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Messaggi - daniele22

#1606
Citazione di: Kobayashi il 23 Gennaio 2022, 12:00:47 PM
@daniele22

Forse in linea con le tue indagini sul linguaggio c'è il saggio di Nietzsche "Verità e menzogna in senso extra-morale" in cui (se ricordo bene...) nella lingua, nella grammatica, è riconosciuta già la presenza di un ordine che riflette quello gerarchico della civiltà che da vita a tale lingua. E dunque le regole linguistiche e grammaticali come riflesso di poteri, caste etc., che da subito esercitano la propria influenza sulle generazioni.


Grazie per l'appunto. In effetti vi è nella disciplina linguistica, e pure di quella sono ignorante, una nozione importante che si concorda con quello che dici tu o Nietzche, e sarebbe la tendenza all'invarianza del significante rispetto al significato. L'esempio più eclatante è quello della balena che nell'immaginario collettivo di un tempo veniva categorizzata come un pesce, mentre ora per lo più come un mammifero, ma lei resta sempre la balena. E' chiaro quindi che le persone acculturate, che son quelle che si adeguano al significato del tempo corrente, originano di fatto un differenziale di consapevolezza (potenza) rispetto a chi è meno acculturato. Tutto questo dà luogo che l'ignorante debba fidarsi del colto. Pensa un po'
#1607
Citazione di: Ipazia il 22 Gennaio 2022, 16:31:03 PM
Citazione di: daniele22 il 22 Gennaio 2022, 09:43:58 AM

Sarà noto più o meno a tutti che io pretenda di negare il paradigma sul quale si fonda la realtà umana. Ci sarà un motivo per cui io abbia tale intenzione. Per fare questo debbo criticare il linguaggio, è una necessità.
Ad un certo punto dici:

"Ovvero non esiste la "cosa in sé ", ma i fatti, le cose in divenire, sul cui processo la scienza cerca di capire qualcosa e attraverso la sperimentazione pone dei paletti teorici fermi, fino a falsificazione."
La mia posizione, all'interno della realtà espressa fino ad oggi dalla lingua, è che i fatti abbiano un grado di realtà più condivisibile che la realtà delle cose. Pertanto, fino a questo punto il nostro pensiero è simile.
Ordunque, "la cosa in sé" e la "cosa in divenire" possono essere assimilati a due concetti o a due sintagmi.
Tu rendi sinonimo il sostantivo "fatto" alla "cosa in divenire". Più che lecito e condivido.
Si tratta di una necessità metafisica prima che scientifico-ontologica, suggerita da LW nel Tractatus, atta a superare la millenaria vexata quaestio tra essere e divenire, riposizionando l'inaccessibile cosa in sè in una più ontologicamente abbordabile cosa per noi. Ovvero, cosa esperibile dalle nostre facoltà intellettuali del momento realizzando l'auspicabile adaequatio che è suggello di verità.
CitazioneSe però uno, in base ad una sua fede che non è certamente metafisica, si pone al di fuori del linguaggio e cerca di criticarlo per venire a capo di una realtà fino ad oggi inaudita può anche chiedersi per quale motivo si dovrebbe credere che non esista "la cosa in sé", ma debba invece esistere "il fatto", ovvero la cosa in divenire. Cioè, per quale motivo non debba esistere il sostantivo "cosa" ed esistere invece il sostantivo "fatto".
Perchè non si tratta di una questione semantica, ma ontologica. In ballo c'è il referente (res), non il significato derivato (intellectus)  e ancor meno il significante convenzionale (linguaggio).
CitazioneRitorno quindi ancora a quel che dici in successione commentando Kobayashi:
Qui chiamerei in causa un argomento caro a phil, ovvero il rispetto dei differenti livelli del reale.
Ed è la cosa più sensata da dire e la strada più giusta da intraprendere. La domanda pertanto è: qual è il livello di realtà del sostantivo?
La semantica
CitazioneMi chiedo, ma è senz'altro un'opinione in domanda, se per rispondere a questa domanda, qualora si voglia rispondere, il metodo più fruttuoso da seguire possa essere quello di ricorrere ad un artificio
Ma un artificio di quelli tosti:  En archè en o logos.



