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Messaggi - viator

#1666
 >Salve Phil. Mie ulteriori precisazioni (in grassetto) :

  Personalmente trovo esista tranquillamente una etica assoluta. Incarnata a livello biologico nel principio di sopravvivenza (individuale o di specie) ed a livello cosmico nel principio di persistenza (l'entropia, la cui funzione è quella di impedire l'annichilimento del divenire complessivo).


Quindi l'etica assoluta consiste nei comportamenti (NIENTE E NESSUNO SOTTRAGGA O DISTRUGGA CI0' CHE NON SAREBBE PIU' IN GRADO DI RESTITUIRE O RIGENERARE) che realizzino il BENE ASSOLUTO.



Più che il principio di sopravvivenza, esiste l'istinto di sopravvivenza, (son la medesima cosa.......principio è in veste filosofica, istinto in veste biologica)............................D'altronde, se il «bene assoluto» è, come proponi, non sottrarre o distruggere ciò che non si è in grado di restituire o generare, allora, a livello cosmico, l'etica perde di senso e tale "bene" non è un bene morale, ma è solo la legge di conservazione della massa (l'etica non perde di senso poichè il comportamento (ethos) non è dimensione unicamente umana od animale, ma può venir attribuito anche agli enti fisici (comportamento delle leggi naturali). La morale certo che invece non ha senso, in quanto attribuibile SOLAMENTE – quest'ultima – alle intenzioni SOCIALI UMANE. Potremmo quindi supporre l'esistenza di una ETICA COSMICA posta al di fuori del bene e della morale umani ma umanamente interpretabile dagli umani come benefica, positiva, affermativa poichè afferma e difende la nostra stessa umana esistenza).
Secondo tale principio, sembrerebbe quasi che il cosmo sia dunque impossibilitato a fare il male (almeno per ora), quindi quello del bene etico sarebbe un falso problema (oppure stiamo sbagliando il piano in cui porlo?). Infatti il cosmo e l'esistente racchiudono solo il bene (non importa che noi si riesca a riconoscerlo caso per caso) mentre il MALE è concetto unicamente umano consistente nella condizione di carenza (mai completa assenza) di BENE.

Sul piano strettamente umano, invece, non c'è un'etica praticabile secondo tale «bene assoluto», poiché l'uomo ha nei suoi bisogni primari già geneticamente inscritto il "male assoluto": sin dal primo vagito, egli sottrae ossigeno per restituire anidride carbonica (due composti ben differenti anche agli occhi di "madre natura", oltre che degli altri viventi), poi si nutre distruggendo forme di vita che non potrà restituire (Il "nessuno sottragga o distrugga....." va inteso aggiungendovi "........avendone la facoltà. Così come si intende che ciò che viene "sottratto" o "distrutto" all'interno di meccanismi natural-biologici superiori alla nostra volontà.....non può certo generare nostra responsabilità !).....................(allevarle non significa rigenerarle, ma solo condizionarne la riproduzione: non è l'uomo a partorire un vitello dopo averne ucciso uno; idem per l'agricoltura); Allevare e coltivare certamente non restituisce o rigenera la vita individuale dell'organismo che stiamo sfruttando, ma qui stiamo parlando di principi i quali non possono certo venir ricondotti e rispettati ingralmente, rigorosamente, da coloro che ne sono coinvolti.
Anche perchè il sopprimere e sfruttare le altre forme di vita fa parte di superiori livelli di necessità (l'egoistica realizzazione della sopravvivenza individuale delle specie predatrici).

