E' passato un anno dall'inizio della guerra, e così come la pandemia ha tirato fuori dall'armadio virologi ed epidemiologi, questo anno è stato quello giusto per tirare fuori esperti di geopolitica di varia estrazione. Alcuni sono stati trovati traumatizzati, vestiti di stracci, nascosti nelle caverne con un libro di Fukuyama in mano, prontamente gli è stata offerta una coperta mediatica, e l'assicurazione cruciale: siamo di nuovo pronti ad ascoltare, la storia si è rimessa in moto.
Diversi sono stati i tentativi di categorizzare le posizioni sulla questione, ma la maggior parte di queste categorie o ha uno scopo denigratorio, o semplicemente è il frutto di una determinazione per tifo (filoputin, filoucraino, filonato etcetc) il che è assolutamente normale al bar, ma è un pò riduzionistico in un forum che vorrebbe fare della filosofia la sua colonna portante, così ho pensato di aprire questa terza parte della discussione, tentando di approfondire diverse posizioni partendo dall'impianto filosofico di base, anche se non sono probabilmente la persona più adatta. La primavera porterà sicuramente degli sviluppi importanti sul piano bellico e politico, ma in attesa di ciò, forse farà bene alla discussione ed i suoi partecipanti aprire il ventaglio delle possibilità, partendo dalle due macrofamiglie principali: realismo ed idealismo.
Lungi da me voler fare la storia di questa posizione, chi avesse tempo e nozioni potrebbe perlomeno partire da Macchiavelli, io mi limiterò a definire in tal modo una visione della geopolitica orginata da due assunti fondamentali: a) l'uomo è inestricabilmente egoista e razionale, guidato unicamente dalla ricerca del potere e le relazioni tra uomini\uomini e stati\stati sono da intendersi unicamente in funzione della ricerca di potere b) gli ideali sono controproducenti in politica in generale, letali in politica estera, e solamente mezzi per lo scopo politico senza alcuna fondazione o valore. A questo sunto, aggiungo che normalmente il realista intende la geopolitica come un gioco, siano gli scacchi o il poker la metafora più calzante dipende se si tratta di uno scenario a informazione completa od incompleta, ed intende questo come giocato unicamente tra grandi giocatori (USA;RU;CH) e con le loro fiches nella loro sfera d'influenza, ed in questo senso non solo l'Ucraina, ma l'intero continente europeo, sudamericano e centrasiatico, non sono altro che un mucchio di fiches, con tutta una serie di divagazioni sulla teoria dei giochi ed in particolare sul dilemma del prigioniero, alla ricerca di un bilanciamento tra potenze. Inutile dire che questo modello ha avuto la sua massima espansione e successo durante la guerra fredda, ed era stato accantonato seguentemente.. salvo risorgere, ora che Putin dichiara di essere tornati in un mondo "multipolare".. Altresì, ne esistono che io sappia almeno due varianti, realismo offensivo e difensivo, dove nel primo il fine giustifica i mezzi in ogni caso, mentre nel secondo il fine giustifica i mezzi fino al raggiugimento di un livello di sicurezza nazionale ritenuto accettabile. Nel caso di Putin è ovviamente realismo offensivo, mascherato da difensivo, basti pensare che la sua richiesta principale per un negoziato è riportare la NATO al 1997 (qualcuno gli ha chiesto se voleva anche una fetta di culo?) e rendersi conto che un realismo difensivo che se ne strafotte della sicurezza degli altri, non è realmente difensivo, è un realismo teso al disarmo degli altri per facilitare la propria offesa.
