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Messaggi - HollyFabius

#166
Leggendo e riflettendo sugli ultimi commenti mi chiedevo se non fosse razionale, per un materialista radicale, sostenere che la coscienza esista solo a livello percettivo. Tutto sommato mi sembrerebbe una posizione equipollente al pensare, da una posizione idealista radicale, che tutta la realtà sia contenuta al livello del pensiero. E mi pare pure equivalente ad una posizione panteista. Il tutto esiste e sta immanentemente lì, mutando illusorie qualità, derivate da una unica "sostanza" che per alcuni è materia, per altri è pensiero per altri ancora è spirito o sostanza divina.




#167
Tematiche Filosofiche / Re:Che cos'e' la Liberta'?
27 Aprile 2016, 14:48:04 PM
Consiglio la visione dei video della Fondazione Centro Studi Campostrini con Severino sul tema della libertà.
4 Febbraio 2009 Primo incontro
11 Febbraio 2009 secondo incontro
18 Febbraio 2009 terzo incontro
#168
Citazione di: Alessandro Della Casa il 27 Aprile 2016, 11:20:41 AM
Ho letto questa frase nel libro "guida galattica per gli autostoppisti" di Douglas Adams.. Ci ho riflettuto sopra ma non sono giunto a cosa volesse intendere l'autore, idee? Interpretazioni?  8)

Credo che si possa interpretare diversamente guardando al passato dell'Arte e guardando all'Arte contemporanea.
Nel passato l'Arte era essenzialmente ricerca estetica figurativa, dove il bello era rappresentato dalla migliore corrispondenza alla realtà, alla stregua di uno specchio.
Nell'Arte contemporanea la ricerca estetica ha però superato i confini della figurazione, possiamo tracciare un confine tra vecchia e nuova Arte dalla introduzione tecnologica degli strumenti di riproduzione, l'Arte si è emendata dalla necessità di specchiare direttamente la natura a fine '800.
Da allora l'uomo si è interrogato sulla percezione e sulla realtà sottesa alla percezione. Alcune avanguardie sono come pionieri di nuove estetiche e nuovi linguaggi, si è fatta più complessa la relazione tra opera e realtà ma l'idea di fondo della frase credo possa considerarsi quella che comunque, anche in questi nuovi linguaggi, la forza propositiva è quella della conoscenza della realtà e della sua illustrazione.
Gli Artisti (quelli con la A maiuscola) vedono nella realtà prima di altri aspetti inusitati che offrono agli altri con le loro opere, in questa operazione i loro linguaggi riflettono a noi la realtà.
#169
Una delle tesi forti dell'intelligenza artificiale era (o forse è ancora) che continuando ad aumentare complessità negli algoritmi, oltre ad un certo grado di complessità, si sarebbe "rivelata" una sorta di coscienza o auto-coscienza.
La complessità degli elaboratori è molto aumentata dai tempi delle riflessioni su questa tesi ma di coscienza non se ne vede affiorare neppure un'ombra.
Un anno fa un primo software "Eugene Goostman" ha superato il test di Turing, sebbene in modo non cristallino.
Poco tempo fa il campione del mondo di Go è stato superato da un programma. Quando venne superato Kasparov, il campione del mondo degli scacchi, si disse che la complessità del Go sarebbe stata ardua da raggiungere.
Nessuno però è giustamente disposto a considerare queste segnali di un avvicinamento significativo verso una qualche forma di coscienza.
Anche per il più radicale materialista il fenomeno della coscienza e dell'autocoscienza è collegato ad un incredibile numero di funzioni apparentemente semplici legate alla sensibilità e alla reazione dell'essere all'ambiente, queste funzioni sono lontane dall'essere implementate in un unico organismo sintetico in grado di coordinarne la relazione e l'uso.
Voglio però provare ad affrontare questi temi da un punto di vista molto diverso, ricordando un principio che mi piacerebbe riuscire a dimostrare razionalmente contraddittorio, così per puro spirito di contraddizione, un po' per gioco e un po' come simpatica provocazione.  :)
Il principio è che "il tutto è più delle singole parti"!
Ebbene si questo  principio, sintesi del pensiero della Psicologia della Gestalt è in realtà il cuore della tesi forte dell'IA.
Mi aiutate a dimostrare che è falso?
#170
Citazione di: maral il 25 Aprile 2016, 22:52:42 PM
In realtà il motivo fondamentale che separa il creazionismo dall'evoluzionismo sta proprio nel presupposto di un progetto provvidenziale che dall'esterno dovrebbe guidare l'evolversi della natura. Sappiamo quanto Darwin si sia trovato in difficoltà con il termine di evoluzione, tanto da non usarlo praticamente mai nei suoi scritti (a differenza dei suoi successori), temeva che si confondesse l'evoluzione con una sorta di progresso delle forme viventi verso un fine, ravvisando in essa un disegno teleologico, un progetto che era del tutto estranea alla sua idea di cambiamento per mutazioni generazionali.
Questa posizione corrisponde in ambito filosofico al radicale immanentismo razionale di Spinoza che lo sostiene in contrapposizione al dualismo cartesiano (che ha a lungo dominato la scienza stessa nelle sue forme più deleterie). La materia e lo spirito non sono enti autosussistenti in contrapposizione di cui si debba rivendicare la primarietà a seconda delle prospettive da cui ci si pone, ma sono semplicemente aspetti della medesima... materia: la materia esprime in sé lo spirito, esattamente come il corpo vivente esprime nei suoi meccanismi corporei la propria coscienza, non esiste una coscienza separata in sé, fuori dalla necessità della materia del corpo che vive.
Forse è compatibile non solo con la posizione Spinoziana ma anche con il pensiero di Schopenhauer.
In fondo da una parte viviamo nella rappresentazione, con la nostra intelligenza che costruisce modelli connessi alla percezione e alla sensibilità e dall'altra subiamo la volontà, con la sua natura irrazionale ed imprevedibile.
I modelli evolutivi che costruiamo, in definitiva non sono che il nostro tentativo di assoggettare alla ragione le forme della rappresentazione che si mostrano mutevoli ma intellegibili; per contro l'indagine può venire negata nella sua essenza più autentica dall'imprevedibilità e dall'irrazionalità della volontà. Io credo che in definitiva non si possa negare una qualche forma di evoluzione, e non si possa neppure negare la forza del tentativo umano di comprendere la natura, si può però certamente supporre che questo operare dell'uomo sia neutrale o inutile rispetto ad una qualunque forma di salvezza.
#171
Citazione di: Donalduck il 25 Aprile 2016, 13:32:20 PM
Non capisco dove vada a parare il tuo intervento.
Probabilmente va a parare solo e semplicemente nell'osservare che il tuo intervento non va a parare da nessuna parte.

