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Messaggi - green demetr

#1621
Riprendiamo la lettura del Negri.
Siamo al paragrafo 22 e seguenti.
In questo momento Hegel sta cercando di dare delle definizioni sommarie, cercando anche di fare esempi, come il parallelo possibile con il motore immobile aristoteliano.
Ciò che a Hegel interessa è distinguere il soggetto dal suo oggetto, ovvero far capire che è l'oggetto ad avere il suo soggetto.
Questo oggetto originario, lo prova a chiamare come "sè per sè", "pura negatività", "auto-movimento".
Ma queste sono solo definizioni approssimative di quello che invece per Hegel è l'assoluto.
Ossia l'assolutamente altro rispetto al soggetto e i suoi oggetti annoterei a latere io.
In questo senso la frase "Dio è l'assoluto" è senza senso, infatti prevedrebbe un Dio che diventa soggetto (come nella tradizione cristiana), e questo non ha alcun senso, anzi è l'esatto opposto della verità che è contenuta unicamente nel verbo essere. Dunque annotiamo a latere l'unica frase con senso è "l'essere è".
Annotiamo come questo sia il vero principio di non contraddizione (da Aristotele a Severino, stendendo il solito velo pietoso sui formalisti).
Nel paragrafo 25 continua nel tentativo di essere il più possibile esplicativo al riguardo di questo oggetto.
Aggiunge che questa modalità del negativo, si realizza essenzialmente in noi (soggetti) come sistema.
Il sistema è dunque la scienza del negativo, dell'assolutamente altro costituentesi etc...
Che cos'è lo spirito di cui la scienza è la fenomenologia?
E' appunto il nome che diamo per comodità a tutto quanto detto fino ad ora riguardo quell'oggetto.
Annotiamo per non lasciare indietro nessuno (sebbene Hegel sembra più interessato agli attributi dell'essere) che questo oggetto non è l'oggetto dell'analisi del soggetto.
Non esiste un soggetto che analizzi lo spirito, in quanto lo spirito è un sistema.
Per ragioni personali non userò mai l'attribuzione di auto-conoscenza e altre automatiche cose in quanto vi è un alto pericolo che la gente pensi questo automatico come qualcosa di oggettivo, e dunque indagabile.
L'assoluto non ha attributi in realtà: è la scienza che si compie come atto umano (e dunque soggettivo), e questa scienza si chiama fenomenologia.
Possiamo ben dire che anche oggi la fenomenologia è l'unica disciplina che si possa dire filosofia.
Ma fenomenologia del sistema, e non formalmente come purtroppo oggi continuano a fraintendere i giovani accademici, collezione di oggetti.
Il sistema altro non è che la dimensione temporale dell'essere, come dirà più avanti Heidegger è il Dasein, tradotto genialmente da Chiodi con Esserci.
L'Esserci non è l'esserci del soggetto, ma l'esserci è il sistema stesso, in perenne movimento come il tempo.
Severino andando oltre lo stesso Hegel ci spiegherà poi che questo dimensione temporale, è la dimensione della follia, ossia della necessaria contraddizione (a che si formi il sistema stesso).
Per conto mio e qui dò la mia opinione, non mi sembra sensato tanto perdere tempo sulle attribuzioni, quanto sullo spostarsi rapidamente sul problema del soggetto, che come abbiamo già visto, lo stesso Hegel ha già indicato come compito futuro della filosofia.
Certamente capisco anche Hegel, soprattutto vedendo come tanta gente, si areni subito su queste attribuzioni di circostanza, e peggio ancora come queste attribuzioni di circostanza vengano assunte come assunzioni certe.
Nel paragrafo 26 abbiamo la famosa sentenza che l'in sè deve dare conto del suo essere per sè.
Il dare conto è al soggetto.
Ma come tra le righe scrive, il soggetto è una delle forme con cui si dà il sistema. Ma appunto l'avevamo già detto prima! in quanto l'essente è, e dunque ogni essente è, e quel particolare essente che è il soggetto non deve dare conto a nessuno per davvero (nemmeno a se stesso, ammesso che esista un sè stesso, invero no, se abbiamo già capito)
Questo è per sottolineare ancora come la ricerca di attributi finisca solo per creare confusione nel lettore meno smaliziato, e addirittura veri e propri non-sensi letterari da chi è un lettore "professionista", ma che non riesce a capire assolutamente nulla del Nostro.
Dunque l'in sè e per sè di romanzesca memoria dai licei, sarebbe da riscrivere come dimensione temporale del negativo, o dimensione perennemente altra dal suo manifestarsi fenomenologico.
Sebbene preferisca per me l'ultima, per far capire il lettore meno attrezzato useremo l'espressione "dimensione temporale del negativo" piuttosto che "l'in sè e per sè", che ha scelto Hegel.
Nel paragrafo 29 specifica che la ricerca è il modo in cui procede la memoria del dispiegamento del negativo (l'in sè che diventa per sè), in quanto il negativo si dà fuori dalla sua forma originaria (ossia nella sua essenza) solo come memoria. Ossia decade a memoria, e solo come tale può essere inteso il suo procedere, e dunque come memoria diventa storia, detto in altra maniera più chiara.
L'originario si invera solo nella studio del processo della memoria, in quanto critica, aggiungerei io.
Nel paragrafo 30 chiama questo modo, rispetto al soggetto che noi siamo, rappresentazione.
L'originario lo conosciamo dunque come toglimento, e il resto, ciò che rimane, rimane solo come rappresentazione e non più come attribuzione.
Introduce inoltre il concetto di sapere: il sapere è ciò che va contro la rappresentazione, in quanto la rappresentazione non intende minimamente il sistema (ne è solo la traccia come abbiamo già detto).
Aggiungo io come intuizione personale del momento: il sapere è il sapere di non sapere, dunque!
O meglio il sapere che Hegel intende come modalità totale del sistema, non può venire rappresentato.
D'altronde in nuce questo si capisce immediatamente quando parliamo piuttosto che del'in sè (en sich, consiglia Negri), della modalità del negativo.
La rappresentazione è quel negativo, ossia la caduta dell'originario nella sua dimensione mnemonica.
Rimane da capire se è l'unico negativo individuato da Hegel, o se ve ne sono di più (ovviamente per me ne esistono di più pensiamo ai demoni o al male o agli angeli).
Nel paragrafo 31 abbiamo una critica della fenomenologia che tollera o accetta la rappresentazione come fondamento: questo non permette alcun passo in avanti nel sapere.
Come anche su questo forum spesso ho scritto, il fondamento è la rovina del fondamento, il resto, ora forse meglio identificato nel suo costituirsi come idea.
Nel paragrafo 32 troviamo una espressione decisiva che poi Severino renderà famosa (pensavo fosse una sua invenzione, ma non lo è a quanto parte, ndr):cit "Il circolo che riposa in sè chiuso e che tiene, come sostanza, i suoi momenti, è la relazione immediata, che non suscita, dunque, meraviglia, alcuna.". Dirà Severino molto similmente il circolo della terra chiusa, è il sotterraneo che abita l'occidente", che nulla sà della gloria, ossia della terra senza il cielo: è la terra separata.
E' l'intelletto che ha la forza di questa separazione dall'originario.
E chiamiamo spirito quella forza che è in grado di sostenere la cosa che più deprechiamo la morte, lo spirito è in grado cioè di guardare oltre la morte.
Se l'intelletto separa la vita dalla morte, potremmo dire noi, compito dello spirito è quello di riunirli.
Anche questo tema fondamentale in Severino. Tutto nella capacità di lettura a fondo di un semplice paragrafo, seminale.
Il paragrafo 33 è una critica ai tempi formali in cui siamo, dove la rappresentazione è conosciuta solo astrattamente come universale e non viene usata come invece era solito nell'antichità per conoscere tutti gli aspetti della vita  quotidiana.
Nei paragrafi successivi Hegel si sofferma una voltà di più sugli attributi dell'oggetto.
Insistendo sulla metafora del per sè che ritorna nel in sè.
Ma appunto poi ricordandosi lui stesso che stiamo parlando semplicemente del negativo. (possiamo aggiungere il toglimento, la separazione, è uguale!).
Nel 38esimo paragrafo fa una breve considerazione sul formalismo che forse ha paura o scambia il negativo con il falso, il che metterebbe a rischio il punto fondamentale della filosofia che è la verità (tutte sciocchezze ndr!).
Spiega poi come il negativo sia solo un movimento, e di come sia il dogmatismo (nel 40esimo) ad attribuire la verità meramente agli oggetti, ma appunto pre-supposti oggetti.
Dunque la verità è un attributo (formalismo) e non una ricerca (che come abbiamo già detto pensa l'oggetto come mera traccia).
Nei paragrafi successivi continua le critiche al formalismo, ricordo solo come "la dimostrazione per assurdo", diremmo oggi noi, dei greci sarebbe impossibile senza uscire dal formalismo dell'oggetto preso in considerazione.
Dobbiamo saltare fino al 54paragrafo per tornare di nuovo a parlar degli attributi dell'oggetto.
Qui si introduce il pensiero: il pensiero è l'oggetto per cui il soggetto può darsi il suo oggetto.
Ossia dico io: è il toglimento necessario per diventare il soggetto tale quale noi ci conosciamo.
Nel paragrafo 55 specifichiamo meglio il concetto:
il pensiero è (dunque) il soggetto.
Questo intelletto che si determina come pensiero è dunque in quanto traccia razionalità.
Ossia l'intellettualità è il pensiero e la razionalità è l'atto della separazione formale tra soggetto e oggetto conosciuto. (come già detto il ribaltamento del pensiero kantiano, che invece formalizza il pensiero ponendo la razionalità prima del pensiero).
Ricordiamoci che il pensiero è il toglimento delle forme ottenute dal razionalismo.
Il pensiero essendo la forma per eccellenza della negatività, ossia come il soggetto la esperisce.
Il soggetto si esperisce come effetto di un toglimento, e questo toglimento è il suo stesso pensiero.
Nel 56esimo paragrafo ricorda come questo razionalismo sia necessario, infatti lo speculativismo è la forma dell'essente.
Direi di sorvolare su questo tecnicismo logicista.
(infatti riguarda i nostri oggetti, e non il soggetto, che in tutto questa ridda di attributi forse scordiamo essere la vera ricerca futura).
Nel 57 torniamo ad una critica del formalismo, in quanto la detenzione della verità è sempre una questione politica, io stato detengo una verità che tu stato nemico non hai etc..
Ma appunto la verità non si detiene essendo invece come già detto parecchi paragrafi sopra un sistema, la cui nostra ricerca è la sua semplice modalità progressiva (la traccia).
Nessuno sa del sistema, ma ognuno sa del pensiero.
Nel 58 paragrafo Hegel fa una strana dichiarazione: l'attribuzione è l'anima, salvo poi smentirsi subito dopo (l'anima è qualcosa di superiore).
In effetti è abbastanza evidente la pena con cui il Nostro eroe procede nel voler illustrare quello che per lui è il lavoro massimo dell'attribuzione, che lui chiama qui infine concetto.
Per lui l'attribuzione (in sè e per sè, pensiero negativo, alterità assoluta) è il concetto. E i concetti vanno assolutamente saputi a memoria.
Sinceramente non capisco questo accanimento: chi vuol capire, capisce già, gli altri a casa a fare altro.
Ma ognuno esperisce una modalità diversa di conoscere la propria sapienza, Hegel la conosce tramite sofferenza evidentemente.
#1622
Cesare Preve per la casa editrice Evangelista darà quella che anche negli ultimi anni di vita chiamerà la sua proposta.
Il convitato di pietra è del 91, Assalto al cielo è del 92 e infine la trilogia si conclude con Il tempo della ricerca che è del 93.
Leggiamolo insieme!

