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Messaggi - cvc

#166
I primi filosofi, per cominciare a filosofare, hanno percepito il bisogno di chiudere la realtà nel recinto di alcuni concetti: tutto, principio, natura, sostanza...... quelli che si potrebbero definire assiomi sulle cui relazioni fondare le varie teorie. Tutto è acqua, tutto è fuoco, tutto è numero, tutto è, ecc. La prima cosa di cui ha avuto bisogno la filosofia è stato di mettere dei paletti, ossia di ridurre la realtà ad un concetto, un principio, un elemento. È quello che la filosofia ha poi sempre continuato a fare, anziché accettare l'idea di una realtà capricciosa ed inafferrabile, si è sempre cercato un punto da cui far partire e a cui ricondurre tutto. Anche la religione piuttosto che accettare l'incertezza assoluta dell'essere preferisce identificare il capriccio e la volubilità degli eventi in un Dio, meglio se antropomorfo. Nella scienza poi il riduzionismo assume tratti ancora più marcati. La difficoltà è forse nell'ammettere che - se come dice Descartes l'unica cosa di cui siam certi è di avere un pensiero - il nostro potenziale mentale ha potere solo se si concentra su di una sola cosa alla volta. Posso dire coi sofisti che ogni argomento ha una tesi favorevole e una contraria ma, di fatto, io non posso essere contemporaneamente favorevole e contrario, perché la mia mente può trattare una sola tesi per volta. È proprio questa peculiarità della mente umana di poter affrontare un solo problema alla volta che determina la sequenzialità del pensiero, che corrisponde più ad un artificio che al reale funzionamento del nostro cervello. Tanto è che la nostra memoria non funziona come un magazzino ordinato in scomparti dove ritrovi le cose nello stesso ordine in cui le hai lasciate. Funziona in un modo più disordinato dove per ricordare un fatto latente serve più creare delle associazioni che rievocare un elemento per volta in modo sequenziale. E questa sequenzialità del pensiero ha dato origine alla nostra visione sequenziale della realtà, dove tutto viene scandito dallo scorrere di orologi alquanto relativi.
C'è la grande differenza fra la realtà che accade e la realtà raccontata (la verità è ciò che si dice?), fra realtà mentale e personale e realtà extramentale ed extrapersonale. Ma la realtà è sempre una cosa sola alla volta, ricondurre il tutto all, uno e l'uno al tutto.
#167
Pur essendo un estimatore degli stoici, tuttavia su qualcosa mi sento di dissentire, sempre che il mio sissentire non sia poi più che altro un precisare o approfondire alcuni punti. Mi sento scettico ad esempio sulla presunta autarchia stoica riguardo alla felicità. Per lo stoico la sua felicità dipende solo da se stesso, dalla sua scelta morale. Credo invece che la felicità abbia almeno due ingredienti: l'individuo con le sue buone scelte e l'ambiente favorevole. Credo che come diceva Bonaparte il talento (in questo caso la saggezza) da solo non basta, occorre anche l'opportunità (fornita dall'ambiente). Io posso si essere vietuoso, ma se sono circondato da sventure difficilmente potrò essere felice appieno. Posso sopportarle, diventare apatico nei loro confronti e vedere in questa sorta di serenità un successo personale e compiacermene. Ma questa è felicità? Siamo noi che facciamo la nostra vita, ma è anche la vita a fare noi stessi.
#168
Tematiche Filosofiche / Re:Se il presente non esiste
19 Giugno 2018, 08:50:02 AM
Citazione di: Phil il 18 Giugno 2018, 16:46:39 PM
Secondo me, il presente è un'astrazione arbitraria, esiste come concetto ed è uno di quei concetti problematici solo perchè sono nati da termini che, anziché essere usati solo come aggettivi ("presente"), sono stati "sostantivati" ("il presente", parente non a caso di "la presenza"... ma non partiamo per la tangente derridiana ;D ).
Il momento presente, l'anno presente, il qui presente Tizio... si tratta di una presenza ridimensionabile nel tempo che più conviene al senso del discorso; il presente è duttile, dura una vita (la nostra, siamo sempre nel presente, anche quando pensiamo al futuro o ricordiamo il passato, lo facciamo nel presente) ma è anche "asintoticamente inesistente" (potremmo parlare dell'istante presente come dell'infinita divisibilità matematica dell'attimo: un miliardesimo di secondo, diviso mille, diviso mille, diviso mille, etc.).
A farla breve, senza offesa, è un falso problema  :)

Invece il problema è reale perché rimanere intrappolati nel passato (traumi) o nel futuro (ansia) è all'origine di patologie individuali e sociali anche catastrofiche.
