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Messaggi - Phil

#166
Percorsi ed Esperienze / Re: La Grotta
03 Giugno 2024, 12:11:29 PM
Kongming scansati: l'"arte della guerra" aerea in epoca contemporanea, similitudini e differenze fra Occidente, "Eurasia", Medio Oriente ed Oriente (in versione yin e yang). Una tesi di laurea che si scrive quasi da sé, utilizzabile trasversalmente nelle facoltà di ingegneria, fisica, aeronautica (esiste?), storia, scienze politiche e, immancabilmente, filosofia (no, non per il corso di filosofia morale, come avranno subito pensato i "militanti della giustizia", ma per quello di estetica: nell'epoca dell'AI, dei missili ipersonici e della minaccia atomica, un palloncino che varca lento, fluttuante e soprattutto indenne, un confine ostile, è a suo modo anche una performance estetica; che poi faccia la spia, scarichi bombe, volantini o sterco, è solo un epifenomeno mondano agli occhi dello sguardo puramente estetico). Per l'immagine di copertina della tesi, ovviamente, ci ha già pensato Banksy.
#167
Attualità / Re: Cacciari Superstar
17 Maggio 2024, 13:17:38 PM
Non è da escludere che Cacciari si riferisca, oltre all'assonanza, soprattutto alla possibile radice comune delle due parole ("ǵerh", v. etimologia qui), da cui si potrebbe alludere alla maggiore ricompensa intesa come "privilegio dell'età anziana", come Cacciari stesso fa in quel contesto.
#168
Varie / Re: Rastislav e l'enigma dei dadi da gioco
09 Maggio 2024, 12:06:20 PM
Potrebbe essere il prigioniero D, che avendo realizzato 1, ha la faccia meno incisa dai numeri e quindi con più oro (se i dadi usati sono "scavati", come quello in figura).
#169
Tematiche Filosofiche / Re: METAFISICA DELL'ESSERE
08 Maggio 2024, 19:00:22 PM
Proprio come fatto giorni fa con Hegel (e circa un mese fa con Wittgenstein), oggi con Heidegger ho chiamato in causa un testo. Non una sua interpretazione personale, ma il testo in ciò che dice, anche piuttosto chiaramente (ho citato parole e concetti presenti nel testo). "Moviola in campo": in tutti e tre i casi qualcuno, prima di me, ha citato quegli autori; di cui poi ho richiamato i testi, per evitare che se ne parlasse troppo a spanne; e in tutti e tre i casi ciò stava di fatto accadendo, come dimostrano i testi.
In fondo, i feedback che mi rimandano gli altri dopo aver letto ciò che ho scritto, sono sempre uno spunto interessante; probabilmente anche agli autori del passato piacerebbe, ma a quanto pare non hanno sempre la mia stessa fortuna; non mi resta dunque che, aldilà di ogni fraintendimento, sentirmi quasi privilegiato.
#170
Tematiche Filosofiche / Re: METAFISICA DELL'ESSERE
08 Maggio 2024, 16:43:05 PM
Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2024, 12:18:12 PMNella visione heideggeriana non può esserci etica perchè il confronto è con l'epistème scientifica
Affermazione che non credo renda giustizia ad Heidegger; limitandosi ad «Essere e tempo»: il con-Esserci, l'essere-per-gli-altri, aver-cura vs prendersi-cura, l'inautentico, etc. meriterebbero considerazione, prima di precipitose conclusioni. Se ci si aspetta un breviario con comandamenti da (e)seguire o prediche sul paradigma da usare per distinguere il Bene dal Male, si resterà ovviamente delusi; se invece si apprezzano riflessioni sui fondamenti ontologici dell'etica, c'è molto da leggere (e da interpretare).
#171
Idee per migliorare il forum / Re: Bon Ton
08 Maggio 2024, 11:44:06 AM
Citazione di: Jacopus il 07 Maggio 2024, 19:41:15 PMLa discussione sul kippur è l'ennesima prova che questa non è un'isola felice.
In realtà ogni forum è, a suo modo, un'isola felice (nel senso di appagante), perché sono solitamente isole senza mare, ossia senza ostacolo che impedisca l'evasione. La felicità dell'isola è quella dei residenti e, certo, chi sceglie di restare non è necessariamente felice come in un paradiso terrestre, ma ha evidentemente un buon motivo per rimanere, altrimenti salperebbe, o meglio, camminerebbe altrove (come alcuni hanno già fatto). Si può restare anche senza essere minimamente felici? Forse sì; non è da escludere una certa sindrome di Stoccolma (ma allora c'è quantomeno un appagamento latente).
Riguardo i toni, inevitabilmente non è un posto alienato dal contesto sociale esterno; l'incontro/scontro di prospettive non sempre è dai toni accademici e spesso anche i contenuti sono da "curva sud", ma alla fine questo è un fenomeno spontaneo, perché fuori dal forum ci sono molte più "curve sud" che accademie.