Citazione di: Donalduck il 25 Aprile 2016, 13:32:20 PM
Primo qui non è in discussione che etichetta dare al mio pensiero (preferirei proprio nessuna), sei io sia da considerare evoluzionista o non evoluzionista (noto per inciso che il modo di concepire l'evoluzione non è certo limitato a quello attribuitogli della teoria evoluzionistica di stampo darwiniano, anche nel campo della evoluzione del vivente) e altre divagazioni del genere, che ritengo francamente inutili e fuorvianti.
Non esiste pensiero senza etichetta, la comprensione delle componenti preconcette del discorso altrui è semplicemente un mezzo per meglio confrontarsi. Ho premesso di non aver letto completamente i 300 interventi precedenti, le mie domande sono rivolte a comprendere quelle 3 o 4 cose del mio interlocutore che possano dare spazio costruttivo al discorso, la reazione stizzita non è un buon viatico al confronto.

Citazione di: Donalduck il 25 Aprile 2016, 13:32:20 PM
Secondo quello che intendo per credenza non è semplice convinzione (che comunque per essere sana deve sempre essere temperata da una certa quantità, anche minima, di dubbio). La convinzione si basa sui dati dell'esperienza e sulla riflessione su tali dati. La credenza si basa su una scelta arbitraria tra una serie di "verità" già preconfezionate e difesa sulla base di motivazioni simili a quelle dei tifosi delle squadre di calcio. Esistono naturalmente forme intermedie, ma resta il fatto che ciò che viene accettato senza venir sottoposto al vaglio della ragione costituisce un handicap per l'esercizio della ragione stessa.
Certo la credenza è preconcetta mentre la convinzione è basata sull'esperienza, condivido. Per quanto mi riguarda non ho credenze e ho anche scarse convinzioni, la mia natura è essenzialmente scettica. Mi piacciono e ammiro i sistemi filosofici coerenti ma non ho sinceramente profonda e piena assonanza con nessuno, più che preferenze ho qualche riserva maggiore su alcuni rispetto ad altri. Credo di non appartengo al tifo insomma.

