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Messaggi - green demetr

#1666
Citazione di: niko il 05 Dicembre 2021, 22:18:46 PM
Ma solo io non mi voglio salvare?!


:D


Sei libero di volere altre cose, il pensiero biblico, se correttamente inteso, parla invece della necessità del volersi salvare.
In realtà non è una volontà.
E' semplicemente la condizione umana: l'uomo è costretto, per così dire, ad essere salvato.
Uno può benissimo non salvarsi cioè.
Infatti non è una costrizione: è l'esatto opposto, più l'uomo cerca salvezza, più il pensiero si sente libero.
Ma questo sentirsi libero richiede un etica di domanda, le religioni d'altronde conoscono benissimo la deriva degli uomini senza fede.
E ovviamente chi è schifato come me, delle religioni vede benissimo la loro deriva.
Quello che manca è il confronto.
Ma il confronto richiede impegno.
E sono pochi che si impegnano.
Ripeto prima l'etica del lavoro intellettuale, poi tutto il resto, comprese le cose difficilissime della bibbia.
Se uno poi preferisce il mare, la montagna e le milf, va benissimo così.
Io per esempio preferisco netflix, e odio stare qui  :D .
Putroppo gli angeli non mi lasciano stare.
#1667
Citazione di: Kephas il 05 Dicembre 2021, 14:36:33 PM
X green demetr
------------------


Rimanendo in Italia con la Bibbia che abbiamo a disposizione!
Genesi:


1-4  In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio ALEGGIAVA SULLE ACQUE.
Dio disse: <<Sia la luce!>>. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre,  e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina. primo giorno.


Confesso che non ho capito molto su questa Bereshit Bara.
Tu come intendi quanto scritto nei primi capitoli della Genesi?
Intendi giusta la forma letterale?, oppure esiste una spiegazione spirituale?
Cosa ne pensi : "che fu sera e fu mattina" si abbia dimenticato la "notte"
un sapiente ha scritto: "..perchè se la 'Lettera della Sacra Scrittura è come una riva senza Oceano' lo 'Spirito' della stessa è come 'un Oceano senza riva'. Infatti, la Parola è di infinita distesa.


Ciao Kephas
A mio parere la forma letterale della genesi è completamente errata.
Cercare il senso allegorico di un Dio creatore significherebbe concentrarsi sull'atto della creazione, piuttosto che su quello della parola.
Inoltre come sai nella gnosi si è compiuto quella spiacevolissima distinzione tra un Dio creato da un altro Dio. L'etica di un Dio si scontra con quella di un altro Dio.
Il che è lecito se pensiamo a Dio come creatore (e forse che da Zeus non nascevano altri Dei?), che in fin dei conti è come affidarsi ad un potere superiore, senza più domandarsi alcunchè di niente, e allora la Voce come si fa a sentire?
La Voce va chiamata. Che sia con gli atti o con la fede o con l'intelletto, si chiede sempre una partecipazione, non una demandare al potere Altro da noi.
Così facendo si moltiplicano i dualismi.
Invece negando l'esistenza di un Dio, e quindi d
i una parola data da un Dio, ossia negando l'esistenza di una parte di potere, si indaga invece sulle qualità e le contraddizioni degli uomini, senza più interpolazioni, che bloccano ogni dialogo, di modo che sia chiaro cosa non sta bene ad un popolo, l'attenzione si sposta sulla parola e solo sulla parola senza perdere tempo nella "propaganda".
Bara significa "allontanarsi da". E' detto della schegge di legno che vengono tagliate via dall'albero principale.
E l'albero come sai è un allegoria potentissima nella gnosi ebraica (cabala).
Quale sia il significato della bereshit ancora non te lo posso dire infatti mi ero fermato al concetto del fiat lux.
Non trovo ancora il momento epifanico (ossia della scoperta consapevole) che me ne dia un pieno senso.
E non è che prima la lettura fosse facile.
L'unica forza portante della mia lettura è quella filosofica ossi che la storia di genesi è la meditazione sulla questione del destino dell'uomo sulla terra.
E il destino per forza interiore filosofica (ai pochi che lo capiscono) è la salvezza.
Leggere la Bibbia significa leggere di come gli antichi abbiano meditato la necessità della salvezze, e delle vie per poterla ottenere.
La Bibbia finisce con il libro di Geremia (mi pare) che intima la fine delle profezie.
Vuol dire che la composizione dei libri della Bibbia, hanno raggiunto una compiutezza finale, che per esempio la filosofia occidentale ancora non ha inteso.
Laddove gli ebrei dicono la ricerca della necessità della salvezza è conclusa, gli occidentali ancora stavano indagando. Purtroppo il mondo edonista da dopo Heidegger, ossia dal dopoguerra in poi, ha messo un pausa la ricerca occidentale.
Io sono troppo vecchio per poter pensare di raggiungere il pensiero ebraico, posso solo fare del mio meglio per intendere come siano arrivati alla fine di quella ricerca.
La ricerca della salvezza.
La cosa più gratificante è vedere come l'ottenimento della conoscenza sulla salvezze apra l'uomo finalmente alla ricerca della comunità.
Ossia la libertà di cercare la spiritualità insieme agli altri.
E' stano a dirsi in questo tempo storico, evidentemente abbiamo fatto passi da gigante all'indietro.
Ci possiamo consolare nel tentativo di capire questo senso della salvezze.
Ho risposto come ho potuto, e d'altronde qua sul forum siamo ancora alla lettera bet, un passo per volta.
Buon lavoro se ti vengono in mente altri spunti.
Certamente la Bibbia come dici è solo la codificazione di un pensiero, che in nuce è infinito.
La codificazione è finita, ma il pensiero che richiama è infinito. Appunto la conquista del concetto di salvezza, apre poi ai mondi della libertà.
La bibbia per come dire è l'inizio, non la fine della ricerca.
Il fatto che dei saggi ritengano di aver raggiunto la prima meta del viaggio spirituale, io lo trovo straordinario e mi rammarico di non aver dato spazio a questo pensiero prima.
Buon lavoro! ;)
#1668
Tematiche Filosofiche / Sentire e capire
30 Novembre 2021, 13:13:35 PM
Citazione di: Kobayashi il 18 Novembre 2021, 10:02:36 AM
Alla domanda se sia più saggio far prevalere il comprendere o il sentire, io rispondo che è saggio avere, conquistare o difendere la propria autonomia di giudizio. E tale autonomia non è affatto garantita dalla sottomissione della sfera emotiva a quella razionale. Infatti l'intelligenza può anche essere dirottata verso la pura distrazione, il divertimento intellettuale, o anche la produzione ingegnosa. Ma se Pascal poteva ancora credere che il divertissement a un certo punto doveva cessare e l'uomo, tornando in se stesso, aprirsi al suo mistero di creatura fatta contemporaneamente di miseria e grandezza, oggi gli uomini sono spinti verso un'immersione continua, totale, negli stimoli del mondo digitale che impedisce in buona parte l'esercizio della propria autonomia di giudizio.

