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Messaggi - paul11

#1606
Attualità / Re:Eutanasia e D.A.T.
28 Febbraio 2017, 16:31:26 PM
E' il concetto di vita e la sua predicazione il problema.
Noi pensiamo ormai che bisogna essere prestanti, sani, indipendenti in un mondo che ci abitua a competere, quel mondo affascinante che la pubblicità ci propina e ci propone.
Già il depresso è un problema.
Ma soprattutto è facile dire drogato, malato psichico che non c'è più: tanto sono le famiglie a sobbarcarsene tutte le problematiche e le nascondono per vergogna, perchè a questo questa società ipocrita è arrivata: a fingere di far finta di essere sani, belli, invincibili e sempre giovani.
Perchè siamo abituati al mondo razionale dove tutto deve essere razionalizzato. ma  secondo questa cultura. malata. perchè è malata se genera questi effetti.
Accade allora che un malato di Alzheimer diventa sempre più probabile in una società che invecchia:cosa  facciamo? Quante nuove sindromi sono nate o  scoperte negli ultimi anni, quante malattie croniche e rare. Quante associazioni di malati esistono, quante retoriche del facciamo elemosina televisiva. Perchè il problema è la ricerca che trova il farmaco, e poi nuove malattie, nuove ricerche....

Ma se la persona malata si sente di peso, perchè questa cultura vigliacca ti fa sentire di peso "diciamo allora "meglio morire...."
Ma dove sono finiti  i sentimenti, cosa diavolo ci ha trasformati in questo tempo veloce dove figli e anziani, nel tempo in cui non si lavora, sono di peso a quelli che lavorano? Sono affari per baby sitter e badanti.
Ma non accorgiamo di quanto tutto è assurdo, ma dove sono le relazioni umane che sono sentimento oltre che razionallragionamento.

Il concetto di eutanasia presuppone il concetto di vita e di come intendiamo la morte.
Ascolto troppi dire " meglio morire che vivere così..." ,ma siamo davvero sicuri di quello che diciamo?
Quando la morte diventa abitudine, nei telegiornali, nei videogiochi, qualcosa si assuefà in noi.
Oggi si pratica l'aborto, ma solo un secolo fa il proletario ,vale a dire famiglie con parecchi figli e non con i redditi attuali , praticava l'economia di scala familiare" per mandare a lavorare più figli possibili e portare a casa  i soldi per l'economia familiare.
Oggi il figlio è un costo, un tempo fa un'opportunità: ma non riusciamo a capire....?
Si è capovolta la struttura socio-economica e i problemi vengono affrontati i n maniera inversa.

Ma allora significa che è l cultura, la struttura socio-economica il problema, le famiglie stesse di come ognuno è perso dentro  i fatti suoi .

Nel momento in cui si è accettato di mettere al mondo i figli, come nel Cottolengo, dobbiamo sapere che prenderci cura è un dovere.
Ed è proprio il prenderci cura che non ne abbiamo più cura. perchè per quanto una persona non sia razionale è comunque sentimento.

Ma noi stringiamo al petto cani e gatti, non più umani.
Non so se sono riuscito a farmi capire...... ma sento un forte disagio.Per molti l'aborto e l'eutanasia è stata una vittoria del diritto, per me una sconfitta sociale di una vita che non ha potuto avere opportunità e di un'altra vita che ha preferito andarsene perchè era un tormento il susseguirsi delle albe e tramonti.
Ma ribadisco , non vedo alternative alla libertà dell'autodeterminarsi.
#1607
Attualità / Re:Eutanasia e D.A.T.
28 Febbraio 2017, 14:03:45 PM
Su questa tematica sono fortemente combattuto, ma ne vedo contraddizioni e Donquixote ne ha posto una molto importante che Riguarda la teoria dello Stato della mai sciolta dialettica fra pubblico e privato e ogni Stato ha fatto delle scelte sue.

