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Messaggi - Sariputra

#1651
Tematiche Filosofiche / Re:La nave di Teseo
02 Ottobre 2016, 10:28:22 AM
Al paradosso della nave darei questa interpretazione:
-La nave non esiste più, essendo state sostituite tutte le sue parti, mentre continua ad esistere solo la designazione mentale "nave di Teseo", che ha validità convenzionale ma non in senso ultimo. Ossia non    indica nulla di realmente esistente all'infuori della designazione stessa. 
-Allo stesso modo l'identità, venendo a mancare le parti che la costituiscono ( i ricordi, come nel caso delle demenze) non esiste più, mentre continua ad esistere la designazione mentale di identità, che ha  validità convenzionale ma non in senso ultimo. Ossia non indica nulla di realmente esistente all'infuori della designazione stessa.
La "nave di Teseo" non ha una forma indipendente dalle sue parti, né è identica alle sue parti. In nessuna delle parti, prese singolarmente, si può ravvisare la forma "nave di Teseo". La nave non è la semplice somma delle sue parti ( infatti montandole a casaccio non si ottiene la nave). La forma "nave di Teseo" non possiede per sua natura le parti ( infatti possono essere sostituite senza che la forma "nave di Teseo" muti) e non dipende nemmeno intrinsecamente da esse ( che si possono tranquillamente sostituire). In senso convenzionale si sostiene che la "configurazione delle parti" è la nave di Teseo. Supponiamo però che la configurazione di ciascuna parte della nave, prima che venga montata, esista nella stesso modo in cui esiste dopo che le parti vengono unite per formare la nave. Dal momento che la configurazione delle parti non è la nave quando le parti sono disunite, non c'è ragione perché esse lo siano una volta che sono montate.Se, una volta montati a formare una nave, l'albero, la chiglia, il timone, ecc. avessero una configurazione diversa da quella che avevano prima, si dovrebbe poter osservare visivamente la differenza. Però non si può. Quindi, la semplice configurazione delle singole parti, non può essere la nave di Teseo. Solamente sulla base di una designazione mentale si può sostenere che la configurazione delle parti sia la nave di Teseo.
Con questa analisi, mi sembra si possa stabilire che la nave di Teseo non è stabilita in termini ultimi. Senza questa analisi la nave è, secondo le convenzioni comuni, designata in dipendenza dalla sue parti.
Tutta l'analisi sopra si può riportare al concetto di identità personale, che può essere stabilita solo convenzionalmente in dipendenza dalle sue parti che la costituiscono , ma non in senso ultimo.
#1652
Citazione di: green demetr il 01 Ottobre 2016, 05:33:16 AMPropongo questa linea interpretativa, 8) Nella complessa metafisica nicciana la gravità è la realtà. Le ali, o l'alto altrove invece è la volontà di potenza, ossia la necessità, completamente ribaltata nella visione nicciana, da passiva ad attiva. Questo è un passaggio decisivo, per fare un esempio la posizione di Morrison pur sembrando parallela è completamente opposta a quella nicciana. Morrison vede nella realtà la necessità passiva (posizione paranoica), per Nietzche invece la realtà è uno spirito di gravitazione, egualmente potente (altrimenti non esisterebbero "pietre spostate", spostate ma sempre pietre alias) Morrison avrebbe adorato Wagner, Nietzche lo detestava. Di certo le ali non hanno funzione protettrice, come invece nella poesia di Blake. Con Bruno le affinità elettive sono potenzialmente elevate, anche per il nolano la realtà è decentrata dalla necessità dello spirito alato. Il problema è lo stesso che con Hegel, che entrambi pensano ad un tutto. Per Nietzche non vi è alcun tutto (determinato), ma solo potenza. Solo per dare alcuni spunti di riflessione, seppure non spiegati appaiono abbastanza oscuri. 8)

Non conosco Nietzsche a fondo, pur avendone letto alcuni libri ( e non apprezzandoli...) ma voglio porti una domanda semplice e diretta che mi intriga:
 La potenza nicciana ha qualcosa, secondo te, in comune con la "sete d'esistere ignorante" (tanha ) della concezione buddhista?
#1653
Citazione di: maral il 30 Settembre 2016, 21:54:24 PM
Citazione di: Sariputra il 30 Settembre 2016, 01:31:22 AMCitando una frase di Bergson: Tutte le fotografie di una città, prese da tutti i punti di vista possibili, per quanto si completino indefinitamente le une con le altre, non varranno mai quell'esemplare in rilievo che è la città in cui si va a passeggio affermo che : Tutti gli infiniti "Sari che vanno a letto", presi da tutte le angolazioni e punti di vista possibili ( sopra sotto il letto), non varranno mai come quell'esemplare vivente di Sari che va effettivamente a letto. Qui si palesa il primato dell'intelligenza intuitiva su quello della conoscenza analitica. L'intuizione coglie la presenza viva di Sari ( per adesione e simpatia) e il suo essere in divenire, mentre l'analisi deve ricorrere alla frammentazione di "tutti i punti di vista possibili".