Citazione di: Donalduck il 25 Aprile 2016, 13:32:20 PM
Terzo, non è che se qualcuno tira in ballo una teoria strampalata e priva di fondamento razionale, per criticarla si debba per forza avere una teoria alternativa. Un bambino che ancora non sa come vengono al mondo i bambini può benissimo rendersi conto che la storia della cicogna o del cavolo è inverosimile, senza per questo avere i mezzi per costruire una "teoria alternativa"
In generale concordo, ma spero che con questo tu non voglia sostenere che la selezione naturale e l'evoluzione sia una teoria strampalata, perché se è così capisco che il discorso non posso procedere oltre.

Citazione di: Donalduck il 25 Aprile 2016, 13:32:20 PM
Quarto, ho già chiarito che secondo me la causa che sta dietro la formazione delle diverse specie e la complessità crescente delle forme di vita (ma più in generale della organizzazione e del carattere teleologico del vivente), che i neodarwiniani pretendono di aver scoperto nella combinazione mutazione-selezione, è un tema che la scienza, ora come ora, non ha affatto i mezzi per affrontare, e forse non li avrà mai. Secondo me questa teoria della mutazione-selezione non è una teria scientifica, ma una tesi metafisica, quindi filosofica, piuttosto sgangherata, che si tenta per far passare per scientifica (con notevole successo, non lo nego, da un secolo a questa parte).
Qui non capisco stai sostenendo che questa evoluzione esiste ma la sua spiegazione non può essere razionale?
Premesso che ogni teoria si basa su un substrato metafisico, nessuna esclusa, il punto è che si tratta di capire quale metafisica, quale idea, quale intuizione permette la migliore comprensione dei meccanismi naturali attraverso dei modelli. La convinzione che possano esistere tesi scientifiche non basata su nessuna metafisica è un limite del pensiero di molti piuttosto grave. Magari possiamo parlarne in un 3D dedicato.

Citazione di: Donalduck il 25 Aprile 2016, 13:32:20 PM
Quinto, ho gia scritto più volte (ne deduco che non hai letto in realtà i miei interventi che pure sembri voler discutere) che l'ipotesi che mi sembra più attendibile, sulla base di quei pochi elementi che abbiamo, è che ci sia un "fattore X", che sia alla base dei fenomeni della coscienza e dell'intelligenza, come costituente essenziale e imprescindibile della realtà, (allo stesso modo di quei fattori costituiti da spazio, tempo, forza e materia, che la scienza prende in considerazione) e che costituisca la sorgente sia della vita che della nostra coscienza e intelligenza individuale. Non ritengo inverosimili altre "teorie" formulate, come la creazione da parte di un essere con una forma di esistenza non fisicamente rilevabile, un "creatore" o anche di un'intera schiera o gerarchia di simili esseri, come certe dottrine esoteriche sostengono. Oppure che siamo stati creati da qualche razza di esseri extraterrestri esistenti nel mondo fisico. Tutte ipotesi plausibili ma indimostrabili e non smentibili che, fino a prova contraria, lasciano il tempo che trovano. In ogni caso, anche eventuali creatori, presupporrebbero comunque un "principio fondamentale" alla base di coscienza e intelligenza di cui, come noi, sarebbero partecipi.

Il "fattore X" è equipollente all'idealismo, se vuoi al creazionismo, tesi rispettabili e piuttosto datate. Ti ringrazio perché ora mi è chiara e mi diventano comprensibili le tue critiche all'evoluzionismo indagato scientificamente. La tua tesi evidentemente è comparabile a quella di una evoluzione dello spirito.


