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Messaggi - daniele22

#1621
Attualità / La Ford Fiesta e l'Astrazeneca
15 Giugno 2021, 17:33:16 PM
Ciao Eutidemo e Sapa. Trovo più che giuste Eutidemo le tue osservazioni. Aggiungo pure che cosa mi fa incazzare molto, tra le tante altre cose che non reggo quasi più. Il rapporto tra tamponi effettuati e i casi di positività in mancanza di protocolli condivisi sulla metodologia dei tamponi o autotamponi che si effettuano. Mi viene quasi il dubbio che questa mancanza di metodologia abbia quasi le stesse ragioni di un sistema metodico, ma non mi sembra, almeno per dati fotografati ogni giorno.
Mi verrebbe quasi da dirti in bocca al lupo Eutidemo, ma con uno 0,00..1% mi sembra cosa ridicola. Facci sapere e stai attento, ma non troppo, quando metti il piede fuori di casa
#1622
Citazione di: green demetr il 15 Giugno 2021, 03:20:49 AM

Sotto il termine inattuale, in realtà Daniele22, intende dire che la filosofia è in errore a non avere messo la questione del fondamento del linguaggio, piuttosto che su quello dell'Essere.

Fa il grave errore però di non capire che il linguaggio è figlio della metafisica.





il Fondamento è colui che quella voce ha emesso.
Quando il neonato urla nella notte, stiamo parlando di ben altro che il linguaggio.
In fin dei conti il linguaggio è solo una trappola, nel migliore dei casi solo uno strumento.





Quindi non solo il linguaggio non era inattuale allora, ma direi che ne avessero una consapevolezza infinitamente maggiore, che nella modernità, del legame tra fondamento e linguaggio. Tutto il contrario di quello che pensa Daniele22, che infatti poi rapsodizza, senza che io ne abbia colto il centro di impellenza maggiore. E che di certo non è di ordine filosofico.

Giovane studente, è proprio con il linguaggio greco che dovrai avere a che fare.
Buono studio (pure a me visto che dovremo affrontarlo insieme ;) )

Bravo Professore! ... bell'educatore!  Disse una volta la madre di un mio amico sentendolo bestemmiare il nome di Dio. Comprensibile esclamazione tanto più che quel professore, quasi un Socrate moderno, ci corrompeva trascinandoci con lui alle ore tarde della notte frequentando assieme esecrabili bettole.
Io però non sono uno studente, ho già studiato abbastanza tanto da averne le mie rotondità piene alla nausea. E gradirei che anche altri smettessero di studiare quel che è fuori di loro per dedicarsi semmai allo studio di ciò che è dentro di loro. Tu vorresti farmi credere che il mercoledì venga di martedì. Ma oggi è martedì.

Il linguaggio è figlio della metafisica. Sai cos'è la metafisica e che cos'è il linguaggio?
La metafisica è ciò a cui aspira il grido del bambino nel cuore della notte, mentre il linguaggio è il suo grido.
Quel che più mi consola, visto che il tuo intervento contiene pure dei buoni spunti a me però non molto chiari, è che tu pensi che il mio pensiero sia tutto il contrario di quel che dovrebbe essere vedi tu cosa
#1623
Citazione di: Ipazia il 13 Giugno 2021, 11:27:10 AM
Caro Daniele 22 probabilmente sono io la minus habens che chiede venia e non risponde a ciò che non capisce.

La sacra triade della linguistica: referente, significato, significante, è ancora il metodo migliore di cui disponiamo per evitare che il logos finisca a Babilonia. Magari qualche nume iperuranico avrà soluzioni migliori, ma nell'iperuranio molti dicono di essersi avventurati, però nessuno dà prove convincenti di ciò.

L'unico ente che crea il tempo nelle mie risultanze è il Bigbang. Teoria plausibile ma di ardua dimostrazione. Sul tempo eterno dei parmenidei sospendo il giudizio e derubrico a narrazione metafisica.

L'unico principio di attrazione e repulsione a me noto è quello elettromagnetico. Anche la forza gravitazionale ne imita le forme, ma la fisica relativistica ha dato una spiegazione più dinamica e meno statica, in cui il tempo gioca la sua parte nella geometria che ne risulta. Come la relatività del tempo fisico influenzi il tempo antropologico più che alla forza di attrazione-repulsione pare si debba far ricorso alla velocità, che sul pianeta Terra, essendo uguale per tutti, diventa irrilevante nella differenziazione.

Sulla forza di attrazione e repulsione tra umani bisogna inoltrarsi nell'universo antropologico, ancora assai misterioso, anche per quanto riguarda la sua funzione temporale, la cui unità di misura è la vita umana. Ma che tale forza esista e si manifesti pare indubitabile. Magari, lavorando sul medium, il logos, se ne può migliorare la chiarezza ed evidenza. E dirimere qualche incomprensione di troppo.


Ho sbagliato la citazione nel post precedente. Tutto andava riferito a questo post
#1624
Citazione di: Ipazia il 13 Giugno 2021, 08:44:45 AM
Il minerale è  animale o vegetale ? Se si sostantiva il verbo essere al singolare si finisce in un mare di pasticci, e da Platone in poi se ne sono combinati tanti. Il verbo essere esprime il principio di identità ed esistenza, l'avere il principio di proprietà e il divenire il principio del tempo: simplex sigillum veri.

