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Messaggi - Jacopus

#1606
Socrate buongiorno. Credo che sarebbe stato più opportuno inserire questo topic in scienza. In ogni caso Baron-Cohen, che insegna a Cambridge, ha scritto un libro che potrebbe interssarti, che si intitola "La scienza del male" proprio su questo argomento. Rispetto all'amore, e quindi a tutto ciò che ci fa sentire bene, perchè collegati agli altri in modo positivo, Baron-Cohen, parla di circuito dell'empatia, che riguarda una decina di regioni del cervello fra loro interconnesse: la corteccia prefrontale, la corteccia orbitofrontale, l'opercolo frontale, il giro frontale inferiore, la corteccia cingolata, la giunzione temporoparietale, il solco temporale superiore, la corteccia somatosensoriale, il lobulo parietale inferiore e l'amigdala. Tranne l'amigdala, sono tutte zone del cervello che si sono strutturate nel cervello umano umano recentemente e provano come il successo della specie homo sapiens derivi dal suo spirito empatico e dal suo senso di collaborazione e di identificazione. Le connessioni fra queste zone sono complesse e specifiche di ogni individuo. Inoltre quelle zone non svolgono solo quella funzione di sensibilizzazione all'empatia ma molte altre.


Secondo Baron Cohen, il male nasce da un malfuzionamento di questo circuito, a sua volta determinato da fattori sociali. E' infatti inevitabile considerare che il nostro cervello, come ho già scritto molte volte, si calibra sulla base delle esperienze vissute. Se ad un bambino viene detto "A scuola ti devi far rispettare, se qualcuno ti picchia gliene devi dare altrettante, altrimenti ti picchio io quando torni a casa", il circuito dell'empatia svilupperà delle zone non bene connesse e le prime esperienze di picchiaggio nei confronti dei compagni di scuola determinerà ulteriori destrutturazioni di quel circuito. E' per questo motivo che le religioni, ad esempio, sono state molto importanti, nel corso della storia umana, perchè hanno comunque sottolineato l'importanza della mitezza, del porgere l'altra guancia, in un mondo, che nella sua rudezza sfociava spesso nella violenza più cruda. In questo senso compiere una piccola opera di bene allunga il suo riflesso, si potrebbe dire, nel corso dei secoli, perchè la persona beneficiata avrà appreso che il bene/empatia esiste e lo restituirà nel futuro a qualcun altro. Allo stesso modo funziona anche la crudeltà. Un atto crudele ricevuto sarà molto facilmente restituito, non necessariamente all'autore di quella crudeltà originaria.


In sintesi, molte correnti di ricerca indicano che il cervello umano e fatto per essere cooperativo e socievole, ma gli sviluppi culturali sia macro che micro, possono bloccare o diminuire questo circuito dell'empatia fino a creare i presupposti per la crudeltà individuale e collettiva. A differenza della quasi totalità degli altri animali, fatta eccezione per i mammiferi superiori, i nostri comportamenti sono comportamenti appresi e la complessità del cervello rende questi comportamenti plastici e mutevoli in infinite direzioni contrastanti.


E' per questo motivo che molti studiosi ritengono che prima dell'economia, andrebbe educato l'uomo come soggetto empatico e benevolo, ma come puoi ben intuire un programma del genere si scontrerebbe con le esigenze del mondo produttivo e capitalistico che devono invece sottolineare l'egoismo, la competizione e il narcisismo di ognuno di noi, al fine di produrre sempre di più, guadagnare sempre di più e così via. Se scoprissimo la possibilità di una società cooperativistica, invece di una automobile a persona, probabilmente ne basterebbe una ogni 10 persone, ma questo significherebbe che ognuno di quei dieci dovrebbe considerare quell'automobile un bene prezioso di tutta la collettività. Ad ogni modo rischio di finire OT. Era solo per sottolineare come una certa visione del nostro cervello può condizionare anche una certa visione della società.
#1607
Se la pensi così, Ipazia, perché non dovrebbe accadere anche in altri campi. Ad esempio potrebbero sfornare dei bei dati statistici per dirci che il clima sta tornando normale e che non è vero che vi sia il famoso riscaldamento globale, oppure che la distribuzione della ricchezza è oggi più equa di 40 anni fa, oppure che la fauna marina sta progressivamente aumentando e quindi non vi sarà alcun problema alimentare. Solo in campo sanitario sono così bravi a nascondere la realtà?
#1608
Prego i forumisti ad essere meno sibillini e ad esplicitare con argomenti la loro posizione, altrimenti sarò costretto a prendere drastici provvedimenti, tipo interpellare frate Indovino. A parte gli scherzi, per i telegrammi ci sono i social.
#1609
https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Bollettino-sorveglianza-integrata-COVID-19_18-agosto-2021.pdf