Mi fa piacere Ipazia che in questa situazione particolare tu conceda spazio all'ipotesi, sei proprio tosta nel senso positivo del termine. Ma prima di parlare di artifici o ipotesi che forse già compaiono all'interno di questo post vorrei chiarire qualche punto, più che altro dovuto alla mia ignoranza lessicale della terminologia in uso presso le varie discipline umane, tra cui pure la filosofia (questione spinosa quella dei neologismi tecnici che intervengono in seno al tessuto sociale mettendo l'individuo non specializzato nella condizione di doversi fidare dello specialista).
Quando dici che non è una questione semantica sono d'accordo. Dopodiché, intendi dire che è una questione che riguarda invece il campo d'azione che la cosa può compiere, le sue possibilità, all'interno della scienza che la studia?
Di modo tale che il distinguo che poni tu non riguarda appunto la semantica riferita al sostantivo "cosa" e al sostantivo "fatto", bensì riguarda il distinguo tra cosa che sta ferma e cosa che è in movimento.
Se è così passiamo al punto in cui chiedo quale sia il livello di realtà di un sostantivo. Tu mi rispondi la semantica, immagino quindi il campo semantico del sostantivo.
Pertanto chiedo: da dove salta fuori il campo semantico di un sostantivo?
Mi verrebbe da dire dal campo semantico della cosa a cui si riferisce, cioè dall'uso che noi possiamo fare di quella cosa, o anche l'uso che può fare la cosa su di noi tipo quello che può far di noi un tornado.
Dunque, se il sostantivo fosse (e qui mi troverei già nel campo dell'artificio, oppure no?) una cristallizzazione della realtà della cosa, realtà datale dal noi poterla manipolare, non sarebbe già in origine nel sostantivo l'espressione del divenire della cosa a cui si riferisce? Come possiamo quindi negare l'esistenza di una "cosa per noi" e conferirla invece ad un fatto che si compone di "cose per noi" in movimento?
Immagino che possa accadere per il fatto che noi pensiamo che le espressioni della lingua possiedano una coincidenza con la realtà, mentre per me ne costituiscono solo una mappa. E qui di sicuro vi è un riferimento a Nietzche, ma io non conosco il suo pensiero





#1608
Citazione di: Ipazia il 21 Gennaio 2022, 19:39:24 PM
Citazione di: Kobayashi il 21 Gennaio 2022, 08:30:08 AM
Isolando una parte dell'intervento di Jacopus volevo sottolineare la tendenza comune a ricadere in una specie di realismo istintivo. Ciò si manifesta anche in chi sa bene che le verità della scienza non dicono la struttura reale, originaria di un certo fenomeno, perché questa struttura originaria semplicemente non esiste.
Ovvero non esiste la "cosa in sé ", ma i fatti, le cose in divenire, sul cui processo la scienza cerca di capire qualcosa e attraverso la sperimentazione pone dei paletti teorici fermi, fino a falsificazione.
CitazioneEcco perché sullo stesso fenomeno possono coesistere le verità della scienza, quelle artistiche, quella della vita quotidiana etc.
Qui chiamerei in causa un argomento caro a phil, ovvero il rispetto dei differenti livelli del reale. Senza strapparsi i capelli se non si può fonometrare l'urlo di Edvard Munch, ma bisogna sentirlo con la psiche.
CitazioneIpotizzare la causa di un fenomeno e ottenerne conferma tramite esperimento non esaurisce di solito il bisogno di comprensione del fenomeno.
Inoltre tale spiegazione è, anche all'interno della stessa scienza, solo uno tra i possibili modi di approcciarsi al problema, e questo significa che abbiamo a che fare con una tradizione, con una storia che è andata avanti per mutamenti, passi falsi, salti di qualità etc., e che non c'è nulla che faccia pensare che non debba continuare a essere così anche in futuro.
Il che significa che le sue verità attuali verranno, se non sostituite, magari ritradotte nel linguaggio simbolico di nuovi paradigmi.
Ha già risposto Jacopus. Cambiano i paradigmi quando il perfezionamento degli strumenti d'indagine permette nuove scoperte e le nuove scoperte stimolano nuove interpretazioni della realtà.
CitazioneTutto questo dovrebbe convincerci della non sostenibilità dell'approccio realistico, di cui la scienza (ma vedo, anche molta filosofia...) è portatrice quasi inconsapevole, è portatrice ingenua.
Per ora non vedo alternative, nelle scienze naturali, ad un approccio realistico. Che non coincide con la dogmatica scientista, la quale contrariamente alla scienza epistemica, pasticcia coi differenti livelli del reale. E più che ingenua, definirei portatrice nefasta di un sapere omologato, parrocchiale o palesemente corrotto.