L'essere sostantivato (plurale) sono gli (ess)enti definiti dai dizionari nel loro campo identitario di esistenza, come secondo ragione si è convenzionalmente concordato. Anche qui nessuna complicazione metafisica.

Il principio di causa-effetto è de-finito dall'interazione riproducibile tra enti così come la conoscenza dei fenomeni rende chiara ed evidente. Laddove manca la chiarezza ed evidenza non è scandaloso ricorrere alla doxa e all'indeterminazione in attesa di conoscenze ulteriori.


Buon lunedì Ipazia. Speriamo allora di comprenderci tra idioti, meno e meno fa più. C'è un detto di Gesù in cui egli dice ai discepoli che una prova da fornire ad eventuali inquisitori sulla presenza del padre in loro, sarà quella della presenza in loro di una quiete e un movimento. All'interno del principio di attrazione e repulsione vi è un punto in cui si manifesta l'indifferenza. E' forse questa la quiete di cui parla Gesù? Quanto va incubando la quiete prima di manifestare il movimento?
Quanto tempo, nel mio caso personale, ha impiegato la quiete prima di manifestare il movimento (quel che scrivo ora)?
Ho già sostenuto che il "referente" sia in fondo un concetto in più se applicato alla filosofia. Forse andrà bene per soddisfare alle esigenze dei linguisti, però de Sausurre aveva già intuito o sostenuto addirittura la natura mentale del segno. Portando però tale natura del segno all'interno della speculazione sulla lingua ha obbligato noi a considerare la lingua come un sistema autoreferenziale. Cosa che non è se, nella nostra gettatezza, consideriamo il sostantivo nella sua forma originaria come qualcosa di evocativo, tanto che tutti comprenderebbero ciò che si evoca brandendo un oggetto come evocatore dell'azione che lo mette in campo. Cosa ha fatto infine de Sausurre?: ha detto che ogni segno rimanda ad altro segno. Cosa ho fatto invece io ?: ho rotto la catena cercando di fornire una risposta esaustiva per me. Tale risposta è quella che ho dato nel Topic "esistenza e conoscenza" legando il segno "oggetto sconosciuto" ad altro segno "l'ignoranza dell'interlocutore". Questo spezzava la catena del rimando obbligato tra segno e segno all'interno di categorie positive. Mi dissi un giorno, sempre fermo nella mia fede, che finché non fossi riuscito a scrivere qualcosa di buono su come ci si pone di fronte ad un oggetto sconosciuto non sarei potuto andare da nessuna parte. Ed è stato lì, quando sono stato costretto a scrivere di quel muro che sta sempre dentro la nostra testa che ebbi l'ultima sorpresa.


Per quel che riguarda la faccenda antropologica e del logos non mi è molto chiaro su cosa tu voglia fare luce. Ho sfogliato una volta un testo di Wittgenstein "note al ramo d'oro di Fraser" mi sembra si intitolasse. Egli tratta il fuoco come qualsiasi altro fatto e sembra non dargli molto peso. Io vorrei far notare il carattere spesso ambiguo delle nostre esternazioni linguistiche. Tale ambiguità rappresentano in fondo i campi di significato del fuoco: gioco, desiderio, necessità. Tutti siamo pervasi da tali forze, ma in peso differente tal che tu non sai mai di preciso per quale motivo uno pretenda la presenza del fuoco qui e ora.
Spero di aver dipanato almeno qualche incomprensione o Ipazia

#1625
Citazione di: Ipazia il 13 Giugno 2021, 08:44:45 AM


Il principio di causa-effetto è de-finito dall'interazione riproducibile tra enti così come la conoscenza dei fenomeni rende chiara ed evidente. Laddove manca la chiarezza ed evidenza non è scandaloso ricorrere alla doxa e all'indeterminazione in attesa di conoscenze ulteriori.

A parte che ho già criticato come la definizione di sostantivo come esito di una convenzione sia completamente inadeguata, o Ipazia, dissi che la condizione per cui l'essere produce il tempo è il principio di attrazione e repulsione (e tale principio vale sia per i minerali che per le cose vive).
Perché non critichi questa opinione la quale è in fondo una conseguenza di tutto il dialogo da me postato nel topic "Esistenza e conoscenza"? Sembra evidente che tu non voglia criticarmi giacché pensi che io sia un idiota e in quanto tale vada trattato. E' previsto un sussidio dignitoso in danaro (almeno 1.200 euro/mese) per quelli che sono idioti fuori misura? Se sì, a me può bastare e non pretenderò più di sostenere le mie idiozie. Se non fosse previsto allora continuerò a fare la parte dell'idiota con molto gusto. Dopodiché, visto che tu eri pure una a cui non fregava nulla del fondamento della conoscenza e ti appellavi ad un'etica (tecnica di vita) che si fonda sugli uomini di buona volontà sic stantibus rebus, perché non ti procuri di dare una risposta a quel che ti ho ribattuto nell'ultimo post relativo alla filosofia dell'anarchismo? Ma che idiota che sono, come posso pretendere che si debba rispondere ad un idiota. E intanto si aprono nuovi topic per nulla. Si potrebbe aprire un topic "cestello per la merenda" senza illustrarlo e si vedrà che nel giro di quattro o cinque interventi si arriverà a tutte le problematiche da massimi sistemi che qui si discutono senza esito per mancanza di onestà intellettuale
#1626
Citazione di: viator il 12 Giugno 2021, 21:04:45 PM
Salve daniele22. Citandoti : "Ergo, le cose esistono solo se tu le fai esistere".