Realismo offensivo [Mearsheimer] Mentre le categorie del realismo successive a questa sono quasi uno scherzo o di completamento, perchè a mio avviso sono disoneste nel loro realismo usandolo come strumento retorico a corrente alternata e per comodo, il realismo di Mearsheimer, come quello di Kissinger e di altri è un realismo coerente e perciò interessante. La cosa interessante, socialmente, è sopratutto che diversi veteromarxisti (e russi) hanno condiviso le tesi di Mershmaier, la maggior parte penso superficialmente volendo solo indicare un "mostro" o "fonte avversa" (un americano che giunge alle loro stesse conclusioni) ma siamo ancora qui, dove eravamo ieri, alla congiunzione rossobruna. Mearsheimer sostiene ovviamente che aiutare militarmente l'Ucraina significa irrompere nelle regole del gioco realista, e perciò che l'Ucraina debba essere abbandonata, e la responsabilità della guerra è occidentale. Ma la sua prospettiva è americocentrica, e gli amici veteromarxisti non sanno che calice amaro stanno bevendo citandolo. Mershmaier sostiene la necessità di buone relazioni con la Russia non certo per pacifismo, ma come utile alla convergenza di tutte le forze, europee ed americane, nel distruggere l'ultimo baluardo "comunista" la Cina. Chissà se ha mai parlato con i Russi a riguardo.. ma per un realista è irrilevante! Mearsheimer semplicemente disdegna una guerra, ritenendola inutile e costosa, favorendone un altra, molto più grande e importante con la Cina.
Realismo postmarxista [Chomsky]. Se la geopolitica del realismo è una partita di poker, in questo caso, il poker si gioca col "morto", cioè l'URSS. Argomenti comuni sono quelli di considerare la Russia esattamente come fosse l'URSS (perchè gli sviluppi interni sono irrilevanti, nel realismo) e perciò questo tipo di realista argomenterà probabilmente con la famosa (quanto inesistente) "promessa a Gorbaciov", dipingendo la Russia come unicamente difensiva della propria "sfera d'influenza", oppure più scaltramente diffamando le popolazioni slave, che sia per screzio personale o vendetta ideologica per i "socialisti ribelli", accompagna una lunga storia nel trattare gli slavi come persone ottuse, i cui travagli sono per la maggior parte sciagure autoinflitte dalla loro stessa stupidità. Questi popoli di "confine" alle sfere d'influenza devono comportarsi di conseguenza: subire e farsene una ragione, le loro posizioni idealistiche sono carnevalate che portano danni e nessun risultato, la Russia è un grande impero da rispettare, e in ogni caso, qualsiasi sciagura queste persone possano aver subito e cercato di vendicare, l'america ha sempre fatto di peggio da qualche altra parte. Ho messo Chomsky perchè è più di mezzo secolo che si impegna in questa ginnastica mentale, ma devo dire che in questo specifico caso, è più smarcato del solito, essendo che ce ne sono tanti autoctoni in Italia, non avrete problemi a trovare esempi più attuali o più antichi, Melenchon e Corbyn in caso sono disponibili.
Realismo opportunista [Orsini]. Questa è la posizione più curiosa quanto più insulare e provinciale, ho messo Orsini pur conoscendo solo a sprazzi il suo pensiero, ma suppongo che ogni nazione ne abbia uno. Il realista opportunista accetta la visione "pokeristica" della geopolitica, non intende rivoluzionarla quanto rispettarla, e provenendo probabilmente da uno dei paesi "fiches", intende suggerire al suddetto paese di comportarsi nè più nè meno come tale, perciò giocando al gioco per ottenere vantaggi opportunistici dalla prospettiva del pedone (es. prezzo del gas etc) ma senza mai disturbare i piani dei grandi giocatori. La parte curiosa di questa posizione, è che premedita una azione da parte di chi al gioco sarebbe teoricamente sarebbe impotente, e spesso ammanta di grandiosità e intelletto politico, mosse unicamente tese a rubare qualche piatto di lenticchie, ma mai e poi mai, a disturbare il gioco, o l'idea del gioco stessa.