La prima contraddizione è perchè allora salvano neonati i con grossi problemi sapendo che  li avranno per tutta la vita i?
la seconda è perchè non ci danno una siringa con il principio attivo ad uso privato senza intervento di nessuno?
dall''altra parte la libertà indiviidual di autodeterminarsi: quì sì, ma perchè in altri campi sociali no?

Sullo Stato...beh quando ha il monopolio delle sigarette e fattura, ma mette sul pacchetto figure orripilanti,
quando prende soldi dalle macchinette mangiasoldi, ma negli ospedali però ci sono centri per guarire dall'assuefazione.... abbiamo capito il ruolo dello Stato post-moderno.

Lascerei davvero all'autodeterminazione del singolo la possibilità dell'eutanasia, perchè è impossibile sapere la sofferenza e il dolore soggettivo che è fisico e psichico.

Ma mi chiedo anche, ma la tecnologia ci sta aiutando o ci sta creando anche quì problemi. salviamo tutti  i neonati, possiamo prolungare la vita. ma la vita di un malato o anche di un anziano sta diventando "peso" alla famiglia, ai soldi dello Stato.

Non capisco il concetto di vita.

Avverto una dissonanza fra vita e fase finale della morte. ma quando non c'era questa tecnologia, come moriva nel passato l'umanità?

E' strano abbiamo perso il tempo "del lasciarsi andare",  del distacco, persino alcuni animali sentono la fine e si allontanano.....
#1608
Percorsi ed Esperienze / Re:Mondi dell'utopia
28 Febbraio 2017, 09:42:50 AM
provocatoriamente,
c'è una dichiarazione universale dei principi che è un desiderata, un intento, mai armonizzato dentro gli istituti di diritto nelle legislazioni.
ma quante cose non siamo riusciti ad ottenere nella prassi?
Eppure siamo la società dei diversi, dei vegani, dell'eutanasia: abbiamo capito tutto per non fare niente?

Io vedo continuamente atteggiamenti, perchè nessuno è più in grado in questa cultura mortifera di alzarsi dalla mediocrità.
Non so voi, ma ne vedo il segno di un'autodistruzione, Non è che inconsciamente la nostra società, la nostra cultura, non solo non è più in grado di un'utopia, ma segretamente spera in una eutanasia culturale, sociale: di farla finita?
#1609
Percorsi ed Esperienze / Re:Mondi dell'utopia
27 Febbraio 2017, 09:27:46 AM
Ciascuno di noi può gettare la sua ancora dentro il grande oceano e dichiarare al mondo la sua esistenza, come umanità, come dignità, come sentimento: questo è il principio cardine.
Ma quel principio deve relazionarsi  con una donna/ maschio per formare una famiglia, con altre persone se sceglie la pace e la non la guerra.
Quello che noi chiamiamo famiglia, comunità, società, Stato nasce da un PATTO,  o chiamatelo come volete, ma è la relazione che lega la mia coscienza a qualcosa che sta sopra il mio partner, che sta sopra la comunità e la società fino allo Stato.
E' la relazione che permette di unirmi al partner, alla comunità ecc. non come differenze, ma come tratto unitario.
Se non ci fosse, ed è quello che sta accadendo noi viviamo la famiglia,comunità ecc. come "convenienza" ,come accomodamento.
Senza quel patto a qualunque stormir di fronda che l avita porta con sè, problemi economici, malattie, la gente  si separa.
Quella relazione è fondamentale per unire le parti e sentirle come contenuto, come definizione come dichiarazione.
Allora il patto ha una sua sacralità religiosa, laica, mentale, sentimentale che è al di sopra di me stesso e chi mi permette di avere un'etica che non è più opinione individuale.

Qualunque società, divina o laica, famigliare o statuale prima ancora del diritto necesità di un PATTO, affinchè lo Stato diventi Patria, affinchè la famiglia acquisica sacralità com espirto unitario, affinchè noi possiamo sopportare i momenti difficli individuali e sociali sapend o d icontare suglia altri, ma in cui l'altrui perde la differenza nel momento in cui si riconosce nel PATTO.

