Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - daniele22

#166
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
08 Dicembre 2024, 10:07:37 AM
Citazione di: Jacopus il 03 Dicembre 2024, 09:48:55 AMTi ringrazio per la risposta e per la discussione. Forse hai ragione. Tutti probabilmente siamo dogmatici in qualche cosa, altrimenti il terreno ci scivolerebbe sotto i piedi. Posso aggiungere che più di dogmatismo, ognuno di noi ha bisogno di padri e madri, reali e simboliche, apprese a scuola e nella vita quotidiana o sui libri.
Mi congratulo per la tua onestà di fronte a PhyroSphera. Il punto di coraggio è stato quello di prendere in mezzo tutti e non solo te stesso. Immagino quindi che tu percepisca questa indimostrabile sensazione di dogmatismo collettivo. Da parte mia sto ancora aspettando una risposta da colui che mi ha sfidato al saloon, e chissà mai se giungerà tale risposta. Infatti, penso che dovresti infine avvalorare quello che chiamo "dogmatismo invisibile", già "dogmatismo negativo" (vedi discussione da me aperta tempo fa) riveduto e corretto. Il guaio, la terra sotto i piedi che ti manca, è che siete tutti dogmatici senza saperlo. Solipsisti inconsapevoli che riescono a stare in piedi tramite fantasiose alleanze che scaricano su altrettante fantasiose alleanze i mali del mondo. A cent'anni e oltre dalla discesa in piazza della relatività di Einstein non avete ancora digerito che il relativo si riferisce a un assoluto. Da notare che la fisica è figlia della filosofia, non di tutta la filosofia, ma di quella che si è attestata cercando la verità al di fuori di noi. La ricerca snobbata, il "conosci te stesso" la si trovava comunque già tra i presocratici, vedi l'uomo misura per tutte le cose, o anche Pirrone di Elea tanto per dire. E non sarebbe mai morta tale ricerca che infatti riemerse nel nome della psicologia alla fine del medioevo, proprio in quei tempi quando la fisica bastonò Tolomeo usando Copernico; lì, in quei luoghi spazio temporali pure il Dio ebraico si prese una bella legnata.
Ma noi, voi, siete rimasti ancora ai tempi di Tolomeo. Se si vuole, si potrebbe anche organizzare una psicoterapia di gruppo



#167
@iano
Confesso che la tua immagine "siamo la trasposizione digitale del manicomio che sta là fuori" mi ha fatto proprio ridere: azzeccatissima e tragicomica. Un motivo in più per prendere come faro guida per l'etica la ragione
@Alberto Knox
Rispondo a te per tutti dato che vorresti avvalorare un poco la mia tesi e ritorno al finale del mio post d'esordio, il numero 22:
"A mio giudizio ci sarebbero almeno un paio di cose che sarebbero d'ostacolo all'attuazione di un'etica più "sana" di quella che da sempre viviamo. Con buona pace dei filosofi che fino ad oggi si sono cimentati nell'impresa, il primo ostacolo sarebbe dovuto alla presenza di ciò che noi chiamiamo il "dono" dell'autocoscienza che tanti pomi avvelenati produsse e produce ancor oggi tanto da chiedersi se si tratti più di una malagrazia che di un dono".
Lasciamo stare questo primo ostacolo e ragioniamo sul secondo, la proprietà privata, costituitasi spontaneamente come conseguenza probabile dell'autocoscienza.
Allora io dico che fintanto che esista la proprietà privata esisterà sempre qualcuno che tenta di rubarla. Questo è perfettamente normale, dato pure che se diamo per buona la massima della Arendt "nessuno ha il diritto di obbedire" se ne dovrà dedurre logicamente che tutti si abbia il diritto a disobbedire.
Per rispondere alla tua domanda quindi, e di riflesso a quel satanasso di Green, dirò intanto che sono un relativista che trova l'assoluto nella ragione, proprio come Einstein lo trovò nella velocità della luce. La ragione naturalmente sarebbe quell'involucro dove dovrebbe trovarsi la capacità raziocinante retta dalla logica. Sono inoltre un anarchico, un ribelle che non riconosce alcun ordine costituito da altri, e nemmeno, eventualmente, da quello formalizzato da altri anarchici nei loro vari scritti ... diciamo che mi piace Fabrizio De André ... Conseguentemente sono per forza di cose un fuorilegge e in un certo senso rappresento la "materia oscura" del sistema società. Non che io sia necessariamente un contravventore tout court perché non corrisponde a questo il mio senso per la vita, la mia spiritualità. In questa stessa chiave cioè, se gli indiani nordamericani non capivano perché i bianchi mentissero, nulla toglie che anche loro potessero farlo, almeno in determinate situazioni. Ma evidentemente, a loro vedere, per i bianchi era proprio un vizio. Pertanto, e rispondendo finalmente alla tua domanda, assecondando la mimesi, uno può benissimo imitare il ribelle, il fuorilegge. Ricorda comunque che ho pubblicato l'articolo perché era favorevole alla mia tesi, ma l'articolo a me non dice nulla di nuovo a trent'anni di distanza dalla scoperta dei neuroni specchio ... scoperta scientifica coi tempi della scienza, ma già intuibile da ben prima da parte di persone che avessero l'abitudine di guardarsi attorno. Non so pertanto quali siano le conseguenze sull'etica e sulla politica ventilate dal professore perché non ne fa certo menzione, ma, per dirla alla Virgilio, temo i professionisti e i doni che recano, Cacciari compreso visto che lo nomina. In quanto al "condividuo", manco fosse un sugo da cacciare sulla pasta, non vedo proprio la necessità di tale creazione mentale. Anche perché non dice nulla di nuovo rispetto a un più semplice e comprensibile "l'individuo è egoista e altruista di riflesso". Tra l'altro, alla domanda il noi viene prima dell'io, risponderei perentoriamente no!, e non in modo ambiguo. L'io viene prima del noi perché il dolore dell'altro, per quanto compartecipato, non è il mio, e questo fa tutta la differenza. Concludendo, io propendo sempre per una morale eteronoma; questo naturalmente è da intendersi non come scelta, ma come dato di fatto. Accade del resto anche per la conoscenza. La mia conoscenza non è autonoma, ma, giusto per offrire uno spiraglio alle tue istanze, come si diceva tempo fa con Phil, ognuno ci mette un po' di farina del suo sacco. La mia pretesa quindi, in virtù del traviamento di una mente da correggere, è che non siano i sentimenti, a volte assai bizzarri, a regolare il nostro comportamento, ma la ragione. Il corollario che ne esce dice quindi che la libertà di scelta, fandonia di una mente traviata, non esiste, mentre esiste la possibilità di cambiamento nei comportamenti quando si realizzino nuove consapevolezze. Certo che se uno invoca Dio o un alieno come creatore dell'umano e della sua autocoscienza, da ribelle, agnostico, ma soprattutto da rivoluzionario radicale quale mi ritengo, non posso che dire che non ne scorgo ancora la necessità
#168
@Alberto Knox
@Koba II
Ciao Danalberto, stai attento a non avvalorare troppo la mia tesi giacché potresti non accorgerti di valicare il famoso punto di non ritorno. Mi rivolgo pure a Koba dato che in un post aveva menzionato Alcibiade e non mi era chiaro quel che intendesse. Sorvolo quindi sul linguaggio e torno sull'intervista:

[Voi parlate di "condividui", viene prima il noi dell'io: in che modo e che implicazioni comporta?

«Per capire la nostra unicità, la nostra singolarità, si deve partire dallo spazio condiviso, noi-centrico formato dalle nostre somiglianze di funzionamento e di ambiente. La nostra natura corporea impara ad esprimersi creando abitudini e riti, mimeticamente condivisi dai membri del gruppo sociale .......................... Parlare di condividui significa sostenere che in ognuno di noi coesiste una somiglianza con l'altro che precede e fonda la differenza. Da qui nasce anche la convinzione che sia la dimensione sociale e non quella individuale a definire l'umano. Le conseguenze sono molte, sia da un punto di vista esistenziale che da quello etico-politico».]


Tutto ok, però lo stesso Kant sosteneva che generare nuovi vocaboli quando non ve ne sia necessità corrisponda a una pretesa di legiferare in campo linguistico che ha scarsamente successo. Dal punto di vista che si rivolge alla morale quindi ¿qual è la necessità di parlare di condividui quando il dolore e il piacere, che sono responsabili delle affettività, sono percepiti dal singolo?
Si parla inoltre di "mimeticamente condivisi"; immagino pertanto che si voglia riferire il fatto che che le tradizioni affermate siano realtà condivise sì da tutti, ma non necessariamente accettate con benvoglienza da tutti. Essendo quindi che la questione etica nel nostro stato di diritto è retta soprattutto dalla tradizione comprensiva delle leggi positive che in essa sono già inscritte, mi chiedo quale valore abbia la figura del ribelle in questa società. Perché qualora l'etica dovesse attenersi alla ragione e non al sentimento la figura del ribelle non potrebbe certo essere liquidata attraverso una semplice espressione di maggioranze. Buon fine settimana
#169
Citazione di: Koba II il 27 Novembre 2024, 15:20:43 PMArticolo interessante.
Molte cose che ho scritto recentemente, nei post su neurobiologia e in quelli su Spinoza, sono in effetti in linea con ciò che viene detto nell'intervista.

Partire da ciò che siamo realmente e quindi capire che non può esserci mai puro disinteresse, puro senso del dovere. Questo non significa dire che l'uomo è machiavellico. Certe rappresentazioni dell'uomo come profondamente egoista sembrano essere in realtà basati sul narcisismo dei manuali di psicopatologia.
In realtà essendo poco vitale per sé la manipolazione degli altri (perché alla fine gli altri scappano), la cura delle relazioni, lo sforzo dell'equilibrio e della salute in esse, esprime l'ambizione di una prosperità che è sia individuale che comunitaria, anzi che è individuale proprio perché comunitaria.
E questo fuori da ogni retorica sentimentale di cui anche qui ci si abbandona troppo spesso.
La commozione per l'empatia per esempio: nulla su cui sbrodolare, ma prodigioso fatto biologico, che è potenzialmente arma di manipolazione o strumento per sintonizzarsi con l'altro.
A me è piaciuto soprattutto il "se vorremo e se saremo capaci" finale. Di Spinoza conosco praticamente nulla, a parte il Dio sive natura. Ricordo però l'orribile bolla di cacciata dalla comunità ebraica. Riguardo alla narrazione dei dati scientifici avrei qualche cosa da chiedere, o che venisse precisata. Ma c'è una cosa che contesto in particolare ed è il suo pensiero finale sul fuoco. Mi convince poco "l'invenzione del fuoco", anzi, non mi convince per nulla. Tanto che io direi: Sbattendo casualmente sul fuoco, imparandolo quindi e affezionandovisi, il corpo in movimento nell'ambiente, le relazioni che instaura e le affezioni (odio et amo) a cui va soggetto (persone e cose) cominciarono a strutturare il linguaggio umano fino a giungere un giorno (neanderthal?, sapiens?) a farci parlare attorno al fuoco.
Questa è la brutta bestia da affrontare da parte di una specie che osa addirittura proclamarsi Sapiens. Ma mi facciano il piacere! ... auspico una più feconda umiltà nel nome della ragione
#170
Citazione di: Alberto Knox il 26 Novembre 2024, 22:58:04 PMSolo Knox andrà benissimo grazie.Non ho chiesto spiegazione perchè avevo già risposto a questa tua osservazione al post n°81
"Ci sono persone che sono sorde alla dimensione estetica, ci sono persone che guardano un quadro e l'unica cosa che sanno pensare è "quanto costa?" .
Analfabetismo estetico , è possibile che fra le persone vi sia anche un analfabetismo etico? ma insomma , chiedetevelo, io penso di sì , guardando il comportamento di alcune persone. Ma poi penso se sono sempre stati così, anche quando erano bambini o se invece lo sono diventati a seguito della durezza della vita perchè la vita può essere dura e toglierti sensibilità e delle volte neache per colpa tua ma per una serie di circostanze , di tragedie e uno si anestetizza lui stesso perchè ha sofferto così tanto che non ne vuole più sapere e allora si chiude , diventa cattivo ma nel senso latino del termine , prigioniero , imprigionato dalla sofferenza che la vita gli ha dato . Forse una delle frasi più belle di Gesù è quando ha detto "non giudicate". "