Scusa se puntualizzo, ma altrimenti non ci si intende (ah queste parole!). Non è che la miriade di Sari che vanno a letto siano diversi perché c'è una miriade di punti di vista diversi con cui si può osservare Sari che va a letto (questa è una problematica ulteriore sulla quale Severino penso dissentirebbe), ma perché c'è una miriade di atti che Sari (quell'astrazione che chiamiamo Sari e in cui Sari identifica se stesso e corrisponde al significare del suo unico nome) compie per andare a letto e, poiché ognuno di essi istituisce una differenza per quanto possa essere impercettibile, a ognuno di essi corrisponde un diverso ente, un diverso Sari. Ma ciascuno di questi atti è a sua volta suddivisibile all'infinito in atti ancora più infinitesimi, quindi Siamo sempre e comunque davanti a delle astrazioni per quanto a fondo possiamo andare nella nostra analisi. Dunque alla fine siamo costretti ad ammettere che noi conosciamo solo le cose in astratto, conosciamo il loro significato riflesso dal nome, per quanti sforzi facciamo sono solo i nomi che vediamo. L'intuizione che ci scalda molto di più gli animi appare certo più veritiera, ma allora dobbiamo mettere da parte ogni pretesa di fondatezza condivisibile, perché quella vita è solo la mia vita (l'io è l'unico, come diceva Stirner), ma anche così si arriva sempre al punto di interrogarsi su cosa sia io, su cosa sia la mia vita, "io" è davvero reale o è un nome astratto? E anche qui non si può avere alcuna risposta, Forse gli unici momenti in cui davvero viviamo sono quelli in cui non pensiamo (e quindi non parliamo, giacché l'uomo è solo parlando che pensa), Non ci resta che il silenzio, ma nessuno riesce a fare un silenzio sufficiente, nemmeno un monaco zen (e se anche ci riuscisse come potrebbe dircelo o dirselo?).

Ma non potremo mai trovare una "fondatezza condivisibile" se io affermo che A diventa necessariamente B e C, ecc. mentre tu sostieni che A è A in eterno. Tutti e due però viviamo come se A deve diventare necessariamente B e poi C e così via. Anche Severino vive come noi e questo io lo chiamo vivere secondo un'intelligenza intuitiva. Con la necessità di spezzare il fluire in frammenti eterni chiamati enti, per poi trovarsi a dover spezzare i supposti enti in altri enti e poi in altri ancora, si riduce l'ente al nulla , o meglio...lo si riduce esattamente a quello che vuole negare, e cioè al Fluire , al Divenire così odioso. Così, alla fine , le due teorie che paiono alla ragione opposte pervengono alla stessa fattuale realtà. Che sarebbe quella che NON possiamo che vivere "come se A diventa B e poi C e così via..."
Che la teoria sia vera o che sia falsa è ininfluente, perchè siamo soggetti alla Necessità della teoria del divenire e perchè l'intelligenza intuitiva la avverte istinitivamente come vera e la può negare solo negando verità a se stessa. e ciò non è possibile perchè l'intelligenza intuitiva precede quella analitica e la fonda. L'intelligenza intuitiva può cogliere e diventare essa stessa l'"insieme", mente l'analitica coglie e analizza la relazione tra le parti dell'insieme ma sempre "separandole" e non riuscendo a cogliere la visione dell'insieme.