Ora finalmente capisco perchè non ti capivo ! LA TUA OPINIONE E' CHE LE COSE - PRIMA CHE COMPARISSERO QUEGLI SCIMUNITI DI UMANI CHE CREDONO DI ESSERE I SOLI CHE POSSONO CONOSCERE - ..........PRIMA DI ALLORA - ERGO - NON ESISTEVA ALCUNCHE'.

Bene, a tal punto la discussione può anche proseguire ma - dal mio punto di vista - solo avendo come scopo il reciproco divertimento. Saluti.


Buongiorno viator, PRIMA DI ALLORA non esisteva la presunta ignoranza
#1627
Tematiche Filosofiche / Un'umile teoria
12 Giugno 2021, 11:06:35 AM
Ciao Leibnicht1, non mi intendo molto di matematica però tempo fa mi ruppi la testa un paio di giorni nell'intento di trovare una legge per trovare i numeri primi. Un metodo c'è. Manca una legge. Non so se Goedel abbia fatto le sue speculazioni prendendo spunto da tale fatto. So che Riemann ne ha fatte.
Delirando mi son chiesto se tale difetto possa anche derivare dalla presenza dello 0 nel nostro sistema numerativo, quindi sempre delirando mi chiesi se le cose potrebbero essere viste diversamente se invece dello zero mettessimo 0, qualcosa (1 3 5 7. Oppure 2, però 0.2 è divisibile per 2). Basta coi deliri.


Concordo perfettamente sulla tua osservazione di guardarci attorno con disincanto e aggiungo pure di darci una mossa ad agire di conseguenza
#1628
Citazione di: viator il 11 Giugno 2021, 22:50:25 PM
Ciao daniele22. citandoti : "Ciao ancora una volta viator. Sicuramente tu non hai letto il mio topic sull'esistenza e la conoscenza, coerentemente con le tue idee che non te ne frega nulla del fondamento della conoscenza. Ma lì ad un certo punto dico che forse sono intervenuti Dio o i Marziani aggiungendo che se ne riparlerà. Or dunque, alla fine di tutti i miei pensieri tengo ancora in piedi tali ipotesi. Evidentemente Socrates opta per Dio (fuori di noi) mentre io opto per dio (dentro di noi). So stato bbravo?".



Ciao !. Sei stato bbbbbbravissimo come spesso ti succede. Sono io che ho testa assai diversa dalla tua. Ti leggo e quasi mai ti capisco. Della conoscenza ti ho già detto che non conosco modo di conoscerla se non per aver sperimentato percezioni sensoriali esaminate dalla mia psiche, trovate da questa come psichicamente non destabilizzanti, quindi poi autorizzate dalla mia psiche stessa a venir convogliate dala nastro trasportatore della mia coscienza fino alla mia mente (reparto "magazzini della memoria cosapevole"), restando poi a disposizione di altri future percezioni che la mente confronterà con quelle nuove e quelle vecchie già giacenti in memoria onde poter stabilire la loro eventuale reciproca similitudine o congruità......allo scopo di creare eventuali accostamenti mentali che permettano di generare la cosiddetta "esperienza fattuale" che tu chiami "conoscenza" e che mi servirà (in collaborazione con i contenuti psichici, irrazionali, inconsapevoli ed istintuali) per prendere di volta in volta le "migliori" decisioni possibili.


Ciao a tutti, specialmente a viator. Mi è toccato riguardarla almeno quattro o cinque volte quella esposizione del professor Bancalari su Essere e tempo (data pure la mia osticità a comprendere il linguaggio filosofico) per convincermi che il suo pensiero (quello di Heidegger) non coincideva col mio. Alla fine compresi che era il perfetto opposto del mio, che è tra l'altro l'esatto opposto del tuo modo di pensare. Quindi per me tu sei Heidegger e non viator.
Tu parti proprio col piede sbagliato ... Le cose per mio conto dovrebbero svolgersi così: Il tuo corpo percepisce una sensazione. A quel punto tu hai due vie. O te ne freghi e non indaghi oltre, oppure cerchi il segno della tua sensazione e lì da qualche parte forse lo trovi. Nel primo caso tu saprai che ci sono delle cose che generano una sensazione. Nel secondo caso realizzerai l'esistenza di qualcosa che ha generato la sensazione e ne avrai al tempo stesso la conoscenza primeva. Ergo, le cose esistono solo se tu le fai esistere.
Il pensiero heideggeriano è perfettamente coerente se lo si riferisce all'esserci dello Stato nei confronti degli altri Stati, non dell'individuo. Per l'individuo è necessaria una grammatica quantistica. Come mai, tra le altre cose esistono o esistevano delle particelle sub atomiche che erano associate allo "charme"?
Ci sarebbe veramente da ridere se saltassero fuori i Marziani
#1629
Tematiche Filosofiche / Filosofia dell'anarchismo
11 Giugno 2021, 22:29:12 PM
Citazione di: Ipazia il 11 Giugno 2021, 16:55:24 PM
Citazione di: Alexander il 11 Giugno 2021, 10:03:39 AM
Buongiorno Ipazia
E infatti le leggi sorgono perché  i conflitti d'interesse sono generati dal disinteresse che i forti hanno per la sorte dei meno forti. E' sempre il disinteresse per il bene dell'altro, e l'interesse unicamente per il proprio, la causa.  :)
Perché mai i più forti dovrebbero interessarsi ai meno forti perdendo la loro condizione di privilegio sociale sancita da proprietà e leggi ?