A meno che non si ritenga l'ISS una organizzazione di fake news, comprata da Big-pharma, i dati esposti dimostrano la chiara efficacia del vaccino, visto che negli ultimi 30 giorni, l'89 per cento degli ospedalizzati è non vaccinato, il 96 per cento fra i ricoverati in terapia intensiva è non vaccinato e il 100 per cento dei morti è non vaccinato, dato ancora più eclatante visto che ormai in numeri totali, sono di più i vaccinati  dei non vaccinati (tabella 3 a pagina 14 del pdf). Aspetto con curiosità mista ad ammirazione la risposta di Ipazia.
#1610
Analisi attenta e che coglie molti punti interessanti di discussione. Però proprio la nostra condizione culturale di confine fra il modello protestante, giunto a noi ormai in forma laica attraverso i carri armati di Patton e il modello latino/cattolico potrebbe darci degli spunti innovativi per non chinarci nè a un modello tipicamente eutanasistico, come giustamente osservi, ma neppure provvidenzial-menefreghistico (nei fatti, a parole siamo tutti bravissimi). Si potrebbe anche monitorare la situazione e dare un termine di validità alla legge e trarre delle conclusioni al termine di quel periodo. Ipotesi molto azzardata, idealistica, visto che in Italia tutto ciò che è provvisorio è in realtà permanente, come diceva il costituzionalista M.S. Giannini.
#1611
Liberissimo di pensarla come vuoi Anthonyi, ma non è stata la nostra cultura, pesantemente condizionata dal potere ecclesiastico a darti questa libertà di esprimere il tuo pensiero, quanto la cultura anglosassone, uscita vincitrice della seconda guerra mondiale. La cultura della morte è stata per lungo tempo la cultura della chiesa cattolica per la quale è stato a lungo più importante salvare le anime piuttosto che il corpo. Anch'io, come te, esprimo il mio pensiero e ritengo che una forma di assistenza al suicidio, regolamentata da severi protocolli sanitari e improntata verso il superamento della crisi del soggetto che desidera morire, sia molto più collettivista e sociale di ogni sterile difesa della vita "a parole", questo sì, un atteggiamento ipocrita. Se si vuole difendere la vita bisogna farlo quando si è ancora in tempo e a 360 gradi. Colpevolizzare la donna che ha abortito, il ragazzo che si sente donna o una persona che vuole suicidarsi è appunto, come dice Eutidemo, medioevale (il che non mi stupisce). La difesa della vita a tutti i costi è o stupido o ipocrita o tendente a difendere supposti valori da giocare sullo scacchiere politico (il che è inevitabile ma almeno diciamocelo).
Ripeto ancora una volta che la regolamentazione dell'assistenza al suicidio dovrebbe avere come scopo primario proprio la desistenza dall'intenzione suicidaria e come scopo secondario la riduzione del danno, ovvero evitare che un suicida mi caschi addosso, come ancora una volta rappresentava Eutidemo.
Ti faccio un esempio parallelo. Esiste un fenomeno che si chiama "femminicidio". È davanti agli occhi di tutti, spero che in questo ci sia unanimità di giudizio. Da qualche decennio vi sono i centri antiviolenza, che servono proprio  a monitorare la situazione, intervenire su richiesta spontanea o su ordine della magistratura, formare e sensibilizzare gli operatori e l'opinione pubblica. Questo significa intervenire e costruire un modello di società moderna. Se invece continuiamo con la litania "la vita è preziosa e va sempre tutelata, senza se e senza ma", ma poi "ognuno sta solo sul cuor della terra", oppure si spera nella preghiera o nella divina provvidenza, allora ribadisco il mio giudizio di cuginanza con i nostri vicini maghrebini piuttosto che con gli altri paesi europei.
#1612
Anthonyi. Mi spieghi dov'è la sfrontatezza. Forse solo nel mio aver parlato di un ente nascosto fra le nuvole. Per il resto il "suicidio assistito" (non l'eutanasia, please), è molto corretto perché il suo primo scopo è farsi carico del problema e cercare di risolverlo. Non si tratta di andare in una casetta azzurra dove un medico menefreghista ti inietta un veleno indolore. Almeno così non dovrebbe essere. Se poi nella realtà dovesse accadere questo, non è comunque lo spirito attraverso il quale cerco di inquadrare il problema.
Se poi la Chiesa è così attenta al problema e desiderosa di aiutare che lo faccia. Io personalmente conosco tanti cattolici che sarebbero da applaudire per un giorno intero.  Non faccio battaglie ideologiche in stile bianco/nero. Presumo di farle sempre vivendo nell'ambivalenza dell'uomo e delle sue istituzioni.
#1613
Niko. In che senso ipocrita? Ipocrita è colui che dice di volere una cosa ma in realtà ne fa un'altra. Qui è tutto chiaro. Il suicidio assistito è tutto fuorché ipocrisia. A proposito dell'equazione che fai sul coraggio mancante sia in condizioni controllate dal sistema sanitario così come in situazioni "spontanee", ti devo smentire, essendovi già una casistica di suicidi assistiti nei paesi dove è consentito. In realtà, a mio parere, si tratta di un caso analogo all'IVG (interruzione volontaria di gravidanza) o alla richiesta di cambio di genere. La società deve predisporre gli strumenti per facilitare queste richieste affinché non siano messi in atto comportamenti pericolosi è ancora più violenti di quelli necessari. L'unico aspetto sul quale si dovrebbe discutere è in realtà l'efficienza di tutte le procedure per evitare la scelta finale o per essere certi che quella è la scelta effettiva di quel soggetto. Altro aspetto etico che andrebbe affrontato (in realtà lo è già) riguarda il possibile aumento di suicidi, grazie a questa formula assistita. Personalmente credo il contrario, visto che si attiva una procedura, che in primo luogo tende a far superare la crisi sucidiaria al soggetto, che altrimenti resterebbe solo con i suoi incubi. In realtà ciò che dà fastidio, in tutti questi tre casi (IVG, transizione di genere e suicidio assistito) è la pretesa di avere il controllo del proprio corpo, senza dover sottostare a poteri esterni, civili o religiosi.
