini con l'orsacchiotto.

Semmai ce ne e' una contro gli uomini che uccidono in contesti amorosi o di violenza domestica. Perche' non se ne puo' piu'.


#1610
Citazione di: Jacopus il 27 Novembre 2023, 22:53:42 PMNiko. Mi sembra che Phil continui ad essere frainteso o sono io che non capisco. Ha offerto dei dati, che sono la cosa più oggettiva che ci si può aspettare, per non fare metafisica. Che il problema sia "molto più degli arabi", piuttosto che nostro, mi sembra scontato. Anche se questo non ci assolve. Giustamente scrivi che migliaia di anni di assoggettamento non si cancellano con un mezzo secolo di condizioni decenti. Ricordo en passant, che fino al 1956, la legge italiana, nell'ordinamento civile prevedeva lo ius corrigendi del marito nei confronti della moglie, considerata da "correggere", quindi mai adulta. Fino a quegli stessi anni alle donne non era concesso di diventare giudici o di divorziare e fino al 1980 c'era il delitto d'onore. Con tre anni di carcere ci si poteva togliere la voglia di ammazzare la propria fedifraga moglie. In pratica, con l'introduzione della legge Gozzini, l'omicida della moglie non avrebbe fatto neppure un giorno di carcere ma tre anni di volontariato. Eppure anche cinquanta anni di diritti conquistati non sono neanche loro un venticello debole. Hanno lasciato una impronta nella nostra società e dobbiamo difendere quella impronta, combattendo noi maschi, dotati di testosterone e spermatozoi, questa lotta. Perché è una lotta fra noi e il nostro doppelganger.

Non li ho letti i dati, sono un file lunghissimo e in inglese.

E nemmeno li leggero'.

Io sono stufo di essere provocato da chi parla di molotov e del fatto che la rivoluzione secondo lui e' un gesto patriarcale.

E che e' un bias patriarcale dire che un politico, che di solito e' uomo, ha piu' potere di un'infermiera, che di solito e' donna.

E che le donne non hanno potere nelle sedi economiche, politiche e militari e non giocano a schacchi perche' a loro va bene cosi': vogliono essere e rimanere "il potere dietro al trono" e fotterci tutti, a noialtri maschietti paranoici, con gli aspetti sottili e microfisici del potere, come la seduzione e l'educazione. Come magari fanno da secoli.

O, versione carina e almeno non paranoica dello stesso stereotipo, le donne vogliono essere gli angeli eticizzati e le custodesse del segreto del:

"ci sono cose nella vita piu' importanti e piu' gratificanti del potere"

e quindi sacrificarsi, subendolo per mano altrui.

Insomma c'e' chi non tanto velatamente sostiene che il patriarcato sia una forma di organizzazione spontanea rispondente a desideri complessivi reali di uomini e donne, un derivato di una questione di gusti. Che le donne starebbero nel patriarcato e lo sosterrebbero anche senza costrizione.

E invece cosi' non e'. E c'e' poco da scherzare.

Non uso argomenti da sinistrato, scrivo quello che tutti sanno e non tutti ammettono.

Le donne sceglierebbero il patriarcato anche senza costrizione come anche gli operai salariati, sceglierebbero il capitalismo anche senza costrizione. Per me queste sono stupidaggini, e discorsi giustificatori dell'esistente.
Sono falsi. E pure se fossero parzialmente veri, io odio il patriarcato, e odio il capitalismo anche se altri, diversi da me, lo sceglierebbero pure senza costrizione.
Io no. E pure i miei gusti sono gusti.

#1611
Citazione di: Phil il 27 Novembre 2023, 20:32:39 PMRitrovandomi indegnamente a prendere la parola dopo il "disco rosso" con citazioni spagnoleggianti, argomentazioni sinistrate e soluzioni tipicamente filosofico-alchemiche come il fuoco purificatore su larga scala, mi limito a segnalare questo recente studio sulla violenza sulle donne
https://www.unodc.org/documents/data-and-analysis/briefs/Femicide_brief_2023.pdf
che ha qualche dato che può far riflettere todos, in molte direzioni (almeno per ingannare un po' l'attesa per le molotov).