Chissà a quale lega hai valutato la mia paradossale ignoranza o Ipazia per uscirtene con una battuta simile. Ti ho già detto di una scommessa se ben ricordi. La scommessa è se i più forti si fanno convincere dalla loro ragione intesa come mente. Convincere a fare cosa? a cederti i loro privilegi? Scordatelo. O almeno non farci troppo conto. Devono convincersi che c'è un altro gioco su cui investire i loro beni che prevederebbe un occhio di favore nel favore dei meno abbienti almeno.
Il movimento democratico verso l'anarchia è pur sempre democratico. E' solo uno stratagemma per uscire dalla situazione di stallo (roba da aerei) in cui versa la democrazia con una tecnica (etica) volta alla morale come obiettivo da raggiungere, non da imporre per forza come fa la democrazia. L'occidente vive di fatto in una società moralista determinata dalla sue leggi positive e l'etica viene posposta ad una economia di vita volta al semplice fatto di non infrangere le regole. Robe da matti
#1630
Citazione di: viator il 11 Giugno 2021, 20:45:29 PM
Citazione di: iano il 11 Giugno 2021, 19:38:22 PM
Citazione di: viator il 11 Giugno 2021, 17:49:53 PM
[size=78%]Ovvero, delle due l'una : l'essere e UNA CAUSA OPPURE E' UN EFFETTO..........poichè si potrà benissimo non replicarmi.....ma se lo si farà OCCORRERA' ASSENTIRE AD UNA DELLE DUE OPZIONI SOPRASTANTI........diversamente si starà sostenendo CHE L'ESSERE NON E'. Salutoni.[/size]
Ma se al posto di "delle due una" ci mettiamo "entrambi" ciò equivale a "l'essere non è "?
Non credo possa sostenersi ciò in quanto l'effetto è a sua volta causa nella catena deterministica.

Save iano : provo come dici tu :Ovvero, entrambi : l'essere e UNA CAUSA OPPURE E' UN EFFETTO..........poichè si potrà benissimo non replicarmi.....ma se lo si farà OCCORRERA' ASSENTIRE AD UNA DELLE DUE OPZIONI SOPRASTANTI........diversamente si starà sostenendo CHE L'ESSERE NON E'.xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxNon capisco. Puoi rispiegarmi cosa - secondo te - cosa implicherebbe la sostituzione di "delle due l'una" con "entrambi" ?. Saluti.


Ciao ancora una volta viator. Sicuramente tu non hai letto il mio topic sull'esistenza e la conoscenza, coerentemente con le tue idee che non te ne frega nulla del fondamento della conoscenza. Ma lì ad un certo punto dico che forse sono intervenuti Dio o i Marziani aggiungendo che se ne riparlerà. Or dunque, alla fine di tutti i miei pensieri tengo ancora in piedi tali ipotesi. Evidentemente Socrates opta per Dio (fuori di noi) mentre io opto per dio (dentro di noi). So stato bbravo?
#1631
Citazione di: viator il 11 Giugno 2021, 17:49:53 PM
Salve a tutti. I frequentatori del Forum già conoscono la mia indole leggera ed ironica, e solo nuovi o distratti lettori non avranno presente la mia personale definizione dell'essere (significato filosofico del verbo "essere") che mai ho approfondito qui per mia personale pigrizia e che comunque in passato ho espresso e citato in non pochi miei trascorsi e variegati interventi.


Tale mia definizione risulta in "la condizione per la quale le cause producono i loro effetti", ed a qualcuno apparirà criptica od involuta solamente perchè costui sarà abituato alla analisi masturbatoria del pensiero e non alla semplice, banale sintesi fondata sui significati di poche semplicissime parole.

Non ho mai letto di qualcuno che commentasse la mia definizione, oppure mi facesse presente che essa è giusta piuttosto che sbagliata, ovvia perchè già arcinota nel passato della storia della filosofia......piuttosto che originale benchè espressa da un asino incolto.

A questo punto vengo colto da un dubbio : non è che nessuno commenti una simile stoltaggine solamente perchè io l'ho formulata in modo assurdo ?. Ma come si fa logicamente a distinguere tra di loro (ad "incernierare") cause ed effetti ? Anche in ciò io mi sono cimentato in passato :

       
  • causa : lo stato di un qualsiasi ambito relativo PRIMA dello stabilirsi di una relazione;
  • effetto : lo stato di un qualsiasi ambito relativo DOPO lo stabilirsi di una relazione.
A questo punto però, per le menti sottili non credo di avere fatto grandi progressi filosofici.