Quindi anche una società, comunità autogestita, utopistica, o que lche si vuole necessita che l epersone credano i nqualcosa al di sopra di loro stessi, che li unisca pur sapendo che ogni patto per quanto dichiarato indissolubile può essere infranto.

Senza il PATTO parliamo di individui che convivono non credendo al matrimonio, che vivono in società ma individualisticamente, e così via.
#1610
Percorsi ed Esperienze / Re:Mondi dell'utopia
26 Febbraio 2017, 17:54:10 PM
Inverno,
per capire gli altri basta non avere pregiudizi.
Certo che non bisogna fermarsi a esperienze fallite, la vita è fatta di tentativi, e la mia generazione ha grosse colpe su quelle giovani, ribadisco che ogni generazione ha dell opportunità, ma deve avere coscienza della propria forza.

Aperion, 
si può essere sconfortati da questa cultura frammentata, ma ha una sua contraddizione fondamentale. 
Su cosa si fonda? Su quale certezza ,in questo caso politica sociale, può dichiarare che una forma di politica possa essere superiore ad un'altra? Se non ha potere fondativo, e non ne ha, allora qualunque posizione è vera: basta crederci.
#1611
l apolitica è la sublimazione della violenza sociale.
Non sono mai state risolte le servitù aristoteliche: il figlio lo è verso il padre, il vinto lo è verso il vincitore, lo schiavo lo è verso il padrone.  La politica che racchiude in sè diverse discipline è la forma pacificata del conflitto, ma sapendo che non può vincere la struttura del conflitto, semplicemente è il negoziato fin quando è meglio per tutti, ma fin quando qualcuno si alza dal tavolo dichiara la rottura negoziale e apre il conflitto: sociale, di guerre, di interessi economici, di coalizioni politiche e quindi di partito
La democrazia è una forma della politica,ma non è detto che sia la migliore in assoluto e in qualunque tempo.
Non esite una politica, o meglio un esercizio della politica giusta o  sbagliata per tutti, per cui chi esercita il governo sa che il compromesso è per il suo potere e i voti che riceve in cambio.

Le dittature nate circa un secolo fa, la teoria delle èlite, la leadership, nascono dopo crisi economiche, crisi delle "sinistre" di allora: guarda caso la situazione attuale.
Ma attenzione, c'è stata una rivoluzione comunista e il partito fascista e nazionalsocialista sono schegge della sinistra sociale. Mussolini fu  direttore dell'Avanti! e quindi del partito socialista.

Bisogna quindi capire le condizioni economiche, sociali e politiche attuali ,dove c'è netta una crisi mondiale delle sinistre, per mancanza di progetto alternativo all'asservimento alla globalizzazione. la sua crisi è culturale prima ancora che strettamente politica intesa come strategia e tattica del consenso democratico nel pluralismo.
L'altro problema è che non c'è probabilmente nemmeno una vera "destra",se non contraddittoria a sua volta.

Ma è la fotografia sociale ed economica attuale che deve essere analizzata, la sinistra è storicamente internazionalista ,la destra è nazionalista. Oggi i popoli appartenenti ai vari Stati si sentono sulla difensiva,Sentono erose le loro capacità economiche, non vedono prospettive e gli arrivano addosso tutte le contraddizioni della globalizzazione.Quando il popolo "rincula" in difesa tende ad andare verso destra.Ma questa non può essere  imputabile come colpa, è la situazione mondiale, culturale, economica attuale
#1612
Percorsi ed Esperienze / Re:Mondi dell'utopia
26 Febbraio 2017, 00:21:25 AM
..............mi ricordo ,eskimo e sciarpe rosse, cultura alternativa, autogestione.
Ma capii subito che erano atteggiamenti,non era coscienza.Poi il riflusso dal sociale al privato, ognuno per i fatti suoi.
.....mi ricordo di una generazione che ha vinto le quaranta  ore settimanali, che portò allo statuto dei lavoratori.
Il benessere portava denaro, con i soldi si portano invidie e gelosie e si corre, si sacrifica una vita per volere sempre di più. quante generazioni anno perso? Ogni generazione ha una sola occasione per cambiare la storia.
Poi ho visto la generazione del sessantotto al potere. Tutto è finito alle ortiche perchè non era coscienza, era esteriorità. La lotta univa, ma gli scopi alla fine sono ad uso personale.

