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Messaggi - green demetr

#1666
Tematiche Filosofiche / Re:Lo starec Zosima
26 Giugno 2021, 14:24:43 PM
Premesso che il tema della colpa sia individuale che universale, rispecchia sempre il suo opposto, ossia che la colpa è sempre degli altri, e quindi del Grande Altro. E dunque come ci ha insegnato Nietzche, diffidiamo SEMPRE da questa gente.


Parliamo brevemente di Dostoevskj, tanto lo affronteremo quest'autunno, insieme a Proust e Musil.
Anzi parliamo di me: perchè affronteremo Dostoevskj, Proust e Musil e di nuovo Kafka?
Perchè la vita politica bloccò quelle mie letture.
Perchè mi mancano? Come diceva sempre il mio prof. del liceo (ahimè solo un anno lo ebbi), è inutile leggere altri romanzi, se prima non avete letto i più grandi.
E i più grandi sono quelli.
Mi successe qualcosa fra adolescenza e prima gioventù: che un autore mi portasse in un mondo oscuro, così profondo e assurdo, che non seppi, e non sono ancora riuscito a liberarmi da Lui.
Sto parlando proprio di Dostoevskj, nonostante Kafka (che in statura gli è superiore).
Due romanzi come due torri gemelle stanno a guardia dell'istmo che separa ciò che è da leggere da cosa non lo è.
I Demoni a destra, e l'Idiota a sinistra.
Da allora nessuno è più passato (tranne che Kobayashi mi abbia fatto leggere Bernhard).
Certo i Fratelli Karamazov mi stanno aspettando da tempo, vedremo.

Tornando a bomba: in Dostoevskj il male cristiano è diviso in due, da una parte dai moralisti della domenica, e da quello ci ha già avvisato Nietzche, ma Dostoevskj va anche oltre, non solo oltre il male ontologico, la morte, il dare morte, il morire, l'abuso, la seduzione, l'idealismo ma persino oltre l'orizzonte che per primo narra, e di cui i suoi personaggi non riescono a liberarsi, ossia l'orizzonte infinito circolante del nichilismo.
Dostoevskj va ancora più oltre. Entrando in quell'orizzonte e scoprendoci un male ancora più esacerbante, ancora più malefico, ancora più diabolico, tanto da inghottire qualsiasi azione o pensiero degli ignari protagonisti.
Il principe Stavrogin, è stato per me tutto, e anche oltre, il suo inghottimento nell'abisso, e il riapparire all'orizzonte di Tatiana, delle mille Tatiane di questo mondo.
Una nuova speranza a cui il povero Zosima non è dato, non è concesso vedere.
D'altronde il sommo poeta, il vate nazionale, ce lo aveva già detto: "Esterina i tuoi vent'anni ci minacciano e tu non lo sai"
In parole a soldoni il male ontologico viene abbattuto dalla vita stessa, dalla sua rigenerazione.
Ma certo prima dobbiamo divenire cenere, prima dobbiamo essere inceneriti dal nichilismo, prima dobbiamo, DOBBIAMO leggere Dostoevskj.
Saper leggere Dostoevskj, ci aiuteremo ne verremo a capo.

Ma mentre potremo venire a capo di Dostoevskl, che non a caso dirà la bellezza salverà il Mondo, non potremo MAI venire a capo del male metafisico, ben oltre l'ontologia del mastro del paese, ossia abitare il castello.

Il Castello l'opera più enigmatica mai scritta, agitata da un intelligenza sconosciuta inarrivabile, l'unica che riesca a domandare quel male che addirittura non ha nome.

Anzi ha un nome e il suo nome è proprio Colpa, anzi la Colpa.

Non la colpa come premessa dell'azione come nel recentissimo Agamben, ossia l'ordine (giuridico  o sociale, a partire da "una" colpa, qualsiasi, premessa, accettata senza discussione, appunto sacra, come nel solco del giovane Agamben, ma anche qui Agamben è andato oltre, cercheremo di spiegarlo in futuro).


No, per niente. La colpa qui è diventata un essere ontologico. Un Dio.
Il Dio per eccellenza, quello giudaico.
Non gli Dei di cui pure si occupa quella religione, ma il Dio che si manifesta al ricercatore, al saggio, in quanto tale, in quanto emanazione originaria.
E dunque anche la colpa è originaria. Perchè? OSA chiedere Kafka.
Non la colpa ontologica, come una colpa, fra tante colpe, insomma.
Ma proprio la sua quintessenza ordinante, non ordinaria, ma seducente, implodente.
Certo nichilista, ma oltre il  nichilismo, ossia oltre il Male del nichilismo, riuscire a vedere un male ancora più grande ancora più disperato, temo ci sia riuscito solo lui.
Kafka o Dostoevskl? Direi Kafka.

Non facciamoci illusioni sono mali, di cui la filosofia non può trattare, solo l'arte nel suo enigmatico dire, può portarci lì. E certo non tutti gli autori, ma solo i più grandi.

Solo a contatto con questo Male, si può vedere d'altronde l'orizzonte del comunitarismo.
E qui mi riallaccio sia a kobayashi che a ipazia. Ossia la necessità del comunitarismo.
Del rispetto dell'altro, dell'importanza dell'altro.

Ps. Musil, la colpa indefinita dell'uomo senza anima e senza lavoro scientifico.
Proust la colpa indefinita della madre.
Sono solo all'inizio. Li riprendiamo insieme.
Ma è ovvio che sono due grandi autori, ed è ovvio che questo è uno delle discussioni infinite del forum.

Ma naturalmente io sto con Nietzche e ad un pubblico alle prime armi, dico: nessuna colpa grazie.
L'ordinamento, la giustizia è dell'ordine del buon senso. Della medietas aristotelica aiutata dagli infiniti valori dell'ethos greco.
Dovremo impararli a conoscerli meglio, io per primo.  ;)
#1667
Citazione di: Ipazia il 20 Giugno 2021, 09:36:17 AM
Mi spiace davvero che green abbia perso il suo contributo nella forma che gli era meglio riuscita. Quando mi capita mi consolo dicendomi che forse i numi hanno deciso così perché qualcosa non quadrava e, poiché non ho evidenze di numi, angeli, marziani, ... ho imparato a salvare frequentemente (seleziona tutto-copia-incolla) in un editor il digitato, oppure, se l'impresa è importante, lavoro offline.