È in corso una battaglia contro la realtà. Perché la realtà non si piega alla totale mercificazione, resiste alla trasformazione di ogni suo aspetto in profitto. Ma se l'ambiente di lavoro, di studio, dell'intrattenimento mentre viaggio su mezzi a guida autonoma o a casa, è virtuale, allora ogni gesto diventa un'occasione di profitto.

L'evoluzione degli assistenti vocali porterà, nel giro di pochi anni, a sistemi sofisticati capaci sia di comprendere sempre di più la personalità dell'utente (e quindi di accumulare dati attraverso cui orientare i suoi comportamenti di acquisto), sia di interagire in modo da essere percepiti come naturali, amichevoli. Data la solitudine che affligge la maggior parte delle persone non è difficile immaginare come molti preferiranno alla problematicità (inevitabile) dell'interazione con persone reali, la più rassicurante compagnia di una macchina.

Tornando al tema del topic, non possiamo più soltanto porci il problema di Platone del rapporto  ragione-passione. Siamo in presenza di un nuovo modello antropologico al cui centro non c'è la lotta alla violenza e all'ingiustizia (come in Platone), ma alla noia, al vuoto di stimolazione. Ciò che va innanzitutto combattuto è la noia.
Interessante che tra le passioni che il religioso si trovava a dover combattere non c'era la noia ma l'accidia, che non è riducibile a noia ma è qualcosa di più simile alla melanconia, quindi ad un crollo del senso di ciò che si sta facendo, alla percezione dell'insensatezza della preghiera, delle rinunce, quindi un vuoto esistenziale.
Il nuovo soggetto non giunge nemmeno alle questioni poste dall'esistenzialismo. Molto prima che ne faccia esperienza viene intercettato e ricondotto sulla strada delle potenzialità infinite della tecnologia.


Purtroppo è vero, non riesco più nemmeno a essere nell'anticamera delle problematiche esistenzialiste.
Ma nel senso proprio del sentire.
La mia vita è stata una colossale collezione di fallimenti, ma con la consapevolezza che non potrebbe che essere stata che così in quanto manca la capacità di sentire il proprio prossimo.
E la capacità di sentire manca proprio perchè manca la capacità di giudizio, e la capacità di giudizio è dedotta dalla società marcia in cui siamo e di cui ci cibiamo come zombie.
Io non penso sia una scelta cioè. E questo in effetti è la capacità di giudizio che la pone in essere.
E il giudizio dice che manca amore.


NB
è imossibile dar amore da mangiare agli zombie, ovvero, è quello il punto dei punti.
L'amore non si mangia si attua a partire dal non essere zombie, il che è impossibile oggi come oggi.
Troppi zombi e pochissimo amore da dare. e quello che si può dare la chiesa lo demonizza.



#1669
Perchè Nietzche è il mio maestro?


Perchè non lo raggiungo mai, perchè nonostante mi sforzi poi non riesco ad agire, e non agendo, non posso capirlo fino in fondo, posso solo pretendere di capirlo, ma chi non agisce poi non capisce.

Detto di questa trave nell'occhio possiamo procedere, ogni aforisma è un macigno, e ogni macigno forma una montagna da dover sollevare.
Non è facile perchè richiede una forza intellettuale impari.
Sinceramente a parte me, non vedo nessuno che abbia anche solo cominciato a capire di che cavolo parla il nostro.

Tanto vale lasciarne un segno. Una traccia.

Bene rileggiamolo insieme!!! forse lo capisco, forse lo capisco. >:(
#1670
Perchè Hegel e non Kant.
Questo domande che ci facevamo al bar dell'università di Milano, fra gli sguardi increduli delle bariste.
Ma come non ripetono la lezioncina, come facevano alla tavolata poco distante da noi 2?
Eravamo in 5 siamo rimasti in 2.
Ora sono rimasto solo soletto. Come al solito.
Hegel si, Kant no.
Kant molto bene, ma no.

Il fatto è che l'imperativo categorico, mi pare proprio un cascame del più ampio problema del suo carattere ossessivo.

Hegel sì, perchè sebbene lo critichi, è comunque sulla scia di Kant.
Certo chiama Ragione quello che Kant chiama intelletto, e chiama Intelletto quello che Kant chiama ragione.

Sinceramente sono d'accordo con Hegel, la ratio, come dice la radice latina, è la capacitò di divisione, una qualità più che una sostanza dell'uomo.
Ma a bocce ferme, stanno dicendo la stessa cosa.
Ossia che la qualità fondamentale dell'essere uomini è proprio il fatto di venire da categorie apriori.
E che la Ragione o l'Intelletto sono la parte fondante e fondamentale dell'essere filosofi, essere filosofi che è una questione morale naturalmente.
Noi non siamo filosofi, noi lo diventiamo, cosi raccontava la sfinge ai suoi ricercatori.
Ma la sfinge va comprensa non guardata. Non ci si guarda allo specchio, se no, si finisce impietriti, e si diventa dei somari e non dei filosofi.
Così non si guarda in volto la Sfinge, la si comprende.
E così è il domandare, il domandare va domandato.
La biblioteca non serve a niente se non la si domanda.
Credere ciecamente nella biblioteca è rimanere impietriti dalla sfinge.
E il domandare che si domanda, richiede il pensiero che si pensa.
E il pensiero pensante è la FILOSOFIA. Pensiero di pensiero.
Pensiero al quadrato.

La fenomenologia è il massimo prolegomena a questo pensante.
(mi pare) Io non l'ho mai letta (tutta).

Leggiamola insieme!!  8)
#1671
al lavoro!


E dunque la bibbia che inizia con la lettera B, è la lettera che indica il figlio che noi siamo, BA.

Bereshit Bara, così inizia e c'è già tanto ma proprio tanto da dire.

Poichè Ba è il figlio, cosa ne è del padre?

Il padre celeste, che sta nei cieli è nella lettera A.

Ab significa padre.

Infatti non è bereshit, bensì (a)bereshit.

Per ricordarselo gli ebrei fanno iniziare la genesi, che in ebraico si chiama bereshit, ossia la saggezza (con la genesi non c'entra assolutamente un beneamato niente) con il numero 2.