Per come la vedo, battibecchi infantili e scempiaggini argomentative (oltre che a strappare qualche sorriso, non lo nego, alla mia parte più triviale) servono a ricordarmi di come è davvero la società (senza edulcorarla), di come chi la pensa diversamente non sia sempre occasione di arricchimento, di come scrivere per argomentare sia più difficile di scrivere a ruota libera, di come alcune dinamiche difensive e faziose siano talvolta più forti dell'onestà intellettuale, di come la fatica di filtrare il testo dalle futilità possa essere ripagata da spunti molto interessanti, etc. Si può imparare molto dal forum, sia in termini di contenuti che in termini di scenario antropologico-sociale (siamo pochi ma molto rappresentativi, senza "doppioni"); di certo non è come leggere un libro o sorseggiare tè nella propria comfort zone. Non è un posto alienato dal mondo e credo sia giusto che i discorsi di un forum non siano quelli di un convegno; in fondo è già tutto scritto nella tua firma.
#172
Lungi da me il voler fare polemica, tuttavia ciò che propone Koba può anche essere "vero" (non mi ci addentro), ma credo resti un non sequitur rispetto al testo hegeliano (alla cui lettura è intitolato il topic). Nel testo una coscienza individuale (non l'aristocrazia o il capitalismo) acquisisce autocoscienza nella lotta (non di classe) con(tro) un'altra coscienza (ed è scritto esplicitamente, non è questione di interpretazione). Dedurre da ciò che l'aristocrazia o il capitalismo non abbiano come caratteristica essenziale il coraggio nella lotta, è una libertà esegetica molto oltre il testo, molto oltre il voler-dire di Hegel (e lo afferma Bodei, non un tale Phil), sebbene molto dentro una certa lettura non proprio "ermeneuticamente sobria" del testo in questione. Lo stesso vale per l'oggettificazione: porla all'interno di una dialettica fra coscienze individuali («per sé», «in sé», etc.), non significa affatto porla all'interno di una dialettica sindacale ed economica (che poi sia possibile fare tale "salto" partendo dal testo hegeliano, lo dimostrano bene Kojeve e altri, ma pur sempre salto rimane).
Tale "lettura allegorica" ha avuto storicamente più successo del voler-dire originario (una sana ermeneutica calpesta mai l'esegetica? L'allegoria invece può, anzi deve), ma questa, a mio avviso, è un'altra storia. Sun Tzu non ha scritto un testo di strategia aziendale, anche se, (molti) secoli dopo, ha avuto successo più in quell'ambito che in quello militare (dichiariamo allora i manager buoni esegeti di Sun Tzu? Credo nemmeno Schleiermacher azzarderebbe tanto). Forse è solo questione di distinguere attentamente interpretazione, deduzione, lettura allegorica, etc. Ringrazio comunque Koba per il lavoro che sta facendo in questo topic (e perdoni la mia puntigliosità).
#173
Citazione di: Koba II il 05 Maggio 2024, 10:28:35 AMNota mia: dunque se ne deduce che l'aristocrazia antica così come l'attuale (i capitalisti) ha questa caratteristica essenziale: non il coraggio nella lotta, ma la propensione a considerare l'altro come cosa
Hegel lo spiega chiaramente (a partire dalle pagine precedenti): il signore può esser tale solo a seguito della lotta, emerge dalla lotta (per come questa è intesa nel testo).
Sull'interpretazione classista della questione servo/padrone, tanto consolidata quanto impropria, segnalo questo, dove si legge: «Si continua spesso a vedere in Hegel lo scopritore della « dialettica servo padrone ». È invece ormai assodato dalla critica che : a) non c'è alcuna dialettica « dialettica schiavo-padrone » (il termine « dialettica » in tale contesto è usato una volta sola e con diverso significato) ; b) Non c'è schiavo, ma Knecht, servo o valletto ; c) quest'ultimo è inserito in una relazione che è astratta, interna alla figura dell'autocoscienza, ossia Herrschaft/Knechtschaft. Appaiono così nettamente ridimensionate diverse interpretazioni, tra cui quella geniale, ma inattendibile, di Kojève (che ne ha generato molte altre), che aveva individuato dietro la figura dello « schiavo » quella il proletario, e, dietro quella del padrone, il capitalista».
Tuttavia, se vogliamo restare nell'alveo ormai storicizzato di una lettura politico-sociologica, in realtà tale rapporto oggettivante è percorribile (e, di fatto, spesso percorso) anche nella direzione opposta: dal servo al padrone; ossia la cosificazione del padrone da parte del servo (ma non voglio dirottare anche questo topic, lo lancio solo come spunto di riflessione).
#174
Tematiche Spirituali / Re: La morte del corpo fisico
04 Maggio 2024, 19:06:02 PM
@bobmax