Penso che i giovani di ogni generazione devono provare ad autogestirsi ,ad avere luoghi, spazi tutti loro dove discutere, fare arte, cultura; molto probabilmente finiranno male, ma fa esperienza,Si domanderanno cosa era giusto e dove si è sbagliato.

Io sono rimasto alla domanda del ragazzo anarchico utopista di allora: perchè l'umanità non riesce a vivere in pace e felice. E più vedo tecnologia e più ne vedo possibilità. Oggi le infrastrutture tecnologiche permettono scambi di dati, economici, è possibile fare "sistema".Il difficile è uscire da questa cultura, che tende a contaminare a riappropriarsi di qualunque tentativo alternativo.

Ma vedo dalle mie parti almeno un paio di comunità di tipo buddhiste ,  vedo approcci e modalità diverse di fare vita, forse non sono ancora alternativa, però mi auguro e auguro loro che continuino.
#1613
Percorsi ed Esperienze / Re:Mondi dell'utopia
25 Febbraio 2017, 00:54:44 AM
Nasco da ragazzo come anarchico utopista e la politica fu la prima passione culturale. 

Sì, come è stato scritto il problema è l'uomo.
Credo al circolo virtuoso; le condizioni ambientali ,nel senso sociale, della famiglia, scuola, relazioni sociali sono fondamentali per cambiare un sistema.Dubito nei fatti che da noi in Occidente che sia possible,lo vedo più attuabile dove  non è stato compromesso da secoli, di guerre, possessi proprietà, carte bollate, ruolificazione e divisione della conoscenza. Non dimentichiamoci che i piccoli paesi anche in Italia i avevano una vita in comune; forni in comune, pulizia dei sentieri, pozzi d'acqua in comune,Poi sono arrivati i soldi e il turismo. Il denaro ha una forte contaminazione e il desiderio di possesso ,di proprietà, di "farsi vedere", di prevaricare  è forte.

Il vero anarchismo non ha imposizioni di nessun tipo, quindi lascia ad ognuno le proprie qualità , non c'è lo schiacciamento o appiattimento verso il basso. semplicemente chi ha qualità le mette a disposizione degli altri.
Si tratta di capire se la meritocrazia che apporta ai privilegi nel liberalismo, materiali e spesso di potere possono veramente essere sostituiti da quel circolo virtuoso anzi detto in cui il guadagno del fare e dare agli altri è sentimento, relazioni vere, sincere.Nonostante tutto, ci credo ancora perchè le persone hanno dentro di sè una umanità, magari seppellita, dimenticata, obliata, ma l'hanno.