Citazione di: Donalduck il 25 Aprile 2016, 13:32:20 PM
Ti sarei grato se, visto che il tema in qualche modo sembra interessarti, dessi un contributo attivo e concreto alla discussione, commentando ed eventualmente contestando puntualmente le numerose argomentazioni che ho inserito nei miei interventi, piuttosto che fare discorsi di principio, generici, che prescindono da quello che ho scritto e fanno riferimento a vaghe ipotesi su cosa potrei o non potrei pensare.
Ero convinto di averlo fatto, mi pare di capire che per te il contributo attivo e concreto corrisponda a quello di corroborare le tue tesi o magari criticare le tesi che tu critichi, in questo capisco che potrei essere lontano dalla tua gratitudine, in genere ho la tendenza a non accettare le forme di adulazione non ben motivate.
Il mio contributo può essere solo e soltanto sulla critica ai discorsi di principio, generici che rilevo nei tuoi post, mi spiace.
Io invece non gradisco chi ha l'arroganza di elencare le sue ragioni alla stregua di fendenti di spada, spesso questo atteggiamento nasconde solo debolezza e insicurezza delle ragioni del discorso.
Con questo direi che non è neppure necessaria una tua replica, alla quale difficilmente ne potrà seguire una mia, mi pare che l'onda della dialettica si sia già arenata sullo scoglio della presunzione.
#172
Citazione di: Loris Bagnara il 25 Aprile 2016, 15:03:16 PM
Il calcolo probabilistico nella direzione del passato è regolarmente applicato in qualunque altra disciplina scientifica, qualora si presenti il caso.
Facciamo l'esempio della cosmologia. E' evidente che l'universo come si presenta a noi oggi è un caso unico, non è che abbiamo un milione di universi da confrontare. Però cosa fanno i cosmologi? Costruiscono tanti modelli matematici dell'universo per quante sono le differenti teorie da verificare; poi definiscono una condizione di partenza uguale per tutti (diciamo il Big Bang); definiscono le leggi (uguali per tutti) a cui devono sottostare tutti i modelli; poi fanno "partire il tempo", cioè i computer cominciano a calcolare l'evoluzione dei diversi modelli. Quando è passato virtualmente lo stesso tempo che intercorre fra il Big Bang e oggi, si ferma la computazione e si confrontano i risultati dei modelli evoluti: il modello che, a evoluzione terminata, appare più simile all'universo osservato, è il modello vincente, quello che ha più probabilità di avvicinarsi al "vero". Così funziona la scienza. Altrimenti sarebbe impossibile condurre qualunque riflessione su un fenomeno unico (e sono numerosissimi).
Del resto, anche il comune buon senso quotidiano non si comporta diversamente. Se dobbiamo risolvere un caso di omicidio, quale pista seguiamo? Quella di uno scenario verosimile, o quella di uno scenario assolutamente inverosimile, che si basa sulla concatenazione di eventi asolutamente fortuiti e improbabili? Naturalmente il primo.
In conclusione, non si vede perché il neo-darwinismo (che pretende di essere teoria scientifica)  non dovrebbe essere sottoposto, come tutte le altre teorie scientifiche, al vaglio del calcolo probabilistico.
Non mi dici nulla che io non conosca, la cosa che volevo far notare è che le teorie basata sulla statistica hanno sempre un margine di miglioramento, basato su un modello più adeguato. Il processo di miglioramento delle teorie può fare un salto di qualità solo in presenza di una nuova descrizione formale più accurata della precedente.
E' stato così nel passato, ed è invece oggi più difficoltoso perché il paradigma basato sulla risultanza sperimentale statistica ha sostituito e reso meno potenti modelli e raffigurazioni della realtà più ideali. Con meno potenti intendo meno aderenti al riscontro sperimentale. Il procedimento della fisica basato sul metodo di indagine statistico è quello che meglio risponde alle istanze di puro calcolo, ma non tutti i fisici sono concordi nell'accettare l'abdicazione totale rispetto ad altri modelli che appaiono oggi meno precisi.
La questione è la stessa posta ad inizio del '900: si deve rinunciare ad una descrizione della realtà classica accettando la indeterminatezza come principio. Ma se poi si usa la probabilità come mezzo per comprendere i fenomeni non si può chiedere alla sperimentazione di superare ogni indeterminatezza. Questo limite nella fisica di base è stato precisamente definito, possiamo dire altrettanto con la teoria evoluzionista? L'uso della statistica porrà sempre mezzo gatto vivo e mezzo gatto morto oltre lo strumento.
Se vuoi condivido che oggi il metodo predittivo più potente è basato sulla statistica, mi auguro solo che un domani si possa tornare a metodi predittivi più metafisici, il riuscirci sarà il segnale di aver compreso meglio la natura della realtà. Il non cercarli però rappresenta già una sconfitta.
#173
Citazione di: Loris Bagnara il 24 Aprile 2016, 21:35:04 PM
Segnalo questo articolo a firma di Michele Forastiere, pubblicato sul blog di Enzo Pennetta.
http://www.enzopennetta.it/2012/09/verso-una-nuova-teoria-dellevoluzione/
A me sembra ben fatto, equilibrato e per nulla fazioso.
Riconosce i meriti del neo-darwinismo (ad esempio nello spiegare la micro-evoluzione), ma ne mette in luce le lacune (nello spiegare la macro-evoluzione, ad esempio).
Mi sembra ben informato e documentato, ed è ricco di riferimenti alle ricerche che alimentano il dibattito in corso.
L'articolo si conclude, costruttivamente, con una ipotesi per il superamento del neo-darwinismo verso una nuova teoria più completa.
Vi invito a leggerlo, in primo luogo perché mostra che le critiche alla teoria, avanzate anche in questo forum, trovano il loro posto nel mondo scientifico, e in secondo luogo perché, sensatamente, non dice che è tutto da buttare, e che la soluzione può trovarsi nel'ambito della scienza.