Se la scienza ha relativizzato il tempo, ciò non significa che sia così anche per la vita mentale. Quando osservo un fenomeno, prima di relativizzarlo, lo osservo nel presente. È nel presente che posso ragionare, decidere, agire, prendere decisioni. Più che un astrazione direi che il presente è un'intuizione difficilmente rappresentabile. Ma necessaria poiché non viviamo in una realtà atemporale. La vera astrazione è quella di immaginarsi in un mondo dove il tempo non esiste o dove sia una sorta di itinerario da percorrere a piacimento. Ma questo è un esercizio spirituale. La realtà è quella che fa tic-toc, tic-toc.
La scienza è astrazione, se poi uno immedesima la scienza con la vita reale, allora la vita reale diventa un astrazione.

Comunque nessuna offesa se continui a pensare che sia un falso problema, ci mancherebbe. Del resto dubito di averti convinto e in fondo nel forum quando mai succede che qualcuno convinca qualcun'altro?
#169
La verità è anzitutto una parola, quindi uno strumento con finalità comunicative che, nello specifico, serve a distinguere una cosa da una sua errata interpretazione.
La frase 'la verità è ciò che si dice' mi pare più una provocazione o un paradosso. Una mostruosità se la si analizza secondo la logica perché anche le bugie sono cose che si dicono, quindi ne deduciamo che tale proposizione afferma che le bugie che si dicono sono la verità.
Però bisogna guardare la luna e non il dito: cosa sottintende intrinsecamente la frase? Secondo me l'ottusità e la credulità umana che, platonicamente parlando, è talmente abituata a scambiare le ombre per gli oggetti che le proiettano da non saper riconoscere gli stessi oggetti alla luce del sole.
#170
Tematiche Filosofiche / Re:Se il presente non esiste
17 Giugno 2018, 14:00:42 PM
Citazione di: Eutidemo il 17 Giugno 2018, 13:55:26 PMIl presente è un continuo fluire ed un continuo cangiamento, allo stesso modo in cui una pellicola cinematografica scorre sullo schermo; ma lo schermo, anche se noi non lo vediamo durante il film, resta sempre immobile ed uguale a sè stesso.
Per vederlo, dobbiamo interrompere il film! ;)
Il che equivale a dire che il presente non esiste, perché se fermi il film il fotogramma che vedi è già passato nel momento in cui lo guardi. Ma allora cosa significa vivere al presente, hic et nunc?
#171
Tematiche Filosofiche / Se il presente non esiste
17 Giugno 2018, 10:20:09 AM
Mi perdonino i puristi per questo mio filosofeggiare vagabondo e claudicante, eppur questa riflessione mi si pone. Se col buon Eraclito si ammette che mai si scende due volte nello stesso fiume, parafrasare ciò significa che il presente non è. Ovvero il presente è un continuo fluire, un continuo cangiamento attorno al nucleo del logos, il fuoco primordiale, la guerra perenne e giustizia divina ed esplicazione della ragione che, però, non dispiega cosa sia il presente al di là di quel cogliere il logos che è in ogni cosa. Ed infatti le antiche filosofie in gran parte altro non erano che continua esortazione a vivere nel presente, hic et nunc. Perché è nel presente che agisce la ragione. Il passato e il futuro sono irrazionali. Però, com'è difficile! Perché il passato contiene un sacco di emozioni e sentimenti che si esplicano nei ricordi, nonché le nostre abitudini che tracciano il nostro comportamento e, secondo alcuni, la nostra intelligenza stessa. E il futuro custodisce le nostre speranze, i desideri, i buoni propositi, forse anche la felicità (se con un azzardo si può identificare la felicità nella sua ipotesi). Ma passato e futuro hanno spesso un peso troppo grande, soffocante, paralizzante. Tanto più in questa epoca dove il passato è facilmente accessibile con la sedimentazione di file nella rete e dove il futuro è sempre più un turbine di innovazioni di stile di vita sempre più frequenti. Bisognerebbe, come gli antichi filosofi, tornare a vivere nel presente. Ma poi chi lo dice a quello della pubblicità che la mia vecchia macchina va ancora bene e che non voglio cambiarla? E al supermercato che non farò scorta di prodotti per il futuro solo perché me li scontano del 30%? E al politico che continua a parlare di un mondo diviso fra fascisti e comunisti? E all'amico dimenticato e sepolto da anni che ora mi chiede l'amicizia su facebook? E all'agente assicurativo che mi chiede se ho già pensato ad integrare la mia futura ed incerta pensione?