Pare che esista davvero, l'obbligo di dare una risposta SERIA a chi ancora pensa che il radioso occidente (quello che inizia e finisce piu' o meno con i confini della nato per intenderci) si sia ad oggi "perfettamente emancipato" sulle questioni di genere, e che il maschilismo e dintorni, come problema etico e sociale, sia ormai problema esclusivo dei "trogloditi", e nemici arabi e di qualche tribu' di interesse antropologico.

E cosi', dato che siamo gia' perfettamente emancipati, chi va in piazza a chiedere dignita' e diritti e' un estremista cretino. Uno che vuole il surplus di emancipazione rispetto all'emancipazione gia' perfettamente esistente (esistente nel radioso occidente certo, perche' poi per gli stessi posapiano, esportare la democrazia a suon di golpe e di bombe invece va bene) che ci porterebbe nel caos o peggio ancora nel  problema dell'oppressione opposta.

Come la pietra filosofale. Tale obbligo esiste ma non per me.

Io mi rifiuto categoricamente, di dare ulteriori risposte serie a chi non vede e soprattutto non vuol vedere, l'oppressione di genere che ha tutti i giorni sotto gli occhi. Il maschilismo, che ha tutti i giorni sotto gli occhi. Che essa si chiami "patriarcato", o si chiami "Pippo", facciamo cosi': io non mi attacco nostalgicamente alle parole nella misura in cui non vi ci attaccate neanche voi. Patriarcato o Pippo, tanto la vedete pure voi tutti i giorni: la "misteriosa" cosa, e ingiustizia, di cui parlo e' quella roba li'. Punto. Unica e ultima risposta seria possibile.

Tanto piu' che ne ho gia' date.

* Ho scritto che ci sono piu' uomini che donne nelle posizioni di potere: 

Mi si risponde che questo fatto, statisticamente incontestabile, e' frutto di un bias patriarcale presente, ma guarda un po', in me stesso, che mi porta a sopravvalutare eticamente e politicamente le posizioni "ufficialmente" di potere: il politico, il militare, il manager, il finanziere eccetera, rispetto a "tutte le altre", posizioni. La casalinga, l'infermiera, la Mamma (soprattutto quella dell'italiota madonnaro e mammone!) eccetera. E tutte le altre posizione di piu' o meno sfumato "potere", riproduttivo e sfornapargoli, immaginatoriamente declianate al femminile.

Evidentemente posizioni di potere e di piacere occulto di cui le vittime, secondo chissa' quale bias, questo vero, ETICO, si devono eternamente appagare per continuare a tempo indefinito ad essere vittime. Della serie, che gli oppressi si mostrino candidi, buoni e psicologicamente evoluti nello snobbare le posizioni di potere "ufficiali" affinche' gli oppressori possano fare i comodacci loro a tempo indefinito. Il bias dello zio Tom. A cui a gia' risposto Lenin con il palazzo d'inverno.

* ho scritto che la maggior tendenza degli uomini ad usare armi da guerra da guerra e da caccia denota una maggior tendenza a certe forme esplicite di violenza, che puo' dare un vantaggio relativo nel plasmare il mondo. Nella misura in cui "violenza" non e' solo negazione bellicista od omicidiaria, ma anche sopraffazione e oggettificazione, dell'altro. Le armi non servono solo a uccidere ma anche a costringere, minacciando di uccidere. Chi detiene le armi, ha oggettivo vantaggio anche nel costruire e istituire, e non solo nel distruggere.

Mi si risponde che no, ormai l'occidente ha realizzato una forma di vita hegeliana ideale in cui per plasmare il mondo non conta piu' la violenza e la sete di sangue, ma le belle idee che possono venire a tutti e per cui siamo tutti pari. I soldi, che possono venire a tutti (ma guarda caso "vengono" sempre agli stessi) e per cui siamo tutti pari. La tecnologia, che puo' soccorrere tutti e per cui siamo tutti pari. La scienza, che puo' balenare in tutte le menti e per cui siamo tutti pari. Questa meraviglia che noi oggi siamo, ovviamente, potrebbe benissimo andare avanti per cinque picosecondi senza sgherri, senza violenza esplicita e senza armi. Campi in cui qualcuno ha concordato che gli uomini, siano almeno statisticamente avvantaggiati. Gli sgherri e le armi qui (che poi "qui" di solito significa nella zona nato+ taiwan e giappone) sono marginali e decorativi. Il problema e' solo degli arabi. Qui i Turetta vengono messi in prigione, e quindi va tutto bene.