E ora riprendo, non giudicate disse , ma Gesù disse anche "perchè non giudicate da voi che cosa è giusto?"  siamo chiamati a giudicare le azioni ingiuste, quelle sì, le azioni , propio a causa che siamo responsabili delle nostre azioni vanno giudicate e in taluni casi punite come nel caso di Riina. Aveva commesso diversi delitti quindi ecco che è stato giusto giudicarlo e condannarlo. Non dico che non fosse anche una brava persona del resto anche un serial killer prova amore e a cura dei propi figli. è propio perchè siamo capaci d amore e di odio, di gesti di carezze e colpi di pistola che dobbiamo scegliere come vogliamo agire e quindi , in difinitiva , la persona che vogliamo essere.
Siamo tutti cattivi nel senso di prigionieri. L'induismo ha ben chiara questa nozione che viene messa bene in luce all'interno della Baghavad Gita nel dialogo tra Krishna e Arjuna.
Volevo solo dire che non sono favorevole alla cultura della personificazione del male e del bene, cosa assai praticata all'interno del nostro plurimillenario sistema socio economico. Nessuno conosce la metafisica che regola l'azione dell'individuo e nessuno può giudicare nel senso di sentenziare pubblicamente l'immoralità di una persona o di un gruppo di persone. Così agendo potresti incappare nella calunnia; puoi dire di sicuro e a buon titolo "no, non è la mia via". Non è questione quindi di mancanza di estetica, ma di un'estetica che ci piace o non ci piace. Per questo ho detto che il mondo parla ai nostri sentimenti. Ma il dato certo, non metafisico, quello provocato da questo "parlare del mondo" qual è? È la conoscenza del proprio dolore e piacere fisico; tale conoscenza, a mio vedere, fa da base d'appoggio a tutte le metafisiche che regolano la vita, non solo quella di un individuo, ma quella dei vari popoli. Tant'è che gli indiani del nord America, così almeno si narra, non riuscivano a capire perché i bianchi mentissero. Probabilmente, opinione personalissima, era perché non avevano i soldi ... erano anche poveri tecnologicamente a dirla tutta. E allora vedi che non ha nemmeno tanto senso dire che non c'è un senso della vita in cui tutti si possono identificare. Poiché il danaro, oggetto metafisico per eccellenza, non può non contribuire a dare un senso per la vita nella società in cui esso opera.
Così siamo ritornati ancora alla faccenda della morale autonoma che io contesto e che sembra essere contestata anche nell'articolo che ti propongo. In particolare nell'intervista si accenna alle fasi di crescita del bambino così come ne parlai con Athena, desaparecida, nel tema del libero arbitrio

https://www.avvenire.it/agora/pagine/vittorio-gallese-l-essere-umano-e-corpo-in-movimento