Perciò adesso voglio provare a porre la questione dell'"essere" in modo diverso, cioè come da titolazione di questo nuovo "topic.

Ovvero, delle due l'una : l'essere e UNA CAUSA OPPURE E' UN EFFETTO..........poichè si potrà benissimo non replicarmi.....ma se lo si farà OCCORRERA' ASSENTIRE AD UNA DELLE DUE OPZIONI SOPRASTANTI........diversamente si starà sostenendo CHE L'ESSERE NON E'. Salutoni.


Ciao viator, eccomi qui col mio candore a stupirti nuovamente. Siccome anch'io sono pigro non sono andato in cerca di dove ho risposto al tuo:

"Tale mia definizione risulta in "la condizione per la quale le cause producono i loro effetti", ed a qualcuno apparirà criptica od involuta solamente perchè costui sarà abituato alla analisi masturbatoria del pensiero e non alla semplice, banale sintesi fondata sui significati di poche semplicissime parole.


Non ho mai letto di qualcuno che commentasse la mia definizione, oppure mi facesse presente che essa è giusta piuttosto che sbagliata, ovvia perchè già arcinota nel passato della storia della filosofia......piuttosto che originale benchè espressa da un asino incolto."


Sarà difficile che tu compia il famoso "mutate le mutande dobbiamo stare attenti a non risporcarle" quando non ricordi quel che dissi non più di un mese orsono. In ogni caso non l'avevo giudicato un cattivo modo per esprimere l'idea, anzi, molto semplice ed efficace.
La risposta che diedi era che la condizione per la quale le cause producono i loro effetti doveva ricercarsi nel principio di attrazione e repulsione che stanno alla fonte del comportamento di tutto ciò che si muove visto dal suo punto di vista. Se vuoi ci mettiamo dentro pure gli stati aggregativi della materia senza vita. Un pezzo di ferro non può essere solido a 2000 gradi celsius. Per quale motivo? Per quale motivo a volte è bivalente e a volte trivalente? Se dopo vuoi sapere se questo principio deriva da altra causa chiedilo ai fisici che speculano sul big bang o sui buchi neri o su che altro non so. Io mi accontento di Eraclito per quel che riguarda il logos, aggiungendo la gestione della legna come fonte della polemica. Ovvero, la gestione della legna rappresenta il luogo dove noi abbiamo distorto la purezza del semplice logos. Era quasi inevitabile, dato anche che l'incertezza sembra dominare nel presente, tanto oggi quanto ieri. E per questo intervento ti addebito 120 eurocentesimi del mio preziosissimo tempo. D'altra parte, devo pur far giungere le sette di sera
#1632
Tematiche Spirituali / L'uomo Gesù di Nazaret
11 Giugno 2021, 14:43:07 PM
Ciao doxa, per quel che so di lui Gesù fu un grande, un ribelle patentato, uno che "date a cesare quel che è di cesare" prutot compresi, un anarchico che però riconosceva la legge (penso quella delle tavole, ma le tavole erano ordini o consigli per lui?), uno che conosceva la legge del tempo. Uno che si godeva la vita anche in fatto di sesso. Era veramente un messìa. Anche il vangelo di Marco lo mette in evidenza nella parte iniziale, di come non sia stato visto. Se dai un occhiata al vangelo di Tommaso vi si trovano molti detti che indicano alla sapienza. Però forse pretendeva troppo per quei tempi. Tant'è che finì in croce. E si bevve il calice tanto amaro.

Circa il fico per conto mio la maledizione può dar adito ad interpretazioni ugualmente buone, però per me se aveva veramente fame l'ha maledetto per la sua fame inappagata. Altrimenti poteva dire "o fico! anche tu tra i corrotti". Diciamo che può aver preso due piccioni contrastanti con una fava.



#1633
Tematiche Filosofiche / Filosofia dell'anarchismo
11 Giugno 2021, 00:14:10 AM
Citazione di: viator il 08 Giugno 2021, 21:24:27 PM
Salve daniele22. Citandoti : "Qui si continua a discutere sul nulla".

Guarda che uno dei topic di maggior successo - tempo fa qui dentro - fu titolato : "Ma perchè esiste qualcosa anzichè il nulla ?".

Nel tuo candore tu vorresti che le nostre discussioni approdassero a qualche genere di conclusione assodata e magari condivisa. Tu nutri lo stesso genere di idealismo di alcuni (credo non moltissimi) medici i quali agiscono  pensando che sarebbe bene che tutti i loro malati guariscano senza mai più riammalarsi.........in modo da ridurre la classe medica alla più completa miseria. Saluti.


Ciao viator, ce l'hai sempre col mio candore, ma guarda forse che non sono così candido come pensi. Chi può dirlo? La mia verità è molto semplice e condivisibile e si fonda sul fatto che non ci si possa fidare di nessuno se non di quelli di cui ti fidi, a meno che uno non voglia fare l'eremita. E' finito il tempo delle chiacchiere filosofiche, non di quelle mediche, anzi.
Quale prassi è in maggior misura controllabile, visto che non ci si può fidare di nessuno, se non quella di togliere ad una ad una le regole? Quella che viene retta dalla democrazia? Quella che regge un movimento democratico destinato all'anarchia?