Che ne è della pagina numero 1?
Se cominciamo a capire è dentro la lettera A, che non compare a sua volta nel manoscritto.

Nella prima pagina vi è scritto già tutto quello che c'è da sapere su Dio.

Ossia niente. O meglio se cominciamo a capire, c'è scritto proprio la lettera A.

Dunque DIO è A.

Ossia noi lo comprendiamo a partire da B quale noi siamo, cioè figli.

E cioè A lo comprendiamo solo come AB

cioè la A che non c'è la comprendiamo solo a partire da noi stessi, ossia come B.

Infatti BA vuol dire figlio.
e Ba che medita sull'assenza di A, chiama A, AB ossia padre.

Ancora meglio, come AVO.
Infatti arriva anche in italiano (a)B
Diventa avi, ossia sta scritto.
"I nostri avi raccontanto che"
anche con
"i nosti padri raccontano che"

Ab è la relazione fondamentale che regola la morale dell'amore.
Il rispetto del figlio verso il figlio che veniva prima di lui, ossia la tradizione, ossia la storia.

La bibbia inizia subito con qualcosa che rompe con la visione estatica dei popoli precedenti ad essa.

La bibbia comincia con la parola Storia, LA STORIA DEI NOSTRI AVI, LA STORIA DEI NOSTRI NONNI.

E in particolare la STORIA si racconta, ha un nome.

E questo nome è anche la sua massima aspirazione.

Che la storia sia ricordata!!!!

Questo sta scritto nella prima parola della bibbia.
la lettera B.
Ma la lettera B sta al talmud (il libro per il popolo), come  la parola che lo contraddistingue come esigenza morale.
Ossia benedizione.
La lettera B è  anche la lettera del BENE.
Che cosa è bene? fare gloria a DIO.
Ossia ricordare ai nostri figli della nostra storia!
Ossia ricorda o figlio che DIO è nascosto, e che noi siamo i suoi depositari.
La storia di Dio, è la storia degli uomini.
B sta per parola benedetta. La parola benedetta è DIO.
Ma la parola che dice del BENE, è la parola che non sa a cosa si riferisce.
Il bene è dunque sconosciuto.
E noi conosciamo solo le nostra azioni che si conformano al dettato non pronuncerai parola su di ME, DIO TUO, PADRE TUO.

Il fantasma del padre, è DIO.
Cosi ragiona Freud, e così si spiega l'intera nostra esistenza.
Infatti passiamo la vita a vendicare il nome di DIO.
Quando la profezia diceva esattamente il contrario.
Il fantasma del padre, dalla Bibbia ad Amleto, passando per Edipo.
E' la tanatologia, è satana, è il simbolico.
Obbedire alla legge di un padre che non esiste.

Per questo il padre si è nascosto.
Senza padre, nessun fantasma.

Come diceva Carmelo Bene, uno che aveva capito, nessuno è padre a nessuno.

La parola esiste solo come figlio di DIO.

La parola da ascoltare non è quella del fantasma ma quello dell'assenza del fantasma, dell'assenza della paura.

E' la parola della verità è quella della comunità degli amici.

Ossia la comunità dei figli.

Dei ricercatori spirituali, dei ricercatori del senso dell'assenza di D-o.

Questo senso è DIO, ossia è il BENE.

E dove porta questo senso della vita, della nostra vita?

Ce lo dice la BIBBIA naturalmente.

così sta scritto: " in verità vi dico che gli dei sono morti e che il viaggio verso la salvezza è iniziato, così i maledetti, gli uomini, così i benedetti, ossia gli angeli"

Questa salvezza in ebraico ha un nome si chiama ISRAEL.
Israele è la comunità dei ricercatori della salvezza.

Ossia è la comunità dei ricercatori spirituali, di chi fa uno sforzo per comprendere il peso della frase "DIO è morto!"
Ossia è il pensiero comunitario, se volete è gesù.

La comprensione reciproca è il presupposto morale, per cui la salvezza verrà a darsi.

Questo è dato per motivi storici, dalle continue guerre a cui le tribù del mediterraneo venivano sottoposte da parte degli imperi da babilonia fino a roma, e ad oltranza ancora oggi dall'Egitto, dall'arabia, per non parlare della questione drammatica della questione palestinese, ossia delle guerre interne fra le tribù fin dall'antichità.

In questo senso Israele è necessariamente l'alleanza fra le tribù.
Le 12 tribù poi diventate sette.

Come dice lo zohar in ouverture, israele è il calice della rosa.

Ossia è ciò che permette la rosa, ossia la ricerca spirituale.

Vi è nella bibbia una forte consapevolezza, delle forze telluriche della guerra, e delle sue conseguenze terribili, ossia la maledizione degli uomini, il seguire il male piuttosto che il bene.

Inseguire gli Dei piuttosto che il bene.

Ascoltare gli dei (il vitello d'oro) e non gli avi, che hanno sperimentato la maledizione della guerra.

Senza pace, niente ricerca.

Shalom è il saluto propizio per la futura Israele.

La bibbia non è per niente facile, perchè parla della maledizione, piuttosto che della benedizione.

Ma la benedizione è proprio la capacità di parlare della maledizione.

La parola, la storia e i suoi insegnamenti, sono l'unica etica richiesta.

La B iniziale, contiene già tutto questo.

Il figlio si occupa dei futuri figli, egli insomma impare ad essere un buon padre.

Una intera nazione si dedica a questo, eppure la maledizione permane.

Questo è solo per dire come il viaggio sia ancor lungo e di come e di quanto dobbiamo imparare da coloro che più di tutti si sono posti il problema di questa doppia relazione, di questo doppio legame.

E per chi pensa a DIO senza gli uomini, e per chi pensa gli uomini senza DIO, vi è solo maledizione.

Direi che questo è il significato del corno isrele, lo shofar, indica SVEGLIATI ISRAELE.

Dobbiamo svegliarci tutti e anche alla svelta.

O forse la profezia indica proprio il sonno a cui la maledizione ci ha già condannati tutti.

E infatti prima o poi moriremo tutti.

Lo sentite anche voi il rintocco della campana?


Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità
Fratelli.

(g.ungaretti)


Ognuno sta solo sul cuore della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.