In questo caso non citerò autori di rilievo ma zone geografiche, perchè penso che il quid principale di questa posizione è che al contrario del realismo che è molto comune tra professori e statisti, l'idealismo è una posizione "popolare", un realista direbbe che è "la scusa" con cui "vendere" il freddo realismo ai poveri scemi, purtroppo non è proprio così, sopratutto quando gli "scemi" non si comportano come il grande statista vorrebbe. L'URSS è crollata, e non perdendo a poker, ma perchè la fondazione ideologica su cui si fondava era incosistente, e sopratutto lo ha fatto in maniera quasi totalmente pacifica, in contrasto con l'idea realista del conflitto armato una inevitabilità storica. Kissinger si era preparato a giocare a poker con l'URSS per secoli e secoli (e vedendo l'età a cui è sopravvissuto, intendeva farlo personalmente) salvo un giorno svegliarsi e non trovare più l'URSS a rispondere al telefono, e sopratutto non avendo una spiegazione realista all'evento se non negare che l'evento stesso abbia rilevanza. Le forme, le idee e le ideologie invece sono terribilmente importanti nella visione idealistica, che mette l'accento sullo sviluppo delle istituzioni, della politica, e della cultura di un nazione, in rapporto alle decisioni che ritiene necessario prendere, o prevede che gli altri prenderanno nei suoi confronti. Nel caso specifico di questo conflitto vediamo due superstiti dell'URSS con due sviluppi interni molto diversi, e che non possono dialogare funzionalmente tra di loro, terrorizzati uno dell'altro per la capacità della propria vicinanza di "contagiarsi" politicamente. In quest'ottica, la natura del conflitto non è per nulla legata alla sicurezza militare, ma alla sicurezza del regime politico.
Idealismo americano. Si può identificare una tradizione realista americana fintanto che la guerra fredda è durata, ma già con Reagan e seguentemente con Bush Senior e poi Junior, chiaramente le posizioni idealiste hanno prevalso, alternate solamente da Clinton.. ed in qualche misura da Obama, che in maniera molto realista, e nonostante la propaganda russa dichiari sempre il contrario, aveva dato il benestare a Yanukovich ed a lasciare l'Ucraina sotto la sfera d'influenza russa, purtroppo la "fiches" si è ribellata alla sua natura di gettone. Inutile dire che con la guerra in Afghanistan ed in Iraq, l'idealismo americano ha subito, internazionalmente e internamente, una battuta d'arresto gigantesca..esportare democrazia è diventato quello che chiaramente doveva essere sin dall'inizio: uno scherzo semantico idiota, che è confluito in Trump, che ha cestinato a piè pari idealismo e realismo per una posizione isolazionalista e nazionalista. Biden e la sua amministrazione si ritrovano perciò sulle macerie idealistiche americane, a giocare ad un poker nucleare con la Russia, nonostante avrebbero maggiori e più interessanti sviluppi in asia. E sono ben contenti, di essersi ritrovati una "guerra giusta" (cioè giustificabile) dopo tanto disastro, e la percorreranno probabilmente fino in fondo per trovare un nuovo senso alla politica estera americana, sulla traccia del "polizia globale del mondo unipolare" sperando che faccia dimenticare in fretta le sciagure arabe..