Ma quanto emerso poi nella discussione ricongiunge il fili di tutto il discorso su etica, morale, valore, sacro e spiritualità:

Citazione di: green demetr il 18 Giugno 2021, 16:30:41 PM
Perchè non esiste una religione tra pari? Fra uomo e uomo? Perchè metterci sempre dentro Dio?

Ad un certo punto della sua storia, molto presto peraltro (Protagora), il pensiero umano è arrivato alla conclusione che la misura, che è valore e fondamento di valori, sia una questione esclusivamente antropologica e, con buona pace di Platone e Preve, non abbiamo bisogno di andare nell'iperuranio per trovare "un'Origine che possa funzionare da garante di tutti i valori fondativi di una comunità" (cit. Preve).

Una volta riconosciuta, nell'arco di tutto il pensiero filosofico umanistico, dai presocratici a Rousseau, Marx, e pure il Nietzsche del richiamo alla terra e all'amor fati, la natura sostanzialmente unitaria della nostra specie è possibile circoscrivere a quella natura l'area spirituale del sacro e una filosofia morale (etica) conseguente.

Impresa non priva di asperità e conflitti, ma non impossibile proprio in ragione dell' "Origine" biologica e di specie comune. Pure il catechismo di questa morale è già scritto nei frammenti di pensiero antichi e moderni, religiosi e atei, tra cui la regola aurea citata da daniele22 o la teoria dei bisogni contenuta nel precetto marxiano sui bisogni e capacità. Tutto materiale da revisionare secondo lo Spirito del Tempo, che è spauracchio solo per paracarri e poveri di spirito.

Sgombrato il percorso dall'altro umano, inteso in senso antagonistico, ma pure mitico, rimane l'altro reale - a differenza di angeli, numi e marziani - i nostri compagni non umani nell'avventura evolutiva. Ma anche in quel campo la filosofia morale si sta attrezzando e, dopo aver recuperato donne e bambini, si sta empatizzando anche nei confronti di animali e piante. Se non altro perchè in comune, oltre all'Origine, abbiamo pure le risorse di questo unico pianeta, da noi malmenate assai con spirito più preistorico che filosofico. Oggi che ci mancano pure l'aria e l'acqua, abbiamo cominciato ad accorgercene.

P.S. Antigone è simbolo (e monito) universale.


Parto prima, perciò per oggi e i prossimi 2 mesi accontentiamoci di iniziare a dire qualcosa del perchè parlo sia di filosofia che di religione.


Per me la filosofia è ciò che riguarda l'uomo, certamente, ma anche l'oggetto in sè kantiano, ossia ciò che cade sempre fuori dalla nostra esperienza e che però conosciamo in un secondo momento come fenomeno, ma appunto quel fenomeno prima di manifestarsi era cosa in sè. Possiamo intenderlo come potenza umana.


La religione è la descrizione artistica che l'uomo attribuisce a questo potere umano, e che chiamo Dio, laddove capisce come stanno le cose.
Il tentativo di descrizione di ciò che non è umano,  è solo in virtù del fatto che attende di inverarsi umanaente.


L'angelo è la figura interpolante, quel mediano, tra la potenza dell'atto (inveramento umano)  e suo desiderio (potenza del sentimento, l'angelo appunto) di inveramento (sempre umano, adamitico, nella metafora giudaica, cristiano, nella metafora cattolica).


Non sto parlando di angeli a sè, marziani e altro no di certo, sto parlando di metafore, che poi diventano ahimè simboli, quando dovrebbero rimanere sempre segni, dell'altrove, dall'altroquando, del diverso da sè stessi.
Ossia l'angelo è la potenza del sentirsi altrove, altroquando, altrui.
E' il mezzo, il mediano, l'annunciatore nella tradizione giudaico-cristiana (non ho idea se anche islamica).


Temi complessissimi che meriterebbero l'aiuto altrui, ma li affronterò da solo.
Li vedremo punto per punto, con l'aiuto di filosofi e saggi.


Quindi Ipazia no, non penso siano cose reali. ;)
#1668
Citazione di: anthonyi il 08 Marzo 2021, 08:15:31 AM
Ciao Green, ho visto il video di Cacciari nei cui confronti avrei delle osservazioni da fare.
In primo luogo il parlare di Utopia dovrebbe implicare prioritariamente una differenziazione tra Utopia positiva e Utopia negativa.
L'Utopia positiva è l'affermazione che il presente va verso un futuro di felicità, che è appunto la realizzazione dell'Utopia.
L'Utopia negativa è invece l'affermazione che il presente è sbagliato, e bisogna cambiarlo per realizzare un futuro di felicità.
In secondo luogo, avendo notato l'ossessività con la quale il filosofo ripropone il concetto che: "La scienza è potenza" non posso fare a meno di rilevare la necessità di una disambiguazione per il concetto di potere, che può essere potere dell'uomo sulla natura, e potere dell'uomo sull'uomo. Per me è indubbio che il concetto in questione è accettabile inteso nei termini di un potere sulla natura, ma contiene prospettive problematiche se inteso nei termini di potere dell'uomo sull'uomo.
Infine un'osservazione sul rapporto tra fine dell'Utopia e concetto di decadenza. La decadenza può essere definita un'utopia invertita sull'asse del tempo, se nell'utopia si vede una felicità proiettata nel futuro, nella decadenza si vede una felicità proiettata nel passato  (Ah che bello quando c'era la lira! Che belli gli anni 60 quando si trovava lavoro e si viveva nel Boom! Ah che bello quando c'era lui, che faceva arrivare tutti i treni in orario! Ah che bello, dicevano gli italici sottomessi ai popoli barbari, quando c'era Roma!). Le decadenze sono tante, perchè tanti sono i periodi storici che hanno costruito il loro mito utopico, rispetto al quale ci si sente decadenti.
Ma questa non è la sola strada per la fine dell'Utopia, se l'Utopia è un sogno di felicità futura, la fine di questo sogno si realizza anche quando questo sogno viene appagato, quando realizza questa felicità, e questa credo sia la chiave di spiegazione dei tempi moderni, di utopie che finiscono perchè la felicità non la vedi più nel futuro o nel passato, ma la vivi nel presente.