* Ho scritto che due millenni in cui il discorso dominante, o quantomeno superficialmente egemone, e' stato fatto dalla filosofia e dalla religione, con le donne escluse, non si recuperano in cento anni di incusione delle donne nella filosofia, e ops, zero spaccato anni nella religione, che e' sempre un'avanguardia, di patriarcato. Il vostro Dio dice di non avere sesso, ma guardacaso si e' incarnato in un maschio.

Avete certo buon gioco a rispondermi che tanto la religione e la filosofia non contano piu' niente e comandano il soldo e la tecnoscienza. In cui comunque predominano statisticamente gli uomini. Ma la risposta principale e' stata che e' bello vivere nell'eterno presente e noi l'universita' alle donne nell'ultimo minuto della storia l'abbiamo aperta. Non solo filosofia, ma addirittura matematica. Il presente e' piu' importante del passato, anche quando si tratta di anni contro millenni, e noi c'abbiamo un presente fichissimo ed egualitario. Come volevasi dimostrare: il problema e' degli arabi.






#1612
Citazione di: InVerno il 27 Novembre 2023, 15:31:19 PMPerchè sono diversi? L'importanza data alla filosofia o altre arti e mestieri non è forse determinata dalla società dalla quale sono espressi, una società patriarcale? Sarebbe lecito aspettarsi che un arte a cui è stata data massima importanza durante il temibile patriarcato, come la filosofia, rifletta il ribilanciamento dei valori sociali e perda importanza, magari lasciando due cretini su un forum? Chi tralaltro, sta sbarrando le porte della filosofia alle donne, oggi? Chi sta sbarrando le porte a ingegneria e matematica? L'ultima volta vedevo striscioni rosa da tutte le finestre pensavo fosse la prima di Barbie. Non sono domande retoriche, puoi risponderci senza paura di finire "in trappola", sono legittimamente curioso, anche del motivo per cui scegli di rispondere proprio a quelle più retoriche. Tu hai definito il patriarcato come violenza, la tua filosofia politica ti propone un atto necessariamente violento (rivoluzione) per portare la giustizia nel mondo, non è forse la rivoluzione l'atto più patriarcale possibile, la determinazione della società attraverso un atto efficace perchè violento? Quanti anni vorrai aspettare per vedere una rivoluzione composta di sole donne, perchè fino ad oggi sono state composte da uomini, e non è una concidenza secondo i termini sociali imposti dalla tua definizione. La filosofia nasce dal thauma, dalla meraviglia mista a terrore dell'ignoto, nel patriarcato il thauma è la spezia più rara e preziosa, tutto è razionalmente spiegato da unico rapporto di sovranità raramente contestata.


Piu' o meno come ti ha risposto Ipazia.

El camino es largo. E menomale, cosi' Babbo Natale, che e' ROSSO, ci passa.

Tu vedi sempre e solo la violenza "della rivoluzione" e mai la violenza dello stato di cose presente.

E' come parlare a un disco rotto.

E chi vuole bruciare tutto ha la mia solidarieta' a prescindere.

#1613
Citazione di: Ipazia il 26 Novembre 2023, 23:16:26 PM@niko

Sai quanti innamoramenti ho dovuto rimangiarmi senza diventare Medea. Si chiama maturità e segue il principio che ciò che non uccide, fortifica. E uccide, o rende assassini, solo i più deboli.

Più mi fortificavo, più mi gratificava la solitudine matura di cui parla Crepet. Tenendo sempre salda la stima di me stessa, che non elemosina pietà ma cerca amore e si sofferma solo laddove lo trova.

Mi è andata bene, ma sarebbe andata bene comunque perché negli anni di solitudine ho imparato ad amare me stessa.