Prendo spunto da questo tuo post per fare una considerazione. Sarà noto più o meno a tutti che io pretenda di negare il paradigma sul quale si fonda la realtà umana. Ci sarà un motivo per cui io abbia tale intenzione. Per fare questo debbo criticare il linguaggio, è una necessità.
Ad un certo punto dici:

"Ovvero non esiste la "cosa in sé ", ma i fatti, le cose in divenire, sul cui processo la scienza cerca di capire qualcosa e attraverso la sperimentazione pone dei paletti teorici fermi, fino a falsificazione."
La mia posizione, all'interno della realtà espressa fino ad oggi dalla lingua, è che i fatti abbiano un grado di realtà più condivisibile che la realtà delle cose. Pertanto, fino a questo punto il nostro pensiero è simile.
Ordunque, "la cosa in sé" e la "cosa in divenire" possono essere assimilati a due concetti o a due sintagmi.
Tu rendi sinonimo il sostantivo "fatto" alla "cosa in divenire". Più che lecito e condivido.
Se però uno, in base ad una sua fede che non è certamente metafisica, si pone al di fuori del linguaggio e cerca di criticarlo per venire a capo di una realtà fino ad oggi inaudita può anche chiedersi per quale motivo si dovrebbe credere che non esista "la cosa in sé", ma debba invece esistere "il fatto", ovvero la cosa in divenire. Cioè, per quale motivo non debba esistere il sostantivo "cosa" ed esistere invece il sostantivo "fatto".
Ritorno quindi ancora a quel che dici in successione commentando Kobayashi:
Qui chiamerei in causa un argomento caro a phil, ovvero il rispetto dei differenti livelli del reale.
Ed è la cosa più sensata da dire e la strada più giusta da intraprendere. La domanda pertanto è: qual è il livello di realtà del sostantivo?
Mi chiedo, ma è senz'altro un'opinione in domanda, se per rispondere a questa domanda, qualora si voglia rispondere, il metodo più fruttuoso da seguire possa essere quello di ricorrere ad un artificio



#1609
Citazione di: daniele22 il 21 Gennaio 2022, 15:19:30 PM
Scusi signor Rienzi, volevo farle una domanda: Quelli che si sono vaccinati ieri e hanno firmato l'autorizzazione su di un documento falso in quanto si attesta che io devo autorizzare, ma non sono certo io quello che lo deve fare, a quale categoria appartengono? L'unica cosa sensata che Lei può far firmare, sempre che mi sia consentita un suggerimento da incompetente, sarebbe una dichiarazione in cui al vaccinando si chieda se si rende conto che il suo medico di base potrebbe sconsigliarlo al vaccino per giustificati motivi.
Dato che Rienzi non c'è se qualcuno se la sente di rispondere per lui, sono tutt'orecchi


Grosso svarione, ho scambiato il sig. Rienzi per un rappresentante delle istituzioni. Ovvio che la domanda non va rivolta a lui, ma la domanda resta, almeno quella
#1610
Citazione di: bobmax il 21 Gennaio 2022, 15:06:48 PM
Citazione di: daniele22 il 21 Gennaio 2022, 14:43:32 PM
Citazione di: bobmax il 21 Gennaio 2022, 12:58:34 PM
Se mi domando cosa sia la Verità non posso rispondermi.

Perché già nella possibile risposta si anniderebbe l'ineliminabile dubbio.
Che accompagna inevitabilmente ogni "cosa".