Non si scende mai due volte nello stesso fiume, eppure a volte ho l'impressione che il fiume sia diventato uno stagno, con l'acqua talmente ferma da sembrare una superficie liscia, fra futuro e passato.....
#172
Si purtroppo l'Italia è questa (Viator), impigrita dalla posizione strategica favorevolissima che ne ha fatto le fortune nel rinascimento, e li siamo rimasti. Poi sono cambiate le rotte con le nuove vie per le Indie, ma siamo rimasti pigri attaccati al nostro comodo bacino mediterraneo, ignari che la geografia economica del mondo stava cambiando. Lo stesso è avvenuto anche con il boom economico della Cina. Noi tutti preoccupati di non farci rubare il Parmigiano e le 500 mentre gli altri pensavano ad aumentare le esportazioni verso la nuova potenza. Abbiamo comunque pur sempre il nostro fascino, noi così genuini e pittoreschi, grandi sognatori, come quel signore che voleva riesumare niente meno che le antiche glorie romane ( se poi fu vera gloria quella di Cesare, il genocidio di un popolo per questioni di potere personale - Goethe), e che, ahimè, sottomise al giuramento fascista 1200 professori, a cui solamente 12 si rifiutarono. Eroi della cultura rimasti dimenticati. Come molti valorosi poliziotti del resto....
#173
Dal discorso dell'ascensione del 1927, dove Benito Mussolini fa la summa del primo quinquennio fascista: "Signori: è tempo di dire che l'uomo, prima di sentire il bisogno della cultura, ha sentito il bisogno dell'ordine. In un certo senso si può dire che il poliziotto ha preceduto, nella storia, il professore, perché se non c'è un braccio armato di salutari manette, le leggi restano lettera morta e vile......"
Premetto che nella dicotomia fra ordine e cultura io mi metto dalla parte della seconda. Anche se eraclitamente parlando una certa tensione fra i due poli risulta necessaria o anche per la saggezza mediana di Aristotele.
Curioso però constatare da alcuni fatti di cronaca che ci sono professori che hanno realmente bisogno del poliziotto, nel senso che se mettono un brutto voto ad un alunno poi rischiano di prendersi un pugno in faccia dal genitore o, peggio ancora, dall'alunno stesso. Il passo citato all'inizio incarna quasi l'essenza dello spirito fascista, ossia l'ordine e il controllo - quand'anche la persuasione - precedono di gran lunga la cultura con le sue implicazioni di libertà di spirito. Credo però che al giorno d'oggi molta gente baratterebbe volentieri i libri per un po' di sicurezza e di ordine in più. E quando ci spostiamo dal discorso generale ai casi particolari, diventa difficile dargli torto. Un padre preferisce una figlia ignorante ad una figlia stuprata. Certo che se siamo arrivati al punto che un insegnante deve essere affiancato da un poliziotto, questo è indicatore preoccupante del livello di barbarità cui la nostra società è giunta. Difficile credere nella cultura se la cultura stessa non riesce a farsi rispettare nemmeno a casa sua.
Secondo Platone il professore (il filosofo) precede il poliziotto (i custodi), ma il poliziotto poi precede tutti gli altri.
#174
Ma, una constatazione banale che ho sempre fatto è che gli immigrati  essendo gente disagiata, non avendo case confortevoli, lavori sicuri, avendo in genere sempre bisogno di qualcosa (permessi, visti, ecc), alla fine sono sempre in giro per lo più a piedi, non avendo nemmeno mezzi di trasporto. Quindi sono sempre per strada. Se molti di noi hanno una vita in cui lavorano, si fermano al supermarket e si ritirano, loro invece sono sempre fuori casa. Perciò magari sembrano anche più di quelli che sono.
#175
Rispondendo a Inverno, si  capisco. Non sei per l'accogliamoli tutti ma nemmeno si può lasciar morire della gente - nel mare, nei lager libici o sotto le bombe - che è stata vittima di uno sfruttamento occidentale ( previa accondiscendenza di politici corrotti locali); e non si può banalizzare la questione come fanno i politici solitamente di fronte ai problemi: spaccare l'opinione pubblica in due e tutti giù a tifare per una parte o per l'altra, come in una partita di calcio).
La questione immigratoria è talmente carica di argomenti che è facile deviare dalla discussione, pertanto cercherò di attenermi al tema.  Intanto per prima cosa direi che è già abbastanza sconcertante il fatto che un problema che dovrebbe essere risolto dalla politica debba essere delegato allo spirito cristiano, ultima scialuppa di salvataggio nel mare dell'indifferenza occidentale. Ma lo spirito cristiano non può ristabilire l'ordine politico, così come un pronto soccorso non può da solo gestire un'emergenza. Lo spirito cristiano può indurre ad uno sforzo di umanità per dare una mano a chi non ha nessuno che può aiutarlo. Ma il chiudere o meno le frontiere non lo si può ricondurre ad una questione prettamente caritatevole. Io sinceramente non ho capito bene una cosa, e cioè se le ondate immigratorie siano per lo più una fuga (sicuramente almeno in parte lo sono) oppure anche una sorta di esodo verso la terra promessa. Perché bisogna vedere fino a che punto - profughi a parte - gli immigrati partano di propria spocchia oppure siano messi sulle navi da trafficanti senza scrupoli che si fanno pagare a prezzo d'oro un viaggio intriso di promesse, di eden da conquistare, di speranze di sicurezza e miglioramenti economici. Perche da cristiano quale presumo di essere una cosa che realmente mi spezza il cuore è pensare che qualcuno illuda chi è già in condizioni di povertà se non di miseria e immagino come dovrebbe sentirsi costui dopo tale disillusione. Lo spirito cristiano è secondo me anche ( ma io direi soprattutto) quello di credere che ci sia una giustizia (la quale non può esistere se non in base a criteri di uguaglianza) e che debba essere fatta rispettare nei confronti di chi per denaro prende dei disperati, li riempie di balle e li butta in mare, lasciando agli altri le grane da risolvere. La stessa giustizia dovrebbe mettere anche un freno a certi comportamenti deliquenziali delle multinazionali e di chi ci guadagna. Ma se nessuno alza la voce e preferisce subire passivamente accogliendo il peso di tutta una situazione che non può gestire, non so se sia portatore di spirito cristiano o semplicemente un debole. Di sicuro questa non è comunque giustizia.
#176
Scusa Inverno, capisco che in un certo senso noi adesso paghiamo le ingerenze e gli sfruttamenti perpetrati nei paesi ora teatro di incontrollate emigrazioni verso di noi che, seguendo il ragionamento, avremmo il dovere morale di accoglierli dopo aver peggiorato le condizioni dei loro paesi. Però, innanzitutto non si rimedia ad un errore con un altro errore. Perché una immigrazione di massa abbia senso occorrono le condizioni. In promis una condizione di economia in espansione che assorba il bisogno di lavoro degli immigrati. Qui non siamo nell'America di inizio '900 che tirava come una locomotiva, per intendersi.
Poi bisogna distinguere i vantaggi che hanno avuto le multinazionali nello sfruttamento di quei paesi dai disagi che sopporta la popolazione per i continui sbarchi disordinati di gente disordinata che o vaga senza meta per il paese o viene rinchiusa in centri di accoglienza ( si, accoglienza di denaro da parte di chi li sfrutta).
Come la sotuazione non fosse già complicata il buon e temerario Jacopus ci mette il carico da 11 tirando in ballo la questione dello spirito cristiano. Lo stesso spirito cristiano italico che non si strappò le vesti per le leggi razziali. Io credo che sarebbe bello se diventassimo un popolo di 60 milioni di San Francesco, ma non lo ritengo plausibile. E nel concreto l'Italia per poter aiutare glia altri deve aiutare anche se stessa. E visto che siamo già casinisti di natura, un inquantificabile esercito di sbandati in giro per il paese non aiuta.
#177
Ciao Jacopus. Lo spirito cristiano è anche quello di dare l'esempio per fare proseliti. Ma forse l'unico musulmano che si è convertito al cristianesimo è Magdi Allam. Quindi lo spirito cristiano in Italia è sceso del 10% (anche se bisognerebbe stornare gli immigrati cristiani) e continuerà a diminuire in maniera direttamente proporzionale agli sbarchi. Purtroppo lo spirito cristiano viene sfruttato in maniera strumentale per cui anche chi non è cristiano sente di poter imporre al cristiano di dover agire secondo l'esempio del buon samaritano. Allora mi chiedo come mai uno, se non è cristiano ma predica ai cristiani di comportarsi in modo cristiano, non si fa cristiano anch'egli? Forse per paura di cadere anch'egli sotto la lente d'ingrandimento della coscienza cristiana?

P.S.
Il mio appunto non era rivolto a Jacopus che non so se sia cristiano o meno, ma a quelli- e ce ne sono - che usano questa astuzia nei confronti dei cristiani
#178
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Siamo in debito!