Beata te, a me molto di cio' che non mi ha ucciso, mi ha, oggettivamente, indebolito.

E cosi', sono passato direttamente dall'adolescenza alla vecchiaia... senza mai passare per la maturita'.



#1614
Citazione di: InVerno il 27 Novembre 2023, 08:17:17 AMC'è evidenza che queste persone nei posti di potere utilizzino il loro potere per favorire gli altri appartenenti dello stesso genere? Implicitamente, o esplicitamente? In che misura ed in quali ambiti? Hai escluso altre cause per il disequilibrio di genere nei tornei scacchicisti e tra gli operatori dei cavi dell'alta tensione? Magari gli scacchi non piacciono, e l'alta tensione fa paura, oppure sono gli uomini a barricarsi dentro questi templi del potere? Se io incontro una donna in un posto di potere, devo presumere che essa a sua volta farà interessi  di genere dai quali devo preventivamente tutelarmi, magari associandomi con altri uomini? Solo gli uomini riescono ad essere carnefici e vittime allo stesso tempo nel patriarcato? O forse siamo entrambi carnefici e vittime potenziali(a proposito di antropologie negative) e non ci resta che il cilicio delle fantasie sadomaso?  Quando esattamente l'umanità ha scoperto il " contributo maschile individuale alla procreazione?" Iano racconta di averlo scoperto a cinque anni rovistando delle mutandine, quante generazioni ci hanno messo quei cretini degli antichi? Perchè alle donne per migliaia di anni non è mai venuto in mente che stessero venendo circuite sistematicamente dagli uomini? Siamo nella seconda metà del '900 e le donne finalmente si accorsero che per quindicimila anni vennero prese per il culo. Questo si che è un complimento alla loro intelligenza!


La scoperta del sesso nel senso della genitalita' e' sensoriale e intuitiva, la scoperta del contributo individuale alla paternita' e' concettuale e razionale.

Non sono la stessa cosa, non richiedono lo stesso sforzo di attivazione agli stessi aspetti della memoria e delle facolta' cognitive e formative umane, e quindi con ogni probabilita' non sono neanche eventi storicamente contemporanei, ma per chi immagina che il mondo sia sempre stato identico a quello presente, e confonde paternita' con sesso e mettere le mani nelle mutandine delle ragazze, cio' e' difficile da capire.

Gli scacchi non sono la stessa cosa dell'esclusione delle donne dalla filosofia, dal potere, dalla religione, dall'universita'.

La filosofia nasce per superare, ed ambiguamente per esaltare, una solitudine che e' la solitudine del potere.

La mancanza di sguardo in una disposizione degli sguardi potenzialmente omicida, e femminicida (una metaforica, scacchiera?).

Il tema fondamentale della filosofia e':

"Il lavoro e la procreativita' della parola".

Da svolgersi rigorosamente a tempo perso e rigorosamente presso una democrazia elitaria di maschi adulti non sessuofobici, autonomi, autoctoni e proprietari di schiavi in cui chi (realmente) lavori e chi (realmente) procrei non sia invitato al dibattito e non conti nulla. O meglio, faccia parte dello sfondo e ritorni ogni tanto "solo" come personaggio.
Serva "solo" a liberare il tempo degli altri parlanti per parlare. Della parola. A cui e' attribuito misticamente il potere degli assenti. E scusate se e' poco.




#1615
Citazione di: InVerno il 26 Novembre 2023, 17:43:25 PMFaccio lo sforzo delle patatine, infatti ho dato credito alla tua definizione di patriarcato pur non condividendola, ora mi chiedevo se ci sono dei fenomeni sociali che la intersechino (io vedo che interseca le sbarre), perchè il patriarcato è un fenomeno sociale, non essenzializzato su uno dei due generi.. giusto? La galera non è l'unica risposta della società all'"esuberanza maschile", ma è l'extrema ratio di una società che garantisce e "ammonisce" riguardo ciò che la società considera morale o meno, a cascata attuerà altre misure di prevenzione riguardo a ciò che ritiene necessario correggere. Ci sono società dove la polizia "desiste" nelle ricerche di cadaveri molto facilmente, a seconda di chi fa la denuncia, alcuni casi di violenza sono legalizzati, etc etc. Rintracci questo nella società dove è cresciuto l'assasino? Ci sono dati o solo opinioni? Il patriarca che dormiva con l'orsacchiotto, l'ultimo dettaglio che lo sparamerda informativo ha voluto che sapessi, è il primo sorriso che questa vicenda mi strappa.



