Citazione di: Phil il 22 Ottobre 2018, 12:11:08 PM
Eppure, sono la logica predicativa (paul11 - Severino), il dire (Nietzsche) e la "necessità" teoretica (Oxdeadbeef) che dovrebbero sapersi adattare al mondo e al divenire, oppure il contrario?
"Il sabato è stato fatto per l'uomo, non l'uomo per il sabato".
Citazione di: 0xdeadbeef il 22 Ottobre 2018, 14:27:08 PMProprio per questo, secondo me, vi si adattano solo maldestramente (pur non avendo di meglio, per ora): nel momento in cui (im)pongono al mondo ciò che nel mondo non c'è, rivelano la loro ambigua inadeguatezza: non riusciamo a "dire" il divenire, che c'è, ma riusciamo a "dire" l'assoluto, che non c'è...
Ma infatti sono esse ad adattarsi al mondo, non il contrario...
Vi si adattano così tanto che riusciamo persino a "dire" l'assoluto dove, a rigor di logica, non potremmo dirlo.
Se il divenire tiene in scacco la rigidità della (onto)logica parmenideo-aristotelica, il rifiutare l'evidenza del divenire per tutelare la funzionalità della (onto)logica, inverte la gerarchia fra chi dovrebbe adattarsi a chi.
Esempio: mi dai scacco e io non posso difendermi muovendo i miei pezzi, se decido allora di muovere i tuoi (per disinnescare lo scacco) allora scelgo praticamente di uscire dal gioco degli scacchi, violandone le regole pur di non subire lo scacco (che a quel punto non è nemmeno più uno scacco, perché si è già usciti dal gioco e/o si sta giocando ad un altro gioco). Parimenti, se il linguaggio (la logica, etc.) devono adattarsi a rappresentare (interpretare, etc.) il mondo, nel momento in cui il mondo gli pone un problema e il linguaggio lo metabolizza storpiando o smentendo il mondo (il divenire, etc.), il linguaggio viola allora la sua "regola" (deontologica) di cercare di rappresentare al meglio il mondo. Il risultato sono i paradossi zenoniani, funzionanti e invincibili sul piano
Citazione di: paul11 il 22 Ottobre 2018, 14:41:21 PMNel pensiero debole non rilevo i tratti di questa incapacità di decifrare la cultura storica come mimesi identitaria, anzi direi che ciò è uno dei primi vagiti del pensiero debole.
Nella contemporaneità il linguaggio ha portato di nuovo Protagora con la sua opinione e la relativizzazione alle filosofie post-contemporanee, ai pensieri "deboli",incapaci di interpretare la cultura storica, intesa nei suoi meccanismi di mimesi.

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