Dalla prefazione del 91, Preve parla di inabissamento sia del marxismo teoretico sia del comunismo politico.
La sua ricerca lo ha portato su posizioni solitarie.
A suo avviso è necessario capire chi sia stato il convitato di pietra di mozartiana memoria, ossia qualcuno che è stato zitto sino alla fine, e si è trascinato poi gli agenti dell'opera (Don Giovanni, aka il comunismo e il marxismo) all'inferno.
In particolare ovviamente si riferiva alla crisi dell'89.
A suo modo di vedere la critica al marxismo che pure aveva ottenuto buoni risultati anche nei bui anni 80, quando cioè i vari partiti comunisti avevano già cominciato ad essere ingoiati dal capitalismo.
Ha poi cessato di aver alcun senso.
Nessuna più comunità è oggi possibile senza un serio confronto con questo convitato il cui nome è nichilismo.
I nomi degli anni 80 sono quelli dei maestri su cui Preve costruisce la sua critica iniziale, ossia Althusser, Lukacs e Bloch.
I nomi per intendere il nichilismo sono quelli vecchi di Nietzche e Heidegger.
Per Preve il nichilismo è dunque il problema della tecnica, e non una mancanza di moralismo.
Ecco il punto è come ripartire da una teoria che però si faccia sempre prassi.
Ossia che capisca che al contrario di Nietzche e Heidegger, il nichilismo è comunque una risposta sociale.
In particolare la tesi di Preve è quella non di lasciare l'universalismo dei principi, ma bensì di raccogliere le sfide per un rilancio ed una integrazione di tutte quelle mancanze che il post-marxismo non ha saputo vedere, riconoscere per poter poi ripensare un suo modo di produzione.(essendo il modo di produzione il cardine della socialità, ed avendo la socialità come nemico sempre lo stesso vecchio capitalismo).
Vedremo insieme come argomenterà il nostro.