Cacciari intende parlare ad un uditorio di filosofi, non al pubblico di Greta.


Che Greta abbia un utopia va benissimo, quello che non torna è il rendiconto filosofico.


La filosofia soprattutto quella che interessa me, ossia la metafisica, ha in sè un nucleo religioso di salvezza promessa.


Questo filone di pensiero ermetico, nascosto, è però quello che si vede come iceberg nei progetti politici.


Mi rendo che bisogna dire cosa sia questo iceberg nascosto, e non nascondo che il lavoro che sottende questa mia nuova avventura, mi rende infelice a livelli preoccupanti.


Il fatto di essere romantico è proprio quello che un amico mi rimprovera, lo stesso amico che mi ha fatto notare come io penso e agisco (non agisco) da una prospettiva paranoica.


Ecco anche questo va esplicitato, così non vuol dire niente. Mi spiace, ho sempre usato il forum, come sfogo.






Sul potere come spiegazione e non la noia.


Non starò qui a ricordarti di Leopardi e Baudelaire e su su fino a Kafka.


La noia pianta bandiere sul cranio. Le bandiere sono il potere, ma è la noia che le impianta.

#1669
Citazione di: daniele22 il 18 Giugno 2021, 16:15:49 PM
Citazione di: green demetr il 18 Giugno 2021, 15:40:59 PM
Citazione di: daniele22 il 15 Giugno 2021, 18:40:35 PM
Citazione di: green demetr il 15 Giugno 2021, 03:51:02 AM
Faccio anch'io la profezia: "FUGGITE SCIOCCHI!!!" cit mastro Gandalf il grigio.


Mi piace questa storia della profezia e visto pure che oggi è martedì faccio allora la quarta in questo Topic.
Tu che vai agghindato con quelle vesti ebraiche! Quando Mattarella salterà la roggia semmai la saltasse, in molti si chiederanno se quella storia di adamo ed eva non fu a suo tempo un piano criminoso da voi congegnato, tanto sagace è la Torah. Toccherebbe a gente come me difendervi, e spera che noi si sia in molti e convincenti. Conosci gli scacchi? Tu ti trovi in una perfetta situazione di zugzwang. Giacché se Mattarella non saltasse la roggia forse sarete gettati a mare come vorrebbero già in molti senza dirlo. Se invece Mattarella saltasse la roggia tu avresti perso la tua battaglia nel forum, però in compenso il tuo popolo potrà riabilitarsi


Ma io non sono ebreo  :D


Meno male che ho sbagliato, non la profezia, ma nello stimarti un ebreo


:D  ok
#1670
Citazione di: daniele22 il 18 Giugno 2021, 15:48:25 PM
Citazione di: green demetr il 18 Giugno 2021, 13:04:47 PM
Citazione di: daniele22 il 18 Giugno 2021, 09:24:36 AM
جهد (gihad) in arabo richiama al concetto di guerra. Guerra santa? Alcuni filosofi islamici sostengono che lo sforzarsi verso Dio debba intendersi come sforzo verso Dio da intraprendersi non attraverso lo schiantarsi del martire addosso alle twin towers, bensì come sforzo diretto verso se stessi finalizzato alla comprensione di Dio.


Ad oggi sembra che la normalità umana sia propensa a realizzare il proprio piacere e la propria vita. Uno stesso piacere, in un certo senso fuori norma, viene altresì realizzato attraverso il masochismo o il suicidio. Non vi sarebbe nulla di certo, per quel che riguarda il futuro, che l'attuale status normale possa diventare quello fuori norma di oggi.


La prassi che io proporrei sarebbe semplice data l'attuale maggioranza relativa al paragrafo di cui sopra. "Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te". Per attuare ciò bisogna però compiere la guerra santa contro noi stessi. Ovverosia, liberarsi del più grosso pregiudizio (motivo di odio) che ciascuno serba dentro di sè. Ovverosia, saltare la roggia che sembra un Rio delle Amazzoni. Auspicherei infine di riportare tutto nell'ambito della simpatia e antipatia.
Il senso per me sarebbe: io non sono un antifascista, semplicemente non sono un fascista.





Tutte le religioni prescrivono un azione militante, proprio per distogliere il discorso da se stessi.
L'amore per il prossimo, distoglie l'attenzione al proprio prossimo.


La dimensione spirituale è invece quella greca dove l'altro per la prima volta compare, oppure quella giudaica.
Non vi sono altre strade.
Le altre spiritualità sono solo disimpegno verso se stessi e quindi verso gli altri.
Amore è una parola troppo ampia, per essere vera.
Si ama sempre qualcosa mai un altro generico.


A parte che non ho mai nominato la parola amore nel mio post, bensì ho usato solo la parola odio. Ti ricordo inoltre che quelli che chiamano "haters", si rivolgono pure a delle idee (chiaro è che le idee vengono professate da gruppi di individui). Per quel che riguarda poi la spiritualità ebrea vorrei chiedere qualcosa in proposito ai palestinesi. Ricordati Green che l'offesa non è quella che si fa, ma quella che si riceve. Per favore, se vuoi rispondere, riportati alla prima metà del secolo scorso


E ma appunto la questione arabo-palestinese, è una questione solo per l'occidente, la ci si ammazza per davvero.
Cosa c'entra con quello di cui stiamo parlando?


Io sto dicendo che la supposta comunione con  Dio, è sempre a carico di un non riconoscimento dell'altro.


Perchè non esiste una religione tra pari? Fra uomo e uomo? Perchè metterci sempre dentro Dio?