Idealismo slavo. Si potrebbe parlare di Pilsudski, il prometeismo, e la funzione anti imperialista delle rivoluzioni nazionali per il cosidetto cosidetto intermarium, ma non volendo parlare di storia, voglio fare un appunto sul presente. Questa zona d'europa è sempre stata vista dalla vecchia europa come "quelli che devono imparare ad essere come noi" e sono anni che gli vengono consegnati moduli da compilare per vedere quanto stanno progrendendo in questo percorso. Io penso che questo sia un errore, perchè per molti versi (e con molti interrogativi), qualche modulo da compilare potrebbero mandarcelo loro (parlo di Polonia, Baltici etc). Per prima cosa hanno visto il futuro economico, dopo la caduta dell'URSS gli americani gli hanno consegnato una bella ricetta neoliberasta, quella che a noi arriva continuamente a piccole gocce loro lo hanno bevuto in un sorso, e vedendo l'immediato disastro, molti di loro hanno messo pezze alla questione, con ovviamente notevoli eccezioni come l'Ungheria di Orban, che infatti è il nostro futuro, se non impariamo (da loro?) come prevenirlo. Seconda cosa, hanno una tradizione di "fiches", ed è una tradizione profondamente antimperialista (quindi antirealista), mentre qui ancora l'asse franco-tedesco cicinschia di assurdità colonialiste (FR) ed egemoniche (GER) incapaci di trovare una quadra, e di collaborare funzionalmente come gli slavi hanno fatto alleandosi a Visengrad. Sono i paesi più europeisti in assoluto, e non è neanche vero che lo sono unicamente in funzione antirussa.. era forse quindici anni fa che l'esercito polacco era stato invitato sulla piazza rossa ad esibirsi, se succedesse oggi, probabilmente assalterebbero il Cremlino, ma è uno sviluppo idealisticamente razionale. Non vorrei che, continuando di questo passo, i tedeschi debbano mandare moduli a Varsavia, perchè tra neoliberismo e sbaciucchiamenti con Putin, forse sarebbe anche il caso.
Idealismo europeo. Esiste a malapena, nessuno ne parla, abbiamo leader nazionali che fanno dichiarazioni algide e prestampate perchè non sanno chi sono e cosa vogliono, e si concentrano a parlare di cazzate nazionali, ma c'è un lato positivo, l'UE esiste, e questo è un fatto che va conteso con i realisti, perchè l'esistenza dell'UE, anche nel silenzio e nella insipienza dei suoi protagonisti principali è la negazione stessa del realismo, e perciò dell'imperialismo. Kissinger è capace di scherzare sostenendo che "non sa a chi telefonare per parlare con l'UE", ma il progetto europeo, nel suo idealismo di fondazione è la coalizzazione degli imperi europei falliti per affrontare la crisi della modernità propositivamente e non reazionisticamente, per superare il trauma delle guerre mondiali non tornando all'ottocento ma tentando una stranda ambiziosa quanto mai tracciata, perchè nel caso in cui ci fosse qualcuno a cui telefonare, vorrebbe dire che avremmo fallito. Non si tratta di un progetto unipolare o multipolare, ma di un progetto apolare, in contrasto con l'idea stessa di "polo".Per capire quanto l'UE attuale sia nei suoi fondamentali la negazione della tesi realista, basta vedere come Mearsheimer propose un progetto europeo agli inizi degli anni '90, che praticamente descriveva Francia, Germania e UK, armate fino ai denti (nuclearmente) ma in equilibrio tra di loro, confrontarsi non direttamente ma all'estero (nelle colonie, fiches). Se suona terribilmente familiare, è perchè è la stessa situazione che ha portato alla prima guerra mondiale, e fortunatamente l'idea di Mearsheimer è rimasta sulla carta che ha usato per scriverla, e non c'è nessun bilanciamento militare o coloniale che tenga in piedi la baracca, ma ci sono fortunatamente un paio di idee.
Posizione personale: La tesi realista è a mio avviso una profezia autoavverante nel suo considerare la guerra come una inevitabilità storica, ignorando completamente gli sviluppi interni di una comunità, la comunità degenera fino al militarismo dove la guerra viene normalizzata e poi attuata. Se Putin, anzichè giocare a poker, si fosse concentrato nello sviluppare internamente il proprio paese, forse e dico forse, l'Ucraina (come tutti gli altri confinanti) non sarebbe stata così schifata dall'idea di avervi una relazione politica ed economica.. purtroppo come disse un mio amico riguardo al finanziamento americano dei talebani "chi partecipa a giochi stupidi, ottiene ricompense idiote" e la ricompensa idiota è arrivata anche ai russi.
E con questa pappardella concludo, sperando di non aver tagliato troppi angoli e non aver banalizzato troppo, se spingerà una discussione sarò felice di leggere, altrimenti, spero di non aver annoiato troppo e mi rifarò vivo con qualche notizia più terra terra più avanti.
