La storia ha senso se è vista come un movimento che tende ad una piena conciliazione di libertà, ragione, e felicità.
Con il Dio giudaico-cristiano c'è libertà (l'uomo deve continuamente scegliere se seguire Dio oppure no), e felicità (vivere nella sua presenza significa per esempio convincersi che ciascuno di noi è stato voluto e creato esattamente così com'è, il che significa riconciliarsi con se stessi), ma non ragionevolezza (basti pensare l'episodio del sacrificio richiesto ad Abramo).
E infatti per tutto il medioevo il pensiero si è concentrato sul rapporto fede-ragione.
Il razionalismo moderno si è illuso di poter dar conto delle ragioni di Dio ma è riuscito soltanto a preparare l'avvento dell'ateismo.
In sostanza la via religiosa comporta un sacrificio, non della ragione umana in generale (perché ci sono molti temi religiosi perfettamente indagabili dalla ragione), ma di una comprensione esaustiva, totale, del piano di Dio.
Nel momento in cui la teologia da esegesi biblica diventa scienza (con la Scolastica medievale), si compie un passaggio (forse prima o poi necessario) che già segna la fine del cristianesimo perché la ragione a lungo andare non può fermarsi di fronte al mistero.
Tornando a noi, se si sceglie la via religiosa bisogna assimilare la posizione di Tertulliano, nel suo duplice significato:
- credo nonostante l'assurdità di certi elementi;
- credo proprio in quanto certi elementi sono assurdi, in quanto l'assurdità di questi elementi apre la strada ad una comprensione in realtà più profonda della vicenda umana.
Ci si decide per la profondità piuttosto che per la chiarezza.
I simboli di ogni religione sono pienezza di senso, profondità umanistica, ma non chiarezza ed evidenza di contenuti razionali eventualmente sottoponibile a calcolo.
L'idea di Rivoluzione è la forma completa di una visione della storia che metta insieme libertà, ragione, felicità.
Versione laica della Redenzione, però sconfitta (forse solo temporaneamente) dalla società dell'opulenza.
A quanto pare in presenza di un certo benessere la maggior parte delle persone sembrano essere disposte a rimangiarsi le esigenze di ragione e felicità (e di parte di libertà).
Infatti gli squilibri del mondo e la condizione di miseria di buona parte della popolazione mondiale significano: assenza di razionalità e di felicità (sia di chi soffre che di chi guarda coloro che soffrono).
Con il Dio giudaico-cristiano c'è libertà (l'uomo deve continuamente scegliere se seguire Dio oppure no), e felicità (vivere nella sua presenza significa per esempio convincersi che ciascuno di noi è stato voluto e creato esattamente così com'è, il che significa riconciliarsi con se stessi), ma non ragionevolezza (basti pensare l'episodio del sacrificio richiesto ad Abramo).
E infatti per tutto il medioevo il pensiero si è concentrato sul rapporto fede-ragione.
Il razionalismo moderno si è illuso di poter dar conto delle ragioni di Dio ma è riuscito soltanto a preparare l'avvento dell'ateismo.
In sostanza la via religiosa comporta un sacrificio, non della ragione umana in generale (perché ci sono molti temi religiosi perfettamente indagabili dalla ragione), ma di una comprensione esaustiva, totale, del piano di Dio.
Nel momento in cui la teologia da esegesi biblica diventa scienza (con la Scolastica medievale), si compie un passaggio (forse prima o poi necessario) che già segna la fine del cristianesimo perché la ragione a lungo andare non può fermarsi di fronte al mistero.
Tornando a noi, se si sceglie la via religiosa bisogna assimilare la posizione di Tertulliano, nel suo duplice significato:
- credo nonostante l'assurdità di certi elementi;
- credo proprio in quanto certi elementi sono assurdi, in quanto l'assurdità di questi elementi apre la strada ad una comprensione in realtà più profonda della vicenda umana.
Ci si decide per la profondità piuttosto che per la chiarezza.
I simboli di ogni religione sono pienezza di senso, profondità umanistica, ma non chiarezza ed evidenza di contenuti razionali eventualmente sottoponibile a calcolo.
L'idea di Rivoluzione è la forma completa di una visione della storia che metta insieme libertà, ragione, felicità.
Versione laica della Redenzione, però sconfitta (forse solo temporaneamente) dalla società dell'opulenza.
A quanto pare in presenza di un certo benessere la maggior parte delle persone sembrano essere disposte a rimangiarsi le esigenze di ragione e felicità (e di parte di libertà).
Infatti gli squilibri del mondo e la condizione di miseria di buona parte della popolazione mondiale significano: assenza di razionalità e di felicità (sia di chi soffre che di chi guarda coloro che soffrono).