Come dice InVerno citandolo:
Nessuno distribuisce patenti di anarchia o democrazia, i modi in cui i principi vengono perseguiti e la soglia critica per ritenerli attinenti al principio generale cambia nei tempi e nei luoghi, la ricerca della maggior decentralizzazione possibile è una tendenza che si attua non per rivoluzioni immediate quanto estemporanee, ma prendendo sempre una direzione coerente ogni volta che si incontra un bivio, e guardando dove si arriva ... etc
#1634
Ciao Eutidemo, ho letto con interesse il tuo discorso, tanto più in quanto non conosco nemmeno cosa abbia detto Mussolini addebitandosi l'omicidio di Matteotti. Due osservazioni in merito alla faccenda
1) Avrebbero ammazzato comunque Matteotti anche se non recava una borsa? (Quasi impossibile a dirsi)
2) Cosa intendi quando dici: come "sostiene autorevolmente" De Felice nella borsa etc. ?


Questa storia delle borse sembra quasi un fil rouge che tiene unito anche stragi come quella di Borsellino e la casa di Totò Riina. Anche lì robe strane. Naturalmente sono un tipo fantasioso. Non avete visto il procuratore Gratteri dalla Gruber? L'ultimo intervento è stato quasi inquietante. Penso che Gratteri sia un uomo fedele allo Stato italiano. Penso pure che le persone presenti avrebbero anche potuto chiedergli cosa ne pensasse di legalizzare le sostanze stupefacenti e investire semmai le nuove entrate anche per rafforzare i servizi dedicati alle persone che vogliano disintossicarsi
#1635
Tematiche Filosofiche / Esistenza e Conoscenza
10 Giugno 2021, 13:43:49 PM

Ciao a tutti. Volevo porre alla Vostra attenzione una riflessione in forma dialogica relativamente al tema del Topic