(quasimodo)


Chi, s'io gridassi, mi udrebbe
dalle celesti gerarchie degli Angeli?
E se, d'un tratto, un Angelo
contro il suo cuore mi stringesse, certo
io svanirei di quella forza immensa
in Lui racchiusa.
Ché il Bello è solamente
la prima nota del Tremendo. E dato
di sostenerlo e di ammirarlo è a noi,
solo perché non cura di annientarci.
... E gli Angeli appartengono al Tremendo.
Per ciò, io mi raffreno e chiudo in gola
l'appello di un singhiozzo tenebroso.
A chi, gridar soccorso? Non agli Angeli.
Agli uomini? Neppure. E gli animali
sagacemente fiutano
che perigliosa a noi scorre la vita
in questo mondo d'inventati sensi.
Un albero ci resta, sul pendío,
da rivedere in ogni giorno. E resta
anche la strada che facemmo ieri:
la fedeltà viziata a un'abitudine,
che si compiacque d'indugiar fra noi;
e rimaneva; e non se n'è partita.
E la notte, la notte, allor che il vento,
tutto ricolmo dei siderei spazii,
il vólto ci consuma, oh non attende
ella, anelata, i cuori solitarii;
e li delude, poi, soavemente?
Forse, agli Amanti è piú benigna e lieve!
Ahimè! Non fanno che celarsi – stretti –
a vicenda, il destino...
E ancóra non lo sai? Via dalle braccia,
scaglia il tuo vuoto. Aggiungilo agli spazii
che respiriamo... E avvertiran gli uccelli
il dilatato ètere d'attorno
con piú gioioso volo.

   È vero, sí... Le primavere, al mondo,
avean sete di te. Talune stelle
si struggevan, lassú, che tu le udissi.
E t'investiva, a volte,
un'onda dall'ocèano del Remoto;
e, se passavi, dal balcone schiuso
un violino abbandonava tutte
le sue musiche a te.
Questa, la tua missione. E, per adempierla,
ti bastavan le forze? O non piuttosto
era un orgasmo in te, come se tutto
ti annunziasse un'amante?
E dove, in te, sarebbe stato spazio
per ospitarla,
in questo eterno pullularti dentro
di estranee immense idee,
che vengono e rivanno;
ed anche a notte, hanno dimora in te?
Ma canta, se la nostalgia ti accora,
canta le Amanti.
Ché, lungi ancor dall'essere immortale,
è il loro molto celebrato ardore.
Cantale, sí, le tristi Abbandonate,
che tu sempre invidiavi: e ti pareano
tanto amorose piú, di quelle altre
dal ricambiato amore.
E di cantarle, non cessare! Innova
la non mai colma lode!
Pensa: l'Eroe non è compiuto mai
d'essere al mondo.
Anche la morte, è a lui
pretesto per rivivere immortale
dopo l'estrema nascita.
Ma la Natura dentro il grembo esausto
riprende in sé le Amanti abbandonate,
come se non avesse piú la forza
di dar vita al prodigio un'altra volta.
Hai tu già sciolto un adeguato canto
alla memoria di Gaspara Stampa,
perché, deserta dall'amato, adesso,
una fanciulla, estatica all'esempio,
dentro si strugga di adeguarsi a lei?
Non debbono recare anche piú frutti,
queste pene defunte, a noi viventi?
Non è venuto il tempo,
che, amando, noi si giunga a liberarci
dell'adorato oggetto, in un fremente
impeto di vittoria,
come la freccia che, raccolta e tesa
entro il suo scocco, supera la corda?
Inerzia, è nulla. E solo il Moto, è tutto.

   Voci! Voci!... Mio cuore, e tu pervieni
ad ascoltare, come i Santi solo
sanno ascoltare.
L'immenso appello li scagliava in alto;
ma rimanean con le ginocchia a terra:
irreali impassibili profondi;
ed eran solo in quell'ascolto solo.
... Alla voce di Dio, non reggeresti.
Ma il soffio ascolta del messaggio eterno,
che si crea dal silenzio: e che ti giunge
da quei morti precoci.
Oh sempre che varcasti, a Roma o a Napoli,
la soglia di una chiesa, non parlava
un placido linguaggio, a te, quel loro
funereo destino?
O iscritto in una stele, ti si ergeva
innanzi, come là sovra la lapide
apparsa in te, Santa Maria Formosa.
Che vogliono da me? Ch'io con leggiero
tócco dissolva la parvenza ingiusta
di quella sorte, che talvolta ancóra
il loro etèreo moto un poco attarda?

   È strano, certo,
non abitare piú su questa terra;
non compier piú le usanze apprese appena;
né piú legare il senso
del divenire umano
alle rose e alle cose, onde ciascuna
aveva una sua voce di promessa;
non esser piú ciò ch'eravamo chiusi
nell'infinita angoscia delle mani;
e abbandonar finanche il proprio nome
come un balocco infranto.
È strano, certo,
non piú desiderare desiderii
desiderati tanto;
veder questa compagine, disciolta,
volitare per spazii sterminati...
Essere morti, è una fatica dura.
Un ímprobo ricupero di forze,
per avvertire un po' d'eternità.
Ma i vivi, tutti aberrano, − segnando
troppo profondo il solco fra i due Regni.
Gli Angeli (è fama...) ignorano talvolta
se vanno fra i viventi o i trapassati.
Ogni progenie, la fiumana eterna
travolge via con sé per ambo i Regni;
e, con lo scroscio suo,
ne sommerge il clamore in questo o in quello.

   Ma non hanno di noi bisogno piú
quei morti d'una morte prematura...
Placidamente,
ci si divezza dalla terra: come
ci si divezza dal materno seno,
quando sia l'ora.
Ma noi viventi, noi, che ci nutriamo
di tanti inesauribili misteri;
e a cui sovente, su da un lutto, balza
il progredir beato;
potremmo, noi, senza quei morti, esistere?
Non è leggenda vana,
che un dí si ardimentò la prima Musica
a penetrar dentro la dura pietra
nel compianto di Lino; e che per entro
quello spazio atterrito, ormai deserto
dal Semidio precocemente estinto,
l'ètere scosso, per la prima volta,
oscillava nel palpito di suono,
che ancóra ci travolge e ci consola.

Rainer Maria Rilke

(Traduzione di Vincenzo Errante)

da "Elegie di Duino (1922)" in "Rainer Maria Rilke, Liriche scelte e tradotte da Vincenzo Errante", Sansoni, 1941
#1672
In risposta

Qua non si tratta di affermare o meno l'esistenza di Dio.

Tanto quale sia la relazione che interpassa tra l'uomo e D-o.