Se sei in cerca di epifenomeni, la prevalenza statistica dei maschi nei posti di comando e di potere, anche in occidente, e' l'epifenomeno piu' evidente.

Si potrebbe sostenere che il patriarcato si sia dissolto in una sorta di "fratriarcato" perche' la figura del padre ormai non e' piu' autorevole, conta solo il possesso massificato della donna come oggetto.

Ma l'umanita' quando ha scoperto il contributo maschile individuale alla procreazione, secondo me ha preso una tranvata, psicologica ed esistenziale, da cui non si e' piu' ripresa, e da cui forse non si riprendera' mai.

Altroche' ruota e fuoco.

Senza madri non si vive.

Certo, qualcuno dira' neanche senza padri.

Ma il punto qui e' che senza coscienza e corrispondenza univoca dei padri si vive benissimo.

Da filosofo, non posso che dire che urgerebbe tornare nell'ignoranza.

Nel silenzio, e nell'ignoranza.

Quantomeno su questo punto.

#1616
Citazione di: Ipazia il 26 Novembre 2023, 17:26:25 PMDirei piuttosto per poterla "possedere". Ora non dovrà condividerla con nessuno. In ciò è mooolto patriarcale.


Fallito come umano, non come "portatore di libri in tribunale". Mi auguro che il cinismo collettivo mercatante non sia arrivato a tanto. Conosco tanti uomini che non ambiscono a RIUSCIRE in questo modo, peraltro umiliante.

Beato te ! I simboli fanno tanti miracoli ma non sono ancora riusciti a nullificare la malvagità.

La storia umana è storia apologetica dell'omicidio etico (patrie, fedi, famiglie,...)

La magistratura è già fin troppo confusa. Non aggiungerei altra carne al fuoco.

Me cojoni ?!? Certo che il desiderio ha vette sublimi, ma pure inferni abissali. Confondere le due cose, nega il concetto stesso di amore. Amor ch'a nullo amato, amar perdona. Ma si tratta di amore vero, non di catename narcisistico.


L'uomo uccide solo perche' vuole avere ragione.

E' un fatto dialettico, anche se aime' non sempre dialogico.

L'oggetto del desiderio e' sempre il potere dell'altro e sull'altro, mai la negazione assoluta dell'altro.

La continuita' di cio' che puo' vivere solo nel tempo e solo  superandosi.

Non esistono uomini abbastastanza forti o abbastanza folli da desiderare fino in fondo la solitudine .

Sono solo desideri che tendono a diventare leggi quando vincolano due o piu' persone, come ho tentato di spiegare.

Che si espandono. Che sono il contrario della versione zuccherosa dell'amore. Che sono antiunistici e antiunitari.

Quando il desiderio trova ostacolo, cresce. Ma non solo in se' stesso, ma nel desiderio del desiderio dell'altro. E' una crescita anche qualitativa, anche formale, quella del desiderio davanti al suo ostacolo.
Il mondo e' un inferno, ma che viva il mondo, purche' l'ostacolo si possa superare.

Perche' nessun innamorato puo' farsi felice da solo (da cui la digressione su Giulietta e Romeo: amore "e morte" ha detto qualcuno, ma intanto cominciamo a capire almeno l'amore, dico io).

Del male (morale), di quella che molti chiamano abberrazione dell'amore, della differenza tra abissi e cieli io non parlo, perche' dalla mia visione squisitamente edonistica e scientistica, fatta per non piacere a nessuno o quasi (pure io ricerco entro certi limiti la solitudine) il male morale e' (solo) epifenomeno della sofferenza umana, della differenza tra desiderio e realta'.

Cio' che mi ha liberato dalla sofferenza, quasi sempre mi ha liberato (anche) dal male.

Per buona misura.