#171
Citazione di: Alberto Knox il 26 Novembre 2024, 11:08:22 AMBhè non mi chiamo certo Alberto knox ovviamente, mi chiamo Daniele, sì come te. E adesso che sono uscito allo scoperto dovrò impegnarmi molto se non voglio uscirne totalmente sconfitto dal nostro amichevole confronto che io ho definito in modo un pò gogliardico con "combattimento" ma che in realtà è solo confronto. E poi mancherebbe l arbitro fra l altro. I grandi filosofi del passato avevano tentanto di stabilire una sorta di terreno comune per quanto riguarda l etica . Questi filosofi cercarono altresì un modo per formalizzare il ragionamento umano fornendo delle regole inattacabili di deduzione logica. Seguendo procedimenti concordati di argomentazione razionale speravano di eliminare la confusione , l incomprensione e le controversie che caratterizzano le relazioni umane. Bisogna dire che questo obbiettivo, ammesso che fosse possibile, non è stato mai realizzato. Il mondo è piu che mai afflitto da grandi controversie e diversità di pensiero , diversità di religioni le cui ognuno di esse pretende essere il detentore della verità assoluta. A dire che l assolutismo o meglio la verità assoluta va combattuta sono le milioni di persone che a causa di essa sono state uccise. Per queste ragioni io, daniele, non posso sostenere una verità assoluta anche ammesso che ci sia. Sostengo invece l alleanza fra scienza e fede, e fra le varie grandi tradizioni spirituali , le differenze non devono piu indicare una verità assoluta ma punti di vista da rispettare reciprocamente e arricchire in modo reciproco il pensiero . Sarà solo tramite il rispetto delle differenze e trarne insegnamento che l essere umano potrà forse cominciare  a capire cosa sia vivere in maniera etica.
Ah! Daniele pure tu ... chissà che possa essere di buon auspicio. Comunque qui nel forum sei Alberto Knox e in ogni caso non ti porre pena per la mancanza di un arbitro. In democrazia l'arbitro lo fanno i voti nell'apposita urna.
Tra le molte che dissi qui nel forum, alcune anche esagerate e altamente offensive, prenderò l'ultima in ordine cronologico:
"Per mio conto sarebbe fin troppo facile liquidare la questione dicendo che san Francesco era bravo e Totò Riina era un empio .... perché forse erano bravi tutti e due, o matti patocchi entrambi, sicuramente poco normali."
Di fronte a una osservazione del genere qualcuno tra voi potrebbe avere pensato che si tratti della solita boutade del daniele22. Qualcuno potrebbe aver reputato talmente odioso quel pensiero tanto da incasellarmi sine ulla dubitatione nel cestino delle persone schifose. Magari qualcuno è stato sfiorato dall'idea che forse posso avere ragione .... e via dicendo. Ma il filosofo, che tutto interroga, dovrebbe sentirsi in obbligo di chiedere lumi per tanto ardire. Perché tutto fa da maestro al filosofo, tutto il cosmo, tutte le cose, tutti gli animali e tutte le persone hanno qualcosa da insegnare al filosofo, e lo insegnano, lo dicono al bene e al male del suo sentire, ma se questi rigetta senza una ponderata critica, vedi Riina, difficilmente sarà un buon filosofo, ma in fondo non sarà nemmeno una brava persona. Questo, qualora l'empatizzare fosse una caratteristica delle brave persone. E in questo senso appoggio il detto buddhista che recita "quando incontri il Buddha uccidilo" ... non con la pistola immagino. In tema dunque a quel pensiero, è chiaro che è un bene che Totò Riina sia stato fermato. Questo è stato un comportamento corretto per quello che riguarda il mio senso etico, ma resta intatto il mio pensiero "provocatore"; anche Totò Riina poteva essere una brava persona, o almeno, sarebbero le persone che sono state più vicine a lui a poter esprimere giudizi più attendibili nel merito, ma non ho mai indagato e poi è solo un esempio
#172
Citazione di: Alberto Knox il 24 Novembre 2024, 22:48:29 PMNo, non mi sento per niente oppresso ,anzi mi sento felice della tua dimostrazione di abilità dialettica . Complimenti ragazzo adesso basta con Kant . Attenzione Daniele, stai per batterti con me  :)
Grazie a te per il tributo e grazie a te pure per esserti fermato. Non è da tutti. Penso comunque che una buona dialettica sia scontata se è retta da una fede ben solida. E la mia sembra esserlo, almeno a me.
Se poi vuoi metterla come una divertente sfida all'Ok Corral penso che potresti vincere solo se ti presentassi col tuo nome, perché qualsiasi altro grande filosofo della storia che tu possa invocare lo stroncherei senz'altro qualora rilevassi nel suo dire una contrarietà al mio pensiero. E sai perché? Perché tutti costoro avrebbero a mio vedere fallito non individuando chiara-mente il punto di riferimento delle loro argomentazioni. È sicuramente immaginabile che qualcuno ne abbia parlato, ma la via di ricerca che si apriva sarebbe stata puntualmente snobbata ... sempre sotto la bandiera del proprio tornaconto, magari inconsapevole, ma animalescamente intuibile. Errore madornale dal punto di vista della ragione.
Insomma, secondo me è il sistema a essere in profonda crisi. Il sistema è quello che si è insediato naturalmente alcune migliaia di anni fa e che, affidandoci al concetto di entropia, è passato da uno stato di ordine primordiale a uno stato di disordine odierno in ragione della frammentazione del potere primevo in vari potentati minori che per forza di cose, confliggendo tra loro, non possono che aver prodotto e produrre a oggi grandi dissipazioni di energia rispetto a quella primordiale. Va da sé che, oltre allo sfruttamento del territorio sul quale non m'intrigo, l'energia di cui parlo e che si spreca è quella che si riferisce al concetto di giustizia, una giustizia che non è più in grado di garantire seriamente ciò che i suoi codici stabiliscono, bistrattati così come sono nella loro formazione da vari potentati influenti
#173
Citazione di: Alberto Knox il 24 Novembre 2024, 17:59:18 PMSe il tuo tornaconto è a discapito dell altro non puoi chiamare questo etica lo chiamerai col suo nome "Egoismo" .
Infatti io sostengo che l'essere umano è egoista e di riflesso pure altruista visto che è un animale sociale. Ma di fondo è egoista e per certo non ho alcuna pretesa che l'altro mi restituisca il portafoglio perduto, anche se gradirei senz'altro il gesto. Ed è pertanto a questo egoismo di fondo che un'etica deve adeguarsi.