Certo, la natura nel suo insieme è bilanciata, come il suddetto cosmo, ma se l'etica come disciplina deve occuparsi anche delle azioni umane (fra uomo ed uomo) allora servono criteri di giudizio che vadano oltre un serafico appello all'entropia co(s)mica, che ci riduce ad una risata nell'universo, dandoci pochi consigli su come comportarci con il prossimo, nel mondo, etc. Ad esempio, richiamando ancora la tua definizione, quello che l'uomo può generare è altra vita umana, per cui stando a tale principio, il «bene assoluto» prevede che una coppia uomo/donna possa, magari per motivi di sopravvivenza, uccidere e mangiare un altro essere umano perché in fondo sono in grado di rigenerare un essere umano, restituendo una vita per pareggiare quella che hanno spento... etica del cannibalismo e legalizzazione dell'omicidio in nome del «bene assoluto»? Mala tempora... relativamente parlando, ovviamente. Qui torna in ballo ciò cui ho accennato qui sopra : la gerarchia tra i bisogni (la sopravvivenza) e le facoltà, DELLE QUALI L'ETICA FA PARTE. Credo che non sarà necessario spiegarti quale delle due dimensioni sia quella che COSTRINGE inesorabilmente l'altra !. Saluti.

#1667
 Salve ipazia.

Citazione di: Ipazia il 22 Agosto 2020, 15:00:59 PM
Caro davintro hai infilato una serie di assoluti relativi, passando dalla verità scientifica ai valori etici, che sono la negazione lampante di un Assoluto con la maiuscola davanti. Avevo pure io affermato che dobbiamo accontentarci di assoluti relativi ad ambiti dove possono giocare onorevolmente il loro ruolo assolutistico. Ad esempio: un record mondiale in atletica, lo zero assoluto, la velocità della luce,...



A dire il vero, da te mi sarei aspettato ben altro che il concetto di "assoluti relativi". Ovviamente tu conosci benissimo la differenza tra gli aggettivi (sempre relativi a ciò cui vengono appiccicati) e i sostantivi, i quali - birbaccioni - all'interno della filosofia hanno talvolta (per la precisione, UNA UNICA VOLTA) l'ardire di mostrare assolutezza.


Ti metto a parte di un fatto curioso. Stavo rimuginando circa la possibilità di aprire un (?) nuovo topic a titolare come "Vuoto assoluto e zero assoluto" ma prima di accingermi a farlo ho consultato lo stato del nostro topic qui presente ed ho inciampato proprio nel tuo riferimento allo ZERO ASSOLUTO.


A questo punto rinuncio ed approfitto. Per notare sardonicamente come la scienza, regina (senza alcuna ironia) del sapere, tenda a far uscire dalle proprie porte ciò che sarà poi costretta a far rientrare dalle proprie finestre : la metafisica dell'assoluto.


Sotto forma - appunto - di "assoluti" ora relativi ora "assoluti" a seconda dei linguaggi e delle grammatiche.


Cosa si intende per "vuoto assoluto" ? Scientificamente - scusami - la cosa non è molto chiara. Sembra che anche i fisici chiamino in tal modo gli ambienti, gli spazi, i volumi (SEMPRE RIGOROSAMENTI LIMITATI, quindi relativi) privati di aria o altri gas (precisamente, gli ambienti al cui interno non esiste alcuna pressione rivolta al loro esterno). Resta inoltre aperta l'ammissibilità di considerare "sotto vuoto assoluto" un ambiente privo di gas ma ospitante materia - ad esempio una camera d'aria con dei granelli di sabbia al suo interno.


Ora, è corretto secondo te considerare "assoluto" un simile vuoto? Secondo me no, poichè l'espressione in oggetto va sempre interpretata come "relativa assenza di qualcosa (il gas), la cui mancanza GENERA E GIUSTIFICA l'uso dell'aggettivo "vuoto".


Il "vuoto assoluto" non esiste (perchè l'ASSOLUTO è sempre e soltanto un SOSTANTIVO) poichè non esistono camere d'aria, oppure spazi cosmici, che siano privi di tutto (se non c'è gas, potrà esserci materia, oppure onde elettromagnetiche (energia)).


Lo ZERO ASSOLUTO ? "ZERO", a differenza di "vuoto" - termine che può risultare sia come aggettivo che come sostantivo - è un SOSTANTIVO che incarna la ASSOLUTA mancanza di quantificabilità di un qualcosa (assoluta è la mancanza - il qualcosa resta relativo) (che esistano modi di dire che utilizzano lo zero come aggettivo, del tipo "zero fame", "zero voglia" etc. rappresenta solo un malvezzo linguistico).
Se manca la assoluta possibilità di quantificare, ovviamente vien meno anche quella di qualificare (non possono esistere qualità di ciò risulta azzerato, cioè ormai mancante).