Concordo sulla qualità dell'articolo, ho qualche dubbio però sulla validità della critica fondamentale, quella legata ai "colpi di fortuna", cerco di esprimere sinteticamente il mio pensiero in merito.
Probabilmente possiamo enunciare un principio, la non applicabilità del calcolo statistico nella direzione del passato.
Supponiamo di prendere tutto l'elenco dei numeri estratti dalla ruota di Genova, dall'inizio dell'enalotto e chiediamoci quale probabilità c'era che uscissero quei numeri e in quella sequenza, la probabilità è così bassa da considerarla nulla. Ora chiediamoci la stessa cosa per ogni ruota, e otterremmo la stessa improbabile probabilità. Estendiamo l'esempio a tutte le ruote di tutte le lotterie terrestri.
Poi facciamo un saltino nel futuro, supponiamo di arrivare all'anno 15000 con una bella costanza di estrazioni settimanali, diventate giornaliere e magari arrivate ad una frequenza di una estrazione ogni minuto (con la tecnologia di oggi questo già potrebbe essere possibile). Bene calcoliamo la probabilità di uscita dell'unica sequenza di numeri di tutte le ruote di tutte le lotterie della terra da qui all'anno 15000 e rifacciamo una valutazione sulla differenza tra la probabilità della realtà e la probabilità di una qualunque simulazione.

La mia convinzione è che il calcolo delle probabilità riferito al passato sia un artificio logico da prendere con le molle e soprattutto da "evitare" quando si tratta di 1 accadimento unico. La probabilità è "probabilmente" sensata quando si parla di popolazioni di risultati e di numerosità di campioni. Bisogna considerare sempre il "se non così come altrimenti?"
#174
Citazione di: Donalduck il 24 Aprile 2016, 17:42:34 PM
Dovresti però spiegare il perché, ovviamente non si tratta di una domanda che richiede come risposta solo un si o un no.
La mia posizione non è affatto legata alle consuetudini, tutto il contrario, perché le attuali consuetudini sono proprio di dare un credito immotivato a questa teoria per puro conformismo, favorito anche dalle campagne sistematiche di discredito che i neodarwinisti hanno attuato nei confronti dei "dissidenti", accusati di irrazionalità e oscurantismo (che invece, a mio parere, sono proprio le caratteristiche del neodarwinismo). E questa "consuetudine" è diffusissima sia tra gli atei che tra i credenti, cattolici o no. Alla fine questa "teoria" è diventata praticamente un dogma intoccabile.
Nel mio messaggio era presente la faccina tipica della cosa detta un poco per scherzo ma provocatoria. Dai tuoi messaggi non ho intuito che tu fossi un evoluzionista dissidente, l'impressione era invece altra.
Devo dire che il resto della frase mi pare incomprensibile, la "teoria" non è affatto un dogma intoccabile ma è abbastanza chiaro che esiste una vasta propaganda anti-evoluzionista dalle motivazioni vecchie come il mondo. In questo clima si può comprendere come le critiche mal poste non vengano neppure sottoposte ad analisi.