Giusto bobmax. In due parole elimini la questione. Ma noi ci ostiniamo tanto nelle spiegazioni. Spiegazioni che fanno di queste due parole una storia che dura ormai da quando è nato il tempo nella nostra ragione. Tra l'altro mi scuso con te, se ti sei offeso, per aver io trattato banalmente la questione del male. Hai ragione

Non mi hai offeso, Daniele.
In realtà, ciò che mi offende, veramente, è solo me stesso.

Ma ciò nonostante la mia volontà non demorde.
Nonostante gli innumerevoli errori ormai disseminati lungo la mia vita.

Nonostante la realtà del male diventi sempre più intollerabile.

L'io non vuole ancora morire.


Bene, spero per te che possa esserti sufficiente questa vita che ti resta
#1611
Scusi signor Rienzi, volevo farle una domanda: Quelli che si sono vaccinati ieri e hanno firmato l'autorizzazione su di un documento falso in quanto si attesta che io devo autorizzare, ma non sono certo io quello che lo deve fare, a quale categoria appartengono? L'unica cosa sensata che Lei può far firmare, sempre che mi sia consentita un suggerimento da incompetente, sarebbe una dichiarazione in cui al vaccinando si chieda se si rende conto che il suo medico di base potrebbe sconsigliarlo al vaccino per giustificati motivi.
Dato che Rienzi non c'è se qualcuno se la sente di rispondere per lui, sono tutt'orecchi
#1612
Citazione di: bobmax il 21 Gennaio 2022, 12:58:34 PM
Se mi domando cosa sia la Verità non posso rispondermi.

Perché già nella possibile risposta si anniderebbe l'ineliminabile dubbio.
Che accompagna inevitabilmente ogni "cosa".


Giusto bobmax. In due parole elimini la questione. Ma noi ci ostiniamo tanto nelle spiegazioni. Spiegazioni che fanno di queste due parole una storia che dura ormai da quando è nato il tempo nella nostra ragione. Tra l'altro mi scuso con te, se ti sei offeso, per aver io trattato banalmente la questione del male. Hai ragione
#1613
Grazie Viator, ero certo che una persona concreta come te avrebbe apprezzato.

Non conosco il pensiero di Nietzche, ma conosco senz'altro il mio.
Con questo circolo della menzogna, chiamiamolo così, penso possa darsi l'idea di riappropriamento del proprio passato espressa dal filosofo, e qui emerge anche la necessità dell'umiltà di riconoscere se stessi come agenti nella perpetuazione del circolo.
Ho recuperato poi nel forum un brandello di discorso su Nietzche fatto da Paul11:
"Nietsche ritiene la morale un artificio cultuale di potere ed è qui il suo errore.
Un filologo come lui doveva sapere la relazione fra cosmos-nomos- sovranità-legislazione.
Non c'è cultura piccola o grande apparsa sulla storia del pianeta Terra, che fossero cinesi delle antiche dinastie o pellerosse americani,  che interpretarono i movimenti del cosmos come forme di costruzione sociale, persino di sacrificio umano per tenere l'ordine del cosmos nel nomos sociale, poiché la sovranità veniva dagli ordini universali del cosmos.Non fu invenzione religiosa particolare dei monoteismi o dei vari olimpi deistici  a determinare la morale, c'erano già, semmai furono riconfigurate. Basta leggersi i Veda indiani , la trimurti  induista.".
Se così fosse, condivido il giudizio. A mio vedere l'errore risiede nel modo in cui consideriamo che ciò che si riconosce come causa determini un effetto. Cioè, se noi vediamo cause che determinano effetti tutto questo sarebbe dovuto al fatto che noi bypassiamo la nostra responsabilità in modo arbitrario scaricandola sul colpevole di turno non riconoscendo il fatto che l'effetto della causa ritenuta tale si trova in realtà tutto all'interno della nostra pausa riflessiva di fronte alla causa, pausa riflessiva che a sua volta determinerà altra causa nel produrre una nostra azione, linguistica o fattuale che sia