Penso che viviamo in un universo regolato da causa ed effetto e che , tutto quello che non conosciamo, che non riusciamo a capire, che ci sembra misterioso,che ci spinge a formulare variopinte teorie, sia semplicemente dovuto all'ignoranza delle cause e non alla mancanza delle stesse. Che poi sia una teoria giudicata "vecchiotta" e demodè, ne me ne può fregà de meno...anche gli ombrellini per ripararsi dal sole sono fuori moda , ma come sarebbero ancora molto comodi! :D

Tra l'altro il concetto che un'idea è superata è totalmente contrario alla teoria degli enti eterni del buon Severino. Come fa ad essere superata se il tempo non esiste?... ::)

P.s. il famoso monaco zen non fa silenzio e non ce lo racconta...di solito bastona!! ;D ;D ;D
#1654
Percorsi ed Esperienze / Re:Viaggi astrali, parliamone
30 Settembre 2016, 22:19:51 PM
Ah!...I ricordi, cosa sono i ricordi?...Questo post di Nubivago mi ha fatto ripiombare nella mia giovinezza, quando ancora Villa Sariputra e il monte che la sovrasta erano pieni di mille voci , di vaghe speranze e di dolci ombre che, in questi giorni settembrini disegnavano mostri , orchi ed eroi minacciosi sui muri ricoperti dall'edera. Come i miei pomeriggi, terminati velocemente i compiti, si riempivano di giochi e schiamazzi felici con i miei fratellini, così le mie notti si riempivano di sogni e di incubi terribili. Credo che ho iniziato a lottare con i miei demoni già sui quattro-cinque anni. Erano presenze che mi costringevano a rannicchiarmi terrorizzato sotto le coperte e, quanto più spalancavo la piccola bocca per chiamare mia mamma, tanto più non riuscivo a produrre che silenzio. Ricordo che svariate volte ho vissuto quest'esperienza di "uscita dal corpo", di cui parla colei che vaga nelle nubi. La sensazione più intensa che provavo, mi par di ricordar, era la paura, anzi la Paura. Ero troppo piccolo allora e vedermi volteggiare sotto il soffitto, con una forza che mi attraeva sempre più in alto, mi faceva piangere, o così mi sembrava.  Sforzandomi, di solito, riuscivo ad uscire dalla mia cameretta e portarmi in quella dei miei. Li osservavo dormire dall'alto e urlavo con tutta la forza che avevo per svegliarli...ma nessun suono usciva. Volevo dire -Mamma , sono qui...aiutami, tirami giù con te!- Come scrive Nubivago sono sogni così intensi e reali, che la mente li scambia senza alcun dubbio per la realtà. Vengono studiati da molti scienziati e psicologi. Due dei più agguerriti sono Gabbard e Tuenlo e poi c'è la Susan Blackmore, ma lo scienziato re indiscusso è l'americano Stephen LaBerge, leader della ricerca sui "sogni lucidi". Questi fenomeni vengono denominati OBE (Out of body Experiences). Conclusioni non ce ne sono. Ci sono molte teorie. Una è che queste OBE siano esattamente quello che sono, cioè delle naturali  svolazzate extracorporee. Un'altra, pare più razionale, invece sostiene che "sono accadimenti personali durante i quali le persone provano la sensazione di percepire la realtà da un luogo esterno al proprio corpo fisico". Notare quel "provano la sensazione", che non vuol dire che qualcosa di reale ha effettivamente provocato la sensazione stessa. Un OBE par iniziare quando la persona perde il contatto con il proprio input corporeo ma conserva la sensazione di possedere un corpo. Questa sensazione però non deriva più dall'elaborazione dei dati che ci provengono dai sensi. La persona percepisce un mondo che di solito assomiglia moltissimo a quello in cui vive da "sveglio". Le vivide sensazioni del corpo e dell'ambiente che circonda il malcapitato durante un'esperienza OBE di svolazzamento, sono rese possibili dalla incredibile ( non smetto mai di esserne affascinato...) abilità del nostro cervello di creare immagini anche in totale assenza di stimoli sensoriali. Siamo tutti quanti esperti di sogni, dei nostri sogni, chi più vividamente, chi in modo più nebbioso e incerto. Tutti i sogni infatti potrebbero definirsi  esperienze extracorporee, in quanto viviamo situazioni che sono disgiunte dalla reale attività nello spazio del nostro corpo. C'è anche lo step successivo, quello delle OBE a occhi aperti, durante lo stato di veglia ( si fa per dire...) e allora si possono avere visioni mistiche, apparizioni, ecc. Che inganni ci gioca la mente. Ci prende in giro tutto il tempo...
Nel mio caso  le OBE erano precedute dalle famose "paralisi notturne". Praticamente ero sveglio e cosciente di esserlo...ma il mio corpo era totalmente paralizzato ( a parte gli occhi). Ero vivo ed ero morto allo stesso tempo...poi uscivo e me ne andavo in giro, sempre però con la netta impressione che alcune presenze poco "benevoli" mi attorniavano...