Pongo questo 3d in cultura e società in quanto oscilla tra filosofia e socialismo. ( o almeno così mi era parso di capire, in caso chiederò all'admin di spostarlo definitivamente in filosofia)
#1623
Tematiche Filosofiche / Filosofi nel 2021
31 Dicembre 2021, 23:00:34 PM
Citazione di: niko il 19 Giugno 2021, 15:34:52 PM
Sui nessi tra marxismo e nichilismo individuati da Preve di cui parlavo sopra, ecco link a un suo articolo, rimanda al punto uno, ma si può sfogliare in avanti.


Costanzo Preve su nichilismo e marxismo I (kelebekler.com)



Stavo rileggendo questo topic a caso:




Interessante la diatriba tra te e Ipazia. Ma poi la cosa è mai proseguita?

#1624
Citazione di: Ipazia il 31 Dicembre 2021, 22:24:35 PM
La teleologia dimostra soltanto che gli essenti dotati di coscienza fanno progetti ed hanno aspettative tarate sulla loro condizionata consapevolezza del mondo (Marx). La teleologia non dimostra l'esistenza di alcun nume, ma supporta l'ennesima falsa analogia e petitio principi.

Se riferita a Dio come fosse un ente, siamo d'accordo.
Ma Dio non è un ente (oggetto) Ipazia.
:D Mi sa che pure l'anno prossimo questa incomprensione durerà.
#1625
E' vero Viator.

Stavo giusto leggendo sui crawler di sinistra come molti profeti della democrazia digitale, si stanno ravvedendo, prendendo d'altronde atto dell'evidenza di come sia avvenuto l'esatto opposto.

Ma il fenomeno dell'individualismo, per me significa molto altro.
Infatti il vocio immenso e le numerose nicchie di discussione sono un sintomo di qualcosa di interiore che non sotto-valuterei.

Anzitutto l'incapacità delle strutture dei crawler di sinistra, di far sentire la gente appartenere a qualcosa.
Evidentemente si pensava che il mero socialismo fosse una spinta sufficiente, ma questo non solo non è vero, ma è stata decisamente un'arma a doppio taglio, quando il liberalismo ha proposto ben altre cose rispetto alle etiche.

Il bisogno del piacere è una parte costitutiva del soggetto che noi siamo.
Invece le strutture sociali, proprio storicamente, le bannano come discorso improprio (alcune forze politiche addirittura ne fanno la bandiera).

In questo senso il socialismo è sempre stato e sempre sarà un sistema che ragiona per esclusione, aumentando quel senso di impotenza e paura, che poi si trasforma nella vita senza senso che noi tutti conduciamo.

Dunque se da una parte l'individualismo è biasimevole, dall'altra è l'unica forma con cui le nostre anime spaventate riescono a nutrire l'anima vegetativa.

Per un cambio di prospettiva ci vogliono millenni, e anzi nemmeno quelli a quanto pare: siamo infatti ancora dentro il patriarcalismo.

Dunque a mio parere socialità e individualità, almeno per questi tempi e per i futuri andranno trattati separatamente (in vista di un miglioramento, chiarimenti nei tempi moderni queste debolezze verranno usate in maniera politica, ossia il socialismo verrà usato contro l'individualismo, l'ultimo terreno su cui l'uomo poteva ancora riposare sonni tranquilli, dunque anche le tue considerazioni sebbene sembrino dell'uomo di buona volontà, all'occhio disincantato sono le stesse di chi vuole dominare l'individualità altrui. Che è ben peggio dell'individualità che vuole dominare l'altra individualità, quella essendo cosa etica sbagliata, e speriamo che su quello siamo d'accordo, ma non saprei, visto i tempi che corrono).
Non la sentite l'etica green arrivare?  :D
Buon anno 2022. ;) (nonostante tutto)
#1626
La filosofia argomenta a favore dell'esistenza di Dio, non in quanto pure Essere, ma a favore del principio teleo-logico, in quanto l'uomo è tale (ossia soggetto) solo in quanto vi è un oggetto che lo determina.
Dunque essendo noi effetto, esiste una causa prima.
L'argomento contrario è che non esiste una causa prima, ma questo non cambia di una virgola che siamo un effetto.
E' per questo che essendo noi un effetto, dunque abbiamo coscienza di una essenza, e per via dell'attributo divino che si chiama intelligenza (o meglio a posteriori quello che siamo chiamati obbligatoriamente a chiamare attributo divino intelligenza), conosciamo questa essenza che noi siamo come Essere.
E' corretto dire che L'Essere potrebbe benissimo non essere Dio.
Dunque da un punto di vista filosofico ontologico la conclusione è che è impossibile determinarlo.
Ma l'essente che noi siamo non è un mero ente, nel momento che entra nella storia, e solo nella storia, riconoscendosi come tale, ossia come ente.
Poichè ci riconosciamo nel tempo, osserviamo come la collezione di oggetti che noi siamo non sia una mera collezione (ahi ahi Marx!), perciò siamo obbligati non solo a riconoscere l'attributo divino teleologico che chiamiamo coscienza o ragione o logos etc...ma sopratutto riconosciamo nella stessa temporalità la forma teleologica che noi siamo.
E dunque la filosofia ci porta alle porte della religione, dove avviene il salto più difficile, ossia riconoscere noi stessi come forma divina.
Ciò che rimane ancora da fare, è capire l'attribuzione che noi diamo a questa forma.
Nella filosofia si dà risalto alla forma nominale degli universali, e dunque si fà riferimento agli oggetti.
Nella religione si dà risalto alla forma attributiva delle forme teleologiche.
Se intesa correttamente dovrebbe interessarsi alle forme storiche.
Nel caso occidentale essendo la storia il volere del Dio, nel caso orientale essendo la storia una mera illusione da rifuggire.
Ma entrambe convergono sul fatto che sia una forma teleo-logica.
Infatti più precisamente l'oriente studia le tecniche del sè, ossia la manipolazione delle forme fenomeniche, in forme animiche.
Chiunque abbia meditato sà di cosa parlo.
Invece l'occidente studia la cura del sè, ossia le forme di dipanazione storica, ponendo attenzione sulle forme che si relazionano soggetto (cura del sè) e oggetto (la storia come campo di indagine critico).
Ed entrambe naturalmente sono forme di determinazione teleo-logica.
In questo senso non è che si ha fede in Dio, semplicemente si intuisce la sua presenza nel proprio pensiero.
Ma non un pensiero depensato, ma come diceva il noiosissimo Aristotele, pensiero pensatosi.
Pensiero di pensiero, tale che appunto forse più che la presenza, è poprio la sua manifestazione.
In questo senso siamo figli di Dio. Sono d'accordo con Bobmax.