#1614
Grazie Eutidemo, ma l'evento era già stato concluso. La mia speranza in fondo è solo quella di non trovarmi nella situazione di dover sostenere un giorno " ... ma io non ho mai firmato questo documento". Avendo cmq la mia Auls prodotto un documento in cui si scambiava di fatto il soggetto col complemento oggetto, se avessi insistito nella mia azione e fossi approdato in una stazione dei Carabinieri a sporgere denuncia, si sarebbe potuta configurare una specie di abuso di potere da parte dell'azienda sanitaria in questione?
#1615
Citazione di: daniele22 il 20 Gennaio 2022, 10:49:21 AM

Questo post lo replico in due topic diversi (il vaccino obbligatorio), soprattutto poiché offre un quadro che manifesta l'importanza della menzogna (più che della verità) in cui si trova a vivere un cittadino. Premetto che sono una persona non favorevole in linea teorica alla somministrazione del vaccino contro il covid (mancanza di fiducia nelle istituzioni). Pur tuttavia, per ragioni diverse dalla mia ragione (e qui interviene una falsificazione della mia ragione) a metà settembre ero vaccinato con doppia dose. Stamane andai per la terza dose, però (per quel che mi riguarda) in regime di obbligo vaccinale. Il mio obiettivo era quello di uscire vaccinato in ragione del fatto che già avevo mentito a me stesso vaccinandomi quando non ero obbligato a farlo. Pur tuttavia intendevo recitare una commedia (mentire nel vero e proprio senso del termine) in tema di eventuali autorizzazioni da concedere.
Guardo il modulo che non firmo in quanto vi era scritto "Acconsento e autorizzo etc. etc.". La giovane dottoressa mi dice che senza firma non poteva vaccinarmi. Entra pure nella discussione l'infermiera che mi spiega che acconsentire è come autorizzare dando anche buone giustificazioni. Io ribattevo che non è proprio proprio la stessa cosa, che è lo stato ad autorizzare, non io. Dopo un batti e ribatti ottengo ragione. La dottoressa però insisteva che purtroppo non poteva ugualmente farmi il vaccino, insomma che dovevo firmare. A quel punto mi si aprivano varie vie per proseguire, ma non avevo alcuna voglia di continuare. Stop. Battaglia persa. Però col lampo dell'improvvisazione, nell'attimo in cui iniziavo la firma feci una firma che forse nessun esperto calligrafo potrebbe certificare come mia (o almeno è quello che penso). A questo punto può pendere un reato commesso da me, ma anche un reato commesso da ignoti qualora qualcuno dovesse contestarmi l'autorizzazione concessa dalla mia firma e io denunciassi di non aver mai posto quella firma. Ecco come siamo messi


Essendo intervenute le forze gravitazionali di un certo languore allo stomaco ho interrotto le comunicazioni che invece avrei dovuto continuare. Proseguo quindi. In questi sei mesi della mia vita si assiste alla fenomenologia della menzogna.
1) Partenza. Prima della prima dose la mia ragione e il mio comportamento erano allineati. No al vaccino.
2) Intervento di una realtà che mi induce al vaccino. Ricevo la prima dose e la seconda dose volontariamente.
3) Ingresso nel mondo della falsità. Il comportamento ha falsato la ragione.
4) Vi è d'ora innanzi disallineamento tra ragione e comportamento.
5) Intervento nella mia realtà dell'obbligo vaccinale.
6) Ininfluente, se non per quel che riguarda la famosa autorizzazione.
7) Partenza per ottenere la terza dose a tutti i costi (in senso machiavellico).
8) Lettura del foglio da firmare. A parte che già lo sapevo, la vista ha confermato che ero di fronte ad una pretesa illogica.
9) Rimostranze da parte mia ed ottenimento di una ragione mentale.
10) A questo punto loro entrano in possesso della mia consapevolezza. Pertanto comprovando l'illogicità della richiesta entrano in un conflitto sull'azione da intraprendere.
11) Ribatto a quel punto che sono disposto a firmare solo cancellando la parola "autorizzo".
12) La dottoressa mi dice che non si può.
13) A questo punto della faccenda comincio a recitare.
14) La mia menzogna, si fonda su due cose. Primo, sulla falsità iniziale che mi aveva condotto a vaccinarmi per la prima volta, e secondo, sul fatto che il mio scopo in quell'istante era quello di ottenere la vaccinazione.
15) Per vedere la reazione faccio finta di prendere le mie cose e andar via, al che interviene l'infermiera che mi dice "Ma facendo così si ritrova il problema".
16) Mosso un po' da compassione per l'atteggiamento a mio vedere sincero, posi fine alla breve recita.
17) Sconfitto e vaccinato.
18) Colpo di scena finale ed ingresso nel mondo della menzogna.
19) Tutto si riallinea. Si ritorna al punto 1) dove la ragione è allineata al comportamento