Last but Not least, l'esempio del cambiamento climatico o della depressione erano solo esempi. Penso che sia chiaro a tutti noi, esseri senzienti, quali possono essere i motivi di solito terribili, che portano alla decisione di farsi fuori.
#1614
Anthonyi. L'esempio dell'antropofago non regge. In un caso del genere, oltre agli approfondimenti psichiatrici è ovvio che il supposto contratto sia nullo e che l'antropofago penalmente rischia di brutto. Per questo motivo parlavo della necessità di protocolli operativi chiari. Esempio. Tizio non vuole più vivere. Non ha nessuna malattia. Ritiene la sua vita dolorosa, magari soffre per i traumi subiti o per il riscaldamento globale. A questo punto chiede di essere ammesso ad un percorso di morte assistita. Si attiva in questo modo un organo giurisdizionale e/o sanitario, che cercherà di capire i motivi profondi di quella richiesta e di come dissuadere il proponente offrendo dei servizi di aiuto (psicoterapia, farmacoterapia, aiuti sociali). Dopo un congruo periodo (direi almeno un anno) se l'intenzione è inalterata, e non sono state scoperte situazioni dubbie (eredità, incapacità di intendere, assicurazioni sulla vita), il desiderio di morire andrebbe accolto, con i giusti presidi e la giusta organizzazione, come già accade in molti paesi europei, ma non, ovviamente, nella semi-islamica Italia.
Viceversa, se come dice Socrate, il suicida è peggio di un omicida, mi piacerebbe sapere cosa fa la Chiesa per sostenere gli aspiranti suicidi, nel corso della loro vita, affinché non maturino quel desiderio così innaturale . La Chiesa sembra preoccuparsi di noi in modo abnorme solo quando siamo un feto e nell'ultimo giorno della nostra vita. Tutto il resto del tempo vale il motto "aiutati che Dio ti aiuta". Mi sta anche bene, basta che Dio e i suoi giudici terreni non mi vengano a condannare e a dirmi cosa è giusto e cosa è sbagliato. Quello l'ho imparato dai miei genitori, che c'erano quando avevo bisogno, non da un ente nascosto dietro una nuvola.
#1615
Anthonyi. Il problema è ovviamente relativo a chi non può uccidersi per gravi condizioni fisiche come nel caso welby, pur mantenendo la capacità di intendere e di volere. Altro caso è quello di chi entra in coma e resta in vita artificialmente pur avendo dichiarato in passato di non voler restare in vita in quel modo. In questi casi un aiuto esterno è necessario. E, secondo me, anche nel caso di chi voglia uccidersi semplicemente perché stanco di vivere. Perché non consentirgli di morire in modo assistito, senza soffrire, circondato dai suoi cari, in modo deliberato e lucido? Perché dovrebbe uccidersi buttandosi da un ponte o sparandosi in testa, in preda ad un surplus di angoscia inutile? Qual'è il senso, se non questa ossessione cattolica per cui il nostro corpo non ci appartiene? E se non ci appartiene, nei giorni della nostra vita, tranne che nel l'infanzia, chi se ne prende cura, se non noi stessi? Non osservi anche tu un profondo disinteresse nella vita umana, materiale, organica a favore di una vita ultraterrena che va tutelata, in modo del tutto alienante?
Occorrono ovviamente dei protocolli sanitari e prevedere tutti i passi necessari affinché la volontà di morire sua chiara e siano contemporaneamente adottate tutte le misure di dissuasione possibili, come dovrebbe accadere per l'aborto o per il cambio di genere sessuale.
#1616
Distinguerei la questione in due sottoquestioni. A proposito dell'aiuto al suicidio, concordo con Anthonyi linea di massima, ma è necessario ricordare come in alcuni casi famosi di cronaca, l'aiuto al suicidio è stato lo stratagemma per superare un vuoto legislativo, ovvero la disciplina sull'autodeterminazione a decidere sulla propria vita, come proclamato dalla sentenza riportata da Eutidemo. Ed anche il richiamo al Vaticano è significativo. Infatti se non si mette mano a questo problema è proprio a causa del potere politico del Papato in Italia.
#1617
Jean. Due appunti. Che il numero dei morti per covid fra i vaccinati in Israele sia più alto che fra i non vaccinati, l'ho già scritto da qualche altra parte, è semplicemente la conseguenza di una regola statistica. Non dipende certo dal vaccino. Se ci sono 90 vaccinati e 10 non vaccinati e muoiono 2 vaccinati e 1 non vaccinato, i numeri totali faranno scrivere che ci sono più morti fra i vaccinati che fra i non vaccinati. In realtà significa che il 10 per cento dei non vaccinati muore, mentre fra i vaccinati la percentuale scende al 2,3 per cento.