E poi perchè Dio ce l'ha sempre con gli altri? Andiamo il giochetto è fin troppo facile da leggere.


Lo spirito non c'entra niente. E allora alleniamoci a trasformare le religioni in una pace perpetua.
#1671
Citazione di: daniele22 il 23 Maggio 2021, 23:10:37 PM
Non rivela però al mondo i nostri sentimenti o affettività (nel bene e nel male). E pure sono questi che io personalmente vorrei che si rivelassero, giacché son questi a muovere il mondo. Naturalmente non pretendo che ciascuno si confessi pubblicamente, ma che si confessi pubblicamente l'efficenza con cui questi muovono il mondo.


Non penso che le nostre posizioni siano poi così diverse.


Come noto da questo passaggio che avevi scritto in risposta a Iano.


Appunto, come dici anche tu i nostri segni sono legati all'affettività. come l'urlo nel buio è legato alla paura del bambino.


Siamo perfettamente d'accordo, come ho scritto in risposta a Iano, chiedo solo di fare delle distizioni.


Se poni una domanda di vita quotidiana è diverso che porla a livello di filosofia classica.


Sul perchè la filosofia classica ante-litteram si muovesse all'interno dell'autoreferenzialità del linguaggio, è altra cosa dalla tua domanda di senso del vivere.


Da una parte abbiamo una filosofia che si è scostata dalla vita quotidiana in cerca delle verità auto-evidenti.
Hai ragione quello fu il primo passo, ma poi dopo aver diviso la parola da quotidiana ad astratta, ne fece un uso non molto distante da quelle che tu chiedi rispetto al senso del vivere. Certo bisogna seguirlo con impegno.
E' una scelta. Ma non puoi rimproverare a loro una scelta diversa da quella fatta da te.
Le esigenze sono le stesse.

Insomma come dicono gli inglesi: tanto temporale in una tazza di tè.  ;)
#1672
Citazione di: daniele22 il 15 Giugno 2021, 18:40:35 PM
Citazione di: green demetr il 15 Giugno 2021, 03:51:02 AM
Faccio anch'io la profezia: "FUGGITE SCIOCCHI!!!" cit mastro Gandalf il grigio.


Mi piace questa storia della profezia e visto pure che oggi è martedì faccio allora la quarta in questo Topic.
Tu che vai agghindato con quelle vesti ebraiche! Quando Mattarella salterà la roggia semmai la saltasse, in molti si chiederanno se quella storia di adamo ed eva non fu a suo tempo un piano criminoso da voi congegnato, tanto sagace è la Torah. Toccherebbe a gente come me difendervi, e spera che noi si sia in molti e convincenti. Conosci gli scacchi? Tu ti trovi in una perfetta situazione di zugzwang. Giacché se Mattarella non saltasse la roggia forse sarete gettati a mare come vorrebbero già in molti senza dirlo. Se invece Mattarella saltasse la roggia tu avresti perso la tua battaglia nel forum, però in compenso il tuo popolo potrà riabilitarsi


Ma io non sono ebreo  :D
#1673
"Sì, critico il suo fare soldi (si parlava di Marx) a spese della massa ignorante, ma volevo fare anche una differenziazione in linea generale, tra l'autonomia del politico che poteva riguardare una certa generazione, diciamo quella degli anni settanta, differentemente da un'altra, diciamo quella dei giorni nostri.


Poi faccio anche una critica di poca originalità, e dico che il suo pensiero è uguale spiccicato a quello di Preve, non cerco proprio niente in Fusaro che mi "dia fastidio" a livello politico, e non cerco perché è semmai lo stesso insieme di cose che mi hanno "dato fastidio" di Preve a loro tempo, quindi "ho già trovato", anche se ho già trovato le magagne dell'uno in un altro.


Quali siano queste cose penso che non interessi a nessuno, perché questa è una discussione sui filosofi nel 2021, non su cosa piace e non piace a me di Preve e Fusaro.

Senza andare troppo fuori argomento, posso dire che sono comunista, che ritengo comunismo e comunitarsimo assolutamente inconciliabili, non penso che la linea storica e di pensiero heghelo-marxiana sia un antidoto inattuale al nichilismo come problema ma che marxismo e nichilismo siano speculari tra di loro, che in quanto comunista sono in linea generale per la globalizzazione e non contro."

cit niko


Capisco la tematica del globalismo come fine del marxismo, nel senso ipotizzo della lotta di classe allargata al sua estensione massima. Laddove sia chiara la distinzione fra Ricchi e Poveri.


Che poi è la premessa per la rivoluzione.


Capisco dunque anche che il comunitarismo è un antipatico guastatore delle feste, ai sogni utopici di questa inveramento della storia.
Non capisco come possa marxismo e nichilismo essere la stessa medaglia.


Chiedo dunque dei ragguagli, mi pare interessante quando dovremo leggere insieme il capitale.
#1674
@Ipazia


La forma breve serve per chi già ne sa qualcosa, e testimonia come scrivi anche tu dell'augurio di riscrittura narrativa di un nostro tempo, che chiameremo spirituale etico o morale (tanto sono la stessa cosa), rispetto all'egemonia culturale di questo tempo.
Demetra è l'incubo che uccide il sogno di libertà greco, è la donna, e la donna è la città.
Ma Demetra è anche madre di Proserpina, l'adolescenza, la spensieratezza.
La loro necessaria separazione è la tragedia che riconosco e aborro del  mondo greco.
Ci avevo aggiunto il green della speranza, così per inerzia, ben sapendo che era solo un illusione.
Che poi questo nick debba essere anche profetico della nuovo incubo che si sta aprendo sull'incubo pandemico è detto tutto della mia ignavia, lo sapevo inconsciamente, e ho permesso che avvenisse senza batter ciglio.


Questa storia della riscrittura del tempo interiore, sto cercando di farla diventare realtà.
Proprio come una cosa etica.
Vediamo se riesco a uscire dalla dolce vita, a cui mi ero consegnato, anima e corpo.