Per inciso mi pare abbia molta più incidenza il pensiero dell'esistenza di Dio, piuttosto che no.
Basta che un pensiero vi sia  :D
Buon 2022 a tutti.
#1627
Ma nessuno vuole essere agnello.
E infatti siamo tutti lupi. Volersi tenere fuori dall'equazione significa non aver capito niente.
Si pensa che la violenza sia importata dal mondo nomade, ma il mondo nomade è violento per mangiare della carne dell'agnello, è il lupo che fa il lupo.
Ma è la civiltà sedentaria che effettua la consegna alla violenza.
Infatti per non sbranarsi a vicenda, sbrana l'animale.
Tutti gli alfabeti iniziano con la lettera a, che significa agnello sacrificale.
Ossia la violenza è consegnata al sacro. Come Agamben sta dicendo da anni, la violenza è il sacro.
Lo stato di eccezione è invece il continuo erodimento del sacro, ossia un continuo erodimento del confine della violenza.
Laddove l'impuro è il violento, ossia il confinato, ossia l'animale.
Il violento è l'agnello.
E' curioso come nel mondo moderno, dove più nessuno studia più un cazzo, Agamben venga considerato uno strano, infatti Agamben sta semplicemente riscoprendo ciò che gli antichi sapevano benissimo.
Ossia che noi siamo lupi.

E' all'interno della comunità che sovviene il problema della salvezza.
La comunità essendo la forma del D-o (Dio).

Per capire queste due cose, serve studio caro Niko.
E' per questo che il frivolo non si salverà mai, e nemmeno saprà perchè è necessario salvarsi.
Naturalmente il teologo idiota, penserà che frivolo voglia dire piacevole, e quindi sesso.
Tutte cazzate, frivolo è chi non studia.
Ovvero tutti noi poveri imbecilli che viviamo ad ovest, e tutti gli imbecilli che sono a oriente e che ora ci seguono da  bravi vitelli pasciuti per il massacro. (2024, ormai è proprio una certezza, visto quello che stanno combinando).
Altro che 2024 inizio di una nuova era di bene: è l'esatto contrario!!! E' l'inizio del trionfo del male.
Ma uno che non studia un cazzo che ne vuole sapere.
No caro amico, io sto con le forze portanti del bene, sebbene nella mia vita ho disseminato solo karma negativo, non avendo studiato mai niente.
Il che mi fa ridere, perchè sin da bambino pur da famiglia ignorante venendo, l'ho sempre saputo, come se le mie vite passate continuassero a dirmi: salvati, salvati....e io cazzo ho fatto? niente.
E come me, tutti voi, e con tutti voi dico tutti ma proprio tutti, esiste tradizione spirituale che legga la bibbia con occhi colti? lasciamo perdere va.
Non mi rimane che in questi due ultimi anni, raccogliere le briciole, BOT permettendo e pazienza dell'amministratore a pagare la bolletta del telefono.
La situazione è gravissima ma tutti ridono e ballano. Così va il mondo.
E lo capisco molto bene.

Per quanto riguarda Nietzche ti rimando alla discussione che ho aperto, ma che non ho ancora iniziato. Non che mi aspetti dei contributi da qualcuno: figuriamoci, non esistono nel mondo accademico, figuriamoci nel piccolo spazio che ci siamo ri-tagliati, nell'oria d'aria dalle prigioni d'acciaio.
A caro CB come mi manchi!

#1628
Citazione di: Kobayashi il 26 Dicembre 2021, 07:13:47 AM
o pratiche sanitarie di evidente e ovvia ragionevolezza.


Evidente? Ovvia?  ???


Vedi è quello il punto: è inutile porsi delle pratiche per un pensiero sovversivo (fatto di passegiate in montagna?) senza porsi il problema di quale sia il tuo soggetto, e per quale motivo consideri ovvie ed evidenti pratiche sanitarie, evidentemente di carattere politico (e non il contrario come tu affermi, denotando senza paura di smentita qualsiasi accezione di ragionevolezze, ma una semplice mimesi, la tua, del potere).


E' inutile dirsi contro il potere e poi sostenerlo come anche Focault (o Zizek etc..) faceva (e lo faceva frequentando Sartre e co.)


No prima è necessaria, una pratica della desoggetivazione, la cui etica conseguente, è appunto la genealogia.
Non esiste una genealogia senza una pratica della de-soggetivazione.
Ossia senza una cura emotiva della ragione, ed è questo che si evidenzia come errore fondamentale della filosofia in toto.
Mi chiedo se qualcuno ci abbia mai pensato.(intendo filosofi, essendo la letteratura il tentativo verso quella forma di cura, laddove è grande chiaro, e quindi in pochissimi autori).



#1629
Non vorrei smontare l'entusiasmo del thread, ma il punto è l'intersezione degli infiniti piani.
E' anche abbastanza facile visualizzarlo geometricamente, se si ha un minimo di capacità astrattiva.
Tra l'altro nella topologia si intende anche i piani oltre la terza dimensione, il concetto non cambia, dunque l'intersezione delle ipersfere (Platone) è un punto per esempio.
Che poi sia un punto di qualcosa, come negli esempi precedenti è solo la costruzione matematica successivamente fatta, con i suoi soliti assiomi e corollari.
In fin dei conti stiamo sempre con Platone.
#1630
Citazione di: JE il 24 Dicembre 2021, 10:59:14 AM
Ciao Green Demetr,


in quanto alla questione dei giovani su internet, ti posso garantire che é pieno... Anche se notevolmente c'é da fare un distinguo tra i "social media users" e invece chi usa strumenti antichi come i forum.


Per farti un breve riassunto della situazione, reddit (praticamente un metaforum dove ognuno crea i propri forum) ha assorbito la maggior parte delle utenze, essendo piu o meno un "social media forum" di sorta.


Reddit é poi stato praticamente svenduto, dopo essere partito come indipendente (un classico), per diventare una specie di "eco chamber" di varie forze politiche ed economiche.


Ora la maggior parte dei forum "mainstream" non permette più lo scambio di idee politiche tout court: la sinistra può attaccare la destra, se la destra (o chiunque altro non-sinistra) attacca un'idea di sinistra, di solito viene pesantemente attaccato, ridicolizzato, o semplicemente "bannato".


Questo in realtà ha portato molti al disillusionamento politico e a cercare spazi di respiro apolitico dove nessuna parte venga proselizzata a priori.


Questi spazi sono per lo più sconosciuti e invisibilizzati dall'internet: una sorta di deep web dello scambio di contenuti che tra l'altro, pur essendo molto popoloso, non si fa pubblicità e non cerca espansioni volontarie, in quanto ha fatto esperienza di come é andata a finire nelle piattaforme che sono state ideologicamente monopolizzate.


Un caso noto é quello di 4chan, tuttora molto popolato, dove il noto board /pol/ é da anni una specie di striscia di gaza dello scontro ideologico. Le parti nel tempo, per quelle dinamiche di cui prima, si sono completamente polarizzate: Da una parte liberali estremi e agenti "provocateur" di sinistra, dall'altra ragazzi che partiti semplicemente curiosi, sono ora profondamente convinti che Hitler abbia tentato di salvare il mondo.