Rispetto alla vaccinazione in corso di pandemia, non è la vaccinazione in sè a creare nuove varianti, ma l'impossibilità di vaccinare contemporaneamente tutti gli abitanti della terra. I virus, a differenza dei microbi, sono organismi molto semplici e non diventano maggiormente resistenti al vaccino, secondo la logica della "struggle for life", semplicemente perchè non hanno un metabolismo. Però mutano molto velocemente e casualmente, senza alcuna intenzione di sopravvivere in un ambiente diventato più ostile. Ovvio che più la pandemia dura, più è probabile che emergano nuove varianti. Ma non è certamente il vaccino la causa del proliferare delle varianti.
Sicuramente se avessimo lasciato fare il suo corso al virus senza vaccini, probabilmente ora il Covid sarebbe forse già alle nostre spalle, ma con quali conseguenze? Nessuno lo sa, ma la destrutturazione del sistema sanitario, che come ben sai, anche da noi è ormai sotto attacco speculativo da parte di chi lo vuole privatizzare sempre di più, non era, secondo me, una chimera o una fantasia di arrembanti vaccinisti fidelizzati. Viviamo in un mondo complicato e vorremo soluzioni semplici che invece non ci sono.


Una presa in carico globale del problema sarebbe stata la soluzione, vaccinando tutti e donando i vaccini ai paesi poveri, che alle case farmaceutiche costano pochi euro. Ma come vedi vi è anche qui, nella progredita Europa, una consistente fetta di cittadini che manifesta delle riserve rispetto ai vaccini. Immagina cosa accade, nelle società tribali indiane, o patagoniche. Inoltre una cosa del genere, logisticamente, non credo che sia proprio possibile, anche volendo. O meglio, bisognerebbe ripartire con una nuova visione della società. Se continuiamo ad attaccare le ONG e i buonisti, perchè sono dei "neo-negrieri",  da un lato, mentre dall'altro continua ad espandersi una cultura narcisistica e del benessere materiale, che cosa ti aspetti?