La forma sintetica la proponi da sempre tu cara amica.  ;)   (e ci sta per forza)


Io temo invece che serviranno lunghissime prolissi, io non sono professore, ma visto che ormai gli intellettuali hanno abdicato in massa.
Tocca ai pinco palla della domenica come me, provare a fare qualcosa.
Ciao!


Addio interventi sfogo!!!  :D


O meglio dovrò ridurli al minimo  ;)


Tu continua così, che vai benissimo!  ;)
#1675
Citazione di: Ipazia il 17 Giugno 2021, 07:45:44 AM
Citazione di: daniele22 il 15 Giugno 2021, 09:04:26 AMIl linguaggio è figlio della metafisica. Sai cos'è la metafisica e che cos'è il linguaggio?
La metafisica è ciò a cui aspira il grido del bambino nel cuore della notte, mentre il linguaggio è il suo grido.
Il bambino che grida nella notte aspira a che gli passi la fame, la bua, aspira alle coccole di un adulto. È il nulla metafisico e il tutto mammifero della condizione umana. E così pure il linguaggio emergerà per  motivi del tutto fisici di comunicazione legati ai bisogni fondamentali, incontrando solo al termine della prima età detta giustamente evolutiva, l'avverbio metafisico "perché". Nel grido del poppante c'è solo un immanentissimo "qui ed ora".


Impeccabile come al solito  ;)
#1676
Citazione di: iano il 15 Giugno 2021, 21:32:13 PM
@ Green Demeter
Io non sono studente ne' professore.
Entrare nel pensieri degli altri, e in particolare dei filosofi antichi, non è facile, laddove il linguaggio diventa una barriera alla comprensione, invece che esserne strumento.
Ma nella misura in cui condivido con essi la stessa cultura, posso confrontare a posteriori i miei pensieri, che magari prendono spunto da una loro frase, coi loro.
È l'unico modo che , per miei limiti, ho di capire.
Ma è anche un metodo che propongo, da affiancare alla analisi dell'altrui pensiero attraverso l'interpretazione del linguaggio mella quale a volte ci si perde.
Fare la sintesi dell'altrui pensiero presuppone l'averlo fatto completamente proprio, ma perché ciò sia possibile bisogna almeno in parte essere riusciti a pensarlo in proprio.
La sintesi del proprio libero pensiero viene invece da se', come naturale evoluzione.
Spesso sparo tre quattro post a raffica, che si possono leggere con questa chiave.


La lettura dei filosofi, a spizzichi e bocconi, vale per me come fonte di suggestione, nel senso che credo che un libro non sia scritto per essere letto nella sua interezza, ma che quando ciò naturalmente avviene, come se gli dessi del tu, allora ciò è significativo.
Lamento questa mancanza di confidenzialità con l'altrui pensiero che non può derivare dalla sola analisi, per quanto approfondita, o anzi a volte perché tanto approfondita da non lasciare spazio al proprio filosofare.
Lamento la mancanza di una manualità, che se pure prende spunto dall'imitazione, si sostanzia nella pratica.
Io, da non studente, difetto nel considerare attentamente e completamente l'altrui pensiero, ma a volte mi pare che troppi stiamo ad ammirare la produzione del grande artigianato filosofico senza produrre altro.
Non è che ci sia bisogno di farne accumulo più di quanto non se ne sia già fatto, ma di farne esempio.
Tutto ciò, a ben considerare, più che una propensione, era un limite dei mezzi di cui disponevamo, ma non di quelli di quelli di cui disponiamo oggi, come ad esempio questo forum.
Nello studio della filosofia mi pare si tenda a fare astrazione di co', ma io non credo si abbia da fare.
I mezzi di oggi servono più a far filosofa che a diventar filosofi.
Vedo tanta analisi filosofica più o meno buona, ma poca, per non dire nulla filosofia.
Laddove però si vedesse , la sintesi arriva alla fine, quando arriva, all'ultimo post.
C'è la storia del pensiero, ma c'è anche l'esemplificazione di come nasce un pensiero.
Il vostro pensiero.
C'è qualche raro goffo tentativo , che comunque non manco mai di apprezzare., che purtroppo viene solo,da noi studenti indisciplinati . Gli unici che non abbiamo reputazione da perdere, mentre agli altri questo sembra essere cio' che  preme.


Non sono un professore.


Anch'io studio per i fatti miei solo ciò che mi interessa. Molto poco a dire il vero.


La mia è più una missione, parlo al ragazzo che ero.


Quel ragazzo che è stato tradito dai suoi professori, e che per ignavia e ignoranza non ha mai fatto un passo verso di loro.


Io credo che persone come me, con il desiderio di conoscere il mondo e vivere la vita ci siano.

Ne ho avuto la conferma quando mi sono preso un anno sabbatico dedicato allo studio universitario.


Mi sono ricordato cose antiche, antiche speranze, che avevo sepolto, e insieme lo stesso disagio, lo stesso disorientamento, e soprattutto la stessa ideologia che mi ha accompagnato per tanto tempo.


Mi sono ritrovato a parlare con il me stesso da giovane con giovani universitari, ed è stato penoso.


Non è tanto per il fatto che per il giovane la filosofia è assimilata in toto alla scienza e che è la scienza che dà il posto di lavoro. Il fatto che mi ha fatto male, è vedere come c'è bisogno di maestri.
Gente che ti orienta, sei un analitico, prova a pensare questo, sei un metafisico, prova a pensare quest'altro.
Sono lasciati a loro stessi.


E mi sono identificato in loro. A parte il loro cinismo, c'è ancora tanta voglia di conoscere.
Il punto è che lo fanno pedissequamente da bravi soldatini.
Hanno un cuore di carta. Il sangue gli è stato tolto. Il confronto era sui nomi e non sui sentimenti, le emozioni, che invece hanno contraddistinto la mia esperienza.
Ho pensato che sono stato fortunato ad aver conosciuto gente che era assetata di vita.
Ho toccato la vita per un attimo, e se lo avessi saputo prima, l'avrei toccata per tutti i miei vent'anni e anche prima, forse saremmo potuti diventare filosofi, amici. Ma così non è stato, e non poteva essere.