Per farla breve: Tutte le comunità "non gretine" non le trovi subito, devi cercarle negli antri del web, ma sono vive e direi anche prospere.


Google stesso ha tutto l'interesse che il suo algoritmo offra risultati svianti da un fronte e incoraggianti per l'altro.


"Manifatturazione del consenso" diceva Chomsky, che ora ironicamente si occupa di cose simili in prima persona. C'é interesse nel dare esattamente l'impressione che tu hai avuto, anche se ai fatti, é appunto un artifizio.


Si le conosco sia reddit che le 4chan e similia, ma sono più che altro camere per lo scontro radical-chic, nessun approfondimento storico, nessuna istanza filosofica di rilievo, salvo, essendo tutti fenomeni americani, la solita diatriba con nessuna dialettica e scontri frontali a go go tra dem e repubblicans.
Naturlamente le forze democratiche appoggiate dal consenso delle grandi aziende, sta comprando tutte queste piattaforme, imponendo d'obbligo una serie di regole, che vengono manipolate a fini politici.
In sè con le regole io non ho nulla in contrario (per esempio le campagne d'odio), è il loro uso che mi lascia perplesso (la compagna d'odio verso chi fa campagna d'odio tipo, che per esempio in italia è arrivata in maniera soft con la legge per i diritti omo, e che fortunamente ha perso, in quanto sarebbe stata omologabile come diritto di zittire il diritto all'opinione in TOTO) la sinistra sta proseguendo questo fine burocratico-politico, per ora in italia la destra l'ha sventato.
(anche se ormai l'ha vinto a livello egemonico del pensiero, per quanto riguarda i media nazionali, che sono poi quelli che contano).
Ma io mi riferisco a cose tranquille in chiaro, come facebook o i blog.
Infatti mi riferisco a quei crawler come sinistrainrete, che sono poi quelli, a cui dò un occhiata veloce.
Che sono una raccolta delle dissidenza, per ora ancora possibile.
Per quanto riguarda il web nascosto, sinceramente è una mera utopia che funzioni, infatti qualsiasi piattaforma può essere comprata.
Non è forse di ieri la notizia che Rumble è entrato in borsa in parnership con Yahoo etc...
(ma va bene così, diventerà presto, già lo è insieme ad altre piattaforme, un alternativa a youtube che per ora continuo a seguire).
Oppure che noi stessi in quanto sito, siamo in partnership con Google, etc...
Se si vuole un servizio si paga.
Il punto è che i forum esistono da anni.
Il caso più clamoroso era il sito ufficiale di filosofia  https://www.sfi.it/ che ha avuto il link sul forum per anni e anni con l'immaginetta del lavori in corso.
Oggi a distanza di decenni hanno tolto ogni velleità di discussione.


Ormai sono tutte bacheche, dove vengono messe collezioni di link a lavori singoli,individuali o al massimo d'equipe come  nel più importante https://www.leparoleelecose.it/ etc....


Per carità ogni tanto uno sguardo ce lo lancio, ma manca completamente lo scambio.


Stavo pensando di spostarmi d'altra parte su reddit, dove invece la discussione almeno fronte amerciano, esiste, ed è ribollente di spunti.
Unica limitazione, il mio inglese non è così buono e fluente.
Seconda limitazione, gli americani in questa fase storica stanno facendo ancora tanta fatica a lasciare la loro formazione analitica, per passare a quella continentale, perciò ci sono anche molte domande, che per esempio un italiano mai si sognerebbe di fare, e dico anche uno alle prime armi.
Non c'è niente da fare gli italiani educati partono da basi superiori di comprensione.
Quindi c'è anche da avere pazienza, sul reddit in formato nazionale, non mi ricordo quale fosse il problema, magari poi ci ribazzico (forse era una questione che è troppo generalista).


Comunque sia io rimango dell'idea che il forum è la componente più importante per la discussione pubblica o privata che sia.
E' un peccato che venga così poco usato.
D'altra parte ormai sono le piattaforme che decidono del social, e il social è questa immensa bacheca di messaggi nella bottiglia.
Ogni cosa destinata al mare del menefrego etc..


Per esempio un paio di volte ho provato ad interagire con https://www.leparoleelecose.it/, il risultato per esperienza anche con altri blog, è che nessuno di questi vuole mettersi in gioco nel dialogo, a tutti basta chiudersi nel recinto (per bestie umane) di ipotetiche verità critiche.


No, io sono per il dialogo sempre!
Preferisco mille volte le minute considerazioni su questo forum, che le lunghe diatribe disegnate e mai pensate di questi radical-chic della domenica.


E ciò nonostante ogni tanto li leggo.


Qua comunque metto quello che i crawler di sinistra raccolgono.


(di solito critiche alla sinistra da sinistra, così è ormai da che mi ricordo ossia dagli anni 80 in poi  :D ;)  )


Diciamo un diritto di cronaca (non richiesto  :D ): emmica posso fare tutto io  ;)



Quindi la guerra delle piattaforme sinceramente a me non frega più di tanto.


L'importante è parlare di filosofia: ecco questo mi sembra che vi sia carenza (a parte reddit americano).
#1631
Citazione di: Kobayashi il 23 Dicembre 2021, 08:32:26 AM
Mi sono espresso male (o forse non mi sono affatto  espresso...).
Volevo dire che non sono d'accordo sui seguenti modi di intendere la filosofia:
- la filosofia come uno dei modi possibili di descrivere la realtà;
- la filosofia come circoscritta al lavoro critico sulla cultura;
- e tantomeno la filosofia che vorrebbe ancora, come ai vecchi tempi, disporre del monopolio della verità.
Per me la pratica filosofica (che certo è fatta imprescindibilmente di lettura e scrittura) deve mostrare reali conseguenze etico-politiche.
Per questo motivo tra gli interpreti di N. io sono dalla parte di Foucault.

La genealogia non deve solo servire a capire aspetti della tradizione, ma a smantellare concretamente i valori che ci inchiodano a questa condizione storica che tutti (o almeno tanti) vivono come soffocante, come prigione.
Buone feste a tutti.