Cercando di parlare la tua lingua e prendendo per buoni i tuoi contenuti, se
Citazione di: bobmax il 04 Maggio 2024, 16:59:48 PM"C'è qualcosa" è una tautologia.
allora «perché c'è qualcosa?» è chiedere il perché di una tautologia. Invece tu lo tramuti in
Citazione di: bobmax il 04 Maggio 2024, 16:59:48 PMcosa faccio quando formulo la domanda:
"Perché c'è qualcosa?"

Ipotizzo un esserci senza il qualcosa.
Il che è assurdo.
Infatti equivale a chiedersi se può esserci il non esserci.
Mi pare ci sia una certa confusione fra chiedere perché e ipotizzare.

P.s.
Mi scuso un'ultima volta per l'offtopic e mi impegno a non protrarlo oltre.
#175
Tematiche Spirituali / Re: La morte del corpo fisico
04 Maggio 2024, 15:33:45 PM
Citazione di: bobmax il 04 Maggio 2024, 14:25:15 PMLa domanda è contraddittoria nel momento in cui chiede se sia possibile negare ciò che fonda la domanda stessa.
La domanda «perché c'è qualcosa?» non chiede se sia possibile negare l'esistenza di qualcosa, ne chiede il perché (che, come detto, ha tanto più senso quanto più abbracciamo un'ottica creazionista religiosa). Correggimi se sbaglio, ma chiedere «perché x?», non significa chiedere «è possibile non x?».

Citazione di: bobmax il 04 Maggio 2024, 14:25:15 PMEd questa affermazione presupposta a essere contraddittoria.
L'affermazione presupposta dalla domanda, ossia «qualcosa c'è», non credo sia contraddittoria.

Citazione di: bobmax il 04 Maggio 2024, 14:25:15 PMA può non essere A?
Che fine ha fatto il «perché»? Come mai «perché c'è qualcosa?» lo leggi come «qualcosa può non essere qualcosa»?
#176
Tematiche Spirituali / Re: La morte del corpo fisico
04 Maggio 2024, 13:30:53 PM
@bobmax 