Il sistema di delega a rotazione è attuabile se c'è aiuto anche per chi teme la responsabilità o pensa di non esserne capace.Lo feci sperimentare sul lavoro anche contro il parere delle centrali sindacali, la democrazia o è vissuta e partecipata o è nulla, una parola priva di atto.
Non penso che l'industria o la tecnologia siano controproducenti e necessariamente bisogna tornare alla terra tutti quanti. Il problema è cambiare una cultura a trecentosessanta gradi e non si può fare da noi soprattutto in un giorno.
Un filosofo politico a cui fu richiesto quale fosse il sistema utopistico migliore, indicò quelli cinesi, non so se questo indicato da Sariputra o ve ne siano altri, ma è comunque un pensiero. E io credo che molto dell'uomo sia una questione di coscienza, il che è facile adirsi enormemente difficile a farsi.
Ma proprio dalla mia esperienza personale ho imparato che chi ha il potere non vuole che si tenti, è minare la sua figura perchè nel ruolo privilegiato dispensa favori, divide et impera, applica sotterfugi e controlla manipolando, non ha interesse a far crescere nuove mentalità partecipative.
#1614
Citazione di: cvc il 23 Febbraio 2017, 13:27:51 PMQuali sono le ragioni di chi ha torto? Esistono tali ragioni? La storia raccontata è quella vista dai vincitori, come sarebbe la storia del mondo, con tutte le sue guerre, raccontata dai vinti? Che ne penserebbero i galli di Cesare? Che ne penserebbe il mondo di Hitler se avesse vinto la guerra? Una risposta generale a tutte queste domande è che tutto è opinione... di chi vince. La manzoniana ardua sentenza dei posteri è appunto quella di chi sopravvive. Al contadinello strappato dai campi per andare a morire ammazzato pro o contro Napoleone, non spetta nessun diritto di opinione. Tale suo diritto è morto insieme a lui. Istintivamente mi verrebbe da dissertare filosoficamente sulle differenze di importanza fra l'opinione del contadinello e quella dell'imperatore, o fra quella dei vivi e quella dei morti, ma la discussione ha un altro titolo e non voglio mandarla in ot già in partenza. Ebbene, negli ultimi secoli anche le ragioni dei vinti hanno avuto una certa attenzione crescente. Si è cominciato a pensare che la società deve aiutare i più deboli, che i miglioramenti di vita devono coinvolgere tutti, che bisogna rispettare le differenze, che ogni opinione è da tener conto (eccetto quelle lesive), che - in poche parole - la diversità è un valore aggiunto e non un disvalore. Il mondo che abbiamo ereditato era fortemente caratterizzato da demarcazioni di leadership: i re, i signorotti feudali, i capitalisti, i proprietari terrieri. Persino la nascita del socialismo non era immune dall'autoritarismo, basta pensare a Stalin a Mao o al trotskismo. Ma con la globalizzazione il pluralismo è diventato sempre più un valore, fino ad arrivare a minacciare il potere della leadership. Se ognuno può dire la sua, chi è che comanda? C'è bisogno di qualcuno che comanda? In questo vedo i semi della rivendicazione autoritaria cui stiamo assistendo: Trump, Le Pen, Salvini....

ciao cvc,
Francamente non so, perchè da qualche anno sto riconsiderando anche considerazioni che  fino a qualche anno fa ritenevo fondative.
Siamo sicuri che il pluralismo sia un valore? Siamo sicuri che siamo in una cultura del diritto? A me francamente pare tutto ipocrita, e mi spiego.
Le lotte per i diritti e anche per il pluralismo democratico sono  VERE  CONQUISTE?
A me pare che di fatto  sia cambiato poco o  nulla, ci sono solo più galli nel pollaio a far casino".

Un punto cardine è  LA RESPONSABILITA'.
Un imprenditore paga un amministratore delegato  e il top managemnt di un'azienda che costruisce il piano industriale e strategico dell'azienda. Sbaglia, mal che vada si pigliano un valigetta con parecchi soldi e vanno a far disastri altrove. L'imprenditore ha diviso i suoi beni giuridicamente in privati(personalità fisica) e aziendali (personalità giuridica),mal che gli vada si procede ala fallimento senza che gli tocchino i beni privati.
Ma chi paga veramente soon i lavoratori  prestatori d'opera con lavoro subordinato.

Il pluralismo è la frammentazione democratica delle rsponsabilità affinchè nessuno risponda de lsuo operato: risultante sono tutti deresponsabilizzati
Sbaglia un giudice una sentenza:cosa succede?.
Sbaglia un capo di governo: cosa succede?

Ma se sbagliamo noi a saltare una bolletta, un incidente automobilistico, abbiamo polizia, carabinieri, finanza, assicurazioni....?

Ma com'è allora che questi bei diritti ,questo bel pluralismo, di tanti galli nel pollaio, di tante culture (che alla fine si appiattiscono risultando quasi uguali nel nostro sistema culture) alla fine non si capisce nulla e chi paga alla fine sol i soliti noti?

Allora, calano di importanza in questo  momento i paroloni se non sono chiare le relazioni e responsabilità dentro questo sistema globale  con migliaia di governanti ,imprenditori, funzionari, tecno burocrazie, tutto da mantenere dai soliti noti ,unici responsabili del sistema.