La formula sottesa dall'imperativo categorico non è tirannica solo quando non prescrive quello che devo fare. E infatti, pur avendo voluto adeguarmi alla formula dell'imperativo categorico, io non ho prescritto, bensì ho solo descritto solo quello che tutti fanno, ed è per questo che la legge universale da me proposta possiede almeno un poco più di titolo per definirla "legge". In altre parole non oppongo un controverso all'universo (umano) originando il "diverso". E soprattutto, mettendo il dito nella piaga, non generando il dualismo "egoista" in opposizione a chi si pensa erratica-mente "altruista"; cosa che fanno le menti di quelli che vivono con gli occhi aperti in un mondo preconfezionato a "sua propria immagine e somiglianza". E infatti sono sempre fermo al finale del mio post nr.22 su questo tema. Contestami quindi, come faccio io. Comunque, soddisfando in parte te e Kant, la formula "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te" la tengo buona anch'io come minimo sindacale in capo all'essere altruisti di riflesso. Quella in positivo mi convince molto meno, soprattutto perché non è ben stabile nemmeno l'altra. In questo caso, meglio non fare che fare.
Concludendo, la tua pretesa opprime il mio senso della vita, la mia spiritualità. Se ti opprime la mia, ricorda che il mio punto di vista è solo adeguato ai dati sensibili, a ciò che vedo, non è proprio un "votate La Trippa", pertanto dovresti addurre altre cause ai malanni che si compiono nel mondo, piuttosto che proporre prescrizioni che messe alla prova dei fatti si sciolgono come neve al sole
#174
Citazione di: Alberto Knox il 22 Novembre 2024, 19:37:46 PMSicuramente tu hai toccato almeno una parte di quello che noi chiamiamo realtà . Se guardiamo la storia infatti le cose stanno così, dove le bombe sono da sempre cadute sull uomo. Mi viene in mente un momento dell opera di primo levi, un uomo a cui le bombe sulla testa non sono certo mancate. Nel proseguo di "se questo è un uomo " dal titolo "la tregua" . Vado a memoria;
Dopo la liberazione a opera dell'Armata Rossa, Levi stringe amicizia con un ex prigioniero greco, Mordo Nahum il quale lo rimprovera e gli dice "ma non hai capito niente , non lo sai che la cosa più importante sono le scarpe prima ancora del cibo , perchè se non hai le scarpe, il cibo non lo riesci ad andare a prendere" .."sì ma adesso la guerra è finita" risponde Primo Levi e  Mordo Nahum lo guarda come uno che sa verso chi non sa e gli risponde "guerra è sempre".
Oggi noi possiamo dirlo ancora che "guerra è sempre"?
 abbiamo ragioni per dirlo perchè devi lottare per far valere i tuoi diritti sul lavoro, lottare per trovare lavoro, lottare per pagare le bollette , lottare per non farsi fregare dal prossimo e quindi da questo punto di vista noi a cosa siamo chiamati ad avere cura o a lottare? sì noi possiamo dire che "guerra è sempre" ma possiamo anche dire "anche etica è sempre" ecco la dialettica antinomica che si inserisce nel tuo stesso terreno di toccare la realtà, abbiamo tante ragioni per dire  "arma virunque cano" (così inizia il poeta Publio virgilio Marone nelle Eneide ), canto alle armi e all uomo , ma uomo inteso come vir , cioè come guerriero è chiaro. Abbiamo tante ragioni per dire questo e quindi l 'odio e quindi la forza e quindi l'oppressione e quindi la vittoria e quindi la selezione e abbiamo altrettanto ragioni per dire che canto l amore, che canto il bene , che canto la giustizia, che canto la cura . Da un punto di vista logico razionale non le abbiamo queste ragioni forse? E quindi certo che siamo chiamati a lottare per il nostro stare bene ma in questa sede stiamo parlando di etica ed etica non significa fare quello che ci conviene.