Citazione di: Donalduck il 24 Aprile 2016, 17:42:34 PM
Anche qui vai un po' troppo per le spicce e non chiarisci cosa esattamnte intendi per "intuizione originaria".
Mi sembra di aver abbondantemente chiarito, nel post iniziale, che quello che critico principalmente è l'idea che la combinazione di mutazioni casuali e selezione naturale possa essere il principale motore dell'"evoluzione" ossia dell'origine delle specie e del progressivo aumento di complessità, sia strutturale che funzionale, delle forme viventi.
Più in generale (ma questo non riguarda solo l'evoluzione ma la vita in generale) critico l'idea che la vita possa essere spiegata (in base alle attuali conoscenze) come risultato di meccanismi automatici guidati unicamente da forze cieche.
Quindi, probabilmente, critico proprio quella che chiami "intuizione originaria".
Ma tutto questo non ha nulla ache fare con le credenze religiose, dal momento che non sono affatto un credente, anzi considero ogni tipo di credenze (tra le quali compare, secondo me, a pieno titolo il neodarwinismo) solo un handicap mentale (non nel senso comune del termine, ovviamente, ma di elemento che distorce i processi di pensiero).
Sull'intuizione originaria ho risposta al post precedente.
Qui mi pare che tu confermi la mia impressione, ovvero non è come mi pareva ti configurassi sopra, non sei un evoluzionista dissidente per capirci -e qui mi pare che tu ti contraddica-, è proprio l'idea di evoluzione guidata dal caso e dalla selezione naturale che non accetti.
Spero tu ti renda conto che considerare ogni tipo di credenza solo un handicap è a sua volta una credenza.
Il punto è che se l'evoluzionismo per te non esiste avrai sicuramente una ipotesi sulle ragioni dei cambiamenti che nel tempo vediamo attorno a noi oppure semplicemente negherai che questi cambiamenti esistano. In ogni caso dopo aver letto le tue tesi alternative sicuramente potrò prendere nota delle tue idee ma certamente non avrà senso realizzare una dialettica sul tema dell'evoluzionismo ma piuttosto su altro e certamente su un livello diverso da quello strettamente scientifico e legato alle osservazioni.