Cio' che mi ha liberato dal male, quasi mai mi ha liberato anche dalla sofferenza.

Forse per cattiva, misura.

Pure io ho le mie priorita'.



#1617
Quello che l'uomo ha in piu' della donna attualmente non e' un surplus di energia, e' un surplus di violenza.

Se fosse per quello, anche la donna ha tante energie in tante situazioni.

E la violenza e' sempre, politica economica e culturale.

I Turetta, grotteschi capri espiatori sociali e mediatici, sono la manifestazione fenomenica di questa violenza nel suo FALLIRE.

Per questo fanno scandalo. Per questo sono eclatanti.

Se io ti ammazzo, tra me e te non c'e' piu' nessuna (attuale, e tra viventi) relazione. Nemmeno una relazione di dominio. Nemmeno nella memoria.

Turetta ha dovuto uccidere la sua vittima, per poterla "dominare".

E' riuscito con cio' a confermare un sistema (patriarcale) nei suoi simboli e nella sua generalita', non certo a realizzare i suoi scopi individuali e personali basati sul calare microfisicamente gli aspetti a lui giovevoli del sistema nella sua personale vita.

Facendo della sua vittima un simbolo, e' diventato lui stesso un simbolo. E i simboli non sono vita, non sono realta'.

I morti non hanno sguardo. E neanche gli assassini.

Turetta temeva la solitudine, e la solitudine, infine, in conseguenza dei suoi gesti ha avuto.
Per questo, e' un fallito, o almeno, adesso tutti lo additano come un fallito.

Tutti gli altri, i non-Turetta, raporesentano questa stessa violenza patriarcale nel suo RIUSCIRE.

Se io ti sottometto e non ti ammazzo, tra me e te c'e' una relazione, sia pur basata sulla sottomissione. In questa relazione, i simboli di tutto il resto del contesto sociale, inconsci e e preesistenti, agiscono fortemente perche' non sono manifesti. Perche' noi, viventi, nel nostro divenire non siamo ancora diventati simboli, non ci siamo ancora entificati ad uso e consumo di terzi, ricevendo e dando la morte nel contesto della nostra relazione.

La vita e' divenire, e l'essere e' dopo, la vita. Dallo sforzo evolutivo, ci riposiamo, e ci riposeremo, essendo. Consegnandoci, in corpo e in memoria, agli altri.
Anche la metafisica funziona. Come simbolo.

Credo che il cuore dell'uomo non voglia (mai) veramente uccidere.

Ogni omicidio rappresenta solo un fallimento, o al limite un fraintendimento, di quello che veramente e' la relazione di potere antropicamente connotata.

Forse, questo cuore conosce e accetta l'eterno ritorno di ogni evento e ogni cosa vittime degli assassini comprese; o forse e' solo troppo vigliacco per volere un gesto di negazione definitiva, per restate in un male senza sguardo che sia solo solitudine.

Non vuole uccidere, questo cuore dell'uomo, ma vuole vincere e dominare. Si supera. Si espande. Vuole sempre che un altro voglia (qualcosa); o vuole sempre il qualcosa che vuole un altro.

Siamo tutti innocenti. Siamo tutti nella relazione di una volonta' con se stessa.

I desideri, o almeno, molti tra i desideri, non esistono per essere tolti, esistono per diventare legge, per realizzarsi nella forma del comune e del collettivo, nella forma del due o piu'.

Romeo ama Giulietta e Giulietta ama Romeo.

Singolarmente, Romeo non si ama, e Giulietta non si ama.

Singolarmente, hanno ognuno un bel problema, un bel desiderio che nel suo manifestarsi in un cuore solo fa male.

Romeo spera che Giulietta abbia in se' il suo stesso desiderio, e Giulietta spera che Romeo abbia in se' il suo stesso desiderio.

Quello che questi due ragazzotti scemi vogliono fare insieme non e' una comunita', ma e' una comune.

Perche' la loro felicita' non prevede, due desideri compatibili, ma lo stesso desiderio in due cuori.

Alla faccia di Schopenahuer, e forse perfino di Budda, qui non c'e' un desiderio umano che deve togliersi risolvendosi in una ascesi o in una equanime tranquillita', c'e' uno stesso identico desiderio che da' sofferenza quando vale per uno, e che (invece) da' gioia quando vale per due.