Questo "processo" assai fastidioso è durato fino alla pubertà, quando hanno fatto capolino sogni più "discinti e scosciati"...non so se mi spiego :D.  Si potrebbe anche definire come una sostituzione di demoni. ma dei secondi non avevo certo paura...anzi!! Non so se il mio stato cagionevole di salute influenzava questi voli notturni ( all'epoca, come ho già scritto, entravo e uscivo dagli ospedali), fatto sta che , con il passare degli anni, si sono , lentamente , dileguati tra gli alberi del monte . Mi son fatto l'idea, assai personale, che ci sia una stretta connessione con le abbuffate di formaggio Asiago che mia madre mi faceva ingurgitare per "vincere la mia cronica debolezza e gracilità". Queste abbondanti cene, neppur seguite, vista l'età, da un liquorino digestivo, penso fossero la linfa che nutriva i miei demoni, unite ad una morbosa e fantasiosa eccitabilità. Lo penso perchè, quasi in modo scientifico, poco tempo fa ho voluto mettermi alla  prova. Mi son fatto quattro etti di morbido Asiago dop verso la mezzanotte di una sera da Cime Tempestose. Sono andato a letto ( questo Sari che se ne va a letto sta diventando il leit-motiv di questi giorni...) tranquillo e...ti assicuro che, perfettamento sveglio, ho volato su per il camino di Villa Sariputra e dall'alto ho ammirato tutte le luci che coprivano, come un'immensa ragnatela, l'intera pianura... :)
#1655
Citando una frase di Bergson:
Tutte le fotografie di una città, prese da tutti i punti di vista possibili, per quanto si completino indefinitamente le une con le altre, non varranno mai quell'esemplare in rilievo che è la città in cui si va a passeggio
affermo che :
Tutti gli infiniti "Sari che vanno a letto", presi da tutte le angolazioni e punti di vista possibili ( sopra  sotto il letto), non varranno mai come quell'esemplare vivente di Sari che va effettivamente a letto.
Qui si palesa il primato dell'intelligenza intuitiva su quello della conoscenza analitica. L'intuizione coglie la presenza viva di Sari ( per adesione e simpatia) e il suo essere in divenire, mentre l'analisi deve ricorrere alla frammentazione di "tutti i punti di vista possibili".
#1656
Presentazione nuovi iscritti / Re:Mi presento
29 Settembre 2016, 16:34:08 PM
Ciao Martina e benvenuta nel forum!
Il tuo post di presentazione è molto bello e già "denso" di eventuali spunti che potrai, se vorrai naturalmente, discutere con tutta la comunità virtuale degli ectoplasmi che popolano  questo spazio.  ;D
Essere molto curiosi e porsi tante domande è molto prezioso, nel mondo in cui viviamo, una qualità che devi conservare sempre.
#1657
Tematiche Filosofiche / La nave di Teseo
29 Settembre 2016, 16:14:25 PM
Mi sono imbattuto in questo famosissimo paradosso che sottopongo alla vostra cortese attenzione ( anche se presumo lo conosciate già...):

Si racconta che la nave in legno sulla quale viaggiò l'eroe mitico Teseo si sia conservata intatta attraverso il tempo, sostituendo le parti che , una dopo l'altra, si rovinavano. Arrivò quindi il momento in cui tutte le parti usate in origine erano state sostituite, benchè la nave conservasse l'esatta sua forma originale. Riflettendo su questa situazione ( la nave è stata completamente sostituita, ma nello stesso tempo è rimasta la nave di Teseo) la domanda che ci si può porre è: la nave si è conservata , oppure no? Ossia: l'entità nave, modificata nella sostanza ma senza cambiamenti nella forma, è ancora proprio la stessa entità? O le somiglia semplicemente?
Questo quesito si può applicare a molteplici altri casi, ma soprattutto si può rivolgere il paradosso riguardo all'identità della nostra stessa persona, che nel corso degli anni di vita , cambia notevolmente, sia nella sostanza che nella forma, ma che sembra rimanere proprio quella stessa persona.
Permane identità all'entità nave, oppure no? E alla persona  che muta continuamente?
#1658
Chiedo scusa per la mia, ingiustificabile, ignoranza... Precedentemente ho scritto che il Severino era morto. Invece sembra che sia ancora vivo.
Però...adesso che ci penso...è pure già morto e attende solo di apparire a noi come un ente "Severino morto"...
Beh! Allora non mi sono del tutto sbagliato...meno male! ;D
#1659
Attualità / Re:Denuncio il Governo italiano
29 Settembre 2016, 09:34:35 AM
@ Paul11
Sono in gran parte d'accordo con te. Quello che però volevo mettere in evidenza con quel "Non lo so..." è il dramma , che stiamo vivendo, tra la scelta di aprire ad un mondo diverso, immerso nel fondamentalismo e in cui l'elemento religioso dogmatico ha ancora peso ma che è profondamente attratto dal materialismo, e quella di chiuderci in un mondo dominato dal vuoto, dal nostro vuoto.