Quindi il concetto di zero è applicabile solo a enti relativi, locali, parziali e non certo ad una TOTALITA' la cui intrinseca natura è ASSOLUTA. Pertanto l'espressione "zero assoluto" mostra la propria relatività confinabile al significato termico-energetico.[/size][/size]





Esistono solo gli zero relativi, poichè lo zero assoluto altro non sarebbe che il NULLA. Saluti.
#1668
Tematiche Filosofiche / Re:Il nulla come concetto
22 Agosto 2020, 12:24:14 PM
Salve. Io ho una mente poco agile. I linguaggi troppo articolati la sfiancano.


Dal momento che il vuoto è sempre relativo ed il Nulla sempre assoluto........perchè non la facciamo corta e soda soda dicendo che che il vuoto consiste in una locale assenza di contenuti (fuori di esso esiste ciò che potrebbe riempirlo magari solo parzialmente, permettendogli di continuare ad esistere relativamente) mentre il Nulla non è riempibile da alcunchè senza rinunciare ad "essere sè stesso". Saluti.
#1669
Salve davintro. Personalmente trovo esista tranquillamente una etica assoluta. Incarnata a livello biologico nel principio di sopravvivenza (individuale o di specie) ed a livello cosmico nel principio di persistenza (l'entropia, la cui funzione è quella di impedire l'annichilimento del divenire complessivo).


Quindi l'etica assoluta consiste nei comportamenti (NIENTE E NESSUNO SOTTRAGGA O DISTRUGGA CI0' CHE NON SAREBBE PIU' IN GRADO DI RESTITUIRE O RIGENERARE) che realizzino il BENE ASSOLUTO.


Naturalmente tale principio è proprio quello rispettato dall'unico Ente che può restituire o rigenerare TUTTO : la Natura, la quale quindi è ciò che esprime tale PRINCIPIO NATURALE (ED ASSOLUTO) DEL BENE.


Evidentemente senza sopravvivenza (dei vivi) e senza persistenza (del mondo fisico in generale) verrebbero a mancare le condizioni per il sussistere di QUALSIASI ETICA E QUALSIASI BENE (RELATIVI OD ASSOLUTI)..........perciò tali due condizioni (ripeto : sopravvivenza e persistenza) sono necessarie e sufficienti a determinare la loro propria assolutezza "comportamentale" (cioè PROPRIAMENTE ETICA). Saluti.
#1670
Tematiche Filosofiche / Re:Il nulla come concetto
20 Agosto 2020, 15:34:25 PM
 Salve Phil. Miei commenti (in grassetto) al tuo ultimo intervento :
   <blockquote>

</blockquote> <blockquote>(spiacente, ma all'interno della logica le tautologie andrebbero accuratamete evitate)</blockquote> Se non sbaglio le tautologie sono il fondamento della logica, dal principio di identità «a = a», agli altri assiomi che fondano i vari sistemi logici (e cosasabile c'è di più filosofico dell'interrogare i fondamenti?).
Le tautologie sono illogicità sistematiche indispensabili alla DIALETTICA, la quale è a sua volta indispensabile per trattare di logica e filosofia.
Il problema è che, più ci si avvicina ai FONDAMENTI (giustamente da te citati) più bisogna star lontani dalla tautologia, e questa è appunto la suprema difficoltà della dialettica dell'esistenziale.




Comunque, fuori dal piano strettamente logico-formale, chiedersi ad esempio «perché l'accendino accende» (parodiando il «perché l'essere è») mi pare avere un suo senso, .........C'è una bella differenza tra accedino ed Essere. L'accendino è una cosa in sè RELATIVA la cui esistenza è giustificata dalla propria FUNZIONE (l'accendere), l'Essere(L'ASSOLUTO) non ha bisogno di giustificazione poichè è ESSO a giustificare OGNI E QUALSIASI COSA IN SE' ED OGNI E QUALSIASI FUNZIONE.







C'è come accennavo, in termini di consapevolezza/comprensione, anche se di fatto ciò  non cambia, almeno a breve termine, né il funzionamento dell'accendino né il modo di usarlo.
Citazione da: viator - 19 Agosto 2020, 21:24:21 pm
>Per uno come me, che considera l'Essere come [...] "la dimensione per la quale le cause producono i loro effetti" chiedersi il perchè l'essere sia [...] cioè il chiedersi quale sia la causa dell'essere..............è proprio da suicidio logico-filosofico. Probabilmente chi dà un senso a quella domanda (vedendo la nascita del filosofare dove tu vedi un "suicidio") può farlo perché dà una differente definizione di «essere», magari quella generica da dizionario filosofico oppure una personalizzata (come la tua) ma che non destituisce la domanda.

Se ho ben capito, per te, «Essere» è sinonimo di «Dio», quindi Dio è definibile come «la dimensione per la quale le cause producono i loro effetti»(cit.) Per poter meglio rendere umanamente il concetto filosofico di Dio, più che riferirsi ad una "dimensione" di esso troverei utile collocarlo tra le "entità", senza con ciò rinunciare alla fondamentale sinonimia di significato da me da citata



(quel «per la quale» non significa forse che tale dimensione (o entità divina) è la causa per cui le cause producono effetti? se così fosse non è fuori dalla catena causale, ma in cima), dimensione che tratteggi come «priva di cause» e «posta non all'interno, bensì all'esterno della catena cause-effetto» e «fuori da ogni temporalità»(cit.), un ritratto piuttosto affine alla "eterna causa incausata" di teologica memoria (per quanto parlare di Dio in termini di «dimensione» risulta piuttosto oscuro, (hai ragione, infatti sopra ho precisato un poco) soprattutto se tale "dimensione" sarebbe ciò che deve causare far in modo che le cause producano effetti).
Osservazione acuta, la tua. Circa la "eterna causa incausata" sono io stesso a richiamare indirettamente la parentela tra l'Essere filosofico ed il Dio (il teismo d'altra parte sarà ben figlio dell' Essere e non certo viceversa). Circa le acrobazie teologiche, esse non sono necessarie per capire che se una entità è eterna essa sarà priva di cause originarie.
Tu parli di catena causale, in cima alla quale starebbe - alla luce della mia da te presunta interpretazione – l'Essere-Dio. La mia geometria è diversa poichè prevede una concatenazione CIRCOLARE e non lineare (il concetto di circolarità – a rigore – includerà anche le circonferenze di raggio infinito, le quali risultano indistinguibili dalle rette ! - in tal modo si potranno giustificare sia la mancanza di inizi e di termine della "catena" sia il mancato ricorrere – attraverso il tempo - di cicli causa-effetto rigorosamente tra loro identici, sia ancora la collocazione dell Essere all'interno della circonferenza (ed estraneo ad essa) che – pure – all'interno della medesima circonferenza (ed estraneo ad essa).



P.s.
Per una certa ironia del discorso, finché parliamo di qualcosa, sia esso un accendino o una "dimensione" o il nulla, restiamo sempre "a valle" della domanda filosofica a "monte": (in versione semplificata) «perché c'è qualcosa?». Per fortuna possiamo congetturare e creare i nostri "vocabolari filosofici" senza essere costretti prima a risponderle. Saluti con amicizia da viator.
   
#1671
Salve Eutidemo. Mi ha incuriosito l'espressione "ristoro di lucro cessante".


Conoscendo l'appropriatezza con la quale sei solito esprimerti e notando la virgolettatura, si tratterà di linguaggio tratto da qualche documento pubblico ed ufficiale.