L'altro, qui, puo' cambiare di segno al contenuto emotivo e finanche fisico del desiderio, senza che il desiderio in se', diventi altro nell'altro.

Non c'e' l'oggetto perfetto di desiderio che spegne il desiderio, non c'e' contemplazione, non c'e' idealizzazione, ma apertura alla prospettiva di un godimento temporalmente esteso, all'evento di un continuare a desiderare finanche in presenza dell'oggetto del desiderio, il che e' squisitamente umano e non e' svalutante ne' della natura del desiderante ne' di quella del desiderato: tutt'altro.

Ma un desiderio che vale per due e che regola due non e' piu' solo un desiderio.

E' anche una legge.

La legge del desiderio, che vale per Giulietta, e per Romeo.

Questo stesso desiderio che vuole crescere, che senza senso vuole espandersi, che si odia, nell'uno, e si ama, nel due.


#1618
Citazione di: InVerno il 26 Novembre 2023, 09:01:12 AME di conseguenza, la maggior tendenza "biologica e culturale" (?) del maschio a finire in prigione. Perchè la popolazione carceraria dimostra che la società reagisce di conseguenza agli eccessi di testosterone, in una società realmente patriarcale (che un antropologo chiamerebbe tale) il Turetta non starebbe contemplando come passare i decenni tra le sbarre, ma più probabilmente ponderando se la prossima donna che vuole è bionda o rossa.


Ti pare che mettere in prigione Turetta abbia risolto il problema del predominio maschile in generale sulla specie umana attuale?

Da domani il mondo e' sessualmente egualitario, o matriarcale, perche' Turetta va in prigione?

No?

E allora fai lo sforzo per comprendermi che faresti per comprendere la lista degli ingredienti delle patatine.

Io ho detto che la maggior violenza dell'uomo forma e informa il mondo, e questo informare e formare si chiama patriarcato.

Quelli che sono i maggiori clienti di armerie e negozi di caccia a pesca sono anche i maggiori frequentatori di posizioni di potere: politiche, sociali e familistico familiari.

Famiglie, chiese, cda, parlamenti.

E, di solito, al potere ci restano anche senza andare in prigione.

Questo, e' un fatto.

E' facile, reagire con sdegno ad una violenza bizzarra e distruttiva.

Piu' difficile, reagire a una violenza intangibile e strutturata, che plasma il contesto sociale in cui ancora tutti viviamo.



#1619
Io direi che possiamo tranquillamente chiamare:

"patriarcato"

La:

"maggior  tendenza biologica e culturale del maschio alla violenza"

nella precisa misura in cui tale violenza HA SUCCESSO, nel plasmare psicofisicamente il mondo secondo la volonta' di potenza del soggetto (del dualismo maschio/femmina) maggiormante violento.

Cosi' come si puo' osservare che i maschi sono i maggiori clienti di negozi di caccia,e armerie, con appena un po' piu' di acume, si puo' ANCHE osservare che tale "quantum" in piu' di violenza proprio del maschio, non rappresenta SOLO una violenza destinalmente ed esistenzialmente frustrata, solo una violenza di tipo istantaneo distruttivo/autodistruttivo intendo, che in quanto tale puo' al limite far male in alcuni singoli casi ma non puo' mai lasciare storicamente e durevolmente il segno (certo a volte e' anche, ma non solo, questo), ma, aime' spesso rappresenta una violenza che non solo "si protende" in generico un tentativo violento di plasmazione del mondo, ma anche "vi riesce", nel tentativo, e plasma davvero, il mondo.

E nella misura in cui vi riesce non e' solo violenza negatrice, ma violenza plasmativa e sopraffatrice.

La maggior violenza del maschio e' patriarcato nella misura in cui forma e informa (e non solo ineffabilmente distrugge) il mondo. 