I concetti interni alla politica e all'economia sono da rivisitare nelle fondamenta: uno per uno .
Quello che in questo momento pretenderei sono i chiari livelli di responsabilità in un sistema che è un "blob" è andato alla deriva
#1615
Tematiche Filosofiche / Re:Dadi e probabilità
23 Febbraio 2017, 13:30:57 PM
Prenderei in considerazione la "sfida" di Eretiko, a mio modesto parere ha ragione di porselo, tutto poggia su un principio tautologico che per definizione non informa e rende il ragionamento circolare. Ma è un' evidenza PER NOI umani da cui iniziamo a costruire il castello della conoscenza. Un sasso non mi informa se non per onde elettromagnetiche che colpiscono gli organi sensoriali: il sasso è passivo è il mio cervello semmai che è attivo a elaborare e trasmutare nei neuroni e sinapsi.Ma questo vuol dire che linguisticamente noi "accomodiamo" secondo il nostro organismo, la nostra materia organica. allora significa che vedo, percepisco, ascolto ,"sento" ciò che è percepibile da me e dai miei simili (questo è importante affinchè possiamo comunicare a nostra volta fra noi umani e costruire almeno una convenzione di base da cui iniziare). E' quindi impossibile scindere soggetto e oggetto , realtà a prescindere da noi e realtà percepita da noi, ma ancora di più ciò che la mente elabora dalle informazioni del cervello.
Non esiste una verità a prescindere ,se non metafisicamente ed ecco appunto l'approssimazione al caso dei dadi per cercare di razionalizzarli, vale a dire dargli un percorso leggibile che noi definiamo causa-effetto tradotto nei simboli matematici.
Noi cerchiamo di appropriarci del senso , del percorso fra la causa prima e l'effetto finale per avere sotto controllo l'intero processo. E' sicuramente induttivo/deduttivo, perchè continuiamo a relazionare i particolari alla legge che sintetizza e di nuovo se quella legge che dovrebbe essere universale per una categoria di fenomeni mantenga quel processo sotto controllo.

Quindi, il sasso non mi dice la sua composizione fisico/chimica, da dove proviene, ecc. E' il patrimonio della conoscenza che correla relazionando fra loro più conoscenze (fisica, geologia,chimica  ecc.)
#1616
Tematiche Filosofiche / Re:Dadi e probabilità
22 Febbraio 2017, 18:05:46 PM
Citazione di: Eretiko il 22 Febbraio 2017, 17:33:59 PM
Citazione di: Apeiron il 22 Febbraio 2017, 12:31:44 PMTutto questo però non significa che da un punto di vista filosofico non si possa mettere in dubbio la fondatezza di un metodo di ricerca. In un contesto come questa discussione si è invece invitati a verificare se l'esperienza giustifica certe asserzioni che si fanno sulla realtà o no. Oppure ci si deve chiedere se il ragionamento aprioristico può dare questo "servizio". Per me no e mi pare che già Hume abbia dimostrato che l'induzione è problematica. Wittgenstein è andato oltre e ha "dimostrato" che nemmeno un numero infinito di prove può distinguere una generalizzazione accidentale da una regolarità essenziale dei fenomeni. Inoltre mi pare ben chiaro che da quando è nato l'empirismo che il razionalismo è insufficiente. In ogni caso alla scienza e al metodo scientifico non interessa la distinzione tra generalizzazioni accidentali e leggi. La scienza va avanti indipendentemente dal fatto che questo mondo sia "materialistico" o "idealistico" ecc. Tutto questo è fuori dal suo campo.
Si continua a puntare il dito sull'induzione quando il vero imputato qui è la "causalità", più precisamente la sua necessità. Mi limito alle scienze naturali: se la causalità non è necessaria allora non potremmo mai elaborare alcuna teoria fisica sul mondo, perché un qualsiasi evento che osservo potrebbe essere causato da chissà quali e quante cause che hanno origine in chissà quale parte remota dell'universo, con la conseguenza che tutto quello che usiamo quotidianamente funziona solo per un caso fortuito o per magia. Ma se la scienza funziona, il filosofo, convinto che non ci sia magia, potrebbe anche chiedersi "come mai funziona se il metodo che segue sembra non avere fondamento né razionale né empirico?" invece di dubitare eternamente sul metodo.