"Agisci soltanto secondo quella massima che, al tempo stesso, puoi volere che divenga una legge universale".
Riformulata pure con:
"Agisci in modo tale che la massima della tua azione possa diventare una legge universale della natura"
Questo c'è scritto su Wp e a mio vedere tali parole esprimono una chiara volontà di potere. Mi sembra cioè, da come si esprime, che la massima, cosa nella quale è contenuto il principio soggettivo, la si voglia imporre come principio oggettivo. Devi volere insomma. Un bel coraggio ci vuole, tanto da confondersi con la superbia, o col fascismo. Ma a ragion veduta non aveva mica tutti i torti, infatti è quello che faccio pure io. Il torto sarebbe quindi semmai in coloro che ne danno un'interpretazione assai opinabile, tu tra questi, pensando che possano esservi delle azioni sempre inequivocabilmente giuste o ingiuste. Non so poi come se la sbrighi Kant, ma non ha molta importanza dato che è morto già da mò. Mi viene però in mente ora uno stralcio di un dialogo passato in cui dicevo:
"Dico semplicemente che non è l'azione a determinare l'immoralità del gesto."
Tu mi rispondevi dicendo:
"Hai ragione ma questo vale anche per l azione morale. Non è tanto l azione in sè nel suo concretizzarsi ma piuttosto è l'intenzione che ci mettiamo dentro."
¿Perché, mi chiedo ora, vorresti dirmi che devo sempre restituire il portafoglio a prescindere dal fatto che io sia ricco o povero?
A sentirti dovrei rimestare sull'intenzione che ci ho messo dentro. Ma non c'era alcuna intenzione immorale nell'impossessarmi di quel portafoglio, dato che se avevo fortuna soddisfacevo il mio tornaconto. E a restituirlo non avrei più di tanto contribuito al bene comune, avrei solo dato un buon esempio di non si capisce bene cosa.
Insomma, l'intenzione era buona o cattiva? Era buona, per me ovviamente, perché l'intenzione è strettamente connessa alla massima, ovvero al principio soggettivo che dovrebbe consentirmi di distinguere il principio oggettivo che regola ciò che è bene e ciò che è male. E allora, dato che voglio, desidero, imporre la mia massima come legge universale e che questa massima è quella che muove la mia intenzione devo dire innanzitutto che penso di essere un osservatore molto acuto quando voglio ... la famosa superbia ... e in quanto osservatore acuto ho notato, principio soggettivo dunque, ho notato che il novantanove per cento delle persone sottoscriverebbero il mio principio soggettivo ... chissà poi con quali poteri io possa avere notato qualcosa che non è ancora successo, misteri! ... Ho notato infine, somma delle somme, che l'individuo è mosso dal proprio tornaconto, materiale e spirituale, e rimarco spirituale perché quest'ultimo concetto si perde nelle nebulose delle menti umancelesti, termine coniato dall'illustre viator, la buona sorte sempre l'accompagni. Chiaro sarebbe che questo mio notare forma tutte le mie intenzioni, buone a mio giudizio perché vogliono imporre la famosa legge universale che sarebbe pertanto: "Agite sempre assecondando il vostro tornaconto", ma è qui che casca l'asino. E pensare che c'è scritto pure nella Bibbia qualcosa che rimanda al manifestarsi della spiritualità (il personale senso della vita) perché Dio a un certo punto rimprovera i due poveretti dicendo loro che si erano incautamente cibati dell'albero della conoscenza del bene e del male e che ne avrebbero di conseguenza patito molti guai. In questo senso quindi, per mio conto sarebbe fin troppo facile liquidare la questione dicendo che san Francesco era bravo e Totò Riina era un empio .... perché forse erano bravi tutti e due, o matti patocchi entrambi, sicuramente poco normali. Qui mi fermo e attendo una tua replica
#175
Percorsi ed Esperienze / Re: "Chimere"
22 Novembre 2024, 21:42:02 PM
Ciao doxa e anche Mariano già che c'è; dicevo solo perché nel suo morire avevo colto una certa serenità che mi ha colpito, ma di fatto la penso come te. Un messicano disse che se avesse potuto evitare la morte forse avrebbe cominciato a preoccuparsi, o una roba del genere.. Comunque ho come la sensazione di essere giunto ormai alla stazione "i giochi sono fatti". .... In merito alla memoria quindi, pur facendovi spesso ricorso nelle mie conversazioni, i ricordi non suscitano in me particolari emozioni. Ne rido assieme. In verità non sono proprio uso ai ricordi, belli o brutti che siano. E con le cose è un po' lo stesso, infatti possiedo pochissimi oggetti del mio passato; insomma, più che altro mi emoziona ancora la vita del presente. Forse un giorno mi cadrà una tegola in testa, forse mi stancherò della vita del presente. Faccio le corna e aspetto ... 
#176
Citazione di: Alberto Knox il 21 Novembre 2024, 16:58:09 PMMa io questo non l ho mai detto, non mi sono mai permesso di toccare la sacralità della vita di ognuno qui dentro, la tua vita è sacra, cosa c'è di più sacro della vita  e quando uno muore per un altro si dice appunto "sacrificio" in riferimento della sacralità della vita. No Daniele niente è più importante della tua vita , sono 18 pagine che ripeto le medesime cose , ho parlato sull importanza secondo me fondamentale di sentire (e non solo capire) che c'è qualcosa di più grande e di più importante di te ovvero non della tua vita biologica ma del tuo interesse personale, del tuo tornaconto privato, del tuo ego in pratica . A questo mi riferisco ma lo detto più di una volta. Ho fatto anche l esempio di Einstein a riguardo.
Ma kant fonda la sua morale sulla ragione pratica ma nello stesso tempo inchioda la pura ragione alla logica antinomica. che cosa significa? bhè che ci sono tante ragioni per dire si alla vita e altrettante ragioni per dire no alla vita , tante argomentazioni ragionevoli per supporre l 'esistenza di Dio e altrettanti argomentazioni ragionevoli per sostenere la non esistenza di Dio. ci sono ragione per sostere la libertà e ci ragioni per sostenere la non libertà. Ci sono ragioni valide a sotegno del bene e ragioni valide a sostegno del male. Perchè devi fare il bene Daniele? anche quando nessuno ti vede, perchè ? perchè fare il bene se e più conveniente il male? o il non bene, senza tirare in ballo il male, se questo può andare a nostro favore? Se non riusciamo rispondere a questa domanda ogni spiegazione di un fondamento etico rimane monca. Fare il bene ci rende felici forse? non una forzatura forse?
Va bene, non ho usato le tue parole precise, ma la sostanza resta la stessa dato che il mio tornaconto è per certo implicato con la mia vita. In ogni caso non considero la vita come qualcosa di sacro, altra frase fatta molto in voga ad oggi. Per mio conto la vita di chiunque andrebbe doverosamente rispettata in ragione di quanto costui rispetti la tua. A livelli di quello che indichi come mero tornaconto personale ti concedo che se non ho problemi economici restituisco senz'altro il portafoglio, ma non più di questo. Intendi cioè che se fossi come si suol dire "preso con le bombe" non proverei certo vergogna a non restituirlo ... figurati poi un anarcoide come il sottoscritto che potrebbe pure non restituirlo solo per dispetto ideologico.
Per quello che riguarda Kant, che era un credente anche se un po' controverso, l'imperativo categorico non sarebbe sostenibile se non da un credente, a livello teorico però. Perché in pratica è un'altra faccenda. Se proprio devo pensare a Kant infatti me l'immagino come un filosofo che si è nutrito di libri e di corrispondenza con altri, ma che si sia ben poco calato nel tessuto sociale popolare, e dicendo popolare non intendo certo quello dei suoi pari, nonostante fosse figlio di un artigiano. Ma si dice pure che avesse dei grandi pregiudizi nei confronti degli ignoranti. Grave mancanza e probabilmente decisiva. Dall'altra parte invece, quella dell'ateo o agnostico che sia, la libertà di scelta, che sarebbe infine quella che dà legittimazione alla formulazione dell'imperativo categorico, sarebbe completamente insostenibile da un punto di vista logico razionale giacché ogni scelta sarebbe condizionata da qualcosa, vedi sopra la scelta dell'uomo agiato e la scelta dell'uomo "ciapà cóe bombe". Non pensare inoltre che un imprenditore, o pure un operaio, a fronte di una sventura generica che li colga a cinquanta o cinquantacinque anni non possano trovarsi pure loro "presi con le bombe" e di conseguenza mutare certe coordinate relativamente alle loro posizioni etico/morali. E allora ¿a chi dovremo chiedere cosa è bene e cosa è male se non a noi stessi e nel nome del proprio tornaconto di quel momento, materiale o spirituale che esso sia? Magari, dico, fosse così semplice inquadrare il bene e il male come fossero cristallizzabili nella semplice formula dell'imperativo categorico. Alberto, bisogna essere realisti nell'affrontare filosoficamente ciò che chiamiamo realtà. Comunque, mi sembra di cogliere nel tuo pensiero quasi una pretesa a voler identificare dovere e volontà. Se così fosse non sarei certo in disaccordo, ma ne deve passare ancora assai molta di acqua sotto i ponti prima che si possa scorgere la giustezza di una simile identificazione
#177
Citazione di: TugA il 21 Novembre 2024, 11:20:01 AMSono d'accordo con te che i sentimenti possono essere distorti, ma penso che senza un senso di empatia e compassione non si possa apprezzare appieno la situazione.
Ciao TugA e benvenuto nel forum. Certo che i sentimenti e l'empatia concorrono, ma il senso del mio discorso era un pò più ampio. Seguendo cioè il citato eroe del mio post precedente, magari poi si scopre che aveva salvato un pezzo di merda e contestualmente messo in crisi le persone a lui più care. In ogni caso, ampliando il panorama, si scopre pure che l'essere umano è assai astuto e non manca, a volte inconsapevolmente, ma anche no, che l'altro strumentalizzi i tuoi sentimenti facendoti fare quello che vuole. Scemo lui ... si dirà. Certo, si può metterla pure così  ... e infatti tra i truffatori si dice che nasce un cucco al giorno e beato chi lo cucca ... Ma non si pensi che il mondo dei non truffatori non sfrutti in modo più sottile l'arte dell'astuzia. Allora dico che se allo scemo insegni, a livelli istituzionali però, che l'essere umano, almeno l'uomo per quel che posso sostenere, è fondamentalmente egoista e di riflesso pure altruista, e non mancano certo le evidenze di entrambe le modalità, si vedrà che lo scemo prima o dopo impara e comincia a prendere le misure. Ma deve dirglielo l'istituzione statale, soprattutto perché lo scemo di turno saremmo tutti noi che pur sapendolo (che l'uomo è innanzitutto egoista) ancora taluni fanno finta che non sia così. A molti va bene, ma non so fino a che punto non essendo tra questi, ma a tanti altri va male di sicuro. Per questo mi appello alla ragione per parlare di etica
#178
Citazione di: Alberto Knox il 20 Novembre 2024, 12:21:40 PMsono d'accordo, l'etica ha origine dal sentire e se tu non senti come si fa a parlare di etica?
Certo che allo stato attuale delle cose, in teoria almeno, l'etica origina dal sentire, ma non sono d'accordo che il sentimento debba dirimere la questione dell'etica.
In primo luogo il tuo sentire, quello di Alberto intendo, ti fa dire che vi siano cose più importanti della propria vita, cosa che io contesto. Nel senso che può essere senz'altro che io ritenga più importante della mia vita quella di una persona alla quale sono legato da grande affettività, ma si tratterebbe di un caso particolare. Può anche essere che in una situazione emotivamente coinvolgente uno possa pure compiere quello che si chiama un gesto eroico, magari dimenticando completamente quali possano essere le conseguenze del suo sacrificio per delle persone che di sicuro gli sono più care dello sconosciuto che intende salvare, ma pure qui ci si troverebbe in un caso particolare dato che non tutti fanno gli eroi. Per il resto ritengo che la mia vita valga di più di tutti gli ucraini o dei russi messi insieme, e anche di tutte le vite di quelli che ogni giorno muoiono di fame. Sarò pure uno stronzo, ma dal mio punto di vista sono solo uno che non è ipocrita.
In seconda battuta contesto l'imperativo categorico kantiano, dato che il dover essere poggia tutto sulla certezza della libertà di scelta, cosa tutta da dimostrare. Tra l'altro io la nego, ma mi guardo bene dal porre come fondamento dell'etica il fatto che non sarei depositario di tale libertà.
Pertanto, se di fondamenti dell'etica si deve parlare, se ne parli piuttosto affidandoci a dei principi di realtà stabiliti dalla ragione più che dai sentimenti che a mio vedere sono senza ombra di dubbio i promotori delle nostre argomentazioni razionali, ma al tempo stesso deformerebbero la realtà quando la si confronti con la ragione "pura", la quale corrisponderebbe alla ragione di tutti, che a sua volta in ultima analisi corrisponderebbe alla ragione umana. Ed è per questo che ho fatto riferimento al senso di vergogna che tu hai approvato; proprio perché quello è uno dei luoghi in cui si manifesta un probabile conflitto tra sentimento e ragione
#179
Percorsi ed Esperienze / Re: "Chimere"
21 Novembre 2024, 07:25:57 AM
Citazione di: doxa il 19 Novembre 2024, 20:01:57 PMCosa distingue un ricordo da un sogno ?