Quale sarebbe la "nostra" cultura attuale da preservare dai nuovi barbari? La cultura della tecnica che l'uomo deve servire ( e non essere servito...)? Quella che, ogni cosa immaginabile e realizzabile tecnicamente, DEVE essere attuata, per creare nuova fonte di guadagno a quella minoranza che si spartisce il grosso della ricchezza mondiale? La cultura della soppressione di ogni individualità, la cultura gender degli esseri asessuati, degli uteri in affitto, financo dei prossimi uteri artificiale per cui si potrà finalmente liberare la donna dall'incombenza della maternità? La cultura dell'"Esisto perchè appaio in un video"? Come quella ragazza che l'altro giorno ha trovato la morte in autostrada perchè, invece che guardare la strada, guardava lo smartphone per mandare un video-selfie agli amici, per dimostrare che stava arrivando (a 170 kmh...)? La cultura delle persone che non si parlano più direttamente, ma solo tramite whattsapp ? Quella della violenza, e dell'attrazione prepotente alla visione della violenza, che, mentre ipocritamente si critica, dall'altro si celebra ogni giorno nella realizzazione continua di film, videogiochi per i piccoli, immagini pubblicitarie che grondano violenza? Quella del +0.2 del Pil e dell'Ape ?
Non è forse vero che i giovanissimi terroristi islamici si allenano e si preparano utilizzando videogiochi da noi stessi prodotti?
Mi sembra quasi il dover scegliere tra il bastone o l'olio di ricino...

P.s. "Noi" ormai dobbiamo intendere come quel mondo che va dall'Oriente Cino-giapponese e oceania , passando per l' India dei nuovi raja, all'Europa (particolarmente quella di matrice protestante) e al Nord-America, culla di ogni per-versione ( non in senso moralistico, ma in quello di pervertire ogni istanza di umanesimo).
#1660
Citazione di: maral il 28 Settembre 2016, 23:15:28 PMLa differenza sta nel fatto che se il "Sari che va a dormire" diventa il "Sari che si risveglia" il "Sari che va a dormire" cessa di essere, non è più), mentre per Severino solo cessa di apparire, ma continua eternamente ad esserci e questo significa che potrà anche tornare ad apparire proprio come tale.

Ma ci credi veramente?...Siii sincero... :) :) :)
E poi...perchè il "Sari che va a dormire cessa di essere"? Mi sento fluire in perfetta continuità...non percepisco alcun "spazio" di interruzione nel mio fluire. Sento il cuore pulsare, il sangue fluire, il respiro procedere...non si notano interruzioni tra un ente Sari e un altro. Dove finisce un ente e ne inizia un altro? Solo nel pensiero? Troppo poco per evitare la bastonata del solito , famoso monaco zen... ;D ;D.
Siamo proprio nella metafisica...
#1661
Citazione di: maral il 28 Settembre 2016, 22:50:44 PMInfatti Severino considera assurdo il concetto dell'essere in potenza, lo considera contraddizione assoluta. Per questo Sari che va a dormire, non è lo stesso Sari che scrive, altrimenti non si potrebbero distinguere. Benvenuto dunque al nuovo ente Sari e buon riposo, in attesa del prossimo Sari che si sveglia :) (la logica della sequenza c'è, è data dal contesto che li richiama necessariamente ad apparire in questo ordine).

E dove sta la differenza con il percepire che il Sari che se ne sta andando a dormire ( ma che non ha ancora preso la pastiglietta...) diventerà il Sari che si risveglierà? (Si spera...)
#1662
Citazione di: maral il 28 Settembre 2016, 19:59:59 PMMa se il seme si è trasformato nell'albero, il seme non c'è più. quindi l'ente seme è diventato nulla e da quel nulla del seme è saltato fuori l'albero. E pur tuttavia per dire che il seme è diventato albero, fa notare Severino, ho bisogno di pensare quel seme presente nell'albero. La contraddizione sta qui e alla luce del principio di identità Severino ha ragione. Il seme in quanto è seme non sarà mai un albero proprio come non sarà mai una roccia; seme, albero e roccia sono tre enti diversi che vengono ad apparire. Nel caso di seme ed albero, essi hanno qualcosa in comune per cui l'apparire del seme richiama quello dell'albero facendoli apparire uno dopo l'altro, ma restano nella loro concreta interezza due enti diversi ed eterni (la sostanza del seme resta sil seme, esattamente come quella dll'albero l'albero per come sono in ogni minimo dettaglio).
Citazione di: Sariputra il 28 Settembre 2016, 14:57:52 PM
Non è affatto vero che , se il seme si è trasformato nell'albero, il seme non c'è più. Quello che non c'è più è solamente la percezione/designazione della mente  dell'ente seme sostituita dalla percezione/designazione della mente con l'ente albero. Infatti "seme-germoglio-albero" non sono enti designati ma processi dinamici del reale che la mente non riesce a pensare, ma certamente a intuire.
Questa intuizione universale , che ci accomuna, che potremmo anche chiamare "sano buon senso" fa sì che di fronte ad un'idea che ha senso solo per il pensiero ( come quella Severiniana) si contrapponga l'intuizione che ciò non è possibile. Infatti una teoria simile non spiega perchè questi enti non appaiano Tutti contemporaneamente alla coscienza, o  perchè non appaiano in modo casuale, o caotico, così che mentre in un momento di coscienza percepiamo l'ente Sari che scrive , il momento dopo non è possibile percepire l'ente Sari che piange nella culla. Un altro problema è che viene a mancare qualsiasi dinamismo al reale confinato in un'eternità immobile, in cui gli enti eterni appaiono in successione logica senza una causa valida. Pensare che l'ente "Sari che spinge come un forsennato seduto sulla tazza del water" sia  un fatto eterno  ;D oltre che inquietarmi , logicamente o sul piano della semplice intuizione , sembra una cosa assennata? Perchè la riflessione, dal mondo magnifico, etereo delle idee, bisogna calarla anche nel contingente e quindi abbiamo enti che , eternamente, sono in putrefazione, enti che eternamente muoiono, ecc.
E siccome questi enti si svolgono secondo una seguenza intelleggibile dalla ragione , di nuovo, non c'è alcuna differenza con l'evidenza percettiva del divenire del reale.
Perchè mai non si può sostituire l'idea di "ente fisso" con quella di "ente dinamico", che risolve un sacco di complicazioni? Che necessità c'è per la ragione pensare che un seme DEVE in eterno restare un seme e NON DEVE mai diventare un germoglio? Tra l'altro se osserviamo attentamente l'ente seme scopriamo che contiene già in sè le piccole foglioline, minuscole, dell'ente germoglio, e in questo osserveremo la presenza di tutte le caratteristiche dell'ente albero. Così che sembra più ragionevole supporre che il seme sia già in potenza il germoglio e questo l'albero. Ma anche osservando attentamente l'ente seme scopriremo che è composto da innumerevoli elementi di non-seme ( acqua, linfa, residui, ecc.). A loro volta, gli elementi di non-seme presenti, sono composti da altri di non-non- seme, e così via...in definitiva dove troviamo l'ente seme , se non in una mera definizione verbale? Se lo priviamo di tutti o in parte i suoi composti, non c'è più il seme.
Rifiutando l'idea , ritenuta erronea, del divenire, per caso non si muore? Severino è ancora eternamente vivo , visto che ha rifiutato l'idea erronea del divenire? Certo, da qualche parte esiste, secondo questa concezione, l'attimo eterno in cui il filosofo ha concepito quest'idea, e subito dopo l'attimo eterno in cui l'ha letta alla moglie e in sequenza l'attimo eterno in cui la moglie ha dichiarato di non conoscerlo... ;D ma purtroppo esiste anche l'eternità dei vermi che si mangiano il corpo di Severino...
Adesso l'attimo eterno in cui il Sari scrive si è concluso e viene sostituito dall'attimo eterno in cui il Sari se ne va a dormire...mah!  ???


#1663
Attualità / Re:Denuncio il Governo italiano
28 Settembre 2016, 15:35:07 PM
Non ti sei mai chiesta/o se , per ipotesi, ci fossero più persone, tante persone, una moltitudine di persone che si interrogano "inutilmente" sull'esistenza di Dio e che passano il loro tempo a disquisire sulla conoscenza e sul caos, ci sarebbero molte meno persone riunite in  bande di malfattori che vogliono entrare in casa nostra o violentare nostra figlia o tagliare il welfare o aumentare le tasse? Penso che bisogna sforzarsi di cambiare se stessi per cambiare il mondo. Tentar di cambiare il mondo con gli stessi strumenti ( l'odio, la vendetta, la violenza,l'egoismo, la chiusura, ecc.) che adopera il mondo non può che portare ad un perpetuarsi della miseria in cui viviamo. Quest'estate non riuscivo a trovare nessuno per aiutarmi con il mio vecchio novantenne, nessun italiano/a. Solo una ragazza peruviana , per veramente quattro soldi, è venuta. Dopo quindici giorni, mio padre si era così affezionato che si è commosso nel salutarla. L'anno scorso, di questi tempi, la nostra vicina marocchina ha suonato inaspettatamente alla nostra porta e ci ha portato una pentola piena di spiedini di carne arrostita ( deliziosi...), festeggiavano la festa musulmana del sacrificio, la Il-al-adha e avevano piacere di condividere con noi...Nessun vicino italiano , che mi ricordi, ci ha mai portato del cibo. Non lo so... non ho tutte le tue certezze...
#1664
Citazione di: maral il 28 Settembre 2016, 13:59:23 PM
Citazione di: PhilSe posti il link dell'articolo, lo leggo volentieri (se non è troppo "tecnico"!).
Purtroppo non lo ritrovo, ma comunque non era un articolo, solo si annunciava che alcuni studiosi ritenevano, sulla base della analisi linguistica condotta su diverse lingue, che fosse possibile ravvisare una radice comune dei termini, mentre altri contestavano questo argomento sull'analisi di altri termini. In ogni caso la questione se sia o meno esistito un originario linguaggio universale (prima della mitica Babele), non credo sia determinante per stabilire se le parole esistono di per sé o meno. Per quanto riguarda la questione sul divenire e come la intende Severino se ne è molto discusso a suo tempo nel vecchio forum. Comunque in breve Severino parte dalla tautologia di ogni ente che si basa sul principio di identità (A è A) su cui non si può dubitare. Se A è A non potrà mai essere qualcosa di diverso da A nella sua concreta presenza (ove concreta significa completamente definita) da quello che è, quindi non solo Phil che adesso legge questo messaggio è mai stato un oocita, né un embrione, né un feto, tutti enti diversi da quello che Phil che legge questo messaggio è, ma non è nemmeno il Phil che qualche ora fa scriveva un altro messaggio, anche costui è un ente diverso ed eterno, non potendo mai essere altro da quello che è. Severino considera la fede nel divenire la follia e la violenza estrema dell'Occidente (che si esercita ogni volta che si vuole far diventare una cosa un'altra cosa), appunto perché con essa si crede che le cose possano essere ciò che non sono, pur restando ciò che sono (se dico che A è diventato B, dico che pur non essendo A B a un certo momento A è davvero B, e per diventare B A si è annullato pur rimanendo A).
CitazioneMa come si risolve che il percettore percepisce il mutamento e non questi enti eterni?
Ottima domanda, infatti fenomenologicamente gli enti eterni non appaiono. Ma per Severino noi non percepiamo affatto il mutamento, il mutamento che crediamo di percepire è solo il frutto di una volontà di crederlo (noi non percepiamo A che diventa B, ma A e B e poi affermiamo volendolo credere che l'uno è diventato l'altro). Questa fede sostiene che le cose possano cambiare pur rimanendo le stesse (lo stesso uomo che da embrione diventa bambino, poi adulto, poi vecchio poi cadavere pur rimanendo il medesimo uomo). Questo errore è dato dal pensare astrattamente le cose non nella loro concreta ed effettiva interezza che è eterna e si manifesta nella dimensione di un continuo sopraggiungere e passare oltre degli enti eterni nei vari contesti di significato in cui parzialmente si mostrano. La dimensione in cui appaiono gli eterni è dunque quella di un immenso fluire la cui totalità è infinita. Comunque anche partendo dall'idea pragmatica opposta che si basa sul principio che tutto è un continuo divenire di relazioni che continuamente si intrecciano, la questione se sia più fondamentale e originario l'oggetto o il suo significato soggettivo perde di senso ed è appunto a questa posizione (sicuramente meno sconvolgente di quella severiniana) a cui mi ero riferito, anche nei riferimenti ai testi tratti da Maturana e Varela.

Beh...direi che si può anche pensare che A non è un ente fisso e immutabile, ma un ente mutabile che ha in sè il "seme" di B e poi di C, ecc. Nel reale infatti osserviamo che l'entità seme, diventa l'entità germoglio e poi l'entità albero. Dov' è andato l'ente seme quando percepiamo l'ente albero ? Non è "scomparso" nel Nulla , ma si è trasformato nell'ente albero, che diventerà ente humus e così via in eterno...Questo non mi sembra contraddica il principio di identità. Quando il seme esiste come seme è un seme, quando esiste come germoglio è un germoglio, e così via. Quando è albero non sarà certo roccia; quando è seme non sarà ancora albero. Che "necessità" c'è per il pensiero di dover fermare tutti gli infiniti attimi in eterno? Per dare sostanzialità all'esperire? Ritorna sempre, mi pare, il sentimento del mutare percepito come grave minaccia che incombe sulle certezze del pensiero. Ma un seme che muta in albero e poi in humus non è privato di sostanza. E' una "sostanza che muta".