Diversi sono stati i tentativi di categorizzare le posizioni sulla questione, ma la maggior parte di queste categorie o ha uno scopo denigratorio, o semplicemente è il frutto di una determinazione per tifo (filoputin, filoucraino, filonato etcetc) il che è assolutamente normale al bar, ma è un pò riduzionistico in un forum che vorrebbe fare della filosofia la sua colonna portante, così ho pensato di aprire questa terza parte della discussione, tentando di approfondire diverse posizioni partendo dall'impianto filosofico di base, anche se non sono probabilmente la persona più adatta. La primavera porterà sicuramente degli sviluppi importanti sul piano bellico e politico, ma in attesa di ciò, forse farà bene alla discussione ed i suoi partecipanti aprire il ventaglio delle possibilità, partendo dalle due macrofamiglie principali: realismo ed idealismo.
Realismo
Lungi da me voler fare la storia di questa posizione, chi avesse tempo e nozioni potrebbe perlomeno partire da Macchiavelli, io mi limiterò a definire in tal modo una visione della geopolitica orginata da due assunti fondamentali: a) l'uomo è inestricabilmente egoista e razionale, guidato unicamente dalla ricerca del potere e le relazioni tra uomini\uomini e stati\stati sono da intendersi unicamente in funzione della ricerca di potere b) gli ideali sono controproducenti in politica in generale, letali in politica estera, e solamente mezzi per lo scopo politico senza alcuna fondazione o valore. A questo sunto, aggiungo che normalmente il realista intende la geopolitica come un gioco, siano gli scacchi o il poker la metafora più calzante dipende se si tratta di uno scenario a informazione completa od incompleta, ed intende questo come giocato unicamente tra grandi giocatori (USA;RU;CH) e con le loro fiches nella loro sfera d'influenza, ed in questo senso non solo l'Ucraina, ma l'intero continente europeo, sudamericano e centrasiatico, non sono altro che un mucchio di fiches, con tutta una serie di divagazioni sulla teoria dei giochi ed in particolare sul dilemma del prigioniero, alla ricerca di un bilanciamento tra potenze. Inutile dire che questo modello ha avuto la sua massima espansione e successo durante la guerra fredda, ed era stato accantonato seguentemente.. salvo risorgere, ora che Putin dichiara di essere tornati in un mondo "multipolare".. Altresì, ne esistono che io sappia almeno due varianti, realismo offensivo e difensivo, dove nel primo il fine giustifica i mezzi in ogni caso, mentre nel secondo il fine giustifica i mezzi fino al raggiugimento di un livello di sicurezza nazionale ritenuto accettabile. Nel caso di Putin è ovviamente realismo offensivo, mascherato da difensivo, basti pensare che la sua richiesta principale per un negoziato è riportare la NATO al 1997 (qualcuno gli ha chiesto se voleva anche una fetta di culo?) e rendersi conto che un realismo difensivo che se ne strafotte della sicurezza degli altri, non è realmente difensivo, è un realismo teso al disarmo degli altri per facilitare la propria offesa.
Realismo offensivo [Mearsheimer] Mentre le categorie del realismo successive a questa sono quasi uno scherzo o di completamento, perchè a mio avviso sono disoneste nel loro realismo usandolo come strumento retorico a corrente alternata e per comodo, il realismo di Mearsheimer, come quello di Kissinger e di altri è un realismo coerente e perciò interessante. La cosa interessante, socialmente, è sopratutto che diversi veteromarxisti (e russi) hanno condiviso le tesi di Mershmaier, la maggior parte penso superficialmente volendo solo indicare un "mostro" o "fonte avversa" (un americano che giunge alle loro stesse conclusioni) ma siamo ancora qui, dove eravamo ieri, alla congiunzione rossobruna. Mearsheimer sostiene ovviamente che aiutare militarmente l'Ucraina significa irrompere nelle regole del gioco realista, e perciò che l'Ucraina debba essere abbandonata, e la responsabilità della guerra è occidentale. Ma la sua prospettiva è americocentrica, e gli amici veteromarxisti non sanno che calice amaro stanno bevendo citandolo. Mershmaier sostiene la necessità di buone relazioni con la Russia non certo per pacifismo, ma come utile alla convergenza di tutte le forze, europee ed americane, nel distruggere l'ultimo baluardo "comunista" la Cina. Chissà se ha mai parlato con i Russi a riguardo.. ma per un realista è irrilevante! Mearsheimer semplicemente disdegna una guerra, ritenendola inutile e costosa, favorendone un altra, molto più grande e importante con la Cina.