- Beh, mi par di capire che almeno non sei un complottista.
- Col culo in pista ... di certo v'è che non ci sarebbe bisogno di complotto alcuno ...  Ci pensò la nostra inconsapevolezza a metterci nelle peste. E tutto per il fatto che tutti, preti, professori e noi volgo, siamo affascinati dal mettere le mani sul tempo ... i fatalisti un po' meno che gli interventisti ... A complicarci la vita c'è pure da dire che più di qualcuno smercia falsità praticando nel mondo in nome di conoscenze speciali. C'è da dire che queste falsità possono prodursi pure in buona fede. C'è da dire infine, come per il caso di cui dialoghiamo, che almeno una falsità si sia  radicata a nostra insaputa. Tanto andarono e tanto vanno le cose che alla fine precipitammo inesorabilmente nel vortice spazio-temporale del discernimento del vero dal falso ... I già citati territori del tempo che si insegue. Mi vien infine da dire che anche gli altri animali stanno accorti al tempo, mica sono scemi, ma non lo fanno con la nostra pervicacia.
- Buona questa! Allora, secondo te saremmo tutti degli ammalati psichici?
- Beh! Siamo sulla buona strada, ma non è poi realmente così. Il problema è posto dal fatto che il nostro linguaggio è un po' particolare. Tutti quei congiuntivi, quei condizionali ... tutti quei nomi, Dio in primis ... Bisogna stare attenti insomma ... dico ... mi sembra che si viva un po' troppo sulle nuvole. Magari va bene così eh! Ma a me non piace molto, anzi non mi piace proprio.
- Caspita! Sicuramente hai fatto scoperte inaudite per produr pensieri sì nebulosi. In ogni caso non mi hai ancora detto nulla.
- Perché ho paura che siano scoperte fasulle, tra l'altro sarebbe solo una la scoperta ... O peggio! Temo che lo sappiano tutti, la scienza intendo, e che anche sapendolo ciò non abbia prodotto nulla di fruttuoso  ... E ti assicuro che si tratta senz'altro di una bella avventura psichica ... Naturalmente io non ho contatti con filosofi, antropologi, psicologi, neuroscienziati e via dicendo ... dico ... si fa presto a scambiar la luce della lampara per quella della luna.
- Amico mio, rassicurati intanto del fatto che probabilmente io non ho fatto la tua scoperta. Dimmi piuttosto il luogo da cui ci imbarcheremo per questi nuovi lidi.
- Il luogo di partenza sono due parole: esistenza e conoscenza. Dimmi la prima cosa che ti salta per la testa.
- Boh! Son due cose diverse. Un'esistenza è un fatto oggettivo, mentre la conoscenza è qualcosa che uno può avere rispetto a qualcosa che esiste. Insomma, l'esistenza è un fatto e la conoscenza è il prodotto di un atto, un apprendere.
- Oh ben, ti faccio quindi una domanda: secondo te, la rivoluzione sessuale in Egitto del 7800 avanti cristo esiste?, o è esistita?
- Come scusa? ... 7800 avanti cristo? Mai sentito di rivoluzioni sessuali in Egitto nel 7800 avanti cristo.
- Allora ti dirò che potresti ben telefonarmi un appuntamento là dove parlammo della rivoluzione sessuale in Egitto del 7800 avanti cristo, magari per non voler che altri sappiano. Vedi pertanto che così esiste?
- Ma va là, ma cosa dici ... ! Non si tratta mica di una cosa. E poi, cos'è una cosa?
- Appunto! Una cosa è tutto ciò che la tua mente può imbrigliare tanto da poterne parlare ... anche a vanvera eh, nulla toglie ... vedi la rivoluzione sessuale.
- Molto ampia come definizione.
- Forse, ma il fatto è che la realtà di cui tanto si parla, quella da cui ci sentiamo pervasi quotidianamente, sta in primo luogo dentro le nostre teste ... non ti dar pena pertanto di quello che c'è fuori, che altrimenti non ne usciamo più. In ogni caso, se tocchiamo con mano più o meno le stesse cose, ci troveremmo almeno all'interno di una sacra alleanza. La realtà rappresenta dunque la nostra conoscenza, o consapevolezza, vedi tu. Questi due termini hanno la stessa natura, ma almeno noi italiani li usiamo in modi diversi. Tal conoscenza è quella che va dall'io al Dio, passa per tutte le cose note, individuale, dinamica ed elastica nel suo transitare per le vie dell'universo ... Costretta a farlo giunta al suo corpo, anzi, sarebbe il corpo a produrla. Si tratterebbe senza fallo di un gran calderone vagante ricolmo di falsità e verità delle quali spesso non ci si domanda nemmeno ... Ma visto infine che di cose si tratta, prova dunque a pensare a ciò che chiamo l'abitudine all'esistenza delle cose ... ammessane l'esistenza. Potresti vederla come un atteggiamento mentale basato su una conoscenza collettiva quasi inconsapevole, scontata. Tal conoscenza si sarebbe costituita nel mentre che la nostra mente si abituava a poco a poco, dalla notte dei tempi, col progredire della materiale complessità sociale ..
- Un momento ... perché solo noi siamo progrediti materialmente?
Forse perché sono intervenuti i Marziani, o Dio ... o l'indicibile. Ne discuteremo se del caso in seguito. Dicevo invece, che in questa complessità crescente, la mente, sempre attaccata al corpo, si sarebbe abituata gradatamente alla presenza sempre più invasiva di situazioni che svelavano la sua propria ignoranza. Fondamentale sarebbe che tale ignoranza, palesantesi infine come ignoranza ad agire, proprio per questo motivo sarebbe divenuta cosa mentalmente Viva poiché generata da un sapere di altri. Nel tempo, questa invadenza di saperi e non saperi permeanti ormai un po' tutto il gruppo, permise infine che potesse affermarsi nella mente una specie di categoria in negativo all'insegna dell'ignoranza. Si tratterebbe in fondo dell'unica categoria che si afferma all'esistenza mentale per il suo non essere qualcosa. In soldoni, tu sai di non sapere. Fu così, proprio così, che tra molte altre conoscenze pervenimmo pure a conoscere in modo forse non ammesso, certamente intimo, che eravamo anche ignoranti. O in ogni caso, qualcuno della tribù ce l'avrebbe apostrofato in qualche modo. Sapemmo infine che altri sanno di cose che noi non si sanno ... E a tutt'oggi ci sembra che tutto debba avere un nome, appunto, ci sembra che le cose esistano. A radicare tale idea sarebbe proprio il sapere che molte non le sappiamo, vagolando nel serbatoio della nostra presunta ignoranza ... E se dico presunta è solo perché la nostra ignoranza sarebbe da valutarsi come un problema posto da noi stessi. Non sarebbe invece problematica un'ignoranza assoluta, che potrebbe rapprentarsi nella figura di colui che ignora l'esistenza dell'ignoranza.
- Ben! A parte che non hai risposto alla mia domanda, che ce ne facciamo infine di questa abitudine all'esistenza delle cose?