Caro Iano io parlo di sudore e sangue.


Ma capisco a cosa ti stai riferendo invece tu.


Tu parli di un discorso che riguardi la vita quotidiana, una filosofia del quotidiano, che comporti un bisogno di pensare questo quotidianità in maniera più diretta e senza filtro della filosofia.


Non so se hai studiato o se i tuoi interventi sono rapsodici e parlando proprio di scene di vita quotidiana.


Con rapsodico, ossia casuale, come la vita, non intendo certo sminuire nè te nè nessun altro.


Ma come dico agli studenti, bisogna almeno imparare a dividere la vita e le questioni in capitoli.


Sennò non capisco perchè scrivere in un forum sotto alla sezione filosofia.


Mi pare di capire che non sei interessato all'analisi, va bene così.


Ma aiutami a capire quali sono le tue esigenze, i tuoi pensieri.


Sopratutto aiuta te stesso: sono d'accordo non c'è bisogno di una preparazione standard, sopratutto se non sei interessato all'analisi complessa delle relazioni che pure però intercorrono tra quotidianità e  sovrastrutture psiciologiche, sociali, politiche etc...


Io non disdegno chi prova a ragionare per se stesso, anzi è proprio ciò che spingo a fare ai giovani studenti.
Ma penso che di gente così. Come ero io allora, o tu adesso, ce ne sia parecchia.


Quello che mi spaventa Iano, è che i ragionamenti (ma cominciamo a farli perdio) sono privi di sentimento.
E se questo sentimento c'è. E fidati c'è sempre anche se latente, di solito è legato a pensieri tristi se non proprio mortiferi.
Noto per esempio in molti interventi su questo forum una grande risacca di risentimento.
Il problema è che dovreste tirarlo fuori fino in fondo e capire come mai alberghino pensieri così meschini nei vostri animi.


E allora ve li analizzo, a mio parere questo odio verso la filosofia non ha senso.


Chi se ne frega di cosa pensano gli altri, se quello che conta è quello che pensate voi.


Va bene niente di male, ma perchè poi usare parole contro la filosofia?


La filosofia non nasce come filosofia del quotidiano, quella al massimo era la sofistica.


E' normale che non vi ritroviate nei pensieri di Platone e Aristotele, soprattutto se cercate di farli diventare discorsi che riguardano il quotidiano.


Pensare che la filosofia classica riguardi il quotidiano è un errore sciocco.


Va bene, e allora dividiamo la questione, parliamo di filosofia quotidiana, senza scomodare altre categorie e altre tematiche di pensiero.


Va bè  vi dò già la risposta: Iano e Daniele22, state trovando una vostra identità in contrasto con la filosofia classica.


Dunque riuscite a parlare di filosofia vostra quotidiana solo in forza del fatto che Platone e Aristotele dicono cazzate.


Il punto signori è che quei poveri cristiani sono morti, e appartenevano ad un altra epoca.


Ma soprattutto vi ripeto, avevano altri orizzonti.


Sta ad ognuno di noi capire la propria strada.


Quindi io non dico che dite sciocchezze, perchè a me sta cosa la gente la rinfaccia sempre, semplicemente sto parlando d'altro, in cerca di gente che la pensa come me, con quegli orizzonti.


Io parlo per tornare al fatto degli studenti, a studenti quali ero io. che volevano credere in orizzonti più ampi, con la fiducia che c'entrasse qualcosa con la loro vita.
Fiducia incrollabile del giovane dai 14 ai 30 circa.


Il mio parlare a loro, significa che non sto parlando di filosofia quotidiana. Ma di qualcosa di più ampio che c'entra con il quotidiano.


Poichè il giovane si nutre delle grandi idee del passato fa bene secondo me a seguire la filosofia standard.
E nel contempo a cominciare a farsi domande più ampie, e soprattutto a porle agli amici.
Il punto semmai sarebbe quali amici? Ovviamente quelli che hanno gli stessi ideali. Gli stessi orizzonti più ampi del quotidiano. Ripeto sono molti, ance se l'università li decima. E d'altronde una prima selezione la fanno già gli istituti superiori.
Qua per me si tratta di far rimanere acceso l'entusiasmo a quei giovani.


Per i filosofi del quotidiano che non si sentono rappresentati da questo modo di vivere.


Almeno vi chiedo però di non fare discorsi in cui si mischia l'odio per un certo modo di fare filosofia, e le proprie necessità espressive e comunicative.


Comunque vi leggo sempre, faccio fatica sempre a trovare l'unita del discorso, ma è da aspettarselo, se decidete che la vita non va oltre la propria casa, oltre la propria identità.
A volte ci trove elementi interessanti, altre volte errori clamorosi, e non mi riferisco certo al fatto che avete sbagliato a citare questo o quell'autore, chissenefrega.




Dico solo dividiamo bene le cose. E piano piano cominciamo a dire le nostre idee. Punto punto o come mi pare piaccia a te Iano, intuizione per intuizione.




Inoltre basta chiedere, cosa ne pensi green demetr di questo o quell'altro.


Vi rispondo sapete. ;)
#1677
Citazione di: daniele22 il 15 Giugno 2021, 09:04:26 AM
Citazione di: green demetr il 15 Giugno 2021, 03:20:49 AM

Sotto il termine inattuale, in realtà Daniele22, intende dire che la filosofia è in errore a non avere messo la questione del fondamento del linguaggio, piuttosto che su quello dell'Essere.

Fa il grave errore però di non capire che il linguaggio è figlio della metafisica.





il Fondamento è colui che quella voce ha emesso.
Quando il neonato urla nella notte, stiamo parlando di ben altro che il linguaggio.
In fin dei conti il linguaggio è solo una trappola, nel migliore dei casi solo uno strumento.