Realismo postmarxista [Chomsky]. Se la geopolitica del realismo è una partita di poker, in questo caso, il poker si gioca col "morto", cioè l'URSS. Argomenti comuni sono quelli di considerare la Russia esattamente come fosse l'URSS (perchè gli sviluppi interni sono irrilevanti, nel realismo) e perciò questo tipo di realista argomenterà probabilmente con la famosa (quanto inesistente) "promessa a Gorbaciov", dipingendo la Russia come unicamente difensiva della propria "sfera d'influenza", oppure più scaltramente diffamando le popolazioni slave, che sia per screzio personale o vendetta ideologica per i "socialisti ribelli", accompagna una lunga storia nel trattare gli slavi come persone ottuse, i cui travagli sono per la maggior parte sciagure autoinflitte dalla loro stessa stupidità. Questi popoli di "confine" alle sfere d'influenza devono comportarsi di conseguenza: subire e farsene una ragione, le loro posizioni idealistiche sono carnevalate che portano danni e nessun risultato, la Russia è un grande impero da rispettare, e in ogni caso, qualsiasi sciagura queste persone possano aver subito e cercato di vendicare, l'america ha sempre fatto di peggio da qualche altra parte. Ho messo Chomsky perchè è più di mezzo secolo che si impegna in questa ginnastica mentale, ma devo dire che in questo specifico caso, è più smarcato del solito, essendo che ce ne sono tanti autoctoni in Italia, non avrete problemi a trovare esempi più attuali o più antichi, Melenchon e Corbyn in caso sono disponibili.
Realismo opportunista [Orsini]. Questa è la posizione più curiosa quanto più insulare e provinciale, ho messo Orsini pur conoscendo solo a sprazzi il suo pensiero, ma suppongo che ogni nazione ne abbia uno. Il realista opportunista accetta la visione "pokeristica" della geopolitica, non intende rivoluzionarla quanto rispettarla, e provenendo probabilmente da uno dei paesi "fiches", intende suggerire al suddetto paese di comportarsi nè più nè meno come tale, perciò giocando al gioco per ottenere vantaggi opportunistici dalla prospettiva del pedone (es. prezzo del gas etc) ma senza mai disturbare i piani dei grandi giocatori. La parte curiosa di questa posizione, è che premedita una azione da parte di chi al gioco sarebbe teoricamente sarebbe impotente, e spesso ammanta di grandiosità e intelletto politico, mosse unicamente tese a rubare qualche piatto di lenticchie, ma mai e poi mai, a disturbare il gioco, o l'idea del gioco stessa.