Agostino e Girolamo credono in una visione simbolica e pertanto mortale della Parola.
Tommaso mi confonde, da amici mi pare che intendesse l'ulteriorità dell' "esistenza di Dio", ma per quel (molto poco) che ho letto, mi pare sia un ontologo, e anche piuttosto noioso.
Il suo simbolismo è addirittura un imperativo fastidiosissimo.
S.Bernardo mi sarebbe piaciuto approfondirlo, sopratutto nella sua dimensione gnostica nemmeno troppo celata. Ma anche la gnosi dovrebbe, prima o poi, confrontarsi con le sua tanatologia esasperata.
Ekhart ragionava sul silenzio di Dio, quindi era molto vicino al cambio di paradigma Dio con D-o, purtroppo quel poco che ho letto mi ha confermato che la sua pretesa teologia negativa è invece una teologia con tutte le sue problematiche e contraddizioni che valgono anche per quelli sopradetti (come può un uomo essere Dio? come può Dio creare dal niente? etc...)
Taulero e da Kempis(mai sentito prima) mi mancano.
Bohme richiederebbe una lettura importante in quanto sta alle spalle del pensiero Hegeliano, e quindi ci dovrebbero essere degli elementi essenziali su D-o.
Per gli stralci che ho letto, non mi sembra però.
Swedemborg lo adoro, adoro la pazzia, il delirio, in quanto non penso sia mai veramente tali, sopratutto se riguardano la letterarietà, qua rappresentata dal suo massimo esponente.
Mi sarebbe piaciuto, ma non l'ho mai letto, se non l'ouverture del suo Inferno, poema criptico e che avrebbe richiesto la mia intelligenza in modo totale.
Io credo che lui intenda benissimo quello di cui si andrà a parlare (nelle intenzioni).
Lorber e company, intendo tutte quelle correnti che partono dalla rivelazione di una sola persona, a me paiono scrittura automatica, nessuna interpolazione intellettuale, e perciò, se mai avessero un senso, e molto spesso non ce l'hanno (puro moralismo estremizzato dal complesso edipico non risolto), dovrebbero essere riletti facendo noi da interpolazione (ma nella gnosi l'interpolazione non è ammessa, perciò chissenefrega credessero quello che vogliono).


Per quanto riguarda la filosofia, perennemente chiamata in causa da tutti, solo per farne un esercizio di critica, quando è solo buffonaggine, lasciamola stare.
Inoltre la filosofia, se fatta bene, tratta proprio di queste stesse cose, Agostino e Tommaso erano infatti filosofi.

La Voce che si ascolta, è esattamente Dio, non Dio, ma la Voce.
Non DIO che parla, ma la stessa VOCE.

Ossia la parola di DiO (di CRISTO, di SWEDEMBORG etc)
Ossia la PAROLA di dio.
Ossia D-o.
Dire Dio e dire la parola è la stessa medesima cosa.

Il punto è che il pensiero giudaico va molto oltre tutto ciò, in quanto non è il rapporto tra io e d-o, ossia sulla relazione tra la mia parola e la "sua", ovvero dell'eterna contraddizione tra ciò che dico e ciò che sento.
Va ben oltre, perchè questa contraddizione interna al soggetto che noi siamo, va poi messa in relazione alla contradizione che l'altro è (esattamente come per ciascuno).
E sopratutto al destino che l'altro inferisce rispetto a ciò che noi siamo. Ossia al fatto che l'altro è la parte della mia parola che vuole impedirmi di parlare.
Ossia che la contraddizione dell'altro, è interiorizzata come mia parola dell'ALTRO.
Ossia come paura dell'altro (e delle sue contraddizioni).
Ossia la paura che l'altro mi tolga la parola.
Ma poichè la mia paura dell'altro ce l'ha anche l'altro, allora le nostre paure, mia e del mio prossimo, diventano una paura presupposta, e pre-esistente alle nostre parole, di noi bambini del futuro.
Ossia diventa ALTRO rispetto all'altro che impedisce la parola e che contraddice la parola che viene suggerita dalla voce dell'unico vero altro, ossia della verità, che l'altro non è nient'altro della voce che sento, e che da sempre è contraddetta dalle paure complessive di ciascuno di noi.
E poichè noi parliamo costantemente di altro rispetto a D-o, ecco che nasce l'esigenza di una saggezza, che tenti di parlare di D-o senza mai più contraddirsi.
Senza cioè cadere nelle mani della PAURA collettiva, dei totem e dei tabù, che noi chiamiamo per comodità DIO.

Ma DIO non esiste in quanto paura, la verità risiede altrove.

Richiede un salto di qualità del discorso, da propositivo ad allegorico.

Ecco che il libro dei libri è tutto ciò-

E per questo che in ouverture sta scritto:

Gli dei sono morti (si sono allontanati).

Bizzarro che la traduzione dell'orrore cristiano traduca:

Dio creò (??????????????????)

Un errore di dimensioni ciclopiche un top-down clamoroso.

Ma andremo con ordine più in là (tanto è da un anno che sono fermo sui due abissi di cui più tardi parleremo, ah si la versione cei dice altro, ma ricordiamoci che io sto parlando letterariarmente, non letteralmente come il fedele è invece tenuto a fare, o non fare, visto che il papa ha detto che la bibbia non conta niente, conta solo il vangelo, perciò lasciatemi in pace, grazie).

La dimensione dell'ascolto della verità, ossia di stessi è la stessa che coinvolge la filosofia più alta, quella metafisica, fin dalle sue origini greche.

Ma la differenza tra la Grecia e l'area semitica, è di quelle epocali.

La filosofia e il suo linguaggio, non potevano nascere nell'asia minore.

Il motivo sebbene semplice è di quelli che cambiano completamente il nostro modo di pensare (o almeno dovrebbero).

Il linguaggio greco per esprimere un oggetto usava una e una sola parola. La scienza che è l'esito di questo sforzo di sottrazione greco dalla approssimazione semitica va inteso a fondo.

In realtà quella che per il greco doveva apparire approssimazione era invece il suo tesoro più nascosto.

Infatti in quell'area, un oggetto non va inteso con una sola parola, ma con l'intero mondo di oggetti ad esso irrelato.

E dunque se Ba è figlio, Ab è il padre.

La relazione fondamentale del pensiero semitico, ossia quella patriarcale, è legata al pensiero profondo che si riflette nel senso delle sue lettere per indicare quel mondo.

In italiano padre e figlio sono totalmente irrelati come parole.

La lingua ebraica è il testamento più alto a cui una civiltà sia arrivata, infatti è il progressivo arricchimento delle relazioni che compongono il mondo delle cose spirituali, ossia dei legami tra me e te.

Cosa ci unisce? quale teoria, somma di oggetti ci rendono tali da poter credere uno nell'altro.