Giustamente Aspirante ha segnalato l'offtopic, quindi cercherò almeno di essere più breve possibile:
- da un punto di vista logico, le domande non sono mai contraddittorie perché chiedono; per essere contraddittoria una proposizione deve essere sempre falsa e una domanda, in quanto tale, non è mai né vera né falsa, non ha un valore di verità (ne chiede uno). La risposta, che afferma, può essere vera, falsa, contraddittoria, etc. la domanda no.
- non ho chiesto, come mi imputi, «perché l'esserci non è nulla» né «perché l'esserci non è non esserci?»; rileggi con attenzione: che differenza c'è fra «perché c'è qualcosa invece di non esserci nulla?» e «perché c'è qualcosa invece di esserci il nulla?»? Non posso rispondere al posto tuo.
- la domanda originale non chiede «perché A non è non A»; non è domanda sulla modalità di essere di A, ma su perché A è (non su perché A, erroneamente dato per inevitabile, non sia non-A o B o C). Come suggerito, prova a rivolgerti alla domanda semplificata: «perché c'è qualcosa?» senza dare per necessario che qualcosa (ci) sia, poiché proprio tale apparente necessità è oggetto del chiedere perché (altrimenti, chiaramente, quel «perché» ti sembra piatto, anziché aprirti sotto i piedi la voragine metafisica che, non lo nego, richiede una certa "sensibilità teoretica", pur essendo un abisso vertiginoso ma estremamente stretto, quindi facilmente scavalcabile con un saltello alla portata di tutti).
- Ultimo esempio banale: se si sta giocando a carte, chiederti perché si sta giocando a carte invece di non giocare, è equivalente a chiederti perché non si sta giocando a carte senza giocarci? La risposta alla seconda domanda è «perché non si può giocare a carte senza giocarci»; ma la riposta alla prima domanda, invece, qual è? Si sta giocando perché la partita è palesemente in corso? Oplà, fatto il saltello; facile, no?
#177
Tematiche Spirituali / Re: La morte del corpo fisico
03 Maggio 2024, 22:42:47 PM
@bobmax

La domanda sarebbe contraddittoria "a trabocchetto" se fosse «perché c'è qualcosa invece di esserci il nulla?», ma non è questa la domanda. Provo a semplificare: la domanda è affine a «perché c'è qualcosa invece di non esserci nulla?» che, volendo, puoi semplificare ulteriormente in «perché c'è qualcosa?».
Preciso che non sono affatto una amante di questa domanda, sebbene, in determinati contesti come quello sopra spiegato, non possa non riconoscerne la vertigine metafisica (soprattutto se vesto i panni del credente creazionista; stretti, ma comunque indossabili).
Resto quindi dell'avviso, almeno fino a prova contraria, che non siano le domande, soprattutto quelle oneste, ad essere "contraddittorie", ma semmai solo il modo in cui talvolta le si interpreta "affermativamente".
#178
Tematiche Spirituali / Re: La morte del corpo fisico
03 Maggio 2024, 20:12:43 PM
@bobmax