Idealismo
In questo caso non citerò autori di rilievo ma zone geografiche, perchè penso che il quid principale di questa posizione è che al contrario del realismo che è molto comune tra professori e statisti, l'idealismo è una posizione "popolare", un realista direbbe che è "la scusa" con cui "vendere" il freddo realismo ai poveri scemi, purtroppo non è proprio così, sopratutto quando gli "scemi" non si comportano come il grande statista vorrebbe. L'URSS è crollata, e non perdendo a poker, ma perchè la fondazione ideologica su cui si fondava era incosistente, e sopratutto lo ha fatto in maniera quasi totalmente pacifica, in contrasto con l'idea realista del conflitto armato una inevitabilità storica. Kissinger si era preparato a giocare a poker con l'URSS per secoli e secoli (e vedendo l'età a cui è sopravvissuto, intendeva farlo personalmente) salvo un giorno svegliarsi e non trovare più l'URSS a rispondere al telefono, e sopratutto non avendo una spiegazione realista all'evento se non negare che l'evento stesso abbia rilevanza. Le forme, le idee e le ideologie invece sono terribilmente importanti nella visione idealistica, che mette l'accento sullo sviluppo delle istituzioni, della politica, e della cultura di un nazione, in rapporto alle decisioni che ritiene necessario prendere, o prevede che gli altri prenderanno nei suoi confronti. Nel caso specifico di questo conflitto vediamo due superstiti dell'URSS con due sviluppi interni molto diversi, e che non possono dialogare funzionalmente tra di loro, terrorizzati uno dell'altro per la capacità della propria vicinanza di "contagiarsi" politicamente. In quest'ottica, la natura del conflitto non è per nulla legata alla sicurezza militare, ma alla sicurezza del regime politico.
Idealismo americano. Si può identificare una tradizione realista americana fintanto che la guerra fredda è durata, ma già con Reagan e seguentemente con Bush Senior e poi Junior, chiaramente le posizioni idealiste hanno prevalso, alternate solamente da Clinton.. ed in qualche misura da Obama, che in maniera molto realista, e nonostante la propaganda russa dichiari sempre il contrario, aveva dato il benestare a Yanukovich ed a lasciare l'Ucraina sotto la sfera d'influenza russa, purtroppo la "fiches" si è ribellata alla sua natura di gettone. Inutile dire che con la guerra in Afghanistan ed in Iraq, l'idealismo americano ha subito, internazionalmente e internamente, una battuta d'arresto gigantesca..esportare democrazia è diventato quello che chiaramente doveva essere sin dall'inizio: uno scherzo semantico idiota, che è confluito in Trump, che ha cestinato a piè pari idealismo e realismo per una posizione isolazionalista e nazionalista. Biden e la sua amministrazione si ritrovano perciò sulle macerie idealistiche americane, a giocare ad un poker nucleare con la Russia, nonostante avrebbero maggiori e più interessanti sviluppi in asia. E sono ben contenti, di essersi ritrovati una "guerra giusta" (cioè giustificabile) dopo tanto disastro, e la percorreranno probabilmente fino in fondo per trovare un nuovo senso alla politica estera americana, sulla traccia del "polizia globale del mondo unipolare" sperando che faccia dimenticare in fretta le sciagure arabe..
Idealismo slavo. Si potrebbe parlare di Pilsudski, il prometeismo, e la funzione anti imperialista delle rivoluzioni nazionali per il cosidetto cosidetto intermarium, ma non volendo parlare di storia, voglio fare un appunto sul presente. Questa zona d'europa è sempre stata vista dalla vecchia europa come "quelli che devono imparare ad essere come noi" e sono anni che gli vengono consegnati moduli da compilare per vedere quanto stanno progrendendo in questo percorso. Io penso che questo sia un errore, perchè per molti versi (e con molti interrogativi), qualche modulo da compilare potrebbero mandarcelo loro (parlo di Polonia, Baltici etc). Per prima cosa hanno visto il futuro economico, dopo la caduta dell'URSS gli americani gli hanno consegnato una bella ricetta neoliberasta, quella che a noi arriva continuamente a piccole gocce loro lo hanno bevuto in un sorso, e vedendo l'immediato disastro, molti di loro hanno messo pezze alla questione, con ovviamente notevoli eccezioni come l'Ungheria di Orban, che infatti è il nostro futuro, se non impariamo (da loro?) come prevenirlo. Seconda cosa, hanno una tradizione di "fiches", ed è una tradizione profondamente antimperialista (quindi antirealista), mentre qui ancora l'asse franco-tedesco cicinschia di assurdità colonialiste (FR) ed egemoniche (GER) incapaci di trovare una quadra, e di collaborare funzionalmente come gli slavi hanno fatto alleandosi a Visengrad. Sono i paesi più europeisti in assoluto, e non è neanche vero che lo sono unicamente in funzione antirussa.. era forse quindici anni fa che l'esercito polacco era stato invitato sulla piazza rossa ad esibirsi, se succedesse oggi, probabilmente assalterebbero il Cremlino, ma è uno sviluppo idealisticamente razionale. Non vorrei che, continuando di questo passo, i tedeschi debbano mandare moduli a Varsavia, perchè tra neoliberismo e sbaciucchiamenti con Putin, forse sarebbe anche il caso.