La bibbia è questo testamento di altissimo amore.

Una cosa che nasce dal popolo ebraico, che si scopre debitore verso tutte le popolazioni del mondo.

In quanto esso nasce dalla progressiva comprensione dei popoli mediterranei, semitici e financo indiani.

Dalla comprensione del loro alfabeto, e dal significato delle radici.
Le radici della parola sono tutto.
Ogni filosofo lo sa, o dovrebbe saperlo.
Tanto più ogni ricercatore spirituale.

La bibbia è quel tesoro inarrivabile per tensione spirituale, a cui ognuno di noi è tenuto a stare alla sua altezza di visione.

E' per questo che il cristianesimo come diceva Nietzche è l'orrore al suo stato massimo.

Nietzche alla fine della sua esperienza intellettuale, troppo tardi anche per lui, (come per me) capì l'altezza a cui si poneva quell'opera.

Naturalmente Nietzche essendo a quelle altezze dello spirito, ancora oggi ineguagliate, poteva benissimo vedere le vallate più splendide.

Deve essere stato meraviglioso contemplare quella vallata di amore e comprensione che è la bibbia.

Vederlo nel suo dispiegamento più alto, e non verso il basso, come ahimè il popolino degenerato continua a fare.

La Bibbia va intesa nel suo senso letterario. Più in alto siamo e più chiaramente intendiamo a quali ulteriori altezze quel pensiero era arrivato.

Nel pensiero occidentale, la cabala è stato quello strumento che ha portato tanti intellettuali a intravedere la grandezza di tale pensiero.

Perennemente offuscato nella sua gloria dai potenti di tutto il mondo.
#1673
Citazione di: Ipazia il 21 Novembre 2021, 11:32:06 AM
Per chi ha già dato. Largo ad intelligenze ed energie giovani. Saranno mica tutti gretini ?!?


:D :D


Nel frattempo mi sento già catacombato. Spero per i giovanastri del futuro.


Credo che la guerra informatica sia già iniziata da tempo, non trovi?


Va bene le mie energie si sono sciolte al vento, lascio ai posteri la prosecuzione del 3d.


Evidentemente più che 3d vita natural durante, era energia natural durante...ed ero già in riserva  :D


sorry guys





#1674
@bobmax


certamente se dio esistesse, allora sarebbe semplice e pura essenza.


Ma dio non esiste, questo è il pensiero rivoluzionario giudaico.


D'altronde se dio fosse pura essenza come farebbe a darci la tavola delle leggi?
E come faremmo a parlare di Dio se Dio fosse solo essenza?
E' chiaro che Dio esiste in quanto sta nel regno dei cieli come gesù ha detto al popolino.


Ma qui non si tratta di fare filosofia, Il logos è pensiero pensante, pura esistenza della pura essenza, pensiero di pensiero.
Nè di fare catechismo, rispetta la madre e il padre rispetta il prossimo etc...etc...


Qua si tratta di capire la rivoluzione e i segreti per raggiungere la santità ossia la saggezza.

#1675
Tematiche Spirituali / Yogananda sì o no?
16 Novembre 2021, 04:16:27 AM
A proposito dei Guna, la lettura di Patanjali è obbligatoria, se no, non si capisce nulla dello yoga.


Allora era difficile poterne usurfruire, in realtà esiste la traduzione italiana molto ostica, consiglio di leggere i libri del mio maestro carlo patrian, che ne effettua una lettura a prova di popolano, molto chiaro e sintetico a che mi ricordo.


Patanjali è obbligatorio, serve veramente un aiuto nelle traduzioni, purtroppo con sanscritto se la cavano pochi.


Sinceramente è da decenni che non lo prendo più in mano. Chissà a che punto siamo con la situazione.


per dire che quando parlano di energia e cose sottili si rifanno al mondo indiano di patanjali, tutti ma proprio tutti.





#1676
Tematiche Spirituali / Yogananda sì o no?
16 Novembre 2021, 04:07:47 AM
Delle cose che ha fatto in vita non consone, non ne ho sentito mai parlare.


Forse si riferiscono a quando ha impedito di morire ad una giovane donna, fin quando lei ha supplicato il maestro di lasciarla andare via, solo allora yogananda capi di aver fatto un errore.
Una volta che Dio ha scelto che dobbiamo morire, se qualcuno con la forza dell'amore cosmico, tarda la sua dipartita, rende quell'anima sommamente infelice, perchè questo mondo non appartiene più a lei, e dunque il soggetto è infelice sommamente.


l'unico errore di yogananda è stato un eccesso di amore. ???




se sai qualcosa dimmelo pure, leggo ancora di lui nonostante tutto.
#1677
Tematiche Spirituali / Yogananda sì o no?
16 Novembre 2021, 03:58:55 AM
Ciao io sono stato un discepolo devoto del maestro dagli 8 ai 16 anni, anno in cui scopro disgraziatamente la filosofia occidentale.


Nei momenti bui mi rivolgo sempre a lui.


L'autobiografia era stata affidata a yogananda, dal suo maestro veggente, fin dalla nascita yogananda sapeva che sarebbe stato colui che avrebbe unito i 2 mondi, quello occidentale e quello orientale.


Il suo destino già fissato dagli astri, si è poi puntualmente verificato, l'autobiografia è servita come traino per quel tempo.


Oggi naturalmente ha fatto il suo tempo.


Rimane fra i libri più letti al mondo, letto da miserabili come il fondatore di apple, che ha ridotto alla schiavitù migliaia di messicani per i suoi tornaconti schifosi, e che però lo ha fornito dotato del libro di yogananda a gratis nel suo coso tablet.
Oggi lo hanno tolto, il messicano caso mai lo legga.


Io NON l'ho letto, ho letto i suoi libricini azzurri sulla meditazione, e la guarigione scientifica.
Sopratutto ho letto l'eterna ricerca dell'uomo. Oggi quello non lo riesco più a leggere.
I libricini azzurri invece sono ancora oggi la cosa più preziosa della mia vita.


Non ti abbattere se dunque non apprezzi la autobiografia, essa era nata per introdurre lo yoga in occidente. Dunque il suo valore spirituale è stato ampiamente superato.
Oggi tutti sanno cosa è lo Yoga.


Lui riteneva che sarebbe rimasto il suo libro su gesù.


In vita non era un avatar ma al momento della morte è entrato nella benedizione cosmica.


Meditare su di lui, significa richiamare la sua presenza astrale, per lungo tempo mi ha accompagnato, fino ai miei vent'anni dove ho ceduto sulla vita materiale.


Ananda l'ho conosciuto solo dopo.


Praticamente era l'uomo a suo dire dietro i libricini azzurri che sono un concentrato sublime di poesia. Infatti come ti dicevo solo quelli io leggo.
Dunque Ananda capisce l'importanza della poesia, a scapito della SFR, che invece si concentra sull'insegnamento.


Ananda lamenta che Yogananda abbia sbagliato a dare testamento della sua memoria non a lui, che meglio lo aveva capito ma alla donna a capo della SFR.


La SFR è arrivata a Milano, ho avuto modo di visionare il capo spirituale di SFR.


Sono d'accordo con Yogananda, il quale evidentemente capiva, che nel futuro, cioè oggi, ci sarebbe stato bisogno di un anima non tanto abile intellettualmente ma quanto nel raccogliere i cuori della gente.
Yogananda sapeva benissimo che la sua eredità si sarebbe divisa fra cultori, e per evitare guai ha scelto la via del cuore.


Ananda dunque sbaglia, a mio parere, ma non è certo in questione la sua illuminazione, che sprigiona dalla sua attitudine luminosa al mondo.


Però Yogananda sapeva che sarebbe venuto il male, e  probabilmente sia Ananada che San Francesco, forse non bastano più neppure in un posto santo come Assisi.


Avendo Yogananda dato capo della comunità non Assisi, ma di nuovo Benares e l'India.


Come sappiamo il male sta attaccando con tutti i mezzi possibili l'INDIA, noi dobbiamo pregare affinchè la SFR non CADA.


Così è il compito etico affidato dal SANTO.


Personalmente l'eredità di Yogananda ossia questo specie di ibrido fra IL CRISTO e YOGANANDA, messi alla stessa stregua, dubito che mai attaccherà in ITALIA.


D'altronde la battaglia sta avvenendo nei cieli, mentre noi stiamo solo qua a fare danni, e a dare potere ai demoni, i devas, che sono ghiotti delle indiane e della loro bellezza cosmica.


Questo per dare un pò i contorni molto esoterici della dottrina di yogananda.


Ora mi pare che il tuo dubbio fosse relativo agli insegnamenti di yogananda, li trovi in inglese, nella loro interezza, circa 5000 pagine  ???


Yogananda ha impostato un percorso interno per raggiungere il livello di maestro.
Si impone soprattutto una ferrea disciplina dei sensi, almeno nei primi passi.
Una volta ottenuta, ossia una volta spalancate le porte del silenzio, cosa che a me era risultata estremamente facile, ma oggi non saprei, però deve essere l'effetto del karma, agendo nel mondo ho perso i cancelli del silenzio.
Una volta fatto silenzio nel tuo cervello, è ora di raggiungere il mare della beatitudine.
Percorso di difficoltà estrema, a cui non penso i maestri siano MAI arrivati, ma facciamo finta di niente, diciamo che ognuno fa quel che può che sia ANANDA o la LADY.
Diciamo che ti posso accompagnare fino al quinto livello, ossia la meditazione profonda.
Non sono mai riuscito però a superare il muro dei 15 minuti, e di norma si attestava agli 8 minuti.
Per ottenere il sesto grado, come minimo bisogna arrivare ad un ora, per poi manipolare i guna di energia per entrare negli oltremondi, e per uscire da essi, ogni oltremondo è abitato da demoni, quindi serve una guida spirituale, morto yogananda, non esistono più guide.Esistono gente che dice di essere la guida, che dicono che è yogananda che li ha mandanti...tutte balle spaziali.


No i veri maestri sono solo a Benares, se hai i soldi potresti provare a vedere se quelli sono veri, ma visti i costi, forse non ne vale la pena.


Direi invece di stare ai dettami di Yogananda, innanzitutto fare la pulizia del fisico e mentale  tutti i giorni, chiedersi prima di andare a dormire, tutte le sere, se quello che hai fatto durante il giorno corrisponde a verità e giustizia.(una volta annotati tutti i propri errori andare a dormire, ed effettuare la pulizia del corpo e della mente tutte le mattine dopo) Saltare un giorno equivale ad un disastro in più a livello planetario.
Yogananda consigliava la posizione del sole, io usava quella dell'albero, vedi un po quale funziona meglio per te.


Effettuata la toilette quotidiana (mentale e fisica) si poteva poi tornare ai propri lavori e o studi.


Ma interessante è invece la premonizione che l'occidente avrebbe fallito, e che l'unica arma contro il male sarebbe stata quella della preghiera.


Che sia rivolta a Gesù o a lui è la medesima cosa, in quanto entrambi esseri spiritici.


La filosofia dell'occidente oggi è la bhakti, io eseguo quando posso, ossia quando le forze mi mancano, l'hare krsna.
In teoria andrebbe ogni giorno fatta.
Ammetto di non farlo.




Ora la LADY è lo strumento più alto con cui farlo. E' venuta a Milano a battezzare il santuario, ma la sua presenza cosmica, è infinitamente superiore, a quella dei preti messi li in sua vece, bensi con la sua benedizione.




Dunque se il tuo intento è più spirituale ti consiglio di pregare a milano seguendo, se invece è meramente pratico, assisi va più che bene, d'altronde puoi chiedere a san francesco di aiutare il bene anche dalle chiese che ci sono li.


Ananda essendo più intellettuale è una garanzia dei metodi usati in preghiera e meditazione.
Forse era più semplice la domanda ;)




con devozione ciao!




PS


certo è triste vedere come gli eredi litighino su cose materiali, e non pensino invece all'obiettivo comune....ma va bè siamo uomini.


se ha scelto la LADY è per via del suo cuore cosmico.
In ananda vedo la luce, ma non vedo il cuore cosmico.
Nella Lady non vedo la luce, ma vedo il cuore cosmico.


E a questo tempo serve il cuore cosmico piu che mai! Ananda non si avvilisca e continui nella strada che meglio lo contraddistingue.
Le vie del signore sono infinite e infinite è la sua grazia.



#1678
Si come la definiva Hume.


Oggi si usano le categorie di Kant, ossia lo spazio indicizza, poi perfezionato da Cartesio, xyz, l'oggetto che cosi diventa una operazione matematica.


Aggiungiamo il tempo, ed ecco che emerge il moto continuo, l'unità di misura della direzione delle forze.


Discontinue o meno, è solo una operazione matematica.


Quindi io concordo con Hume io so di essere io solo perchè quello davanti a me dopo se ne va, e  a volte ritorna.