Poichè il termine "lucro" - dal basso della mia ignoranza - identifica il margine o guadagno ottenibile attraverso uno scambio risultante favorevole al venditore GRAZIE SOLAMENTE alla iniziativa speculativa di quest'ultimo (SE IL VENDITORE HA LAVORATO PER GUADAGNARE DA CIO' CHE VENDE, AVRA' CONSEGUITO UN REDDITO, NON UN LUCRO)..............mi sembra proprio che - secondo buonsenso - non dovrebbe sussistere un diritto a venir pubblicamente ristorati (risarciti) per mancati introiti generati solo dalla fortuna, dalla abilità personale o dal mutevole andamento dei mercati. Che dici ?. Saluti.
#1672
Tematiche Filosofiche / Re:Il nulla come concetto
19 Agosto 2020, 21:24:21 PM
Salve phil. Citandoti : "la domanda non ci chiede se l'essere è, ma perché l'essere è".


Dal mio punto di vista..........peggio che andar di notte.


Per uno come me, che considera l'Essere come (ripeto stancamente) "la dimensione per la quale le cause producono i loro effetti" chiedersi il perchè l'essere sia (spiacente, ma all'interno della logica le tautologie andrebbero accuratamete evitate).....cioè il chiedersi quale sia la causa dell'essere..............è proprio da suicidio logico-filosofico.



L'essere è secondo me ovviamente privo di cause in quanto è posto non all'interno, bensì all'esterno della catena cause-effetto (stare-divenire) ed ancor più ovviamente trovasi fuori da ogni temporalità. Infatti la sua - da me attribuibile - sinonimia con il concetto filosofico di Dio mi fa trovare tali due concetti come estranei a quelli di "causa prima" o di "motore immobile" poichè si tratta invece di "eterne onnipresenze". Saluti.
#1673
Tematiche Filosofiche / Re:Il nulla come concetto
19 Agosto 2020, 13:25:24 PM
Salve bobmax. Citandoti : "La famosa domanda considerata fondamentale: "Perché c'è qualcosa e non il nulla?" è in realtà una contraddizione in termini".


Tale "famosa" domanda, dal mio punto di vista, rappresenta il vertice della più stordente ingenuità intellettual-filosofica, ed il quesito circa il quale io intendevo ironizzare contrapponendovi in modo speculare il mio recente topic - ugualmente ma fintamente ingenuo - "Perchè esiste il tutto e non solamente il qualcosa". Saluti.
#1674
Salve InVerno. Perfetta identità di vedute con la mia personale (e già in passato da me citata) definizione di giornalista : "Professionista della comunicazione la cui capacità e volontà di informare è esattamente pari alla capacità e volontà di deformare,di omettere, di mentire". Salutoni.
#1675
Salve jacopus."L'assoluto è un gioco psicotico che consola rispetto alla nostra ineludibile finitezza".

Sono d'accordo anche se io avrei impiegato termini poco diversi : "L'assoluto ci fa credere che il mondo non possa avere nè una fine nè un fine (il quale costituirebbe appunto anche la sua fine). Saluti.
#1676
Tematiche Filosofiche / Re:Il nulla come concetto
18 Agosto 2020, 20:55:47 PM
Salve sapa. Non c'è di che. Fino all'anno scorso a me fumava anche la bocca, dopo aver   acceso la sigaretta. Poi, almeno da quella parte, ho smesso. Salutoni.
#1677
Salve anthonyi :

Citazione di: anthonyi il 18 Agosto 2020, 07:16:30 AM
Citazione di: viator il 17 Agosto 2020, 21:23:34 PM



Quindi metafisica come visione improduttiva, in un certo senso parassitaria, vuota, inutile, astrattamente spiritualistica e socialmente sterile.

 


A me pare, viator, che qui tu abbia una posizione pregiudiziale. Le stesse cose potrebbero essere dette in riguardo a tutta la filosofia che, per coloro che non se ne interessano, è un qualcosa di noioso e inutile. Qualcuno direbbe che con la filosofia non si mangia.
D'altronde se l'uomo fa filosofia lo fa per passione, perché ha bisogno di riflettere su qualcosa e, in passato, la sua riflessione cadeva sull'assoluto. Oggi magari non è più così, viste e considerate le tante distrazioni che la società della comunicazione ho imputatooffre, e su queste distrazioni si potrebbero argomentare tutte le ipotesi critiche che tu fai in riferimento alla metafisica.