Che io sappia, non esiste un "chiedersi perché" che possa essere contraddittorio; semmai un'affermazione può esserlo, ma non una domanda. Chiedere il perché dell'"esistenza in assoluto" (dell'Essere, in matafisichese) non è l'ingenuo chiedersi il perché di una forma di esistenza, sia umana o meno (v. differenza ontologica). Ciò premesso, per un religioso che crede nel creazionismo (premessa fondamentale, perché se parlassi da ateo direi altro), la domanda prioritaria, quella che regge tutte le altre, non può che essere quella sulla creazione, o meglio, sul perché della creazione (il sapere il come sarebbe già solo curiosità). Poiché ogni discorso religioso sul bene dell'agire umano non ha fondamento finché la divinità non scopre le carte del suo movente, del perché ha creato (e se non le scopre, ecco la necessità del dogmatismo, come velo protettivo del sancta sanctorum). Se non ci fosse stato il gesto creativo, non ci sarebbero né l'uomo, né il bene etico, etc. che su quel gesto fondano la ragione del loro senso; non su altro (su cos'altro? Sempre religiosamente parlando e facendo attenzione a non capovolgere il fondamento con il fondato). Senza la conoscenza di quel fondamento, c'è senso senza ragione; dogmatismo, appunto. Se prima di essere agenti etici, siamo creature (come qualcuno crede), il perché siamo creature non può che essere prioritario: se siamo stati creati per capriccio o per essere messi alla prova o per essere sudditi o per noia/solitudine divina, non è affatto indifferente, ma è anzi l'unico fondamento autentico (e ragionevole, non dogmatico) di ogni discorso etico possibile. Peccato che tale perché non si stato dichiarato nero su bianco e in modo univoco. Esempio banale: se creo un arnese, non posso dire che esso funzioni bene o funzioni male, se non ho chiaro perché l'ho creato; e se non lo rivelo all'arnese, egli potrà congetturare quanto vuole sul proprio funzionare bene o male, ma non saprà mai se ha colto davvero nel segno.
La confusione sotto il cielo dell'etica (per chi la vede) è dovuta proprio al fatto che non c'è chiarezza sul principio, inteso come perché religioso della presenza umana; se questa non fosse una presenza religiosa, creata da una divinità, allora sarebbe solo manierismo biasimare qualunque legge di natura (forte vs debole) ed ogni compromesso sociale sarebbe fondato sul quieto vivere, senza plus-valori meta-fisici. Se invece la presenza umana è dovuta a volere divino  o a un "piano divino" (dunque non al caso o a un mero meccanicismo naturale), non conoscerne il perché comporta non (poter) conoscere il fondamento di un'etica non autoreferente, ma appunto fondata sul gesto iniziale e, soprattutto il suo senso (che quel perché interroga). Non potendo conoscerlo con certezza, allora c'è fede senza ragione profonda, con buona pace di tutte le fallacie medievali (il che non è un peccato capitale, ma non deve per forza capovolgere la priorità onto-logica e "semantica" della creazione sulle teorizzazioni etiche della creatura).
#179
Tematiche Spirituali / Re: La morte del corpo fisico
03 Maggio 2024, 15:49:02 PM
In fondo le religioni sono "strutture concettuali" tanto semplici quanto oscure; alla fine tutto fa capo alla solita domanda filosofica per eccellenza, stavolta in versione antropologica: perché l'uomo piuttosto che tutto il resto senza l'uomo? O ancora più radicalmente: perché la creazione del cosmo piuttosto che il nulla? Se non erro i principali testi delle principali religioni tacciono al riguardo; spiegano come l'uomo o il cosmo vengano generati/creati, non perché. La domanda sul perché del male, a mio avviso, non ha senso se non si risponde prima alla domanda del perché esiste l'uomo (fidandoci per un attimo del creazionismo; chiaramente se invece decostruissimo la prima domanda, la seconda non farebbe una "bella fine"...).
La divinità avrebbe potuto non creare il cosmo e l'uomo? Forse, ma comunque lo ha fatto. Per amore? Ha creato qualcuno/qualcosa da amare (che sia sua imperfezione o trastullo, non importa) e, soprattutto, che lo amasse (altrimenti...)? Ci può stare. Poi ha lasciato l'uomo libero di sbagliare, persino di odiarlo, magari sapendo già chi (nomi e cognomi) lo avrebbe fatto? Ci può stare anche questo; è infatti proprio questo il punto: tutto "ci può stare", finché un testo sacro non recita il contrario (senza voler entrare nel merito della sacralità di tali testi o della discriminazione fra religioni vere e false, perché anche sulla creazione non sono proprio tutte d'accordo, etc.). La divinità potrebbe anche non giudicare più nessuno da tempo ed essersi rivolta nel mentre ad altre creazioni (sempre per solitudine o trastullo)? Certo, ci può stare; che forse non abbia la possibilità o la libertà di farlo? E se la divinità fosse morta di vecchiaia perché non è eterna, ma solo molto longeva e molto potente? Ci può stare; etc.
Non ci sono le basi per ragionare "fino in fondo", perché ogni ragionamento sarà inevitabilmente "tarlato" da  questa ignoranza (in senso letterale) di base; il resto è questione di fede nei testi e speranza nelle capacità, o almeno buona fede, dei suoi interpreti.
#180
Varie / Re: Camminate
01 Maggio 2024, 14:56:24 PM
Forse sarebbe ironico parlare proprio oggi della figura del flaneur, comunque si può riflettere anche su questo: