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Messaggi - 0xdeadbeef

#166
Citazione di: Ipazia il 12 Aprile 2019, 22:27:54 PM
Citazione di: 0xdeadbeef il 12 Aprile 2019, 20:27:39 PM
Citazione di: Ipazia il 12 Aprile 2019, 08:33:04 AM
. Metafisica è riflessione e interazione consapevole con physis. Atto filosofico che pone, in rapporto alla scienza, la prospettiva dell'unicità della gnosi/episteme.
Ciao Ipazia
Scusami, ma non ti sembra in contraddizione l'affermarzione sopra riportata con: "la distinzione effettuale fra scienza e filosofia è che la prima si occupa di physis e la seconda di ethos"?
Voglio dire che se "centrale" è la tesi per cui la metafisica (che per me da questo punto di vista coincide con la filosofia, come dico nel mio intervento) pone la prospettiva dell'unicità della gnosi/episteme (cosa che mi trova sostanzialmente d'accordo), poi com'è possibile ri-distinguere fra conoscenza della physis e conoscenza dell'ethos?
saluti

Comune è la ratio, il metodo gnoseologico, ma la materia è diversa. Da un lato abbiamo il mondo naturale deterministico, dall'altro il mondo umano col suo grado di indeterminismo che non si accontenta della comprensione, ma esige la mediazione. L'etica è etimologicamente la techne di questa comprensione e mediazione. Insomma la filosofia, depositaria del territorio etico, dovrebbe avere una marcia in più delle scienze naturali. Ma è sempre la (stessa) ratio la bussola e il motore dell'episteme umana in tutti i campi dello scibile.
.


Ciao Ipazia
A parer mio distingui troppo...
Non che non vi sia distinzione fra "physis" ed "ethos" (personalmente a questo secondo termine
preferirei "nomos"), intendiamoci; ma nell'essere umano trovo non vi sia una linea di demarcazione
troppo precisa e netta (vi sono ovvero delle cose che sono inconfondibilmente classificabili
con l'uno o con l'altro termine; ma ve ne sono altre in cui, diciamo, la "nebbia è fitta"...).
Da questo punto di vista, la filosofia (che per me coincide con la metafisica NON intesa alla
maniera aristotelica, cioè come "scienza prima") E' la riflessione sulle relazioni che intercorrono
fra saperi e conoscenze particolari (una riflessione che nessuna scienza è in grado di fare, visto
che la scienza è conoscenza del particolare).
saluti
#167
A Tersite
Perchè QUELL'idea della metafisica (la metafisica come "scienza prima" - o "essenza della scienza", mi
pare di poter dire) è, di fatto, coincidente con l'idea di Dio...
E del resto come non potrebbe esserlo un qualcosa (l'"ordine" di cui parla Davintro) di aggettivato come
"assoluto" ed "eterno"?
Per cui rilancio la domanda fondamentale, che a me sembra, diciamo, "molto disattesa" lungo questa
discussione: cosa si intende con il termine "metafisica"?
saluti
#168
Citazione di: davintro il 12 Aprile 2019, 23:43:40 PM
la metafisica individua la presenza di un ordine stabile e complessivo, che consente alle singole scienze, pur nella limitatezza dei loro campi di ricerca, di orientare le loro indagini verso un ideale regolativo di sapere assoluto, sapere dei principi primi, che il sapere sperimentale non può adeguare, ma può porre come modello verso cui mirare e cercare di riprodurre nel proprio campo di appartenenza. Questo ordine complessivo, che non nega la realtà del divenire, ma pone sopra di esso delle norme eternamente, e dunque intrinsecamente, valide, è ciò che legittima la possibilità per la scienza di riconoscere un ordine razionale, anche se parziale, nei fenomeni che indaga.




A Davintro
Devo onestamente riconoscere un certo imbarazzo da parte mia nel commentare certa tua
terminologia, nella quale io, forse sbagliando, vedo grosse contraddizioni (pur, devo dire,
all'interno di una esposizione stimolante e di notevole interesse).
Alla fine della risposta a Tersite, infatti, parli di "ordine razionale anche se parziale" (e
immagino riferendoti alla teoria della conoscenza), quando poche righe prima definivi lo stesso
ordine "ideale regolativo di sapere assoluto"; e di norme "eternamente, e dunque intrinsecamente,
valide" che tale ordine porrebbe.
Bisogna a parer mio vedere se questo "ordine" di cui parli è un ordine oggettivo o "solo"
soggettivo". Per cui tutta la questione non è altro che, di nuovo, la riproposizione della
"solita" diatriba soggetto-oggetto...
Per Kant, sappiamo, questo "ordine" era oggettivo in quanto frutto di un giudizio sintetico
a-priori (gli enunciati della scienza non hanno bisogno di verifica empirica); ma, come noto,
la relatività ha confutato tale certezza...
Ora, come intendi la metafisica e, soprattutto, cosa intendi per "metafisica"?
Perchè, come dicevo nel mio intervento, se quel termine è inteso alla maniera di Aristotele
(la metafisica è la "scienza prima" - concetto che mi pare tu ricalchi), allora la metafisica, e
con essa il tuo "ordine", non essendo possibile che sia frutto di un giudizio sintetico a-priori,
è assumibile solo come un postulato. Cioè come una credenza: come un articolo di fede.
Dal mio punto di vista, la metafisica non può essere altro che quella conoscenza che "relaziona"
fra loro le varie conoscenze particolari, ma senza che gli sia attribuita, gerarchicamente, la
qualifica di "scienza prima" (qualifica che ci obbligherebbe a disquisire di "essenza", quindi di
"Essere" rendendo, dal punto di vista della sola ragione, assai poco "digeribile" l'argomento...)
saluti
#169
Citazione di: Ipazia il 12 Aprile 2019, 08:33:04 AM
. Metafisica è riflessione e interazione consapevole con physis. Atto filosofico che pone, in rapporto alla scienza, la prospettiva dell'unicità della gnosi/episteme.
Ciao Ipazia
Scusami, ma non ti sembra in contraddizione l'affermarzione sopra riportata con: "la distinzione
effettuale fra scienza e filosofia è che la prima si occupa di physis e la seconda di ethos"?
Voglio dire che se "centrale" è la tesi per cui la metafisica (che per me da questo punto di
vista coincide con la filosofia, come dico nel mio intervento) pone la prospettiva dell'unicità
della gnosi/episteme (cosa che mi trova sostanzialmente d'accordo), poi com'è possibile
ri-distinguere fra conoscenza della physis e conoscenza dell'ethos?
saluti
#170
Concordo con questa esigenza sottolineata dall'amico Davintro. Direi anzi che la filosofia si
identifica persino, per certi versi, con la "metafisica".
Bisogna infatti, come ben dice Ipazia, per prima cosa rispondere alla domanda: "cos'è la
metafisisica?" E se a questa domanda rispondessimo con: "la metafisica è la conoscenza che
relaziona i tipi particolari di conoscenza" (come da "libera interpretazione" del concetto
aristotelico...), allora noteremmo senz'altro che la filosofia E' la metafisica...
Per quel che mi riguarda ritengo che se considerassimo, troppo ricalcando Aristotele, la metafisica
"scienza prima" (cioè "essenza della scienza"), essa non potrebbe coincidere con la filosofia,
che ormai da gran tempo ha "disvelato" l'impossibilità logica di una simile gerarchia e la grande
problematicità insita nel concetto di "essenza" (discutere di "essenza" vuol in definitiva dire discutere
dell'Essere...).
Una metafisica siffatta è relegabile nell'ambito delle "credenze" (cioè delle "fedi"): e,
personalmente, non mi interessa (se non, appunto, come articolo di fede, ma questo è un altro
discorso).
saluti
#171
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
11 Aprile 2019, 19:45:33 PM
Citazione di: Lou il 11 Aprile 2019, 18:19:43 PM

Quello che sostengo che un "contratto tra parti private" presuppone il rapporto io/altro. Perchè? L'ho scritto già precedentemente, in un contratto tra parti private tu sei x e io y: y rispetto a x è altro, così come x rispetto ad y è altro, sono altro, l'uno per l'altro.
Ora, su questo punto, che ne pensi?

Ciao Lou
Certo, come dicevo non è che l'"io" pensa di essere solo nell'universo...
Però pensa, ed è questo il punto, che l'universo sia riducibile al "sé medesimo" ("riducibile", intendo,
nel senso di pensare che l'intero universo "ragioni come il sé medesimo" -cioè abbia il medesimo punto di
vista del sé medesimo).
In altre parole, l'"io" non contempla il "relativo"; ma appunto ragiona per assoluti (l'"io" fa cioè
metafisica...).
La qual cosa vuol dire che l'"io" pensa all'altro non come "altro", ma come ad un replicante di se stesso
(la popolare: "il ladro pensa siano tutti ladri" - o l'onesto che tutti siano onesti, aggiungerei...)
Ad esempio, quando una multinazionale fa un contratto di lavoro a termine ad un precario (...) non solo
fa valere la sua maggior "potenza" (intesa, diciamo, nietzschianamente), ma la fa valere in quanto fa
soprattutto valere la maggior "portata" razionalistica ed efficientistica del proprio punto di vista
(tesi che lo scientismo dilagante gli suffraga, naturalmente).
Non so se mi sono spiegato bene...
saluti
#172
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
10 Aprile 2019, 20:21:20 PM
Citazione di: baylham il 10 Aprile 2019, 18:16:54 PM
Citazione di: 0xdeadbeef il 09 Aprile 2019, 21:14:16 PM
Probabilmente il Dio della tradizione religiosa (e tutto ciò che ne è correlato) "muore" proprio
perchè muore la comunità con le sue leggi "ab-solute" (cioè "uguali per tutti"), come ipotizza
E.Durkheim nei suoi studi sul totemismo ("Dio è la comunità", dice Durkheim).

Non conosco Levinas direttamente, tramite le sue opere, ma attraverso la lettura di Bauman in le "Sfide dell'etica".

La tua concezione di comunità è proprio quella "fusione" cui Levinas oppone la relazione Io<>Altro, in cui l'Io è un termine non annullabile, il centro della relazione.
Per l'asimmetria della relazione,  l'Io di Levinas è l'unico soggetto morale, responsabile.
L'Altro con cui l'Io è in relazione non è la comunità, di cui altrimenti l'Io sarebbe parte, ma "il volto dell'Altro o d'Altri".

Il salto dal singolo al collettivo è contrario alla logica: i singoli si relazionano tra di loro, non si relazionano con la comunità, che li trascende.
Il salto logico è ben oltre l'impotente "volontà di potenza", è un delirio di onnipotenza.

Ciao Baylam
Bah, certamente la comunità può essere vista come un "io" collettivo (per cui, rispetto ad essa, "altro"
sono le altre comunità). Quindi da questo punto di vista non hai tutti i torti...
Però, se per Levinas "altro" è anche ciò che l'"io" sarà nel tempo futuro (fino all'"assolutamente-altro"
della morte), quindi presumibilmente ciò che l'"io" è stato nel passato, allora non ritengo del tutto
incoerente pensare che "altro rispetto all'io" sia, o possa essere, anche la comunità.
Non dimentichiamo poi che quella di Levinas è una vera e propria accusa all'occidente di aver "ontologizzato"
l'"io" (e sulla base di quanto dicevo di aver ontologizzato con esso anche l'attimo presente), per cui
penserei congruo che una tale accusa passi per l'oblio della comunità (un fenomeno che avviene, se non già
avvenuto, in tutto l'occidente).
Sull'illogicità di quello che definisci "salto dal singolo al collettivo" dovresti spiegarti meglio.
saluti
#173
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
10 Aprile 2019, 19:09:07 PM
Citazione di: Ipazia il 10 Aprile 2019, 15:03:41 PM
Io indagherei meglio il rapporto tra potere economico-politico-militare e tecno-scienza, volendo mettere i puntini sull'archè.


Ciao Ipazia
Beh, volendo mettere i puntini sull'arché ti si potrebbe obiettare che il potere economico e/o militare
è sempre un potere politico. O che il rapporto fra tecno-scienza e potere politico c'è, è reale (basti
pensare al "biopotere" in M.Foucault), ma non lo ritrovo in certe acritiche ed ingenue esaltazioni della
scienza che sento spesso fare in questo forum...
saluti
PS
Certo che un intervento dell'amico Paul, che so "ferrato" in questo argomento, sarebbe molto gradito
#174
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
10 Aprile 2019, 17:52:13 PM
Citazione di: Lou il 09 Aprile 2019, 21:38:55 PM
@Ox
"Nel sempre più marcato oblio di ogni "altro-dall'io" (e l'organizzazione comunitaria appunto lo
è), i singoli individui gestiscono i loro rapporti mediante lo strumento più efficace: il "contratto
fra due parti private" "

Scusami, ho bisogno di una spiegazione di questo passaggio che non mi fila, ogni singolo individuo è di per sè stesso io e altro dall'io, il contratto tra privati sancisce questo: le parti sono l'una per l'altra e viceversa altro rispetto all'io, o no? La dividualità e l'individualità, l'altro e l'io sono supposti e presupposti per un contratto tra parti, altrimenti perchè un contratto se viene a mancare la coppiona io/altro?
L'altro dall'io siamo sicuri sia comunità?

Ciao Lou
Naturalmente non che l'"io" non sia consapevole che esista qualcosa che non è il "sé medesimo" (ad es.
in Fichte vediamo ipotizzato un "io" e un "non-io"): è che esso tende a ridurre a se stesso questo
qualcosa che è "altro".
Nell'individualismo odierno ritengo centrale il concetto di "contratto fra due parti private", che
lungi dall'essere una rappresentazione giuridica o commerciale illustra molto bene quelli che sono
i rapporti in un insieme di singoli "io" (la "società" di una volta...).
Nel progressivo oblio di qualsiasi "comune sentire" (perchè questo già comporterebbe la consapevolezza
di un "altro" a me irriducibile, e verso il quale "io" dovrei pormi in una situazione che comporta
in ogni caso una "responsabilità"), i due "io" sono l'uno di fronte all'altro.
E quando due "io" sono l'uno di fronte all'altro senza la mediazione costituita da un comune sentire,
vi è SEMPRE (quindi a prescindere dalla volontà di predominio) il tentativo di uno dei due di ridurre
a se l'altro.
In altre parole, è a parer mio sempre il "corpo intermedio" (costituito dal "comune sentire" cioè, nella
prassi, da una organizzazione collettiva) che, impedendo l'affermazione totale di uno degli "io", rende
im-possibile la riduzione dell'"altro" all'"io" (cioè la riduzione di uno degli "io" all'altro "io").
L'esempio pratico più evidente e banale di quanto vado dicendo sono i contratti di lavoro, sempre meno
collettivamente intesi e, di conseguenza (cioè in quanto sempre meno collettivamente intesi), sempre più
coercitivi per una delle parti private dello "scambio" (naturalmente la parte debole: il lavoratore).
saluti
#175
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
10 Aprile 2019, 14:19:00 PM
Citazione di: Ipazia il 09 Aprile 2019, 21:32:20 PM
Citazione di: 0xdeadbeef il 09 Aprile 2019, 21:14:16 PM
Come fa a parer mio acutamente notare Severino, essa, la volontà di potenza dominante, sarebbe
pronta ad abbandonare la tecno-scienza qualora la preghiera "smuovesse le montagne" (cioè
qualora rappresentasse un mezzo più efficace della tecno-scienza allo scopo di mantenere ed
anzi incrementare la propria potenza).

Beh, allora "noi robot" (Asimov) possiamo dormire sonni tranquilli. Pfui, l'abbiamo scampata bella  :o


Ciao Ipazia
Ci sta la battuta, ma quel che dice Severino ritengo non sia da sottovalutare. Perchè la
tecno-scienza rappresenta, secondo Severino, lo strumento più efficace che la volontà di potenza
dominante possiede al fine di incrementare indefinitamente la propria potenza.
La tecno-scienza, ovvero, non come strumento finalizzato ad un utopistico "bene comune", ma
come strumento di potere che, importante, sarebbe subito abbandonato qualora venisse trovato
uno strumento più efficace (l'importante non è partecipare, ma vincere...).
A livello filosofico, quel che ritengo vada indagato più e meglio è il rapporto fra tecno-scienza
e potere politico (rapporto ritengo poco o punto considerato dai "cultori ad ogni costo della scienza"...).
saluti
#176
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
09 Aprile 2019, 21:14:16 PM
Ciao Green
L'ideologia politica dominante è lo "spontaneismo", così come teorizzato da Von Hayek (del quale
sono tutt'al più ammiratore nel senso cui si può ammirare un nemico valoroso - non sono affatto un
"fan" del Marginalismo: già lo spiegai una volta che mi facesti la medesima osservazione, ma con
ogni probabilità non hai letto quella risposta).
La sua forza risiede, ovviamente, nell'adattarsi a qualsiasi situazione; a qualsiasi mutamento.
La forza prorompente con cui nella modernità si è affermato l'"io" riducendo a se l'"altro" è
il "motore primo" che ha permesso allo spontaneismo di affermarsi.
Nel sempre più marcato oblio di ogni "altro-dall'io" (e l'organizzazione comunitaria appunto lo
è), i singoli individui gestiscono i loro rapporti mediante lo strumento più efficace: il "contratto
fra due parti private" (termini naturalmente da intendersi in senso molto "largo"...).
Probabilmente il Dio della tradizione religiosa (e tutto ciò che ne è correlato) "muore" proprio
perchè muore la comunità con le sue leggi "ab-solute" (cioè "uguali per tutti"), come ipotizza
E.Durkheim nei suoi studi sul totemismo ("Dio è la comunità", dice Durkheim).
Ma Dio E la comunità vengono presto rimpiazzati. Certo non da altre leggi uguali per tutti ma
da una sola ed assoluta legge, l'unica che può sorgere nella dissoluzione del "generale" e nel
conseguente trionfo del "particolare": la tecno-scienza, ora elevata a vera e propria religione.
Di essa si serve, oggi, la volontà di potenza dominante; come del resto ieri si serviva della
religione tradizionale.
Come fa a parer mio acutamente notare Severino, essa, la volontà di potenza dominante, sarebbe
pronta ad abbandonare la tecno-scienza qualora la preghiera "smuovesse le montagne" (cioè
qualora rappresentasse un mezzo più efficace della tecno-scienza allo scopo di mantenere ed
anzi incrementare la propria potenza).
In questo risiede la tremenda forza dello "spontanismo"...
saluti (concordo sulla democrazia liberale - tant'è che penso che la democrazia o è "sociale"
o non è)
#177
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
08 Aprile 2019, 19:50:38 PM
Oggi non si fa quasi più "scienza": si fa "scientismo", che della scienza è il decadimento e
la strumentalizzazione.
O per meglio dire: la scienza autenticamente intesa (che non presenta finalità o verità
epistemiche, come concordavamo con Ipazia) è rimasta marginale, e riguarda campi di applicazione ove
non sono presenti interessi utilitaristici immediati.
Ora, il perchè si sia avviata questa dinamica è un qualcosa che a parer mio riguarda molto da
vicino gli argomenti che abbiamo toccato in questa discussione.
"Dio è morto" diceva Nietzsche: ovviamente intendendo con ciò qualcosa che va ben oltre il
Dio della tradizione religiosa. Con Dio muore infatti il valore etico/morale tradizionalmente
inteso (cioè assolutamente inteso). E muore, appunto, il "finalismo" e la "verità epistemica",
di cui abbiamo detto che non riguardano la scienza autenticamente intesa.
Quello che io vedo (e magari ci vedo anche male...) è però una "resurrezione". Certo non del
Dio della tradizione religiosa, ma di tutti quegli attributi e quelle aggettivazioni che
Nietzsche gli riferiva, come appunto la finalità "ultima" e la verità epistemicamente intesa
(cioè assolutamente, incontrovertibilmente intesa).
Usiamo allora i ben più congrui termini di Severino (visto anche che il termine "Dio" suscita violente
reazioni allergiche...): "l'Inflessibile si è ricostituito", e lo ha fatto sotto le spoglie
di una scienza travisata ed appunto decaduta nello "scientismo", che altro non è se non la
riproposizione del "finalismo" (non vedete, ad esempio, come l'economia si sia trasformata, da
mero mezzo qual'era, in mezzo E scopo?) e della verità epistemicamente intesa.
E allora ha ragione l'amico Paul, quando parla di un uomo che ha invocato, persino, la morte
di Dio e l'avvento di una scienza fisica e sperimentale ritenuta capace di soddisfare tutti i
problemi e i bisogni dell'uomo come "liberazione" dall'oscurantismo passato e come presagio di
un avvenire radioso.
Ma questa invocazione non aveva fatto i conti con l'attore principale: l'uomo...
La cui "tecnica", come rimedio contro l'angoscia suscitata dal divenire delle cose, ieri
edificava la "metafisica" come fondamento della finalità e della verità epistemica ed oggi
una "scienza" in cui ne ha riproposto le medesime caratteristiche.
Per cui spariscono i "campi"; i contesti interpretativi all'interno dei quali, soltanto, è possibile parlare di
"oggettività"; i fenomeni diventano essenze e il "relativismo" un concetto buono per diatribe sulla
teologia.
E' proprio vero che: "morto un Dio se ne fa un altro"...
saluti
#178
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
07 Aprile 2019, 20:02:13 PM
Citazione di: Ipazia il 07 Aprile 2019, 18:00:42 PM
Citazione di: 0xdeadbeef il 07 Aprile 2019, 17:46:56 PM
Bah, in onore alla "prassi" si cerchi, ad esempio, di andare a dire ai santoni dell'economia che
i loro enunciati sono in realtà dei processi retorici, delle opere di convinzione e che, essendo
fondati sulla condivisibilità, sono in realtà degli enunciati politici e vediamo quante risposte
stizzite, scandalizzate e quante rivendicazioni di "scientificità" (naturalmente epistemicamente
intesa) suscitiamo...
Lo sanno loro per primi che stanno truccando la realtà economica trasformandola in un casinò di scommesse virtuali. Cosa che li associa armoniosamente allo spirito kabbalistico dei tempi.

Ciao Ipazia
D'accordo, ma sto dicendo che c'è ben altro che non un "banale" complotto...
Ora, non so cosa tu intendi per "spirito kabbalistico dei tempi". Per quel che mi riguarda
intendo dire esattamente quel che ho detto: se, all'interno di una certa catena segnica (quella
che stiamo seguendo in questi discorsi sulla Fenomenologia), si parla di trasformazione del
fenomeno in essenza così come, in altri ambiti discorsivi, di "ricostituzione dell'Inflessibile" (come
in Severino), dal punto di vista della concretezza pratica stiamo assistendo ad un grande "revival"
della verità "punto e basta" (cioè di quella detta "epistemica").
Così, semplicemente ed "allegramente"; come se non solo Kant e la sua "rivoluzione" (consistente nel
mettere al centro il soggetto), ma anche Nietzsche e tutto quel che si è detto e si dice sul "relativismo"
fossero materia da diatriba teologica o poco più.
L'Inflessibile si è ricostituito; e si è ricostituito non solo nell'indebito debordare in ogni dove
della scienza (siamo giunti persino alla "scienza politica" e a quella del diritto...),
ma soprattutto in una concezione caricaturale che vede la scienza tradita nei suoi stessi
presupposti - la scienza non presenta finalità o verità epistemiche).
saluti
#179
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
07 Aprile 2019, 17:46:56 PM
Citazione di: paul11 il 07 Aprile 2019, 17:07:42 PM
La fenomenologia quando riprende un "oggetto" essenziale come l'Essere che "è" e non diviene e lo ripone nell'esistenza.riridefinisce l'Essere relativizzandolo nell'esitenza, ma perdendo la verità incontrovertibile: ora la verità è posta nella singola esistenza e diventa un processo di retrorica, il convincere, che possa essere verità condivisibile,Diventa politica.


Ciao Paul (anch'io ho il problema che dici con le citazioni)
Mah guarda, non sono così convinto che la "verità" sia diventata: "un processo di retrorica, il
convincere, che possa essere verità condivisibile,Diventa politica".
O, per meglio dire, quello dovrebbe essere lo sbocco logico di una concezione "fenomenica" della
verità. Ma visto che per la modernità il fenomeno diventa "essenza" (perlomeno la Fenomenologia
ha la buona creanza di dirlo apertamente e chiaramente...), la verità, seppur sempre fenomenica,
continua allegramente ad essere quella che era per Platone, e cioè verità "epistemica".
Bah, in onore alla "prassi" si cerchi, ad esempio, di andare a dire ai santoni dell'economia che
i loro enunciati sono in realtà dei processi retorici, delle opere di convinzione e che, essendo
fondati sulla condivisibilità, sono in realtà degli enunciati politici e vediamo quante risposte
stizzite, scandalizzate e quante rivendicazioni di "scientificità" (naturalmente epistemicamente
intesa) suscitiamo...
saluti
PS
Di Sini una volta lessi che asseriva che l'oggetto indicato dal "segno" non esiste. Boh, forse
ricordo male...
#180
Tematiche Filosofiche / Re:Io essere umano
07 Aprile 2019, 17:19:34 PM
Ciao Jonglar
Che dire? Ricollegandomi a cose che vado ripetendo spesso in questo forum, io credo che una "cultura"
(quella occidentale in origine; ma ormai tutto il mondo è occidente...) che arriva a ridurre ogni
cosa all'"io" non può che portare alle conseguenze che descrivi (e che descrivi bene).
Perchè mai "io" dovrei pensare all'"altro" (e l'"altro" sono le foreste distrutte, le popolazioni
schiavizzate come le specie viventi estinte)? Non è forse vero che: "quando muoio io finisce
il mondo" (come disse l'idealista semi-analfabeta che sentii in un bar del mio paese)?
Perchè mai dovrei pensare all'"altro" quando addirittura il "bene" da perseguire è l'utile
individuale (così come affermato dalla filosofia anglosassone)?
C'è forse qualcosa di cui meravigliarsi se l'uomo moderno pensa nei termini del "qui ed ora"?
Perchè per la modernità ciò che conta è ciò che è qui presente in questo momento. E nulla conta
se non è qui e se non è adesso...
Per un uomo siffatto, che è un uomo profondamente nichilista, il passato non conta IN QUANTO il
passato è "nulla". Ed anche il futuro lo è, in quanto è NEL futuro che avverrà la nullificazione
dell'"io" come nullificazione dell'intero universo.
Quindi perchè preoccuparsi per il futuro...
Allo stesso modo non conta la lontananza, perchè la lontananza non rappresenta, in quanto tale,
una minaccia immediata per l'"io".
Credo che il tuo sogno sia destinato allo scacco: troppo grande e troppo radicato è il "male".
saluti