Idealismo europeo. Esiste a malapena, nessuno ne parla, abbiamo leader nazionali che fanno dichiarazioni algide e prestampate perchè non sanno chi sono e cosa vogliono, e si concentrano a parlare di cazzate nazionali, ma c'è un lato positivo, l'UE esiste, e questo è un fatto che va conteso con i realisti, perchè l'esistenza dell'UE, anche nel silenzio e nella insipienza dei suoi protagonisti principali è la negazione stessa del realismo, e perciò dell'imperialismo. Kissinger è capace di scherzare sostenendo che "non sa a chi telefonare per parlare con l'UE", ma il progetto europeo, nel suo idealismo di fondazione è la coalizzazione degli imperi europei falliti per affrontare la crisi della modernità propositivamente e non reazionisticamente, per superare il trauma delle guerre mondiali non tornando all'ottocento ma tentando una stranda ambiziosa quanto mai tracciata, perchè nel caso in cui ci fosse qualcuno a cui telefonare, vorrebbe dire che avremmo fallito. Non si tratta di un progetto unipolare o multipolare, ma di un progetto apolare, in contrasto con l'idea stessa di "polo".Per capire quanto l'UE attuale sia nei suoi fondamentali la negazione della tesi realista, basta vedere come Mearsheimer propose un progetto europeo agli inizi degli anni '90, che praticamente descriveva Francia, Germania e UK, armate fino ai denti (nuclearmente) ma in equilibrio tra di loro, confrontarsi non direttamente ma all'estero (nelle colonie, fiches). Se suona terribilmente familiare, è perchè è la stessa situazione che ha portato alla prima guerra mondiale, e fortunatamente l'idea di Mearsheimer è rimasta sulla carta che ha usato per scriverla, e non c'è nessun bilanciamento militare o coloniale che tenga in piedi la baracca, ma ci sono fortunatamente un paio di idee.
Posizione personale: La tesi realista è a mio avviso una profezia autoavverante nel suo considerare la guerra come una inevitabilità storica, ignorando completamente gli sviluppi interni di una comunità, la comunità degenera fino al militarismo dove la guerra viene normalizzata e poi attuata. Se Putin, anzichè giocare a poker, si fosse concentrato nello sviluppare internamente il proprio paese, forse e dico forse, l'Ucraina (come tutti gli altri confinanti) non sarebbe stata così schifata dall'idea di avervi una relazione politica ed economica.. purtroppo come disse un mio amico riguardo al finanziamento americano dei talebani "chi partecipa a giochi stupidi, ottiene ricompense idiote" e la ricompensa idiota è arrivata anche ai russi.
E con questa pappardella concludo, sperando di non aver tagliato troppi angoli e non aver banalizzato troppo, se spingerà una discussione sarò felice di leggere, altrimenti, spero di non aver annoiato troppo e mi rifarò vivo con qualche notizia più terra terra più avanti.

) "Sanremo è Sanremo" ? E cioè quello spettacolone Popolare da cui il Pubblico si attende un intrattenimento pacioso-festaiolo-rilassante che...dopo anni di schermaglia verbalmente armata su tutto e ovunque...torna gradito persino agli intellettuali?