Guarda che stai imputando a me l'atteggiamento che io ho ipotizzato potesse essere quello di Ipazia (ferma restando la facoltà di quest'ultima di smentirmi). Saluti.
#1678
Salve Ipazia. Citandoti : "Ma entrambi questi "enti" hanno mostrato il loro carattere di concetto antropologico, non configurabile in alcun ente incontrovertibile come l'episteme scientifica giustamente pretende".


Direi "come l'episteme scientifica ERRATAMENTE (ed un pochino vanitosamente) pretende".
Il fatto che gli "enti" di cui stiamo parlando non siano configurabili rappresenta la logica conseguenza della loro estensione.


Il "configurare" implica l'attribuire una certa forma, e le forme si concretano attraverso i loro limiti e confini. Circa confini e forma dell'Assoluto e del Tutto (etc. etc.) credo resteremo a rinfrescarci in mezzo al guado. Saluti.
#1679
Tematiche Filosofiche / Re:Il nulla come concetto
18 Agosto 2020, 12:03:50 PM
Salve sapa. Citando cio che tu hai appena citato : "un insieme vuoto contiene il nulla, o almeno una porzione di esso".


Della serie "Capolavori della ragion pura".


Un insieme vuoto contiene il "nulla" relativo a quel dato insieme che stiamo prendendo in esame. Per essere precisi, un insieme vuoto NON CONTIENE ALCUNCHE' di relativo a quel dato insieme che stiamo prendendo in esame.


Nulla può contenere il- (od essere contenuto dal-) NULLA.
Infatti lo stesso spazio, quando SEMBRA contenga NULLA, dicesi ben diversamente che risulta VUOTO.


Che poi possano esistere ADDIRITTURA le "porzioni del nulla"..................


Credo proprio che matematica e teoria degli insiemi farebbero bene a stare alla larga da tutto, nulla, assoluto etc. !. Saluti.
#1680
 Salve Ipazia. Credo di capire le tue avversioni per la metafisica e – all'interno di questa – del concetto di assoluto.


Da brava materialista soprattutto "storica" tu della metafisica avrai la visione canonica, (ricorda la mia avversione per i dizionari tradizionali) consistente nel dare all'etimologia del termine il significato (corretto) di "ciò che è posto al di là della fisica" ma con una interpretazione (secondo me del tutto opinabile) che rende "l'oltre la fisica" quale sinonimo di estraneità, negazione, incompatibilità nei confronti dell' "ora e qui" del materialismo fisico.


Quindi metafisica come visione improduttiva, in un certo senso parassitaria, vuota, inutile, astrattamente spiritualistica e socialmente sterile.




Io e altre tre o quattro gatti del pianeta...diamo invece della metafisica il tuo generalissimo e  medesimo significato, accoppiandolo però ad una diversa interpretazione : per noi quattro o cinque l' "oltre la fisica" non è altro che il serbatoio della fisica più o meno classica contenente tutto ciò che il materialista ADESSO non conosce ma potrebbe in futuro venir inscritto nelle scienze fisiche.




A modesto supporto di una simile interpretazione, basterà pensare che fino a G.Galilei la fisica non esisteva o quasi, dopodichè – guarda caso, divenne un continuo movimento di fatti e concetti che si spostavano da misteriose origini extrafisiche verso materialistiche ipotesi fisicistiche.




Certo, della metafisica parecchio resterà inspiegato quindi inutile o persino mistificatorio, ma conviene secondo me adattarci.
Circa l'assoluto, il problema fastidioso che impedisce di rendere del tutto fantasioso ed inesistente tale entità.........secondo me consiste nel trovare una alternativa logicamente seria (dubito che ne arrivino) alla sua seguente e mai commentata definizione : "Ciò che contiene senza essere contenuto da altro più grande di esso". Saluti.