#1616

Questo post lo replico in due topic diversi (il vaccino obbligatorio), soprattutto poiché offre un quadro che manifesta l'importanza della menzogna (più che della verità) in cui si trova a vivere un cittadino. Premetto che sono una persona non favorevole in linea teorica alla somministrazione del vaccino contro il covid (mancanza di fiducia nelle istituzioni). Pur tuttavia, per ragioni diverse dalla mia ragione (e qui interviene una falsificazione della mia ragione) a metà settembre ero vaccinato con doppia dose. Stamane andai per la terza dose, però (per quel che mi riguarda) in regime di obbligo vaccinale. Il mio obiettivo era quello di uscire vaccinato in ragione del fatto che già avevo mentito a me stesso vaccinandomi quando non ero obbligato a farlo. Pur tuttavia intendevo recitare una commedia (mentire nel vero e proprio senso del termine) in tema di eventuali autorizzazioni da concedere.
Guardo il modulo che non firmo in quanto vi era scritto "Acconsento e autorizzo etc. etc.". La giovane dottoressa mi dice che senza firma non poteva vaccinarmi. Entra pure nella discussione l'infermiera che mi spiega che acconsentire è come autorizzare dando anche buone giustificazioni. Io ribattevo che non è proprio proprio la stessa cosa, che è lo stato ad autorizzare, non io. Dopo un batti e ribatti ottengo ragione. La dottoressa però insisteva che purtroppo non poteva ugualmente farmi il vaccino, insomma che dovevo firmare. A quel punto mi si aprivano varie vie per proseguire, ma non avevo alcuna voglia di continuare. Stop. Battaglia persa. Però col lampo dell'improvvisazione, nell'attimo in cui iniziavo la firma feci una firma che forse nessun esperto calligrafo potrebbe certificare come mia (o almeno è quello che penso). A questo punto può pendere un reato commesso da me, ma anche un reato commesso da ignoti qualora qualcuno dovesse contestarmi l'autorizzazione concessa dalla mia firma e io denunciassi di non aver mai posto quella firma. Ecco come siamo messi
#1617

Questo post lo replico in due topic diversi (verità ... quante morti in tuo nome), soprattutto poiché offre un quadro che manifesta l'importanza della menzogna (più che della verità) in cui si trova a vivere un cittadino. Premetto che sono una persona non favorevole in linea teorica alla somministrazione del vaccino contro il covid (mancanza di fiducia nelle istituzioni). Pur tuttavia, per ragioni diverse dalla mia ragione (e qui interviene una falsificazione della mia ragione) a metà settembre ero vaccinato con doppia dose. Stamane andai per la terza dose, però (per quel che mi riguarda) in regime di obbligo vaccinale. Il mio obiettivo era quello di uscire vaccinato in ragione del fatto che già avevo mentito a me stesso vaccinandomi quando non ero obbligato a farlo. Pur tuttavia intendevo recitare una commedia (mentire nel vero e proprio senso del termine) in tema di eventuali autorizzazioni da concedere.
Guardo il modulo che non firmo in quanto vi era scritto "Acconsento e autorizzo etc. etc.". La giovane dottoressa mi dice che senza firma non poteva vaccinarmi. Entra pure nella discussione l'infermiera che mi spiega che acconsentire è come autorizzare dando anche buone giustificazioni. Io ribattevo che non è proprio proprio la stessa cosa, che è lo stato ad autorizzare, non io. Dopo un batti e ribatti ottengo ragione. La dottoressa però insisteva che purtroppo non poteva ugualmente farmi il vaccino, insomma che dovevo firmare. A quel punto mi si aprivano varie vie per proseguire, ma non avevo alcuna voglia di continuare. Stop. Battaglia persa. Però col lampo dell'improvvisazione, nell'attimo in cui iniziavo la firma feci una firma che forse nessun esperto calligrafo potrebbe certificare come mia (o almeno è quello che penso). A questo punto può pendere un reato commesso da me, ma anche un reato commesso da ignoti qualora qualcuno dovesse contestarmi l'autorizzazione concessa dalla mia firma e io denunciassi di non aver mai posto quella firma. Ecco come siamo messi
#1618
Tematiche Filosofiche / Astrazione.
19 Gennaio 2022, 22:36:11 PM
Citazione da Iano: "Dovremmo chiederci magari per quale motivo attribuiamo diverso grado di concretezza alle cose, ma di fatto mi pare che shuntiamo  questa domanda quando riduciamo tutto a due gradi, quello propriamente concreto e quello astratto".
Mi sfugge il senso di shuntare in questa frase (l'hai fatto apposta?). In attesa di chiarimento noto che c'è chi campa con i sassi e chi campa con la giustizia (due astrazioni del nostro mondo). Mi sembra un buon motivo, dato appunto il il diverso grado di concretezza che diamo alle cose che sappiamo fare
#1619
Tematiche Filosofiche / Astrazione.
19 Gennaio 2022, 16:01:57 PM