Quindi non solo il linguaggio non era inattuale allora, ma direi che ne avessero una consapevolezza infinitamente maggiore, che nella modernità, del legame tra fondamento e linguaggio. Tutto il contrario di quello che pensa Daniele22, che infatti poi rapsodizza, senza che io ne abbia colto il centro di impellenza maggiore. E che di certo non è di ordine filosofico.

Giovane studente, è proprio con il linguaggio greco che dovrai avere a che fare.
Buono studio (pure a me visto che dovremo affrontarlo insieme ;)  )
Bravo Professore! ... bell'educatore!  Disse una volta la madre di un mio amico sentendolo bestemmiare il nome di Dio. Comprensibile esclamazione tanto più che quel professore, quasi un Socrate moderno, ci corrompeva trascinandoci con lui alle ore tarde della notte frequentando assieme esecrabili bettole.Io però non sono uno studente, ho già studiato abbastanza tanto da averne le mie rotondità piene alla nausea. E gradirei che anche altri smettessero di studiare quel che è fuori di loro per dedicarsi semmai allo studio di ciò che è dentro di loro. Tu vorresti farmi credere che il mercoledì venga di martedì. Ma oggi è martedì.Il linguaggio è figlio della metafisica. Sai cos'è la metafisica e che cos'è il linguaggio?La metafisica è ciò a cui aspira il grido del bambino nel cuore della notte, mentre il linguaggio è il suo grido.Quel che più mi consola, visto che il tuo intervento contiene pure dei buoni spunti a me però non molto chiari, è che tu pensi che il mio pensiero sia tutto il contrario di quel che dovrebbe essere vedi tu cosa



Il grido del bambino non è ancora linguaggio.


La sua metafisica ricostruita a posteriori, è che il grido viene prima del soggetto, che per la prima volta lo sente: ossia lo stesso bambino, che ancora non sa di essere un bambino.


Forse possiamo dire che il bambino è nel suo insieme è un segno, e dunque ha un suo linguaggio.
Ma questo linguaggio lo ricostruisce il soggetto solo dopo che è cresciuto.
Dunque non è fondamento.


E' come già spiegato la potenza del suono a fornire l'indizio che esiste un esistente prima del suono ancora.
Una impellenza, un desiderio, un miscuglio di vita e paura.
Dove è la mamma?


Non è semplicemente una domanda linguistica, viene prima di qualsiasi professore che si voglia citare.


In questo caso è il soggetto il fondamento della lingua, e il soggetto a sua volta è un segno pieno di storia e conquiste: chi sono io?


Sono le domande fondamentali della filosofia da sempre.
dove è mia madre? cosa sta facendo mio padre? chi sono io?


Come siamo arrivati a codificare questo linguaggio? se non tramite il segno che noi siamo, perchè noi ci diamo sempre dopo, una volta che quell'urlo è uscito nel buio.


Stiamo parlando di profondità senza nome, senza segno.


Ma il bujo bisogna anche impararlo a conoscere.
#1678
Citazione di: daniele22 il 15 Giugno 2021, 09:04:26 AM
Citazione di: green demetr il 15 Giugno 2021, 03:20:49 AM

Sotto il termine inattuale, in realtà Daniele22, intende dire che la filosofia è in errore a non avere messo la questione del fondamento del linguaggio, piuttosto che su quello dell'Essere.

Fa il grave errore però di non capire che il linguaggio è figlio della metafisica.





il Fondamento è colui che quella voce ha emesso.
Quando il neonato urla nella notte, stiamo parlando di ben altro che il linguaggio.
In fin dei conti il linguaggio è solo una trappola, nel migliore dei casi solo uno strumento.





Quindi non solo il linguaggio non era inattuale allora, ma direi che ne avessero una consapevolezza infinitamente maggiore, che nella modernità, del legame tra fondamento e linguaggio. Tutto il contrario di quello che pensa Daniele22, che infatti poi rapsodizza, senza che io ne abbia colto il centro di impellenza maggiore. E che di certo non è di ordine filosofico.

Giovane studente, è proprio con il linguaggio greco che dovrai avere a che fare.
Buono studio (pure a me visto che dovremo affrontarlo insieme ;) )

Bravo Professore! ... bell'educatore!  Disse una volta la madre di un mio amico sentendolo bestemmiare il nome di Dio. Comprensibile esclamazione tanto più che quel professore, quasi un Socrate moderno, ci corrompeva trascinandoci con lui alle ore tarde della notte frequentando assieme esecrabili bettole.
Io però non sono uno studente, ho già studiato abbastanza tanto da averne le mie rotondità piene alla nausea. E gradirei che anche altri smettessero di studiare quel che è fuori di loro per dedicarsi semmai allo studio di ciò che è dentro di loro. Tu vorresti farmi credere che il mercoledì venga di martedì. Ma oggi è martedì.

Il linguaggio è figlio della metafisica. Sai cos'è la metafisica e che cos'è il linguaggio?
La metafisica è ciò a cui aspira il grido del bambino nel cuore della notte, mentre il linguaggio è il suo grido.
Quel che più mi consola, visto che il tuo intervento contiene pure dei buoni spunti a me però non molto chiari, è che tu pensi che il mio pensiero sia tutto il contrario di quel che dovrebbe essere vedi tu cosa


Il grido del bambino non è ancora linguaggio.


La sua metafisica ricostruita a posteriori, è che il grido viene prima del soggetto, che per la prima volta lo sente: ossia lo stesso bambino, che ancora non sa di essere un bambino.


Forse possiamo dire che il bambino è nel suo insieme è un segno, e dunque ha un suo linguaggio.
Ma questo linguaggio lo ricostruisce il soggetto solo dopo che è cresciuto.
Dunque non è fondamento.


E' come già spiegato la potenza del suono a fornire l'indizio che esiste un esistente prima del suono ancora.
Una impellenza, un desiderio, un miscuglio di vita e paura.
Dove è la mamma?


Non è semplicemente una domanda linguistica, viene prima di qualsiasi professore che si voglia citare.


In questo caso è il soggetto il fondamento della lingua, e il soggetto a sua volta è un segno pieno di storia e conquiste: chi sono io?