08 Giugno 2018, 12:14:09 PM
Si e mentre i populisti sovranisti sono sporchi, brutti e cattivi, i buoni sovranazionalisti tramite organizzazioni come il FMI o il WTO hanno presisposto le cose in modo che vengano sempre tutelati gli interessi degli investitori anziché quelli dei cittadini. La dichiarazione dei diritti degli investitori sarà il pilastro delle future costituzioni. Poi se nel frattempo la terra sarà diventata una discarica a cielo aperto e le risorse saranno esaurite, probabilmente saremo già in grado di andare ad insozzare e depredare anche Marte. Con buona pace dei marziani che se esistono devono essere anche più pazienti dei tedeschi. Il problema e che non vi sarebbe nemmeno da discutere su ste cose, tanto paiono ovvie. Però non entrano nella coscienza.
#179
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Siamo in debito!
08 Giugno 2018, 09:29:02 AM
Condivido le tue osservazioni, come dicevo in un'altra discussione l'Italia è frenata anche dal suo grande passato che impone una certa resistenza al cambiamento. Certo è più facile rinnovare dove non c'è niente, infatti in Albania hanno la fibra ottica ed io che abito nella provincia di Varese ( mica Canicattì, con tutto il rispetto per Canicattì) per avere internet devo farmi montare l'antenna sul tetto. Paesi più poveri dell'Italia hanno potuto sfruttare meglio le sovvenzioni UE perché non avevano i vecchi apparati da smaltire (come in Italia), il che ha un costo. Ciò vale anche per l'aspetto urbanistico ed ecologico. È difficile abbandonare le case del 1500 anche in vista di un pericolo letale come il terremoto, è difficile demolire il passato per adattarsi alle nuove esigenze. Meno difficoltà di adattamento hanno persino tutti quegli animali che si stanno trasferendo dalla campagna alla città, viste le possibilità di trovare un rifugio nei luoghi dismessi e del cibo nella spazzatura sempre più abbondante. Però insisto col dire che il problema è nel software, nella mentalità. Sono gli interessi economici che muovono i grandi macchinari che servono per le grandi opere, ed i loro interessi non sono quelli dell'ecologia. Una volta c'era più rispetto per la natura perché l'agticoltura e la terra erano considerate come la prima fonte di ricchezza. Mica il brand o la bilancia dei pagamenti o lo spread. Peraltro si tratta forse anche di miopia, perché un piano di ristrutturazione delle infrastrutture abitative, stradali, idriche sempre più impellenti per i cambiamenti climatici, sarebbe un immenso cantiere che offrirebbe quel lavoro che oggi manca. L'America non si era mica ripresa dal '29 anche grazie alle grandi opere pubbliche (oramai obsolete anche là)? Già, ma chi deve pensare alle opere pubbliche? Lo stato. Ma se oramai è sempre più valida l'equazione stato=debito pubblico; e il debito pubblico è - detto rozzamente - capitale di terzi, chi ha interesse a finanziare le opere pubbliche? Si dice che prevenire è meglio che curare, però lo si dice solo a catastrofi avvenute....
#180
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Siamo in debito!
07 Giugno 2018, 13:20:58 PM
Constatazioni sacrosante, ma purtroppo il mondo va in un altra direzione. Non come un corpo in movimento che si possa in qualche modo frenare o deviare, ma come un software che è stato programmato per svolgere un compito e non può cambiare se non viene riprogrammato. Il mondo è stato programmato per lo sviluppo economico e tecnologico e il programma del microchip che è dentro ciascuno di noi continua a funzionare perché non può fare altrimenti. Nessuno butta l'automobile per andare col mulo, nessuno butta il telefonino per aspettare ore per fare una telefonata, nessuno accetta spontaneamente di abbassare il proprio standard di vita. E ancor meno lo fa una civiltà nata nell'industrializzazione dove l'operaio dell'Ilva va a lavorare pur sapendo che inevitabilmente si ammalerà, e ciò che conta è portare a casa lo stipendio. Siamo talmente assorbiti dal capitalismo tecnologico industriale che non pensiamo nemmeno possa esistere un altro modo di vivere. Non ci si crede più alla favola dell'auto elettrica o delle pale eoliche o del fotovoltaico. Per preservare le risorse occorrerebbe una riorganizzazione totale della società che dovrebbe essere non più basata sull'industrializzazione, sul consumo, sulla crescita economica. Occorre cambiare il software della nostra civiltà. Io non vedo come qualcuno possa mai riuscirci, ma spero di essere smentito.