- Sempre ammessane l'esistenza, quest'abitudine ci avrebbe condotti di filato in quel che io definisco un moderno errore inconsapevole di valutazione rispetto a come si acquisisce una conoscenza. Ovviamente tale errore troneggerebbe pure oggi, essendo in ultima analisi il responsabile della nostra sopravvalutazione. Quest'ultima consisterebbe infatti dell'idea che noi ci reputiamo più intelligenti di altri poiché solo noi riusciremmo a speculare sulla realtà che ci circonda al punto di averne scritto di tutto e di più. Mai ci passò per la testa che forse agli altri non sia venuta tale smania speculativa solo perché non sufficientemente stimolati. Per cercare di darti un'idea del nostro abbaglio considera intanto che la nostra mente è umana, una mente che può spaziare attraverso paesaggi linguistici inimmaginabili per una mente arcaica. Facilito quindi immaginando una scena in cui la nostra mente, pur contaminata dalla lingua, contatta per la prima volta un'esistenza in modo inaspettato e non linguistico. Un po' come accadrebbe se sapendo poco o nulla di erbe ti inoltrassi in un prato. Uscito dal prato, quante ne ricorderesti? Di quante sapresti appunto dir qualcosa? Forse eri un po' distratto, ma in ogni caso potresti ricordare solo quelle che conosci ... anche se non per nome ... ma le altre? Come non esistessero ... Le hai viste senza vederle in realtà ... appunto, la realtà della tua testa ... Dirai magari, da essere umano che sei, che hai visto un prato con delle erbe. Insomma avresti visto solo quelle poche cose che sai, prato, erba, a meno che non si sia tracciata una relazione tra un'erba qualsiasi e te, tale che tu possa averla distinta ...  Che accadde? Forse che ti ha punto? Un profumo irresistibile?
- Vuoi dire che così la distinguerei dalle altre poche che conosco?
- No. Intendo che in primo luogo la distingueresti dalle altre spoglie mentali in cui si trovava prima che tu la distinguessi, in questo caso potrebbe essere erba ... ma dipende da cosa conosce, ovvero distingue, la tua testa. Se sei cieco ad esempio, quale sarà la fonte primaria di cui si avvale la tua mente per distinguere? O forse un gatto non distingue una panca da una sedia. Del resto, pure uno scarafaggio per sapere dove nascondersi categorizzerà in qualche modo i rifugi ... A volte però, è talmente agitato che si infila sotto la tua scarpa. Cada lugar es destino? E in questo suo andar si manifesta a livelli primitivi quel che noi ora designamo coi termini verità e falsità. La scarpa di sicuro non era nascondiglio, ma la sorte a volte ... Quel che penso infine, è che qualsiasi partizione che la mente faccia estraendola dal tutto, o anche dal poco, debba accadere come un atto di apprendimento. Prima di quest'atto è come se questa cosa, oggetto appunto di essere stata appresa, non esistesse. Anzi, non esiste proprio, si confonde in altre spoglie mentali ... Pertanto, l'esistenza di una cosa e la sua conoscenza non sarebbero due faccende separate, ma consisterebbero di un solo atto di apprendimento. Sarebbe come a dire che il segno, ovvero l'immagine sensibile della cosa, inizia ad esistere nella mente solo quando la mente possa scorgerlo tramite i sensi per motivi che lei sa già. L'apprendere sarebbe in fondo un processo ineluttabile in seno alla vita. Nel caso umano, ciò che ci condusse ad apprendere la nostra presunta ignoranza era già da molto tempo il motore che ci avrebbe condotto un giorno all'abitudine di dedicarci alla ricerca di nuove conoscenze.
- Un momento però! Il tuo discorso non mi torna ... io so che quando ieri entrai in quella stanza e vidi quell'oggetto che non avevo mai visto .... Dico ... lo vidi coi miei occhi, mica c'era bisogno di relazione. L'oggetto esisteva! Io lo vedevo e pertanto esisteva.
- Ma chissà cosa hai visto, c'ero anch'io nella stanza e mica lo vidi, pur avendolo probabilmente visto ... come le indistinte erbe del prato. Solo notando interverrebbe la realizzazione. Prima dei sensi, la generalizzazione mentale ... Appunto, tanto da poterne parlare.
- Ma tu stai parlando di un semplice gesto di attenzione!
- Sarà pure un semplice gesto, ma ci sarà pur un motivo per cui l'hai notato.
- Sì, perché non sapevo proprio cosa fosse.
- Aaaah! Immaginavo che avresti detto così. Secondo me non l'hai notato per quel motivo, ma se le cose stessero così la relazione si costituirebbe del fatto che la cosa ti si è manifestata comunicando la tua ignoranza.
- Ma non può essere! ... Potresti forse sostenere che il senso di quell'oggetto era la mia ignoranza?
- Sì. Il senso primevo della sua esistenza apparterrebbe a quel serbatoio della tua ignoranza che tu sai che c'è ... e, fondamentale, dal quale vorresti estrarlo. Si tratterebbe della già citata categoria che si afferma all'esistenza per il suo non essere qualcosa. In realtà però non è vero che tu non sapevi proprio cosa fosse. Era evidente che quella cosa era fatta di legno, ovvero una spoglia mentale inferiore in cui poteva trovare già la sua collocazione. E allora? ... cos'è che non sapevi? Non si trattava già di un pezzo di legno? Non t'abbastava? No, tu sapevi che c'era dell'altro, ma perché lo sapevi? Lo sapevi perché vivi nel nostro mondo ... nel mondo delle novità, delle aspettative, nel mondo dell'abitudine all'esistenza delle cose, dove sapere delle cose può rivelarsi a volte determinante. Pertanto, quando parliamo delle cose si sappia che si parla in realtà del significato delle cose, giacché sono i tempi, le azioni ciò che la mente realizza in prima battuta, e non le immagini. Il significato delle cose dunque rappresenterebbe il muro dove si riflette l'eco della tua imperscrutabile domanda. Ma quel muro, maledettamente simile a quello degli altri umani, eppur separato a volte da incolmabili abissi, sta ancora dentro la tua testa!!! La realtà è sinonimo perfetto di conoscenza e di consapevolezza, e non sta lì fuori, dove la scienza e noi pure pensiamo che si trovi. Questo è l'inganno! In conseguenza di ciò, nel tuo approcciarti all'altro tu non ti rendi conto che il primo interlocutore sei tu e non l'altro. Per esercitarti a capirlo, quando ti rivolgi a qualcuno, più che l'apparente contingenza che ti farà dire quel che dirai, dovresti indagare il motivo più intimo che ti ha fatto rivolgere a quel qualcuno ... Intendo con ciò che quando cominci a parlare stai già chiedendo qualcosa anche senza chiedere. Cosa chiedi dunque, a prescindere da ciò che dici?