Se posso,,Eretiko.

Gli umani vivevano tranquillamente anche pensando che la terra fosse piatta e finisse alle colonne d'Ercole.
Per loro "funzionava" così come oggi pensiamo che "funzioni" in altro modo  e chissà fra mille anni come si pensa che "funzionerà".
Loro pensavano ad altre cause che non sono le nostre, ma vedevano gli effetti, i risultati
#1617
Tematiche Filosofiche / Re:Dadi e probabilità
22 Febbraio 2017, 14:57:54 PM
Citazione di: Apeiron il 22 Febbraio 2017, 12:31:44 PM@paul11, concordo con quello che dici. La matematica è di per sé a priori ma la sua espressione è invece condizionata dall'esperienza (d'altronde nasciamo in un contesto sociale e non in completa solitudine). La sua applicazione alla natura è ragionevole, ma dire che con la scienza si è dimostrata una "regolarità essenziale" è dire una cosa falsa.

Guarda che alla fine, non la penso poi tanto diversamente da te.
La scienza, come dicevo con l'esempio  dadi,si "approssima", ma non arriva ad une certezza e questo riguarda tutto

La regolarità, la ripetizione  ciclica temporale di un fenomeno è la prima forma di costruzione analogica fra nostra mente e mondo e prima di tutto è intuitiva.

L'essenza non è un termine scientifico è filosofico. E a mio modo personale di vedere implica la coscienza e la relazione  che non si arresta all'induzione/deduzione scientifica, ma va oltre ,arriva a quello che si definisce meta-fisica.
#1618
Citazione di: InVerno il 21 Febbraio 2017, 21:47:40 PMSe il mito è rappresentativo dell'umanità e per questo ha un qualche valore assoluto che senso ha limitarlo ad un tempo definito, non c'è motivo di credere che nella contemporaneità le cose possano o debbano andare diversamente, come non lo sono andate ai tempi. Se le Pandora di oggi si troveranno davanti ad un vaso, perchè dovrebbero non aprirlo quando è nella loro natura farlo, furono create per farlo? Esiodo che da buon elleno non si tirava indietro da responsabilizzare i propri dei, non lascia la colpa alla povera e sola Eva, ma tira in ballo come tu ben ricordi i doni di tutti gli dei e in special modo di Ermes, Pandora era destinata e destinati erano altrettanto tutti i suoi figli, non perchè il vaso era stato aperto (una questione teodicea) ma perchè cosi erano stati creati innanzitutto.

La tua è la tipica interpretazione della "liberazione".
Io so, ma molto modestamente , che ogni cosa in natura ha una posologia. Un veleno diventa medicina, un' erba diventa medicina se si passa oltre allora sono mortali, come d'altra parte i farmaci attuali di sintesi 
Allora la mia interpretazione è la seguente: sapevano che l'uomo è potente e poteva piegare a sè se stesso, vale i dire i suoi simili e la natura.  ma ogni valore deve avere un limite,così come mostra la natura.
Il delirio di onnipotenza umano, di sostituirsi ad un dio, di potere fare ciò che ritiene opportuno, è comunque sempre soggiacente alla natura.
L'uomo oggi ha sempre più opportunità di fare ciò che i suoi desideri gli indicano, può soddisfarli : andare a donne/uomini, drogarsi, alcolizzarsi,  e noi questo la spacciamo per libertà  ma la libertà come ogni valore è sempre temperato dai limiti ( per me la libertà ha il limite della responsabilità del proprio comportamento)che non sono solo fisici sono morali etici. Se questa attuale cultura che ha tolto etica e morale, spacciandola anch'essa per libertà, abbiamo un moltiplicatore di libertà (guarda i termini nella modernità, come liberismo e liberalismo cosa offrono) che ne l tempo dell'acciaio farà deragliare questa umanità incapace di stare nei binari che la stessa natura gli mostra continuamente. 