Hume aveva un sacco di intuizioni geniali sulla percezione. Quanto mi manca!
#1679
Tematiche Filosofiche / Metafisica del coronavirus
16 Novembre 2021, 02:52:49 AM
Citazione di: Kobayashi il 15 Novembre 2021, 10:41:24 AM
Citazione di: Alexander il 15 Novembre 2021, 09:16:02 AM
Il problema fondamentale è la mancanza di fiducia nelle istituzioni.

Sfiducia nelle istituzioni ma anche esperienza concreta del controllo sempre più pressante delle condotte dei cittadini.
Se uniamo il processo politico di transizione dalla democrazia a forme miste (plutocrazie, oligarchie etc.) a quello tecnologico dei colossi hi tech che si basa sulla conoscenza del singolo utente (per ora "solo" dei gusti, delle preferenze, delle visioni di vita, dedotti dalle interazioni con internet, ma fra poco, con gli oggetti che ci circondano sempre connessi alla rete, anche degli aspetti più minuti della nostra vita quotidiana – esempio, un frigo che ci avverte di acquistare il latte che sta finendo, o, ancora più futuribile, che fa direttamente lui l'acquisto online scavalcando lo stesso proprietario; e poi naturalmente messaggi di consigli su cambi di alimentazione, ristoranti vegani etc.: ovvero, la trasformazione in profitto di ogni singolo aspetto della nostra vita), ecco se uniamo queste due tendenze ci ritroviamo in uno stato di controllo e accompagnamento docile alle condotte consumistiche o meno che sarà il futuro dei prossimi decenni.
La ribellione no vax può essere vista così come un sintomo grossolano di una minaccia assolutamente reale, il cui presupposto filosofico è l'inadeguatezza generale dell'essere umano e dunque il suo affidamento a sistemi intelligenti capaci di prevenire l'errore umano. Errore umano da cui il mondo dei flussi delle informazioni e delle merci sarà finalmente liberato quando si potrà sostituire definitivamente la persona con delle macchine intelligenti.

Insomma questa è la battaglia reale che sottende i gesti libertari dei no vax, anche se in loro agisce a livello inconscio. Il che li porta a fraintendere completamente questa presenza perturbante e a semplificarla con le argomentazioni infantili, regressive, che tutti quanti noi abbiamo dovuto sorbire in questo anno e mezzo.




Concordo, d'altronde la metafisica del virus, ammesso che ne esista una, sarebbe proprio la sclerotizzazione della nevrosi verso dimensioni schizoidi sempre più gravi fino alle distopie asimoviane che credono che la macchina sostituisca l'uomo.

La critica a questa metafisica (l'ennesima che sostituisce il Dio ascondito ad uno in  presenza) va comunque letta a mio parere facendo un balzo di concetto e di senso rispetto a tutto quanto stiamo vivendo ( o meglio subendo).
E se il virus fosse un arma, e se si fosse già iniziato una guerra?
E d'altronde proprio di guerra l'anno scorso si parlava.
Oggi nella fase due (visto che quella la chiamavano fase uno), si raccolgono le macerie.
Una umanità in permanente stato infiammatorio, frutto di guerre strategiche, ma guai a dire che lo siano veramente perchè ne verrebbe fuori una questione militare, chi ha usato cosa, e contro chi? Questione burocratiche che farebbero saltare il banco (dove siedono america e cina, cioè lo stesso tavolo, ma non è ovvio?) . Quindi per carità, ci allineiamo, la guerra che fa la  NATURA, verso una umanità perennemente in stato infiammatorio, che confida a mo di pecora o cavia tanto oggi è uguale, sia il mandato che il mandante (in effetti come dice Agamben che sia Natura o altro, che importa? gli effetti sono gli stessi).
Sperando di non finirci noi in questa spirale di malattie auto-immuni (fattori endogeni come i virus, e esogeni come le polveri sottili), ma tanto che ce lo diciamo a fare, ci siamo già dentro.
La prevenzione a cosa serve? direi a niente, a buon senso, seguendo proprio la curva della guerra. Se la natura ha deciso di colpirci o in un modo o nell'altro lo farà.
Ma fin tanto che siamo vivi, e certo seccherebbe morire di mano vaccinale, ma tant'è l'ordine paterno va rispettato, e io intendo proprio quello verso gli avi i nostri cari fantasmi, non certo quello di Bill Gates, o della Natura (due matrigne che mi sono indifferenti).
Al di là del  seccante motivo di morire o per mano di vaccino, a breve, o per mano di agente a lunga gittata, ma forse non poi cosi lunga.
Ecco al di là del morire.
Morire morire...il che è un tutto dire.(ovvero un dire niente)

Al di là del morire rimane un pò di tempo per il vivere.
Vivere di parola, poichè la parola resta e rimmarrà sempre l'unico strumento disponibile a che noi si veda la verità.
E dunque se la natura ci priva della verità sia esso pangolino o scarafaggio del madagascar o di acireale. Che verità resta?

Resta o se ne va?

Se ne va insieme a cosa, a chi?
E dunque dove è Dio per voi?
E dunque dove sono gli angeli per noi?

Dove sono le promesse?

Dove è Dio mentre una bambina veniva gassata davanti alla madre?

Si direbbe che proprio non c'è.

Ecco che la critica della morte, ossia l'obbedienza all'ordine divino, diventa il nuovo orizzonte di senso, mentre siamo in vita. Fin tanto che siamo in vita.
Comincia ad avere senso l'ottuso ottimismo della Hillesum nel campo di concentramento.

Ma qualcosa nei pressi del deserto del Safed qualcuno l'aveva scritto, forse tramandato, forse è a Siviglia, forse lo leggeremo, forse un giorno in lingua originale.
Non io, non noi, in lingua originale, forse qualcosina si leggerà in traduzione.

Il destino legato ad una traduzione un pò poco, ma sempre meglio del niente che ormai mi sta spaccando la testa, e non se ne vuole andare, il vigliacco.

La critica alla metafisica richiede ben altro.
#1680
"Sulle strategie di liberazione, nessun libretto precompilato. Mutano le classi e pure le loro lotte, seguendo la numerazione delle rivoluzioni economiche dei dominanti." cit Ipazia.

Non ho capito. E comunque ci fossero delle strategie!

Pensavo fosse un lavoro snello, e invece gli articoli della sinistra in rete sono tantissimiiiii.

Mi piacerebbe trovare un modo di raccoglieri gli stimoli in maniera produttiva e riproporli qui, hai qualche idea Ipazia?

Il lavoro è però tanto. Forse a Dicembre che come al solito Novembre è un mese lugubre per me.