Tra l'altro, se non comprendo male, il portare alle estreme conseguenze il concetto di enti ( come fa Severino, mi par di capire) fa rientrare dalla finestra il concetto di Divenire, da lui negato e ritenuto cacciato dalla porta. Infatti, se tutti questi infiniti enti appaiono e devono seguire una logica nell'apparire, in che cosa differiscono dal divenire stesso? Dire che un corso d'acqua fluisce per la somma di infinite, eterne e immutabili, goccioline o dire che infinite goccioline si trasformano in un corso d'acqua fluente non è, di fatto, la stessa cosa?
 In ogni caso "fluiscono", con un senso logico. E questo solo noi percepiamo. Mi sembra illogico pensare che tutti, indistintamente, dall'inizio dei tempi vogliamo e crediamo di percepire il divenire ( compreso Severino stesso che pare si desse molta pena di esser "riconosciuto" nel divenire) ma che in realtà tutto è immutabile. Siccome mai potrò tornar ente feto e poi ente bimbo e poi ente adolescente, e sicuramente diverrò l'ente chiamato vecchiaccio rincoglionito, mi dovrebbero spiegare che me faccio di questa strampalata teoria...
#1665
Citazione di: sgiombo il 28 Settembre 2016, 11:30:38 AM
Citazione di: Sariputra il 28 Settembre 2016, 08:31:55 AM
Citazione di: Phil il 28 Settembre 2016, 08:04:41 AMLasciando fra parentesi la mia prospettiva, per poter comprendere meglio la tua (sperando di non abusare della tua disponibilità), ti chiederei come intendi l'identità dell'ente, ovvero se
Citazione di: maral il 27 Settembre 2016, 22:26:37 PMA non può diventare B, perché B in quanto B è il niente di A così come A in quanto A è il niente di B.
Io, come ente, non sono il risultato di un processo in divenire che risale al mio essere feto, prima embrione, prima spermatozoo e cellula uovo, e così via? Quando e dove avviene il mio manifestarmi come "ente A"?
Scusa l'intromissione ma a me pare che, se A non diventa B e poi C ecc., non c'è proprio possibilità del divenire. Si deve per forza arrivare alla conclusione che tutti gli enti già esistono, sono eterni, immutabili e il divenire è solamente l'apparire alla coscienza di questi enti. Praticamente il pensiero tenta di "cristallizzare" il mutamento spezzettandolo in frammenti eterni (Severino?... :-\ ). Come quasi ad affermare che un corso d'acqua è formato da infinite gocce immutabili ed eterne che, solamente perchè così "appaiono" all'osservatore, sembrano un corso fluido d'acqua. Ma come si risolve che il percettore percepisce il mutamento e non questi enti eterni? Secondo il mio modesto parere qui si intravedono veramente tutte le difficoltà e i limiti del pensiero designante che annaspa nel tentativo di fermare proprio il divenire, in un certo senso "attorcigliandosi" su se stesso, per darsi ragione del suo pensare. Come si fa a de-finire un qualcosa in perenne trasformazione? Sembra quasi il desiderio, o il sogno, del pensiero umano di conservare "intatto" il mondo delle idee, di preservarlo dal di-venire stesso, percepito come una minaccia. P.S: Perdonate il mio gettarmi a capofitto nelle discussioni di carattere filosofico, non avendone la competenza è sicuramente una dimostrazione di latente orgoglio... :-[ ma ben sapete che , alla passione, non si comanda!!
CitazioneFai benissimo a gettarti nelle discussioni filosofiche (in base al principio "amicus quisquid -Platone, Chomsky, perfino Hume!!!-, sed magis amica veritas"). Condivido la sostanza delle tue considerazioni. Preciserei (scusa la pignoleria) che enti ed eventi in perenne trasformazione (ed eventi) si possono definire (e conoscere scientificamente, se sono pure misurabili e intersoggettivi) se il loro divenire é ordinato sec. leggi universali e costanti (cosa indimostrabile: Hume! ma credibile "per fede"): una sorta di "sintesi dialettica" fra mutamento assoluto, integrale (caotico), "tesi", e fissità assoluta, integrale (parmenidea - severiniana), antitesi: mutamento di particolari concreti nel quale si possono astrarre modalità generali fisse e costanti.

Sono d'accordo. Non ci troviamo di fronte ad un divenire nel caos.
Pensa, ma quasi mi vergogno a dirlo, che trovo ci sia addirittura un "senso etico" a questo perenne mutamento. Ma non so come spiegarlo filosoficamente... :'(