Allora dico semplicemente, loro sapevano nella remota antichità  ,ci hanno dato un monito, come il buon padre di famiglia lo dice al figlio/a  quando lo lascia uscire dalla porta di casa ,quando gli dona una libertà ma gli dichiara anche una responsabilità .
#1619
Tematiche Filosofiche / Re:Dadi e probabilità
21 Febbraio 2017, 18:58:09 PM
....speciificherei, c'è sempre una certa soggettività, in parte nella scelta perchè la matematica ci porta fino ad un ceto punto, ad abbassare il rischio, ma alla fine ,come nel poker c'è  la componente "'azzardo". Il problema è riuscire a tenerlo nell'ambito razionale per quanto possibile.

Ritornando alla domanda iniziale di Aperion, la matematica è una metafisica costruita dall'uomo.
Ha sue regole interne, ma si regola con l'esperienza. Quì c'è quella componente induttivo, deduttivo che si relazionano per perfezionare la regola stessa. Significa allora che la matematica direi che sia una mediatrice conoscitiva fra il nostro mentale e il mondo e ci permette di leggerlo di codificarlo e ricodificare un fenomeno dentro un nostro linguaggio, dei simboli matematici, logici, argomentarlo a parole, costruirne una legge sempre in simboli.
Se poi poni il fatto che cosa sia una realtà, quì difficilmente ne usciamo se non un modello rappresentazionale.
la reiterazione avvalora la lettura relazionata fra la nostra mente e la realtà e diventa convenzionale nel momento in cui non è solo un soggetto, ma è tutta l'umanità, diciamo così, che applica la stessa modalità raggiungendo lo stesso risultato. 

Quanto, perchè questo è il problema, sia una convenzione razionale della nostra mente e quanto sia davvero realtà, a prescindere quindi dalla nostra mente, penso sia impossibile da definire.
Perchè ritengo che in fondo le sofisticate tecnologie, come radiotelescopi, microscopi elettronici, sono in fondo protesi che estendono i nostri sensi, ma comunque interfacciano con noi, sono dentro il nostro linguaggio, ci informano e comunicano.
Non credo quindi alla netta divisione fra oggettivo e soggettivo, siamo comunque noi agenti conoscitivi che oltre a strumenti sensoriali utilizziamo quelli mentali. La realtà è restituita a noi da una cultura che ci dà un modello relazionale linguistico in qualunque forma di relazione,dalla matematica alla società.
Per quello che  conosco, nella remota antichità è proprio la regolarità che incide, prima ancora che fosse scienza era osservazione di regolarità cicliche, osservavano cielo e natura e ovviamente la rappresentavano nella natura.Ciò che ha sempre temuto l'umanità dai tempi più remoti ad oggi è proprio l'irregolarità, ciò che sfugge al cosiddetto razionale diremmo oggi: un terremoto, un alluvione fino alla siccità o alluvione, o la malattia.
La fortuna o la sfortuna è l'inspiegabile percezione di una realtà che non è tangibile dal linguaggio umano, o comunque sconosciuto.
#1620
Citazione di: donquixote il 21 Febbraio 2017, 17:40:13 PMPaul per essere più precisi bisogna considerare che l'episodio del peccato originale evidenzia la proibizione della conoscenza "del bene e del male", ovvero la conoscenza divisiva, frammentaria, manichea; la conoscenza della materia, che essendo indefinitamente divisibile verrà (come del resto è stato fatto) polverizzata, atomizzata, e la sua conoscenza trasformata in fenomenologia, perdendo quindi di vista la connessione di ogni ente e di ogni fenomeno con ciò che permette a tutti gli enti e i fenomeni di sussistere e di essere ciò che sono, e perdendo altresì di vista il loro posto nel disegno complessivo del "Sommo Geometra".

Sono d'accordo, la tua specificazione è pertinente e va verso una giusta profondità.