Perché alcuni sogni si ricordano e altri no ?

Comunque sia il ricordo sia il sogno si possono raccontare. Ma cosa accade quando i ricordi cominciano a sbiadire fino a cancellarsi ? Tale problema è il soggetto di film memorabili, come "Eternal sunshine of the spotless mind", "Le pagine della nostra vita" o "Still Alice", che raccontano ciò che si ostina a sfuggire alla perdita di sé.

Ne parla anche lo scrittore e poeta olandese Hendrik Jan Marsman (1937 – 2012), meglio conosciuto con il suo pseudonimo: J. Bernlef, nel libro titolato "Chimere", romanzo pubblicato in Olanda nel 1984 col titolo: "Hersenschimmen", in inglese: "Out of mind". Il libro esplora il tema della memoria e della sua dissolvenza, offre una rappresentazione realistica della discesa della mente nella demenza dal punto di vista del malato.

Protagonista è Maarten Klein, un settantenne che vive con la moglie Vera a Gloucester, sulla costa a nord di Boston. Le giornate dei due, emigrati da tempo in America, si ripetono, scandite da abitudini rassicuranti: la pizza la domenica, le passeggiate col cane Robert, brevi conversazioni con i vicini. I figli, ormai adulti, non si fanno né vedere né sentire.

In quel "quadro" di vita tranquilla s'insinua la malattia. La mente di Maarten non è più pronta e lucida,  comincia a dimenticare, a perdersi anche nei gesti quotidiani.

Come in tanti casi di demenza, sono più vivi i ricordi di un passato lontano, di decenni prima vissuti in Olanda.

Finché un giorno d'inverno  tutto cambia. Accade quando Maarten guarda fuori dalla finestra  e non vede quello che si aspettava di vedere: i bambini che tutte le mattine salgono sul pullmino per andare a scuola, con i loro zaini colorati e gli schiamazzi che danno allegria. Non li vede perché quel giorno è domenica e non è mattina, gli dice Vera, porgendogli una tazza del loro tè pomeridiano.