La filosofia nasce dalla democrazia, se si è in prigione, e lo stiamo per entrare, non esiste filosofia o spiritualità pratica.
Il discorso che fa Focault è certamente di una filosofia che deve teleologicamente rimontare (dopo averla decostruita) la sua reale politica.
Nel momento che rimonta diventa la vecchia metafisica che pretende di avere il monopolio delle verità (e oggi si chiama analitica, neuroscienza, neuro-linguistica).
Ogni politica pretende la sua verità.
Da metafisico l'unico contro-argomento che posso dare è che la verità coincide con l'essere, e che l'essenza è semplicemente (e mi aggiorno alla dialettica hegeliana che sto studiando) la forma finale di quell'Essere, dunque la realtà così detta è il progetto di Dio.
In questo senso mi allineo a Severino o a Heidegger: siamo destinati all'auto-distruzione, poichè la politica che cerca la tecnica per avere il potere, se ne frega dell'unica verità possibile, ossia quella dell'essere, quella di Dio.
La tecnica distrugge Dio, e distruggendo Dio, distrugge la fonte della verità, su cui meditando si può immaginare una nuova realtà.
Ma la realtà viene fatta prigioniera della scienza (solo per distruggerla, perchè quello è il compito della scienza). Spinta da forze di volontà di potenza, la tecnica è destinata ad ingoiare gli uomini.
Poichè gli uomini non sanno di essere soggetti, la tecnica li distrugge, rendendoli soggetti, ossia uomini-automa, dimostrando la necessità o la bellezza di questa transumanazione.
Dunque dall'ignoranza scaturisce la prigione (e per ciò Platone insisteva con i suoi insopportabili moralismi, giustamente oserei dire).
Detto ciò, è inammissibile che 3 sec di filosofia non si siano mai interrogati sul luogo utopico, che scaturisce dalla meditazione su Dio.
Essendo questo luogo la comunità degli amici.
Zizek al netto delle sue gravissime carenze, ha ragione a spronare le molti correnti politiche che a lui si sono rivolte, in cerca di guida politica, dando per scontato che esista una politica alternativa alle tirannie del contemporaneo.
Ma esiste davvero? Qualcuno l'ha mai pensata?
No nessuno l'ha mai pensata.
Questo è il compito della filosofia, ed Hegel lo scrive subito: non del fare genealogia oggi è chiesto all'uomo, ma della religione.
Ma la religione non è nè dei capi religiosi, nè tanto più, degli asceti.
La religione è quella del popolo. Un popolo che si muove alla ricerca di Dio.
Ossia alla comunità degli amici.
In questo ogni moralismo, e dico tutti, anche quelli che fondano la nostra società, dovrebbe essere messo al bando.
Questo è il radicalismo di Nietzche, il cui immaginario (e quindi paranoico in molti sensi) guerriero, è semplicemente la figura con cui si nutre, per attingere a quelle forze del pesiero, alle forze portanti del bene, ossia del pensiero (su d-o) in vista della comunità degli amici.
La comunità degli amici essendo un luogo metafisico, come forse riesci a convenire con me.
Ma non è che nel metafisico, non esite la pratica filosofia o spirituale, che a quel punto è la medesima cosa: ossia la ricerca di sè stessi tramite l'altro, ossia l'amico.
Di tutto questo chi ce ne lascia traccia? solo Nietzche, appunto.
Sono curioso di leggere Hegel per vedere se lui visto che se lo è appena messo come obiettivo, abbia lasciato qualche traccia di ciò.
E dunque per questo la filosofia descrive la realtà, ma non certo perchè questo sia il suo compito.
E con questo ho risposto alla tua prima considerazione, sulla quale dunque siamo d'accordo.
Stessa cosa per la seconda critica, è ovvio che la filosofia non coincide affatto con la cultura (direi anzi che se ne distanzia immediatamente).
Sul terzo dissento, la filosofia ha il monopolio della verità! infatti la verità è l'essere, e tutti quanti dicono che l'essere sia altra cosa che se stessa (la scienza) mentono, o hanno solo opinioni.
Come ci ha spiegato bene Severino a proposito del poema della natura di Parmenide.
Detto questo siamo di nuovo punto e a capo: non abbiamo ancora detto nulla.
In realtà ho capito benissimo cosa vuoi dire, è che mi pare non hai esplicitato bene il progetto di Focault , come sai, ho letto solo le prime 50 pagine del corso sull'epistemologia, e mi ero fatto una idea tutta mia, ma rileggendolo, effettivamente le cose andavano meglio con la tua chiave interpretativa.
La mia domanda a Focault, sarebbe però stata: ma non vedi come le tue teorie sulla pratica del sè non portano a niente? ma non vedi che il tuo amico Sartre è un sessuofobo esattamente come la "sciura" Maria?
Ma quale pratica del sè può anche essere pratica politica, se prima non c'è una politica di cosa sia quel sè?
Ma possibile che tutti leggano Hegel (e mi viene il dubbio che non l'hanno letto) e non hanno capito che la base è quella?
Possibile che anche oggi si riparta da Kant? tutti alla ricerca di una via della chiarezza, di una razionalità che sia comunitaria?
Ma non vi sarà mai niente del genere, e infatti non c'è mai stata, da Kant in poi.
E possibile che quella ridda di pensieri tra anni 60 e 70 abbia partorito il  topolino della filosofia critica dagli anni 80 ad oggi, che non dice assolutamente niente, che si è dimenticata di tutto quanto fatto in quegli anni.
E quegli anni erano kantiani! Quindi pieni di contraddizioni, omissis, deragliamenti massivi rispetto persino a Platone (che non è certo il filosofo che seguo).
Amico mio non capisco, o sono io un genio, o qua c'è qualcosa che non va, nel portare avanti le istanze della filosofia.

Stavo riflettendo su https://www.youtube.com/watch?v=fc2px-4_2NA da un pò di tempo.

La critica che Althusser fa del reale, ossia che il reale è il reale e non un effetto della sovrastruttura, non elimina affatto il problema del soggetto.
Sono d'accordo che sia gli storicisti e i sovrastrutturalisti pensino ad una realtà molto ingenua, che non sa niente delle sovradeterminazioni e delle sottodeterminazioni.
Ma è proprio per questo, che come anche egli sottolinea, la politica, se deve essere politica, deve pensare prima filosoficamente.
Ma è prorio per questo che la politica deve prima pensare il soggetto.
Ossia deve farsi prima filosofia.
Invece mi pare che per Althusser siano da dividere i compiti strategici e quelli filosofici.
Il che però caro amico non ha alcun senso.
Per questo anche la tua richiesta di una strategia, se deve essere strategia, non può essere pratica, ma prima del soggetto.
Ossia la comprensione dell'acronistoria che noi siamo.
Io sono d'accordo con quanti pensando sulla scia del pensiero di Ernst Bloch.
Rimarrebbe il lavoro da fare.
Ma come affrontare Bloch, senza Hegel?
E' impossibile farlo. Perciò è necessario leggere Hegel.
Tu mi rimproveri il fatto che tutto questo sia legato al pensiero religioso, e vi sia una sorta di contraddizione enorme in termini razionali, e che questo sia molto lontano dalle pratiche filosofico o spirituali.
Può essere ma il concetto di Dio, o di D-o, o di inconscio, devono coincidere.
La religione non è la religione del comando come Althusser stesso raccontava (in un tempo dove le domande erano intelligenti e le persone lo erano).
Mi chiedo se ti rendi conto della differenza clamorosa e fragorosa tra quella RAI, e questa RAI.
Naturalmente non sto parlando del semplice apparato di dominino, parlo proprio della capacità di discussione.
Ma non vedi come le posizioni di tutti, sono arrocate, in costante difesa di cosa?
Del loro soggetto!!!
Vedi io capisco che la tua critica sia quella di spostare il discorso filosofico sulle pratiche del sè. Ma quale sè sposta il discorso verso le patiche filosofiche, e ancora più evidente quale sè fa una pratica del sè?
Se non riusciamo ancora a capire l'abc che gli anni 70 hanno lasciato come eredità, siamo veramente messi male.
Sul fatto che il discorso per pensatori liberi, è impossibile, perchè non vi è più spazio di libertà: ma amico mio, è proprio quello il punto!!
Non vi è più spazio per le pratiche!!
La libertà rimane nella testimonianza, nella traccia.
Noi siamo le tracce di quel dolore insopportabile.
Evidentemente Marx e Althusser, non conoscevano ancora le pratiche della sevizia, della tortura, che per esempio vediamo illustrate nel film la battaglia di algeri del regista pontecorvo.
Ancor di meno Pontecorvo non conosceva l'uso che quelle pratiche avrebbe condotto a creare, ossia la PIL, la programmazione neuro-linguistica, sfrutta proprio questi media, per bloccare qualsiasi iniziativa strategia, per bloccare il pensiero.
Ancor più la psico-farmacia, capace di bloccare tutti i recettori dell'adrenalina.
Questo mondo si sta inabbissando, non è solo una questione culturale (e chi se ne frega di quella, la gente è ignorante, ma felice) ma è proprio una questione del dominio dei corpi.
L'accettazione dell'inoculazione, ragionevole o meno che sia, è di fatto il pass-partout per ogni futura disposizione del corpo umano.
Il pensiero non muore mai, ma il corpo muore.
E' questo l'obiettivo della scienza.
E mi pare che mentre noi stiamo parlando di UTU, non ci rendiamo conto che la Gaia Scienza, il vero testamento spirituale di Nietzche è una sinfonia contro la scienza.
Prima di Heidegger, prima di Severino.
E sono i soli autori. Non ne esistono altri. Non esistono epigoni, nè allievi.
In questo ottenebramento, che inizia proprio come voleva il romantico Pasolini, con la nascita della tv, appunto con gli anni 80, il processo verso la distruzione psichica dell'essere umana era iniziata, ed oggi è direi completata.
Ma questa è solo la prima parte della profezia Nicciana, l'unica che sia andata oltre, oltre la stessa Bibbia.
Perchè verrà il tempo, e certo non lo vedremo, in cui il potente, il tiranno, sarà talmente svuotato, talmente sazio dei cadaveri che seppellirà, che sarà assalito da un insopportabile senso di vuoto.
Sarà allora che esso cadrà nella disperazione, e da quella disperazione, in comunanza con le disperazioni che frattanto saranno dilagate nell'umanità a venire, non certo questa, che invece cerca la disperazione, disperatamente , e da quella disperazione l'umanità sarà pronta a spostare il peso dalla dialettica scientifica a quella sentimentale o morale.
Sarà allora che la gente leggerà finalmente la bibbia e di seguito l'etica di ogni tempo.
Per imparare da essa.
La visione Nicciana è piena di speranza, e vuole lasciare traccia per quel futuro che verrà, del pensiero della comunità.
Il pensiero del coraggio, il pensiero dell'altro.

Certo Nietzche non conosceva il male, come lo conoscono gli ebrei.
E pure gli ebrei non potevano prevedere che il destino dell'uomo, sarebbe stato spazzato via dall'atomica, o da un virus di laboratorio (e non sto parlando dell'oggi).
La scienza vuole prevenire la disperazione umana, perciò sta cercando di creare l'uomo cyborg, l'uomo robot.
E fallirà, in quanto l'uomo è dominato da istinti di distruzione, e la scienza è solo una creatura del mostro che noi siamo.
Come non vedere tutto ciò?
Ma veramente la storia non ci insegna MAI niente.
E' chiaro che il destino umano si è piegato alla sua annichilazione.
Ma poichè il futuro è nelle mani della storia, non rimane che superare il futuro.
E diventare noi, qui, oggi, ora quel filosofo del futuro, quel pensiero che diventa coraggio di pensare le nuove vie dell'essere uomo, e non del suo doppelganger malvagio.
E tu pensi che si possa fare per via delle pratiche?
Amico mio mi sembra che di carne al fuoco, per dissuaderti che quella sia la via giusta te le ho messe.
No amico solo le tracce, resteranno, molte spariranno, certamente tutte quelle dell'internet che diventerà un inferno molto presto.
Il desiderio di dominare l'altro e di non rispettarlo, santo cielo, ripartiamo dalle considerazioni finali di Althusser e andiamo avanti, amare l'altro, lasciandolo fare quello che lui vuole, è quella la base!
#1632
Dimenticavo che i giovani non frequentano i forum  :D


ecco un pezzo scoppiettante pieno di ironia e con un ottima lettura del futuro-presente reset


https://offline.noblogs.org/post/2021/12/08/the-great-reset-un-libro-per-tutti-e-per-nessuno/#more-276


citazioni memorabili


"Ci dominate per il nostro bene" disse con un filo di voce. "Credete che gli esseri umani non siano adatti a governarsi da soli, perciò..."
-George Orwell, 1984


Si può dire, in fondo, che il motto del liberalismo sia "vivere pericolosamente". Vale a dire che gli individui sono messi continuamente in stato di pericolo o, meglio, che sono posti nella condizione di esperire la loro situazione, la loro vita, il loro presente, il loro avvenire, ecc., come fattori di pericolo... Si pensi, ad esempio, alla campagna sulle casse di risparmio dell'inizio del XIX secolo, alla comparsa della letteratura poliziesca e dell'interesse giornalistico per il crimine a partire dalla metà del XIX secolo, si pensi a tutte le campagne riguardanti la malattia e l'igiene, si consideri tutto ciò che accade intorno alla sessualità e alla paura delle degenerazione: degenerazione dell'individuo, della famiglia, della razza, della specie umana; insomma dappertutto si può vedere questa stimolazione del timore del pericolo, che è in qualche modo la condizione, il correlativo – psicologico, culturale, interno – del liberalismo. Niente liberalismo senza cultura del pericolo... Libertà economica, liberalismo nel senso che ho appena detto, e tecniche disciplinari sono strettamente connesse
-Michel Foucault, La questione del liberalismo

#1633
Passiamo alla terza parola della bibbia (la seconda in italiano), una delle più controverse:
Elohim.
Elohim significa "quelli là", ovvero in italiano "proprio quelli là!"
Nella lingua prosaica del popolo sta ad indicare i giudici, i magistrati.
Con elohim si intende dire i magistrati, ovvero i giusti, nella lingua ebraica.
Come stiamo iniziando a capire però la stessa parola è polisemica, e potrebbe benissimo indicare, oltre a personalità importanti, o a maestri conclamati, anche gli stessi Dei.
Infatti elohim yahwè significa fra quelli importanti, c'era yahwè.
Ma potrebbe indicare anche gli stessi Dei in generale.
Nella spiegazione rabbinica, però ci sta anche il fatto di leggere questo plurale grammaticamente come un attributo neutro, per indicare il divino, la divinità, il fatto di essere divino.
Perciò accettano la traduzione Dio(per evitare ulteriori atti violente dei "pacifici" cristiani).
A mio parere non cambia nulla, che fossero le antiche autorità ecclesiastiche, o gli stessi Dei, o la stesso concetto di divinità, il vero senso si ha nella seconda parola ebraica, ossia la terza in italiano.


Barà è il passato di berià, ed è usato successivamente nella bibbia come barà un vaso.
Ossia creare un vaso.
Da qui l'idea di far nascere dal nulla, dove però il nulla è l'argilla!
Questo però sarebbe contradditorio, perchè vorrebbe dire che Dio è nel tempo.
Infatti il verbo è al passato. Dunque Dio agisce nel tempo? Questo pone una marea di problemi in cascata, il più famoso dei quali è il creazionismo.
A mio modo di vedere però questo non spiegherebbe più nulla dei cambiamenti segnico-simbolici, che abbiamo scritto sopra.
Infatti come documentato storicamente, di genesi, ce ne sono parecchie, nel mondo babilonese, o egizio.
Che la genesi sia strutturata sulla scia di un testo babilonese è oggi dimostrato filo-logicamente.
Che la genealogia del mondo fosse anticamente una ricostruzione mitica, questo la filosofia, lo sa già da tempo.
Ma il punto non è per niente se la genesi, sia un testo allegorico (ed è evidente che lo sia, proprio per via di questi parallelismi, quindi nessuna ispirazione divina), quanto la riflessione che da quella genesi mitica, si ottiene.
In cosa consisterebbe l'originalità del pensiero ebraico se fosse così?
Se fosse così da dove deriva l'assodato spostamento dalla politeismo, al monoteismo?
In tal caso, ossia se fosse una genesi come le altre dell'epoca, allora la traduzione sarebbe senza dubbio quella di Dei, e giammai di Dio.
E invece a mio parere si passa per davvero dagli Dei a Dio, è questo il punto fondamentale.
Non è un monoteismo alla Dio del sole di Ramsete, che già storicamente era avvenuto, ossia un Dio che oscura tutti gli altri.
No! La costruzione biblica, nella sua altezza narrativo allegorica sta dicendo altro.
E infatti barà significa nella sua accezione meno usata, anche allontanarsi.
Ecco che tutto torna ad avere un senso.
Esattamente come la Bet, testimonia di un cambio colossale in B(ereshit) così lo è in B(arà). Barà è infatti il verbo centrale da cui dipana tutta la bibbia.
Nella grammatica ebraica come testimoniato da Rashi, barà può anche essere letto come participio passato. Dunque un qualcosa che inizia nel passato che detta tutt'ora legge.
Ossia la caduta della Bet, che come nel link che vi ho messo sopra indicava la casa.
La casa è caduta, e cosa l'ha fatta cadere? L'allontanamento della giustizia, la caduta delle promesse degli Dei.
E' avvenuta, non esiste amore, esiste solo guerra: e ne paghiamo le conseguenze.
E' una riconsiderazione, una nuova saggezza che fa i conti con la mostruosità che l'uomo è, ed è sempre stato.
Dunque l'inizio è un inizio dalle macerie.
Essendosi allontanati gli Dei, è la traduzione più corretta.
Ma io traduco: Bereshit! (con saggezza vi dico che) barà elohim (gli dei sono morti!).

Dunque la genesi ebraica è tutt'altra cosa dalle genesi del mondo antico.
Il fatto di codificarla sotto codici segreti, ossia mettendo in atto un apparente copia, di testi precedenti, non mette in agitazione le nazione vicine.
Un leit-motif, che capisco, ma che nello stesso tempo, non capisco.
Come può una nazione fare da guida ad altre nazioni se si nascondono i proprio traguardi?
Ma in effetti la filosofia nasce solo in Grecia e solo nella democrazia.
Questo anche a dare di contro quanto la democrazia sia imprescindibile anche per un nazione patriarcale come quella ebraica.
#1634


Ecco l'immagine della caduta della lettera B ebraica dal proto-ebraico, all'ebraico biblico, un cataclisma, e un cambio di pensiero radicale.

Possiamo notare anche come la lettera A, cambia totalmente la forma, l'Aleph essendo la codificazione più alta ed enigmatica di quel popolo.

Diverse spiegazioni porrò all'attenzione.
#1635
@niko
si intendo benissimo quello che dici, ma non capisco minimamente l'inizio del discorso e tanto più la sua fine.
La comprensione del lupo quale noi siamo, è esattamente la bibbia nella sua accezione storico-letteraria.
L'attraversamento, l'età dei Pesci, come l'età dell'attraversamento cristico nell'accezione gnostico-letteraria.
Ma è quello che sto portando avanti come discorso quando parlo della caduta della prima lettera la A, che in ebraico diventa la B.
La comprensione profonda di questo rivoluzione tende proprio il passaggio dal mondo degli Dei a quello del monoteismo, dove Dio è un unicum.
E' su questa unicità che si poggia il pensiero più elevato del percorso giudaico-cristiano.
Ma questa unicità è dovuta alla domanda sull'origine del nostro agire.
Ovvero del perchè siamo lupi.
Quindi condivido la parte centrale del tuo discorso, ma mi stupisco come mai non ti chiedi quale sia questa origine.
Mi pare poi piuttosto naturale, che senza origine, ossia senza domanda dell'origine, che poi arrivi alla conclusione che butti via l'umano.

La bibbia è la storia della domanda dell'origine, e del suo cammino per la riappropriazione di cosa sia l'uomo.
In termini allegorici, la ricomposizione dell'uomo originario, adamitico.
In questo senso, la saggezza ebraica parte proprio dalla domanda iniziale.
Quando è avvenuto il distacco dagli Dei? e perchè? questa è la domanda fuori dall'allegoria.
Il punto della mia intuizione, è che invece bisogna stare dentro l'allegoria, se vogliamo capire quelle stesse domande, che vorrebbero porsi fuori dalla storia.
Se vogliamo capire come il lupo che è l'uomo sia diventato l'uomo che diventa lupo, ossia cacciatore di se stesso, odiatore di se stesso.
Bisogna riconsiderare cosa fosse lupo e cosa fosse uomo.
Cosa fosse lupo (homo homini lupus), è la storia che lo tramanda, cosa fosse l'uomo è la domanda allegorica che si dispiega, e dispiegandosi, spiega, cosa sia l'uomo (ossia comunità religiosa).
Buttare via la categoria uomo, per pensarsi come mero lupo (mera indipendenza), non significa capire cosa sia l'uomo davvero (costruzione dell'amicizia).
(a parte il fatto che l'allegoria del lupo è biologicamente errata, il lupo è uno degli animali più comunitari del mondo   ;) , naturalmente questi esempi naturalistici a me non piacciono. )