#175
Citazione di: Loris Bagnara il 24 Aprile 2016, 15:56:30 PM
Citazione di: HollyFabius il 24 Aprile 2016, 14:12:01 PMCiao HollyFabius, non sono sicuro di aver be compreso cosa intendi per "intuizione originaria" dietro alla teoria evoluzionista.
i critici della teoria, qui, non negano l'esistenza dell'evoluzione, che è un dato di fatto, ma mettono in dubbio e discutono le spiegazioni date, perché invece potrebbero essercene altre. E per questo si chiedono prove: non della realtà dell'evoluzione, ma delle spiegazioni fornite.
Scusatemi, non so ancora come multi-citare quindi rispondo sulla "intuizione originaria" dietro alla teoria evoluzionista citando solo questo post.
L'idea dell'evoluzione delle forme viventi è una intuizione non Darwiniana, se i miei ricordi sbiaditi non mi  ingannano fu Lamarck il primo a proporre una teoria evolutiva. L'intuizione di una evoluzione è invece più antica, mi pare si possa far risalire ad Anassimandro.
La mia osservazione riguardava proprio il fatto che nelle motivazioni dei critici della teoria io non ho letto una riflessione sui limiti dello stato attuale della teoria evoluzionista, nella direzione del rafforzamento per eliminazione delle tesi depotenziate bensì un tentativo di negare ogni forma di evoluzionismo negando l'idea stessa di evoluzione. In questo senso mi è parso un tentativo di negare preconcetto.
L'intuizione originaria darwiniana è l'idea pura del cambiamento naturale con aggiunta la sopravvivenza del più adatto. La storia di Darwin e del darwinismo è poi il tentativo di costruire una teoria suffragata da osservazioni, ovvero di declinare l'intuizione in un insieme coerente sperimentale, una teoria comprovata dalla dialettica sperimentale. Non voglio entrare nei mille rivoli delle critiche possibili perché la natura di queste critiche è spesso pretestuosa. Leggendo il 3d non ho affatto avuto l'impressione che quello che tu scrivi sia vero, molti (ovviamente non posso dire tutti) criticano non negando espressamente l'esistenza dell'evoluzione ma tra le righe la presenza di questa negazione si sente piuttosto forte. Per esempio mettono in dubbio e discutono le spiegazioni date senza proporne alternative nella direzione di un miglioramento della teoria rendendo evidente che sono critiche solo nella direzione della affermazione della sua totale inadeguatezza.
L'impressione forte è che si rifiutino tutte le ricette e portate messe in tavola senza una critica positiva, in genere questo rende la sensazione che a non piacere sia il cuoco, che magari con un minimo di malizia può sembrare che si desideri sostituire con un altro magari amico di famiglia.
#176
Se accettiamo il significato di retrogrado come di colui che è legato alle consuetudini e avverso al cambiamento del pensiero attorno al paradigma del senso della vita la risposta può essere solo "si è retrogrado".  :)
L'intuizione che è dietro alla teoria evoluzionista può semplicemente venire accettata o negata, la teoria invece criticata in molti o tutti i suoi aspetti ma la teoria presenta solo delle possibili declinazioni dell'intuizione.
Chiedo a chi critica l'evoluzionismo se nega le teorie evoluzioniste ma ne accetta l'intuizione o se invece nega l'intuizione originaria.
Per non nascondermi dietro un paravento di molte parole io sono convinto che tutte le persone, nessuna esclusa, che criticano la teoria dell'evoluzionismo in realtà ne rifiutino l'intuizione.  
Sebbene da un punto di vista strettamente logico l'intuizione evoluzionista non neghi la possibilità di un principio creativo razionale, essa colpisce la declinazione principale della filosofia cattolica, dove al principio creativo razionale segue un percorso razionale di trasformazione della realtà basato sulla volontà della stessa natura del principio creativo.
E' per questa ragione che viene accettata la teoria del big bang, perché questa pur possedendo alcune caratteristiche evoluzioniste non mina alla base l'idea della creazione da parte di un'entità superiore razionale, anzi rafforza la tesi della complementarietà. L'evoluzionismo al contrario invade proprio la declinazione principale, proponendo non una realtà assoggettata alla ragione bensì al caso, ovvero alla non ragione.
#177
Presentazione nuovi iscritti / Saluto al forum
23 Aprile 2016, 16:53:23 PM
Salve a tutti, mi sono appena iscritto e spero di poter trovare il tempo di partecipare a questo interessante forum.
Ho anche una richiesta per l'amministratore, ed è quella di reintrodurre tra le tematiche l'Arte, perché la cultura, il pensiero non può fare a meno delle riflessioni sull'Arte. Ecco ci fosse ancora la possibilità di scrivere i nostri pensieri sull'Arte la mia partecipazione sarebbe sicuramente più interessata e frequente.
Fabio
#178
Citazione di: Freedom il 01 Aprile 2016, 16:11:34 PM
Ripropongo questo thread fiducioso che possa essere oggetto di ulteriori sviluppi.
L'incipit iniziale era questo:
La tesi di questo thread è che i credenti e i non credenti sono sullo stesso piano per quello che riguarda la probabilità che essi abbiano ragione.
Più che tesi a me sembra di tutta evidenza, tuttavia, ci sono molte persone che contraddicono questa affermazione. Queste ultime sostengono, pur non avendone l'assoluta certezza, che Dio non si percepisce dunque non c'è. E questa posizione è maggiormente veritiera di coloro i quali sostengono che (Dio c'è/Dio non c'è) stanno alla pari.

Qual è la vostra opinione?


E' il mio primo post e non ho letto tutto lo svolgimento del thread nel vecchio forum, spero quindi di non dire cose già osservate da altri.
Io credo sia fuorviante parlare di probabilità in merito alla fede. La probabilità è un concetto preciso che ha senso in un ambito di misurazione scientifica. Qui mancano i presupposti di una qualunque forma di misurazione.
Parlare di piani razionali, di ragione, di probabilità implica il considerare la posizione del credere o meno al pari di una teoria, in questo caso occorre ricordare che una teoria scientifica non si può dimostrare ma soltanto falsificare (Popper).