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Messaggi - Jacopus

#1651
Questo è lo Zeitgeist, Eutidemo. Siamo nell'epoca in cui tutti rivendicano diritti e risarcimenti e dove viene spernacchiato ogni potere pubblico e ogni simbolo del "limite". Le relazioni sociali passano sempre di più attraverso la loro compravendita o quantificazione economica. Il sapere giuridico viene usato come semplice atto strumentale diretto allo scopo, direbbe Weber.
Nel corso di questo processo accade pure che apprendisti stregoni non maneggino con la necessaria perizia la legislazione, favorendo così, ancora una volta, il sapere giuridico manipolatorio, fatto di azioni dilatorie, di ricorsi verso leggi contraddittorie o ineseguibili o che contrastano qualche principio ugualmente tutelato dalla legge. La conseguenza finale è un aumento delle disparità  di usufruire della Giustizia, massima per le classi abbienti, minima per quelle povere. Sarebbero ben altre le riforme da perseguire per un miglioramento complessivo dell'organizzazione della giustizia in Italia.
#1652
Due riflessioni a proposito dell'ultimo intervento di Anthonyi. La distinzione fra bene e male è tutt'altro che irrilevante nella cultura greca, tutt'altro. La Eudamonia, la ricerca della buona vita è un basso continuo di tutta la filosofia ellena. Si tratta di una distinzione diversa che può essere definita da "tragedia", mentre la distinzione cristiana è da "commedia". Ciò non toglie che vi siano spunti tragici anche nella cultura cristiana e spunti commedianti (commedianti?) nella cultura greca. Tragica è la visione secondo la quale bene e male sono difficili da distinguere e sono collegati in modo potente con le generazioni mitiche. Ciò non significa affatto che sono indistinguibili. Nella cultura cristiana si opera un taglio manicheo fra bene e male, proiettando il male al di fuori di sè, sul demóne.
Che la psichiatria non sappia definire le patologie è una credenza infondata. Sicuramente ogni patologia, essendo connessa a un organo difficile da trattare come il SNC, che è implicato nella nostra stessa coscienza e consapevolezza di esistere, è stata nel tempo ridefinita e curata in modi diversi, ma ormai la psichiatria ha un canone definito di patologie e non vi è, fra queste, la possessione demoniaca.
Ciò non toglie che in certe culture tradizionali, curare un malato psichiatrico come indemoniato, può essere più curativo e portare alla risoluzione del problema più facilmente che curare secondo una prospettiva occidentale, del tutto aliena a quella cultura. Le malattie psichiatriche sono soggette ad una profonda influenza sociale, molto di più delle malattie organiche e anche da questo deriva la carica spesso critica degli assetti di potere, proveniente da molte correnti medico-psichiatriche.
#1653
Invito Ipazia a moderare i termini e Phyrosphera a fare dei post più lunghi di un telegramma. Entrambi ad argomentare le loro posizioni. Grazie.
#1654
Ritengo anch'io che il pensiero si debba confrontare con qualcosa che vada oltre la physis, ma non può accadere in termini di "tradizione" come spesso sottolinea Phyrosphera. Il pensiero materialista marxista ha completamente stravolto le coordinate di ogni pensiero metafisico, così come la teoria darwiniana o le varie scuole psicologiche, fino alla neurobiologia e alle scienze genetiche (per non parlare di Cartesio, il padre di tutto ciò). Un filosofo metafisico che non si confronta con queste "novità " condurrà inevitabilmente una battaglia di retroguardia. Infatti se la metafisica è una filosofia dell'essere non è indifferente capire come "siamo", a partire da studi sperimentali, ripetibili, fondato su analisi di dati e su intuizioni che comunque provengono da studi e meta-analisi quantitative oltre che ad analisi di laboratorio come la risonanza magnetica funzionale.
Ripeto inoltre che una tradizione antimetafisica esiste proprio come "dialettica" che si oppone alla metafisica. Se non esiste il polemos e il panta rehi, la filosofia diventa teologia monoteistica.
La metafisica e la fisica, in questa accezione giocano una danza interattiva e l'una condiziona l'altra.
Il rischio altrimenti è quello di riproporre una filosofia come "otium", contrapposta al "negotium", giudicato negativamente. La contemplazione per quanto possa essere affascinante nasconde sempre un conflitto sociale e quindi Marx è molto più metafisico di quanto si creda, se si vuole dare retta a Brecht, secondo il quale prima della morale viene il cibo. Il sospetto è sempre quello, che un certo tipo di metafisica sia sostenuta da chi ha la pancia piena (senza per questo dimenticare chi la pancia se la riempie in modo stupido e per i quali un po' di metafisica non guasterebbe).
#1655
Per Kobayashi. Premetto che i tuoi interventi sono fra i più interessanti fra quelli che leggo qui, ma in questa discussione condivido (una volta tanto) il pensiero di Ipazia. La filosofia come pensiero sul pensiero in una visione totale (o olistica) può essere una via, ma è una via estremamente impervia, data la mole di studi che presuppone. Riuscire a filosofare tenendo conto di teoria quantistica ed Epicuro è affascinante (infatti è già stato fatto) ma davvero una cosa da far tremare i polsi se si volesse estendere a tutto lo scibile umano.
Inoltre la scienza, nel campo fisico, quello che viene definito in Anglia "hard sciences", ha raggiunto un codice valido anche se ovviamente contestabile. La filosofia può dire qualcosa in questo settore come spazio metacritico, ovvero come riflessione critica sul metodo (che è già critico) scientifico. Però, pensandoci bene, è come criticare un frigorifero perché mantiene il cibo fresco.
La filosofia può e deve, in realtà, smascherare i tentativi di scientificizzare ciò che non può essere scientificizzato, ovvero la dimensione della praxis. Anche la praxis si è allargata negli ultimi duecento anni con discipline come la sociologia, la psicologia, l'antropologia, l'etologia, la psichiatria. La filosofia la immagino come un immenso deposito di sapere critico dal quale attingere per trovare il modo di guidare l'azione dell'uomo buono  in quanto zoon politikon in questa selva di saperi specialistici che rischiano di far perdere di vista l'uomo nella sua possibile totalità ecologica.
Non sono certo di quello che dico. Una visione leonardesca della filosofia sarebbe ancora più potente, diverrebbe quasi una sorta di religione, ma c'è davvero qualcuno in grado di farlo, tenendo conto delle conoscenze accumulate? Servirebbero vite lunghe 500 anni oppure uno stile aforistico/profetico, come quello usato da Nietzsche.
Considerazioni sparse. Una riflessione in progress che ho condiviso con voi.
#1656
Attualità / Il valore della libertà
10 Luglio 2021, 10:23:38 AM
Alexander. Credo che Inverno (e anch'io), dica la stessa cosa. Non c'è una regia antilibertaria e complottista dietro il COVID, ma dinamiche capitalistiche sfrenate che colgono l'occasione come in ogni altra situazione. Per caso la Krupp ha anteposto un dilemma etico prima di costruire i cannoni per la Wehrmacht? Il problema  (e la novità rispetto a situazioni analoghe del passato) oggi riguarda la circostanza di essere giunti vicino al capolinea ecologico e quindi nessun piano antilibertario studiato a tavolino potrà modificare l'attuale trend fatto di:
1) ulteriori pandemie, 2) riscaldamento globale, 3) diminuzione di terreni coltivabili 3) aumento dei migranti causati da crisi ecologiche, 4) possibile nuova estinzione di massa ( già iniziata in realtà dall'uomo da circa 10.000 anni).
Come un organismo in preda alla febbre le società politiche, in questa situazione potrebbero mettere in campo soluzioni tampone, spostamenti strategici dell'attenzione o soluzioni autoritarie, ma senza mutare di una virgola il tragico futuro che ci attende.
Finora le grandi disuguaglianze sono state ammorbidite concedendo alle classi povere di scaricare sulla natura le contraddizioni sociali, depredandola il più possibile. La natura terrestre è però fisicamente determinata. Da qualche secolo l'umanità prende dal canestro della natura più di quello che la natura riesce a riprodurre di anno in anno. Il salvadanaio si sta svuotando e chi può continua a ballare sul ponte del Titanic, alcuni consapevoli dell'imminente arrivo dell'Iceberg, altri che negano l'iceberg, altri ancora che pensano che l'iceberg sia stato architettato a tavolino affinché la sala da ballo resti appannaggio dei ballerini di lungo corso.
#1657
Io ti ho risposto sul merito. Su quanti migranti ospito, credo davvero che sia un punto molto basso dal quale proseguire la discussione. Tu quanti vigili del fuoco ospiti? Oppure quanti pezzi di strada statale asfalti? Per caso fai operazioni chirurgiche e quanti F35 piloti?
#1658
Viator. Ma davvero pensi che allevare ed educare dei figli sia solo un fatto economico? Certo può essere un grande aiuto ma ti assicuro, sulla base della mia esperienza lavorativa che esistono famiglie ricche senza figli, famiglie ricche con figli trascurati, famiglie povere senza figli e famiglie povere dove i figli sono molto amati. Non è la povertà a creare problemi quanto trattamenti disuguali fra fratelli o peggio. Tra l'altro la tua ipotesi è ampiamente disconfermata dalla realtà, visto che è proprio laddove che ci sono più garanzie alle famiglie che si fanno meno figli. Il problema tragico dell'Italia è il decremento demografico, un problema molto serio, anche alla luce della cultura retrograda media degli italiani a proposito dei migranti.
#1659
Almeno da Epicuro in poi (ma per Adorno le tracce sono già presenti in Omero) il pensiero antimetafisico ha una tradizione altrettanto solida di quella metafisica, ammesso che parlare di tradizione abbia un senso. La filosofia se vuole essere viva deve confrontarsi con il mutamento e non con ciò che si pretende erroneamente immobile, visto che non sono immobili neppure le leggi fisiche.
La metafisica può aver senso solo nel contesto etico come ricerca condivisa della giustizia. Ma anche qui, fissare valori assoluti comporta sempre il rischio di schiacciare le persone reali, come spesso è accaduto nella storia, sia quando si trattava di valori metafisici spirituali (gli eretici) sia quando si trattava di valori metafisici materiali (i nemici del popolo).
#1660
Attualità / Il valore della libertà
07 Luglio 2021, 09:01:16 AM
Condivido le preoccupazioni di Inverno. La situazione emergenziale rischia di proseguire a lungo, non necessariamente solo per motivi pandemici. Abbiamo stravolto l'equilibrio geologico, climatico e biologico del pianeta terra ed ora il pianeta terra sta iniziando a scrollarsi di dosso questo virus infestante che si chiama homo sapiens. Nel Titanic ai ballerini che fingono di nulla, si sono aggiunti quello che se la prendono contro l'iceberg, percepito come la giustificazione per non farli accedere alla sala da ballo. Il rischio è che a breve tutti, ballerini, manifestanti-contro-il-pensiero-unico, filosofi e pecore siano tutti travolti.
P.S.: nel nord/ovest degli USA, a causa delle alte temperature, si sta sciogliendo l'asfalto delle strade.
#1661
Attualità / Il valore della libertà
06 Luglio 2021, 19:08:27 PM
Capisco che parlare della propria esperienza personale non è statistica. Al massimo faccio la figura del cretino ma ci provo lo stesso. La perdita della libertà personalmente l'ho vissuta a partire dal 1 febbraio 2021, quando sono tornato a casa con brividi di freddo. Temperatura a 38,5 per una settimana e per una settimana respiro corto anche se assolutamente a riposo. Saturazione a 89-90. Le prime notti ero angosciato. Cercavo di calmarmi pensando all'ineluttabilità del destino. È stato bravo il medico a non mandarmi all'ospedale, considerando che non avevo alcuna patologia in corso. Poi un lento recupero che è durato almeno due mesi. La prima volta che sono uscito per fare il tampone, dopo 15 giorni ero talmente debole che ad un certo punto ho pensato di tornare a casa. Anche il semplice camminare mi provocava tachicardia a 100 BM.
Magari sono sacrificabile sull'altare della libertà dei non allineati, ma i discorsi che spesso sento o leggo, di fronte a quello che ho vissuto mi sembrano semplicemente superficiali, ad essere gentili.
#1662
Oggi ho letto la notizia di due coniugi morti a distanza di poche ore uno dall'altra dopo 70 anni vissuti insieme. Ho pensato alla loro vita, ai tanti attimi belli e brutti o semplicemente noiosi che hanno trascorso insieme, ai figli, ai nipoti, ai lutti, alle vacanze trascorse in Trentino o in Sicilia. Sono morti insieme perché non potevano fare a meno l'uno dell'altra. Si amavano così intensamente che hanno superato tutte le avversità, i malumori, le gelosie, le malattie e si sono incamminati insieme nella vita e nella morte. Non so se è stato amore, cooperazione, abitudine. Forse un miscuglio di tutto ciò. Ma è questo miscuglio a renderci unici. C'è chi pensa che ciò derivi da un soffio divino, altri a cause neurobiologiche ma resta il fatto che il nostro essere umani si scopre in queste storie. Starò invecchiando ma queste storie mi emozionano e mi attivano la compassione, non per soffrire insieme ma per cercare insieme la via per soffrire di meno che è sempre la condivisione, anche della sofferenza.
L'alternativa è questa orribile società di narcisi pieni di sè e gloriosamente egoisti a spasso nell'insensatezza.
#1663
Per Anthonyi. In realtà no. Non penso che l'amore vada al di là delle logiche biologiche umane. Homo sapiens, come ho già detto spesso in questo forum si caratterizza in modo stratificato. Vi è un primo cervello arcaico che sviluppa comportamenti automatici di attacco/fuga, ricerca cibo, sesso, e in questo tipo di comportamento non vi è spazio per gli aspetti intersoggettivi. In seguito, la scommessa dei primati è stata quella di ampliare il sistema nervoso centrale e periferico, che ha permesso di realizzare forme sociali solidaristiche. Sono stati scoperti scheletri di molte migliaia di anni fa che provano come le società neolitiche si prendevano cura dei malati e dei vecchi. Altro sviluppo, estremamente importante, è stato quello dei neuroni specchio, che ci permette di anticipare e di prevedere le azioni di altri soggetti che potrebbero interagire con noi o interagiscono con noi. Questa è la capacità neurobiologica che ci permette "di metterci nei panni dell'altro". Quindi da questi pochi cenni vedi come la nostra struttura neurobiologica alterni un campo individualistico, più arcaico e uno solidaristico e cooperativo più recente. L'amore è una invenzione culturale con molti vantaggi di specie, che permette di rafforzare il legame sociale e di prendersi cura dei figli e delle nuove generazioni ma che ha un substrato biologico favorevole.
E quest'ultima nota comporta un ulteriore passaggio, ovvero che l'uomo è "naturale" solo fino ad un certo punto, poichè la complessità cerebrale di cui è dotato gli permette di essere addestrato nei più svariati modi, che sono condizionati dall'ambiente sociale in cui vive. Ovvero, alla plasticità neuronale conseguono comportamenti estremamente diversi. Vi sono popolazioni amazzoniche per le quali uccidere degli uomini è un fatto molto onorevole e più uomini si è uccisi e più si sale in alto nella scala gerarchica. Questo non inficia la base neurobiologica che ovviamente è identica alla nostra, ma ci permette di considerare come gli aspetti culturali modificano le dinamiche relazionali fra esseri umani, compreso l'amore.
Dio, in questo senso, è stato dal mio punto di vista, un importante momento di evoluzione culturale, perchè ha posto le basi per il senso del limite, ma anche per il riconoscimento di essere tutti "figli di Dio". E' già in ciò insito il riconoscimento dell'intersoggettività e del possibile amore fraterno. Anche Dio, in qualche modo, fa parte di quel processo di educazione culturale che può andare verso la solidarietà e il riconoscimento reciproco fino a sfiorare l'amore, oppure può andare in tutt'altra direzione, come la storia, purtroppo ci ha insegnato. Ovviamente tutto ciò lo dico in veste rigorosamente laica, non essendoci dal mio punto di vista, alcun Dio.
#1664
L'amore, inteso come philia e non come eros, avviene quando, ad esempio non fai ragionamenti calcolatori. Fare l'elemosina è, ad esempio, un atto di amore, indipendentemente dal pensare che quel mendicante è un furbastro che ha miliardi di euro depositati in Svizzera. Amore è quando cambi i pannolini sporchi di tuo figlio. Magari pensi che un giorno sarai ricompensato da quel figlio che verrà a trovarti nella bella RSA attrezzata, ma non ne hai nessuna certezza. Amore è il dono che fai di te stesso agli altri. Un dono che non può essere continuo, perchè si rischia di venir bruciati, ma che a intermittenza avviene. Amore è quando uno tipo in auto ti taglia la strada in modo scorretto e tu fai finta di niente e non ti fai sopraffare dall'ira o dal sentimento di vendetta. Amore è accettare la puzza dei calzini di tua moglie, prenderli e metterli nella cesta dei panni sporchi senza aspettarti che il giorno dopo lei faccia la stessa cosa. Amore è tutto ciò che va oltre questo mondo permeato da partite doppie di dare-avere, dove tutto è calcolato secondo introiti ed esborsi. Tu stesso che ti domandi ossessivamente di amore e di cosa c'è oltre all'egoismo, non fai altro che sottolineare l'importanza di questo sentimento abissalmente umano e maestoso che nulla ha a che fare con la religione, a meno che non si intenda il significato etimologico di "religio", ovvero "ciò che unisce".
#1665
Separare egoismo e altruismo, come fai tu viator, ha solo una funzione ideologica. Inevitabilmente negli atteggiamenti amorosi vi sono aspetti egoistici. Anche l'atto più disinteressato può nascondere motivazioni egoistiche, e allora? Vorresti per caso l'amore puro oppure sostenere la tesi che siccome l'uomo è una "bestia" (come proclamava Bracardi molti anni fa), allora ogni atto egoistico è inevitabile? Un amore puro e completamente votato all'altro è molto simile al delirio e si può sviluppare anche in virtù di ormoni che circolano nel nostro organismo, ma non potrà mai essere la regola continuativa di una intera vita. E' connesso alla riproduzione della specie e lo condividiamo con molte specie animali, mammiferi e uccelli, spesso monogami per l'intero corso della loro esistenza.
Homo sapiens è costruito biologicamente su strati sovrapposti che creano una tensione continua fra egoismo individuale, egoismo di gruppo e altruismo e cooperazione sempre più ampia. Fa parte della stessa architettura cerebrale questa tensione. Ma c'è di più. Il nostro cervello è estremamente plastico ed educabile. Il più educabile in natura. E pertanto lo si può addestrare al più spietato egoismo, oppure all'altruismo, oppure all'ipocrisia. Non siamo mai soli. Siamo sempre il riflesso della società in cui viviamo (chi più e chi meno).