Sono le domande fondamentali della filosofia da sempre.
dove è mia madre? cosa sta facendo mio padre? chi sono io?


Come siamo arrivati a codificare questo linguaggio? se non tramite il segno che noi siamo, perchè noi ci diamo sempre dopo, una volta che quell'urlo è uscito nel buio.


Stiamo parlando di profondità senza nome, senza segno.


Ma il bujo bisogna anche impararlo a conoscere.







#1679
Tematiche Filosofiche / Morale, moralismo e valore
18 Giugno 2021, 13:31:01 PM
Citazione di: Kobayashi il 17 Giugno 2021, 10:37:46 AM
Le morali possono essere viste come soluzioni che le civiltà hanno dato (tramite elaborazione non conscia) al problema posto dall'ambiguità del legame sociale (estrema solidarietà tra i membri del gruppo, della tribù, della famiglia, e spietata competizione con gli altri gruppi).


Si potrebbe riflettere sulla possibilità di vedere la morale nei termini della spiritualità, cioè non come l'espressione, sul piano delle relazioni con l'altro, di un fondamento ontologico, ma come prescrizione sperimentale di un regime complessivo per il raggiungimento di una certa condizione di vita.
Non si cercherebbero i caratteri essenziali della condizione umana ma oggetto di studio sarebbe il tipo di umanità che si vuole edificare (o che è necessario edificare visto la condizione del mondo) e soprattutto gli esercizi necessari per arrivare ad esso.


Credo che nelle parti che ho selezionato del tuo discorso che possiamo trovare una piena intesa.
E d'altronde non è forse proprio questa la paideia greca?


La spiritualità è una questione che si dipana solo a contatto con gli altri.
Dunque una piena armonia dipana una piena spiritualità.


Ben diversa è la mia idea riguardo i capitoli dedicati al cristianesimo:


Per quanto riguarda il tema dell'altro, come altro da me stesso, ossia la tematica classica della teologia negativa, o come preferisco io, il tema della de-soggettivazione, a te tanto caro: rischia a mio modo di vedere di essere risucchiato nella tematica del grande Altro. (purtroppo sempre li si va)


Perchè se "io non sono io", è facile che qualcun altro diventi me per interposta persona.
E' il caso del cristianesimo. Cristo diventa interpolazione del nostro bisogno di essere altro da noi.
Cristo diventa noi. Fino al delirio di Cristo come DIO, appunto il grande ALTRO.


Ma un sacerdote di Melchisedek, sa benissimo che le interpolazioni sono angeliche.
E gli angeli, come ridicolmente vengono chiamati dall'occidente, sono le potenze vere di interpolazione.
L'angelo è lo spirito nel senso della potenza interpolante che riguarda il soggetto.(e dunque gli angeli fanno parte di noi, sono parte integrante di noi, l'adamo è l'uomo e il suo angelo, ossia il suo sentimento)


Dunque il cristianesimo è un delirio e nello stesso tempo una codificazione che oscilla tra de-soggettivazione, e super-io.
Dove l'oscillazione è solo nei grandi pensatori. O nei grandi fedeli.
Il punto è che la codificazione morale è un abuso e una minaccia, sia alle interpolazioni angeliche, sia a quelle de-soggetivanti. (e in fin dei conti ci dimentichiamo di noi stessi proprio per riscoprire gli angeli, sarebbe questo l'obiettivo della religione di melchisedek, l'angelo melchisedek, ovvio[size=78%])[/size]


IL tentativo dell'esicasmo di trovare nella codificazione un strumento della rinuncia genera mostri.
Perchè nel tentativo di uscire dal codice, comunque lo accetta, come terreno di prova.
E' il problema infinito della raffigurazione. L'esicasmo non riesce a pensarsi se non come ribellione alla codificazione.
Ma L'angelo non arriva con la ribellione alla codificazione.
Anzi serve proprio un altra codificazione che non appartiene al cristianesimo paolino.




Purtroppo queste cose le capiremo meglio quando studieremo insieme la bibbia ebraica e lo zohar.


Non è l'unica filosofia ma è una delle strade percorribili. E lo faremo.


Quella che si interroga sulle rappresentazioni.


a presto studenti dell'aldilà.

#1680
Citazione di: daniele22 il 18 Giugno 2021, 09:24:36 AM
جهد (gihad) in arabo richiama al concetto di guerra. Guerra santa? Alcuni filosofi islamici sostengono che lo sforzarsi verso Dio debba intendersi come sforzo verso Dio da intraprendersi non attraverso lo schiantarsi del martire addosso alle twin towers, bensì come sforzo diretto verso se stessi finalizzato alla comprensione di Dio.


Ad oggi sembra che la normalità umana sia propensa a realizzare il proprio piacere e la propria vita. Uno stesso piacere, in un certo senso fuori norma, viene altresì realizzato attraverso il masochismo o il suicidio. Non vi sarebbe nulla di certo, per quel che riguarda il futuro, che l'attuale status normale possa diventare quello fuori norma di oggi.


La prassi che io proporrei sarebbe semplice data l'attuale maggioranza relativa al paragrafo di cui sopra. "Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te". Per attuare ciò bisogna però compiere la guerra santa contro noi stessi. Ovverosia, liberarsi del più grosso pregiudizio (motivo di odio) che ciascuno serba dentro di sè. Ovverosia, saltare la roggia che sembra un Rio delle Amazzoni. Auspicherei infine di riportare tutto nell'ambito della simpatia e antipatia.
Il senso per me sarebbe: io non sono un antifascista, semplicemente non sono un fascista.


Tutte le religioni prescrivono un azione militante, proprio per distogliere il discorso da se stessi.
L'amore per il prossimo, distoglie l'attenzione al proprio prossimo.


La dimensione spirituale è invece quella greca dove l'altro per la prima volta compare, oppure quella giudaica.
Non vi sono altre strade.
Le altre spiritualità sono solo disimpegno verso se stessi e quindi verso gli altri.
Amore è una parola troppo ampia, per essere vera.
Si ama sempre qualcosa mai un altro generico.