La verità non esiste dunque, se non con la v minuscola. Mettendo da parte l'essere, generatore di grande confusione nelle nostre menti, Iano fa una riflessione: "L'individuo o l'umanità sono tali in quanto si possono individuare come soggetti di un'azione". Già qui si può mettere in crisi l'oggettività del soggetto. Sono senz'altro d'accordo. Noi possiamo comprendere solo ciò che sta nel tempo, ovvero solo ciò che a nostro giudizio si armonizza con la nostra realtà. Il riferimento di Kobayashi al manufatto alieno è chiaro. Fintanto che sta immobile, nel senso che non compie azione, ce lo rende in certa misura incomprensibile. Se compisse un'azione inizierebbe ad avere un grado di realtà più concreto. Se gliela facessimo compiere noi altrettanto
#1620
Tematiche Filosofiche / Astrazione.
19 Gennaio 2022, 10:06:52 AM
Si è inserito anche Kobayashi.
Parlando di verità prendo spunto da un pensiero di Vico, penso, il quale sosteneva sostanzialmente che "si conosce solo ciò che si fa". Questa concezione di verità corrisponde ad una verità personale, non condivisa. La nostra situazione umana ci mette però di fronte all'evidenza di una lingua (quella umana appunto) che a volte contrasta la nostra verità esperita nell'ambiente in cui abbiamo vissuto e che comprende la lingua.
Cosa direbbe Vico di importante, a mio giudizio?
Direbbe che nell'ambito dello studio di una disciplina umana, ciò che si conosce prescinde dal contenuto dell'oggetto studiato, il quale consiste di un compendio attuato dalla collettività. Ciò che si conoscerebbe sarebbe lo studiare, l'azione di studiare. Nelle citazioni attribuite a Nietzche si rivela una sua critica di fronte al bisogno di un interprete dietro ad un altro interprete.
Allora, il primo interprete è quello che agisce assecondando la verità di Vico, il secondo interprete agisce assecondando la verità del manuale, ovvero quella collettiva.
La mia pretesa è quella di mettere in crisi l'oggettività del sostantivo. Solo così se ne può uscire. Mettere in crisi questa oggettività significa in ultima analisi mettere in crisi l'idea che esista la verità come conquista che si svolge all'interno di una gara tra individui giustificata dall'oggettività della meta finale che verrà risolta dal più intelligente, il quale detterà poi le sue condizioni in virtù della verità assoluta. L'ideologia sostenuta dal sottoscritto contrasta questa visione sostenendo che la verità corrisponde ad un inganno, ovvero ad un velo di maya, che presuppone l'esistenza di altri veli, altre falsificazioni.
Dal punto di vista della concezione ideologica dominante, a mio giudizio inconsapevole e falsa, discenderebbe un'idea  altrettanto falsa della famosa lotta per la sopravvivenza. A voi la palla