Resta vero, molto vero, quello che dici al termine, ovvero la necessità di un cambio di paradigma, che riguarda in primo luogo l'accesso alle risorse in modo equo e giusto da parte di tutti i cittadini del mondo. Ma temo che attenderemo il naufragio del Titanic, prima di renderci conto di quello che sta accadendo in questi anni. Molto egoisticamente, spero solo di vivere al tempo di Teodosio, o al massimo di Valentiano III e non sotto il regno di Romolo Augustolo.
#1618
A rischio di dire una eresia a me, cov-sars 2 sta simpatico. Per il semplice motivo che ha illustrato in modo chiaro come la globalizzazione agisca in tutti i settori del pianeta terra, dalla climatologia, alla geofisica, dalla biologia alla raccolta dei rifiuti. Chi pensava di poter godere dei frutti della globalizzazione da una ipotetica e protetta  Festung Occidente, sta cominciando a dubitare di quel pensiero. Il problema però ora è come far cambiare direzione a questa macchina (Foucault lo avrebbe chiamato dispositivo) occidentale, che proprio a causa della sua struttura globale, opera per inerzia, senza più una struttura centrale in grado di modificare realmente i processi socio-economici. Oppure laddove vi è ancora un potere politico in grado di farlo (Cina), esso è diventato uno strenuo difensore di quel sistema, principalmente capitalistico, che originariamente era paradossalmente il suo mortale antagonista.
Morale della favola: a tutte le latitudini e con tutti i governi politici, riversiamo sul pianeta (fisico) Terra, la nostra hybris, il nostro profondo bisogno (culturale, biologico?) di crescere e moltiplicarci.
Che l'Antropocene possa essere l'era geologica più breve è contemporaneamente una preoccupazione e un sollievo.
#1619
Percorsi ed Esperienze / Tre libri.
21 Agosto 2021, 02:24:40 AM
Tre libri sono pochi. Ma starò nei limiti proposti e che mi scusino Scott Fitzgerald e i tanti altri che non potrò inserire. In realtà nella mia biblioteca mentale c'è un unico libro che svetta sopra tutti gli altri ed è memorie di Adriano di M. Yourcenair, un libro che ho amato profondamente e che è stato per me spesso una bussola, una piccola ed innocua Bibbia pagana.
Al secondo posto, ma molto staccato, c'è il nome della rosa, di U. Eco. Se fossimo un paese moderno, il nome della rosa meriterebbe lo stesso spazio a scuola dei promessi sposi.
Al terzo posto, l'uomo senza qualità, di Musil.



#1620
Per Sapa. Effettivamente questo luogo virtuale è diverso dai tanti altri dove ci si scanna, incuranti delle persone, prima che delle loro idee. Anche qui, talvolta si è ecceduto, ma mi illudo sempre nel pensare che chi scrive in questo forum, sappia misurare le parole, nel rispetto altrui, virtù che sempre più spesso viene considerato un vizio (alla faccia dell'enkrateia e della sophrosyne).