Marteen rimane perplesso, non ricorda nulla delle ore precedenti. Pensa che non ha mai avuto una buona memoria, e si domanda come ha fatto a dimenticare un'intera mattina. Come se non ci fosse mai stata.

E' un episodio da cui l'uomo non tornerà più indietro. Lui stesso racconta le vicende di quell'inverno che è anche la sua ultima stagione, quella in cui tutto s'addormenta, quella in cui il ciclo vitale naturale ha fine.

Il giorno dopo porta fuori casa il cane per la passeggiata quotidiana e torna a casa da solo, perdendo di vista il cane e ignorando il motivo per cui era uscito.

Una mattina si alza dal letto, si veste per andare al lavoro, ma è in pensione da anni.

A volte è convinto di essersi appena svegliato e di dover bere il caffè, invece è l'ora di cena.

La malattia si incunea piuttosto velocemente nella mente di Maarten: l'uomo dapprima si scorda di prendere la legna, poi va alla ricerca di qualcosa che, nel frattempo, non ricorda più cosa fosse.

"Provo a leggere il libro che ho in mano ma le parole non si decidono a fare una frase. È come se all'improvviso non padroneggiassi più l'inglese malgrado negli ultimi anni sia diventato praticamente bilingue".

L'uomo è angosciato. Capisce che c'è qualcosa che non va.

La moglie è sempre  accanto  al marito; sfogliano l'album di fotografie che raccontano decenni di vita insieme per recuperare ciò che si sta dissolvendo nella mente di Maarten, spesso confuso e irritato.

Vera durante una telefonata così si confida: "Comincio a preoccuparmi sul serio. A vederlo non ha niente di strano ma è proprio questo che fa tanta paura. Certe volte racconta cose di noi che io non ho mai vissuto. Come se ai suoi occhi fossi un'altra [...] Mi sento inerme, non so come aiutarlo. È diventato così, praticamente dall'oggi al domani".

Intorno a questa anziana coppia ci sono altre persone che rispondono ai richiami d'aiuto di Vera: sono il dottor Eardly,  la giovane badante Phil Taylor, che il protagonista scambia per un'amica dei figli e che, giorno dopo giorno, continua a non riconoscere nonostante lei ora faccia parte della famiglia. Maarten smarrisce i tanti frammenti del suo vissuto: non riconosce più i luoghi e poi perde anche la dimensione del tempo.

Vien voglia di abbracciarlo quando non riesce a compiere i gesti più ordinari, come vestirsi da solo, quando crede che i suoi genitori siano ancora vivi. Di confortarlo quando si sente in colpa per le lacrime di Vera, che dalla rabbia iniziale è passata alla disperazione perché ha capito che l'uomo che ama sta dimenticando tutta la sua vita e la loro vita.

"La gente della nostra età vive dei propri ricordi. Persi i ricordi, non rimane nulla", dice Vera tenendosi la testa tra le mani.

"Chimere" è una storia commovente e toccante. J. Bernlef descrive la malattia in maniera accurata e pertinente racconta di essa con  espressioni coinvolgenti, emozionanti.

L'avvicinarsi della fine è triste ma anche questo fa parte della vita.

L'autore delinea quel doloroso tratto che ognuno di noi dovrà percorrere e che forse ha vissuto accanto a qualche familiare o amico.

L'argomento su cui la narrazione ruota è quello della transitorietà: la consapevolezza che per tutti il tempo passa, tutto cambia e nulla resta uguale.

Il nostro orologio interno va con quello delle stagioni. Ma, proprio alla fine, nella più fredda delle stagioni, l'inverno, quando la mente non è più lucida e non comprende neanche più la sofferenza, s'insinua la speranza.

"Ascolti solo la voce che sussurra [...] si può guardare, guardare fuori... il bosco e la primavera imminente... la primavera che sta per cominciare".


p. s. leggo che la demenza senile è una  malattia neurodegenerativa dell'encefalo.

Colpisce molte persone anziane e determina una riduzione graduale e irreversibile delle facoltà cognitive.

La perdita della memoria (o amnesia) consiste nell'impossibilità, parziale o totale, di ricordare esperienze passate, recenti o più remote. In casi gravi, il soggetto affetto da amnesia può anche non riuscire ad acquisire stabilmente nuovi ricordi.

Esistono vari tipi di demenza senile, uno è il morbo di Alzheimer.
Ciao doxa; hai toccato un tema dolente esponendo una caso toccante. Per rinfrancar lo spirito comunque, sempre In tema di demenze senili, ti propongo un caso più fortunato. Seguii da vicino mio padre negli ultimi anni della sua vita. Morì a novantotto anni e nell'ultimo anno non ricordava più un accidente. Non se ne rendeva conto, io più di tanto non glielo facevo notare e tutto sommato conservò fino all'ultimo respiro la sua solita tranquillità. Riconosceva cose e persone e ragionava bene coi limiti della mancanza di memoria ... Quand'è che si può mangiare qualcosa?, diceva a volte nel mentre che aveva da poco terminato un buon pasto. A dire il vero non accadeva spesso, ma in quei casi era pronto in breve tempo un piattino di spaghetti aglio olio e peperoncino, pietanza da lui sempre gradita e alla quale in quei momenti dedicava per forza di cose non più di tre forchettate. Di solito accadeva alla sera, poi dormiva e al mattino chiedeva sempre in modo curioso ¿cos'è successo?, cosa che un po' mi divertiva tanto che a volte gli raccontavo pure qualche grossa balla. Dovessi morire di vecchiaia mi piacerebbe morire come lui
#180
Fintanto che non si provi un senso di vergogna di fronte a una nostra azione, o anche di fronte a una nostra non azione, ogni discorso sull'etica vale meno di zero