Per non essere patriarcato tale "maggior violenza"  dovrebbe essere, o meglio divenire, violenza frustrata o nulla, cioe' violenza che in qualche modo cerca la strada e l'espressione di se stessa come violenza, non la trova, magari perche' sbatte (finalmente) le corna contro un soggetto altrettanto astuto e forte, e diviene altro. E con altro intendo sublimazione, equilibrio, alternanza nella vicenda stessa del dominio e della sottomissione (il terrore di Socrate...).

Se e finche' la trova, questa strada verso l'autoespressione e l'autoesistenza di se stessa in quanto violenza, e' una violenza tangibile, che e' anche una "archia"/arcato, cioe' una forma di governo delle cose e delle persone riconoscibile nello spazio e nel tempo.

Non ci serve piu', di portare il mammuth a casa per farci gli spiedini.

E non serve piu' nemmeno una particolare forza muscolare per spingere il bottone del trattore, o della bomba atomica.

Il dibattito su cosa ce ne facciamo oggi come oggi, di questo "quanto" di violenza in piu', che determina una "sproporzione" tra i due sessi nell'agibilita' del mondo, se non giusto, e' quanto meno attuale.

A meno di non essere anime belle, maschi o femmine in generale (le anime belle non hanno sesso) che pensano che la violenza non vinca mai o non abbia mai l'ultima parola.

Perche' lo hanno detto i puffi, Cristina d'avena e Platone.

La violenza vince, e ha l'ultima parola quasi sempre.

Il patriarcato, e pure il capitalismo ne sono tangibile dimostrazione.

Se vincera' per sempre anche in un indeterminato ed immenso futuro non posso saperlo, e sinceramente neanche lo voglio, sapere.


#1620
Adesso diro' una cosa da liberale americanoide e non da veteromarxista.

Il problema dei contenuti mediatici e aristici in generale sessisti e violenti e' sempre di chi da consumatore finale li fraintende e li prende sul serio, mai dell'artista o dell'intrattenitore che li produce.

Questa roba, come la trap o i videogichi/film violenti puo' non piacere, (soprattutto mediamente non piacera' presso un simposio di raffinati filosofi come questo qui O:-) ), ma oggettivamente, se fruita da gente normale e' innocua e anche potenzialmente catartica.

Ascoltare musica di m... non e' reato, e certo non dobbiamo augurarci che lo diventi.

La trap non stereotipizza l'amore e l'incontro sessuale tra due esseri umani ne' piu' o ne' meno che le canzonette romantiche di musica leggera spazzatura, sanremo e dintorni.

Chi SCAMBIA un pezzo musicale o un videogame, o un porno o simili poco nobili e platonici intrattenimenti per la REALTA', e ne resta in qualche modo "traumatizzato" o ne sviluppa pericolosi istinti di imitazione,  i casi sono due, o e' un minore che a tali contenuti non avrebbe dovuto essere esposto, o e' un adulto che ha seri problemi psicologici/psichiatrici (gia' di suo intendo, non a causa del contenuto mediatico a cui e' stato esposto); ma non si puo' puntare sempre il dito contro l'artista, o comunque contro l'intrattenitore, che tale roba secondo alcuni di bassa lega ha prodotto, e dico appunto intrattenitore e non artista se non vogliamo considerare certe forme "basse" di espressione "arte".

La liberta' di espressione viene prima di tutto.

Fosse pure la liberta' di produrre spazzatura per un pubblico entusiastico consumatore di spazzatura.

La spazzatura e' universalmente prodotta per essere venduta, quindi se si affinassero i gusti medi del pubblico, non ci sarebbe piu' chi la comprerebbe, e quindi nemmeno piu' chi la venderebbe.

Ma per affinare i gusti del pubblico bisogna educare e contestare socialmente, e non censurare.

Per alcuni, che la censura amano, e' troppa fatica.

E vi rivelero' un'altra verita' sconvolgente: i rapper, e anche i metallari e rocker estremi che si atteggiano a criminali e violenti e emarginati e feccie umane, sono al novanta per cento tutti cocchi di mamma con l'orsacchiotto e abbastanza benestanti.

Se fossero stati veri emarginati, criminali e fecce umane al novanta percento dei casi non avrebbero avuto ne' il tempo, ne' i capitali iniziali, ne' la visibilita' per fare i rocker o i rapper.